Don Bosco Youth-Net, in autunno due corsi di formazione con il TGS

L’associazione TGS ha aperto le candidature per due esperienze da vivere con il Don Bosco Youth-Net a Strasburgo e a Bruxelles. Si tratta di:

  • Sessione di studio allo European Youth Centre (Consiglio d’Europa) di Strasburgo sui temi della rappresentanza giovanile e dei diritti umani (27.09-04.10.2020) – scadenza candidature: 31.07.2020
  • Corso di Formazione presso una casa salesiana a Bruxelles, per formare educatori e formatori nei settori dell’educazione ai diritti umani e dell’educazione non formale (2-8.11.2020) – scadenza candidature: 05.09.2020

In entrambi i casi è richiesta conoscenza dell’inglese di livello medio-alto e precedente esperienza di animazione a livello internazionale.

“Alzati e va’ verso il mezzogiorno”: master di accompagnamento relazionale dei giovani

La Provincia picena San Giacomo della Marca dei Frati Minori, in collaborazione con il Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile della CEI organizza la seconda edizione del master di accompagnamento spirituale – relazionale per l’accompagnamento dei giovani. Tutte le informazioni, i costi e i contatti nel depliant da scaricare:

 

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Borgo Ragazzi Don Bosco di Roma, ripartono l’attività estiva e le serate in oratorio

Dal 15 giugno al Borgo Ragazzi Don Bosco di Roma è ripartita l’attività estiva, con le attività per i ragazzi divisi in fasce di età e secondo la normativa anti – covid 19. Dal 2 luglio, invece, sarà la volta di Borgo Estate che quest’anno si svolgerà dal giovedì al sabato.

Prima settimana
Borgo Estate

 

“Disponibile al dialogo e all’ascolto”: don Domenico Ricca ricorda don Baldassare Meli

Le agenzie di stampa del 27 giugno 2020 riportavano: “È morto stamattina a Castelvetrano don Baldassare Meli, sacerdote-simbolo della Palermo della rinascita e del coraggio di fine anni Novanta. Don Meli, che a Palermo è stato per 17 anni l’anima della parrocchia di Santa Chiara e del Centro di accoglienza per immigrati, era da qualche anno parroco di Santa Lucia, nel grosso centro in provincia di Trapani. Il sacerdote era conosciuto per le sue battaglie per l’integrazione dei migranti in quella che il parroco definiva “la Repubblica indipendente di Ballarò”: una battaglia condotta offrendo loro un pasto caldo e un tetto in tempi di scarsa sensibilità al tema. Ma soprattutto fu grazie a lui, alla fine degli anni Novanta, che partirono le denunce che portarono alla luce un caso di pedofilia con 38 vittime nel quartiere popolare del centro storico di Palermo”.

Don Baldassarre Meli

Una notizia che dice tutto del suo impegno di sacerdote, di uomo dell’accoglienza e della denuncia. L’ho conosciuto in alcuni incontri che si organizzava come salesiani con la Consulta del Settore disagio ed emarginazione, sfociata poi nell’associazione Salesiani per il Sociale. Come responsabile del settore avevo organizzato uno di quegli incontri proprio a casa sua, a Santa Chiara, nell’ottobre del 1994. Ci aveva accolto molto bene, senza smancerie. Riservato, essenziale nel suo dire, che andava dritto al problema. Santa Chiara era un accumulato di stanze e stanzette tutte piene di migranti accolti. Ci fece una grande impressione. Si restava a bocca aperta. Per il resto d’Italia si stavano timidamente avviando le prime esperienze di accoglienza dei migranti, ma in numero ridotti. Si era ai primi passi. E visitando Santa Chiara ci chiedevamo come facesse a star dietro a tutto quanto avveniva lì dentro.

Don Baldassarre Meli

Credo che la chiave vincente fosse la sua grande disponibilità al dialogo, all’ascolto, lui così riservato, ma pratico ed operativo. Non aveva fretta di arrivare alle conclusioni. Le cercava insieme ai suoi collaboratori. Una sua amica e collaboratrice di quegli anni Ninetta Sammarco lo ricorda così “Che dire di don Meli? Abbiamo combattuto nel nome di Dio e con il carisma di don Bosco, che ci accompagnava, tante battaglie a favore degli immigrati, a favore dei bambini, specialmente quelli che erano vittime di abusi. Abbiamo vissuto insieme momenti critici con minacce pesanti, anche di morte”.

(Don Domenico Ricca, già Presidente Salesiani per il Sociale)

L’esperienza di salesiani in Egitto durante il Covid19

Pubblichiamo un articolo dal sito della Circoscrizione dell’Italia centrale sull’esperienza dei salesiani presenti in Egitto durante l’emergenza Covid-19.

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Come sta vivendo un salesiano questo momento attuale lontano dai ragazzi ai quali ha dedicato la propria vita e per i quali ha lasciato il proprio Paese d’origine e la propria casa? è una delle domande che Martin Milad Wadie, studente diciannovenne del Don Bosco de Il Cairo, ha voluto rivolgere ai Salesiani d’Egitto nel nell’attuale momento di contenimento mondiale della pandemia da Covid-19 che ha costretto alla chiusura delle scuole e degli oratori.

La presenza dei Salesiani in Egitto risale al 1896, anno in cui i figli di Don Bosco acquistarono il terreno su cui sarebbe sorto l’Istituto scolastico di Alexandria d’Egitto. Ben presto nel 1926, l’opera salesiana raggiunse il Cairo, cuore della terra dei faraoni.

Da sempre impegnati nell’insegnamento e nella promozione della formazione integrale dei giovani, i Salesiani hanno accompagnato, con la loro presenza, generazioni di egiziani durante tutte le varie e complesse vicende storiche del Paese.

Accanto alla formazione scolastica e culturale impartita negli Istituti Tecnici e Professionali, dotati di laboratori e officine all’avanguardia, si sono sempre affiancate le attività di oratorio che hanno visto, e vedono, moltitudini di ragazzi giocare, imparare e crescere assieme.

Il miracolo di Don Bosco, che da oltre cento anni si rinnova in Egitto è il clima di fraternità che si crea e rinnova quotidianamente tra cristiani e musulmani. Una scuola di valori umani per tutti nel quale avviene quell’incontro col Dio nascosto che Don Bosco auspicava per tutti i suoi ragazzi.

Ed è proprio spinto da questo incontro che il giovane Martin ha voluto intrattenersi in un dialogo a distanza con P. Luca PellicciottaP. Pedro GarciaP. Georgie WadieP. George Al Mouallem sul significato più profondo della loro esperienza di salesiani in Egitto in un momento critico come quello attuale.

Cosa spinge una persona a lasciare tutto, spesso anche le comodità di una vita in Europa, per stare accanto ai ragazzi egiziani, come le ristrettezze attuali impattano su una scelta simile e come fare a mantenere quel rapporto con i giovani che, per ogni salesiano, è vitale. Queste sono alcune delle domande poste ai salesiani d’Egitto.

La vocazione salesiana, infatti, è fortemente legata alla chiamata di Dio per i giovani. E’ attraverso questi che Dio chiama, così come affermato da Don George Wadie: “Io ho incontrato Don Bosco attraverso l’oratorio”. E, proprio nel momento in cui scuola e oratorio rimangono chiusi o, per utilizzare una espressione di Don Pedro, appaiono come “un wadi del deserto che occupa un grande spazio, ma si trova senza la sua linfa” che si percepisce il dolore del distacco.

La giornata è cambiata tanto” afferma Don George Wadi, “la nostra missione è essere tra e per i giovani.

Senza i ragazzi e senza oratorio non mi sento salesiano di don Bosco..!” è il pianto condiviso da P. George Al Mouallem. Nonostante ciò, si rinvigorisce, secondo Don Pedro “la necessità di essere assieme, di fare strada uno accanto all’altro, rimanere…approfittando delle possibilità che ci offrono le nuove tecnologie”.

La presenza salesiana in Egitto è sempre stata caratterizzata da incisività e discrezione. Costruire una civiltà responsabile, educando i cuori dei giovani egiziani e non cercando di cambiarne le strutture temporali. Impegno rinnovato anche in periodo di pandemia. Afferma Don Pedro, infatti, “non siamo stati chiamati a risolvere i problemi dell’universo, ma siamo stati coinvolti a continuare a diffondere il Regno del Padre, là dove ognuno si trova”. Ed ecco, allora, il contatto quotidiano attraverso una canzone, una preghiera, una foto, come quelle inviate ai suoi ragazzi da Don George Al Mouallem.

In questo clima risuona l’invito di Don Luca alla “speranza accompagnata dalla responsabilità, dall’impegno personale e dalla lettura sapienziale della storia che si vive”, per “capire la volontà di Dio” alla luce della nostra personale “esperienza terrena”.  Ed è questo l’appello finale che gli interlocutori di Martin hanno voluto, idealmente, rivolgere a tutti i suoi coetanei egiziani: non abbandonarsi alla sufficienza, rinnovare un impegno in grado di cambiare la storia, non fare di Dio, in qualunque modo lo si chiami, una struttura vuota e, come sottolineato con forza da Don Luca, sognare: “il più grande dono che possiamo avere da Dio è quello di sognare una vita felice, santa, buona. Ecco perché è importante la presenza di Dio, quella vera, quella concreta. Desiderate Dio, cari ragazzi!”

Martin Milad Wadie

Con la collaborazione di Antonio Nucera

Intervista a Padre Luca Pellicciotta:

  1. Cosa ti ha spinto a lasciare “la tua casa” per venire in Egitto?

La risposta non può che non essere: Dio! E non è solo una risposta semplice, è e deve essere la realtà. In effetti, ripensando alla mia esperienza, posso dire che solo Dio ha potuto farmi fare questa scelta. Ho lasciato la scuola dove ero prima e nella quale avevo delle certezze, delle sicurezze. Ho lasciato l’Italia, la mia terra. Non è stato facile, perché sono molto legato all’Italia. Ho lasciato non per lasciare, ma per trovare cose nuove. Principalmente capire la volontà di Dio in questa mia esperienza terrena. Non è mai facile, ma è possibile capire qualcosa quando inizi a lasciare qualcosa. Io credo di aver solo iniziato questo cammino di ricerca.

  1. Come stai vivendo questo periodo senza i ragazzi?

Don Bosco diceva: “Un oratorio senza musica è come un corpo senza anima”. Pensiamo un ambiente salesiano senza ragazzi cosa possa diventare? Questi giorni sono strani. Sono in una grande struttura senza vita. Certamente noi stiamo in comunità, che in questo momento è un solido riferimento. È vero. Ma senza i ragazzi, ossia il motivo di quelle strutture, le strutture stesse non hanno senso. Mi sono reso conto, dopo quasi tre mesi senza ragazzi, che mi mancano molto e che sono realmente una parte fondamentale della mia storia vocazionale. La mia stessa vocazione, senza ragazzi sarebbe altro. Forse non sarebbe. Perché la vocazione salesiana è fortemente legata alla chiamata di Dio per i giovani.

  1. Come è cambiata la tua giornata?

È cambiata molto. Io non sono pratico e non sono portato per la tecnologia o per attività in modalità “online”. Quindi non sto facendo molto dal punto di vista “pastorale” con i ragazzi. Oltre alle lezione di italiano e a qualche incontro di religione e non essendo coinvolto in altre questioni, ho molto tempo per me. Lo vedo come un dono di Dio. Un’occasione preziosa per riprendere a leggere, a meditare, a scrivere, ad ascoltare, a pregare di più e meglio. Diciamo che in questo periodo i ragazzi della scuola sono entrati ancora di più nella mia preghiera. Per il resto la giornata ha come sempre i suoi tempi ed orari comunitari che iniziano alle 7 con la preghiera in cappellina.

  1. Quali speranze per il futuro?

La parola “speranza” è una parola strana. Da sola non serve a niente. Non si spera solamente. Non serve. Credo che la speranza debba sempre essere accompagnata da altro, per esempio dalla responsabilità, dall’impegno personale, dalla lettura sapienziale della storia che si vive. Ovviamente dalla preghiera. Sperare non significa “tentare la sorte”. Questo atteggiamento non ha niente a che fare la speranza cristiana. Sono sicuro che il futuro sarà da ricostruire in qualche suo aspetto, come del resto sempre nella storia dell’uomo. Ma la vera e la prima speranza è quella di non perdere la speranza! Bisogna chiedere nella preghiera di non cadere nel rischio di non sperare più. Il futuro è sempre un mistero. Ma dobbiamo avere la certezza che si costruisce oggi, anche se la situazione è questa. Il futuro si costruisce nel presente. Quindi questa situazione è la migliore che abbiamo per costruire oggi il futuro. Questa è la responsabilità che dobbiamo avere.

  1. Se potessi rivolgerti a tutti i ragazzi egiziani, quale consiglio daresti loro?

Il primo consiglio è quello di non cadere nella sufficienza. La situazione che viviamo può far dire a qualcuno: “Non mi impegno tanto non so cosa accadrà”, oppure “faccio il minimo, tanto è tutto a distanza”. No. Il primo consiglio è proprio quello di continuare ad un impegno personale che può fare la differenza nel presente. Ognuno di noi deve fare la sua parte. Nessuno la può fare al posto nostro. Il secondo ed ultimo consiglio riguarda la fede. Non fate della religione una “struttura vuota”, senza Dio. Sì, purtroppo possiamo essere religiosi, ma senza Dio. E oltre alla bellezza del credere in Dio, la fede ci aiuta a sognare. Il più grande dono che possiamo avere da Dio è quello di sognare una vita felice, santa, buona. Ecco perché è importante la presenza di Dio, quella vera, quella concreta. Desiderate Dio, cari ragazzi!

Intervista a Padre EL MOUALLEM GEORGES

  1. Cosa ti ha spinto a lasciare “la tua casa” per venire in Egitto?

Appartengo allʼispettoria salesiana del MOR, non sono come quelli che partono in missione, ma sono già in missione. La mia chiamata per venire in Egitto, ha due motivi:

In primo luogo, sono religioso, e lʼobbedienza fa parte essenziale della mia vita salesiana e comunitaria.

In secondo luogo, mi piace molto lavorare in Egitto. È una terra buona per la missione, malgrado qualche difficolta che ho incontrato riguardo alla mentalità ed i costumi a cui,  però,  mi sono adattato facilmente a vivere anche grazie a una brava guida spirituale, Don Bashir Succar, ad Alessandria, ed  a Don Dany Kerio, a Zeitune.

Ad Alessandria sono stato quattro anni come tirocinante (dal 2011 al 2015) e ho insegnato religione nella scuola e lavorato nell’oratorio sia con i cristiani che con mussulmani. Ho visto crearsi un bellissimo e forte rapporto con gli insegnanti della scuola, ed i giovani e gli animatori musulmani dell’oratorio. Nel giorno della mia Ordinazione Diaconale (nella chiesa della madonna Addolorata al Manchiya il 4/9/2014) questi giovani hanno organizzato una grande festa, quasi storica, banz, canti e tanti pensieri che mi hanno davvero colpito. Davvero una festa salesiana!

Dopo la mia Ordinazione Presbiterale lʼ 8/8/2015 ho presato servizio come economo a Zeitune, a Il Cairo, per la missione salesiana che opera con i “Sudanesi”. Qui l’oratorio è frequentato da  Sudanesi ed Egiziani. Anche qui con lʼaiuto dei miei confratelli salesiani ho vissuto tre anni, duri ma belli e arricchiti al riguardo dal rapporto creatosi con i sudanesi e anche con gli animatori egiziani del oratorio. Ancora oggi, a distanza di anni, ci chiamiamo sempre…

  1. Come stai vivendo questo periodo senza i ragazzi?

Senza i ragazzi o senza oratorio non mi sento salesiano di don Bosco..! Perché la mia identità nella Chiesa è legata a loro. Le nostre costituzioni dicono: “ragazzi poveri ed abbandonati”, questo e il nostro campo di lavoro.

Per altro verso, mi hanno insegnato nella fase di formazione, che il salesiano deve adattarsi alle nuove situazioni in cui vive. Per questo, ho pensato alle famiglie (durante questo tempo di pandemia, circa sette settimane), ho cercato di usare la mia voce per pubblicare canti religiosi su facebook per pregare insieme ai miei amici. Ho registrato sei canti (due in italiano e quattro in arabo). Ho ottenuto un certo successo, credo di essere un talento nel campo…

Oltre questo, con l’aiuto di una amica de Il Cairo (che sta finendo i suoi studi in teologia, in educazione, ed in social media) ho mandando il Vangelo giornaliero, tramite il whatsApp, cioè un con foto e un breve commento. Così si legge il Vangelo in famiglia. Ci sono tre testi del Vangelo secondo il calendario liturgico di ogni giorno: 1) per i siriani, libanesi e quelli in terra santa; 2) un altro testo per gli egiziani; 3) un altro in lingua italiana. Invio questi testi anche ai miei amici sacerdoti.

  1. Come è cambiata la tua giornata?

La mia giornata è cambiata totalmente visto che non c’è più né scuola ne oratorio. All’inizio di ogni mese ci raduniamo in comunità e programmiamo tutto il mese.  E’ aumentato il tempo per la preghiera e per la vita di comunità, sempre col pensiero ai nostri ragazzi però.

  1. Quali speranze per il futuro? 

Il mondo in cui vivremo dopo il Coronavirus cambierà e non sarà mai come prima! Per questo dobbiamo prepararci a vivere nuove condizioni di vita che riguarderanno ogni paese al mondo.

Io non sono preoccupato, sono molto sereno. La malattia e la morte  sono realtà della vita. Dobbiamo essere sempre pronti. In questo senso ho pubblicato un banner, già durante la prima settimana della Pandemia, in cui esprimo la mia fede e anche per dare speranza a quelli che l’hanno persa.

Dice cosi: “In questi tempi, il Coronavirus sta diffondendosi in tutto il mondo. A me però interessa un’altra Corona, quella che hanno messo sulla testa di Gesù Cristo Salvatore circa 2000 anni fa, fatta di spine e non di virus!”

In quella corona c’è tutto l’amore che ci serve e, in quella stessa corona, non c’è posto per la paura.

 Intervista a padre Pedro Garcia

  1. Cosa ti ha spinto a lasciare “la tua casa” per venire in Egitto?

A giugno del 2018 ero a Damasco, nella comunità che i salesiani hanno nella capitale della Siria. Studiavo la lingua araba e davo il mio piccolo contributo nell’oratorio. Mi chiamò Abuna Munir, all’epoca Ispettore dei salesiani in Medio Oriente, e mi chiese se io fossi stato disponibile per venire in Egitto. Io dissi di sì. Tutto li.

  1. Come stai vivendo questo periodo senza i ragazzi?

Senza i giovani Rod el Farag sembra un wadi del deserto: occupa un grande spazio ma si trova senza la sua linfa. Ma è anche vero che adesso tutti quanti ci stiamo rendendo conto che “il Don Bosco” non è un edificio, una imponente struttura edilizia ma una comunità di persone che cerca di fare del suo meglio seguendo D Bosco. La necessità di essere assieme, di fare strada uno accanto all’altro rimane. Ci sentiamo, ci esprimiamo come possiamo, approfittando delle possibilità che ci offrono le nuove tecnologie.

  1. Come è cambiata la tua giornata?

Mi sono trovato a utilizzare tutti i mezzi possibili per continuare a cercare d’essere utile ai giovani e tutta la comunità educativa. Le riunioni si sono moltiplicate, ci siamo trovati difronte a problemi inaspettati, questo è vero. Ma è anche vero il fatto che mai mi sono trovato solo davanti ai problemi, e posso affermare con orgoglio e gratitudine che salesiani, professori, collaboratori e studenti si sono rivelati all’altezza della situazione

  1. Quali speranze per il futuro? 

La mia speranza nel futuro si basa sul mio presente: vedo che Iddio ci vuole bene, che non ci lascia da soli nelle difficoltà. Questo Dio così sorprendente mai smetterà di essere accanto noi.

  1. Se potessi rivolgerti a tutti i ragazzi egiziani, quale consiglio daresti a loro? 

Realmente non mi va di offrire consigli, non mi ritengo così tanto saggio. Sono con voi nella stessa strada, devo fare ogni giorno la parte che mi tocca. Quello che posso fare è condividere una sfida. Non sta a me, e neanche a voi, decidere sul momento storico che stiamo a vivere. Sta a me, e anche a voi, scegliere di tentar sempre dar una risposta alle circostanze facendo leva sempre sul meglio di noi stessi. Cristo per primo ci ha mostrato la strada a seguire quando si è messo a lavare i piedi ai suoi. Non siamo stati chiamati a risolvere i problemi dell’universo, ma si siamo stati coinvolti a continuare a diffondere il Regno del Padre, là dove ognuno si trova.

Intervista a Padre George Wadie

  1. Cosa ti ha spinto a lasciare “la tua casa” per venire in Egitto?

Io conosciuto d. Bosco attraverso l’oratorio e ho conosciuto i salesiani bene con don Giorgis, buona anima.

  1. Come stai vivendo questo periodo senza i ragazzi?

Questo tempo senza i giovani è difficile, ma è diventato tempo di preparazione per tornare meglio ai giovani.

  1. Come è cambiata la tua giornata?

La giornata è cambiata tanto. E’ diventata senza la cosa bella, la nostra missione è essere tra e per i giovani.

  1. Quali speranze per il futuro? 

Cristiano vuol dire avere sempre speranza, speranza che tutto va per il bene dell’uomo.

  1. Se potessi rivolgerti a tutti i ragazzi egiziani, quale consiglio daresti a loro? 

Il consiglio per i nostri giovani prima vivere con Dio e secondo preparati bene per il vostro futuro.

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Salesiani Cooperatori, l’incontro online del Consiglio Mondiale con il Rettor Maggiore

Il 20 giugno si è svolto un incontro online del Consiglio Mondiale dell’Associazione dei Salesiani Cooperatori, che è stato arricchito della presenza del Rettor Maggiore. Dopo un momento di preghiera ed un breve saluto dei Consiglieri presenti, Don Ángel Fernández Artime ha donato alcuni spunti su cui porre attenzione, come Consiglio Mondiale, nell’animazione dell’Associazione, chiedendo ai partecipanti di non tralasciare il lavoro fatto durante il V Congresso Mondiale di ottobre 2018 e di fare continuamente riferimento agli “atti del congresso” nei prossimi anni. Facendo riferimento alla lettera di Papa Francesco indirizzata alla Congregazione Salesiana in occasione del CG28, ha evidenziato alcune particolari attenzioni che possono essere prese in considerazione anche dai laici.

Bisogna avere una doppia docilità: nella missione salesiana, guardando sempre ai bisogni dei giovani e incontrandoli lì dove sono; e verso lo Spirito Santo, facilitando quello che Lui vuole attraverso l’operato di ciascuno. Continuando, ha posto l’attenzione su due aspetti che spesso, in questi ultimi mesi, hanno segnato il nostro modo di vivere: pessimismo e ottimismo. Queste due parole infondono un atteggiamento che non viene dallo Spirito Santo, ma emergono dalla nostra autoreferenzialità. Il giusto atteggiamento è quello di vivere con una grande speranza vissuta nella fede. Bisogna avere un tocco di umanità, guardando alla storia delle persone che sono al nostro fianco per capire le loro necessità ed essere portatori di questa speranza. Il Rettor Maggiore ha poi ringraziato Sr. Leslye e Don Casti per gli anni di servizio donato a tutta l’Associazione e salutato Sr. Lucrecia come nuova Delegata Mondiale. I lavori del Consiglio sono proseguiti con la presentazione, da parte di Raúl Fernández, Responsabile della Formazione, di un itinerario su cui le Regioni lavoreranno nei prossimi mesi, per arrivare ad un Piano per la Formazione di tutta l’Associazione.

Antonio Boccia
Coordinatore Mondiale
Associazione dei Salesiani Coooperatori

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Bari Redentore, un’estate magica con la storia di Harry Potter

Pubblichiamo il comunicato dell’oratorio salesiano Redentore di Bari sulle iniziative estive.

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Presso l’Oratorio salesiano Redentore inzia l’estate ragazzi 2020 dal 22 giugno al 17 luglio per i ragazzi e le ragazze nati dal 2005 al 2014.
Ci saranno due turni. Al mattino il centro estivo sarà per i ragazzi e le ragazze dai 6 agli 11 anni ( nati dal 2009 al 2014).
L’appuntamento è alle ore 8,30. I ragazzi saranno accolti al triage di ingresso da giovani animatori che accompagneranno i ragazzi nel rito magico che prevedere la mascherina, la misura della temperatura corporea ed il lavaggio delle mani.
Dopo il triage di ingresso,i ragazzi saranno accompagnati in gruppi da 7 ragazzi animati da un animatore che condurrà il gruppo nello svolgimento dei giochi e nel racconto della storia di Harry Potter. Le attvità continueranno fino alle ore 12,30, quando inziaierà il triage in uscita e terminerà l’attività.
Nel pomeriggio invece l’appuntamento è alle ore 16,30 per i ragazzi e le ragazze dai 12 ai 15 anni ( nati dal 2005 al 2008). Si seguirà la procedura del triage in ingresso e successivamente i ragazzi saranno accompagnati in gruppi da 10 ragazzi animati da un animatore che condurrà il gruppo nello svolgimento dei giochi e del racconto della storia di Harry Potter. Le attività termineranno alle 20,30 con un momento di preghiera ed il triage in uscita. Il piano di accesso all’Oratorio e di svolgimento dei giochi nel rispetto delle disposizioni governative di contrasto e prevenzione della diffusione del covid-19, è stato elaborato da un gruppo di giovani architetti del Politecnico di Bari: René SOLETI; Valentina SPATARO; Marco VENEZIANI, coordinati dall’Arch. Loredana FICARELLI.
Circa 40 giovani animatori, preparati e formati da don Renato, don Massimo e Jaqueline, animeranno l’Estate Ragazzi 2020 del Redentore che quest’anno si avvale anche della collaborazione dei giovani volontari dell’Oratorio salesiano di San Girolamo, guidato da suor Isa Lops con le suore salesiane.
Commenta don Francesco Preite, direttore dell’Opera salesiana Redentore: “I ragazzi hanno vissuto un tempo sospeso, dovuto al lockdown conseguenta della pandemia. C’è quindi bisogno di rompere questo incatesimo. Come? Vivendo i valori della solidarietà, dell’amicizia, del gioco e rispettando “i riti” del protocollo sanitario: mascherina, distanziamento sociale, lavaggio frequente delle mani. Per uscire dal male, questa volta bisogna essere insieme uniti, perchè nessuno si salva da solo”.
Le iscrizioni sono ancora aperte presso l’Oratorio Redentore dalle ore 8,30 alle ore 12,30 e dalle ore 16,30 alle ore 19,30.
Infotel 0805750000 oppure 3737269000.
Buona avventura!

Salesiani Bra: è partito l’oratorio estivo “Sale on the road”

Pubblichiamo la notizia dell’oratorio estivo dei Salesiani di Bra.

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Lunedì scorso, 15 giugno, l’oratorio estivo dei Salesiano di Bra è ripartito ufficialmente con “Sale on the road”. Tante iniziative per far vivere ai bambini e ai ragazzi un’estate “in sicurezza” con giochi, attività e una sana allegria sullo stile di Don Bosco.

Negli ultimi mesi la scuola media e il CFP di Bra avevano proseguito con la didattica a distanza; anche i gruppi dell’oratorio continuavano a incontrarsi online per organizzare attività di formazione, di dialogo e di confronto sul periodo che i ragazzi hanno vissuto. Non potevano però mancare delle proposte educative e ludiche “in presenza” da parte dell’Opera salesiana di Bra, il cui oratorio è presente fin dal 1976.

Un augurio di una buona estate a tutti i bambini e i ragazzi che frequenteranno gli oratori estivi salesiani di tutto il territorio del Piemonte.

Per informazioni circa l’Oratorio Estivo di Bra: Direttore – 0172 4171 112 – direttore.bra@salesianipiemonte.it

Visita il sito ufficiale

Anche l’oratorio di San Donà di Piave quest’estate sarà “Aperto per ferie”

Pubblichiamo l’articolo di Renzo Rossetto uscito su La vita del Popolo nel quale si presentano le attività estive dell’oratorio di San Donà di Piave.

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Con la fine del lockdown, si è conclusa anche l’iniziativa dell’oratorio a distanza, lanciata dai salesiani dell’oratorio don Bosco di San Donà, per non abbandonare e tenere compagnia ai giovani del sandonatese durante il periodo di quarantena: è stata un’esperienza significativa nella sua originalità e unicità come scrive nella sua testimonianza Giandomenico Odorisio (vedi box). E con le nuove riapertura previste a partire dal 15 giugno scorso, tra cui quelle dei cinema e dei centri estivi, poteva forse mancare all’appello l’oratorio Don Bosco di San Donà di Piave? Certamente no, e infatti anche l’oratorio salesiano sandonatese è pronto a riaprire.

Aderendo al progetto “Aperto per ferie” della Conferenza episcopale italiana e dell’ispettoria salesiana del Triveneto, in osservanza alle vigenti disposizioni per la gestione dell’emergenza da Covid-19, anche quest’anno “l’oratorio più bello del mondo”, come si è autodefinito, è pronto per partire con la Proposta estate ragazzi (Per2020). La Proposta estate ragazzi organizzata dall’oratorio don Bosco è un’attività di animazione educativa, ricreativa e culturale che si ispira a una visione cristiana della vita e al metodo educativo di don Bosco, aperta a chiunque ne condivida le finalità educative.

Quest’anno le attività della Per si svolgeranno in due sedi diverse: le elementari (dalla terza terminata alla quinta) in casa Saretta (via Pralungo 12). Le medie, invece, nella sede dell’oratorio, in via XIII Martiri. Le attività si svolgeranno a piccoli gruppi seguiti da educatori e animatori dedicati. Il calendario prevede due pacchetti distinti: dal 29 giugno al 14 luglio e dal 16 al 31 luglio. Si potrà aderire a uno solo dei due periodi. Le terze medie potranno iscriversi solo nel secondo periodo. Questo per garantire un regolare svolgimento mantenendo le disposizioni di sicurezza in fatto di distanziamento e per dare la possibilità a un maggiore numero di ragazzi di poter partecipare alla Per. Il costo del pacchetto è di 55 euro, le eventuali uscite sono escluse. La settimana si svolgerà dal lunedì al venerdì secondo i seguenti orari: dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.30 alle 17.30. Durante la giornata sono previste attività manuali ed espressive, giochi e tornei, momenti formativi, compiti per le vacanze, momenti di preghiera, uscite fuori porta e tutto quello che si potrà organizzare mantenendo il rispetto delle norme anti-Covid. Una volta raccolte tutte le richieste di partecipazione verrà elaborata una graduatoria per accogliere le iscrizioni, che terrà conto dei seguenti criteri: famiglie che già partecipano alle attività educative (Ads, Scout, scuola calcio, Dopo la campanella, corso di teatro, banda musicale, catechismo in casa Saretta), nuclei monoparentali con genitore lavoratore, entrambi i genitori lavoratori senza supporto parentale. “A causa delle restrizioni fanno sapere i salesiani – quest’anno il numero degli iscritti sarà ridotto. Ci scusiamo fin d’ora se non riusciremo ad accogliere tutte le domande. Confidiamo nella vostra comprensione e speriamo di poterci rivedere tutti l’anno prossimo”.

Fase 3, nelle scuole professionali venete 7.000 alunni tornano in classe: “Qui modello per la ripresa di settembre”

Pubblichiamo un video de La Repubblica dove don Alberto Poles, direttore del Centro Formazione Professionale San Zeno di Verona e presidente di Forma Veneto, racconta l’esperienza dei CFP del Veneto che hanno permesso a 7mila alunni di rientrare in classe per preparasi agli esami finali.

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“Abbiamo voluto fare una prova generale, dando dimostrazione che a settembre si potrà tornare fra i banchi di scuola in una condizione di quasi assoluta normalità”. Così don Alberto Poles, salesiano, direttore del Centro Formazione Professionale San Zeno di Verona e presidente di Forma Veneto, interpreta la decisione della giunta Zaia di offrire la possibilità a circa 7.000 alunni di rientrare in classe per prepararsi agli esami di qualifica e di diploma. In Veneto, sono attualmente 20.000 gli studenti (il 10% del totale) che finite le medie hanno optato per questi tipi di istituti che sono cofinanziati da Regione e Fondo Sociale Europeo ed estremamente connessi alle imprese del territorio (vi sono due esami, uno in terza e uno in quarta per accedere a un ulteriore anno di specializzazione). La riapertura, fortemente voluta dall’assessore all’Istruzione Elena Donazzan, è stata resa possibile grazie alla stesura di linee guida regionali valide per tutti questi istituti, oltreché alla competenza regionale in materia di formazione. “L’ingresso a scuola è contingentato e – racconta la responsabile del plesso Enaip di Vicenza Samanta Primadei – agli alunni viene misurata la temperatura al loro arrivo e fornito subito del gel per le mani. Entrata e uscita seguono due percorsi differenti”. Nella scuola, normalmente frequentata da 300 studenti, scesi a un centinaio per le riaperture di giugno, sono cambiate le modalità della ricreazione: i ragazzi restano in pausa al proprio banco e, qualora necessitino di uscire, lo devono fare uno per volta. Nelle aule e nei corridoi vige l’obbligo di indossare la mascherina, che però in vista di settembre e della riapertura delle scuole statali il Veneto sta cercando di rimuovere. “La cosa più facile di tutte è stata chiudere le scuole ma con questa riapertura – dice l’assessore Donazzan chiedendo una maggiore autonomia per l’istruzione – speriamo che lo stato centrale tenga conto di questo riferimento”.
di Andrea Lattanzi

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