Presentato il nuovo sito della Fondazione DON BOSCO NEL MONDO

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Roma) – Ha avuto luogo martedì 8 ottobre, presso l’opera “San Tarcisio” a Roma, la presentazione del nuovo sito della Fondazione “DON BOSCO NEL MONDO”, organismo di solidarietà internazionale della Congregazione dei Salesiani di Don Bosco, diretta emanazione del Consiglio Generale e, in quanto tale, ente preposto a trasformare il carisma di Don Bosco in opera.

L’evento, che è stato trasmesso in diretta anche attraverso la piattaforma Zoom, ha visto la partecipazione anche dell’Economo Generale della Congregazione, sig. Jean Paul Muller, e di don Gildasio Mendes, Consigliere Generale per la Comunicazione – entrambi anche membri del Consiglio d’Amministrazione della Fondazione.

In apertura dei lavori, dopo un breve video che ha dato sostanza al motto dell’evento – “Connessioni, ConMissioni” – il Presidente della Fondazione, sig. Alberto Rodríguez Mármol, SDB, ha ricordata la missione stessa dell’istituzione e presentato l’idea alla base del nuovo sito: “Il concetto del sito è quello che la Fondazione costituisce il ponte fra i missionari/le missioni e i donatori. Per farlo al meglio, ha sviluppato un nuovo sito che offre servizi utili a missionari e donatori, al fine di facilitare i contatti fra questi due mondi”.

I due asset chiave della nuova pagina, ha spiegato, risiedono infatti nell’innovazione tecnologica, che permette da un lato ai sostenitori di donare più facilmente e dall’altro ai missionari di inviare la documentazione relativa a missioni e progetti in maniera semplice; e lo storytelling, che consente ai donatori di conoscere da vicino le missioni e i destinatari, nonché l’impatto delle loro donazioni sulle vite delle persone.

Il sig. Rodríguez ha anche richiamato i compiti specifici della Fondazione:

–        pianificare e distribuire i fondi della solidarietà internazionale;

–        accompagnare le missioni salesiane nello sviluppo della capacità progettuale;

–        intervenire come ente co-finanziatore sia nei progetti, che in interventi di emergenza;

–        rappresentare l’istituzione salesiana presso le istituzioni esterne;

–        editare il Bollettino Salesiano italiano.

E, infine, il Presidente ha anche spiegato che il nuovo sito rientra nel piano triennale di rilancio della Fondazione DON BOSCO NEL MONDO, varato nel 2022 e articolato in sei ampie azioni, collegando idealmente questo lancio al celebre motto del Santo dei Giovani: “Quando si tratta di qualche cosa che riguarda la grande causa del bene, Don Bosco vuol essere sempre all’avanguardia del progresso”.

La presentazione è poi proseguita con un saluto del sig. Muller e la presentazione dettagliata del nuovo sito e delle sue funzionalità da parte di Lilia Illuzzi, dell’impresa di comunicazione sociale “SuLLeali”, la quale ha spiegato come il nuovo sito sia stato sviluppato per offrire un’esperienza utente intuitiva, che consenta alle persone di trovare rapidamente i contenuti che cercano e di approfondirli via via, secondo il tempo a loro disposizione e l’interesse.

A facilitare la lettura, c’è anche un’organizzazione grafica e dinamica dei contenuti che fa da guida, mettendo in evidenza gli aspetti chiave. E per chi è attento a questioni specifiche, il motore di ricerca interno consente di trovare i contenuti per parole chiave, area geografica e tipologia di intervento.

Le “connessioni” con le “missioni” citate nel titolo della presentazione si sono concretizzate poi attraverso i collegamenti video con due missionari salesiani attivi su alcuni fronti tra i più difficili di questi tempi: don Simon Zakerian, Superiore dei Salesiani del Medio Oriente (MOR), che ha raccontato le attività e l’impegno della Famiglia Salesiana in questi tempi di guerra; e don Juan Carlos Solis, attivo a Tijuana, in un contesto di violenza ancora diffusa e di grandi rischi di emarginazione sociale per i tanti migranti che attraversano la città inseguendo il “sogno americano”.

Verso la conclusione dell’evento ha preso la parola anche la Responsabile dell’Ufficio Progetti della Fondazione, Marcella Orsini, sottolineando il valore dell’evento della presentazione del nuovo sito come occasione di incontro e testimonianza: “Incontro con i donatori, con i missionari salesiani, con le istituzioni e le organizzazioni amiche e con chi ci offre supporto per migliorare il nostro lavoro; testimonianza, perché ogni strumento a nostra disposizione concorra a dare voce e a creare legami”. Ha poi parlato del ruolo della Fondazione e dei donatori che la sostengono come entità corresponsabili nel portare avanti la missione salesiana, quella di aver cura dei fragili e dei bisognosi, in un’ottica non meramente assistenzialista, ma orientata al cambiamento e allo sviluppo integrale. E per questo ha terminato: “Oggi il nostro essere qui assume questo valore, quello di una dichiarazione di presenza e di gratitudine, in un tempo in cui i valori con cui agisce la Pace sono sotto attacco”.

Infine, nel salutare i presenti, ha ripreso la parola il sig. Rodríguez, che citando nuovamente Don Bosco, ha affermato: “Coraggio, coraggio sempre; non stanchiamoci mai di fare il bene e Dio sarà con noi”.

 

Brasile – Iniziato l’Incontro Continentale delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani d’America

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Aparecida) – È iniziato lunedì 9 settembre ad Aparecida do Norte, nello Stato di Aparecida, in Brasile, l’Incontro Continentale delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani d’America. L’evento è organizzato dalla Rete America Sociale Salesiana (RASS) e dalla Rete Salesiana del Brasile (RSB), con l’obiettivo centrale di promuovere il lavoro in rete delle opere e dei servizi sociali salesiani per i giovani e le comunità in situazioni di vulnerabilità ed esclusione in America, affrontando le realtà giovanili e la sostenibilità carismatica dei processi necessari ai loro bisogni. In secondo luogo, l’evento permette anche di celebrare i 25 anni di azione della RASS.

I partecipanti all’incontro sono arrivati a San Paolo nella giornata di domenica 8 settembre, pieni di aspettative per l’indomani. Poi, lunedì 9, la mattinata è iniziata con un momento di preghiera che ha messo sul tavolo il tema del “Lavoro in Rete”, ed è proseguito con i discorsi di benvenuto di don Rafael Bejarano, del Settore per la Pastorale Giovanile salesiana, e dai saluti di apertura di varie personalità, quali il Consigliere per la Regione Interamerica, don Hugo Orozco; il Consigliere per la Regione America Cono Sud, don Héctor Gabriel Romero; del Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile, don Miguel Ángel García Morcuende; della Figlia di Maria Ausiliatrice Delegata presso l’Ufficio dei Diritti Umani di Ginevra, suor Sarah Garcia; e dei Rappresentanti dell’Azione Sociale Salesiana in Brasile, suor Adriana Gomes e don Felipe Bauziére.

Successivamente le due reti RASS e RSB sono state poi presentate dai rispettivi Direttori, don Alex Figueroa (RASS), suor Silvia Aparecida da Silva (RSB) e don Sérgio Augusto Baldin Júnior (RSB); e sono stati poi riletti e ricordati gli accordi di Torino scaturiti dal Congresso Internazionale delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani tenutosi nell’ottobre 2022 a Torino-Roma.

Dopo la pausa, don García Morcuende ha guidato la prima conferenza della giornata, portando riflessioni sul tema “Realtà giovanile – Cosa dice la Congregazione?”. Dopo la conferenza il Consigliere Generale ha condiviso i suoi desideri per le azioni delle Opere Sociali Salesiane nel continente: “In primo luogo, che le Ispettorie siano in grado di comunicare l’importanza di lavorare con i giovani più poveri […]. In secondo luogo, un maggiore senso di appartenenza alla rete, della consapevolezza che siamo tutti sulla stessa barca, che abbiamo progetti simili, difficoltà simili e un contesto globale a cui tutti dobbiamo prestare ascolto perché è molto impegnativo. In terzo luogo, è importante generare qui linee di azione concrete, operative, reali, affinché le reti siano forti. È bene fare analisi, ma dobbiamo poi metterle in pratica”.

La seconda conferenza è stata una continuazione della prima, e ha portato al centro del dibattito i contributi del professor Maurício Perondi dell’Università Federale di Rio Grande do Sul, sul tema “Realtà giovanili dell’America – Cosa dice l’accademia?”. È stato così gettato uno sguardo più accademico sulle realtà giovanili rispetto alla visione più salesiana affrontata da don García Morcuende, che ha permesso di ampliare le percezioni dei partecipanti sulle sfide attuali di bambini, adolescenti e giovani in situazioni di vulnerabilità sociale nel continente americano.

La Messa di chiusura della giornata è stata celebrata da don Juan Linares, con l’Ispettoria salesiana dell’Ecuador (ECU) incaricata della liturgia. La serata del primo giorno ha comportato anche un momento di celebrazione del 25° anniversario della Rete Salesiana America Sociale (RASS), ricco di scambi culturali e di gioia salesiana.

L’incontro continentale delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani d’America si svolge dal 9 al 13 settembre presso il Centro per Eventi “Padre Vitor Coelho” di Aparecida do Norte.

Janaína Lima,
Analista de Comunicación de la Red Salesiana Brasil

Salesiani per il Sociale diventa Rete associativa con 306 enti aderenti e 70 associati

Salesiani per il Sociale, l’organizzazione non profit dei Salesiani d’Italia che gestisce il settore della povertà educativa e del disagio giovanile, è diventata una Rete associativa: con l’approvazione del nuovo statuto da parte dell’assemblea nazionale degli associati radunata a Roma il 7 e l’8 giugno, l’associazione assume una nuova veste con i suoi 306 enti aderenti e 70 associati. “Il nuovo Statuto recupera il senso e l’azione dei padri fondatori e dell’ente promotore. Non è una questione formale ma sostanziale perché riguarda l’identità della nostra associazione, una unica identità nazionale e territoriale diversificata per la missione sociale”, dice don Francesco Preite, presidente di Salesiani per il Sociale che aggiunge: “La nostra forza è essere uniti nel rispetto delle specificità territoriali”.

Per aiutare la comprensione della nuova veste dell’associazione e il passaggio alla configurazione di rete associativa, è intervenuto il prof. Antonio Fici, docente di diritto privato a Roma Tor Vergata e direttore scientifico di Terzjus che ha spiegato anche la nuova personalità giuridica. “Di fatto – ha detto il prof. Fici – Salesiani per il Sociale è già una rete associativa, per capillarità e azione territoriale e oggi ne assume la veste ufficiale”. Il nuovo Statuto della rete associativa riconosce e promuove luoghi di incontro e di partecipazione, di pensiero e di cultura, di proposte e di azione: “Bisogna che prendiamo seriamente le possibilità che lo Statuto ci offre per ben organizzare questi spazi di partecipazione. Anche l’educazione dei giovani alla politica, intesa come servizio per il bene comune, passa attraverso questi spazi che vanno curati ed accompagnati”, prosegue don Francesco Preite.

Proprio per questo, il secondo giorno dell’assemblea ha avuto il suo centro nel dibattito tra i giovani del Forum Giovani di Salesiani per il Sociale e tre ospiti: don Rafael Bejarano, responsabile mondiale delle opere e servizi sociali, Giovanna Bruno, sindaca di Andria e Leonardo Becchetti, professore di Economia politica all’università di Roma Tor Vergata. Ai tre ospiti i ragazzi, raccontando la loro esperienza di vita, lavoro e servizio hanno chiesto di condividere il proprio sogno. “Gli esseri umani per vivere non possono che essere generativi”, ha detto il prof. Becchetti rispondendo alle domande dei ragazzi. Per don Bejarano, il “vero sogno è lavorare in rete e affiancare sempre di più i laici”. La sindaca Bruno, invece, ricordando il perno della sua attività politica che sta nell’attenzione alle persone, ha invitato i giovani a non avere timore di occuparsi della cosa pubblica. L’assemblea si è conclusa con la presentazione del bilancio economico finanziario, preventivo, il bilancio sociale, presentato nella forma cartacea e attraverso il video e le attività previste il prossimo anno.

Liberi di scegliere: anche Salesiani per il Sociale firma il protocollo per sottrarre i minori alle mafie

Da Avvenire.

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di Angela Picariello

«Il protocollo siglato oggi (ieri per chi legge, ndr) è un segno di fondamentale importanza che amplia la rete tra associazioni e istituzioni per coltivare fra i giovani, soprattutto quelli a rischio, una corretta cultura della legalità», così il cardinale Augusto Paolo Lojudice, presidente onorario dell’associazione Fonte d’Ismaele, una delle cinque realtà associative coinvolte nel progetto “Liberi di scegliere” finalizzato a sottrarre i familiari e soprattutto i minori alla contaminazione “criminale”. Il protocollo è stato firmato ieri mattina dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, con il concorso di quattro ministeri (Interno, Istruzione, Università e Ricerca e Famiglia), della Conferenza episcopale italiana e di alcune associazioni, con la Fonte d’Ismaele, la onlus Salesiani per il sociale, il Centro Elis, l’associazione Cometa, e la Fondazione di comunità San Gennaro, che si aggiungono a Libera, che diede inizio al progetto, a Reggio Calabria, col giudice minorile Roberto di Bella, ora a Catania.

Nel protocollo sono coinvolti nuovi uffici giudiziari: a quello di Reggio Calabria si aggiungono Catania, Palermo e Napoli. In un incontro a palazzo Giustiniani il fondatore di Libera don Luigi Ciotti ha raccontato di un incontro tenuto segreto, fra le madri che hanno aderito al progetto e papa Francesco. «Vi incoraggio e vi benedico, non siete sole», disse il Papa in quella circostanza, ha rivelato ieri don Ciotti: «Bene il rinnovo del protocollo, ma ora servono i fatti». «Strappare i figli dei mafiosi dal contesto familiare impartendo loro educazione e legalità è fondamentale», ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio. «Questo protocollo tocca un elemento fondamentale, la rottura del circuito familiare-mafioso», ha aggiunto Matteo Piantedosi (Interno). Ora però «occorre una cornice legislativa», ha auspicato la senatrice del Pd Enza Rando, coordinatrice del Comitato “Cultura della legalità e protezione dei minori”, che ha promosso l’incontro di ieri, al quale hanno partecipato, fra gli altri, il giudice Di Bella e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, della Lega, che ha personalmente assunto l’impegno, per il governo, di fare al più presto di questo progetto una legge dello Stato.

 

Foggia – Una strada in ricordo di Don Michele De Paolis

Da Il Quotidiano di Bari.

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Il prete degli ultimi, degli esclusi, degli emarginati. Il fondatore della Comunità Emmaus, la “chiesa sul campo” realizzata nello spirito di don Giovanni Bosco, nata nel 1978 nella parrocchia Sacro Cuore di Foggia e divenuta un punto di riferimento per i più deboli. Ma soprattutto un grande, grandissimo “Costruttore di futuro”, com’è il titolo dell’evento in programma sabato 9 marzo alle ore 10 presso La Casa del Giovane di viale Candelaro: un incontro “in ricordo di don Michele De Paolis”, nel decimo anno della sua scomparsa. Per l’occasione, gli organizzatori –  Fondazione Siniscalco Ceci-Emmaus, Comunità sulla strada di Emmaus, Salesiani di Don Bosco, Salesiani per il Sociale e Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza – consegneranno alla sindaca di Foggia, Maria Aida Episcopo, una raccolta firme volta a intitolare all’amatissimo prete salesiano un’area di circolazione o una struttura di pubblica utilità. L’iter istituzionale si concluderà il prossimo 29 ottobre, a dieci anni esatti dalla sua dipartita. Oltre a questo primo tassello in favore del mai dimenticato don Michele, la mattinata sarà incentrata sui temi del lavoro sociale e della pedagogia salesiana, in linea con gli insegnamenti che il sacerdote ha diffuso sul territorio di Capitanata. Ad aprire, pertanto, sarà la presidente della Fondazione Siniscalco Ceci-Emmaus, Rita De Padova, affiancata dalla sindaca Maria Aida Episcopo. A seguire, interverranno il presidente dell’associazione Comunità sulla strada di Emmaus, Ruggiero Raffaele, l’economo dell’Ispettoria Salesiana Meridioale, don Antonio Carbone, e il Procuratore capo della città di Foggia, Ludovico Vaccaro. Ma prenderanno parte ai lavori anche autorevoli professionalità del mondo educativo e del Terzo Settore, quali: Don Rafael Bejarano, responsabile mondiale opere sociali salesiane; Caterina Pozzi, presidente nazionale CNCA; Giulia Formiglio e Vincenzo Colucci, educatori di Emmaus. Previsto, infine, un buffet a cura degli allievi del corso di Operatore della ristorazione della Scuola dei Mestieri di Smile Puglia, volta al contrasto  della dispersione scolastica con sede a Villaggio Don Bosco. «Emmaus non è un luogo fisico, non è il villaggio – dichiara in merito all’iniziativa la presidente della Fondazione, Rita De Padova – non è il posto dove i ragazzi e chi lo frequenta si ritrovano, ma è un luogo della mente: rappresenta un modo di vivere. Ed Emmaus è stato e continua a essere soprattutto don Michele De Paolis, con la sua  testardaggine, con la sua profondità di pensiero, con il suo insegnamento, con la sua vita. Ha fornito un contributo fondamentale e impagabile a questa città e all’intero territorio, per questo siamo qui a chiedere che Foggia conservi per sempre la sua memoria e il suo nome».

 

SMS solidale di Salesiani per il Sociale: “Quando compiere 18 anni non è una festa”

Pubblichiamo il comunicato stampa di Salesiani per il Sociale sulla campagna per l’SMS solidale.

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Roma, 5 marzo 2024 – «Compiere 18 anni per la maggiore parte dei ragazzi è un traguardo atteso con impazienza, ma per i giovani accolti dalle comunità per minori è un momento di grande ansia e preoccupazione, perché la maggiore età determina la fine di molte tutele e attività di sostegno.» A sottolinearlo è don Francesco Preite, presidente di Salesiani per il sociale, associazione da 30 anni accanto a bambini e giovani in condizione di fragilità, che lancia un appello per rafforzare i servizi di supporto per neomaggiorenni: «non possiamo lasciare a sé stessi questi ragazzi, che si ritrovano soli e senza le tutele garantite fino a un giorno prima. Non sono ancora adulti, ma sono già chiamati a cavarsela da soli».

I ragazzi che al raggiungimento della maggior età escono dai sistemi di tutela per minori (care leavers) devono aggiungere il peso di dover essere totalmente autonomi alla già difficile situazione che i giovani stanno vivendo in questo periodo. Secondo il rapporto Istat sul Benessere equo e sostenibile, infatti, negli ultimi anni i giovani tra i 14 e i 24 anni hanno visto peggiorare il 43% degli indicatori considerati[1].

Autonomia per questi ragazzi significa in primo luogo avere un lavoro, che non è scontato in un Paese in cui la disoccupazione giovanile è al 20,1% (seppur in miglioramento rispetto al passato) e il fenomeno dei Neet (giovani che non studiano e non lavorano) registra numeri che sono tra i più alti di tutta Europa. Nel 2022, il tasso di Neet è di oltre 7 punti percentuali superiore a quello medio europeo e secondo solo alla Romania: in Italia 1 giovane tra i 15 e i 29 anni su 5 non studia né lavora[2].

Per provare a rispondere a questa situazione, accompagnando i neomaggiorenni accolti nelle comunità alloggio e giovani che provengono da situazioni di disagio e fragilità, Salesiani per il sociale promuove percorsi di inserimento lavorativo e professionale, che ogni anno supportano migliaia di ragazzi, molti dei quali realizzati nelle periferie più fragili. Salesiani per il sociale dà loro un’opportunità: a Bari – per esempio – ha ideato un’Accademia della Ristorazione, a Palermo offre corsi professionalizzanti in ambito refrigerazione/condizionatori e per saldatore elettrico, a Vallecrosia (IM) promuove laboratori artigianali.

«Questi ultimi anni sono stati particolarmente difficili per i più giovani – prosegue don Francesco Preite – noi lavoriamo con e per loro da decenni, e dalla pandemia in poi abbiamo notato un aumento del disagio, delle difficoltà che investono i ragazzi in molti aspetti della loro vita: lavorativo, relazionale, psicologico. Oggi più che mai hanno bisogno che stiamo loro accanto, aiutandoli a costruire la propria strada».

Per poter continuare ad offrire supporto e accoglienza a bambini e ragazzi soli o in condizione di fragilità, Salesiani per il sociale ha lanciato una campagna di raccolta fondi con numerazione solidale: fino al 30 marzo è possibile contribuire, donando con un sms o una chiamata da rete fissa al 45598. In particolare, attraverso i fondi raccolti, saranno potenziate e migliorate le attività di alcune realtà salesiane in quartieri difficili come a Palermo, Napoli, Roma e Genova e il supporto a minori stranieri non accompagnati.

[1] Fonte: Istat, BES 2022: il benessere equo e sostenibile in Italia

[2] Fonte: Istat, Rapporto annuale 2023

Salesiani per il Sociale

“Il Traghetto” compie 15 anni: a La Spezia un porto sicuro per contrastare la povertà educativa

Dal sito di Salesiani per il Sociale.

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Un “Traghetto” per andare oltre la tempesta e navigare con più serenità: da 15 anni il centro diurno “Il Traghetto” di La Spezia fa questo lavoro con minori dai 6 ai 18 anni, tutti bambini e ragazzi con situazioni familiari difficili. “Il Traghetto” è il nome del Centro diurno per minori, sognato e fondato nel 2009 da don Antonio Integlia, salesiano, oggi missionario in Patagonia. Il centro diurno nasce all’interno dell’Opera salesiana di La Spezia ed è gestito dall’Associazione Il Galeone APS, associato a Salesiani per il sociale APS.

 Nel 2010, dopo la ristrutturazione degli ambienti nell’opera salesiana di La Spezia inizia l’attività, grazie anche al sostegno della dottoressa Stefania Branchini, direttrice del Distretto Sociosanitario, della fondazione Carispezia che finanzia i primi due anni, dalla Regione Liguria e dal Comune di La Spezia che sostiene i primi tre anni per poi valutare il quarto, una espansione importante, realizzata grazie anche a don Fabrizio Di Loreto, arrivato a La Spezia dopo don Antonio Integlia. “In questo momento – spiega Luca Vergassola, coordinatore del centro diurno – stiamo nel quarto anno, perché l’amministrazione comunale ha valutato positivamente la nostra attività. Un centro diurno così nella città non c’era”.

“Il Traghetto” accoglie venti minori e altri cinque posti sono per i ragazzi del progetto “Navigare soli”: “Si tratta di un progetto individuale rivolto a quei ragazzi che sono in uscita dal centro diurno, li accompagniamo verso l’autonomia”, spiega ancora Luca Vergassola.

Come tutti, anche “Il Traghetto” ha dovuto reinventarsi nel periodo del Covid e del post Covid: “Nel 2021, su base volontaria, abbiamo aperto anche la mattina per permettere a chi non aveva strumenti di poter seguire le lezioni: abbiamo abbattuto lo scalino tra chi aveva una stanza, un computer, una connessione a disposizione e chi no. I ragazzi venivano qui dalla mattina, facevano colazione e poi potevano seguire le lezioni a distanza”. Oltre a Luca Vergassola, psicologo e psicoterapeuta, al Traghetto lavorano quattro educatori professionisti: Daniela Fioravanti, Giorgia Lenzi, Simone Lobina e Marco Ramonini.

Oltre ai venti ragazzi inseriti a tempo pieno e i cinque posti del progetto “Navigare soli”, “Il Traghetto” si prende cura anche di quei giovani passati di lì ma che ogni tanto hanno bisogno di tornare: “Il porto sicuro” è il nome di questo progetto che permette di accogliere di tanto in tanto chi è partito da “Il Traghetto” ma che ha bisogno di tornare, per una parola, per un piccolo aiuto: ci prendiamo cura di chi è passato da qui per accompagnare i nostri giovani anche nell’autonomia”, prosegue Luca Vergassola.

Durante la festa di don Bosco del 28 gennaio sono stati festeggiati i 15 anni de “Il Traghetto”. Don Giorgio Mocci, direttore dell’Oratorio e presidente dell’Associazione “Il Galeone”, si mostra felice della ricorrenza: “Lo straordinario lavoro educativo quotidiano che si svolge nel Centro diurno è frutto di una volontà condivisa dalla Comunità Educativa Pastorale di “La Spezia” e della passione educativa degli educatori del Centro diurno, ai quali vanno gli auguri ed il grazie di tutti noi”. All’evento è intervenuto anche don Francesco Preite, Presidente di Salesiani per il sociale APS, che associandosi al grazie espresso da don Giorgio per gli educatori ha dichiarato: “Il Centro diurno rappresenta un presidio di contrasto alla povertà educativa e di prevenzione educativa fondamentale in un Paese come l’Italia che purtroppo conta circa 1 milione e 400 mila minori in povertà assoluta. Promuovere presidi come “Il Traghetto” è garanzia di futuro e crescita di una comunità e dell’intero Paese”.

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Corigliano d’Otranto, inaugurato il centro diurno “Buona stoffa” per sostenere giovani e famiglie

Pubblichiamo il comunicato di Salesiani per il Sociale sull’apertura del nuovo centro socio educativo a Corigliano d’Otranto.

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A Corigliano d’Otranto, nell’opera salesiana, è appena stato inaugurato un centro socio educativo diurno “Buona stoffa”, una struttura che, spiega Giovanna Coccioli, incaricata dell’Opera salesiana “si propone di affiancare le famiglie nell’educativo, accompagnando i minori dai 6 ai 18 anni che ci verranno segnalati dai servizi sociali in un percorso di istruzione in affiancamento alla scuola, accompagnandoli in un servizio di dopo scuola facendoli studiare in un contesto bello, accogliente dove si fa attenzione anche alla loro salute, con banchi e sedie ergonomiche”.

Dal 2018 l’opera di Corigliano D’Otranto si è dotata di un documento di vision e mission per ridisegnare la propria presenza sul territorio e per raccontarsi. In base a questo documento, spiega ancora la dottoressa Coccioli, “ci siamo proposti di raggiungere quattro degli obiettivi dell’Agenda 2030. Il centro diurno appena inaugurato concorre al raggiungimento dell’obiettivo 1 e 4, ovvero combattere la povertà in tutte le sue forme e favorire una istruzione di qualità. Questo centro fortemente desiderato dalla comunità educativa pastorale della nostra opera in risposta ai bisogni del territorio, e favorendo la loro integrazione tra pari, facendoli partecipare alle attività dell’oratorio, di tipo culturale, sportivo, inserendoli nella PGS. L’obiettivo è quello di far collaborare l’oratorio e il centro diurno, in modo che i ragazzi siano inseriti in un ambiente sano, educativo, accogliente che si prende cura di loro”.

Il centro diurno “Buona stoffa” amplia l’offerta formativa dei salesiani di Corigliano, dove c’è già una comunità educativa di tipo residenziale per le situazioni in cui il minore è allontanato dalla famiglia. “Lavoreremo in stretto contatto con le assistenti sociali dell’ambito territoriale di Maglie – conclude la dottoressa Coccioli -, ma siamo aperti ad accogliere ragazzi fuori ambito, anche con il tribunale dei minori che già ci affida ragazzi per la messa alla prova in oratorio oppure ragazzi da seguire in comunità educativa”.

Il centro “Buona stoffa” è finanziato anche con i fondi del Bando delle idee di Salesiani per il Sociale, un programma di sostegno ai progetti dei soci per realizzare nei territori attività a favore di minori e giovani, soprattutto i più poveri e abbandonati. “Con il Bando delle idee vogliamo sostenere i territori nel loro lavoro quotidiano al fianco dei giovani. E siamo molto contenti di poter sostenere l’attivazione del Centro educativo diurno per minori “Buona stoffa” perché si tratta non solo di un presidio di lotta alla povertà sociale ed educativa dei minori e di sostegno nel loro cammino di crescita, ma anche del primo presidio educativo di questo genere nell’ambito territoriale di Maglie” dice don  Francesco Preite, presidente di Salesiani per il Sociale “L’apertura di un centro educativo è motivo di speranza per l’intera comunità perché accresce il PIL educativo dell’intero territorio. Auguri agli educatori della “Buona stoffa” dell’APS Piccoli Passi Grandi Sogni ed alla CEP di Corigliano d’Otranto”.

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Salesiani per il Sociale, Siamo con voi: la storia Mahdi e Tayeba, da Kabul a Prato per il sogno di una vita felice

Dal sito di Salesiani per il Sociale.

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Raccontiamo la storia della famiglia Moshtaq, scappata da Kabul dopo la presa dell’Afghanistan da parte dei talebani e accolta a Prato grazie al progetto Siamo con voi!, finanziato dalla Fondazione Don Bosco nel Mondo.

La data che ha segnato le vite di Mahdi e Tayeba è sicuramente il 15 agosto del 2021, giorno in cui la città di Kabul è passata sotto il governo dei talebani. Questo avvenimento ha reso necessaria la fuga dal proprio Paese di tutta la famiglia Moshtaq.  Prima di quel momento i coniugi Mahdi e Tayeba vivevano tranquillamente in Afghanistan, abitavano con la famiglia nello stesso condominio ed erano sempre in contatto con i loro cari.  Tayeba è cresciuta in Iran, ma dopo il matrimonio con Mahdi si è trasferita a Kabul, perché lui lavorava per la NATO. Anche Tayeba lavorava, prima in una mensa ospedaliera, poi in una mensa di un istituto medico. Dopo un po’ hanno deciso di aprire una fabbrica tessile, che hanno gestito insieme, fino al giorno della presa di Kabul.  Nel frattempo, la coppia ha avuto due figli, Narges nel 2014 e Amir nel 2017; i bambini erano quindi molto piccoli quando è iniziata la loro fuga dal Paese, sono passati prima da Harat, proseguendo per Dubai per poi arrivare in Italia il 26 gennaio 2022, dove sono stati accolti presso l’Oratorio Sant’Anna di Prato.

Nel suo racconto, Mahdi ripete più volte che non sapevano dove sarebbero stati diretti esattamente, ma l’unica cosa che contava era raggiungere l’Italia, dove avrebbero poi trovato quella che oggi definiscono la loro “seconda famiglia”.  Dopo aver esplicato tutte le procedure per ottenere il permesso di soggiorno, le tessere sanitarie e lo status di rifugiati, aver conseguito la certificazione di italiano di livello A2 e il diploma di terza media, Mahdi ha iniziato a lavorare presso una Cooperativa, mentre Tayeba si prendeva cura dei figli. Nel marzo 2023 Mahdi ha iniziato un tirocinio in un’azienda di  filatura, che da poco si è trasformato in un contratto a tempo indeterminato.

Nel frattempo, la famiglia è entrata nel Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI) di Prato e si è trasferita in una delle residenze del circuito. Nonostante la distanza dal centro don Bosco della città continuano a frequentare l’Oratorio. Tayeba, infatti, sostiene che per loro non è stato solo un’abitazione, ma una vera e propria casa, anche dal punto di vista affettivo. Anche Mahdi ribadisce che le cose più belle, e di cui sono più grati, sono la vicinanza e la gentilezza delle persone che hanno trovato lungo il loro cammino.

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Seminario Regione Mediterranea su Migranti e Rifugiati: un impegno dei Salesiani a favore di chi cerca una vita più dignitosa

Dal 12 al 15 ottobre, nella Casa Diocesana di Malaga, si è svolto il Seminario Internazionale sull’Accoglienza dei Migranti e dei Rifugiati,  che ha permesso di riflettere sull’opera salesiana in questo campo con il dialogo tra più di un centinaio di partecipanti provenienti da Portogallo, Spagna, Italia e Medio Oriente, insieme a diverse autorità, specialisti e rappresentanti degli enti di riferimento.

Punto di partenza della riflessione è stato il notevole incremento delle iniziative avviate dalle presenze salesiane dedicate all’accoglienza e all’integrazione dei migranti e dei rifugiati, soprattutto tra i Paesi vicini alla situazione mediterranea. Per riflettere su queste attività, unificare le strategie e rispondere ai bisogni delle persone colpite da questa drammatica situazione, i Centri Nazionali di Pastorale Giovanile di Italia e Spagna hanno organizzato delle conferenze che hanno messo al centro questo problema nell’ambito delle conferenze di Giuseppe Riggio, con lo scenario delle migrazioni nel Mediterraneo: cause e prospettive; Alberto Ares e il motto ‘Siamo tutti migranti: verso una teologia delle migrazioni’; e Vincenzo Salerno, sugli aspetti socio-educativi nella pastorale e sugli aspetti pastorali in opera sociale: il caso della Comunità di San Luigi – Gorizia (Italia), opera salesiana di Msna sulla Rotta Balcanica.

Nei giorni in cui si è svolto l’incontro, inoltre, c’è stata anche l’opportunità di condividere interventi, corsi e buone pratiche, come quelli di Don Bosco International (DBI), guidati da Sara Sechi con il focus sulla prospettiva salesiana dell’Europa e dell’Europa migrazioni.

Giovani immigrati e identità, di Luis Callejas, ‘Come sostenere i bisogni dei migranti nei loro processi. Dolore migratorio’, con l’educatrice Mónica García Arboleda, oltre alla prospettiva del Coordinatore Statale delle Piattaforme Sociali (CEPSS) con ‘Lascia che ti dica una cosa: Nuove narrazioni d’amore dei migranti’, di Roberto Trujillo, e la ‘Donna migrante e intersezionalità. Quante vite hai in una vita?, con Marta Martín.

È stato condiviso anche il lavoro di azioni come “Reti e migrazioni – Protagonisti”. Immigrazione e reti culturali per il futuro’, con Koblan Amissah Bonaventure (dell’associazione Abuswan), “L’accompagnamento della dimensione spirituale e religiosa dei migranti”, con Nando Capovilla (di Pax Christi Italia), Gorizia, modello di accoglienza nel area di confine, con Vincenzo Salerno, ‘Don Bosco 2000, La Sicilia e le migrazioni circolari (con l’Africa occidentale sub-sahariana)’, con Agostino Sella. ‘Una proposta salesiana congiunta e sinergica per l’accoglienza, l’integrazione e l’accompagnamento di migranti e rifugiati: il caso italiano tra buone pratiche e nuove prospettive’, con Micaela Valentino (delle entità italiane VIS, SxS e CNOS-FAP), Programma Buzzetti per bambini senza casa, con Pepelu Aguirre della Fondazione Sociale Don Bosco Salesianos, “Prendi le redini”, con di Roberto Trujillo e Gema Rodríguez (CEPSS), Alloggi per i rifugiati, con Marita Guerra (CEPSS), Egitto e rifugiati dal Sud Sudan. Libano e rifugiati siriani e iracheni: giovani adulti, con Simon Zakerian. Tutte queste iniziative erano rivolte principalmente ai salesiani e ai laici impegnati a realizzare iniziative mirate all’accoglienza e all’integrazione dei migranti e dei rifugiati nei diversi ambienti educativo-pastorali.

L’incontro si è concluso con un dialogo sulle politiche europee, condotto da Fco, Jesús Toronjo Benítez, Direttore Generale delle Politiche Migratorie della Junta de Andalucía, e Maria Vittoria Garlappi, rappresentante della Fondazione Europea per la Formazione, che hanno evidenziato gli strumenti a disposizione dell’Unione Europea e le linee strategiche per promuovere la cooperazione tra istituzioni pubbliche e società civile nell’accoglienza e integrazione dei migranti.

 

“La decisione della Congregazione di mettere a tema la questione dei migranti rifugiati è una scelta politica particolarmente importante -, spiega don Elio Cesari, presidente del Centro Nazionale delle Opere Salesiane che ha partecipato con una delegazione italiana al Seminario -. La questione migratoria è rilevante ed è importante anche come i Salesiani vogliono assumerla pensando alle persone che ne sono coinvolte, che non sono numeri ma sono storie di vita che meritano attenzione e rispetto. Un’azione sincronica e coordinata è la migliore risposta a quella che ormai non è più un’emergenza, perché ormai ci troviamo a viverla da molti anni”, dice ancora.

Rispetto all’esperienza del Seminario, don Elio Cesari sottolinea due questioni:
“La prima è che è stata una bella occasione di confronto, il miglior clima per permettere le azioni successive. C’è stata l’occasione di confrontarsi, conoscere tante realtà che sono già coinvolte nell’accoglienza di migranti e rifugiati e renderci conto di quante cose belle i salesiani fanno per loro. La seconda questione riguarda la necessità di una riflessione sempre più ampia e profonda per dare le coordinate migliori e interfacciarci alle realtà anche europee, quindi anche oltre i nostri muri per dire qualcosa di specifico e orientato sul Sistema Preventivo ed educativo di Don Bosco. Il Seminario è stata l’occasione per dire anche all’esterno che cosa facciamo: noi rispondiamo a questa situazione come farebbe Don Bosco oggi. Ci tengo a ringraziare in modo particolare il centro nazionale di Madrid e tutti coloro che hanno organizzato questo seminario perché sono necessarie occasioni come queste che permettono di avviare un processo”, conclude. 

 

José Miguel Núñez, direttore del Centro Nazionale di Pastorale Giovanile della Spagna, ha evidenziato l’importanza di fare una valutazione congiunta della realtà del servizio salesiano nel bacino del Mediterraneo riguardo ai flussi migratori e ai processi di accoglienza, protezione, promozione e l’integrazione in Europa delle persone che arrivano nel continente e nelle province ultraperiferiche, come le Isole Canarie: “Allo stesso modo, abbiamo voluto evidenziare le sfide che la realtà attuale ci pone e, di conseguenza, assumere nuovi impegni a favore delle persone che si spostano alla ricerca di condizioni di vita più dignitose”, ha spiegato.

 

 

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Le conclusioni