Salesiani Cooperatori, la solidarietà mondiale 2020 a sostegno delle criticità dovute al Covid-19

Pubblichiamo la lettera che il coordinatore mondiale dei Salesiani Cooperatori, Antonio Boccia, ha inviato a tutti i consigli provinciali del mondo. Per sostenere economicamente alcune criticità scaturite a seguito della pandemia, il consiglio mondiale ha indicato che la quota annuale dei consigli provinciali non venga versate bensì utilizzata per esigenze locali.

***

Carissimi Consigli Provinciali, ed in particolare Coordinatori ed Amministratori,
la settimana scorsa si è tenuto un incontro del Consiglio Mondiale, in tre sessioni suddivise per Continenti, così da favorire la partecipazione, data la differenza di fuso orario.
Nel corso delle tre Video-Conferenze abbiamo analizzato la situazione delle varie Regioni, secondo quando sta accadendo, a causa della pandemia che ormai ha colpito tutti i Paesi.
Abbiamo condiviso che bisogna intervenire per quello che possiamo nelle nostre realtà con delle forma concrete di solidarietà economica.
Oltre a continuare con le attività tipiche della nostra missione è necessario trovare nuovi modi e nuovi strumenti per intervenire.
Come Consiglio Mondiale si è deciso di destinare il Progetto Rosario Maiorano 2020 per sostenere economicamente interventi in particolari situazioni causate dall’emergenza sanitaria.
Per finanziare il Progetto verranno utilizzati i contributi delle Province per l’anno 2020.
In pratica le Province non dovranno inviare al Consiglio Mondiale il contributo per l’anno 2020, ma lo dovranno utilizzare localmente per interventi che ogni Consiglio Provinciale riterrà opportuno finanziare come forma di aiuto ai bisogni delle popolazioni locali.
Sarà cura degli Amministratori fare una relazione su come questi contributi sono stati utilizzati, inviandola all’Amministratrice Mondiale entro dicembre 2020.
E’ il modo che il Consiglio Mondiale vuole di adottare per essere vicino ai Salesiani Cooperatori in questo momento di difficoltà economica.
Siamo alla viglia del mese di maggio, dedicato alla nostra cara Maria Ausiliatrice, facciamoci suggerire da lei il modo migliore per aiutare i nostri fratelli e sorelle provati dalla pandemia.
Un abbraccio fraterno.
Il Coordinatore Mondiale
Antonio Boccia

Andrà tutto bene, cara UPS: gli ex studenti dell’università mandano un messaggio di speranza

Pubblichiamo il video e la lettera che 47 ex studenti dell’Università Pontificia Salesiana hanno inviato al rettore, prof. Mauro Mantovani, per testimoniare vicinanza.

***

Caro Rettore Mauro Mantovani, siamo un gruppo di ex studenti che vi scrive in questo momento delicato, difficile, forse inaspettato.

Dopo aver letto le notizie dei media sulla nostra cara università, circa una settimana fa, abbiamo deciso (da un’idea di Diana Notari) di dedicarvi un pensiero particolare: un messaggio di solidarietà, gratitudine e speranza.

In questi anni l’UPS è stata per noi molto più che una semplice università o un luogo in cui studiare! UPS per noi è CASA, ci sentiamo parte di una grande famiglia e in questo momento vogliamo stringerci a voi e dirvi che andrà tutto bene. Come l’UPS ci ha aiutato nei momenti più difficili, adesso noi vogliamo esserci per voi.

In questa mail troverete una lettera scritta da più di 47 ex allievi e un video da noi prodotto anche grazie all’aiuto di due professionisti, Francesco Pinto (musiche inedita) e Davide Trulli (montaggio), che sapendo dell’iniziativa in pochi giorni ci hanno aiutato a coordinare questo regalo per voi.

Sperando di aver fatto cosa a voi gradita,

vi abbracciamo forte.

Andrà tutto bene.

Cara università, è da un po’ che non ci si vede e chi avrebbe mai pensato di rivedere il tuo nome sui titoli di un giornale, colpita anche tu da questo virus che in poco tempo ha cambiato le nostre vite.In questi anni che ti abbiamo vissuto ci hai insegnato tanto. Non solo nei mille libri, appunti e dispense che il caro Peppe ci ha passato sempre con il sorriso.Cara Ups, sappiamo che ti stai facendo forza e che ti rialzerai più forte di prima.Come tu sei stata presente con noi nei momenti più difficili, ora saremo noi ad essere presenti per te.Grazie a Francesco Pinto per la musica inedita creata ad hoc e grazie a Davide Trulli per averci aiutato nel montaggio.

Publiée par Marco Diella sur Jeudi 30 avril 2020

Piemonte, “Un mese con Maria”: il percorso guidato per riscoprire la Madre del cielo

Ecco il mese di maggio: mese per eccellenza dedicato a Maria e in particolare, per tutti coloro che sono vicini a don Bosco, il mese in cui si festeggia Maria Ausiliatrice.

Per tutto il mese, la Pastorale Giovanile Ispettoriale, con il contributo della Comunità Salesiana Maria Ausiliatrice, dei novizi del Colle don Bosco, dei giovani della Comunità Proposta di Valdocco, dei chierici dell’Istituto Don Bosco Torino – Crocetta, propone un percorso guidato per riscoprire le gioie ed i frutti della devozione a Maria. La pagina che permette di navigae tra tutti i materiali prodotti ed offerti è disponibile sul sito della Pastorale Giovanile.

Per ogni giorno del mese di maggio saranno disponibili:

  • un’immagine Instagram rivolta a tratteggiare un particolare del “volto di Maria”;
  • un video di spiegazione del pensiero del giorno (realizzato dai chierici della Crocetta);
  • i pensieri di don Bruno Ferrero tratti dal libro “Don Bosco. La storia infinita“;
  • il rimando ad una pagina di materiali pensati per i più piccoli con video-storie, disegni da colorare realizzati dall’artista salesiano Luigi Zonta, un impegno “per essere più buoni” e tanto altro;
  • riflessioni giornaliere rivolte ai ragazzi più grandi.

 

Inoltre, per tutto il mese di maggio, sarà possibile la partecipazione “televisiva” alla S.Messa quotidiana in diretta alle ore 9.00 dalla Basilica Maria Ausiliatrice di Torino (Valdocco) sulla Pagina Facebook ICP, la Pagina Facebook della Basilica e su Rete 7 (canale 12 del digitale terrestre). Sempre sugli stessi canali, a partire dal 15 maggio, avrà inizio la novena di Maria Ausiliatrice in diretta alle ore 17.00.

PG don Bosco - Un mese con Maria

I pensieri di don Bruno Ferrero

Per i più piccoli - Un mese con Maria

Viaggiando da casa: TGS alla scoperta dell’Italia!

In un momento particolarmente difficile che sta attraversando il mondo intero a causa dell’emergenza sanitaria in corso, un momento in cui si fanno più complicati i viaggi da un paese all’altro, o anche soltanto le gite fuori porta, TGS Nazionale intende proporre a tutti i suoi soci un modo per andare alla scoperta virtuale di luoghi, paesaggi e itinerari, attraverso la consultazione di siti web e altre risorse “on line” che ci consentono di viaggiare comodamente seduti sul nostro divano, ammirando collezioni d’arte sul web, ascoltando podcast o lasciandoci ispirare da video emozionanti che raccontano di luoghi assolutamente da vedere. Attraverso le risorse disponibili in rete possiamo in questo momento sentirci uniti anche a distanza, anche senza uscire di casa, nel rispetto delle norme di distanziamento sociale che in queste settimane abbiamo imparato a rispettare per contenere l’emergenza epidemiologica in corso. Una bella occasione per appuntarci i luoghi da vedere e – perché no? – programmare i prossimi viaggi e le prossime mete da raggiungere di nuovo insieme, quando l’emergenza sarà finalmente superata.

La redazione del blog TGS Nazionale propone a tutti voi un invito a viaggiare senza uscire di casa, tramite il racconto in prima persona di alcuni suoi volontari che ci mostreranno le bellezze del loro territorio e per scoprire e riscoprire, dove possibile, ciò che i gruppi TGS di tutta Italia offrono con le proprie attività associative nel settore del turismo giovanile e sociale, il tutto alla portata di un “click”, dal vostro computer o con il vostro smartphone.

https://donboscoitalia.it/wp-content/uploads/2020/04/unnamed.jpg

Vai al sito

Trapani, l’oratorio è diventato sartoria per cucire mascherine

Pubblichiamo un articolo uscito su Repubblica che racconta l’attività di sartoria per cucire mascherine dell’oratorio di Trapani. A cucire sono i ragazzi migranti ospitati dai salesiani.

***

di Claudia Brunetto

La stanza del direttore dell’oratorio dei salesiani a Trapani è diventata la sartoria di un gruppo di migranti. Da quando è scattata l’emergenza coronavirus realizzano mascherine di stoffa: le prime 500 sono state donate nei giorni scorsi al Comune che le ha distribuite a chi ha bisogno. Via scrivanie e documenti, al loro posto macchine per cucire.
“È il minimo che possiamo fare – dice Modou Ceesay, 33 anni, sarto originario del Gambia – Sono a Trapani da dieci anni, è la mia casa. Nel mio Paese mi hanno insegnato che quando qualcuno è in difficoltà bisogna aiutarlo. Adesso tocca a noi aiutare chi ci ha aiutato quando siamo arrivati in Italia. Siamo tutti nella stessa barca, mai come adesso”. In tutto sono una ventina di sarti provenienti da diversi paesi del mondo. C’è chi arriva dal Gambia come Ceesay, chi dal Senegal, chi dal Ghana.
Ogni giorno, in oratorio, fanno i turni di 3, 4 persone per potere rispettare la distanza di sicurezza, ma allo stesso tempo portare avanti il lavoro della sartoria. “Ne abbiamo pronte altre 700 – dice Ceesay – Per ora c’è grande bisogno di mascherine e sappiamo bene che in certi casi è ancora difficile reperirle se non a costi elevati. Noi vogliamo fare la nostra parte».

Del resto, per ora, i locali dell’oratorio dei salesiani sono fermi. L’emergenza coronavirus ha bloccato tutte le attività e i ragazzi stanno a casa. “I salesiani si stanno dando molto da fare sul territorio da quando è scattata l’emergenza – dice Peppe Virzì, direttore dell’oratorio dei salesiani a Trapani – Ci sono le famiglie in difficoltà economica, ci sono gli anziani che non possono uscire da casa. Con il lavoro della sartoria abbiamo cercato di dare un ulteriore contributo alla cittadinanza. Devo dire che i ragazzi si stanno dando molto da fare. Sono tutti sarti professionisti nei loro paesi e anche a Trapani cercano di fare il loro mestiere che adesso sta tornando utile alla collettività”. L’idea è nata osservando gli anziani, i più colpiti dal contagio del virus. “Pensavo a loro come penso ai miei nonni – dice Ceesay – All’inizio abbiamo cercato di aiutarli consegnando la spesa a domicilio.
Ne abbiamo aiutato tanti. Poi è arrivata l’idea di fare mascherine per tutti. Sono certo che andrà tutto bene se rimaniamo uniti e se ci aiutiamo a vicenda. Nessuno in questa emergenza deve restare indietro”.

Don Carlo canta Tutte le stelle del cielo

Riportiamo l’articolo uscito sul sito della Circoscrizione Italia Centrale sulla canzone scritta da don Carlo Russo, salesiano di Sulmona.

***

Don Carlo, salesiano sacerdote di Sulmona, in questo periodo di emergenza lancia un messaggio di amore, vicinanza e speranza. Lo fa attraverso una canzone dedicata a coloro che sono stati costretti a vedere impotenti lo sconvolgimento drammatico della propria vita.

 

Il mio pensiero e la mia preghiera è per ciascun uomo e donna della terra. E’ per tutti i defunti a causa del virus e per i familiari che non hanno potuto dare loro un abbraccio e far celebrare le esequie. E’ per chi ha dovuto essere ed è ancora in prima linea a tutti i livelli, infermieri, medici, sacerdoti, forze dell’ordine e tanta gente “comune” che sta scrivendo pagine preziose di storia dell’umanità. Insomma, è per TUTTE LE STELLE DEL CIELO!”

 

E se è vero che, come dice la canzone “C’è buio nell’Italia, nel c’è buio nel mondo, c’è buio nel cuore della gente” a causa dell’incertezza, del dolore, delle preoccupazioni e della malattia perché, “non si po’ dire «domani», è vero anche che c’è stata e continua ad esserci una generosa manifestazione di solidarietà, capace di ridare Luce alle nostre vite.

 

Condividiamo questa canzone e ci uniamo all’abbraccio di don Carlo a chi nella vita ha una croce da portare.

Vai al sito della ICC

Educazione di cuore a domicilio: una testimonianza dal Servizio civile

Riportiamo la testimonianza di una volontaria del Servizio Civile che svolge all’oratorio Pio XI di Roma e pubblicata dall’agenzia salesiana ANS.

***

(ANS – Roma) – Una passione, quella della danza, che diventa strumento di crescita, personale e al servizio degli altri; e un cammino fatto di fiducia, prima ricevuta e poi data, che diventa percorso di fede e di generosa donazione: tutto questo è presente nella testimonianza di Chiara, una giovane volontaria del Servizio Civile presso l’oratorio dell’opera “Pio XI” a Roma, che ha saputo ben avviare il suo impegno con i ragazzi già prima della pandemia, e che è riuscita a reinventarlo poi.

La danza mi ha sempre accompagnata nella mia vita. In ogni fase della mia crescita mi ha portata a scoprire me stessa e il mondo che mi circondava. È sempre stata una fedele amica.

L’idea di creare un musical mi frullava nella testa già da un po’ di tempo, ma non sapevo come tirar fuori questo progetto e realizzarlo materialmente: avrei dovuto aver un teatro, degli attori con un copione in mano, dei cantanti, un corpo di ballo, dei registi e persino dei tecnici audio e luci… impensabile con i pochi strumenti che possedevo.

Fu così che per una serie di casi “fortuiti”, ho conosciuto don Massimiliano Dragani ed il suo oratorio del Pio XI. Mi sono inserita nel loro gruppo come “coreografa” del musical che poi avremmo portato in scena il 27 maggio del 2019 al Teatro Roma. In quell’occasione ho conosciuto tutti gli elementi che compongono il cammino salesiano.

Don Massimiliano è stata la mia guida spirituale nel viaggio in Terra Santa, viaggio che ha stravolto la mia vita. Quando siamo tornati è stato proprio lui a chiedermi se volessi partecipare come volontaria del Servizio Civile in oratorio. In quel momento della mia vita stavo perdendo le mie sicurezze e quelle che, fino a poco prima di partire per Israele, erano le mie certezze. Con il suo aiuto ho accettato di iniziare questo percorso per il progetto “Educazione di cuore”.

Ho iniziato il servizio a gennaio 2020 presso l’Istituto Salesiano Pio XI insieme a Giulia. Da subito ci siamo messe in gioco, soprattutto con gli adolescenti, attraverso attività ricreative e laboratori. Non sono certo mancati quei momenti di consolazione, conforto e confronto con loro, momenti che ci hanno aiutate ad entrare in punta di piedi nelle loro vite, a volte così drammatiche.

Più passavano i giorni e più mi sembrava di rivivere in prima persona il periodo dell’adolescenza, quel periodo di insicurezza totale, in cui ti chiedi se qualcuno ti capisce, quel momento in cui ti domandi chi sei e cosa ci fai in questa vita. Ogni giorno alle 15:30 uscivo da casa per andare in oratorio con un bagaglio emotivo ed una grande certezza: accompagnare i ragazzi di fronte a queste domande. Non potrò mai rispondere alle domande al posto loro, ma accompagnarli, confortarli e affrontarle… quello sì.

Quando uscì il primo decreto di emergenza del 9.03.20, da studentessa di giurisprudenza quale sono, ho capito da subito la gravità dell’emergenza con l’emanazione di un atto di tale portata. I nostri ragazzi non potevano più venire da noi ma noi potevamo andare da loro, così abbiamo cominciato a girare per i parchi della zona per poter giocare con loro, scambiare due chiacchiere e portargli la merenda… in altre parole, per non abbandonarli.

Purtroppo questo nostro progetto è durato solo qualche giorno perché successivamente è uscito un nuovo decreto che non ci permetteva di uscire dalle nostre case.

Ci siamo ritrovati a rimodulare il nostro progetto, in modo tale da non uscire di casa ma continuare con il nostro lavoro “di cuore”. Ci siamo attrezzati con le piattaforme online per poter sentire i ragazzi.

Nello specifico io sono animatrice nel gruppo apostolico del biennio ed ogni domenica ci ritroviamo su Zoom, dopo la Messa in streaming, per una riflessione insieme sul Vangelo, mentre gli altri giorni della settimana lanciamo qualche nuova challenge, una sfida, varie attività di gruppo e laboratori. I ragazzi rispondono positivamente a questi incontri perché sono un modo divertente, ma costruttivo per coltivare i nostri rapporti, per mettersi in gioco e, aggiungerei, per rimanere gioiosi e uniti anche nei momenti più duri. Ci sono dei ragazzi che purtroppo sono in casa immersi in situazioni drammatiche e quel messaggio o quella chiamata anche di pochi minuti per loro è una salvezza… Ma la cosa più bella è che è diventata anche la certezza di una Presenza.

Questo periodo penso che sia un’opportunità di crescita unica, per noi volontari e per i ragazzi che vivono l’oratorio a distanza. Ci è stata data questa occasione per riscoprire la bellezza di tutto ciò che prima per noi era scontato: attraverso la mancanza di una persona o di un ambiente, in questi giorni abbiamo la possibilità di rivalutare la qualità dei rapporti che abbiamo creato e soprattutto, imparare a stare con noi stessi così come siamo.

Ringrazio ogni giorno il Signore di avermi permesso di diventare volontaria del Servizio Civile, di avermi dato l’opportunità di mettermi in gioco in questo periodo così difficile, ma che mi ha permesso di rinnovare la mia fede attraverso l’educazione di cuore.

Chiara Di Loreto

“Quali sono i nostri grandi sogni?”: il commento pedagogico di don Sala al messaggio del Papa ai Capitolari

Pubblichiamo il commento pedagogico scritto da don Rossano Sala al messaggio che Papa Francesco ha rivolto ai partecipanti al 28° Capitolo Generale.

Il Capitolo Generale 28°, un po’ come il Concilio Vaticano I, sarà ricordato come un Capitolo interrotto. Non dalle truppe italiane che entrarono a Roma, ma da un invisibile e aggressivo virus che si è diffuso così velocemente nel mondo tanto da bloccare ogni cosa.
Abbiamo cominciato con grande entusiasmo sabato 16 febbraio e dovevamo terminare, secondo il programma prestabilito, sabato 4 aprile. Invece abbiamo dovuto sospendere questo bel momento di grazia sabato 14 marzo, esattamente dopo 4 settimane di lavori. Abbiamo avuto il tempo di studiare la relazione del Rettor Maggiore sullo stato della Congregazione, di vivere alcuni momenti di spiritualità iniziali e di lavorare al primo e al secondo nucleo del tema capitolare. Abbiamo terminato con le elezioni del nuovo Consiglio Generale per il sessennio 2020-2026.
Siamo tornati a casa alla spicciolata e un po’ furtivamente come l’esercito d’Israele dopo la morte di Assalonne (cfr. 2Sam 19,4) – in verità alcuni non lo hanno ancora fatto, perché sono tuttora bloccati a Valdocco –, senza un Documento finale che possa fare da mappa condivisa per il prossimo sessennio. È stata solo presentata all’assemblea la prima bozza del primo nucleo, che è stata sostanzialmente accolta nel suo insieme, e sono stati fatti i lavori delle commissioni sul secondo nucleo. I membri del CG 28, viste le circostanze, hanno demandato al Consiglio Generale, attraverso una votazione ufficiale, il compito di rielaborare ciò che è stato prodotto.

In attesa di quello che i nostri superiori ci diranno e ci daranno, che cosa ci rimane di questa esperienza? Forse un’unica cosa, il Messaggio al CG 28 di papa Francesco. Ritengo che questo testo sia una preziosa carta di navigazione, perché è un piccolo programma per il nostro rinnovamento carismatico. Leggendolo e meditandolo abbiamo compreso che il Santo Padre non solo ci vuole bene, ma vuole anche il nostro bene ed ha a cuore la nostra Congregazione. Tutti hanno compreso che quello che ci ha scritto non è un discorso di circostanza, ma è la parola di un padre che viene dal cuore e che chiede a tutti di ripartire da don Bosco, invitandoci a realizzare ciò che lui ha ripetutamente chiamato “Opzione Valdocco”.
Per questo ho ritenuto opportuno offrire un breve commento pedagogico-pastorale al Messaggio al CG 28, che dobbiamo considerare prima di tutto un dono di un amico. L’intento di ciò che segue è quindi un invito a non dimenticarci delle parole che il successore di Pietro ha rivolto alla nostra Congregazione.
Una nota tecnica per la lettura. Il testo che segue ha volutamente un andamento “meditativo”. Si sono evitati riferimenti ad altri documenti sia salesiani che ecclesiali – le tante citazioni che si troveranno tra virgolette «» si riferiscono solo ed esclusivamente al Messaggio al CG 28 di papa Francesco – per offrire una riflessione fraterna e semplice che aiuti i singoli salesiani, le comunità religiose e le comunità educativo pastorali a fare propria la ricchezza delle parole che il Santo Padre ci ha donato. In vista di questo obiettivo al termine di ogni punto vengono proposte alcune domande per l’approfondimento personale o comunitario.

Francesco ci invita a tornare sui passi di don Bosco
Il Messaggio inviato da Francesco al CG 28 viene dal suo cuore di pastore. È evidente, leggendolo tutto d’un fiato, che non ha nulla di formale e freddo, ma tutto profuma di quella familiarità tipica del carisma salesiano. Non c’è nulla di generico, ma tutto è calibrato sul nostro carisma. Se lo confrontiamo con altri messaggi scritti a diverse Congregazioni e istituti religiosi nelle circostanze dei loro Capitoli Generali, vediamo che qui si tratta di un messaggio personale, pensato e desiderato proprio per noi in questo momento storico. Sappiamo che molte volte Francesco consegna un testo ufficiale scritto e poi parla a braccio, parla dal cuore. Non sappiamo come sarebbe andato l’incontro previsto nel pomeriggio di venerdì 6 marzo, dove il Santo Padre aveva previsto di essere tra noi a Torino, in un gesto di squisita delicatezza, attenzione e vicinanza. Mi immagino che avrebbe letto e commentato con qualche breve digressione il messaggio preparato. Probabilmente non avrebbe detto molto altro, perché in questo Messaggio al CG 28 egli esprime il suo stile pastorale in pienezza: la sua preoccupazione per i giovani, soprattutto per i più poveri; la sua tensione perché i religiosi ritornino ad essere profeti per la Chiesa e per il mondo; la sua amicizia speciale con i figli di don Bosco.
Mi piace pensare che questo messaggio si è già concretizzato nel Sinodo sui giovani: dall’ottobre 2016, quando fu reso pubblico il tema del Sinodo (“I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”) fino al 25 marzo 2019 (quando è stata firmata l’Esortazione Apostolica postsinodale Christus vivit) la Chiesa universale ha cercato di prendere sul serio il mondo giovanile alla luce del vangelo e del cambiamento d’epoca in cui siamo immersi. È stato un “Sinodo salesiano”, perché la Chiesa tutta si è occupata di ciò che a noi sta a cuore più di ogni altra cosa: i giovani!

Leggi tutto il documento

Il Cfp di Bra regala crostate e focacce alle RSA della zona per la festa della Liberazione

Pubblichiamo un articolo sull’iniziativa del CFP di Bra che il 25 aprile, grazie agli allievi del corso “Panetteria, pasticceria e pizzeria” ha potuto donare crostate e focacce alle RSa del territorio. L’articolo è di Valter Manzone.

***

Realizzate nel laboratorio di panetteria/pasticceria/pizzeria del Cfp, distribuite dai volontari della Protezione civile di Bra, le crostate e le focacce sono arrivate a tutti i numerosi ospiti e operatori delle RSA cittadine, alle sorelle Clarisse del monastero braidese, alla Croce rossa di Bra, alla Caritas interparrocchiale, ai Carabinieri in congedo e alla stessa Protezione civile. Per dire loro «grazie» per il lavoro che stanno svolgendo in questa pandemia e per addolcire la festa della Liberazione.
Le materie prime impiegate erano in laboratorio, acquistate per le esercitazioni che le allieve e gli allievi del corso di «panetteria, pasticceria e pizzeria» avrebbero svolto in quest’ultima parte dell’anno formativo. L’arrivo del Covid-19 ha però cambiato tutto. Il Paese si è fermato e anche la scuola con lui.

E i materiali erano sempre lì, con la scadenza che si avvicinava sempre più. Allora, al pasticcere Giacomo Raffreddato – uno dei tre formatori del corso, insieme ai colleghi Tommaso Elia e Claudio Vaira – è venuta un’idea: perché non trasformare le uova, la farina, il burro in crostate, da omaggiare alle persone che sono ammalate e a quelle che, quotidianamente, se ne prendono cura? Dall’idea ai fatti, il passo è stato breve. Giusto il tempo per coinvolgere un paio di aziende, fornitrici del nostro Cfp (la ditta Cherasco che porta i prodotti alimentari e lo scatolificio Giacosa, che ci invia le confezioni di carta per alimenti) le quali, venute a conoscenza delle finalità del progetto per il quale si sarebbero dovuti ordinare gli elementi mancanti, non hanno esitato ad omaggiarli.
Nelle giornate di mercoledì e giovedì scorso, il professor Raffreddato – con un assistente – ha iniziato ad impastare la frolla, a stenderla, a riempire le teglie, a ricoprire la pasta con la marmellata (offerta dallo stesso docente) e a cuocerle in forno. Le crostate sono state confezionate a coppie, nell’apposita scatola, fornita di etichetta con l’elenco dei componenti, la data di scadenza e una frase beneaugurale di don Bosco. Nel primo pomeriggio di venerdì 24 maggio, gli uomini della Protezione civile comunale, dopo aver caricato le grandi crostate e una serie di focacce, hanno iniziato l’opera di consegna.

Le beneficiarie sono state le 5 RSA cittadine (ovvero «Piccola casa della divina provvidenza», Mario Francone, I Glicini, Montepulciano e Soggiorno dell’Immacolata), senza dimenticare le associazioni di volontariato braidesi (CRI, Protezione civile e Carabinieri in congedo) che hanno dato una grossa mano alla collettività in tempo di pandemia. Poi la Caritas, che distribuisce generi alimentari a tante famiglie in difficoltà: a loro, abbiamo anche inviato le confezioni di roostbeef sottovuoto che, grazie al formatore Gonella, ci sono state inviate dalla ditta Oberto, nella quale opera sua moglie. E prima di sera, tutti i destinatari del nostro pensiero hanno telefonato per ringraziare il CFP per questo gesto semplice, che sa di solidarietà e di vicinanza.

Vai al sito

25 aprile 1945: l’ordine di insorgere a Milano partì dalla scuola dei salesiani

Pubblichiamo un articolo a firma di Luca Frigerio pubblicato dal sito della Chiesa di Milano sull’istituto salesiano di via Copernico alla vigilia della festa del 25 aprile. In via Copernico si riunirono i capi della Resistenza, da Pertini a Valiani, per definire la strategia finale per la liberazione dal nazifascismo. Il ruolo di don Della Torre, coraggioso sacerdote che fece da tramite con i partigiani lombardi.

***

Fu una visita memorabile: quarant’anni fa, il 25 aprile 1980, Sandro Pertini tornava nell’istituto salesiano di via Copernico a Milano. Diciamo «tornava» perché l’allora presidente della Repubblica era già stato diverse volte in quella sede e l’ultima proprio nel giorno del 25 aprile, ma del 1945. Tra quelle mura, infatti, il Comitato di liberazione nazionale alta Italia (Clnai) si era riunito fin dal primo mattino per decretare l’insurrezione generale che da lì a poche ore avrebbe portato alla liberazione dall’oppressione nazifascista e quindi alla fine della guerra.

Una lapide commemorativa, posta dal Comune di Milano nel porticato del cortile, ricorda questi fatti. I capi della Resistenza – oltre allo stesso Pertini anche altri leader politici del fronte antifascista come Arpesani, Basso, Marazza, Merzagora, Sereni, Valiani – già dall’inizio del 1945 si erano ritrovati nella “Sala verde” della scuola dei salesiani per mettere a punto le strategie finali della lotta partigiana, discutendo del futuro del Paese devastato dalla dittatura e dal conflitto.

Incontri segretissimi e assai rischiosi, come si può ben immaginare, anche perché l’Istituto Sant’Ambrogio si trovava, com’è ancor oggi, a pochi metri dalla Stazione Centrale che all’epoca era militarizzata (e quindi obiettivo di sabotaggi e di attentati da parte dei gappisti), mentre nelle adiacenze vi era il comando della brigata nera “Aldo Resega” e di un raggruppamento della guardia della Repubblica di Salò; senza contare che i tedeschi avevano requisito alcuni ambienti dei salesiani per utilizzarli come depositi (e in più occasioni vi fecero anche accampare reparti dell’esercito), così come il vicino Hotel Gallia era luogo di ritrovo degli ufficiali della Wehrmacht… Eppure, paradossalmente, proprio per questo i nazifascisti non poterono immaginare che il Comitato di liberazione nazionale si riuniva sotto il loro naso!

L’artefice di questa impresa, tuttavia, ha un nome preciso, ed è quello di don Francesco Beniamino Della Torre: figura ben nota nel mondo salesiano ambrosiano, ma che merita davvero di essere meglio conosciuta da tutti per tutto ciò che egli ha saputo realizzare in aiuto dei giovani e dei più deboli (dalle opere sociali di Sesto San Giovanni alla benemerita realtà di Arese).

Classe 1912, bresciano, laureato in lettere in Cattolica e in teologia alla Gregoriana, “Dondella” – com’era affettuosamente chiamato – fu ordinato prete salesiano allo scoppio della guerra e nel settembre del 1944 venne destinato all’istituto milanese come vicepreside. Nel più assoluto riserbo, ma avendo informato i superiori e d’intesa con l’arcivescovo Schuster, prese subito contatto con esponenti della Resistenza, fungendo da collegamento tra Milano e Como per fornire informazioni ai combattenti, ma anche per mettere in salvo ricercati e giovani renitenti (come, del resto, faceva il confratello don Enrico Cantù insieme ai giovani del contiguo oratorio di Sant’Agostino).

Colto e brillante, don Beniamino mostrò in varie circostanze un coraggio quasi spavaldo, arrivando a entrare in confidenza con ufficiali tedeschi per carpine notizie o per chiedere il loro intervento in favore di prigionieri e deportati. La mancanza di memoriali e di altra documentazione rende difficile oggi ricostruire con precisione il suo contributo alla lotta di liberazione, ma evidentemente fu proprio lui a portare gli alti esponenti del Clnai nell’istituto di via Copernico, tra lo stupore iniziale dello stesso Pertini (che pur era un ex allievo salesiano).

Tornando a quel 25 aprile di 75 anni fa, nel pomeriggio avveniva l’ultima, drammatica trattativa per la resa di Mussolini, in Arcivescovado, con la mediazione del cardinal Schuster. Ma il duce, allibito di fronte alla prova che i tedeschi da giorni stavano già negoziando con gli Alleati a sua insaputa («Ci hanno sempre trattati come servi e alla fine ci hanno traditi!», sbottò) e credendo forse di poter giocare un’ultima carta, preferì abbandonare la Curia e fuggire lungo il Lago di Como, in un disperato quanto inutile tentativo di sottrarsi al proprio destino.

Don Della Torre, intanto, sapendo bene cosa stava per accadere, riuscì ad avvertire quante più persone gli fu possibile dell’imminente battaglia per le strade della città, facendosi poi mediatore in diverse occasioni tra gli insorti e le truppe tedesche e repubblichine, per evitare ulteriori violenze e spargimenti di sangue. In questo seguendo le raccomandazioni del cardinal Schuster stesso, che da pastore voleva preservare la popolazione, che già aveva sofferto pene indicibili, da nuove tragedie nell’ora della liberazione.

Per approfondire questa pagina di storia si consiglia la lettura del libro di Francesco Motto: Storia di un proclama. Milano 25 aprile 1945: appuntamento dai Salesiani (Editrice Las).

Vai al sito