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Notte Nazionale del Liceo Classico: iniziative a Villa Sora e al liceo Valsalice

Spettacoli teatrali, musica, dibattiti, cineforum, degustazioni a tema ispirate al mondo antico e quant’altro la fantasia e l’energia di studenti e docenti saprà mettere in atto: venerdì 11 gennaio, dalle ore 18 fino alla mezzanotte, in 433 Licei classici in ogni parte d’Italia prenderà vita la quinta edizione della Notte Nazionale del Liceo Classico. Si tratta di uno degli eventi più innovativi ideati dalla scuola per promuovere il valore della cultura umanistica e l’attualità del suo studio.

Per la scuola salesiana saranno due i licei classici a partecipare: Villa Sora a Frascati (ICC) e il liceo Valsalice (ICP).

Per Villa Sora, l’appuntamento è venerdì 17 gennaio: le aule del centenario istituto salesiano “Villa Sora” si animeranno di laboratori e attività per la celebrazione del patrimonio del mondo classico a cui attingono le radici della nostra cultura. La Notte nazionale del liceo classico sarà inaugurata alle ore 18,00 da un intervento di grande prestigio: la presentazione dell’ultimo libro di Giulio Ferroni, L’Italia di Dante. Le celebrazioni procederanno con gallerie di lavori artistici, la premiazione del concorso letterario, attività proposte dagli studenti che sono i protagonisti assoluti della serata.

Al liceo Valsalice, sempre il 17 gennaio, dalle ore 18.30 inizierà un programma di attività che avrà come tematica principale: “Io e l’altro. Il liceo classico al centro del dialogo tra noi e lo straniero”. Ospite lo scrittore Enrico Remmert.

L’istituto Don Bosco Ranchibile di Palermo sul “Giornale di Sicilia” per le attività svolte a scuola

Riportiamo un articolo uscito sul Giornale di Sicilia il 22 novembre, nell’inserto GDScuola, sulle attività svolte dall’Istituto Don Bosco – Ranchibile di Palermo.

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Legalità ed inclusione, viaggi all’insegna della conoscenza, robotica e rispetto della natura. Sono soltanto alcune della attività svolte dall’Istituto Don Bosco – Ranchibile e dall’Istituto Comprensivo Antonio Ugo di Palermo e riportate da GDScuola di oggi, l’inserto del Giornale di Sicilia dedicato al mondo della scuola, pubblicato ogni giovedì.

“La diversità ci rende unici” recita la scritta nel murale sulla facciata che accoglie docenti, alunni, genitori e personale dell’istituto comprensivo Antonio Ugo. Un concetto diventato logo delle scuole-polo per l’inclusione, di cui l’istituto del quartiere Noce-Zisa è capofila regionale. Nella scuola, che conta 760 iscritti, c’è una forte presenza di alunni originari dello Sri Lanka e del Bangladesh.

Non solo integrazione e due studenti spiegano perché la famiglia ha deciso di iscriverli in questo Istituto. “Quando frequentavamo la scuola primaria abbiamo avuto la possibilità di visitare l’Istituto Antonio Ugo e di partecipare al progetto “Code Point” così abbiamo conosciuto la metodologia del coding, uno strumento efficace e divertente per sviluppare il pensiero computazionale. Ogni anno – raccontano – tutta la scuola partecipa alla “Code Week EU”, la settimana europea della programmazione, ovvero un’iniziativa che mira a portare la programmazione e l’alfabetizzazione digitale a tutti in modo divertente e coinvolgente”.

Multiculturalità, apertura e dialogo con Paesi vicini o lontani, a cominciare dal mondo arabo. È l’approccio adottato dall’Istituto Don Bosco, soprattutto nei tre licei, e in particolare in quello delle Scienze umane a indirizzo economico-sociale, nato lo scorso anno, proprio con una vocazione internazionale.

E imparare è anche divertirsi ed è quello che fanno gli studenti del Don Bosco con la super moderna “aula di robotica educativa”. Inaugurata a gennaio scorso, con il taglio del nastro del rettore dell’Università, è il luogo scolastico ideale, il sogno di tutti i ragazzi. Una sala all’avanguardia, dotata di numerosi kit di robotica, dove si inventa, si costruisce e ovviamente si impara, naturalmente.

 

Cnos Scuola e Cnos FAP al Job&Orienta di Verona

Giunto alla 29esima edizione JOB&Orienta è il più grande salone nazionale dell’orientamento, scuola, formazione e lavoro. La mostra-convegno si pone come luogo d’incontro privilegiato tra il visitatore e il mondo del lavoro, della scuola e della formazione, con informazioni ed eventi utili all’orientamento dei giovani.
Il Salone prevede un fitto calendario di appuntamenti culturali tra convegni e dibattiti, incontri e seminari, alla presenza di autorevoli esponenti del mondo dell’economia, della politica e dell’imprenditoria, destinati sia agli addetti ai lavori che ai giovani e alle famiglie. Non mancano, inoltre, laboratorispettacoli e vivaci momenti di animazione per coinvolgere attivamente i visitatori.

La rassegna espositiva si sviluppa nel padiglione 6 e nel padiglione 7: il pad. 6 è dedicato al mondo dell’istruzione, educazione, scuola, formazione docenti, mobilità internazionale e turismo scolastico e il pad. 7 è riservato  a università, accademie, formazione professionale e lavoro. Per organizzare al meglio la tua visita scegli i percorsi espositivi più adatti a te.

In ogni area, il profilo JOBInternational segnala le realtà italiane e straniere che promuovono la mobilità internazionale per lo studio, la formazione e il lavoro, mentre il profilo JOBinGreen mette in evidenza gli espositori che si adoperano per perseguire obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Infine, il profilo CreativityJOB valorizza le eccellenze del Made in Italy.

Scuola, la rappresentanza dei Salesiani al convegno dei Superiori Religiosi sulla libertà di scelta educativa

Giovedì 14 novembre si è svolto il convegno “Autonomia, parità e libertà di scelta educativa in Italia e in Europa” promosso da Usmi e Cism (con il patrocinio del Senato e della Cei), al quale ha partecipato una rappresentanza della scuola salesiana: don Roberto Dal Molin, presidente del CNOS e referente scuola per il CISM nel consiglio nazionale della scuola cattolica della CEI, don Giuliano Giacomazzi, ispettore delegato CISI per la scuola, i delegati della scuola del Piemonte, il prof. Mauro Pace dal Piemonte, don Lorenzo Teston e don Nicola Toffanello dal Triveneto, don Francesco Marcoccio, delegato Scuola della ICC con don Gino Berto, direttore dell’istituto Pio XI di Roma. Una presenza, quella salesiana, che rappresenta le 101 scuole in Italia con oltre 22mila studenti, oltre ai 64 Centri di formazione professionale con i loro oltre 26mila ragazzi.

All’incontro hanno partecipato il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della CEI e la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, la quale ha sottolineato come “La legge 62 molto ha fatto per dare vita a principi costituzionali, ma non ha prodotto i risultati sul piano sostanziale”. Il presidente della CEI, invece, ha dato un dato: “Negli ultimi 10 anni hanno chiuso mille istituti, ma non dobbiamo indurci a considerazioni pessimistiche. Ci sono anche tante realtà in cui le scuole aprono per dare risposta alla domanda di educazione cristiana che le famiglie desiderano per i propri figli”. Da parte sua, don Roberto Dal Molin ha detto: “In Italia il sistema scolastico è egualitario sulla carta, ma nei fatti non rimedia le differenze tra gli studenti legate al contesto familiare, sociale ed economico”.

Il prof. campione de L’Eredità torna dai suoi studenti a San Benigno: “La cultura vince sull’ignoranza”

Pubblichiamo la notizia dal sito dei Salesiani in Piemonte del campione della trasmissione di Rai Uno “L’Eredità”, il prof. della scuola media di San Benigno, che ha lasciato la gara per tornare dai suoi studenti.

Niccolò Pagani, giovane docente della Scuola Media Don Bosco di San Benigno, ha scelto di abbandonare a sorpresa la trasmissione TV “L’Eredità” con un discorso dedicato ai suoi allievi. La notizia è stata divulgata non solo dal Corriere della sera (il primo quotidiano italiano per diffusione e per lettorato) – della quale riportiamo di seguito l’articolo dedicato – ma anche dal “il caffè” del giornalista ed editorialista Massimo Gramellini. Si riportano le notizie pubblicate sul sito dell’opera.

Il campione de L’Eredità lascia il programma per tornare dai suoi studenti: «La cultura vince sull’ignoranza»

Niccolò Pagani, giovane docente del torinese, ha scelto di abbandonare a sorpresa la trasmissione con un discorso di commiato che ha commosso gli spettatori

«Il mio posto è là: ogni mattina in prima linea nella missione quotidiana dell’educazione e dell’onestà»: il campione in carica de «L’Eredità» Niccolò Pagani, giovane docente di San Benigno Canavese, ha scelto a sorpresa di abbandonare la trasmissione per tornare in cattedra.

Il messaggio agli studenti

Il professore ha annunciato la sua decisione leggendo un discorso di commiato, condiviso in occasione della Giornata Mondiale della Gentilezza dal conduttore Flavio Insinna sul suo profilo Facebook, in cui spiega che il suo compito come insegnante è dimostrare «ai giovani, che la gentilezza vince sulla violenza, la cultura vince sull’ignoranza, il sorriso sconfigge la rabbia e l’ironia batte l’odio, insegnando loro a non impugnare i coltelli, ma i libri, e a sostituire gli spintoni con gli abbracci».

«La scuola va protetta e va curata»

Il messaggio, importante soprattutto in questo periodo storico, si chiude con un invito a proteggere l’istituzione scolastica (e con un ringraziamento ai colleghi che dividendosi le supplenze gli hanno permesso di partecipare al programma): «Come ogni creatura fragile, anche la scuola va protetta e va curata. Per questo starò sempre dalla parte di tutti quegli insegnanti, preparati e costanti, che ogni giorno, con amore, fanno questo mestiere».

13 novembre 2019 (modifica il 13 novembre 2019 | 18:04) – di Arianna Ascione

Corriere della Sera

L’eredità

 

Sicilia, gemellaggio delle scuole salesiana con la Cina

Dal notiziario dell’Ispettoria Sicula

Si è conclusa, qualche giorno fa, l’esperienza di gemellaggio che ha portato 22 giovani studenti delle scuole salesiane di Sicilia, Don Bosco Ranchibile di Palermo (per la seconda volta) e San Francesco di Sales di Catania, in Cina, accompagnati dai due animatori pastorali don Arnaldo Riggi e don Paolo Fichera e dalla prof.ssa Cinzia Pennino: due settimane, dall’8 al 23 ottobre, cariche di un’esperienza arricchente tra le città della provincia cinese dello Jiangsu e Shangai.

Nella prima settimana gli studenti hanno vissuto in famiglie cinesi di studenti coetanei della Middle High School di Haimen, che hanno aderito allo scambio interculturale. I ragazzi hanno così potuto vivere la quotidianità della famiglia cinese e dei loro coetanei, apprezzandone le differenze culturali soprattutto a tavola, abbandonando forchette e coltelli e abituandosi all’uso delle bacchette che alla moltitudine dei piatti tipici dai sapori molto diversi dalla cucina mediterranea; ma ciò che è più importante hanno potuto sperimentare l’affetto e l’ospitalità genuina delle famiglie cinesi, che hanno aperto loro le case mostrando come si vive, si studia, si lavora e ci si diverte in Cina.

Ricchi di tale esperienza,  la seconda settimana è trascorsa tra le città più importanti della provincia, ammirando le bellezze che la Cina ha da offrire. Nanchino e Hangzhou, ex capitali dell’impero cinese, ricche di storia e di paesaggi incantevoli fatti di parchi e grandi laghi; Wuxi e il suo imponente Budda incastonato in un grande parco celebrativo e luogo di culto; e, infine, Shangai con i suo 25 milioni di abitanti e i suoi maestosi grattacieli, il più riconoscibile dei quali è la “perla d’oriente”, la torre di 390 metri. Splendida la serata passata sul battello, ammirando uno dei uno dei panorami moderni più belli e imponenti del mondo.

Questa bella esperienza ha dato la possibilità agli studenti di conoscere e sperimentare una cultura tanto differente dalla propria, arricchendosi e maturando un’ottima capacità di adattamento; inoltre hanno stretto nuove relazioni, sperimentando diversi modi di vivere e osservando un paese in continua evoluzione ed espansione economica.

I ragazzi sono tornati a casa di certo soddisfatti per l’esperienza e con un bagaglio culturale e umano di certo più arricchito, in attesa di Luglio 2020, quando i loro “gemelli Cinesi” verranno in Sicilia e potranno così ricambiare l’ospitalità ricevuta.

Roma, l’istituto Pio XI diventa “House of life”

Pubblichiamo da ANS

In occasione del 75° della Liberazione di Roma dall’occupazione nazifascista, e nel 90° della fondazione dell’Istituto Salesiano “Pio XI”, venerdì 18 ottobre la Fondazione Internazionale “Raoul Wallenberg” (IRWF) ha consegnato ai responsabili del centro educativo salesiano la targa che identifica l’Istituto Pio XI come “House of Life” (Casa di Vita), essendo stato luogo di rifugio e di salvezza di diversi cittadini ebrei ingiustamente perseguitati durante la seconda guerra mondiale. Nell’occasione è stata presentata anche la docu-fiction “LO SCUDO DELL’ALTRO – La Memoria del Dovere”, realizzata in collaborazione con l’Istituto Storico Salesiano (ISS), la “Senape Production”, la “Madriland Art” e il “Centro Cooperazione Culturale”.

Roma, autunno del 1943. La città è sotto l’assedio nazista. Non si guarda più l’altro come un fratello, ma come a un nemico. In un clima di paura e di sconforto si apprende del rastrellamento al ghetto ebraico da parte della milizia nazi-fascista, ma è solo la punta dell’iceberg e la speranza della fine della guerra, è appesa a un filo sottilissimo.

Ma alcuni baluardi di giustizia e umanità, nascosti agli onori della cronaca del tempo, fanno ancora riflettere su quanto può davvero fare l’uomo: scegliere di agire. Don Armando Alessandrini e don Francesco Antonioli, sono rispettivamente l’Economo e il Direttore dell’Istituto Salesiano “Pio XI” di Roma, una scuola e un convitto religioso del quartiere Appio-Latino. È da questi due uomini, prima che sacerdoti, a nascere l’idea di rendere l’istituto un “rifugio sicuro”, una casa che accoglie e che dà speranza a circa 70 ragazzi ebrei, sfuggiti alla Judenaktion – la persecuzione anti-ebraica. Nascosti e confusi tra tutti gli studenti della scuola, questi ragazzi, a volte bambini, hanno imparato canti, preghiere e usanze cristiane e in cambio hanno trovato fratellanza, accoglienza, vita.

L’Istituto Salesiano restò fermo in quell’inferno, le porte del suo colonnato aperte come delle braccia che accolgono: “Non abbiamo fatto che il nostro dovere” dissero a guerra finita, quando furono ringraziati e infine, anni dopo, riconosciuti come “Giusti fra le Nazioni”. Erano riusciti a vincere la sfida più grande dell’epoca: essere “l’uno lo scudo dell’altro”.

Ad oltre 75 anni di distanza Roma, anzi il mondo intero, non ha dimenticato quanto questo faro di speranza abbia illuminato la più profonda oscurità di un momento cruciale della storia dell’uomo, sentendo ancora il dovere di fare memoria di quel coraggio, di quel bene che immutato arriva fino a noi, ai giovani di oggi, accolti, come ieri, dal medesimo abbraccio.

Per questo, venerdì 18 ottobre, si è realizzato l’omaggio della consegna della targa di “House of Life” all’Istituto Pio XI. A fare gli onori di casa sono stati l’Ispettore per l’Italia Centrale (ICC), don Stefano Aspettati; il Direttore dell’Istituto, don Gino Berto, ed il Preside dell’Istituto prof. Marco Franchin.

Hanno poi preso la parola Uriel Perugia, Segretario generale dell’Unione delle Comunità Ebraiche d’Italia (UCEI); mons. Gianpiero Palmieri, vescovo ausiliare di Roma per il settore Est, Silvia Costantini, Vicepresidente della IRWF, ed Elena Colitto Castelli, Responsabile per l’Italia del progetto “Houses of Life”.

La cerimonia è poi proseguita con la presentazione della docu-fiction già citata, interpretata dagli allievi che oggi frequentano il “Pio XI”, i quali sono stati chiamati a mettersi, letteralmente, nei panni dei ragazzi di allora, per rivestirsi delle loro emozioni, della paura, della fame e del freddo e infine della gioia per la liberazione tanto attesa e infine avvenuta.

Il cortometraggio – realizzato nell’ambito del Piano Nazionale “Cinema per la Scuola”, finanziato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MIBAC) – è stato poi completato dalle interviste ai protagonisti di allora ed ha ottenuto la sua forma definitiva grazie al sapiente lavoro di ricostruzione storica di don Francesco Motto, dell’ISS, alla progettazione e al coordinamento del “Centro di Cooperazione Culturale”, e agli interventi dei responsabili di oggi: il Direttore e il Preside del “Pio XI”, don Berto e il prof. Franchin.

Nell’occasione, un grazie ulteriore è andato al drammaturgo Roberto Russo, che durante il passato anno scolastico ha guidato un laboratorio di scrittura con gli studenti degli ultimi anni del liceo; alla “Madriland Art”, l’associazione di allievi ed exallievi che da 12 anni porta avanti con grande generosità un laboratorio teatrale; e a Gloria Giordani (Regista) e Simone Andriollo (Direttore della Fotografia), entrambi della “Senape Production”.

Si segnala, infine, che alla realizzazione dell’evento, lo scorso 18 ottobre, hanno partecipato anche il Maestro Stefano Mhanna che ha emozionato tutti suonando, in un assolo di violino, brani simbolo delle vicende della seconda guerra mondiale; gli attori Adriano D’Amico (che interpreta don Antonioli), Claudio Panzironi (che interpreta don Alessandrini), e Riccardo Polizzy Carbonelli (che interpreta un gerarca fascista); e il giornalista Rai Marco Lollobrigida, che a partire dal vicende legate al tifo calcistico ha fatto riflettere i giovani su quanto alcuni temi, seppure legati ad una determinata epoca storica siano ancora di grande attualità e preoccupazione, come il rispetto della dignità umana, principio cardine della società civile e cristiana.

La manifestazione si è conclusa con la scoperta e la benedizione della targa-ricordo affissa nell’atrio dell’Istituto.

Salesiani Lombardia-Emilia: gli studenti intervistano il Prefetto di Brescia, ex allievo di Messina

Nell’Ispettoria Lombardo-Emiliana, per il progetto di alternanza scuola-lavoro, si svolge un corso di comunicazione sociale durante il quale gli studenti intervistano dei personaggi.
Riportiamo qui l’intervista fatta al Prefetto di Brescia, Attilio Visconti, ex allievo della scuola salesiana di Messina.

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Oggi abbiamo avuto modo di intervistare il prefetto di Brescia sig. Attilio Visconti, chiedendogli del suo passato salesiano e del rapporto che è rimasto tra lui e l’Istituto di Don Bosco.

D: Quali furono le motivazioni che la spinsero, all’epoca, a frequentare una scuola Salesiana?

R: Le ragioni sono legate al fatto che, essendo figlio di un Generale dei Carabinieri, mio papà fu trasferito da Roma a Messina e preferì consigliarmi la frequentazione della scuola Salesiana sul fermo convincimento che mi avrebbe aiutato moltissimo ad inserirmi nella nuova realtà. Credo che tale consiglio paterno fosse legato al fatto che mio padre visse per oltre 30 anni a Torino e conoscesse bene la realtà Salesiana e la sua vicinanza al mondo giovanile

D: Quale fu la prima impressione di quella realtà per lei che proveniva da una frequentazione scolastica diversa e per giunta da una metropoli come Roma?

R: Fui immediatamente colpito dal grande affiatamento che notai tra i miei nuovi compagni che non era esclusivo, o meglio respingente, ma che suonava come un invito di gruppo ad entrare a far parte di quella realtà senza alcun timore o timidezza. Insomma, mi sentii subito a mio agio nell’Istituto.

D: Ma con il passare dei mesi ha confermato queste sensazioni iniziali e, sopratutto, quale altra considerazione ha potuto aggiungere a supporto della sua scelta di frequentare un Istituto Salesiano?

R: Tre cose, mi ricordo, mi segnarono nei primi mesi di frequentazione e che porto sempre con me e che fanno parte del mio “zaino della vita” tra le cose care. La prima: i dieci minuti di preghiera mattutina nella Chiesa dell’Istituto S.Luigi di Messina insieme a tutti gli studenti di tutte le classi. Sembra poco ma, oltre a ricevere un beneficio morale che ti accompagnava per tutta la giornata ed a cui con il tempo ho attribuito un altissimo valore, era un modo per stare tutti assieme, studenti di tutte le età accomunati da un gesto comune, la preghiera, dopo la quale eravamo davvero tutti uguali.

La seconda: i miei insegnanti che, diversamente da quelli romani erano a nostra disposizione tutto il giorno; in qualsiasi momento erano presente fisicamente e professionalmente, partecipi direttamente delle nostre difficoltà come delle guide di riferimento nel difficile viaggio dell’apprendimento e della maturazione. Una sicurezza che ancora oggi rimpiango.

Infine la terza: lo sport, o meglio, il calcio, per me lo sport degli sport, che nel campo dell’Istituto S.Luigi ci vede protagonisti in appassionanti tornei, in allenamenti pomeridiani, nell’organizzazione di “sfide” accesissime ma parimenti corrette tra le varie classi. Il calcio rappresentò in quel periodo della mia vita, lo sfogo ideale dopo lo studio; l’occasione per cementare amicizie che a distanza di 40 anni sono ancora fortissime; il collante tra me, appena arrivato, e chi c’era prime di me creando in pochissimo tempo uno spirito di appartenenza che è quotidianamente vivo e di cui vado orgoglioso.

D: In conclusione consiglierebbe ai giovani questa scelta?

R: L’ho fatto. L’ho fatto con mio figlio che purtroppo, come me, ha dovuto “subire” le conseguenze della mia professione che mi vede girare per l’Italia, come era per mio padre. Gli ho raccontato delle mie esperienze e dell’aiuto morale e materiale che i “ragazzi di Don Giovanni Bosco” mi avevano dato e di come i dispiaceri per aver lasciato un ambiente nel quale ero già inseritissimo erano stati velocemente confortati da un ambiente accogliente, leale, spontaneo e sincero in ogni manifestazione. E tutto ciò a beneficio della mia crescita e della mia maturazione. Oggi, a distanza di 40, e con un mondo radicalmente mutato, credo con ancora più forza che questa scelta sia la più corretta, poiché gli Istituti Salesiani sono davvero in grado di garantire la formazione di un giovane in una società multietnica, inclusiva, fondata sulle pubbliche relazioni e bisognosa della riscoperta di valori fondanti quali l’amore per il prossimo, il culto della famiglia come cellula base della società, l’apprendimento che si traduce in istruzione e cultura, la cura del fisico a sostegno della mente votato al bene della solidarietà.

Queste le parole del Prefetto Attilio Visconti, che si sono rivelate molto positive e gentili nei confronti dell’Istituto Salesiano, in cui spera che anche il proprio figlio Antonio possa collezionare bei ricordi ed esperienze.