Su e Zo per i Ponti, oltre 10mila partecipanti per la missione salesiana in Amazzonia

Domenica 7 aprile 2019, oltre 10.000 partecipanti si è svolta la tradizionale Passeggiata di Solidarietà per le calli e i campi veneziani con un pensiero verso la missione salesiana di Iauaretê in Amazzonia (Brasile), al centro del progetto solidale 2019 della Su e Zo per i Ponti.

La Su e Zo rappresenta una grande giornata di festa e di solidarietà che continua di anno in anno. Il gruppo organizzatore della manifestazione, guidato dal coordinatore Mauro Forner, di anno in anno sta apportando piccole ma significative novità all’evento, nel rispetto della sua storia e della sua tradizione così come costruita negli anni dal fondatore, il sacerdote salesiano don Dino Berti.

Dopo l’introduzione di “Su e Zo social”, il social wall del sito web www.suezo.it che anche quest’anno si è rapidamente popolato dei contributi fotografici degli stessi partecipanti, raccolti da Instagram, Twitter e Facebook con un unico hashtag #suezo2019, grande interesse ha suscitato la Su e Zo App, l’applicazione per smartphone Android e iOs, grazie alla quale i partecipanti hanno potuto usufruire di una mappa interattiva ricca di contenuti aggiuntivi realizzati appositamente per l’Itinerario Culturale abbinato alla manifestazione redatto dal Settore Turismo del Comune di Venezia e dedicato quest’anno all’artista veneziano Jacopo Tintoretto nel cinquecentenario della sua nascita.

Grande novità del 2019 il progetto Su e Zo per i Musei che riunisce numerosi musei e altri luoghi di interesse che hanno offerto ingresso a tariffa ridotto ai partecipanti alla manifestazione per l’intero fine settimana.

Molto apprezzata la presenza di un “ecocompattatore” al punto di ristoro allestito presso il Porto di Venezia, grazie al quale ogni 3 bottiglie di plastica compattate è stata consegnata una borraccia in omaggio a ciascun partecipante, per un totale di oltre 1000 borracce firmate Su e Zo / #EnjoyRespectVenezia.

E già si guarda avanti alla prossima edizione, la 42°, già lanciata da TGS Eurogroup assieme al Comune di Venezia per domenica 19 aprile 2020.

Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito web dell’evento all’indirizzo www.suezo.it, scrivere una mail a info@suezoperiponti.it o visitare i canali social Facebook, Twitter, Instagram e YouTube.

La manifestazione è promossa dalle associazioni: TGS Eurogroup – A.Ge.S.C. (Associazione Genitori Scuole Cattoliche) – C.T.G. (Centro Turistico Giovanile) – Ex Allievi Don Bosco – F.I.S.M. (Federazione Italiana Scuole Materne) – NOI Associazione – Associazione Salesiani Cooperatori – Associazione San Francesco della Vigna – Associazione Dodicesima Contrada – con il Patrocinio di Regione Veneto, Città Metropolitana di Venezia, Comune di Venezia, Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, Ufficio Nazionale CEI per la Pastorale del Tempo Libero Turismo e Sport – con la collaborazione del Settore Programmazione e Gestione degli Eventi e Tutela delle Tradizioni e del Settore Turismo del Comune di Venezia.

 

Cnos-FAP Piemonte con il protocollo TechPro2 fa rivivere il mito delle Tute Bianche della Fiat 500

L’Associazione CNOS-FAP Regione Piemonte attraverso il protocollo TechPro2 sarà presente negli eventi “457 Stupinigi Experience”, le kermesse dedicate alla vera sede natia della FIAT 500: gli attuali meccanici in tuta bianca faranno rivivere il mito degli storici tecnici che accompagnarono la nascita del Cinquino.

Il primo prototipo della futura Nuova 500 venne infatti presentato per la prima volta a Stupinigi il 18 ottobre 1955 come progetto 400, poi re-ingegnerizzato come 450 ed infine messo in vendita nel 1957: la sequenza dei codici nativi dell’iconica utilitaria italiana è stata raccolta dal toro nell’ingranaggio di Ruzza Torino, nel dedicato progetto 457 Stupinigi ed è proprio nelle fasi natie che nacque la leggenda delle tute bianche.

Quando nel 1957 fu finalmente pronta ad essere messa in vendita, la FIAT 500 venne svelata il primo luglio all’allora capo del governo italiano Adone Zoli, nei giardini del Viminale, quindi venne affidata alle tute bianche dei meccanici FIAT: il giorno seguente, 2 luglio 1957, furono loro a gestire le auto alla prima presentazione pubblica, organizzata in una serata mondana a porte chiuse a Torino, in cui le tute bianche assistettero alle prime guide del Cinquino tanti nomi di spicco, fra cui il campione del mondo di Formula 1 Nino Farina.

FIAT 500 tornerà ad avere presentazioni tecniche live negli eventi “457 Stupinigi Experience”, grazie ai contributi del CNOS-FAP del Piemonte, e verranno realizzati progetti esperienziali mirati alla conoscenza della storia del Cinquino. In questo senso sarà fondamentale l’apporto della LGR del docente di motorismo Ludovico Gonella, che interverrà come direttore tecnico ed organizzatore delle risorse.

Il debutto del primo progetto tecnico è fissato a Parco Valentino  e porterà alla ricostruzione di un leggendario prototipo del passato, facendo richiamo al fatto che FIAT lanciò nel 1958 la versione Sport della 500.  CNOS-FAP ed LGR ne riporteranno in vita il prototipo, ricreando da zero una 500 storica con motore motociclistico: il progetto durerà 4 anni ed evolverà in 8 tappe, all’interno degli eventi “457 Stupinigi Experience”, sotto la concezione e la direzione tecnica di LGR e l’intervento di CNOS-FAP tramite la sede operativa di Fossano (Cuneo). 

Il progetto 457 Experience prosegue nella propria vocazione di raccogliere tutti i grandi nomi che hanno scritto la storia di FIAT 500 e il ritorno delle tute bianche si va ad unire ad un altro grande ritorno, ricordando che nel 2018 Mirella Rovatti si è prestata ad essere madrina della nascita degli appuntamenti dopo essere stata madrina del lancio della FIAT 500 nel 1957.

In estate andrà in scena la “457 Stupinigi Pop Experience”, con cui verranno celebrate le storiche date di aperture alle vendite: il turno estivo scatterà il 15 giugno (Facendo richiamo alla data del 1936 in cui venne messa in vendita la prima FIAT 500, che la storia volle poi venir soprannominata popolarmente “Topolino”) e si concluderà il 4 luglio (Ricordando la data del 1957 in cui vennero aperte le vendite della Nuova 500, poi popolarmente “Cinquino”).

In autunno andrà invece in scena la “457 Stupinigi Sweet Home Experience”, in cui si celebreranno le origini di FIAT 500, ricordando che il primo modello venne presentato a Stupinigi il 18 ottobre 1955 e venne presentato insieme a tante altre auto di origine torinese divenute poi leggendarie, quali la 1100, la 600 Multipla e la Bianchina. La tappa autunnale scatterà sabato 5 ottobre con la presentazione e terminerà proprio il 18 Ottobre a Stupinigi, con il 457 Season Debriefing, appuntamento in cui tutti i protagonisti della stagione si raccoglieranno per organizzare nuove idee e progetti per la stagione successiva.

 

ICP, entusiasmo, amicizia e sana competizione tra i 2400 studenti al CFP Day

Entusiasmo, amicizia e sana competizione.  Questi i valori centrali della giornata che, mercoledì 10 aprile 2019, si è svolta nella casa salesiana di Rivoli Cascine-Vica dove ben 2400 allievi dei 13 Centri di Formazione Professionale del Piemonte e Valle d’Aosta si sono ritrovati per dare vita ad una moltitudine di tornei e stand per la promozione della salute e delle attività fisiche e motorie.

Ritrovo alle 9 della mattina e poi via con tornei di calcio, pallavolo, basket, soccer human ball e calcio balilla. E poi ancora un toro meccanico, una pista per go-kart a pedali e le sale del cinema-teatro don Bosco Rivoli che hanno trasmesso film per tutta la giornata. Insomma una giornata in puro stile salesiano in cui lo spirito di Don Bosco, attraverso i 400 formatori dei vari centri, ha più che mai fatto emergere un clima di gioia piena in cui riscoprire amicizie e sentire sulla pelle il bene che si cerca di trasmettere a questi giovani.

 

Perché organizzare questa giornata? Ecco le parole di don Stefano Mondindelegato della Pastorale Giovanile Salesiana, che sintetizzano la risposta:

Educarli a stare assieme, dirgli che gli si vuole bene in modo speciale. Organizzare con loro per farli sentire protagonisti e ridirci che c’è un alleanza che va nella formazione in classe – laboratorio – tempo libero. Questi ragazzi ci chiedono di restituirgli un po’ di speranza anche negli affetti, in persone che si dedicano a loro e con le quali avere un confronto per crescere. 

Lucio ReghellinDirettore generale del Cnos-Fap Regione Piemonte, commenta cosi:

Una grande festa per tutti i ragazzi dei centri della Formazione Professionale.

Una giornata che vuole evidenziare come la FP salesiana si distingua dalle altre, in quanto punta a formare tutta la persona del giovane che compie il percorso. Non solo dal punto di vista formativo, fornendo competenze utili per proiettarsi nel mondo del lavoro, ma guarda anche la formazione della persona e la sua crescita.

 

Franco Dessì, Sindaco di Rivoli, invece, dice:  

Vedere tanti giovani in questo ambiente, impegnati in giochi riempie il cuore e dà buonissime prospettive per il futuro.

 

Spazio Fratto Tempo: come Don Bosco, dalla parte dei ragazzi nell’orientamento al lavoro

Spazio fratto tempo è un progetto di accompagnamento all’inserimento lavorativo rivolto ai giovani dell’area metropolitana di Torino  di età compresa tra i 15 e i 29 anni con un ISEE al di sotto dei 25 mila euro”. A spiegare il progetto è Alessandro Brescia, referente della progettazione per la parte della pastorale giovanile e AGS.

“È la risposta salesiana e di altri entri che fanno parte del nostro partnerariato, come ciofs e l’Enaip, insieme con AGS per il territorio e insieme con l’Università di Torino IUSTO Rebaudengo, al bando della Compagnia di san paolo “Articolo +uno” che prevedeva la possibilità di presentare dei progetti per sperimentare modalità innovative di ingresso nel mondo del lavoro rivolto ai giovani più vulnerabili, i famosi “NEET”, e  quelli con ancora meno possibilità.

Abbiamo messo insieme questi enti ed elaborato dei percorsi dove gli operatori dei Servizi al lavoro, gli orientatori e i responsabili imprese collaborano con i nostri educatori. L’obiettivo è creare un’alleanza educativa, sullo stile del primo contratto educativo di Don Bosco, tra educatore, orientatore e tutor aziendale. Nel famoso contratto, Don Bosco firmò insieme con il padre del ragazzo e con l’impresario il contratto di apprendistato.

Qui, stiamo provando a fare la stessa cosa: agganciare i ragazzi dei nostri oratori, ma anche oltre i cancelli, per proporgli un percorso di accompagnamento, fatto di presa in carico individuale da parte dell’educatore, per elaborare con l’orientatore della formazione professionale, quello che è il percorso più adatto al ragazzo. È una cosa nuova che stiamo provando a spiegare alle aziende: anziché fare normali selezioni, con questa modalità potrebbero avere delle figure adulte di riferimento – l’educatore e l’orientatore di formazione professionale – che insieme a lui accompagnano il ragazzo in un tirocinio o inserimento lavorativo”.

ILE, l’oratorio di Ferrara torna a Casa

Di Elena Mastellari, membro della Consulta nazionale MGS

Dopo quasi sette anni finalmente torniamo a Casa.

Perché è di questo che si tratta: una Casa in cui possiamo incontrarci, e incontrarLo, come comunità. Come può una Famiglia crescere senza una Casa?

L’oratorio San Benedetto di Ferrara in questi sette anni ci ha provato, con non poche difficoltà, a far fronte ai danni causati dal terremoto del maggio 2012.

Non è stato semplice abituarsi all’idea di dover andare a celebrare Messa nello stesso posto in cui ci saresti tornato al pomeriggio con un sacchetto di popcorn in mano per vedere un film (il teatro della casa, ndr).

Sette anni. Possono risultare una vita. È stato incredibile vedere gli occhi sgranati di quei bambini che sabato sera sono entrati per la prima volta in chiesa. Sono gli stessi bambini che ogni tanto ho sentito chiedere sottovoce ai propri genitori la domenica mattina “Ma quindi ora che film guardiamo?”. E son sempre loro che al pomeriggio teneramente si facevano un segno di croce prima di uscire dal cinema dopo lo spettacolo.

Sette anni. Ero curiosa di vedere i volti di quei ragazzi che pur non ricordandosi nemmeno di come fosse fatta la chiesa all’interno, si sono dati da fare per tornarci il prima possibile e che hanno sperimentato la bellezza dell’aiutarsi. A ogni chiamata da parte dei nostri sacerdoti c’era sempre qualcuno, giovane e adulto, pronto a rispondere “io ci sono”.

Fino a venerdì eravamo qua dentro con scope e mascherine a pulire e sabato ci siamo tornati senza polvere e per festeggiare. Insieme.

Sette anni che tra tante fatiche sono passati.

Ora non ci resta che Ringraziare e continuare a vivere la nostra quotidianità ma con la consapevolezza che ora abbiamo nuovamente una Casa dove c’è sempre Qualcuno che ci aspetta (e senza la fretta di dover andare via perché “bisogna preparare per il film del pomeriggio”!).

ISI, concluso il 30° capitolo ispettoriale: “I giovani sono il nostro roveto ardente”

Il 30° Capitolo Ispettoriale della Sicilia, che si è appena concluso, è solo un tassello del grande mosaico dei capitoli ispettoriali, che ancora in gran parte del mondo le altre ispettore stanno celebrando. Il Capitolo, sia generale che ispettoriale, è l’assemblea più importante per la vita della Congregazione Salesiana. È un momento di condivisione, di riflessione e soprattutto, di riflessione sulla pastorale che si desidera promuovere nei prossimi anni, per il bene dei giovani destinatari e principali protagonisti della missione salesiana e per i Soci, i Salesiani, che hanno scelto di vivere in comunità fraterne.

Nel messaggio introduttivo alla terza sessione, l’Ispettore ha sottolineato come «viviamo un momento particolare della storia dell’umanità con due coordinate che orientano il nostro impegno di riflessione e la nostra ricerca di traiettoria di azione, nel cammino intrapreso di discernimento fatto di ascolto-interpretazione-scelta». La prima coordinata è la Chiesa, mentre la seconda è la Congregazione.Queste pongono l’Ispettoria in un perenne discernimento per dare risposte concrete, pratiche e creative.

Nel messaggio introduttivo il sig. Ispettore ha chiesto ai presenti di scorgere don Bosco alle origini della Congregazione, per cercare di trovare slancio apostolico e risposte concrete, per fare la bella copia, del lavoro abbozzato dal santo dei giovani. L’Ispettore ha ricordato come il ritorno alle origini, non serve per vivere nella nostalgia di quanto si è fatto, ma è utile per uno slancio virtuoso e apostolico del futuro.

Nei discorsi di apertura e di chiusura ha richiamato gli elementi significativi per la vita dell’Ispettoria a conclusione del 30° Capitolo Ispettoriale.

Il messaggio finale si concepisce come una splendida lettura sapienziale radicata alla realtà attuale che vive la Sicilia Salesiana. Una lettura coerente e realistica dei tempi e delle situazioni già vissute, ma anche di quelle da vivere nel futuro ormai prossimo. Mette in risalto la bellezza e la ricchezza proprie della Sicilia e della Tunisia, rammentando i punti su cui bisogna lavorare per migliorarsi, per rispondere efficacemente alle sfide che si presenteranno.

«Da parte mia – scrive l’Ispettore – in ascolto di quanto è emerso in questo cammino di condivisione e discernimento, facendo memoria di quanto vissuto e guardando in prospettiva, mi pare di poter cogliere tre tratti che caratterizzano la nostra identità di Salesiani e la nostra missione trai i giovani condivisa con i laici educatori».

L’icona biblica proposta da don Ruta a conclusione di questo importante incontro è la chiamata di Mosè (cfr. Es 3), la quale sintetizza i meccanismi di discernimento dell’Ispettoria, che vanno portati avanti con tenacia nei prossimi anni.

Il primo tratto sono i giovani: “il roveto ardente” per ogni salesiano. Così come è stato affermato a conclusione del CG 27: «Per mezzo di essi Dio ci parla e ci attende in essi. Sono la ragione per cui ci siamo sentiti capaci di dire sì alla chiamata del Signore, sono essi la ragione della nostra vita».

L’ispettore ha invitato l’assemblea a discernere, con attenzione nei prossimi anni, il percorso di ridisegno delle presenze per rispondere con generosità alle sfide del futuro, senza dimenticare che la presenza salesiana in Sicilia è nata dopo la chiusura di Albano e di Ariccia, decisa della stesso don Bosco nel 1879.

La pastorale giovanile in Sicilia è un terreno fertile, che non bisogna trascurare, ma piuttosto continuare a curare per poter dare ancora buoni frutti.

Il secondo tratto su cui continuare a riflettere è il legame con il popolo, a partire dalla condivisione delle sofferenze e dalle oppressioni, che costantemente gravano sull’umanità, in particolare sui giovani.

«Non siamo onnipotenti, ma umili e semplici segni di liberazione e predilezione di Dio per i giovani più poveri. Siamo chiamati a ritornare nella terra in cui operiamo, cogliendo ogni vita e l’intera storia con le orecchi e il cuore di Dio».

L’Ispettoria nonostante un’età media alta dei salesiani, gode di una buona vitalità. Gode di salesiani felici, consapevoli di contribuire alla salvezza dei giovani e del popolo di Dio. Per continuare su questa strada bisogna vivere nell’ottica della formazione permanente prendendosi cura della comunità, affinché la vita da essa vissuta sia salesianamente dignitosa, cercando di collaborare con i laici appassionati e motivati.

Il terzo ed ultimo tratto è il cammino condiviso verso… la terra promessa. Si tratta di attuare un cammino di purificazione, mettendo a fuoco quello che lo Spirito Santo ispira, dando priorità alle anime. Egli afferma: «Il bene delle anime, infatti, va ricercato e realizzato “bene” anche nei suoi aspetti gestionali e temporali». A conclusione del messaggio, l’Ispettore invita ad imparare dagli errori del passato per migliorare la gestione della vita comunitaria e pastorale.

A distanza di qualche giorno metteremo a fuoco i punti salienti di questo capitolo per camminare avanti e a testa alta, consapevoli che si è inseriti nel grande progetto di Dio, e che la missione ha sempre una sola sorgente il «Da Mini Animas, coetera tolle».

“Io lo so cosa significa attraversare il mare”: l’accoglienza raccontata e testimoniata a Santeramo (Bari)

Un sabato pomeriggio, una partita a calcio … Fino a qui sembra una giornata qualunque nell’oratorio di Santeramo a Bari, ma c’è una squadra di ragazzi mai visti prima, con una divisa colorata di cui vanno fieri: provengono dal Camerun e hanno qualcosa da dirci. Dopo una vivace partita, organizzata dalla PGS e dal gruppo missionario dell’oratorio, con la collaborazione della parrocchia “Sacro Cuore” di Santeramo, gli amici del Camerun ci hanno donato un pezzo della loro storia in un incontro aperto a tutta la comunità.

Sentiamo continuamente parlare di accoglienza, integrazione, migranti, ma molto spesso ci riduciamo a numeri e dati che non contano più quando capita di guardare negli occhi,  ascoltare la storia di qualcuno che ha un nome e un cognome. Giovani che hanno rischiato il tutto per tutto, che sono partiti “quando il mare sembrava più sicuro della terra”  adesso sono nel nostro Paese e sono aperti al dialogo, al confronto, allo scambio. Non è stato difficile, è bastato un pallone, una bella partita, una chiacchierata e infine una testimonianza che ha insegnato, letteralmente “segnato dentro”, ciascuno. Il bello dell’accoglienza, come faceva notare uno dei ragazzi del Camerun, è che, diventa tale solo quando è a due direzioni: accogliere significa aprirsi all’altro e lasciare che l’altro si apra te. Bisognerebbe imparare a dare valore a tutte le culture, a partire dalla propria, come ricordava un altro giovane, ma, non credere mai che la propria cultura o una qualsiasi possa essere superiore a un’altra. Durante la testimonianza, c’erano persone di tutte le età, completamente diverse le une dalle altre, ma tutte animate dalla curiosità e dalla certezza che c’è qualcosa che va oltre i numeri, le notizie, le testate giornalistiche. Dietro questi giovani c’è davvero un mondo da scoprire ed è stato bello avere la possibilità di esplorarne una parte.

Ludovica Plantamura, oratorio Santeramo

 

ICC, inaugurata la parrocchia San Ponziano a Olbia: “Questa opera può essere un ponte per chi cerca risposte”

Domenica 31 marzo ad Olbia è avvenuta l’inaugurazione della  Chiesa di San Ponziano Papa, e dei relativi locali parrocchiali affidata dal vescovo Monsignor Sebastiano Sanguinetti ai Salesiani della Circoscrizione Italia Centrale.

In questa occasione erano presenti oltre al Vescovo, il Superiore della Circoscrizione, don Stefano Aspettati, l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Olbia la signora Simonetta Raimonda Lai, l’architetto Antonello Spano e le maestranze delle ditte Campesi e Zicchittu che hanno curato l’aspetto edile e impiantistico dei lavori.

Il progetto è stato finanziato con i fondi dell’8 per mille destinati alla Chiesa Cattolica. Questa inaugurazione è il coronamento di un processo durato circa 3 anni, periodo durante il quale i Salesiani si sono lentamente inseriti nel territorio sia a livello ecclesiale che a livello sociale.

La missione affidata alla comunità è quella di vivere e comunicare il carisma salesiano attraverso la Parrocchia e l’Oratorio ma anche mediante iniziative offerte principalmente agli adolescenti e ai giovani che spesso non frequentano gli spazi parrocchiali. Proprio per loro sono state ristrutturate alcune porzioni dell’edificio dedicate all’ospitalità, per vivere significative esperienze di riflessione, confronto e fraternità.

La sfida è impegnativa ma va lentamente prendendo consistenza anche attraverso una rete educativa che si sta tessendo tra le realtà ecclesiali, scolastiche e sociali che condividono tempi ed energie in un processo educativo rivolto alla realtà giovanile della città di Olbia. I Salesiani della Circoscrizione credono che quest’opera possa contribuire a costruire uno di quei “ponti” capaci di unire adulti e giovani nel comune e splendido percorso di ricerca del senso profondo della vita, aprendosi anche al servizio dei più deboli.

Don Valerio Baresi e la comunità salesiana di Olbia.

 

 

IME, a Bari il convegno su economia, legalità e società: “Necessaria la civiltà dell’amore”

“Narrazione e cronaca della città che vogliamo. Economia, legalità, società”: è il titolo del I Convegno sociopolitico che si è tenuto il 23 marzo,  organizzato dall’Istituto salesiano Redentore e dal Laboratorio Don Bosco oggi,  con il patrocinio dell’Ordine dei giornalisti.  Il tema della città, inteso come manifestazione della dimensione sociale dell’umano, è stato declinato nel campo dell’economia da suor Alessandra Smerilli, docente alla Pontificia Facoltà “Auxilium” e alla University of Pennsylvania e membro della consulta femminile del Pontificio Consiglio della Cultura. La religiosa ed economista ha affrontato diverse tematiche connesse alla ripartizione della ricchezza mondiale, allo sviluppo economico e al lavoro.
Don Francesco Preite sdb, direttore dell’Istituto salesiano Redentore, ha invece centrato il suo intervento nel contesto concreto del quartiere Libertà, auspicando un’evoluzione della nozione di “economia”, da ricerca continua ed esasperata del profitto a mezzo al servizio del bene comune. Don Giuseppe Ruppi sdb, presidente del Laboratorio Don Bosco oggi, ha presentato il libro “Il riscatto. Fuori dal tunnel dell’usura” della giornalista Michela Di Trani, avviando un interessante dialogo con l’autrice

“Oggi più che mai è necessario riscoprire la nostra cultura ma in un’ottica di incontro con l’altro, di sviluppo delle relazioni e di confronto”, ha detto don Giuseppe Ruppi. “Questo è ciò che come laboratorio culturale facciamo. Proprio in un quartiere come quello del Libertà di Bari, che vive pesantemente un disagio nel non riuscire a creare dialogo e incontro. Oggi è difficile trovare il confronto, c’è solo un doppio monologo di due che si rincorrono nell’affermare le proprie idee. Invece serve arrivare delle forme di formazione al dialogo e così riuscire a creare quella speranza che nasce da una visione profonda del proprio io che si relaziona con l’altro e diventa un Altro, con la a maiuscola. Per cui c’è davvero la presenza del Suo amore. E per cui bisogna mettere in pratica quello che diceva San Paolo Vi cioè la civiltà dell’amore. Questo è il contributo che noi cristiani dovremmo dare nella società, cercare di avere dialoghi che siano di speranza”.

“Se i cristiani convergono sulle necessità dei fratelli nel cercare soluzioni condivise, questo diventa un buon punto di partenza per la città che vogliamo”, ha detto invece don Francesco Preite. “Il cristianesimo non è ideologia, né filosofia. È incontro con la persona di Gesù nel volto dei fratelli. Se partiamo da questo ecco che rendiamo la fede più concreta, più solidale, più capace di accogliere, includere e supportare i bisogni dei fratelli e di cambiare la società nell’ottica dello sviluppo integrale della persona. Oggi l’economia di profitto ci sta portando alla massimizzazione dei costi e degli stessi proventi. Dobbiamo ritornare a pensare ad un’economia di relazione e non di profitto”. La comunità dei Salesiani vive nel concreto queste difficoltà. Sono l’unico presidio sociale del quartiere Libertà di Bari: “Nel concreto – conclude – questo quartiere è in piena emergenza educativa. Per questo bisogna che privati, istituzioni, parrocchie e associazioni investano e pensino insieme per intervenire sui bisogni dei fratelli, soprattutto più giovani. Serve che la società investa sulla creazione del lavoro perché esso è collaborazione alla creazione del Creato”.

“Abbiamo esigenza e urgenza, nell’ottica della Laudato Si’ e di un’ecologia integrale, di pensare a questo tema nel suo complesso. Di conseguenza mettere insieme ambiente, relazioni ed economia. Con dei circoli virtuosi che sono di un modello nuovo di sviluppo”, ha detto invece suor Alessandra Smerilli. “Le città oggi si stanno sempre più popolando, hanno bisogno di essere pensate in maniera diversa. Le città oggi, con i modelli attuali, non sono più sostenibili. Allora esiste certamente l’importanza delle relazioni al centro di tutto ma anche pensare in modo nuovo la città nella quale sempre più persone vivranno e avranno il loro futuro, considerando però anche il fatto che la popolazione della città sta diventando spopolamento per altre”. “Le città sono di fatto i luoghi che noi viviamo, in cui spendiamo la nostra vita”. “Per questo, dal locale possono nascere pratiche che poi diventano massa critica per tutti. Ed è fondamentale per questo mantenere l’importanza del lavoro nelle società. Nella Genesi, quando Dio crea il mondo, chiede all’uomo di dare un nome agli animali. Significa che la creazione non è compiuta e Dio chiede all’uomo la collaborazione all’opera di creazione. In una visione cristiana quindi il lavoro è partecipare alla trasformazione del mondo”.

INE, la visita del Rettor Maggiore all’ispettoria

Il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Ángel Fernández Artime, accompagnato dal suo Segretario, don Horacio López, ha fatto visita all’Ispettoria Salesiana “San Marco”, INE, di Mestre e alle varie realtà salesiane ad essa connesse, da venerdì 15 a lunedì 18 marzo 2019.

 Il suo percorso in Triveneto è iniziato venerdì 15 marzo con i Vespri e la Buonanotte con le comunità dell’Ispettoria, dell’Istituto Superiore Salesiano “San Marco”, dell’Istituto Universitario Salesiano di Mestre e Verona, lo IUSVE, e con la Casa Salesiana “A. Zatti”.

Sabato 16 marzo, si è recato all’Assemblea con i Confratelli, dove tutti i salesiani si sono riuniti per ascoltare le impressioni e i consigli del decimo successore di don Bosco. Dopo l’eucarestia e il pranzo insieme, nel pomeriggio si è recato all’Oratorio Salesiano di Schio per incontrare i ragazzi e far visita alla comunità. Ad accoglierlo tanti giovani e una realtà oratoriale che rappresenta a pieno lo stile proposto da don Bosco.

Ha proseguito la serata con la Buonanotte, a Mestre, con i ragazzi e gli animatori del Movimento Giovanile Salesiano, organizzata dall’équipe della Pastorale Giovanile.

Domenica 17 marzo, il Rettor Maggiore, ha partecipato ad uno degli eventi pastorali più attesi dai giovani: la Festa dei Ragazzi 2019. È stato l’ospite principale di questa edizione e ha saputo prendere parte all’iniziativa con il carisma e lo spirito di condivisione che lo contraddistinguono. Ha presieduto l’Eucarestia, concludendo il suo intervento in modo amorevole e carismatico.

Nel pomeriggio, si è recato all’Opera Salesiana di Padova, l’Istituto Maria Ausiliatrice, dove ha terminato la giornata con i Vespri, con la comunità delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Lunedì 18 marzo, il Rettor Maggiore, ha presieduto il Consiglio Ispettoriale a Mestre, e nel pomeriggio ha fatto visita al Complesso Salesiano di Mogliano V.to.

In particolare, alle 15,00, è iniziato, presso l’Aula Magna dell’Istituto Salesiano “Astori”l’incontro rivolto ai Laici delle Case dell’Ispettoria del Nord-Est che ricoprono ruoli di responsabilità all’interno delle varie realtà salesiane.

È stato bello vedere volti conosciuti emozionarsi e divertirsi alle parole del Rettor Maggiore, che con il suo carisma ha saputo dare preziosi consigli a tutti i presenti. Un approfondimento all’insegna della chiarezza, sulla situazione presente e sull’orientamento da prendere per il futuro. La consapevolezza e l’amorevolezza hanno rappresentato due elementi imprescindibili per vivere la realtà salesiana oggi e per poterci operare, nel pieno dello spirito di don Bosco. L’incontro si è svolto nella modalità di dibattito con domande preparate da ogni realtà salesiana presente e si è concluso con l’intervista organizzata dai ragazzi della Radio Universitaria di Mestre, la “Cube Radio” dello IUSVE, l’Istituto Universitario Salesiano di Venezia e Verona. Successivamente, l’ultima tappa per il Rettor Maggiore è stata la Comunità Proposta di Mogliano V.to, con i giovani in ricerca vocazionale.

Con la giornata di lunedì si è conclusa la visita del Rettor Maggiore in Triveneto: una “tre giorni” di impegni, promesse, risposte e tanto tanto carisma salesiano.

Francesca Bonotto, redazione SalesianiNordEst.it