Festa Giovani MGS Sicilia, oltre mille giovani da tutta la regione si sono ritrovati a Palermo

Domenica 21 aprile si è svolta la Festa Giovani del MGS di Sicilia nella Casa Salesiana del “Gesù Adolescente” di Palermo con la presenza di 1100 giovani provenienti da tutta la Sicilia, tra cui numerosi volontari del Servizio Civile Universale!

È stata una giornata piena di gioia, divertimento, riflessione e preghiera: nel vero spirito del Movimento Giovanile Salesiano, che con questa festa ha dato ufficialmente inizio al 50° anniversario della sua nascita!

Gli animatori dell’oratorio di Librino e il messaggio lanciato da don Alberto Anzalone, delegato di PG della ISI, Suor Maria Grazia Tripi e Angela Caradonna ci hanno introdotti al tema centrale della festa: il sogno! Il sogno di don Bosco, fatto 200 anni fa ma che ancora oggi continua ad essere attuale e continua a rubare i cuori dei tanti ragazzi che lo chiamano padre, maestro ed amico!

In seguito, le testimonianze di Pablo, Chiara e Gloria, tre ragazzi di Fraternità, community di giovani che si riuniscono per stare insieme alla presenza di Gesù, ed Enrico Interdonato, cresciuto nel MGS, psicologo e psicoterapeuta, che è stato tra gli ideatori del progetto “Liberi di scegliere”, iniziativa che lotta per la prevenzione criminale e la possibilità di dare una nuova proposta di vita a ragazzi emarginati e figli di mafiosi, attraverso le loro testimonianze di vita ci hanno raccontato come è cambiata la loro vita da quando conoscono Gesù e come vivono il loro sogno nel quotidiano.

Successivamente, “la Compagnia degli OratTori” dell’oratorio di Messina Giostra, ha messo in scena il musical “Il sogno di Giuseppe” emozionando il cuore di tutti gli spettatori con un messaggio molto importante: “perdonando troverai la strada giusta per amare”.

Dopo il pranzo sono stati aperti numeri stand con giochi, balli, info sui percorsi di missionarietà, rami della famiglia salesiana e alla scoperta dei sogni di don Bosco.

Infine, il momento centrale dell’intera giornata è stata la Celebrazione Eucaristica, animata dal coro MGS di Palermo e presieduta da don Franco Di Natale, Vicario Ispettoriale ISI che ci ha ricordato l’importanza di “avere il coraggio di sognare un mondo che ancora non si vede, andando oltre ogni difficoltà, perché è Lui che ci dona il coraggio di realizzare il nostro progetto di Felicità”.

Con la Festa Giovani è stato ufficialmente inaugurato il 50º anniversario del MGS.

E adesso, con il cuore ricolmo di gioia e gratitudine, ci prepariamo ai numerosi eventi che ci aspettano, il pellegrinaggio Torino, Mornese e Roma, i campi estivi, il Sinodo Mondiale del MGS e il nuovo anno che sarà ricco di eventi per ricordare, celebrare e festeggiare la presenza del MGS in Sicilia!

MGS Piemonte e Valle d’Aosta: pellegrinaggio in Puglia 2024

Torna per le ragazze e i ragazzi dalla terza superiore terminata ai 26 anni dell’Ispettoria del Piemonte e Valle d’Aosta la possibilità di partecipare al Pellegrinaggio MGS la prossima estate, meta di quest’anno: la Puglia.

Con il tema “Costruttori di pace“, il percorso si estenderà da domenica 11 agosto a venerdì 16 agosto 2024.

Diverse le tappe in programma:

  • Una tappa veloce scendendo, per la Santa Messa
  • Lecce: visita alla città e approfondimento sul tema della pace
  • Alessano: confronto con la figura di don Tonino Bello, nel suo paese natale
  • S. Maria di Leuca: Santa Messa nel punto più a Sud della Puglia, dove i 2 mari si incontrano
  • Brindisi: incontro con il giovane Matteo Farina (verso la beatificazione)
  • Bari: testimoni sul tema della legalità
  • Colle don Bosco: nel 200° del sogno, ci uniremo coi giovani del SYM mondiale

Si dormirà nelle case salesiane di Lecce e Bari, in saloni e palestre (portare ognuno il proprio materassino/sacco a pelo).

Il viaggio sarà in bus, con partenza al mattino presto da Valdocco e ritorno nel tardo pomeriggio del 15 agosto.

L’arrivo al Colle Don Bosco, tappa conclusiva, è previsto al mattino del 16 agosto. Lì i ragazzi parteciperanno alla S. Messa al termine del SYM Day nel bicentenario del sogno. Dopo pranzo, il rientro a casa.

Costi e pagamenti

  • Quota totale: 300 € tutto compreso
  • 1° Caparra: 100 €, da versare entro il 24 maggio
  • Saldo: entro il 3 luglio

I pagamenti avvengono come casa, non come singoli. La causale indicherà il numero di quote per le quali si invia il pagamento.

L’IBAN a cui inviare i pagamenti è:

  • IT63O0569601000000001110X54
  • Banca Popolare di Sondrio (BIC POSOIT22XXX)
  • Intestato a: CIRCOSCRIZIONE MARIA AUSILIATRICE PIEMONTE E VALLE D’AOSTA
  • Causale: Puglia_casa_n. quote (esempio: Puglia_Foglizzo_n. 5)

Nei prossimi giorni sarà disponibile il link alle iscrizioni.

Per info:

Scarica la locandina

Speranza, fede e carità: le virtù teologali al centro della Proposta pastorale MGS per il triennio 2024/2027

Speranza, fede e carità: le virtù teologali, in questo ordine, sono il cuore della Proposta pastorale per il triennio 2024/2027 del Movimento Giovanile Salesiano. Dopo il triennio che si sta per concludere, il MGS vuole rimanere accanto ai giovani, continuando a crescere insieme come Italia Salesiana. Nel percorso che ha portato alla stesura del presente documento è stato fondamentale condividere il discernimento con Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Salesiani Cooperatori, Associazioni promosse e co-promosse dei centri nazionali, in particolare CGS e TGS.

Il percorso generale del triennio è organizzato in base alle tre virtù teologali: speranza, fede e carità. Tre documenti saranno importanti da tenere sullo sfondo: Spe salvi di Benedetto XVI, Lumen fidei di Francesco, Deus caritas est di Benedetto XVI. Accanto a questo sfondo magisteriale saranno poi ripresi ogni anno un’icona biblica ed eventuali spunti a livello ecclesiale.

Vi sono poi cinque attenzioni specifiche, che risuoneranno in tutto il triennio, e che saranno sviscerate nei tre  quaderni di lavoro, in base alla virtù dell’anno corrispondente. Dunque, riprenderemo ogni anno gli stessi cinque bisogni, ma con registri diversi:

1. Prima evangelizzazione;
2. Attenzione agli ultimi;
3. Accompagnamento personale, di gruppo e di ambiente;
4. Corresponsabilità nel lavoro educativo-pastorale;
5. Unificazione della vita.

Partendo dalla tematica centrale del Giubileo del 2025 “Pellegrini di speranza”, la virtù scelta per accompagnare il primo anno è la speranza. I temi e i contenuti della prima proposta pastorale sono:
– L’invito a prepararsi e a vivere nel migliore dei modi il Giubileo della speranza del 2025, mantenendone lo stesso testo biblico di riferimento, Lc 4, 16-20;
– L’introduzione allo spirito missionario che caratterizza fin dalle sue origini l’esperienza apostolica di don Bosco.
Da qui nasce il titolo della proposta: Attesi dal Suo Amore.

La Proposta Pastorale 2024/25 è composta complessivamente da quattro elementi, tra loro interconnessi:
Quaderno di Lavoro: esso è da intendere non come sussidio pratico di pronto utilizzo, ma come strumento di ispirazione ecclesiale, biblica e carismatica sui temi scelti;
Materiali QRcode: sarà previsto uno spazio che sia una sorta di archivio di materiale che via via verrà messo a disposizione come strumento utile alla progettazione e alla costruzione di percorsi ispettoriali, territoriali e locali. Si
tratterà prevalentemente di rimandi a pagine di approfondimento dal sito della rivista Note di pastorale giovanile:
1. Testi significativi di documenti magisteriali o salesiani;
2. Bibliografia tematica per l’approfondimento;
Numero speciale NPG: questo vuole essere da una parte approfondimento di alcune tematiche dell’anno pastorale, e dall’altra una proposta di concretizzazione del metodo di lavoro per le realtà locali, scandito dai tre momenti già sperimentati del riconoscere, interpretare, scegliere. Così, se il Quaderno di Lavoro offre le ispirazioni, il numero speciale di NPG potrà offrire una metodologia;
Sussidio formativo per le comunità SDB/FMA: questo è lo strumento che riprende la proposta pastorale per il cammino spirituale delle comunità salesiane e di alcuni gruppi della Famiglia Salesiana.

 

Guarda il sito del MGS

 

Playlist di vita

Dalla rubrica di NPG Voci dal mondo interiore  – a cura dei giovani MGS-Italia.

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di Ludovica Plantamura (23 anni, animatrice dell’oratorio di Santeramo – Ispettoria Salesiana Meridionale – .  Ha conseguito da poco una laurea in lettere. Le piace leggere, strimpellare la chitarra e fare lunghe passeggiate)

L’oratorio – lo sa bene chi lo frequenta – non è solo un luogo per passare il tempo vuoto (o libero) e stare qualche ora con amici e a chiacchierare, ma è uno stile, un modo di essere e di pensarsi.
Essere animatori in questo ambiente poi radica e consolida questo stile.
È come sentire dentro una melodia, fatta da sensazioni, da emozioni, da valori, da scelte, di un percorso che segna anche una svolta. Essa ha certamente segnato la mia adolescenza e tutt’ora segna, spero con un upgrade, la mia giovinezza.
Questa “melodia” penso possa essere anche espressa e narrata con delle canzoni, canzoni del cuore (quelle che a volte uno canticchia senza sapere perché), che hanno scandito alcune tappe importanti, che hanno fatto risuonare alcune domande, che hanno accompagnato nei giorni tristi e hanno entusiasmato le esperienze più belle. Se la mia vita interiore fosse una playlist, suonerebbe più o meno così (ammetto di aver dovuto fare un’ardua selezione, ma solo per non tediare il lettore).

I bet my life – Imagine Dragons
Nel 2015 comincia tutto. Prima frequentavo l’oratorio, ma niente di serio. Da quell’anno in poi le cose cambiano. Al mio primo camposcuola, così di botto, viene fatta al mio gruppo la proposta del cammino di pre-animazione. Ricordo che dovevamo fare un gesto in cui gli animatori ci diedero delle fishes da poker, non per ludopatia, ma perché eravamo chiamati a scegliere se e quanto avremmo voluto scommettere su quella proposta. Ne conservai una per me, perché non sapevo ancora se fossi disposta a giocarmi il tutto per tutto. Non frequentavo l’oratorio da molto e non ero presente assiduamente come gli altri, non mi era facile stare con tante persone, parlare in pubblico, fare il primo passo, ma sapevo che volevo fare qualcosa per gli altri e quella proposta concretizzò l’idea. Da quel momento sono entrata nel giro e sono ancora qui.

Un bene dell’anima – Jovanotti
Che cos’è un amico? Nessuno lo sa dire, centomila libri non lo sanno spiegare.
Il mio cammino di animazione e di vita non sarebbe stato e non sarebbe lo stesso senza degli amici veri. Sono quelli con cui condividi esperienze forti e del quotidiano, con cui puoi essere vulnerabile, con cui puoi essere davvero chi sei. Sono quelli con cui potersi dire “ma non ardeva forse in noi il nostro cuore?”. Sono gli stessi con cui chiacchieri davanti ad una birra, ridi fino alle lacrime e sosti in silenzio in un momento di adorazione. Sono quelli che ti abbracciano forte senza soffocarti e con cui sai di poter smerciare ferite e sogni. Senza amici veri rischierei di vivere distante dalla realtà, isolata da tutto il resto oppure dispersa in un mondo iperconnesso, ma senza legami.

Fango – Jovanotti
L’unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente… vivere senza accorgermi di ciò che mi sta intorno, andare a dormire senza sapere perché ho vissuto o accontentarmi di “tirare avanti”. Ho sempre avuto paura di non vivere pienamente, che non significa fare 1000 +1 esperienze, ma diventare davvero chi sono e donarmi per come sono, lasciarmi amare e amare in maniera libera e autentica. Un salesiano di fiducia una volta mi ha detto che non dobbiamo chiederci perché viviamo, ma per chi. Forse è davvero così, “sentiamo” la vita, ci accorgiamo di viverla a pieno solo quando la doniamo, non quando siamo paralizzati nel fare i conti su cosa potremmo andare a perdere, su quali aspettative potremmo deludere o quali equilibri sconvolgere.

Paura di niente – Jovanotti
Ho sentito il tuo respiro dentro al mio e sono stato felice e non avevo paura di niente.
Come si vede, ho un po’ una fissa per Jovanotti, comunque la paura declinata sotto vari aspetti è una costante della mia vita, dalla paura di sbagliare alla paura del giudizio altrui, dalla paura di ferire alla paura di scegliere. Il rischio di essere tutto sommato una “brava persona” ti mette addosso una specie di armatura, per cui ai propri occhi o agli occhi degli altri consapevolmente o no ci si sente quasi in dovere di rispondere a delle aspettative: la ragazza studiosa, l’animatrice disponibile, la figlia rispettosa… i rischi sono o tirarsela e credersi a posto solo perché ci si affanna per accontentare tutti oppure, al contrario, sminuirsi sempre per non esporsi troppo, per non dare fastidio a nessuno e rimanere nel proprio angolino sicuro. Ad oggi posso dire che in entrambi i casi non si è felici. Dal peso delle aspettative, da un’armatura troppo larga o troppo stretta mi libera una relazione autentica con il Signore, che non è data una volta per sempre, ma che giorno per giorno si costruisce o ricostruisce. Lì intravedo uno sguardo diverso su di me e sugli altri, uno sguardo vero, “respiro e sangue” che silenziano le paure e amplificano il desiderio di essere felice.

Resistenza – Fulminacci
Ma tu dove sei? Non so neanche cosa cercare.
Quando si fa esperienza che il Signore esiste davvero, quando si sperimenta che non è un perfetto sconosciuto o uno dei tanti meccanismi dell’universo, non è facilissimo rimanere nell’assenza, quando non si “sente” più niente oppure quando succede qualcosa che non ci si sa spiegare. Spesso ho pregato con le parole di Fulminacci, ho vissuto periodi di aridità, di silenzio e di dubbio in cui faccio fatica a stare. Quando succede provo a rimanere, cercando di non forzare nulla.

Assurdo – Anastasio
Che senso ha il dolore? Perché esiste? Perché Dio non fa niente? Davanti al dolore non ci sono grandi discorsi da fare, è assurdo, impossibile da comprendere. Il dolore è assurdo perché esiste. Nella mia vita ho ricevuto tanto bene, ma anch’io nel mio piccolo ho fatto i conti con il dolore che non sai spiegare, che permane e logora e ho visto soffrire altri senza poter fare nulla. Il dolore è sempre visto come qualcosa da anestetizzare o da assolutizzare. Nella canzone di Anastasio mi colpiva il fatto che alla fuga dal dolore della prima parte corrisponde l’inseguimento dell’amore, quando ci si accorge che si è ancora vivi, che si ha ancora un cuore che pulsa. Forse non capirò mai fino in fondo la logica della croce, ma lì vedo il punto di congiunzione, il culmine del dolore e dell’amore assurdo, che va al di là delle nostre forze, meriti e peccati. Gesù non è scappato dal dolore, è rimasto e l’ha attraversato in pieno e superato, non per masochismo, né per esibizionismo, ma unicamente per amore, per quanto assurdo possa sembrare.

Charlie Brown – Coldplay
In oratorio a Santeramo e non solo ho avuto la possibilità di conoscere diversi ragazzi e ragazze in questi anni, qualcuno per più tempo, qualcun altro per qualche mese o pomeriggio, ma sono incontri che – traducendo i Coldplay – hanno acceso una scintilla, una fiamma nel mio cuore. Credo che siano davvero ciò che conta nel mondo, i fiori che possono spaccare il cemento e la luce che può illuminare il buio. Se ho fatto qualcosa di buono per loro in questi anni è stato anche perché ho visto figure più grandi fare questo: c’è stato qualcuno che ha trovato in me un punto accessibile al bene e ci ha creduto, qualcuno a cui sapevo di potermi rivolgere e di cui mi sono fidata. Il bene ricevuto ha generato bene donato.

Non ancora – Eugenio in via di Gioia
Nell’animazione all’inizio credevo che tutto dipendesse da me, che i miei soli sforzi bastassero a fare del bene, che spettasse a me vedere il risultato, l’effetto immediato di ogni mio gesto, ma non funziona così. Noi seminiamo e basta, e non cogliamo più o meglio, non ancora. In questi anni sto imparando che l’animatore è chiamato a seminare sempre e a prescindere. Anche quando sembra che non ne valga la pena, quando nessun altro scommetterebbe più nulla. Può essere sicuramente faticoso, ma penso sia una delle peculiarità più belle del servizio che possiamo offrire: non negare a nessuno la possibilità di dare frutto, ciascuno secondo il proprio tempo, anche quando non dovessimo esserci noi a vederlo. E poi che più di idee stratosferiche o discorsi ad effetto conta esserci nelle piccole cose, nelle situazioni di ogni giorno.

La fortuna che abbiamo – Bersani
Canzone che mi ricorda l’ultimo camposcuola a Torino e l’invito di don Bosco: “io abbozzo, voi stenderete i colori”. Chi ha la fortuna come l’ho avuta io e tantissimi altri giovani di far parte di questo stesso disegno può metterci il suo, ciascuno con il proprio colore, con la propria vita e non può tenersi questa cosa per sé. Qualche tempo fa – neanche troppo in realtà – non avrei mai accettato di scrivere pubblicamente queste righe, ma questa e tante altre possono essere occasioni per dipingere con un colore più intenso questo disegno che non vedo per intero, ma che si rivela pennellata dopo pennellata e di cui sono felice di far parte.

 

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Voci dal mondo interiore – Una rubrica a cura dei giovani MGS Italia

Dalla rubrica di Note di Pastorale Giovanile “Voci dal mondo interiore”.

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Imparando da S. Artemide Zatti  Cristina Schullern (21 anni, infermiera; fa parte della consulta giovani dell’Ispettoria salesiana ILE, ed è educatrice degli adolescenti nell’oratorio ad Arese)

Ho a che fare con persone malate che stanno nel reparto di cardiologia dell’ospedale. In questo lavoro porto tutta me stessa, con le mie caratteristiche, le mie sensibilità, i miei pregi e difetti, che danno quella nota di unicità a me come persona e al mio operato. Certo, mi piace pensare (e desidero) che in questo lavoro la persona che sono riesca a portare un piccolo sollievo ai malati. Per fare questo spesso mi chiedo chi sono io nel mio lavoro e come vorrei essere.
Certo, sono infermiera, e fa parte del mio dovere (la mia deontologia, la chiamano, io lo chiamo più senso del dovere) in ospedale, occuparmi di loro, impegnarmi per dare e riconoscere loro il massimo della dignità, del rispetto e del sollievo. Sono lì per ascoltare e soddisfare i loro bisogni, per conoscere le loro storie, i loro timori e per accompagnarli nella loro malattia, nella sofferenza e nel momento della morte. Questo lo sento anche congeniale al mio carattere, quel senso di attenzione e cura, quello sguardo di rispetto e di amore per l’essere umano soprattutto nella sua fragilità e nel suo bisogno. Ma riconosco anzitutto che per vivere questi atteggiamenti al meglio mi ispiro molto alla figura di Sant’Artemide Zatti, un salesiano “coadiutore” (laico) argentino, di origine italiana, che è stato canonizzato qualche anno fa; e mi è sembrato una cosa provvidenziale, perché era proprio nei tempi in cui studiavo per diventare infermiera e avere un modello di “infermiere” cui ispirarmi mi ha fatto capire che è possibile trovare anche in questa via la possibilità di “santità”: di realizzazione personale e di aiuto agli altri. Per cui mi ritrovo molto nella definizione di un testimone, il quale lo descrisse come il “buon Samaritano” che tende la mano, solleva e cura.
Anche sul “come” farlo prendo spunto da lui. In un libro che ho letto su di lui, scritto da d. Pierluigi Cameroni, quello che ne ha seguito la “causa” di santità, si dice che trattava tutti con “criterio di bontà e disponibilità” e i testimoni affermano che non lo si vide mai triste proprio perché le sue caratteristiche erano la gioia e il sorriso.
Mi è sembrata la strada tracciata anche per me, che rispecchia chi sono e chi vorrei tanto essere. Mi piacerebbe portare serenità, gioia, speranza e conforto ai pazienti che incontro. Vorrei strappare loro un sorriso, farli sentire guardati e meno soli attraverso anche solo il mio modo di trattarli, di considerarli. Parlo con loro e li ascolto, anche al di là delle cose legate a cure e medicine, perché desidero conoscerli meglio perché si sentano persone, non malati o pazienti, classificati in base alla patologia per cui sono stati ricoverati, e chiedano-pretendano di essere conosciuti e considerati come persone uniche e irrepetibili, come essi sono. Mi piacerebbe avere il tempo per STARE e basta. Capisco però che nella realtà quotidiana tutto questo è molto difficile da realizzare: siamo sempre di fretta, il tempo per semplicemente “stare” svanisce e molte volte il sorriso si spegne perché la fatica è tanta. Capita anche che il carattere dei singoli pazienti sia difficile da sopportare. Allora mi ricordo di quanto era solito dire il “mio santo”: “A volte ti può capitare uno con una faccia simpatica, altre volte uno antipatico, però davanti a Dio siamo tutti uguali”. Anche questa è una sfida, e me la pongo sovente. Nella vita quotidiana, fuori dal contesto lavorativo, quando una persona non mi va a genio tendo ad evitare ogni contatto con essa e ad andare per la mia strada. Quello che posso nel mio quotidiano ovviamente non posso farlo in ospedale. Allora devo essere in grado di andare “oltre” la simpatia/antipatia, e di guardarla con occhi nuovi che vadano oltre le mie sensazioni, mettendo l’altra persona, con la quale faccio fatica, prima di me.
Se questo è comunque un aspetto del Vangelo che mi ricorda l’atteggiamento di Gesù verso tutti (siamo tutti figli di uno stesso Padre), e dunque riguarda la mia vita cristiana, c’è un altro aspetto in cui sento molto il senso del mistero di Dio: all’interno del mistero della morte. Nell’assistenza che presto mi impegno a fare il possibile per dare sollievo e rispettare la dignità delle persone, nonché fargli pregustare quasi un assaggio di Cielo. Quando poi giunge la morte, in un momento in cui sono sola con la persona, sento che ho la possibilità e la grazia di affidarla a Dio, con un “l’eterno riposo” e a farle un segno di croce sulla fronte: mi sembra quasi che così la “preparo” per l’abbraccio eterno del Padre.
Sento che la sfida quotidiana è quella di trasformare il lavoro in relazione, di lasciar trasparire in esso le qualità del rapporto umano rispettoso e attento; insomma di non spaccare in due la mia vita, come se il quotidiano fosse un’altra cosa dal lavorativo, come se fossi due persone, la Cristina della vita e l’infermiera della professione. In questo trovo assolutamente prezioso e valida la testimonianza personale del “mio” santo e le sue frasi, semplici ma ricche di umana saggezza e di fede. Sicuramente anche per lui non sarà sempre stato facile, quasi dimenticare se stesso per farsi tutto ai suoi malati, ma di certo ha mostrato che è possibile vivere e lavorare così. Questo nei momenti di difficoltà mi rincuora molto, soprattutto in quei giorni in cui mi chiedo: “chi me l’ha fatto fare?”.
So che con le mie sole forze non ce la potrei fare: impazienza, stanchezza, amarezze… e poi lo straziante incontro con la sofferenza di bambini. Ho bisogno di un costante aiuto dal cielo. E così (ma qui vorrei essere davvero discreta) mattina e sera, mentre vado al lavoro in macchina, dico le mie preghiere, e mi sembra quasi di parlare anche a quel volto bonario e simpatico di S. Artemide. Gli chiedo di essere aiutata nel mio lavoro. Gli chiedo che i miei pensieri, le mie mani, i miei occhi, i gesti che compirò siano strumenti per trasmettere pace, speranza e un “pezzettino di cielo” ai malati con cui entrerò in relazione in quella giornata. Devo dire che questo mi aiuta molto, e faccio le cose con minor precipitazione o timore, e a volte mi sembra di avere come una illuminazione su come agire o come gestire una determinata situazione.
Ricordo una volta in particolare in cui mi stavo prendendo cura di una signora che, pur capendo quello che io le comunicavo, tuttavia non riusciva a parlare. Sentivo che aveva bisogno di qualcosa, ma non capivo di cosa nello specifico. Allora ho chiesto aiuto allo Spirito (Lui conosce tutte le lingue!), e poco dopo sono riuscita a capire che voleva essere girata su un fianco e che aveva bisogno di bere dell’acqua. Certo, nulla di eclatante e fuori dal comune, ma questo banale episodio mi ha fatto comprendere, ancora una volta, quanto noi siamo costantemente ascoltati da Dio e quanto lui sia presente e oserei dire “sul pezzo” nel nostro quotidiano.
Ecco, questo è un pezzettino del mio “mondo interiore”, e lo tengo “dentro” di me, al momento non lo condivido con nessuno dei miei colleghi o dei miei pazienti. Fa parte della mia fede e del mio rapporto con Dio, che è personale e intimo. Non so se dovrei anche testimoniarlo, parlarne, condividerlo. Forse questo sarebbe un ulteriore passo in avanti nella mia vita, forse proprio questo vorrebbe dire “essere missionari”. Ma al momento non mi sento ancora del tutto libera (o capace) di testimoniare apertamente la mia fede. Ecco perché custodisco tutto questo nel segreto: solo io e Dio lo sappiamo e questo mi basta, anche perché è quello che conta. Su queste cose “intime” penso che sia possibile aprirsi solo quando si può essere veramente “compresi” dall’altro. Immagino che sarà possibile nel futuro, per intanto ho ancora poca esperienza e comunque devo consolidare questi miei pensieri e sentimenti. Per questo al momento preferisco mantenere un profilo neutro all’esterno, ma dentro sento di assimilare i sentimenti di Gesù e di abilitarmi al suo sguardo, uno sguardo misericordioso e buono con tutti, per far sentire soprattutto ai deboli e ai fragili che il Padre sta con loro, è dalla loro parte… e poi cerco di agire di conseguenza, superando difficoltà e fatiche.

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Forum MGS Lombardia-Emilia Romagna sulle orme di Sant’Artemide Zatti

Il 24 e 25 febbraio 150 giovani dai 18 ai 30 anni del Movimento Salesiano hanno partecipato al Forum MGS Lombardia-Emilia Romagna, tra Parma e Boretto.

L’arrivo presso l’oratorio salesiano San Benedetto di Parma era previsto per le 13:30, ma ad aspettarli c’erano già i ragazzi della consulta MGS ed il coro che dal giorno precedente hanno contribuito alla preparazione dell’evento. 

Dopo pranzo i giovani riuniti hanno potuto godere delle bellezze artistiche della città di Parma, le quali hanno ispirato riflessioni spirituali

In seguito si sono recati nel teatro del comune di Boretto, accolti dal parroco don Giancarlo Minotta, per assistere allo spettacolo “Artemide Zatti giocava a campana” di Manuela Chiaffi che ha permesso di incontrare la storia del santo. 

Quest’uomo di umili origini, trapiantato in Argentina, scopre che anche nella fatica della malattia è presente l’amore di Dio che gli dona una gioia profonda e lo porterà a dedicarsi ai più deboli tanto da cantare, lodare e ringraziare il Signore con la preghiera: “Pedalo, canto, prego”, come è stato detto dall’attrice. 

La giornata è terminata con la processione eucaristica tra le strade del paese, momento di preghiera e di riflessione accompagnati dai punti salienti della vita di sant’Artemide. 

Durante la Veglia, il santo ha ricordato che la felicità dipende da come si vive l’oggi, “imparando a riconoscere quella promessa di felicità che Dio ha messo in ogni istante della vita, in ogni gesto, sguardo, dolore, fallimento, crisi e addirittura nella morte”.

Dopo aver passato la notte ospitati dalle famiglie della comunità pastorale sant’Alberto e sant’Artemide, che hanno aperto con infinita generosità e cura le loro case, nella mattinata il gruppo di giovani ha visitato i luoghi di sant’Artemide Zatti

Guidati dalle parole chiave della vita di Zatti “credetti, promisi, guarii”, si sono susseguite delle testimonianze di vita, che hanno permesso di calare nella quotidianità gli insegnamenti del santo.

Nel pomeriggio, invece, ha avuto luogo un momento di condivisione, per riprendere e riflettere ulteriormente su quanto vissuto nella due giorni.

A conclusione dell’evento, insieme alle famiglie ospitanti e con la partecipazione del sindaco Matteo Benassi, è stata celebrata la Santa Messa per ringraziare dell’esperienza di bellezza vissuta. La celebrazione è stata presieduta da don Roberto dal Molin, ispettore dei salesiani della Lombardia ed Emilia Romagna, il quale ha sottolineato tre parole che ricorrono nella vita di Artemide Zatti: passaggio, gratitudine e distacco.

In segno di memoria di questi giorni di condivisione, di dono e di preghiera, ci siamo lasciati con una foto, con la promessa di un’amicizia che avrà modo di continuare nel tempo.

MGS Triveneto, Meeting giovani 2024

Dal sito del MGS Triveneto.

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Negli ultimi anni pastorali, nel Triveneto, abbiamo assistito a una maturazione e definizione di un nuovo approccio al servizio delle case salesiane e delle realtà ecclesiali a livello ispettoriale. Pur mantenendo forti intuizioni ed elementi positivi delle iniziative passate, ci siamo innovati adottando nuove forme e strutture. La nostra priorità si focalizza nel guidare i ragazzi a vivere appieno l’essere discepoli-missionari all’interno delle proprie vite. Queste attività sono frutto di una progettazione, esperienza e animazione congiunte tra le Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) e i Salesiani di Don Bosco (SDB).

Il Meeting Giovani MGS è una proposta che il Movimento Giovanile Salesiano Triveneto propone a tutti i giovani delle superiori che frequentano le case salesiane e le parrocchie della nostra Ispettoria. Don Bosco pensava ai giovani come apostoli e missionari di altri giovani. Lo slogan Giovani per i Giovani sintetizza bene questa grande idealità: essere giovani che si prendono cura dei loro coetanei, ma allo stesso tempo anche della propria anima.

Il Meeting Giovani MGS vuole aiutare i giovani ad entrare in questa dinamica di cura e di dono attraverso gli elementi fondanti del carisma salesiano e lo sfondo della Proposta Pastorale dell’Italia Salesiana. Rappresenta un’occasione formativa di ampia convocazione caratterizzata dagli ingredienti tipici della festa salesiana: allegria, gioco, preghiera, incontro con testimoni, condivisione tra coetanei, l’incontro sacramentale con Gesù nella confessione e nell’Eucaristia.

La proposta prevede tre incontri annuali, il primo a settembre, il secondo a febbraio e il terzo a giugno. Ogni evento, a sua volta è preceduto il giorno prima dal PreMeeting. Un’occasione per coloro che del Triennio desiderano dare una mano ed essere maggiormente coinvolti nell’Animazione del Meeting del giorno seguente.

2^ Meeting Giovani MGS – Aldilà del muro – 25 Febbraio 2024 – Mogliano Veneto

Cari Giovani del Movimento Giovanile Salesiano del Triveneto, il 2024 è iniziato e noi vogliamo viverlo nel migliore dei modi. Vi invitiamo perciò al secondo Meeting Giovani MGS – Aldilà del Muro!
Quest’anno festeggiamo il 200° anniversario del sogno dei 9 anni, occasione nella quale ci verrà consegnata una segnaletica per tornare a sognare come don Bosco: senza paura, ma con Fede e coraggio!

Informazioni
Quando: 25 Febbraio 2024
Dove: Mogliano Veneto – Collegio Salesiano Astori
Per chi: ragazzi e ragazze dalla 1^ alla 5^ superiore.
Che cosa: una giornata di festa, di ascolto, riflessione e preghiera, di musica, danze e gioco!

Per l’occasione abbiamo invitato dei testimoni speciali: due ragazzi di “Rondine – Cittadella della Pace”, un’organizzazione che si impegna per la riduzione dei conflitti armati nel mondo e la diffusione della propria metodologia per la trasformazione creativa del conflitto in ogni contesto.

Per la partecipazione

  • Il contributo per la partecipazione è di 15€
  • Per iscriversi segui le indicazioni presenti in questa pagina
  • Il pranzo è al sacco e ciascuno è chiamato a provvedere personalmente.
  • L’appuntamento è aperto anche alle parrocchie delle diocesi del Triveneto!
  • Le iscrizioni si chiudono il 21 febbraio
    (NB: fare riferimento al responsabile locale, che farà una iscrizione del gruppo)

Come iscriversi

Se sei un ragazzo
L’iscrizione va effettuata dal responsabile della propria realtà: se vuoi partecipare comunicalo al tuo responsabile che procederà a iscriverti. Due giorni prima dell’evento (quindi giovedì 22 febbraio) riceverai una mail con il tuo biglietto contente un QR. Questo ti servirà per effettuare il check-in all’evento.

Se sei un responsabile
Se sei il responsabile della realtà, l’iscrizione utilizza la stessa formula degli anni scorsi: una volta effettuato l’accesso dovrai selezionare dall’elenco le persone che vorrai iscrivere. Avvenuta l’iscrizione riceverai per email la conferma dell’operazione; tieni da conto questa email perché da essa potrai stampare tutti i biglietti.
Avrai comunque accesso a tutte queste informazioni anche dall’area riservata di gestione realtà

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Gratitudine e fiducia. Un importante passaggio di testimone

Dal numero di dicembre di Note di Pastorale Giovanile.

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di don Rossano Sala

È un momento delicato e strategico per la pastorale giovanile che è in Italia. Don Michele Falabretti ha appena terminato il suo mandato alla guida del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della Conferenza Italiana. Un percorso che è durato undici anni. Don Riccardo Pincerato gli subentra in questo incarico.
Per noi di NPG è anche un cambio di vicedirettore, perché d. Riccardo prende il posto di d. Michele anche nell’organigramma redazionale della nostra rivista. Insieme a d. Elio Cesari, coordinatore della pastorale giovanile salesiana in Italia (nominato a luglio 2023 in sostituzione di d. Roberto Dal Molin), cambiano così entrambi i vicedirettori della nostra rivista. Rimane stabile il sottoscritto come Direttore e soprattutto l’inamovibile d. Giancarlo De Nicolò, da sempre affidabile e preciso redattore.
È un bell’avvicendamento che ci offre un’occasione propizia per ringraziare chi ha camminato insieme con noi in questi anni e per augurare buon inizio a chi si affaccia verso un impegno di tutto rispetto. Insieme ci aiuta ancora una volta a ricordarci che coloro che assumono un servizio lo fanno a beneficio di tutti e per la crescita di tutti. L’autorità, lo sappiamo, non è mai un privilegio che rende superiori agli altri, ma un’occasione di servizio a cui si è chiamati per l’edificazione e il cammino di tutti, nessuno escluso.

Gratitudine

La prima parola che sgorga dal mio e dal cuore di tanti di noi è certamente “gratitudine”. D. Michele ci ha messo corpo e anima in questo incarico. Lo ricordo al suo primo convegno di pastorale giovanile come Direttore del Servizio Nazionale, organizzato a Genova. Eravamo nel febbraio del 2014 e non vi ha potuto partecipare dal vivo, perché collegato dal letto dell’ospedale di Bergamo dove si stava curando da una malattia non semplice da affrontare, da cui ne è poi uscito vincitore e più forte che mai. E poi lo rivedo nell’ultimo incontro di redazione di NPG – era il luglio 2023 – a fare il punto dopo undici anni di servizio attraverso lo snocciolarsi degli argomenti dell’intervista che ora offriamo ai lettori, nel Dossier che segue questo editoriale.
Abbiamo camminato insieme. La sinodalità l’abbiamo praticata senza averla troppo tematizzata: abbiamo vissuto momenti entusiasmanti – le diverse GMG, il cammino del Sinodo per e con i giovani, alcuni convegni illuminanti – e anche stagioni faticose – l’esperienza della pandemia, la fatica della nostra rivista che necessitava di un ripensamento in vista di un rilancio, l’emergenza educativa che sempre ci ha accompagnato come filo rosso in tutti questi anni. Abbiamo affrontato le cose con coraggio e con le risorse che avevamo a disposizione, evidentemente anche con i nostri limiti. Ne abbiamo fatta di strada, e di tutto questo siamo felici.
D. Michele è stato protagonista di una stagione di pastorale giovanile in Italia, così come Niccolò Anselmi della precedente, Paolo Giulietti e Domenico Sigalini rispettivamente di quelle ancora precedenti. Tutti e tre, questi ultimi, divenuti vescovi: un chiaro riconoscimento del loro impegno qualificato sul campo e della loro anima pastorale. Tutti amici, collaboratori e sostenitori di NPG, che tanto ha fatto per la nascita del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile: dai primi dialoghi sulla necessità di un coordinamento nazionale risalenti all’anno centenario della morte di don Bosco, alla nascita del Servizio nei primi anni ‘90, al sostengo mai mancato. Trent’anni di storia bella, entusiasmante, feconda.
Camminare insieme, Servizio Nazionale e NPG, ha sempre significato fecondarsi e arricchirsi reciprocamente: è stato, e siamo certi che continuerà ad esserlo, un bel laboratorio tra pensiero e azione, tra riflessione critica e azione pratica, tra pratiche pastorali e riletture critiche. È un circolo virtuoso, che fa bene a tutti: il pensiero aiuta l’azione ad essere intelligente e lungimirante, e l’azione aiuta il pensiero ad occuparsi della realtà concreta e a non perdersi in teorie astratte, in fantasie o illusioni. È una correzione e una purificazione reciproca, quasi una mutua verifica, che fa bene ad entrambi, perché aiuta tutti a rimanere umili e fuggire ogni presunzione.

Fiducia

Adesso tocca a d. Riccardo, e anche a d. Elio. Entrambi giovani e forti, con esperienza pastorale sul campo. Tutti e due con tanto desiderio di portare avanti con qualità e passione ciò che gli è stato affidato. Noi, nei loro confronti, partiamo decisamente con tanta fiducia. È l’atteggiamento che la pastorale giovanile ha sempre insegnato e praticato nei confronti di tutti i giovani. Senza fiducia non si va da nessuna parte. Se chi arriva è visto subito con sospetto, è guardato di traverso, mancano le condizioni buone per incominciare un cammino. Noi di NPG, pur avendo alle spalle una storia che oramai si avvicina ai 60 anni – la rivista è nata nel lontano 1966-1967 – non ci siamo mai chiusi in un passato glorioso. Puntiamo sul presente e sul futuro, pur rimanendo radicati nella storia.
Questo passaggio di testimone dice anche che la stagione che ci aspetta sarà inedita, diversa da tutte le altre che abbiamo vissuto. Ci sono sfide nuove che ci vengono incontro. Pensiamo a quella ecclesiale della sinodalità per esempio, che ci chiede di verificare il nostro modo di procedere e di lavorare insieme, e che ha nel cammino sinodale – sia universale che italiano – un momento di discernimento epocale che non sappiamo bene dove ci porterà. Oppure quella dell’abbandono della pratica religiosa da parte dei giovani, e non solo dei giovani – oltre oceano la chiamano Dechurching, termine intraducibile che dice una generalizzata disaffiliazione ecclesiale pratica, e che rende sempre più giovani dei nones, ovvero persone slegate da qualsiasi appartenenza, sia religiosa che civile [1]. O ancora alla cosiddetta “questione degli adulti”, che nella stagione precedente è stata assai denunciata ma poco affrontata: non basta dire infatti che gli adulti sono adulterati e adultescenti per risolvere le cose. La cura educativa rimane una sfida sempre antica e sempre nuova, soprattutto nei confronti dei “nuovi” adolescenti: ci vogliono strategie nuove e strutture diverse, insieme a persone meglio sintonizzate sul loro vissuto. Un’altra sfida non secondaria riguarda la recezione piena del cammino sinodale che abbiamo vissuto come Chiesa universale e che, per via della pandemia e di una certa superficialità, sta rischiando di essere dimenticato: impostare una pastorale giovanile “in chiave vocazionale” rimane un punto su cui lavorare con serietà e dedizione.
Abbiamo fiducia che insieme qualcosa di bello e incisivo si potrà fare. Soprattutto puntiamo sul lavoro di squadra e sulla necessità di fare rete. Il modus operandi vincente oggi, proprio a causa della complessità dei problemi da affrontare, è proprio questo: lavorare per progetti più che per uffici, imparare ad affrontare insieme le sfide, riconoscendo che la comunione, la condivisione e la corresponsabilità sono delle strategie operative vincenti.

Cammino

Il terzo e ultimo passaggio di questo editoriale lo dedico al cammino che ci aspetta. Chi è chiamato al servizio dell’autorità attraverso un compito di responsabilità, è invitato anche ad aver chiaro l’apporto specifico che dovrà perseguire, e che gli viene dal suo ruolo.
È significativo intanto che il coordinamento della pastorale giovanile a livello nazionale, fin dall’inizio, non è stato pensato come un “ufficio” ma come un “servizio”: Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile. Non è solo una questione terminologica, ma c’è sotto un’idea ben precisa frutto di riflessione e confronto tra i “padri fondatori”: è un servizio verso gli altri uffici della CEI, che hanno necessità di avere un’attenzione squisitamente pastorale nei confronti dei giovani – tanti uffici infatti hanno a che fare con i giovani: pensiamo solo all’Ufficio catechistico, a quello per la pastorale vocazionale, o a quello legato all’educazione, scuola e università, solo per citare i più vicini al mondo giovanile – e insieme un servizio offerto alle Diocesi e alle Regioni ecclesiastiche, che tante volte appaiono fragili proprio nel loro compito di accompagnare i giovani, e quindi vanno a loro volta accompagnate. Un duplice impegno quindi, a partire dal punto di vista specifico della pastorale giovanile.
Il compito di questo servizio, così come l’ho frequentato e immaginato, lo penso come orientato verso quattro ambiti connessi tra loro: uno più riflessivo, uno di governo, uno di coordinamento e uno di formazione.
La riflessione oggi non può mancare, attraverso un cammino di condivisione di idee fatto di confronto e di discernimento comunitario, che portino la pastorale giovanile a ripensarsi nei nuovi contesti in cui è chiamata ad operare. Proprio perché siamo in un cambio d’epoca, il primato – tra l’altro indiscutibile – della realtà non basta. C’è bisogno di approfondimento per trovare le cause e le ragioni di una determinata situazione, e anche di criteri per intraprendere delle azioni ragionevoli ed efficaci. La realtà va illuminata dalle idee, altrimenti resta oscura e imprendibile. La teologia pastorale è nata proprio per questo: per pensare l’agire, per verificare e qualificare l’azione pastorale. Senza di questo si agirà senza pensare, cosa assai grave e pericolosa, che purtroppo troppe volte avviene. Qui NPG, che ha sempre camminato con il Servizio Nazionale, può continuare a farlo in forma strutturale, insieme con il suo qualificato gruppo di redazione. Che il responsabile del Servizio Nazionale ne sia vicedirettore è il segno eloquente di questa stretta e feconda collaborazione.
C’è bisogno anche di governo. Nei posti di responsabilità bisogna saper accompagnare il discernimento e anche saper prendere decisioni. Bisogna ascoltare, condividere, valutare, decidere. In questo senso la consulta nazionale di pastorale giovanile è il luogo del discernimento e della preparazione delle decisioni importanti per il cammino. Senza orientamenti e decisioni siamo dispersi e non sappiamo dove andare. Una decisione offre obiettivi chiari e destinazione certa. Bisogna decidere con sapienza e chiarezza, rendendo conto dei passaggi: oggi si parla giustamente di decision making (il cammino di discernimento previo ad una decisione), di decision taking (il modo in cui i soggetti preposti prendono una decisione) e soprattutto di accountability (ovvero di trasparenza, di saper rendere conto con chiarezza agli interessati dei passaggi che si sono fatti per giungere alla decisione comunicata). Il governo implica la possibilità che vengano date indicazioni vincolanti alle Diocesi e alle realtà locali circa la gestione dei centri di pastorale giovanile diocesani e delle realtà di pastorale giovanile interparrocchiali e parrocchiali.
C’è bisogno anche di coordinamento. È la questione più pratica, che porta via la maggior parte del tempo, ma che è anch’essa determinante per avere ordine e precisione in quello che si fa. Pensiamo all’enorme impegno per il coordinamento di una Giornata Mondiale della Gioventù dal punto di vista operativo per le diocesi italiane. La prossima sarà nel 2027 in Corea del Sud, quindi sarà abbastanza leggera – sia in termini di partecipazione che quindi di organizzazione – rispetto a quelle europee. Ma c’è il capitolo del Giubileo dei Giovani a cavallo tra luglio e agosto del 2025, che è già all’orizzonte e su cui bisognerà muoversi fin da subito, in quanto possiamo dire che è dietro l’angolo. Il coordinamento implica anche il sapiente affiancamento di una presenza animatrice e orientativa nelle scelte particolari che ogni territorio è chiamato ad operare.
Un ultimo aspetto, ma non certo ultimo, è la formazione. Essa pone il suo focus sul vero “capitale” della pastorale giovanile, che sono le persone: operatori pastorali in primis e giovani di riflesso. Pensiamo alla formazione dei nuovi direttori dei servizi diocesani per la pastorale giovanile, e anche alla formazione delle loro équipe. Ci vuole, in questo senso, formazione iniziale e permanente. Molte Diocesi non hanno né la forza né la competenza per avviare dei cammini di formazione qualificati. Per questo assistiamo a molte improvvisazioni e ad alcune persone che non pare sbagliato definire “dilettanti allo sbaraglio”. I convegni nazionali di pastorale giovanile sono eventi privilegiati di formazione. Insieme con momenti puntuali forse varrebbe la pena interrogarsi sulla necessità di offrire qualcosa di più solido e permanente a livello di formazione nazionale.
L’attenzione e la cura di questi quattro aspetti certamente renderà possibile una sempre maggiore qualificazione del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile. E con questo certamente una sua maggiore efficienza ed efficacia, che comunque non è mai mancata in questi anni.
* * *
Dunque, per concludere, un grazie grande e di vero cuore a d. Michele Falabretti (e a d. Roberto Dal Molin) per la loro presenza positiva, impegnata e qualificata di questi anni. E un benvenuto sincero e fiducioso a d. Riccardo Pincerato (e a d. Elio Cesari): con speranza ci mettiamo in cammino con loro per una nuova ed entusiasmante stagione di pastorale giovanile, sempre con l’intenzione di metterci in pieno servizio affinché tutti i giovani possano incontrare il Signore, così da divenire felici nel tempo e per l’eternità.

NOTA 

[1] J. Davis – M. Graham – R. Burge (Foreword by C. Hansen), The Great Dechurching. Who’s Leaving, Why Are They Going, and What Will It Take to Bring Them Back?, Zondervan, Gran Rapids (Michigan) 2023; R. Burge, The Nones. Where They Came From, Who They Are, and Where They Are Going, Fortress Press, Minneapolis 20232.

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MGS Lombardia Emilia, inizia la scuola Formazione Animatori 2023/2024

Sabato 11 e domenica 12 novembre, presso le case salesiane di Bologna BVSL e di Sesto San Giovanni OSDB (MI) si è svolto il primo incontro della Scuola Formazione Animatori 2023-24.

La Scuola Formazione Animatori (SFA) è una proposta del Movimento Giovanile Salesiano Lombardia Emilia che, da diversi anni, coinvolge centinaia di adolescenti proponendo loro un cammino di formazione di vita cristiana, nello stile tipicamente salesiano dell’apostolato giovanile.

Quest’anno il percorso vedrà coinvolti 700 adolescenti insieme a oltre 240 giovani ed adulti impegnati come accompagnatori e formatori divisi tra le due sedi.

Don Edoardo Gnocchini, delegato di Pastorale Giovanile ILE, afferma come la SFA sia ancora oggi un appuntamento che riesce a raccoglie ragazzi, ragazze e formatori provenienti da realtà diverse che si ritrovano insieme «per fare famiglia nello stile di don Bosco e per donarsi reciprocamente l’entusiasmo di imparare a essere animatori, gli uni, e l’esperienza e la gioia che ha riempito il cuore nel darsi ai piccoli, gli altri».

Suor Gisella Ciarla, consigliera per la Pastorale Giovanile ILO, si sofferma su come il percorso formativo offra agli adolescenti coinvolti “un’occasione unica e speciale per scoprire e coltivare i propri talenti e per approfondire il proprio cammino di fede, crescendo nella consapevolezza che l’unicità e la bellezza di ciascuno assumono vero valore solo quando sono messe a servizio degli altri” .

Per la SFA questo non è solo un nuovo anno ma soprattutto un nuovo inizio!

Dopo gli anni segnati dalle sospensioni, dalle restrizioni e dalle rimodulazioni necessarie per affrontare l’emergenza sanitaria, si è ritornati in presenza e, senza paura, con i grandi numeri che hanno da sempre contraddistinto questo appuntamento.

«I ragazzi ne avevano bisogno e lo hanno dimostrato con una partecipazione davvero significativa in termini numerici e di qualità», nota suor Anna Maria Spina, consigliera per la Pastorale Giovanile ILS, evidenziando anche come essa sia «una bella esperienza di collaborazione come Famiglia Salesiana nel Movimento Giovanile Salesiano».

Ogni weekend formativo trova il suo culmine nella celebrazione eucaristica domenicale. Durante quest’ultima l’ispettore, don Roberto Dal Molin, ha sottolineato come «l’olio nella lampada della nostra vita è l’amore che il Signore dona; se lo si vive si è pronti ad incontrare lo “sposo”». Ha anche sottolineato come essere animatori significhi «imparare ad amare da cristiani».

I prossimi appuntamenti del percorso saranno:

1-2 Dicembre 2023

13-14 Gennaio 2024