Italia Meridionale, al via il secondo anno della formazione per Salesiani e laici

Dal sito dell’ispettoria Meridionale.

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Studia di farti amare: è don Bosco a chiedercelo in ogni momento della nostra azione educativa, sempre più al passo con le esigenze del tempo. Ciò da fondamento alla formazione biennale per Salesiani e Laici che è ripartita nel suo secondo anno il 19 febbraio, con un importante partecipazione da tutte le case dell’Ispettoria. La peculiarità di questo percorso formativo è la presenza congiunta di consacrati e persone coinvolte nell’animazione delle Case salesiane al sud Italia: un modo per concretizzare la corresponsabilità alla missione in ambito pastorale, educativo e salesiano. La chiamata ad essere volto vivo di don Bosco per i giovani meridionali diventa, per ognuno di noi partecipanti, una scelta vocazionale dal valore inestimabile. I confratelli salesiani scelgono di aggiornarsi con un atteggiamento di formazione permanente e i laici si impegnano a supportare le proprie Opere di appartenenza nel coordinamento e nella condivisione di settori e attività.

A seguito di riscontri positivi del primo anno, per questa annualità sono previsti 3 weekend formativi online e 2 weekend in presenza. Al termine dei quali, i partecipanti sono chiamati a produrre elaborati personali o per gruppi di provenienza. I contenuti della formazione si sviluppano su tre aree principali: ecclesiale, pedagogica e salesiana. Il filo rosso che le lega parte da una riflessione sull’amorevolezza, legata all’educazione alle emozioni e al desiderio, e una rilettura della Lettera da Roma con un focus sulla relazione educativa. Prosegue con laboratori di gestione comunionale della leadership e delle dinamiche di gruppo. Ai weekend in presenza, sono riservati temi legati alla Pastorale Giovanile Salesiana, alla dottrina sociopolitica della Chiesa e all’Evangelii Gaudium, sia in termini laboratoriali che prettamente contenutistici. Il cammino di questo secondo anno termina con una riflessione condivisa e partecipata del processo sinodale sui giovani.

Il tema pastorale 2021-2022 racchiude perfettamente quello che i nostri cuori stanno vivendo all’inizio di questo secondo anno: Fate tutto per amore, nulla per forza. San Francesco di Sales ci ricorda di quanto sia importante mettere cuore, passione e amorevolezza nelle nostre azioni, senza sentirci costretti, ma chiamati. Questa formazione biennale ci ha reso profondamente consapevoli del nostro servizio, donandoci ulteriori strumenti, per essere in comunione e in clima di corresponsabilità e familiarità con la comunità salesiana. C’è un momento, nel cammino all’interno dei nostri ambienti, settori, gruppi e associazioni, in cui bisogna dare valore concreto all’esperienza salesiana nella propria vita, sporcandosi le mani e mettendosi in gioco: per noi, impegnarci con costanza in questo cammino significa dire si all’essere parte del progetto di Dio della realtà salesiana, inserendosi armoniosamente con la nostra vita familiare.

Marco e Francesca

Vatican News – Expo Dubai 2020: la missione delle università per salvare la Terra

Dal sito di Vatican News.

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Sono volati nella Perla del Deserto, per l’incontro internazionale con le università sostenibili, 16 studenti dell’Istituto Universitario Salesiano di Venezia (IUSVE) accompagnati dal direttore don Nicola Giacopini, nell’ambito della Global Goals Week. Il loro contributo ha preso forme diverse: dalla presentazione di un progetto di comunicazione social legato ai temi della sostenibilità, alla lotta all’inquinamento, fino all’ecologia integrale e alla proposta di installazioni fisiche interattive in ambito di visual green communication, rivolte ai visitatori di Expo. Accanto a IUSVE e alla RUS, anche Vatican News per raccontare il presente e il futuro di quella Casa comune che non appartiene a nessuno se non a ciascuno e che va ricostruita, mattone dopo mattone, con le tante e nuove forme di ‘cemento’ di cui il Papa parla nella sua enciclica, Laudato si’.

Le sfide

Vista dall’alto Expo2020 ha la forma di un fiore, simbolo di bellezza, con tre petali principali che corrispondono ad altrettante aree tematiche, cuore dell’esposizione: mobilità, opportunità, sostenibilità. Orientamento, quest’ultimo, che si traduce spesso in prassi trasformative molto concrete visto, ad esempio, che all’interno dell’area, che misura poco più di quattro chilometri quadrati, i trasferimenti di persone e merci sono esclusivamente pedestri, elettrici o a pedali e che i pannelli solari installati sui tetti degli edifici producono con una capacità totale combinata di 5,5 megawatt. Per coinvolgere maggiormente i visitatori in un processo di consapevolezza rispetto alle emissioni di carbonio, gli organizzatori di Expo Dubai 2020 hanno creato inoltre la piattaforma “Seeds of change” che permette, da un lato, di narrare progetti innovativi nell’ambito della sostenibilità, dall’altro di partecipare alla loro diffusione mediante votazione online o condivisione sui social. Gli accorgimenti per rendere più sostenibile l’esposizione universale a lungo termine sono, ad esempio, la realizzazione di molti edifici permanenti nel rispetto dei criteri della rigorosa certificazione Leed (Leadership in Energy and Environmental Design) o lo studio promosso dal Centro per la sostenibilità, attraverso la ricerca e l’educazione della Modul University Dubai sull’impatto che il turismo ha avuto nei mesi di operatività di Expo Dubai 2020, per ricavarne indicazioni pratiche volte a ottimizzare flussi e consumi in ottica di turismo sostenibile.

L’impegno della Rus nella sostenibilità

La Rete delle università per lo sviluppo sostenibile (Rus) è nata nel 2016 dalla volontà di un comitato promotore composto da Politecnico di Torino, Politecnico di Milano, Università degli Studi di Milano, Università Bicocca, Università di Verona, Università di Bologna, Università di Parma, Università di Trento, Università Ca’ Foscari di Venezia, Università di Bari e Politecnico di Bari, con lo scopo di diffondere la cultura e le buone pratiche di sostenibilità sia all’interno che all’esterno degli atenei. La sua presenza a Expo Dubai 2020 si spiega dunque con l’intenso impegno in quest’ambito volto a realizzare un mondo più pulito e sostenibile. “Mancano otto anni al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 – spiega Patrizia Lombardi, presidente della Rus – e riteniamo che le università abbiano un ruolo fondamentale da giocare in questa partita, possano fare la differenza grazie proprio alla forza della partnership tra atenei”.

Nuove energie

Ma le attività della Rus non si fermano solo alla diffusione e condivisione di linee guida e buone pratiche, piuttosto si trasformano in processi propulsivi di nuove energie, come nel caso del biennio di preparazione all’evento “Universities in action for the UN 2030 Agenda” che si è tenuto a Expo Dubai 2020 il 18 gennaio scorso al Padiglione Italia.  L’evento, patrocinato dalla Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui) e dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, ha fornito linee programmatiche per il contributo che le università italiane possono dare a processi di sostenibilità grazie agli interventi dei ministri Maria Cristina Messa ed Enrico Giovannini, di Maurizio Tira, delegato per gli affari internazionali della Crui e di Alyssa Gilbert, presidente del COP26 Universities Network. Oltre alla loro presenza, il forum ha potuto contare sulla presentazione di idee innovative e creative proposte da alcuni studenti in rappresentanza degli oltre 600 coetanei coinvolti in questo evento.

La mobilità sostenibile in ambito universitario

Uno dei settori nei quali risulta urgente l’azione, anche in seguito al cambiamento di abitudini e prassi adottate per le misure di contenimento del contagio da Covid-19, è quello della mobilità sostenibile. “Ci sono fondamentalmente quattro tipi di interventi – spiega Matteo Colleoni, coordinatore nazionale del gruppo di lavoro ‘Mobilità’ della Rus – che le università possono mettere in atto per migliorare la sostenibilità in questo ambito specifico. Il primo riguarda il convenzionamento con i servizi di trasporto pubblico, affinché vengano utilizzati sempre di più da parte degli studenti e del personale. Ci sono poi, le politiche di restrizione, ovvero le limitazioni, ad esempio, nell’uso degli spazi pubblici dell’università per parcheggiare auto private, così da spingere a utilizzare questi spazi per le auto ibride e veicoli elettrici in generale. Un terzo tipo di azioni le abbiamo definite ‘politico-organizzative’, ovvero pratiche di riorganizzazione dello spazio dei campus ma anche degli orari. Basti pensare, tanto per fare un esempio riferito a questo periodo pandemico, all’importanza che ha avuto la riorganizzazione dei tempi di inizio e fine lezione per poter evitare i momenti di picco dell’uso dei mezzi pubblici. L’ultimo tipo – conclude Colleoni – è rappresentato dalle politiche innovative e di ricerca sulla mobilità sostenibile. In questo ambito le università attivano percorsi di ricerca in generale ma anche in collaborazione con le imprese”.

La Rus in relazione alla Laudato si’

“La particolarità della Rus – spiega Paola Biglia –  coordinatrice della segreteria organizzativa della Rete – è sicuramente il suo aspetto di coralità a livello universitario che consente di condividere le proprie esperienze migliori sia per rendere i campus più sostenibili da un punto di vista ambientale e sociale, sia per estendere sui territori di pertinenza proposte trasformative che possano avere una ricaduta nelle azioni di terza missione a livello di sostenibilità. Si tratta di alzare la qualità anche a livello di relazioni, proprio come viene ricordato nella Laudato si’, nella presa di coscienza che siamo tutti parte della stessa Casa comune. A livello di Rus  – prosegue Biglia – vorremmo far percepire a tutti di appartenere alla stessa rete, a partire dal personale tecnico amministrativo sino a giungere al personale docente, ciascuno con la propria peculiarità, unendo le forze in una direzione comune. Il gruppo di lavoro ‘Cambiamenti climatici’ della Rus ha perciò predisposto alcune linee guida molto chiare per progettare piani di decarbonizzazione, cosicché ogni ateneo o qualsiasi altro ente possa pianificare la propria riduzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera”.

Tra i giovani presenti al forum “Universities in action for the UN 2030 Agenda” anche 16 studenti dell’Istituto universitario salesiano di Venezia (Iusve). Il direttore, don Nicola Giacopini, ha motivato così lo sforzo che l’ateneo veneto ha dedicato a questa missione: “da ormai due anni lo Iusve è impegnato nel progetto ‘Ecologia integrale nuovi stili di vita’ che mira a valorizzare la cura e la custodia della Casa comune, seguendo l’invito proposto da Papa Francesco nella Laudato si’. Grazie al sostegno del progetto Deutsche Post Stiftung, abbiamo potuto partecipare a questa missione universitaria anche con una rappresentanza di studenti che fanno parte del Green Team, un gruppo di animazione che promuove pratiche trasformative legate all’ecologia integrale. La forza dei giovani nella conversione ecologica non può e non deve essere sottovalutata”.

*Redazione Cube Radio – Dubai

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Salesiani Messina, l’esperienza dell’oratorio San Matteo Giostra a TV2000

L’Oratorio di Salesiani San Matteo Giostra è stato protagonista di un servizio andato in onda negli scorsi giorni su Tv2000 “Messina: in missione per “costruire” futuro”.

Il Giorno – Spot sull’inclusione, la scuola salesiana di Sesto San Giovanni vince tutti i premi

Da “Il Giorno”, edizione online.

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“Io non sono maschilista, però”. “Io non sono contro la disabilità, però”. “Io non sono omofoba, però”. Gli studenti della 3F della media “Ercole Marelli” dell’istituto Salesiani smontano, uno dopo l’altro, tutti quei “però”, attraverso un messaggio di inclusione. “Quando perdiamo il diritto di essere diversi, perdiamo il privilegio di essere liberi”, spiegano Matteo Colli, Chiara De Santis, Emma Di Bartolomeo, Sonia Pugliese e Simone Vertemara che con lo spot “Inizia tu!” hanno vinto il concorso bandito nella settimana di Don Bosco. I ragazzi delle classi terze, partendo dal tema “diversità come opportunità” hanno realizzato diversi spot pubblicitari finalizzati a sensibilizzare e promuovere i diritti fondamentali di uguaglianza e di rispetto reciproco. Con l’aiuto degli insegnanti di lettere hanno progettato, registrato e montato brevi video, sviluppando competenze digitali. “Cosa ho fatto di male?” della classe 3A è arrivato secondo e sottolinea l’importanza di leggere la diversità come un’opportunità di crescita reciproca e di unione tra gli esseri umani, mentre “La libertà di essere diversi” della 3E ruota attorno all’importanza dell’inclusione delle culture nella quotidianità e si è classificato al terzo posto. In febbraio l’istituto di viale Matteotti ha ottenuto diversi riconoscimenti. Un attestato è stato consegnato alla formazione professionale delle superiori al settore automotive durante la kermesse “Spazio ai giovani”, organizzato dal Il Giornale del Meccanico. Giovanni Brugnoli, vicepresidente di Confindustria, e Davide Ballabio, funzionario di Assolombarda hanno visitato, guidati dagli studenti, i laboratori Industria 4.0, motoristico, biomedicale e disegno 3D.

 

 

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Maker Lab L2L: il progetto “Digital Lab” all’Oratorio San Luigi di Torino

Dal sito dei Salesiani Piemonte.

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L’esperienza Maker Lab di Labs to Learn ha preso vita all’Oratorio salesiano del San Luigi di Torino grazie al laboratorio “Digital Lab“: un progetto pensato per i ragazzi e le ragazze delle scuole elementari e medie come opportunità per apprendere attraverso metodologie divertenti e tecnologiche, come il video editing, il gaming e il coding.

Il Maker lab è legato infatti ad spazio allestito in oratorio con attrezzature digitali e meccaniche, tavoli di lavori e strumenti artigianali per l’apprendimento e la sperimentazione di sé attraverso la metodologia del learning by doing, in modo individuale ed in piccoli gruppi, seguiti da formatori ed educatori.

Avviato lo scorso novembre, il laboratorio “Digital Lab” proseguirà fino a marzo/aprile 2022 presso l’Oratorio dei Salesiani di San Salvario, grazie a 15 incontri suddivisi tra gli alunni dell’Istituto comprensivo “Peyron – Re Umberto I” e i ragazzi delle medie ed elementari  che frequentano l’oratorio.

L’ultimo incontro del progetto vorrà infine diventare una restituzione di tutto quello appreso nel percorso attraverso una presentazione delle attività ai propri compagni ed insegnanti.

Il progetto Digital Lab consiste nel offrire ai ragazzi l’opportunità di apprendere attraverso metodologie più divertenti. In particolare, giocando un po’ con il video editing, con macchine da ripresa, fotocamere e videocamere, con software di montaggio video e con un drone.

Utilizziamo questi strumenti per giocare insieme e divertirci in oratorio.

Manuele Manco – Responsabile del progetto Digital Lab

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Nel mezzo del cammin di “nostra” vita: a Scandicci i Salesiani raccontano Dante ai giovani

Dal sito dell’Ispettoria Italia Centrale.

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La Comunità dei salesiani di Scandicci ha programmato tre incontri per raccontare ai giovani, ma anche agli adulti, il poema dantesco nel suo insieme. Presso la Chiesa della Parrocchia di Santa Maria Madre della Chiesa in via di Torregalli, luogo ampio che permette un giusto distanziamento, sono stati organizzati tre incontri corrispondenti alle tre cantiche: Inferno, Purgatorio e Paradiso per ripercorrere il poema incentrato sulla vicenda individuale di Dante, personaggio e autore, che va in parallelo con l’esperienza di vita dei giovani e degli uomini di ogni tempo. Con un approccio diretto e coinvolgente al testo il poema viene presentato in forma di monologo attraverso la lettura di passi scelti con il supporto di proiezioni, luci e musiche di sottofondo appositamente composte per l’occasione. La proposta è quella di letture che siano al tempo stesso incontri, narrazioni, monologhi teatrali. Al centro di tutto, il gusto del raccontare; raccontare storie, raccontare vite, alternando il semplice dialogo a momenti in cui luci, musica e parole si fondono, creando suggestioni e suscitando emozioni. Il commento sarà guidato dal prof. Riccardo Moratti ideatore del progetto Letterevive (www.letterevive.it), docente di Lettere dal 2001 nella scuola dei salesiani di Treviglio. Con il progetto Letterevive, dal 2014 porta i classici della letteratura nelle scuole e nei teatri in forma di letture-monologo. Le letture-monologo sono state rappresentate in numerosi teatri e anche in sale prestigiose come l’Auditorium Fondazione Cariplo/LaVerdi di Milano. Attualmente le repliche all’attivo sono circa 300 (più di cento solo nella stagione 2018-19).

L’educazione dei giovani non è solo un fatto ludico ma è un progetto integrale, tutte le dimensioni dei giovani devono essere curate e intercettate, la dimensione culturale e spirituale è strettamente collegata e non può essere dimenticata. Con questa proposta i salesiani vogliono continuare ad aprirsi al territorio non solo con le molteplici attività caritative, ricordiamo l’apertura della Comunità Semiresidenziale per minori che a Scandicci mancava, ed educative, con l’Oratorio Centro Giovanile punto di riferimento quotidiano ma anche promuovendo un dialogo con tutti i cittadini dal punto di vista culturale. Per questo motivo è stato concesso il patrocinio dal Comune di Scandicci. Gli incontri saranno aperti alle scuole e a tutti coloro che vorranno parteciparvi e si terranno presso la Chiesa in via di Torregalli

Venerdì 11 Marzo 2022 – Ore 21.00 Inferno;

Venerdì 8 Aprile 2022 – Ore 21.00 Purgatorio;

Venerdì 29 Aprile 2022 – Ore 21.00 Paradiso;

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Giornale di Brescia – Un supporto agli adolescenti: l’iniziativa del Don Bosco

Pubblichiamo l’articolo del Giornale di Brescia sull’iniziativa del liceo Don Bosco di Brescia sull’impatto del Covid sui ragazzi.

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Non abbiamo preso ancora piena consapevolezza dell’impatto critico che la società contemporanea e l’era Covid stanno avendo sulla psiche dei nostri ragazzi». Parte da questa considerazione la tesi approfondita in una serata di confronto in cui le Scuole di Don Bosco hanno incontrato il dottor Gianluca D’Arcangelo. Quest’ultimo è un neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta esperto dei disturbi dell’adolescenza; al contempo, è direttore sanitario del centro residenziale Gli Orti di Ada.

L’intervento del professionista, disponibile sui canali social dei Salesiani, è stato puntuale e completo. Anzitutto, dal dialogo è emersa tutta la drammaticità del fenomeno del disagio adolescenziale, riletto però alla luce dell’ultima decade. Si tratta di una situazione di crisi crescente che scaturisce da una pluralità di cause precedenti al trauma dato dal Covid-19.

Difatti, le difficoltà, quali che siano, si scontrano tutte con un elemento comune: la mancanza di una capacità di rielaborazione adeguata, la quale sfocia in diverse forme di fuga, repressione o trasgressione devastanti per i nostri ragazzi. I mesi di restrizioni sociali, correlate alle politiche di contenimento dell’epidemia, hanno però sensibilmente aggravato il fenomeno quanto a frequenza e violenza.

Durante l’incontro, il dottor D’Arcangelo ha presentato con chiarezza la questione in tutta la sua complessità e drammaticità. Tuttavia, l’esperto è stato comunque capace di lanciare un messaggio positivo e pieno di fiducia, lasciando aperto uno spiraglio di speranza per le famiglie e i ragazzi: denunciare il problema non significa chiudersi nella disperazione, bensì prepararsi ad affrontarlo al meglio.

Molti sono stati anche i consigli pratici, che le famiglie possono raccogliere con frutto. Su tutti, però, è emerso un concetto che ben si sposa con la visione salesiana dell’educazione e della scuola: i giovani stessi sono portatori di un’energia, una novità e una capacità di rinascita che noi adulti non dobbiamo ignorare, né soffocare. Davvero, dunque, come insegnava don Bosco, la soluzione per un futuro più roseo è nelle mani delle giovani generazioni, e il modo migliore per assicurarcelo è puntare sull’educazione.

L’intervista a D’Arcangelo rientra nel progetto di approfondimento social scaturito dal percorso «I Care 54», il progetto innovativo di approfondimento bio-medicale del liceo Don Bosco.

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L’oratorio del Michele Rua festeggia un secolo di vita in mezzo ai giovani – Corriere Torino

1922 – 2022: l’oratorio salesiano di Barriera di Milano festeggia un secolo di vita in mezzo ai giovani. Sono ormai trascorsi 100 anni da quando don Lunati aprì le porte dell’oratorio salesiano Michele Rua, un luogo di culto e gioco che accoglieva numerosi bambini, figli delle tante migrazioni che hanno colorato il volto del quartiere.
Di seguito l’articolo pubblicato su Corriere della sera – Sezione Corriere Torino, a cura di Paolo Coccorese.

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Torino, il Michele Rua compie 100 anni

L’oratorio salesiano di Barriera di Milano festeggia un secolo di vita in mezzo ai giovani

Oggi sul campo sintetico rincorrono il pallone bambini e bambine di trenta nazionalità diverse. All’oratorio salesiano Michele Rua le differenze hanno sempre fatto parte del gioco fin dalla sua fondazione, 100 anni fa. Un secolo trascorso in mezzo ai giovani di Barriera di Milano. Tra i figli delle tante migrazioni che hanno colorato il volto del quartiere senza modificarne il dna. Dal 1922 in poi, tra gli immigrati veneti, toscani, poi quelli pugliesi di Cerignola o Corato, fino agli albanesi, romeni e marocchini. Fanno parte anche loro della comunità del Michele Rua che quest’anno festeggia l’anniversario della fondazione.

La storia del Michele Rua è quella del quartiere. Anche dal punto di vista urbanistico. Il «Ricreatorio Mamma Margherita Bosco» nasce nel 1917. L’impresario Luigi Grassi mette a disposizione di don Lunati un capannone in via Candia 9. A seconda della necessità, la baracca si trasforma in sala giochi, cappella, spazio musicale. Finché il costruttore non decide di abbatterla per erigere nuovi alloggi. I salesiani sono costretti a spostarsi. A finanziare la fondazione del Michele Rua di oggi sono i più importanti imprenditori dell’epoca. Il 19 giugno 1921 il cardinale Richelmy benedice la prima pietra. Via Paisiello non è quella di oggi. Non ci sono altri palazzi. Intitolata all’erede di don Bosco, nasce letteralmente una parrocchia di frontiera. Ancora oggi lo è, immersa nelle difficoltà e nei sogni di riscatto del quartiere. Ne è convinto anche Dario Licari, 47 anni, diventato educatore dell’oratorio in cui è cresciuto. «La missione è rimasta la stessa delle origini. Don Bosco diceva: “Voglio creare buoni cristiani e onesti cittadini” perché credeva in una comunità che fosse non solo religiosa, ma anche educativa». Certo, non è stato facile.
Venticinque anni fa, i salesiani, prevedendo il presente, aprirono le porte dell’oratorio agli educatori professionali. La crisi delle vocazioni e l’età del disimpegno hanno obbligato molte parrocchie a rinunciare all’accoglienza dei più giovani. Non in via Paisiello, dove il doposcuola, complice la dad degli ultimi due anni, è sempre più partecipato e necessario. Il cinemateatro (di seconda visione), il Monterosa con la sua insegna a bandiera, continua a proporre spettacoli per tutte le tasche. In tanti anni, il Michele Rua non ha rinunciato neanche allo sport. «Il campetto di via Boito è stato calcato da migliaia di ragazzi. Da qui è passato il rapinatore Cavallero, professori universitari e anche calciatori», ricorda Beppe Beraudo, lo storico di Barriera. Sono tantissimi. Per esempio, Cesare Valinasso, il portiere juventino degli anni Trenta, Antonio Maggioni, Claudio Garella (numero 1 del Napoli di Maradona), Domenico Maggiora. Era un giovane del Michele Rua anche Raf Vallone che al calcio preferì il cinema. Il futuro pone nuove sfide. «Tre, in particolare. Il sostegno alle famiglie, quella culturale e quella dell’inserimento lavorativo», spiega don Stefano Mondin, il direttore del Michele Rua.

In via Paisiello è stato inaugurato un maker lab, un laboratorio di sartoria digitale con stampante 3D. Arrendersi è vietato. Come nel 1932 quando i fascisti misero i sigilli al primo circolo. I giovani di allora non si lasciarono intimorire e, saltando il muretto, continuarono le loro attività. Il loro motto era «W Don Bosco, W l’Italia».

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Catania, i Salesiani firmano il protocollo per contrastare la dispersione scolastica con Tribunale dei minori, Prefettura e altri enti

Venerdì 11 febbraio l’ispettore della Sicilia, don Giovanni D’Andrea, ha sottoscritto il protocollo d’intesa dell’Osservatorio metropolitano contro la devianza giovanile e dispersione scolastica voluto principalmente dal Tribunale per i Minori di Catania, dalla Prefettura e dal Comune oltre che dall’USSM. Oltre all’ispettoria dei salesiani, sono presenti anche altri enti  laici, oltre alle Diocesi di Catania ed Acireale. Il protocollo è stato quindi sottoscritto dal  Prefetto Maria Carmela Librizzi, del Presidente del Tribunale dei Minori Roberto Di Bella, dell’Assessore Comunale alla Pubblica Istruzione Barbara Mirabella, di quello ai Servizi Sociali Giuseppe Lombardo, del Procuratore della Repubblica del Tribunale dei minori Carla Santocono, del dirigente dell’ufficio scolastico Regionale Emilio Grasso e Dorotea Grasso in rappresentanza del direttore dell’INPS.

“Catania ha numeri altissimi sulla devianza giovanile – dice il Presidente del Tribunale dei Minori Roberto Di Bella – e la divisione della città in “ghetti” è sotto gli occhi di tutti. Da qui abbiano pensato a un osservatorio per monitorare e riuscire a creare strategie di intervento per contrastare il fenomeno devianza minorile e quello della dispersione scolastica”.

Italia Centrale: famiglie afgane nelle case salesiane

Dal sito dell’Ispettoria Italia Centrale.

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Da circa due mesi nelle Case Salesiane di Frascati e Macerata e all’Oratorio di Prato sono iniziate delle esperienza di accoglienza di famiglie afgane, in collaborazione con Salesiani per il Sociale.

Il loro arrivo, pochi giorni prima del Natale, è stato come ricevere un bel dono improvviso perché nessuno si sarebbe aspettato degli arrivi così rapidi.

In tutte le comunità gli adulti, famiglie e i giovani si sono subito messi all’opera per preparare le accoglienze, pulendo e riordinando i vari ambienti, rintracciando i beni di prima necessità che sarebbero serviti per i primi giorni.

Le prime azioni messe in campo, dopo il periodo di quarantena, sono state l’avvio di tutte le pratiche nelle varie Questure e negli Uffici Immigrazioni per ottenere dei documenti provvisori dei permessi di soggiorno per rifugiati e i codici fiscali, quest’ultimi importanti per le cure sanitarie e i vaccini.

A Macerata altra azione che sono riusciti ad iniziare è l’avvio del corso di Italiano. Grazie all’aiuto di qualche mamma e dei ragazzi di casa Pinardi, tutti hanno finalmente e ufficialmente intrapreso lo studio della nostra lingua con interesse e coinvolgimento.  A Prato i bambini piccoli di 4 e 8 anni sono stati inseriti a scuola don Bosco nelle rispettive classi. Sia le maestre che i compagni si sono dimostrati subito curiosi e accoglienti nei loro confronti, aiutandoli nei primi passi di questa avventura.  Vederli camminare con zainetto, tuta della scuola o grembiule ha creato una certa emozione sia in noi che nei genitori.

Intorno alle famiglie accolte si sta creando una rete di famiglie e di giovani che sostengono le loro quotidianità con tutte le bellezze e fatiche che si possono incontrare. Oltre a Salesiani per il Sociale che accompagna e coordina i vari gruppi, nelle realtà è significativa sia la presenza di tante persone che con le proprie competenze si mettono a disposizione per dare aiuti e consigli utili sia la rete con associazioni esterne che a vario titolo danno il proprio contributo.

Chi accoglie sta comprendendo quanto sia importante la ri-organizzazione della vita di queste persone in un contesto a loro sconosciuto lasciando tuttavia la libertà di vivere la propria vita familiare.

In alcune Opere, la famiglia accolta è stata già presentata alla Comunità Educativa Pastorale in modo ufficiale, in altre ancora non è stato compiuto questo passaggio ma piano pianino si stanno facendo conoscere superando le difficoltà della lingua.

Casa che Accoglie si traduce oggi in molti modi nel contesto educativo pastorale. Una famiglia accolta da famiglie è un segno di una Comunità che scommettendo su una pastorale giovanile che coinvolge la famiglia capisce che accoglierle vuol dire accogliere i giovani e dare loro una prospettiva di crescita. L’accoglienza delle famiglie afghane si può tradurre nello stesso modo. Non sappiamo per quanto tempo rimarranno nei nostri ambienti, ma sappiamo che tutte le Case stanno cercando di renderli più autonomi e indipendenti per il domani, con la speranza che possano vivere anche loro l’esperienza di crescere come famiglia tra altre famiglie, e di vedere i loro figli crescere con la speranza di un mondo a misura di uomo e di ogni uomo.

Elisa Merlini

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