Torino Agnelli – Visita del Rettor Maggiore

Sabato 11 settembre 2021, in occasione dell’inaugurazione dei nuovi ambienti dell’Istituto Tecnico, il Rettor Maggiore dei Salesiani don Ángel Fernández Artime verrà in visita ed inaugurerà di persona le nuove sale. Ecco tutto il programma pubblicato sul sito ufficiale della casa salesiana di Torino agnelli.it e le parole di don Claudio Belfiore, direttore dell’opera.

Un caro saluto a voi, genitori, allievi e docenti!

Sono felicissimo di darvi ufficialmente la notizia della visita del Rettor Maggiore dei Salesiani alla nostra Casa. Don Angel è il successore di Don Bosco. A lui guarda tutta la Famiglia Salesiana nel mondo e da lui si lascia ispirare e guidare.

Verrà da noi per poche ore, una breve ma graditissima visita, sabato 11 settembre 2021. In allegato vi mando la locandina con il programma.

Purtroppo le norme sanitarie e la prudenza ci obbligano a dover limitare le adesioni. Per partecipare alla Messa è obbligatorio FARE RICHIESTA di INVITO, utilizzando l’apposito modulo google inviato tramite il registro elettronico, e attendere l’accettazione della richiesta, perché dovremo fare in modo che siano rappresentati tutti gli ambienti dell’Agnelli (scuole, cfp, parrocchia, oratorio, housing, famiglia salesiana, ospiti, autorità).

Faremo in modo che sia possibile seguire la Messa in diretta streaming sul canale youtube dell’Istituto Internazionale Edoardo Agnelli, rilanciato sui canali social. Dopo l’inaugurazione ufficiale degli ambienti rinnovati realizzeremo anche una “ripresa video social” dei laboratori e delle aule dell’ITT.

Chi è interessato e può partecipare alla Messa (massimo 1000 persone), è pregato di compilare il modulo entro venerdì 3 settembre, per darci la possibilità di organizzarci. Invece l’inaugurazione e la cena sono riservati a un gruppo ancora più ristretto, sempre per motivi di sicurezza.

Vi ringrazio per la comprensione e la disponibilità.

don Claudio Belfiore

Direttore

IME – Campo Biblico 2021

Dal 21 agosto al 25 agosto 2021, alcuni giovani dell’Ispettoria Salesiana Meridionale IME hanno partecipato al Campo Biblico presso la località salesiana di Righio (Calabria). Di seguito un breve resoconto dell’esperienza vissuta grazie alle parole di Piercarla Colacicco.

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Dal 21 agosto al 25 agosto 2021, alcuni giovani della nostra Ispettoria hanno partecipato al Campo Biblico presso la località salesiana di Righio (Calabria)

Sono stati giorni di crescita personale, di ascolto, di preghiera, di condivisione e di approfondimento su alcuni temi della Bibbia: la Terra, la Discendenza e le promesse di Dio fatte al popolo d’Israele. A guidare le riflessione sono stati Don Gianpaolo Roma, Don Giuseppe Spicciariello, Don Savino Pecoraro e altri confratelli salesiani.

Il Campo è stato per ciascuno un’opportunità davvero speciale, dove poterci dedicare attimi preziosi di “deserto”, ossia tempo di silenzio personale per riflettere sulla propria vita. Ci è stata consegnata una guida per pregare alla presenza della Parola di Dio, ossia un metodo di preghiera detto “ignaziano” che utilizzava anche Don Bosco: un invito pratico a pregare sempre per non spegnere la fiamma ardente che portiamo nel cuore.

Uno dei momenti comunitari più significativi è stato il cammino escursionistico sul Monte Botte Donato. E’ stata un’esperienza che fisicamente ci ha provato, ma allo stesso tempo è stata incredibilmente stupenda per lo spirito. La celebrazione Eucaristica in vetta alla montagna ci elevato a Dio ancora di più di quanto non avesse fatto il paesaggio circostante.

Piercarla Colacicco

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Perché non permettere al cuore di sorridere? Intervista a don Antonio Integlia, in partenza per la Patagonia

Dal sito della Circoscrizione Italia Centrale, l’intervista a don Antonio Integlia, salesiano in partenza per la Patagonia.

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Don Antonio Integlia, un salesiano della nostra ispettoria, è in partenza per la Patagonia, luogo significativo per ogni missionario di don Bosco. Abbiamo deciso di intervistarlo, e lui ha entusiasticamente accolto questo invito a raccontare la genesi della propria vocazione missionaria, radicata in un percorso pluriennale a servizio dei poveri e degli emarginati. Cammino fatto di riscontri concreti, di Dono calato nella realtà difficile del prossimo, che poi si è evoluto in altro, dando il frutto che serbava forse da sempre. La partenza di don Antonio è temporanea, ma solo formalmente: trascorrerà, per ora, un anno sul suolo argentino, allo scopo di imparare la lingua ed integrarsi nel contesto pastorale della zona. Potrà poi partire, propriamente da missionario, nel 2022. Eppure con l’anima è già pronto: io parto, ci dice. E questa importante tappa propedeutica non renderà la sua scelta meno definitiva.

Iniziamo da una domanda di prassi: perché hai deciso di partire? 

Amo questa domanda: quando ci si chiede il perché, si arriva al cuore delle cose. Si scava nell’intimità del proprio essere profondo e nascosto, dove il più è mistero: per questo a tanti perché, per quanto ci si provi, si finisce per non rispondere mai.

E ciò nondimeno è fondamentale porseli: perché partire? La risposta – parziale – che mi sono dato, è che il sogno missionario è sempre stato dentro di me. Ad un certo punto è semplicemente riemerso. Io potrei continuare per tutta la vita a fare quello che faccio: mi rende felice, come un gioco importante che sta riuscendo bene. Ma nel momento in cui penso alla Missione, mi sorride il cuore: sento che si apre un altro mondo, un’altra strada. E che questa strada corrisponde nel profondo a me stesso.

Mi viene in mente quanto si dice nel monologo Novecento: si possono scegliere tutte le strade del mondo, e molte sarebbero strade felici, eppure tra tutte se ne sceglie una. Il motivo è intimo, misterioso, e deriva da questo sorriso interiore che esiste da moltissimo tempo. E che ho semplicemente riscoperto. Perché non permettere al cuore di sorridere?

Prima della scelta missionaria, molto a lungo sei stato membro attivo della comunità salesiana in Italia, inaugurando e curando Centri Diurni, ed altre realtà a servizio dei più poveri ed emarginati. Perché partire proprio ora, dopo tanti anni? Come si relaziona la scelta missionaria con la tua attività passata?

Sono sempre più convinto che l’idea che Dio ha del tempo, il tempo in Dio ed il tempo di Dio, siano completamente diversi dal modo che noi abbiamo di percepirlo, di viverlo. Questo tempo che ci rende prigionieri, e che noi proviamo ad imprigionare. Per Dio, è sempre il momento giusto.

Ed ho la profonda sensazione che proprio adesso, alla mia età, sia il momento giusto per questa mia svolta. Ho la sensazione che Qualcuno mi aspettasse proprio qui. E che tutto ciò che ho fatto in passato sia stato una preparazione a questo momento, che non poteva in alcun modo arrivare prima. Il mio percorso è un susseguirsi di passi che conducono alla scelta presente, e ciò che ho seminato tornerà nella mia esperienza missionaria.

Voglio aggiungere una cosa: per prendere coscienza di quando è il momento giusto, c’è bisogno di qualcuno che sia in grado di recepirlo. Di ascoltare e raccogliere un sogno, non lasciandolo cadere. E tutto l’iter che, come da prassi, ho seguito per esaudire il desiderio missionario, è stato costellato di persone che hanno scelto di non lasciar cadere questa mia disponibilità… fino al Consigliere per le Missioni salesiane, con cui ho scoperto che sarei andato in Argentina: l’idea iniziale era di partire per l’Africa, zona francese, allo scopo di imparare una lingua. E poi è arrivata una proposta diversa: se Papa Francesco ha chiesto di non dimenticare l’Argentina, allora forse quella doveva essere la mia destinazione.

L’Argentina, la Patagonia: l’11 novembre 1875 furono meta della prima spedizione missionaria salesiana. Che significato attribuisci a questa meta?

Lo hai detto anche tu: il significato simbolico di questa meta è enorme. La sensazione è di entrare in un mito, di contribuire, nel piccolo del mio operato, ad una leggenda. Mi riempie di entusiasmo.

Ma oltre questo livello euforico, in profondità, trovo un significato che è più grande ancora: dove l’Argentina è per me un luogo spirituale, più che un luogo fisico. Il luogo che Papa Francesco, che fu vescovo a Buenos Aires, ha definito la fine del mondo. Anche nel passo dell’Ascensione, quando Gesù invia i suoi discepoli in missione, a predicare il Vangelo in tutto il mondo, si congeda con queste parole: « Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. »  (Mt 28,16-20).

La scelta missionaria mi ha fatto leggere quest’espressione in una luce nuova: la possibilità di fare un viaggio alla fine del mondo della mia Anima. Di evangelizzarmi, attuando una conversione anzitutto mia. Scoprendo lati sconosciuti di me stesso, attraverso l’incontro con un contesto per me radicalmente nuovo e periferico.

Ed a questa dimensione personale, interiore, che è ineludibile, se ne aggiunge un’altra su ampia scala: con Papa Francesco, la periferia del mondo è diventata il centro, perché nel suo cuore sono i poveri che abitano quei luoghi e che lo hanno conosciuto, nel suo cuore e nel cuore di Roma. Ed il centro, a sua volta, va in periferia, nei termini della vocazione missionaria. Sento nel mio piccolo di poter essere partecipe di questo scambio fondamentale.

Dai Ricordi consegnati da don Bosco ai partenti: Prendete cura speciale degli ammalati, dei fanciulli, dei vecchi e dei poveri, e guadagnerete la benedizione di Dio e la benevolenza degli uomini. In che modo credi che questo principio potrà ispirare il tuo operato?

Questo principio mi sarà guida, più di tutto, affinché il mio operato sia pratica di Tenerezza. Che è Misericordia, che è maternità. In tutti gli uomini c’è un desiderio di dare e ricevere tenerezza, per essere strumento di quell’Amore più grande che ci salva tutti. Che la tenerezza di don Bosco illumini la mia attività missionaria, allora.

E quali altri punti cardine del carisma salesiano guideranno la tua presenza missionaria?

Li riassumerei nel motto che don Bosco scelse per la nostra Congregazione: « dammi le anime, prenditi il resto ». E tra queste anime c’è anche la mia: la Pace va realizzata anche per sé, per potersi mettere a servizio di quella degli altri. Voglio essere fedele a queste parole di don Bosco lavorando per la piena realizzazione e per la felicità, mia e dunque del prossimo.

Cosa ti aspetti da questa esperienza? Quali pensi che saranno le maggiori fonti di gioia, e le maggiori fonti di difficoltà?

Sono disposto a dare tutto, e mi aspetto tutto: niente di meno che la Pace vera, che una Gioia piena. Al di là delle pulsioni interne ed esterne, essere una persona di pace che dona pace. E che sia una Gioia costruita concretamente, lavorando, vivendola. In primis con i miei confratelli, e poi con la gente.

Mi sono spesso domandato cosa mi potrà mancare, una volta in missione: e l’unica mia sicurezza è che non mi mancherà mai la Gioia. Che altro non è che avere un rapporto costante con Gesù. E quel rapporto, ovunque tu sia, c’è: nessuno può sottrartelo. La mia gioia è la certezza: che Dio non muta, che mi ama e continuerà ad amarmi teneramente. Fonte di Gioia sarà quindi l’esperienza in sé, vissuta in modo totalizzante, mettendo le mani in pasta. Imparando non solo una lingua, ma una cultura, uno stile, e sapendo che lì, in quel mondo periferico, c’è già il Vangelo, vive già Gesù: bisogna solo mettersene in ascolto.

Poi, certo, potrò incontrare delle difficoltà, ma non credo che esistano mai difficoltà più gravi di quelle passate. Sono solo diverse. Tutte le difficoltà che potrebbero sorgere, credo, deriverebbero dalla tentazione di essere apprezzato, valorizzato: di cadere, come amo dire, in una psicologia da principino. Questo è quel che dovrò evitare: non onore, non gloria, come raccomanda don Bosco. Ma mettersi al servizio.

Per finire: qual è il tuo “sogno missionario”?  Quale auspicio rivolgi al futuro sul tema della vocazione missionaria salesiana?

Ho detto che il fondamento dell’esperienza missionaria è mettersi al servizio: ma troppo spesso questo principio viene frainteso, traviato nell’atteggiamento remissivo di chi lavori per dovere. Io voglio che venga inteso in modo diverso.

Nella celebre storia dell’innalzamento dell’obelisco in piazza San Pietro, un marinaio ebbe il coraggio di gridare “acqua alle funi!”, per scongiurare il disastroso incendio. Credo che, per la vocazione missionaria, possa valere l’opposto: che l’incendio sia salvifico, e si debba avere il coraggio di proporlo. Io griderei: “fuoco al carisma!”. Che il carisma possa essere incendiato, che sia incontenibile quanto un vulcano. Emanando gioia, entusiasmo, energia.

Al di là dell’immagine, nel profondo, quest’auspicio porta a credere che davvero lo Spirito può far nuove tutte le cose. E ad avere quindi il coraggio della novità, di alzare l’ancora e prendere il largo.  Abbandonando il “si è fatto sempre così”, il percorrere solo strade conosciute, che danno sicurezza. In quest’ottica, anch’io, alla mia età, posso fare qualcosa di nuovo.

Alice Picchiarelli

Guarda il sito della ICC

 

La commemorazione del 206° compleanno di Don Bosco

Quest’anno il 206° compleanno di San Giovanni Bosco è stato festeggiato nel suo luogo di origine con la solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vicario del Rettor Maggiore, don Stefano Martoglio, con la partecipazione di molti sacerdoti, tra i quali don Ivo Coelho, Consigliere Generale per la Formazione. Presenti anche gli Ispettori don Giuliano Giacomazzi (ILE), don Leonardo Mancini (ICP) e don Stefano Aspettati (ICC). Di seguito un estratto dell’articolo pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana in merito ai festeggiamenti del Santo presso Colle Don Bosco.

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Sono stati numerosi, inoltre, i giovani provenienti da diversi oratorio della zona che hanno preso parte ai festeggiamenti per omaggiare Don Bosco.

Nel corso della celebrazione, don Martoglio, dopo aver portato ai presenti i saluti del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ha iniziato tracciando alcune linee biografiche di Giovanni Bosco, per poi passare al commento del Vangelo secondo Matteo, che si profila come una difesa dell’innocenza dei fanciulli e dei bambini.

Come ogni anno, la celebrazione della nascita di Don Bosco è anche l’occasione per ricordare la dinamica del carisma salesiano che, sviluppatosi su questo colle all’epoca quasi sconosciuto, si è poi ampliato e diffuso in tutto il mondo, portando beneficio a tanti giovani. Ancora oggi, dopo tanti anni, migliaia di ragazzi crescono ricevendo il tratto educativo di Don Bosco.

I festeggiamenti, inoltre, sono stati animati dal gruppo dei prenovizi d’Europa, che si trovano a Torino, alcuni per frequentare un corso di italiano e altri per il loro incontro, terminato proprio nella giornata di ieri. I prenovizi hanno animato con il canto e con il servizio liturgico questa bella celebrazione. Presente all’evento anche il sindaco di Castelnuovo, Antonio Rago, che si è unito ai festeggiamenti insieme a tanti altri amici dell’opera.

Colle Don Bosco

Info ANS

Intervista a don Antonio Carbone: “Partendo dall’incontro personale, cerchiamo di dare speranza ai giovani”

Don Antonio Carbone, salesiano e nuovo direttore della casa di Foggia, racconta la sua esperienza con l’associazione “Piccoli passi grandi sogni” con la quale gestisce case di accoglienza per ragazzi in difficoltà nell’intervista durante la trasmissione “Un caffè con…” in onda su Rete7.
“Io spesso mi chiedo chi me lo fa fare a tenere un carro che sta per precipitare…io sono convinto che al termine della nostra vita le domande che il Signore ci farà sono: avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero forestiero e mi avete accolto, ero carcerato e siete venuti a trovarmi. Questo brano di Matteo è  un punto di riferimento costante che al mattino mi dà la forza di continuare questa battaglia, sarebbe bello farla tutti insieme e vedere i risultati. Ma sappiamo che il Signore guarda le intenzioni e quel poco di bene che cerchiamo di metterci nel fare le cose”. 

Guarda tutta l’intervista:

 

Alassio, l’opera salesiana compie 150 anni e si rinnova: nuova gestione e nuovi progetti

Dai sito di informazione IVG un articolo sui 150 di vita della casa salesiana di Alassio.

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Alassio. La storia non è solo quella di cui si fa memoria, ma è anche quella che si costruisce giorno dopo giorno, con lo sguardo rivolto al futuro. L’Opera Salesiana di Alassio ha appena compiuto 150 anni, e di storie ne può raccontare tante. Ha visto camminare tra le sue mura Santi, ma anche imprenditori, ambasciatori, scienziati, politici, e soprattutto, più semplicemente, uomini e donne “buoni cristiani e onesti cittadini”.

La storia è importante, ma non è sufficiente. Ogni opera salesiana deve essere attenta ai cambiamenti della società attorno a sé, al mutare più frenetico rispetto ai decenni passati; è chiamata a proporre rinnovate attività, ad aggiornare la propria organizzazione, ad ampliare le relazioni, anche sociali ed istituzionali, perché il lavoro in rete e le sinergie sono sempre più indispensabili anche nell’ambito educativo, oltre che in quello economico, scientifico e imprenditoriale.

L’Opera deve saper vivere un impegno costante nel rivisitare il Sogno di Don Bosco, che rimane caratterizzante, ma deve essere realizzato secondo i segni dei tempi e i bisogni del nostro contesto cittadino”, sottolineano dalla Comunità Educativo Pastorale di Alassio.

Frutto di un percorso di discernimento e studio iniziato da anni, la casa di Alassio avrà, a partire dal prossimo anno pastorale, una innovativa forma di gestione. Sotto la diretta responsabilità e l’accompagnamento della Circoscrizione Salesiana dell’Italia Centrale, l’Opera di Alassio, confermando la presenza dei Salesiani, attuerà un rinnovamento delle modalità organizzative e gestionali, ovvero verrà affidata ad un gruppo di laici corresponsabili che, attraverso nuove modalità di conduzione, cercheranno di rispondere al bisogno di innovazione e di fedeltà alla tradizione che la realtà odierna richiede.

Non si tratterà quindi solo di un cambio di persone alla direzione dell’Opera, ma di una revisione complessiva degli organi e dei processi decisionali di tutta l’Opera.

“Un cambio della guardia epocale, che non è frutto di un ripiego per un problema contingente – la carenza di vocazioni – bensì di una matura scelta: il potenziamento numerico e formativo di laiche e laici, collaboratori e corresponsabili nella gestione della presenza nel nome di Don Bosco, oltre a essere un esercizio fondato sul protagonismo laicale in ambito ecclesiale e civile, è una rinnovata modalità di gestione delle Case, che già Don Giovanni Bosco aveva cominciato a sperimentare nelle origini della Congregazione”, spiegano.

E poi aggiungono: “Ci saranno molte sfide da affrontare: formative (contrastare l’abbandono scolastico sempre più precoce), socio-educative (individuare i bisogni più profondi dei giovani e rispondervi in modo adeguato), economiche (proseguire nonostante il calo demografico e le difficoltà della scuola pubblica non statale), culturali (prestare maggior attenzione all’impoverimento e al disagio giovanile)”.

Non solo scuola. Oratorio, chiesa pubblica “Madonna degli Angeli”, ostello e nuove attività allo studio: tutte offerte educative, religiose, formative che continueranno a raccontare e scrivere una storia che si ispira a Don Bosco, che in Alassio ha vissuto momenti di riposo e progettazione per il futuro della Famiglia Salesiana.

“Don Bosco, nella sua vita, ha più volte cambiato e aggiornato la realizzazione dei suoi sogni e desideri, perché, nell’educazione, il futuro chiede innovazione, oltre all’ancoraggio nella tradizione e nel passato”, concludono dalla Comunità Educativo Pastorale di Alassio.

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L’estate dell’Italia Centrale: campi e momenti insieme per riscoprire l'”essere casa”

Dopo lo stop dello scorso anno, quest’estate sono tornati i campi di formazione dei giovani del MGS dell’Italia Centrale. Siamo partiti a giugno con il Campo Base: per la prima volta in sei diversi luoghi sul territorio dell’Italia centrale si sono svolti in contemporanea sei campi base, con i ragazzi di terza e quarta superiore. A Torino e dintorni si è svolto il campo Bosco, in cui una quarantina di ragazzi di quinta superiore, divisi in due gruppi, hanno potuto visitare i luoghi principali legati alla vita di don Bosco e di madre Mazzarello. Il Campo Bivio, l’ultimo campo di formazione, si è svolto a La Spezia, eccezionalmente con i ragazzi del primo anno di università che dovevano completare il loro percorso interrotto dalla pandemia. Infine a Loreto si è svolto il campo Biblico, campo di formazione permanente per universitari e lavoratori che quest’anno ha messo a tema l’ “essere casa”, vissuto in ottica evangelica e salesiana. Ancora in corso invece è l’esperienza missionaria, che per ragioni legate al Covid non si è svolta all’estero ma in Italia, a Tocco da Casauria, in provincia di Pescara.
Nelle singole case sono ripartite tutte le attività estive, nei limiti delle normative sanitarie vigenti.

Le attività estive della Sicilia salesiana: formazione, sport e fraternità per stare insieme in amicizia

Campo Joga Bonito
Si è svolta dal 29 luglio al 1º agosto la prima edizione del campo Joga Bonito organizzato dal MGS di Sicilia in collaborazione con le Polisportive Giovanili Salesiane di Sicilia e si è svolto presso la Colonia don Bosco della Playa di Catania. L’iniziativa, riservata ai ragazzi della scuola superiore, ha visto la presenza di 21 partecipanti provenienti da diverse case salesiane della Sicilia
I partecipanti hanno seguito un doppio itinerario: formativo e sportivo. La parte formativa ha visto i ragazzi riflettere sulla figura di Davide e si è svolta attraverso incontri e attività guidati dai cinque salesiani presenti al campo, che si sono conclusi con la liturgia penitenziale e la S. Messa presieduta da don Franco Di Natale, vicario dei salesiani di Sicilia.
Lo sport ha poi fatto da padrone all’interno del campo. I partecipanti in una prima fase hanno eseguito gli allenamenti preparati da tre tecnici PGS, alla conclusione dei quali sono stati suddivisi nelle varie squadre dando vita al torneo. Diversi anche i momenti di fraternità e relax, con l’opportunità di giochi insieme alla sera e break da trascorrere in spiaggia, data la splendida cornice in cui si è svolto il campo. L’iniziativa è stata ispirata a criteri di prudenza nel rispetto delle norme anti-covid. Un’esperienza, dunque, di spiritualità e amicizia accompagnata dalla grande passione per lo sport!
Campo Base
Il campo, si è svolto dal 10 al 13 giugno a Montagna Gebbia – Piazza Armerina (EN) e ha visto coinvolti 30 adolescenti del Biennio accompagnati da un’equipe di SDB, FMA e giovani. I partecipanti, durante la formazione, hanno costruito il profilo dell’animatore salesiano attraverso l’icona evangelica di Cristo Buon Pastore, primo animatore e apostolo del Padre. I vari laboratori sono stati utili per imparare l’arte di stare in mezzo ai ragazzi nello stile salesiano. Non sono mancati i momenti di spiritualità come la Celebrazione Penitenziale, l’Adorazione e la Celebrazione Eucaristica con il mandato animatori al termine del campo. L’iniziativa è stata ispirata a criteri di prudenza nel rispetto delle norme anti-covid. Diversi anche i momenti di fraternità e di gioco che hanno permesso di creare un clima di famiglia e di gioia.

Notizie estive dall’oratorio di Vilnius

Dalla Lituania, don Alessandro Barelli racconta le esperienze estive che si stanno svolgendo presso l’opera di Vilnius e che, oltre ad animare ragazzi e giovani del luogo, vedono coinvolti anche un gruppo di volontari dall’Italia che hanno partecipato al Corso Missionario promosso dall’Ispettoria durante l’anno.

Vilnius (Lituania) – Nonostante le grandi limitazioni dovute alle misure contenitive della pandemia di Covid-19, anche questa estate l’oratorio salesiano della capitale della Lituania ha voluto offrire ai ragazzi e ai giovani una intensa proposta educativa e di svago per i mesi estivi. Grande interesse ha riscosso il Centro estivo diurno svolto per alcune settimane presso la chiesa “San Giovanni Bosco” di Vilnius, con la registrazione di più di 350 bambini, molti dei quali venivano da varie parti della città.

Sollecitati dal messaggio di papa Francesco per la giornata missionaria mondiale del 2021, che ci invita a non chiudere i cuori alle necessità materiali e spirituali del prossimo nonostante il Covid, e rafforzati dal tema “Non possiamo tacere ciò che abbiamo visto e udito!” (At. 4,6) si è creato un bel gruppo di animazione per le attività del  diurno: i salesiani di Vilnius, una suora salesiana, 27 animatori dell’oratorio, 7 volontari italiani dell’Animazione Missionaria della Ispettoria del Piemonte, con il loro accompagnatore salesiano. Tutti impegnati a testimoniare con la vita e la gioia salesiana che è possibile abbattere le barriere della paura e della chiusura incontrollata.

I ragazzi erano divisi in 4 gruppi per fasce di età, che non potevano interagire tra loro, per motivi di sicurezza (dunque in realtà avevamo 4 centri estivi paralleli in contemporanea). Sport, laboratori, grandi giochi organizzati, e persino delle gite a piedi nella natura intorno alla città. Tutti i giorni vi era un momento di preghiera in chiesa in cui veniva spiegata e attualizzata una parabola di Gesù: il filo conduttore era la speranza che nasce dal rapporto personale tra Gesù e il discepolo. Egli cerca noi, noi cerchiamo Lui. E poi? Lo testimoniamo tra gli amici, perché non possiamo tacere…!

Tutti i giorni le attività finivano con un gelato per ognuno, finanziato dal Comune di Vilnius attraverso un progetto di coinvolgimento dei bambini.

Terminato il Centro estivo le attività continuano anche ad agosto con vari turni presso la casa estiva vicina al lago di Tverecius, in una regione boscosa dove i salesiani hanno una casa per ferie. Gli animatori italiani, invece, si aggregheranno alle attività estive della erigenda comunità salesiana di Telsiai, nella regione della Samogizia (verso il mar Baltico).

don Alessandro Barelli SDB

 

Museo Casa Don Bosco: Uno spazio dedicato ai Santi e Beati della Famiglia Salesiana

Il Museo Casa Don Bosco, nel cuore di Torino Valdocco, giunge al termine dei lavori di allestimento e delle ultime sale dedicate alle figure più significative della missione educativa salesiana: i gruppi della Famiglia Salesiana con ciascuno dei Santi/e e Beati/e di riferimento sono così rappresentati nella loro origine carismatica al fine di trasmettere quel clima di famiglia che don Bosco dedicava ai proprio figli.

Nella giornata di mercoledì 8 settembre, in occasione dell’inaugurazione della mostra temporanea LockArt, sarà lo stesso Don Ángel Fernández Artime, X successore di don Bosco, a presentare questi spazi.

Con l’apertura di questi nuovi spazi il percorso di allestimento del Museo Casa Don Bosco giunge al termine. Chiunque abbia incontrato nella propria vita il Santo dei Giovani può ritrovare qui lo spirito originario di Valdocco che ha attraversato i secoli e le nazioni dando forma a nuove esperienze del carisma stesso.

Al visitatore, attraverso la proposta degli itinerari museali, l’accompagnamento delle nostre guide e gli eventi che costantemente organizziamo e che intendono creare quel ponte sottile tra passato e futuro, desideriamo offrire la possibilità di tornare a “rubare il cuore di don Bosco” per tenerne vivo il battito là dove egli vive.

Stefania De Vita – Direttrice Museo Casa Don Bosco

Scopri la mostra LockArt