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La Commissione Presinodale lavora all’“Instrumentum Laboris” del Sinodo Salesiano dei Giovani 2024

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Roma) – In occasione del 200° anniversario del Sogno dei Nove Anni di Don Bosco, il Settore per la Pastorale Giovanile promuove la celebrazione del Sinodo Salesiano dei Giovani 2024, dall’11 al 16 agosto, presso il Colle Don Bosco, a Castelnuovo Don Bosco.

Attualmente è stata superata la fase preparatoria di ascolto e dialogo in ogni Ispettoria e i contributi sono stati inviati alla commissione pre-sinodale per la redazione dello strumento di lavoro (Instrumentum Laboris). Questa commissione è composta da: don Joebeth Vivo, SDB, don Ama-Edi Didier Meba Somiebalo, SDB, dott.ssa Antonella Sinagoga, il sig. Manoel Messias da Silva, SDB, don Xabier Camino, SDB, don Patrick, SDB, e don Krzysztof Tomeczkowski, SDB. Don Francisco Cervantes e Suor Luz Aurora García Juárez sono responsabili della sintesi delle équipe ispettoriali di pastorale.

Allo stesso modo, è stato completato il processo di raccolta di oltre 200 sogni di giovani di tutto il mondo per un “Coffee Table Book” (libro illustrato). Tra gli altri sogni, i giovani ne hanno espressi alcuni: essere realmente ascoltati e compresi nel loro modo di vedere il mondo e di muoversi in esso; sperimentare un Dio vicino, realmente incarnato e vivo nelle situazioni umane; sentirsi accettati dalla Chiesa e dalle presenze salesiane così come sono, senza dover forzare i loro modi di essere a degli stereotipi; conoscere la propria vocazione, le vie per scoprirla e la propria fede in ciò che è essenziale; essere adulti di riferimento, appassionati, chiari, determinati con la propria vita e guide nel proprio processo; valorizzare il contesto in cui vivono con azioni concrete.

È stato creato un gruppo centrale o Commissione centrale per il Sinodo, composto da 14 giovani di tutto il mondo che stanno già lavorando all’organizzazione del Sinodo con l’équipe centrale del Settore per la Pastorale Giovanile. Essi sono: Santiago Roda Cano, Wendy Mikaela Ponce, María Belén Gisbert, João Pedro Maximiano, Faddyl Fabrice Yadolo, Danwell Phoues, Marta Radic, Pablo Osorio Delgado, Kasia Grabek, Kyle Portelli, Teaghan Dolan, Jennifer Lie, Leander Pereira e Noah Rodrigues. Il coro dei salesiani di Cagliari sarà presente per l’animazione musicale.

L’equipe, inoltre, ha selezionato l’Inno ufficiale del Sinodo: “In the shape of your dream” (autore: Emanuele Geraci, con i “DB Sons”). I musicisti della Congregazione sono stati invitati a comporre una canzone come Inno ufficiale. Oltre al vincitore, le seguenti persone hanno partecipato presentando inni ispirati al tema: Belarmino Sànchez, Fabio Diaz, Fernando Gutierrez, Gilberto Driussi, Jose Miguel Ramirez, Juan Javier Bernal Garcia e Sergio Petrarca. Questi sono i titoli presentati: “El sueño che hace soñar”, “Il tuo sogno”, “Dear John”, “Sueña”, “Celebramos tu sueño”, “un sogno da bambino” e “Tra le mani tue”

Sono in corso di elaborazione le questioni relative ai moduli di registrazione dei partecipanti, al modulo di richiesta dei visti, all’alloggio, al trasporto, ai servizi di traduzione, ai pasti e ai materiali.

Il 25 marzo 2024 è il termine ultimo per l’iscrizione di tutti i partecipanti.

Un francobollo e un annullo postale speciale per il bicentenario del Sogno dei Nove Anni di Don Bosco

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Città del Vaticano) – Anche il Vaticano si unisce alla Famiglia Salesiana per celebrare il sogno fatto a nove anni da San Giovanni Bosco, che ispirò tutto il suo operato e il suo carisma; e lo fa attraverso un francobollo e un annullo postale speciale dedicati a questo importante anniversario.

Il francobollo vaticano celebrativo dell’anniversario riproduce un dipinto su tela realizzato nel 1999 dal pittore Mario Bogani (1932- 2016) e conservato nella Basilica Superiore del Tempio Don Bosco al Colle Don Bosco (Castelnuovo Don Bosco, Provincia di Asti). Esso ha un valore nominale di 1,30 euro e un formato di 40X30 millimetri, stampato su 21.200 minifogli da 9 esemplari ciascuno, per una tiratura complessiva di 190.800 francobolli.

Il disegno del francobollo illustra la visione del piccolo Giovanni come egli stesso la raccontò nelle sue Memorie: “Nel sonno mi parve di essere vicino a casa… dove stava raccolta una moltitudine di fanciulli, che si trastullavano… Alcuni ridevano, altri giocavano, non pochi bestemmiavano. All’udire quelle bestemmie mi sono subito lanciato in mezzo di loro, adoperando pugni e parole per farli tacere… In quel momento apparve un uomo venerando… la sua faccia era così luminosa, che io non potevo rimirarlo. Egli mi chiamò per nome e mi ordinò di pormi alla testa di quei fanciulli aggiungendo queste parole – ‘Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti dunque immediatamente a fare loro un’istruzione sulla bruttezza dei peccati e sulla preziosità della virtù’ – …Vidi accanto a lui una donna di maestoso aspetto, vestita di un manto, che risplendeva da tutte le parti… mi accennò di avvicinarmi a lei, mi prese con bontà per mano e mi disse – ‘Guarda’ – …Guardando mi accorsi che quei fanciulli erano tutti fuggiti ed in loro vece vidi una moltitudine di capretti, di cani, orsi e di parecchi altri animali – ‘Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Renditi umile, forte e robusto: e ciò che in questo momento vedi succedere di questi animali, tu dovrai farlo per i miei figli… a suo tempo tutto comprenderai’”.

L’annullo filatelico ha formato circolare e diametro da 38 millimetri. Esso è un elaborato grafico liberamente ispirato al tema del francobollo, raffigurante il giovane Giovanni che dorme circondato dalle figure presenti nel suo sogno: Gesù, la Vergine Maria, lupi e agnelli. Completano l’annullo le scritte «IL SOGNO DI SAN GIOVANNI BOSCO», «1824 – 2024», «POSTE VATICANE» e «DIE EMISSIONIS 19.02.2024».

Il 19 e il 20 febbraio 2024 l’ufficio postale denominato “Arco delle Campane” (nel braccio di Carlo Magno del Colonnato Vaticano) utilizzerà l’annullo speciale in questione.

In alternativa, l’obliterazione del materiale filatelico, debitamente affrancato a cura dei richiedenti con i francobolli cui l’annullo si riferisce, potrà essere richiesta al Settore Obliterazioni del Servizio Poste e Filatelia fino al 23 marzo 2024.

Il giorno 20 febbraio 2024 il quotidiano Avvenire dedicherà uno speciale sulla storia dei francobolli dedicati a Don Bosco e sul significato dei suoi Sogni.

“Il Sogno dei Nove Anni di Don Bosco – si legge in una nota emanata del Governatorato della Città del Vaticano – fu l’origine della vocazione del futuro fondatore della Congregazione dei Salesiani e la fonte ispiratrice della sua filosofia educativa permeata da tre principi: ragione, religione e amorevolezza. Per Don Bosco era impossibile educare un giovane attraverso la ragione senza qualcuno che lo amasse, capisse i suoi problemi e lo supportasse per risolverli”.

La significatività di questo sogno e del carisma salesiano per la Chiesa universale si può ben comprendere da quanto Papa Francesco scrisse nove anni fa, nella Lettera inviata al Rettor Maggiore dei Salesiani, Ángel Fernández Artime, oggi Cardinale, in occasione di un altro Bicentenario, quello della nascita di Don Bosco (1815-2015): “Don Bosco ci insegna, prima di tutto, a non stare a guardare, ma a schierarci in prima linea, per offrire ai giovani un’esperienza educativa integrale che, solidamente basata sulla dimensione religiosa, coinvolga la mente, gli affetti, tutta la persona, sempre considerata come creata ed amata da Dio”.

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Don Bosco: una giovinezza fatta da tanti no e altrettanti sì

Da Note di Pastorale Giovanile.

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di Francesco Motto

Di don Bosco si è scritto e si continua a scrivere che “tutto cominciò da un sogno” e con tale espressione sovente si lascia intendere che egli non fece altro che seguire un itinerario di vita indicatogli fin da fanciullo e ripreso in qualche modo anche più avanti negli anni.
Non è proprio così. A parte il fatto che storicamente il famoso sogno dei nove anni dovette essere poco più che un lampo – e non certo quell’ampio resoconto da lui tracciato 50 anni dopo quando si era in gran parte realizzato (ne abbiamo trattato su questa stessa rivista), – una simile narrazione entra direttamente in conflitto con degli eventi assodati: nell’età delle scelte, vale a dire nella giovinezza e nella prima maturità, Giovanni Bosco si trovò di fronte a delle alternative, dovette operare delle opzioni, prese delle decisioni, senza alcuna certezza di fare quella giusta, quella semplicemente intuita nel sogno infantile.

Adolescente, giovane, respinge concrete possibilità di vita e di futuro

Figlio di contadini, orfano di padre fin dalla prima infanzia, Giovanni Bosco era naturalmente destinato al lavoro nei campi, cui in effetti si avviò quanto prima sia in famiglia, sia nel breve lasso di tempo da preadolescente passato alla cascina Moglia come garzone di stalla. Il fratellastro Antonio non aveva tutti i torti a sostenere che, come futuro contadino, non aveva bisogno di tanti studi. Ma il gusto naturale della lettura e dello studio, la fortuna di incontrare un buon prete di campagna che ne intuì le doti intellettuali, una mamma che aspirava a qualcosa di meglio della vita dei campi per il suo ultimo figlio permisero a Giovannino Bosco di strappare qualche ora al lavoro nei campi per dedicarsi agli studi, ovviamente a prezzo di grandi sacrifici.
Nell’anno trascorso come studente a Castelnuovo (1830-1831) in casa del sarto Roberto Giovanni gli venne offerta la possibilità di rimanere con lui, apprendere bene il mestiere e così un domani prendere il suo posto e con esso la possibilità di essere di eventuale sostegno alla madre anziana. Ma d’accordo con lei respinse la proposta e preferì continuare gli studi a Chieri, a 16 km dal proprio paese. Non era una scelta facile: allontanarsi da casa, ricorrere all’elemosina per pagarsi gli studi, adattarsi a vivere ospite in casa altrui, offrire servizi vari per pagarsi la pigione… Anche a Chieri gli si aprì la strada di poter gestire un domani un esercizio commerciale. Nuovamente rifiutò per il suo desiderio di continuare gli studi.

La scelta dello “stato” di vita

Giunto al loro termine, il diciannovenne Giovanni dovette ancora una volta decidere “cosa fare da grande”. Si sentiva chiamato alla vita sacerdotale, come intuiva dal sogno che si ripeteva, ma “la mia maniera di vivere, certe abitudini del mio cuore e la mancanza assoluta delle virtù necessarie a questo stato”, rendevano dubbiosa e assai difficile quella deliberazione”.
Optò allora per la vita consacrata; si sottopose all’esame di vocazione presso il convento dei frati Minori Riformati della Madonna degli Angeli a Torino, fu accettato ed era pronto ad entrare in noviziato al convento della Pace in Chieri quando uno strano sogno sulla difficoltà di vivere in un convento lo mise in crisi. Ne uscì a seguito del parere dello zio (sacerdote) dell’amico Comollo con cui si era confidato: rinunciare ad entrare in convento e invece iniziare gli studi in seminario in attesa di conoscere meglio “quello che Dio vuole da lui”.
Superamento l’esame finale di retorica nelle scuole di Chieri, si sottopose ad un nuovo esame, quello per la vestizione clericale. Lo superò e così andò serenamente in vacanza in famiglia a prepararsi alla nuova fase di vita che si apriva davanti a lui. Nell’ottobre ricevette la vestizione clericale dal proprio prevosto ed il 30 ottobre entrò in seminario a Chieri. Aveva vent’anni, aveva ormai scelto di diventare sacerdote, la strada sembrava tracciata… Non poteva certo immaginare quante altre scelte impegnative avrebbe dovuto fare.

Quale missione sacerdotale? nessuna per ora (1841-1844)

Trascorse oltre 5 anni di studio e di formazione in seminario (novembre 1835-maggio 1841), non senza coltivare qualche dubbio sulla sua vocazione sacerdotale, subito fugato dal suo direttore spirituale, amico e conterraneo, don Giuseppe Cafasso.
Ordinato sacerdote nel giugno 1841, dopo l’estate trascorsa in paese gli vennero subito offerte tre possibilità: una, lontano dal paese, a Genova, come maestro-precettore in casa di un ricco signore con l’ottimo stipendio di mille lire annue; e due vicino a casa: cappellano di Murialdo con doppio stipendio rispetto al solito o vicecurato a Castelnuovo. Lo zelante neosacerdote non sapeva che fare, per cui ancora una volta andò a consigliarsi a Torino da don Cafasso. Questi udite tre le proposte le scartò tutte dicendo: “Voi avete bisogno di studiare la morale e la predicazione. Venite con me al convitto di Torino”. A 26 anni compiuti don Bosco, pieno di giovanile entusiasmo sacerdotale, doveva dunque sospendere ogni progetto apostolico coltivato lungo gli anni di seminario per dedicarsi ad ulteriori studi teologici.

La proposta decisiva

Lungo il triennio di studio al Convitto (1841-1844) ebbe modo di fare varie esperienze sacerdotali sotto la guida di don Cafasso. Due in particolare: al Convitto venne ad insediarsi presto attorno a lui una sorta di oratorio festivo di qualche decina di ragazzi lavoratori, che poi nei giorni feriali lui visitava sul posto di lavoro; di sabato poi si recava personalmente nelle carceri minorili sempre con piccoli doni da distribuire (dolci, frutta, immaginette). Il tutto sotto lo sguardo attento di don Cafasso, che evidentemente era molto interessato al futuro del giovane compaesano.
I problemi si posero al termine del triennio di studio. L’anziano don Giuseppe Comollo, con il parere favorevole dell’arcivescovo Fransoni, lo chiese come economo-amministratore della propria parrocchia. Come dire di no al proprio vescovo? A toglierlo dagli impicci ci pensò il rettore del Convitto, il teologo Luigi Guala, che gli dettò personalmente la lettera di rinuncia.
Gli si avanzarono allora tre altre proposte: vicecurato di Buttigliera d’Asti, oppure ripetitore di morale al Convitto, oppure direttore stipendiato dell’erigendo piccolo ospedaletto accanto al Rifugio, fondato e mantenuto dalla ricca marchesa Barolo per centinaia di “ragazze a rischio”. Non sapeva che fare: solo sentiva il bisogno di non abbandonare i suoi “poveri giovani” che continuamente lo cercavano. Ora questo gli sarebbe stato possibile solo accettando la terza proposta: infatti la predicazione e le confessioni delle ragazze del Rifugio prima e la direzione dell’Ospedaletto poi gli avrebbero concesso spazi di tempo libero per i suoi giovani. Come suo solito si confidò con don Cafasso che però prese tempo: avrebbe deciso dopo le vacanze estive.
Passarono rapidamente e don Cafasso non gli suggeriva nulla. Don Bosco si fece allora coraggio e gli chiese espressamente il suo parere, che avrebbe ritenuto “volontà di Dio “. Don Cafasso gli consigliò di accettare la direzione dell’Ospedaletto, sotto la responsabilità del direttore spirituale delle varie istituzioni della marchesa, don Giovanni Borel, che per altro aveva fatto alla marchesa proprio il suo nome per il suddetto ruolo.

La decisione sofferta

Don Bosco non si allontanava così da Torino, aveva un stipendio sicuro con cui mantenersi, ma per l’assistenza ai suoi giovani, tanto per incominciare mancava un luogo in cui radunarli. Con il consenso della marchesa iniziò con la sua camera (il corridoio e le scale) al Rifugio, ma fu subito chiaro che colà non c’era posto per contenere i ragazzi che aumentavano ogni domenica. Don Borel chiese allora altro spazio alla marchesa che generosamente lo concesse non essendo ancora in funzione l’ospedaletto. L’arcivescovo acconsentì che un locale venisse trasformato in cappella (8 dicembre 1844).
Ma era evidente che era tutto provvisorio. In effetti vari mesi dopo, in prossimità dell’apertura dell’ospedaletto (10 agosto 1845) dovette cercare altro luogo per radunare i giovani. Dal maggio al dicembre peregrinò prima al vicino cimitero di S. Pietro e poi ai Mulini Dora in città. Scacciato da entrambi i posti, dal gennaio all’aprile 1846 fu la volta di casa Moretta e prato Filippi a Valdocco, finché in aprile approdò alla sede definitiva, casa Pinardi a Valdocco. L’Oratorio itinerante dei mesi precedenti aveva trovato una sede stabile
Ma furono mesi di grande impegno anche fisico per don Bosco: svolgere i suoi compiti di cappellano dell’Ospedaletto ma nello stesso tempo cercare ogni domenica nuove chiese dove portare la massa dei suoi giovani a messa; trovare spazio per far loro catechismo e farli giocare; visitarne alcuni lungo la settimana sul luogo di lavoro; pubblicare qualche libretto devozionale ed anche una Storia ecclesiastica di ben 400 pagine ecc. La salute ne risentì tanto che ad inizio gennaio la marchesa, preoccupata, chiese a don Borel di farlo riposare fuori città. Ma i ragazzi non potevano fare a meno del loro don Bosco: andavano da lui a frotte a confessarsi, costringendolo poi a riportarli in città.

La scelta definitiva

Presa in affitto parte di casa Pinardi nell’aprile 1846, don Bosco poteva in certo modo dirsi soddisfatto, anche se c’erano molti lavori da fare per adattarla alle esigenze dei suoi giovani oratoriani e dunque ulteriori spese da sostenere. Ma una nuova tegola gli stava cadendo in testa. A metà maggio la marchesa scriveva a don Borel che stimava moltissimo la persona di don Bosco, che apprezzava oltre ogni dire il lavoro spirituale che egli faceva, ma proprio per questo, vedendolo stanchissimo, chiedeva che si mettesse immediatamente a riposo se voleva continuare a svolgere il suo servizio di cappellano dell’Ospedaletto. Ma aggiungeva una richiesta pesantissima: don Bosco doveva proibire ai suoi giovani di venire ad attenderlo quando usciva dalla sua camera al Rifugio, stante il pericolo di inopportuni incontri con le “figlie di mala vita” colà da lei accolte.
Non aveva tutti i torti la marchesa, ci teneva alle sue opere di carità materiale e spirituale, ma per il trentunenne sacerdote era un autentico aut aut: o con la marchesa e le sue ragazze con tanto di sicuro stipendio, ovvero scindere a fine luglio il contratto “professionale” e dedicarsi a tempo pieno ai suoi giovani oratoriani, cercando altrove i mezzi di sussistenza. A quanto scrive lui stesso, non dovette pensarci su troppo: scelse i suoi “poveri giovani” cui nessuno si interessava, con la conseguenza che mentre la ricca marchesa avrebbe facilmente trovato un sostituto di don Bosco, questi da agosto si sarebbe trovato senza stipendio.
I due mesi di maggio e di giugno 1846 furono molto impegnativi per don Bosco. La stanchezza accumulatosi lo portò ai primi di luglio allo sfinimento. Una probabile polmonite lo inchiodò al letto per tutto il mese, riducendolo in fin di vita, fra la costernazione dei suoi giovani che con le loro preghiere – avrebbe detto don Bosco – la strapparono dalla morte sicura. Nella guarigione don Bosco lesse la volontà di Dio di dedicare la sua vita ai giovani e così, dopo aver trascorso al paese tre mesi di convalescenza con mamma Margherita, con la stessa mamma ai primi di novembre ritornò a casa Pinardi, dove don Borel in agosto aveva fatto trasportare dalla cameretta del Rifugio i suoi effetti personali.

Ma non era ancora finita!

Si potrebbe pensare che, pagato in giugno l’affitto di casa Pinardi e con la mamma accanto, nell’autunno 1846 il futuro potesse apparire meno oscuro, forse anche roseo. Ma non fu proprio così. I secondi anni quaranta furono gravidi di problemi. Anzitutto rimaneva costante il problema economico, nonostante l’aiuto di don Borel, di don Cafasso, della mamma e forse anche – ma don Bosco non lo scrisse mai – della stessa generosa marchesa. Sorse poi presto la difficoltà di trovare dei collaboratori, sacerdoti e laici, stabili per il suo oratorio “festivo” tutto da inventare e che presto si arricchì di scuole serali, con un piccolo internato per giovani senza tetto. Emerse in tempi brevi il problema di farsi accettare dal clero locale che vedevano don Bosco come colui che sottraeva i giovani dalle loro parrocchie. Scoppiò il problema giovanile con molti dei suoi oratoriani e collaboratori che autonomamente si coinvolsero direttamente nelle battaglie risorgimentali e poi lo lasciarono praticamente solo. Spuntò prepotentemente il problema sociale per cui raggruppamenti giovanili potevano essere pericolosi nel caldo clima risorgimentale che annunziava il ‘quarantotto”.
E a seguire, il problema politico della nascita del Regno d’Italiain opposizione allo Stato Pontificio, che l’anno 1860 aveva provocato una dura perquisizione domiciliare a Valdocco per sospetti intrallazzi con la Santa Sede; negli anni sessanta la difficoltà per don Bosco di farsi approvare la società salesiana e le sue costituzioni; negli anni settanta la lunga e dolorosa incomprensione con mons. Gastaldi; negli anni ottanta il complicato insediamento delle missioni in Patagonia…
Pensare che don Bosco abbia avuto una giovinezza facile per cui aveva davanti una sorta di autostrada da percorrere, quella del sogno, senza dover fare delle continue e non facili scelte lungo gli anni, è porsi fuori dalla storia. Così come tradire la storia è pensare che da giovane sacerdote (ma anche più avanti negli anni come si è appena accennato) di fronte a tante difficoltà non si sia mai posto la domanda se “continuare o lasciare” il suo Oratorio.
Se don Bosco è diventato quello che tutti conosciamo, se poi ha raggiunto la gloria degli altari è perché nella giovinezza e nella prima età adulta, sempre ben consigliato da adulti, ha saputo dire tanti no ed altrettanti sì; e questi sì non ha avuto paura a pagarli a caro prezzo, convinto che fosse la volontà di Dio. Solo pochi mesi prima di morire si rese conto che il sogno infantile si era realizzato e scoppiò in pianto. Ne aveva tutte le ragioni.

PS. Con questo intervento sulla giovinezza di don Bosco si chiude la serie di profili della rubrica SANTI GIOVANI E GIOVINEZZA DI SANTI che abbiamo lanciato nel 2019. Amiamo pensare che siano stati occasione, per i giovani lettori ed educatori, di attente riflessioni su come e quando Dio chiama ad una vita di santità da altare (o almeno della porta accanto come direbbe papa Francesco). Ci torna gradito in questo momento il fatto che fra i patroni per la giornata della GMG di Lisbona 2023 siano stati scelti, fra gli altri, don Bosco “educatore di santi” e i beati Pier Giorgio Frassati, Marcel Callo, Chiara Badano e Caro Acutis”, tutti personaggi di cui abbiamo narrato vita e santità in questa rubrica.

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Brillare, ascoltare e non temere: ad Acireale il meeting adolescenti del MGS Sicilia

Pubblichiamo il comunicato del MGS Sicilia.

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Dal 3 al 5 gennaio, siamo stati accolti al Wave Hotel di Acireale per vivere l’esperienza del meeting adolescenti del MGS di Sicilia: evento tanto atteso da noi giovani animatori salesiani.

Tra le tematiche emerse e opportunità di crescita spirituale, c’è stato spazio anche per nuove amicizie.

Abbiamo vissuto tanti momenti di divertimento e di fraternità, ma abbiamo avuto anche l’opportunità di confrontarci e di conoscere meglio noi stessi.

La proposta pastorale annuale è il Sogno e l’equipe della consulta MGS Regionale ha scelto di concentrare la tematica del meeting su quest’argomento.

Per far sì che il messaggio arrivasse limpido e chiaro, ci hanno aiutato molto le parole di Papa Francesco alla GMG 2023: brillare, ascoltare e non temere.

Durante la prima giornata, dopo il lancio del primo tema: BRILLARE, ci siamo divisi in biennio e triennio, dove abbiamo iniziato la formazione, guidati da due formatori.

A seguire abbiamo condiviso le nostre riflessioni e sensazioni in dei gruppi di condivisione.

“Non si può vincere una corsa se prima non si è sognato di farlo”.

Tra un momento e l’altro c’erano i cosiddetti “break” che ci aiutavano a ricaricarci. 

Subito dopo abbiamo ascoltato delle testimonianze di don Fabio Alibrio per il triennio e Simone Scarlata per il biennio: abbiamo potuto capire quanto possa essere forte la fede, e che può salvarci quando tocchiamo il fondo; mi ha colpito l’importanza di incontrare persone che ci vogliono bene nel nome di Dio.

Il secondo giorno abbiamo affrontato i temi dell’ASCOLTO e della VOCAZIONE, che hanno suscitato molte domande in noi giovani: qual è il sogno che Dio ha per noi? 

Sono stati dei temi molto forti, perché è difficile guardare e ascoltare ciò che abbiamo dentro, senza mettere in atto “egoismi mascherati d’amore “, ovvero credere che ciò che vorremmo noi per noi stessi è in realtà ciò che Dio ha in mente per noi.

Dopo la formazione, un laboratorio per riuscire a fare una buona e corretta Confessione ci ha preparato a vivere il Sacramento della Riconciliazione e la Liturgia Penitenziale.

Nel pomeriggio abbiamo ascoltato le ultime due testimonianze: suor Maria per il biennio e Gaia Sella per il triennio, che al solito hanno suscitato un’immensa emozione tra noi, ispirandoci a vivere la nostra missione e soprattutto suggerendoci l’importanza del mettersi in gioco per aiutare il prossimo senza avere paura di non essere all’altezza.

Dopo un momento di festa, abbiamo partecipato all’Adorazione Eucaristica, per potere adorare Dio e ringraziarlo per tutto ciò che ci ha donato. Durante l’Adorazione abbiamo pregato anche per don Stefano Cortesiano e per la sua ordinazione sacerdotale.

Il terzo ed ultimo giorno le parole chiave che ci hanno accompagnato sono state NON TEMERE e MISSIONE. Sempre divisi in biennio e triennio, è arrivato a noi forte l’invito a intraprendere una missione coraggiosa, a perseverare sulla strada dei sogni, a servizio degli altri.

Ci auguriamo d’imparare presto a camminare nella gioia, sapendo di compiere delle azioni che rendano felice Dio, il prossimo e noi stessi, ricordando che cadere è normale, ma è rialzarsi insieme che fa la vera differenza.

Prima della Celebrazione Eucaristica ci hanno raggiunti l’ispettore Don Giovanni D’Andrea, che ha presieduto la Santa Messa, e l’ispettrice suor Angela Maria Maccioni. L’Equipe ci ha consegnato il “Passaporto per continuare a sognare”, con l’augurio che quella scintilla che c’è in noi non si spenga mai, ma anzi, continui a crescere fino a diventare una fiamma luminosa e calorosa.

Adesso siamo pronti per il prossimo appuntamento: la festa giovani del 21 aprile! 

«Mettiamoci alla ricerca dei giovani» Don Bosco e quel sogno ancora attuale – Avvenire

Si riporta di seguito l’articolo apparso su Avvenire a cura di Marina Lomunno.

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Cade quest’anno il 200° anniversario dalla visione onirica che il santo ebbe da bambino, in cui era prefigurata quella che sarebbe stata la missione sua e dei suoi figli spirituali. La mostra e un ciclo di incontri a Torino.

«Il sogno che fa sognare. Un cuore che trasforma i lupi in agnelli» è il titolo dell’ultima strenna firmata come rettor maggiore, e la prima come cardinale, da don Ángel Fernández Artime, 10° successore di don Bosco.

È stata presentata in diretta mondiale sui social lo scorso 27 dicembre. La Famiglia Salesiana, presente con 32 Gruppi religiosi e laicali in 135 nazioni, si è collegata per il tradizionale dono, la strenna, che don Bosco consegnava il 31 dicembre ai suoi ragazzi per indicare l’impegno per l’anno a venire.

Così hanno fatto i suoi successori fino al cardinale Artime, che ha ribadito la missione dei salesiani:

«Andare a cercare i giovani di oggi alla ricerca di senso e risposte».

Il tema della strenna 2024 apre le celebrazioni per i 200 anni del sogno-visione che «Giovannino» fece nel 1824, a 9 anni, nella povera casetta dei Becchi, oggi frazione di Castelnuovo Don Bosco.

In quella notte, che Don Bosco racconta nelle «Memorie dell’oratorio» – come scrive il rettor maggiore – è «nato un pilastro importante, quasi un mito fondativo della spiritualità salesiana, perché tutta la vita di don Bosco è il tentativo di realizzare il sogno».

È l’eredità che il santo lascia alla famiglia salesiana oggi, dal primo oratorio fondato a Torino a Valdocco all’ultima opera aperta dai suoi figli nel 2023 in Botswana:

«Portare a Gesù i giovani più poveri, sia che vivano per strada in Colombia, nei villaggi del Bangladesh o nel nostro ricco Occidente dove le povertà sono altre ma non meno urgenti».

A partire dalla strenna, nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino è stata allestita una mostra in 12 pannelli

«dove è riportata una frase del sogno così come lo racconta il santo» spiega don Michele Viviano, rettore della Basilica torinese, casa madre dei salesiani, «per consentire una lettura nei suoi passaggi fondamentali. Ogni frase poi ha un breve commento attualizzato del rettor maggiore tratto dalla strenna. La mostra è aperta fino al 31 gennaio, festa liturgica di don Bosco».

E sempre in Basilica, dove si venerano le spoglie mortali del santo, sono in programma tre lunedì di riflessione sul sogno: ha aperto il ciclo l’8 gennaio Artime: nella chiesa gremita ha invitato tutti a rileggere il sogno di don Bosco ragazzino quando nella sua visione vede un gruppo di fanciulli «discoli e pericolanti» che giocano e bestemmiano.

«Giovannino all’udire le bestemmie li vuole affrontare con calci e pugni ma un uomo dal volto luminoso lo ammonisce: “Non colle percosse ma colla mansuetudine e colla carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti adunque immediatamente a fare loro un’istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù”.

Giovannino è interdetto ma l’uomo lo rassicura: “Io ti darò la Maestra”. E accanto all’uomo appare una donna, Maria.

I discoli scompaiono e al loro posto si materializzano animali selvatici e capretti. La Donna dice a Giovannino: “Ecco il tuo campo” e appare un branco di agnellini… il ragazzino non capisce e piange ma Maria lo rasserena: “A suo tempo tutto comprenderai”».

E don Bosco al termine della sua vita – ha proseguito Artime – tutto ha compreso piangendo all’altare di Maria Ausiliatrice nella Basilica del Sacro Cuore di Gesù a Roma, pochi giorni dopo la consacrazione, quando ormai la famiglia salesiana aveva salde radici.

«I ragazzi di 200 anni fa che bestemmiavano o usavano il coltello sono quelli che oggi spacciano o hanno una pistola: tutti, quelli più poveri – fuori o dentro – sono un gomitolo di contraddizioni. Questo oggi è il nostro campo anche con i nativi digitali: con bontà, rispetto pazienza portare i giovani a Dio, dire loro di non temere, che non sono soli, che ognuno di loro vale».

Al termine della serata sono risuonate le note dell’inno composto da don Maurizio Palazzo, maestro di cappella di Maria Ausiliatrice, eseguito dalla corale della Basilica e dal coro giovanile «Sal.es», un brano che richiama la potenza delle parole scelte dal cardinale Artime per la strenna:

«Un sogno che ci riporti ai primi passi di don Bosco, ma che ci apra al futuro, al coraggio di rinnovare, costruire, un sogno ad occhi aperti ed a passo spedito, lieti nella speranza che Lui è sempre con noi. Il sogno vivrà, farà sognare ancora, noi lo vedremo ancora».

Il testo della Strenna 2024 è disponibile in sei lingue sul sito dei Salesiani di don Bosco www.sdb.org.

Avvenire

 

 

RMG – Sinodo Salesiano dei Giovani 2024, in occasione del Sogno dei nove anni

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Roma) – In occasione del 200° anniversario del Sogno dei nove anni di Don Bosco, il Settore per la Pastorale Giovanile promuove la celebrazione del Sinodo Salesiano dei Giovani, dall’11 al 16 agosto 2024 al Colle Don Bosco.

Don Bosco era un sognatore a occhi aperti, come tutti i profeti che vedono lontano e guardano al futuro con speranza. A cominciare dal Sogno dei nove anni, in cui immaginava la sua futura missione di sacerdote ed educatore. Sogni che si sono miracolosamente avverati, con l’aiuto della Provvidenza, dei suoi salesiani e di tanti benefattori che hanno sempre sostenuto e continuano a sostenere la sua Opera.

Il Sinodo Salesiano dei Giovani vuole essere un modo per i giovani delle Ispettorie salesiane di valorizzare e approfondire il Sogno dei nove anni, riscoprendone il significato per la spiritualità, il discernimento e la realizzazione della propria vocazione. Suppone il coinvolgimento e la partecipazione diretta dei giovani.

Sono invitati al massimo due giovani per ciascuna Ispettoria dei Salesiani di Don Bosco e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, impegnati nell’animazione pastorale nelle realtà locali e ispettoriali e nelle attività del Movimento Giovanile Salesiano. L’età dei partecipanti va dai 18 ai 30 anni. Insieme a loro, due Salesiani e due Figlie di Maria Ausiliatrice per Regione.

Ci saranno tre fasi. La prima fase preparatoria, di ascolto e dialogo, avrà luogo in ogni Ispettoria. La partecipazione di “tutti” viene attivata attraverso la consultazione nel processo di preparazione del Sinodo, al fine di riunire tutte le voci che sono espressione dei giovani del mondo. Per questo motivo, viene proposto un questionario preliminare per ogni Ispettoria, con l’obiettivo di redigere l’Instrumentum Laboris. Una seconda fase sarà quella celebrativa al Colle Don Bosco, che verrà vissuta con la metodologia sinodale, in un clima spirituale e curando i momenti dei piccoli gruppi (gruppi linguistici), che garantiranno una maggiore partecipazione e l’Assemblea plenaria. L’ultima fase, di azione, prevedrà il lavoro sul documento finale.

È prevista anche la pubblicazione di un “Coffee Table Book” contenente 200 sogni di giovani di tutto il mondo. È stato costituito un Core Group, o Commissione centrale, composto da 12 giovani di tutto il mondo, e un gruppo pre-sinodale di diverse persone per la redazione dell’Instrumentum Laboris.

Durante questi giorni di incontri sinodali, sarà possibile vedere la diversità delle culture, delle realtà giovanili e della Chiesa, ma anche l’unità che il carisma salesiano regola. Sarà motivo di grande gioia vedere la partecipazione, la comprensione e l’intesa, la capacità di lavoro e di discernimento e la condivisione di molti momenti di riflessione, preghiera e proposta.

Il logo prescelto per il Sinodo Salesiano dei Giovani rappresenta il prato del sogno di Don Bosco, sullo sfondo verde; la proposta di camminare insieme e di fare rete; i simboli che ricordano il dialogo, la riflessione e la partecipazione; e la croce, tutto nella ricerca spirituale, nella fede, nella cura della relazione con Gesù risorto.

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Sulla strada dei sogni: dossier sulla proposta pastorale 2023/2024

Dalla newsletter di Note di Pastorale Giovanile.

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LA CHIUSURA DEL CERCHIO

Negli ultimi tre anni il dossier NPG di approfondimento della proposta pastorale MGS si è concentrato sul primo sogno di don Bosco, quello comunemente conosciuto come il “sogno dei nove anni”. Esso è stato l’avvio di un triennio di proposte pastorali per i ragazzi e i giovani delle opere salesiane, dagli oratori alle scuole alle parrocchie nei cammini di iniziazione ed educazione alla fede, e anche coagulo di riflessioni pastorali nelle comunità educative, in una sorta di trittico unitario e organico, secondo la seguente scansione:

“Nel cuore del mondo” (cf NPG 5/2020): è stata messa a fuoco la realtà in cui siamo chiamati a vivere, a crescere e ad agire. Come il piccolo Giovannino fu invitato a stare al centro del cortile, anche i giovani si sono sentiti interpellati a vivere la loro esistenza nel cuore del nostro tempo, e ad essere proprio lì lievito, sale, luce.

 Successivamente si sono approfondite alcune parole di Maria che nel sogno invitavano Giovannino Bosco a lavorare sul proprio carattere, ad assumere una personalità a tutto tondo: “Renditi umile, forte e robusto” (cf NPG 5/2021). L’idea di fondo era che per essere degli educatori e pastori all’altezza della propria vocazione fosse necessario prima di tutto lavorare su se stessi, migliorandosi continuamente.

Lo scorso anno ci si è concentrati nella pedagogia e nella pastorale salesiana, intessuta di familiarità e confidenza, mansuetudine e carità. “Noi ci stiamo” era il motto che attestava la disponibilità di giovani ed educatori a partecipare al carisma salesiano con tutto se stessi. Veniva richiamato e sviluppato un modo originale di stare in mezzo ai giovani, oltre che uno stile preciso per vivere la giovinezza (cf NPG 5/2022).

Ora, come preparazione immediata alla ricorrenza bicentenaria del sogno dei nove anni (2024), è sembrato importante concentrare l’attenzione sulla possibilità e sulla capacità di sognare oggi. Come giovani e adulti, come educatori e pastori coltiviamo dei sogni e desideriamo sognare. Talvolta però la capacità immaginativa è ridotta e umiliata, e non permette di avere grandi sogni. Occorre allora chiarire e spalancare l’orizzonte, e non solo come bella metafora: aprirsi a un’attitudine promettente verso il futuro che lascia spazio a Dio ed entra in dialogo con Lui, accogliendo il suo punto di vista. Esattamente qui si inserisce e prende corpo la proposta pastorale per l’anno 2023-24: “Tu vedi più lontano di me”.

Se il Quaderno offerto ai giovani e agli educatori regala una “segnaletica per tornare a sognare”, il dossier ne riprende e approfondisce alcuni temi, e così pure la Newsletter corrispondente. Il tempo della fatica e della fragilità che stiamo vivendo a livello sociale – pensiamo solo alla pandemia che ci ha accompagnato in questi anni, alle tante situazioni conflittuali tuttora in essere e alle tante forme di povertà che stanno emergendo – e anche a livello ecclesiale – pensiamo alla metamorfosi della Chiesa in questo nostro tempo, segnato da una diminuzione della pratica religiosa e da una rinnovata ricerca spirituale – ci invitano a riattivare la nostra capacità di immaginazione creativa, e insieme con essa la nostra disponibilità a sognare. Di questo ci si renderà maggior conto nelle testimonianze dei giovani, sia a livello di “sogno sulla chiesa” che come “sogno sulla propria vita”: testimonianze che formano la parte esperienziale ed esistenziale dei giovani, come sogni da realizzare, una volta “svegli” o risvegliati.

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“Tu vedi più lontano di me”: pronto il Quaderno di lavoro MGS 2023/2024

Il Quaderno di Lavoro MGS 2023-2024 è pronto per la stampa. Frutto del lavoro partito con la Consulta MGS del 21-23 ottobre 2022 è proseguito dalla Segreteria Nazionale MGS ed è stato rivisto da diversi Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice assieme a educatrici/educatori sotto la regia di don Rossano Sala.

I contenuti proposti permettono di vivere in modo pastoralmente promettente l’anno pastorale del secondo centenario del “sogno dei 9 anni” dopo il triennio di preparazione vissuto.

Il Quaderno di lavoro MGS 2023/20243 è indirizzato non solo ai giovani, ma anche alle CEP o Comunità Educanti per la “formazione alla missione”. I destinatari sono: “giovani, animatori, educatori, catechisti, Salesiani di don Bosco e Figlie di Maria Ausiliatrice, membri a diverso titolo della Famiglia Salesiana, docenti, insegnanti e formatori, sacerdoti, consacrati/e, laici e laiche impegnati nella pastorale giovanile”.

Le prenotazioni vanno effettuate tramite i delegati e le consigliere di Pastorale Giovanile entro il 7 maggio. Per quanti vorranno fare ordinazioni, possono scrivere a segretariogeneralecisi@donboscoitalia.it sempre entro domenica 7 maggio.