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Don Bosco Borgomanero: l’innovazione della stampa 3D al servizio della situazione attuale

Pubblichiamo un articolo dei Salesiani Piemonte sull’iniziativa del Collegio di Borgomanero.
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In questo tempo di emergenza sanitaria, i ragazzi di Prima Les (indirizzi del Liceo Economico Sociale) del Collegio don Bosco Borgomanero, grazie alla stampa 3D e coordinati dalla docente Assia Hassanein, hanno costruito dei dispositivi elastici per mascherine, per impedire lo sfregamento sulla parte posteriore delle orecchie, fornendo così 100 cinturini al reparto Ostetricia dell’Ospedale di Borgomanero e altri 100 all’Ambulanza del Vergante. Di seguito l’articolo oggi pubblicato dal sito dell’opera.

L’INNOVAZIONE È UN’ABITUDINE AL SERVIZIO DEL QUOTIDIANO

La 1 Les e la stampa dei cinturini per le infermiere dell’Ospedale di Borgomanero

Che cos’è la tecnologia? A cosa serve? Come può migliorare la vita delle persone? Questi sono solo alcuni degli interrogativi a cui il corso di Innovazione, uno dei due indirizzi del Liceo economico sociale del don Bosco, tenta di rispondere. Si tratta di una materia pratico – teorica che mette in primo piano l’ingegno umano, in quanto capace di progettare a partire da un bisogno, a patto di usare la tecnologia come mezzo e non come fine del processo creativo.

Uno degli strumenti di cui ci si avvale nella didattica dell’Innovazione è la stampante 3D, una macchina in grado di compiere la rivoluzione che dai bit (il digitale) porta agli atomi (oggetti reali). Tramite questi strumenti è possibile, in poche decine di minuti, rispondere a un’esigenza specifica, trasformando un modello tridimensionale, cioè un disegno eseguito su un computer, in qualcosa di fisico, che possiamo toccare con mano.

Per concepire e creare questi oggetti su misura è possibile contare su un’intera comunità che, attraverso il web, condivide e modifica i progetti, trasformando i bit in atomi. Anche questa dimensione di condivisione è rivoluzionaria: un’idea è tanto più forte quanto è messa in circolazione, migliorata e declinata secondo le specifiche esigenze del maker (così si chiamano questi artigiani digitali).

In questo periodo di isolamento forzato, la portata della condivisione delle buone idee è ancora più dirompente, specie se finalizzata a migliorare un qualche aspetto della quotidianità.

Pensando alla difficile realtà attuale degli infermieri e servendosi della stampante 3D, i ragazzi di Prima Les, coordinati dalla docente Assia Hassanein, hanno costruito dei dispositivi in plastica, quasi dei cinturini, per alleggerire il peso degli elastici delle mascherine e impedire lo sfregamento sulla parte posteriore delle orecchie, evitando irritazioni, prurito, fastidio e ferite.

L’intuizione è frutto dell’estro e della creatività di Quinn Callander, ragazzo canadese di appena 13 anni, che ha messo la sua idea a disposizione senza brevetto e gratuitamente online, permettendo ai ragazzi di prima di implementare il progetto e personalizzarlo prima della stampa.

L’esito di questa attività didattica è stato la fornitura di 100 cinturini al reparto Ostetricia dell’Ospedale di Borgomanero e altri 100 all’Ambulanza del Vergante. Per saperne di più sull’ideazione e la realizzazione di questi oggetti: è possibile visitare il canale Don Bosco Borgomanero su Youtube.

Ci dite cosa sta succedendo veramente?

Pubblichiamo l’articolo di Davide e Francesca, responsabili dell’oratorio di Vallecrosia impegnati in prima linea contro l’emergenza sanitaria.

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Per il mondo salesiano, Francesca ed io, siamo Incaricati dell’Oratorio di Vallecrosia. La nostra vita professionale però è ben diversa: siamo entrambi ingegneri dipendenti dell’ASL 1 di Imperia; Francesca si occupa di edilizia ed impianti, io di elettromedicali.

Ci viene chiesto di dare una testimonianza dall’interno del mondo sanitario sull’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.

L’inizio della pandemia ha per noi una collocazione precisa. Da giorni si parlava di questa “influenza”, le scuole erano state chiuse e, immaginavamo come tutti, che questo avrebbe comportato la necessità di chiudere anche i nostri Oratori. Sabato 29 alle ore 17.00 è stato l’ultimo giorno di apertura del cortile fino “a data da destinarsi. Onestamente ancora non avevamo idea di cosa stesse per accadere e, in fondo, il pensiero che fosse un po’ tutto esagerato per “un’influenza un po’ più forte” c’era… Poi abbiamo ricevuto la telefonata del capo per una riunione urgente in ospedale alle 18:00. Da qui il sentore che poteva essere qualcosa di più…
Nell’arco di 15 giorni abbiamo stracciato l’organizzazione di tutta la sanità della provincia: chiuso tutto ciò che non fosse salvavita, fermato le sale operatorie, creato terapie intensive, isolato le cure fondamentali (oncologia, dialisi). Una vera rivoluzione che attraverso le fonti di informazione (e disinformazione) è arrivata a tutti e, per questo motivo, volutamente non ci soffermiamo sulle conseguenze sanitarie che questo virus ha causato.

Il primo mese è stato tosto: orari di lavoro dilatati e imprevedibili, evoluzione rapidissima dell’emergenza, tanti colleghi contagiati e quindi risorse e forze ridotte. Una corsa contro il tempo in attesa del picco!
Ricorderò per sempre quando, a fine giornata, ho ricevuto una chiamata dalla Rianimazione di Sanremo. Mi chiedevano l’ennesimo respiratore ma erano finiti e non sapevo quando quelli nuovi (comprati in fretta e furia) sarebbero arrivati. Non avendo altre soluzioni, ho preso un respiratore dal Pronto Soccorso di un’altra città, sperando che almeno per qualche giorno lì non sarebbe servito. L’ho caricato nella mia macchina e l’ho trasportato di corsa. Il giorno successivo ho saputo che quel respiratore è servito per intubare un mio collega.

Ora la situazione è migliorata e da qualche settimana riusciamo a parlare con i nostri giovani. A loro possiamo rispondere alla domanda regina: “Ci dite cosa sta succedendo veramente?”

Ci accorgiamo che la nostra realtà è divisa in 3 mondi ben distinti (e già sulla terminologia si potrebbe fare più di un trattato):
Esiste il mondo sporco, quello dei pazienti gravi in terapia intensiva o ricoverati perché critici e bisognosi di terapie. Un inciso è doveroso: i pazienti gravi sono una piccola percentuale ed effettivamente spesso anziani, ma resta un numero tale che le nostre strutture non avrebbero potuto accogliere, perché molto oltre la capienza ordinaria.
La frontiera del mondo sporco è netta e importante. Si passa attraverso il rito del “vestirsi”: camice, sovrascarpe, cuffia, maschera e occhiali. Di queste, la prima fa annebbiare gli altri, provocando un impedimento banale ma che rende tutto ancor più complicato… Pur svolgendo un lavoro tecnico, mi trovo a disagio nello stare di fronte ai pazienti bardato in questo modo, perché inevitabilmente marchio a fuoco il loro “essere pericolosi”. Chi si prende cura di loro (medici e infermieri che meritano le tante lodi per quanto fanno) mi racconta di quanto sia difficile non mostrare loro un sorriso; un gesto che normalmente trascuriamo ma che in questa situazione è di vitale importanza. Il doverci imbardare ci rende “impersonali” ai loro occhi e noi siamo le uniche persone che loro possono vedere a causa dell’isolamento. I pazienti covid non possono ricevere visite, al massimo videochiamano con un tablet. E chi muore, lo fa solo.
C’è poi il mondo pulito, al quale ritorni da quello sporco con il secondo rito (molto più attento e rigoroso nei passaggi) dello spogliarsi. Siamo ancora dentro l’ospedale e tutto ruota intorno alla parola “Covid”, di cui peraltro molti ignorano il significato. Positivo o negativo. Tampone. Mascherina. Disinfettante. Qui si vivono le uniche relazioni personali di chi opera in ospedale (almeno le abbiamo!), tutte comunque sottomesse ad un filo continuo e spossante di preoccupazione: oggi me la sarò presa? E non è tanto la preoccupazione di “prenderla” nelle forme più forti e pericolose, ma quella di portarlo con sé e contagiare altri, a partire dai propri cari. Nel nostro caso ad esempio, lavorando entrambi, non abbiamo altra soluzione se non quella di lasciare i figli ai nonni, che per età sono sicuramente più a rischio.

Infine, c’è il mondo fuori, i cui abitanti spesso sono talmente riempiti di informazioni dalle fonti più disparate, da non avere la minima idea di quello che sta succedendo negli altri due mondi. Il mondo fuori subisce le conseguenze sociali ed economiche, non riuscendo a capire il problema sanitario a monte. Capita quindi di dover tranquillizzare chi vive nel panico, o di spiegare i motivi per cui siamo chiamati alle tante dure misure per ridurre il contagio.

Chiudiamo con una storia che raccontiamo ai nostri giovani, perché ci ha colpito.
E’ l’esempio di un elettricista, papà di una ragazza che pratica rugby nel nostro ambiente. Francesca lo conosce da tempo perché spesso ha lavorato nei nostri ospedali, arrivando anche a lanciargli una proposta di impegno in Oratorio, declinata per “mancanza di Fede”.
In questo periodo, diverse ditte si sono tirate indietro per la paura del contagio, ma non la ditta di questo elettricista, il quale per primo ha lavorato senza sosta per adeguare gli impianti allo stravolgimento dei reparti, “sporchi o puliti” che fossero.
Francesca, questa volta, ha fatto una proposta diversa: “Prenditi un paio di giorni e riposati, puoi far venire qualche tuo collega per questo lavoro (in un reparto pulito). La risposta è stata nuovamente un rifiuto: “Ne avrei anche bisogno, ma io conosco meglio degli altri i vostri impianti e, in questo momento, è giusto fare la mia parte con il mio servizio”

Davide e Francesca

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La messa è finita. Iniziamo a pregare

Il numero 04/2020 di Note di Pastorale Giovanile è disponibile online in modo gratuito (si può scaricare anche da qui). Segnaliamo un articolo di Elena Massimi.

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Capita spesso, particolarmente in celebrazioni che vedono un’ampia partecipazione giovanile, ma non solo, di non avere un attimo di respiro, di arrivare all’Ite missa est talmente stanchi, solo desiderosi di un po’ di silenzio, di pace, di “riposo”. Ministranti affaccendati, coro che riempie ogni momento “vuoto”, come se dovesse intrattenere i fedeli, sacerdoti che spiegano passo passo la celebrazione….un fluire “a tutto gas” di gesti, parole, suoni, senza una pausa, “una fermata”, un “attimo di silenzio”. Partecipiamo all’eucarestia con l’impressione di non pregare e attendiamo con ansia la fine della Messa per il meritato (sempre se ci viene concesso) momento di silenzio e di preghiera.
Questa non è liturgia: le parole e i gesti possono vivere solo se messi in relazione al silenzio, alle pause, alle soste… Allo stesso tempo però constatiamo come anche celebrazioni scandite da tempi lunghi di silenzio e meditazione, possano risultare ugualmente poco proficue. Il silenzio viene allora vissuto come “assenza di rumore e di parola” e non come “vertice di una comunione”.
Dovremmo forse fare memoria delle parole di R. Guardini, ancora così attuali: “A mio avviso la vita liturgica inizia con il silenzio. Senza di esso tutto appare inutile e vano […]. Il tema del silenzio è molto serio, molto importante e purtroppo molto trascurato. Il silenzio è il primo presupposto di ogni azione sacra”( R. GUARDINI, Il testamento di Gesù, 33).
Se, quindi, il silenzio è il presupposto imprescindibile di ogni azione liturgica, dovremmo iniziare a domandarci in quali momenti della celebrazione eucaristica farlo, come gestirlo, quali i criteri, le vie, perché possa divenire luogo di ascolto profondo.

 

TGS, nuova modalità per la XXXV Assemblea nazionale

Pubblichiamo il comunicato dell’associazione TGS sulla nuova modalità di svolgimento dell’assemblea nazionale.

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Vista la situazione di emergenza ed evidente disagio, Domenica 26 Aprile 2020, si terrà, in collegamento remoto, la XXXV Assemblea Nazionale della Associazione Turismo Giovanile e Sociale APS, dal titolo Viaggiando da casa #lìdovesei. 

L’Assemblea Nazionale è un’importante occasione di confronto tra i gruppi locali e l’Associazione Nazionale. Sono invitati a partecipare tutti i soci tesserati dei gruppi locali TGS di tutta Italia.

In programma l’analisi e l’approvazione di Regolamento Nazionale 2020, Relazione sullo Stato dell’Associazione anno 2019, Bilancio Consuntivo 2019, Bilancio Preventivo 2020, oltre ai momenti di benvenuto iniziale e di condivisione finale.

Per informazioni ed iscrizioni contattare la Segreteria Nazionale.

Vi aspettiamo!

Il Consiglio Direttivo Nazionale TGS

 

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COVID-19, slittano di un anno Incontro mondiale delle Famiglie e GMG

La pandemia da coronavirus fa rimodulare i piani agli organizzatori di due dei prossimi grandi eventi ecclesiali. In una dichiarazione il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, spiega che “a causa dell’attuale situazione sanitaria e delle sue conseguenze sullo spostamento e l’aggregazione di giovani e famiglie, il Santo Padre, insieme al Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha ritenuto di posporre di un anno il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie, in programma a Roma nel giugno del 2021, e la prossima Giornata Mondiale della Gioventù, in programma a Lisbona nell’agosto del 2022, rispettivamente a giugno 2022 e ad agosto 2023.

Don Bosco Sampierdarena, colletta alimentare per le famiglie in difficoltà

L’opera salesiana di Genova Sampierdarena organizza una colletta alimentare per aiutare le famiglie in difficoltà: sono stati posizionati dei carrelli in fondo alla chiesa per la raccolta, i salesiani poi provvederanno alla distribuzione.

La spesa sospesa del Borgo Ragazzi Don Bosco di Roma per sostenere le famiglie in difficoltà

Pubblichiamo il comunicato del Borgo Ragazzi don Bosco sull’iniziativa della spesa sospesa per aiutare le famiglie in difficoltà.
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Dal 9 aprile, grazie alla collaborazione di Spazio Conad, abbiamo iniziato la raccolta di generi di prima necessità. I clienti del supermercato, all’uscita trovano dei carrelli dove possono lasciare qualcosina per sostenere le famigli dei ragazzi poveri seguiti dal Borgo Ragazzi Don Bosco. Grazie alla generosità di tante persone, nella scorsa settimana sono state aiutate più di trenta famiglie.
Tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’aiuto di Conad (Viale Giovanni Battista Valente, 190) e tante famiglie.
Ringraziamo a nome di tanti ragazzi queste persone anonime che nel segreto stanno aiutando chi ha perso il lavoro a causa della crisi del Coronavirus. “Tutto ciò che doni è tuo per sempre, ciò che tieni è perso per sempre”. Dio vi benedica!

“Donne per un nuovo Rinascimento”: nella task force del governo anche suor Smerilli

C’è anche suor Alessandra Smerilli nel gruppo “Donne per un nuovo Rinascimento”, la task force voluta dal governo per formulare proposte per ricostruire l’Italia dalle macerie della pandemia. Di seguito, l’intervista a suor Alessandra Smerilli fatta da Vatican News, a firma di Amedeo Lomonaco.

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Rilanciare il motore sociale, culturale ed economico dell’Italia dopo questo periodo di grave emergenza, non solo sanitaria, innescata dalla pandemia. È questa la finalità della task force “Donne per un nuovo Rinascimento”, voluta dalla ministra della Famiglia e delle pari opportunità Elena Bonetti per elaborare proposte in grado di far ripartire il Paese. Fanno parte di questo gruppo di lavoro, guidato da Fabiola Gianotti direttrice del Cern di Ginevra, dodici donne impegnate in vari ambiti, tra cui quello scientifico e umanistico. Tra le esponenti di questa speciale equipe, che mercoledì scorso si è riunita per la prima volta in videoconferenza, c’è anche suor Alessandra Smerilli, docente di Economia all’Auxilium e consigliere dello Stato della Città del Vaticano.
Come si prepara la rinascita dopo la catastrofe, anche economica, provocata dalla pandemia?
R. – In questo momento è difficile immaginare quando e, in che modo, si potrà ripartire. Parlo per l’Italia ma anche nel resto del mondo c’è tanta incertezza. Il primo punto per preparare la rinascita è quello di osservare, leggere e analizzare bene la situazione in cui ci troviamo. E cercare di vederla, almeno per quanto mi riguarda, dal punto di vista dei più deboli. E quindi, poi, provare a mettere in campo le risorse che in questo momento possono essere tirate fuori e cercare di ragionare tutti insieme per il bene comune. La cosa peggiore che potrebbe accadere dopo questa pandemia, è che non vengano per esempio interrotte le catene di iniqua distribuzione della ricchezza.
In questo periodo così complesso e scosso dalla pandemia, gli interrogativi spesso riguardano, soprattutto, il tempo presente. Ma domande altrettanto cruciali sono quelle che si legano al futuro. Quali sono le opportunità e le sfide che il mondo dovrà cogliere ed affrontare per vivere un vero rinascimento quando, finalmente, sarà superato questo momento di emergenza?
R. – Le opportunità da cogliere sono quelle che già stiamo vedendo in questo momento. Io sono docente universitaria e tutto quello che pensavamo di dover fare e che non avevamo iniziato a fare, come l’avvio della didattica a distanza, siamo stati costretti a farlo nel giro di due giorni. Abbiamo visto che non solo è possibile, ma è anche un bel modo per restare in contatto con gli studenti. Questo vale per il mondo universitario ed anche per tanti tipi di lavori. Il potenziale dato dalle nuove tecnologie e dalle capacità di connessione, ci consentono di poter studiare anche modi diversi di lavorare, che siano anche più rispettosi, forse, della terra e della natura. Le nuove tecnologie consentono, infatti, di doversi spostare meno, anche se questo non è possibile per tutti i lavori. Penso che queste siano alcune delle opportunità che possiamo cogliere. Le sfide sono legate al fatto che, come per la salute questo virus danneggia i più fragili e nello specifico le persone più anziane, allo stesso modo questo fermo economico – che genererà presumibilmente gravi recessioni – andrà a danneggiare maggiormente le persone più deboli e con meno tutele. Allora la stessa energia che stiamo impiegando per cercare di salvare vite umane, motivo per cui ci stiamo fermando anche economicamente, dovrà essere impiegata per ripartire in modo che i più deboli non vengano messi da parte. Ma ci dobbiamo veramente sentire tutti insieme fratelli nell’affrontare queste sfide. Se riusciremo a fare questo, io penso che ne usciremo anche migliori come persone e come società. Da un grande dolore e da un grande male si riscoprirà il bene dello stare insieme.
Fanno parte della task force dodici donne, dodici professionalità ed esperienze di vita diverse. Che tipo di contributo di pensiero – di “genio” direbbero i Papi – pensa possa offrire in questa fase di ripensamento del vivere sociale?
R. – Nella prima riunione della task force in cui ci siamo presentate, ho colto quante e quali competenze ci siano all’interno di questo gruppo. Mi sono resa conto che ci sono veramente un genio e delle possibilità che il femminile può mettere in campo, come per esempio l’essere abituati a lavorare al livello multidimensionale, avere una maggiore disponibilità a riadattarsi. Molte volte, come donne, si subisce di più il peso di una vita sociale che, non sempre, coglie tutte le esigenze che abbiamo per il lavoro e per la cura. E questo genera resilienza e anche creatività. Penso che sono tutte risorse da mettere a disposizione, ma per migliorare tutti. Penso al tema lavoro e cura. Oggi ci stiamo rendendo conto di quanto sia importante e quanto ci definisca, come esseri umani, la dignità del lavoro ma anche la dimensione del prendersi cura gli uni degli altri. Tutto questo è stato delegato molto al femminile, al privato. Oggi, tempo in cui le famiglie stanno in casa e sia la moglie sia il marito sia i figli sono chiamati a gestire il tutto, forse si inizia a vedere una diversa ripartizione anche di compiti di lavoro e di cura. E allora quel di più che le donne hanno saputo generare fino ad oggi, forse può essere rimesso in campo perché tutta l’umanità impari il valore della cura da unire al lavoro.
A novembre è in programma “The Economy of Francesco”, incontro internazionale tra giovani studiosi ed operatori dell’economia, convocati dal Pontefice. Il nome di questo evento fa chiaro riferimento al Santo di Assisi, esempio per eccellenza della cura degli ultimi e di una ecologia integrale, ma rimanda anche a Papa Francesco che, nei suoi scritti e discorsi, spesso invita a realizzare un modello economico nuovo, a curare le patologie dell’economia mondiale…
R. È proprio questo il messaggio che Papa Francesco ha lanciato nella sua lettera di invito all’evento di Assisi, chiamando i giovani a ritrovarsi per un patto capace di cambiare l’economia attuale e dare un’anima all’economia del futuro.. Un chiaro riferimento, per noi che stiamo preparando quest’evento, è l’episodio dell’abbraccio di San Francesco con il lebbroso, che ha cambiato il corso della sua storia e della storia. Noi ci siamo detti che questo deve essere l’obiettivo anche di “The Economy of Francesco” in modo che ci sia questo abbraccio con il lebbroso, che la povertà non venga scartata dalla storia, che i poveri possano essere messi al centro. Ci stiamo preparando in questo modo e il processo legato a “The Economy of Francesco” è iniziato. Con i duemila giovani e con tutti gli adulti che si sono messi a disposizione, stiamo lavorando nei 12 villaggi tematici individuati perché si cominci a fare proposte per cambiare l’economia. Devo dire che sto conoscendo giovani veramente in gamba, provenienti da tutte le parti del mondo. Ci ritroviamo per riunioni, per lavorare, per poter fare proposte. Io credo che questo sia un bel frutto anche del Sinodo dei giovani. Ci sono giovani che riescono a dare il loro contributo e credo che insieme ai grandi economisti, anche questi giovani potranno dare proposte innovative affinché il futuro che stiamo preparando, a partire da questa pandemia, sia veramente un tempo in cui non ci siano esclusi.

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Salesiani per il Sociale APS, riparte il Servizio Civile Universale con 67 progetti e 753 volontari

Pubblichiamo il comunicato stampa di Salesiani per il Sociale APS sulla ripresa del Servizio Civile Universale.

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Salesiani per il Sociale APS ha riattivato 67 progetti del Servizio Civile Universale che erano stati sospesi a causa della crisi sanitaria da COVID-19, circa l’80% del totale; hanno ripreso l’attività 753 operatori volontari (il 78% del totale) in 198 sedi di progetto (il 62% di quelle totali). Queste le regioni nelle quali sono stati riattivati i progetti: Sicilia, Piemonte, Puglia, Toscana, Lazio, Umbria, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Campania, Calabria, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Sardegna, Valle d’Aosta, Liguria, Abruzzo.

Tra questi ci sono anche quei volontari che, inizialmente, avevano scelto di svolgere il servizio civile all’estero: dovendo rientrare in Italia per l’emergenza sanitaria, hanno comunque voluto proseguire convertendo la propria attività in Italia. Come ha sottolineato anche Vincenzo Spadafora, ministro delle Politiche Giovanili e dello Sport, “Tra volontari ci sono anche giovani che avevano scelto di svolgere il servizio civile all’estero e nei Corpi civili di pace e che, costretti a rientrare in Italia a causa dell’emergenza, hanno scelto di proseguire l’attività nel nostro Paese nei progetti rivisitati dagli enti. Sono poco più di un centinaio ma vanno menzionati perché il loro spirito di solidarietà e il sentirsi attori principali nella difesa della Patria li ha motivati a continuare il proprio servizio seppure in modo molto diverso rispetto alle originarie aspirazioni”.

Ci sono state anche realtà dove non è stata possibile la riattivazione (75 sedi per 27 progetti). Si tratta di giovani che hanno sospeso al momento il proprio servizio ma si sta lavorando per riattivare i progetti il prima possibile.

Cambieranno in parte le attività che gli operatori svolgeranno: in alcuni casi si svolgerà da remoto (290 volontari), quindi direttamente dal proprio domicilio, in altri invece il volontario opera nella sede originaria del progetto oppure in altro luogo grazie a convezioni o gemellaggi (88 operatori) con enti locali ed organizzazioni impegnate nel contrasto all’emergenza sanitaria (Caritas, Diocesi, parrocchie del territorio, enti pubblici, onlus).

Queste le attività nelle quali verranno coinvolti i volontari che riprenderanno servizio:

  • supporto ai comuni e/o ai centri operativi comunali: 11 volontari  in 4 sedi
  • sostegno agli anziani e ai soggetti fragili: 82 volontari in 29 sedi
  • assistenza sociale: 72 volontari in 19 sedi
  • supporto al sistema scolastico: 230 volontari in 48 sedi
  • sostegno agli stranieri: 20 volontari in 6 sedi
  • alfabetizzazione digitale: 14 volontari in 2 sedi
  • attività di comunicazione istituzionale: 6 volontari in 4 sedi
  • realizzazione di progetti educativi o culturali:  186 volontari in 58 sedi
  • gestioni dei flussi presso i luoghi accessibili: 5 volontari in 2 sedi
  • welfare leggero: 24 volontari in 5 sedi
  • supporto all’attività di solidarietà alimentare: 74 volontari in 17 sedi
  • gestione donazioni: 29 volontari in 4 sedi

“Siamo soddisfatti della ripartenza dei progetti di Servizio Civile Universale  – dice don Roberto Dal Molin, presidente di Salesiani per il Sociale APS – , perché crediamo con forza ai valori educativi di questa esperienza che acquistano maggior forza in un momento di emergenza sociale come questo. I nostri ragazzi conoscono bene il valore della loro attività e si sono messi a disposizione per il bene di tutti, in primis per un servizio al nostro Paese. Siamo certi che saranno di grande aiuto nei luoghi dove ricominceranno il Servizio Civile Universale con quello slancio e quell’entusiasmo tipico dei giovani. È questa anche l’occasione per ringraziare il Dipartimento delle Politiche Giovanili e del Servizio Civile Universale con il quale nelle settimane passate c’è stato un contatto continuo e di grande collaborazione, le nostre articolazioni territoriali che in un momento difficile e complesso hanno manifestato una grande disponibilità a riorganizzare i progetti e le attività dei volontari; un grazie va anche al personale delle segreterie regionali e della sede nazionale che ha accompagnato il processo con competenza, impegno e dedizione”, conclude don Roberto Dal Molin.

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Il messaggio del Rettor Maggiore per la Pasqua 2020

Di seguito, il messaggio del Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, per la Santa Pasqua 2020 e l’intervista rilasciata al al settimanale cattolico Alfa y Omega a poco più di un mese dalla fine del 28° Capitolo Generale.

Avendo visitato numerosi Paesi, cosa pensa quando il Papa dice che siamo in “una terza guerra mondiale a pezzi” o quando parla della “globalizzazione dell’indifferenza”?

Per il mio carattere e la mia identità carismatica salesiana, tendo a guardare con speranza. Ma, certamente, penso che stiamo vivendo anni molto difficili. Molti di noi, me compreso, 20 anni fa credevamo che la strada verso la pace e verso una crescente estensione dei diritti umani nel mondo fosse lenta, ma visibile. Negli ultimi 20 anni abbiamo vissuto però una battuta d’arresto inimmaginabile, sia a causa del terrorismo internazionale, sia a causa dello sfruttamento e degli abusi nei movimenti migratori esistenti in tutto il mondo, ma anche a causa delle guerre. In questo momento, poi, siamo colpiti da questa terribile pandemia. Non avremmo mai immaginato una cosa del genere. E questa stessa pandemia sta facendo emergere il meglio di molte persone e gruppi sociali (ad esempio medici, infermieri, servizi sociali), e il peggio dell’egoismo e dell’individualismo delle nazioni. A mio parere questo è deplorevole, e non sarà facile dimenticarlo nel post-coronavirus.

Da cattolici, come possiamo affrontare la pandemia?

Prima di tutto, direi che spero che impareremo qualcosa da tutto questo. Per esempio, torneremo a uno stile di vita frenetico o riusciremo ad avere ritmi e spazi più umani? Vogliamo recuperare il tempo perduto nei consumismo o impareremo che è possibile vivere felici con l’essenziale? Continueremo senza freni nella corsa alla contaminazione del mondo o daremo una tregua al pianeta? Dopo questa pandemia, un’indifferenza ecologica come quella che continuiamo a vedere nei vertici climatici non è possibile. Inoltre, di fronte alle situazioni di povertà che aumenteranno, come cattolici, dobbiamo continuare a rispondere con generosità. In generale, in situazioni estreme, tendiamo a dare il meglio di noi stessi. Ho molta fiducia in questo. Vorrei cogliere l’occasione per invitarvi alla solidarietà, alla fraternità, alla carità e alla preghiera. Abbiamo fede in Dio, che è al nostro fianco nel nostro cammino, anche se difficile come quello attuale. Per questo voglio ricordare l’immagine di Papa Francesco che prega in Piazza San Pietro, solo, ma accompagnato da tante persone in tutto il mondo.

 

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