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Corigliano Calabro, il glossario dell’animatore

Dal sito Don Bosco al sud.

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All’oratorio Salesiano di Corigliano Rossano, quest’anno, per il cammino di formazione degli animatori, è stata realizzata un’attività diversa, una proposta che nella sua “stranezza” ha la capacità di rimanere maggiormente impressa. Per questo motivo, lasciamo la parola ad un’ animatrice che meglio saprà raccontare l’esperienza, le sfide e gli obiettivi raggiunti.

“Da aprile ci siamo incontrati ogni sabato, a cadenza settimanale, proponendo un totale di undici incontri. In ognuno dei quali abbiamo proposto parole che non esistono nel vocabolario italiano. Neologismi, nel nostro caso parole composte, che fossero la somma di due parole conosciute. Le classiche parole non ci bastavano più, e allora perché non inventarne di nuove? Il mondo è in continua evoluzione, per fortuna, ciò significa che anche le parole devono evolversi: questa è stata la nostra sfida.

La prima parola, SOGNALENTO, è stata la somma di sogno e talento. Ai nostri animatori abbiamo fatto comprendere che i sogni non si realizzano nell’immediato, che non ci sono scadenze, che il tempo è necessario per coltivare i nostri talenti e vedere concretizzarsi i nostri sogni.
Poi è stata la volta di CURIOSIMENTO, somma di curiosità e sentimento. Ci siamo concentrati sulla curiosità dell’anima, che poi è volersi stupire dell’anima dell’altro. Quella curiosità che permette di entrare nelle più piccole sfumature dei volti degli altri, delle emozioni e delle idee degli altri. Un tipo di curiosità che ci permette di cominciare a osservare il mondo, non come se fosse qualcosa, ma come se fosse Qualcuno. Lo stupore per le sottigliezze del creato, ci porta a scoprire che nel mondo esiste un ordine, un Ordine di Bontà.
TRASFORMICIZIA, trasformazione e amicizia, ci ha acceso una lampadina: molte volte dimentichiamo di accettare l’evoluzione dell’altro! Così come noi, nel corso degli anni, cambiamo idee, valori, sentimenti, abitudini, anche le persone che ci circondano cambiano, si trasformano, non restano ferme e immobili. L’amicizia è volersi bene a prescindere dalle nostre evoluzioni, perché quella vera e profonda non si basa sul cambiare l’altro a nostro piacimento, ma influenzarsi positivamente a vicenda senza accorgersene, nonostante le diversità!
Poi, abbiamo EQUIFOLLIA, somma di equilibrio e follia. L’animatore deve essere, certamente, una persona equilibrata, moderata, con un grandissimo autocontrollo, soprattutto nei momenti di nervosismo e stress. Deve saper riconoscere le proprie emozioni, dialogare con loro e parlare di loro, perché lo scarso controllo di sé nasce dal mancato dialogo e dalla mancata gestione delle proprie emozioni. Al tempo stesso, però, non può essere un robot, non può reprimere le proprie emozioni facendo finta che esse non esistano, perché quest’ultime, prima o poi, pretenderanno di uscire e faranno un gran baccano. Quindi bisogna sfogarsi con gli altri, ma anche ogni tanto lasciarsi andare a qualche piccola follia innocente, come può essere quella di ballare dal nulla se ci va o di ridere senza un apparente motivo.
Successivamente abbiamo trattato la parola CREATTIVISMO, somma di creato e attivismo. Come persone e poi come animatori siamo chiamati a riconoscere la bellezza del Creato, ad apprezzarla e a preservarla. Ricordiamoci che il mondo può esistere senza di noi, ma noi non possiamo esistere senza il mondo! L’animatore è osservato anche quando pensa che nessuno lo stia guardando: che dia quindi sempre l’esempio nella cura dell’ambiente circostante, per poter essere un esempio positivo.
DIVERSIGLIANZA, diversità e uguaglianza. Abbiamo pensato che forse si comincia a combattere la discriminazione prendendo proprio consapevolezza che queste due paroline camminano insieme! Ciò che ci rende veramente “diversi” nel modo di pensare, è capire che in fondo ognuno di noi è uguale all’altro, nonostante le sfumature della diversità che vanno colte ed apprezzate. L’obbiettivo di ogni animatore dovrebbe essere questo: passare dal “siamo tutti uguali…” (generalizzante) al “siamo tutti uguali!” (solidarizzante); dal “sentirsi diversi…” (incompresi) al “sentirsi diversi!” (unici, fieri della propria originalità ed inclusivi).
Poi, SINCERITATTO, somma di sincerità e tatto. L’animatore per entrare in relazione con l’animato ha bisogno di tenere conto della sensibilità altrui. Siamo umani e come tali, le nostre emozioni, soprattutto quelle “negative”, potrebbero prendere il sopravvento in situazioni particolari. Non vogliamo essere perfetti, ma perfettibili. Possiamo tendere alla versione migliore di noi, per noi stessi in primis, poi per il bene dell’altro che prende esempio da noi e, infine, per la relazione che vogliamo costruire insieme.
APPARTELLEZZA, appartenenza e bellezza, ci insegna che non ci sentiremo mai veramente parte di un gruppo se non notiamo la bellezza nelle persone che lo compongono. Non ci sentiremo mai davvero pienamente cittadini del nostro paese se non riusciamo a scovare tutta la bellezza che questo nasconde, così come di una squadra o di una organizzazione. Per fare Estate Ragazzi faremo tutti parte della squadra di don Bosco… E per essere veramente forti ed efficaci, dobbiamo essere orgogliosi di cominciare ad appartenere a questa squadra. Trovare la bellezza nella comunità salesiana alla quale apparteniamo, essere orgogliosi di questa bellezza!
CORAGGISMO, somma di coraggio e altruismo. L’animatore, si rivela continuamente perché, per creare relazioni, è necessaria la conoscenza dell’altro. E cosa c’è di più spaventoso, a volte, che rivelarsi? Beh, affrontare questo timore iniziale è da coraggiosi! Riflettendo bene, donarsi è un’altissima forma di altruismo. Riusciamo a donarci solo se siamo mossi a questa chiamata, e la sentiamo dentro che urge pretendendo una sua realizzazione.
DISCOCURA, disconnessione e cura di sé. Ci hanno inculcato l’idea che disconnetterci voglia dire non esistere. L’animatore che entra in oratorio deve essere sì connesso, sì pronto, sì online. Ma nella realtà. Come può l’animatore prendersi cura dell’ambiente, delle relazioni, degli altri, se la mente e il cuore non hanno il pallino verde dell’online nella realtà? A prescindere da questo, abbiamo la necessità, a volte, di disconetterci, perché se non conserviamo un po’ di silenzio, non riusciremo mai a prenderci cura di noi stessi. Se non ci disconnettiamo, non riusciamo nemmeno a goderci pienamente le esperienze più belle, come ad esempio i concerti.
E, infine, la parola CONTEMPLATTIVI, come diceva don Tonino Bello, con due t, perché è necessario contemplare ma anche essere attivi. Contemplare non basta. È necessario unire questo sguardo d’amore ad un dinamismo pratico, all’operosità concreta. L’animatore, infatti, concretizza la sua contemplazione in gesti, attenzione, ascolto, cura.

Speriamo che questo percorso possa essere d’ispirazione a qualcuno e che ogni parola, una volta appresa, possa iniziare a muoversi dentro di noi e a smuoverci concretamente verso le nostre comunità.”

Alessia Russo

 

Un sussidio per vivere una Quaresima Eco-Teologica nello spirito della Laudato Si’

Per affrontare la Quaresima è stato messo a disposizione dal Settore Ecologia Integrale della Pastorale Giovanile (PG) un sussidio per tutti i Delegati di PG, gli animatori e a tutti gli interessati: “PRENDI PER MANO IL PIANETA, PRENDI PER MANO IL PROSSIMO“. Di seguito la notizia pubblicata dall’agenzia di informazione salesiana ANS.

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(ANS – Roma) – Il Settore Ecologia Integrale della Pastorale Giovanile (PG) mette a disposizione di tutti i Delegati di PG, degli animatori e di tutti quanti fossero interessati un sussidio per vivere la quaresima secondo lo spirito della Laudato Si’. Si tratta di una proposta per vivere questo tempo liturgico a partire dal Vangelo delle prossime cinque domeniche, impegnandosi concretamente su altrettante tematiche. Il tema è: “PRENDI PER MANO IL PIANETA, PRENDI PER MANO IL PROSSIMO”.

Una mano, cinque dita: cinque settimane e cinque impegni a settimana che partono dal Vangelo e si attualizzano, attraverso un breve commento, e si concretizzano in azioni concrete a favore del pianeta e del prossimo.

Ad accompagnare in questo percorso “eco-teologico” ci sono 40 frasi del Vangelo, una per ogni giorno della quaresima.

Il sussidio è disponibile in italiano, inglese e spagnolo.

Per ulteriori informazioni, scrivere a: echiang@sdb.org

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Marta e i suoi quattro figli: storia di una famiglia durante la pandemia

Pubblichiamo un articolo uscito su Vatican News che racconta la storia di Marta e Nicola, giovani genitori di Roma e animatori del Borgo Ragazzi Don Bosco, e di come vivono la pandemia a casa con i loro quattro figli.

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di Andrea De Angelis

Marta ha 33 anni, vive nel quartiere romano di Centocelle insieme al marito, Nicola, e ai loro quattro figli piccoli. Bambini delle elementari e dell’asilo, che come tutti i loro coetanei sono da un mese a casa e vivono il tempo della pandemia ponendosi interrogativi, sollevando questioni e cercando, come gli adulti, di rispettare, in modo più o meno consapevole, le regole necessarie per superare un’emergenza mondiale. Il ruolo dei genitori in questo senso è fondamentale: devono da un lato mostrarsi rigorosi, dall’altro comprendere l’eccezionalità del momento per le creature che sono chiamate a custodire. “Custodire vuol dire tutto, significa proteggere, ma anche concedere i giusti spazi, capire tuo figlio e valorizzare il tempo a disposizione”, afferma Marta Panella nel corso dell’intervista rilasciata a Vatican News. Lei come il marito è animatrice salesiana. Una famiglia, la loro, nata all’oratorio romano di “Borgo Ragazzi Don Bosco”. Animatori salesiani, da sempre vicino ai giovani ed ora che anche gli oratori sono vuoti, è nelle case che si può “animare” nel senso più profondo del termine: amando ed educando.

L’esempio forma una famiglia

“Abbiamo sempre concepito la nostra famiglia come l’essere aperti alla vita, che non vuol dire solo accogliere i figli che il Signore ti dona, ma anche aprirsi agli altri”. Inizia così il racconto della giovane mamma, nel ricordo dell’inizio della sua storia d’amore con Nicola. “All’oratorio abbiamo conosciuto tante famiglie, il loro esempio ha favorito la nostra unione. Anche così si costruisce ciò che oggi siamo”, spiega. Oggi, però, è la vita che chiede loro, come a milioni di altre famiglie, di aprirsi ad una sfida nuova. Quella della pandemia.

Cosa significa custodire i figli

“Quotidianamente ci chiediamo come fare a vivere questo periodo con i nostri figli”. Marta non nasconde le difficoltà, ma le affronta insieme a Nicola con una positività che trasmette, poi, ai piccoli di casa. “Desideriamo fortemente custodire i nostri figli, curando tutto: il corpo, le emozioni, lo spirito. Custodire oggi significa – sottolinea – tutelare la loro salute, dunque non uscire di casa. Non esporli a rischi inutili”. Custodire però vuol dire anche donare qualcosa. “Stiamo cercando di valorizzare questo tempo con loro, lontano da corse, impegni, appuntamenti. Il rapporto di crescita con loro ora vuol dire crescita e gioco, responsabilizzazione ed ascolto”. Un compito tanto arduo quanto naturale e prezioso.

“Siamo fortunati ad essere in sei”

Animatori dentro casa

Sono tanti i modi per supportare psicologicamente i bambini durante la quarantena. Uno di questi è sicuramente la prossimità. Giocare con loro, trasmettere allegria, fisicità. Tenere alto il morale, “animare” dunque, proprio come all’oratorio. “Questa è una grande risorsa, abbiamo fatto un campeggio ed un pic-nic a casa – dice sorridendo -, ma siamo anche andati al ristorante, anche perché ci andiamo raramente, dunque per loro questo recitare a casa di essere in un locale, con tanto di cameriere e chef li ha fatti molto divertire”. La fantasia non deve lasciare spazio all’ansia, la creatività non può essere sostituita dal panico. I figli chiedono, magari solo con gli occhi, proprio questo.

Il buon uso della tecnologia

I figli di Marta e Nicola desiderano avere un contatto con gli amici, i parenti, le maestre. In questo senso l’uso della tecnologia è fondamentale. “Loro di solito non usano molto questi strumenti, anche perché essendo in quattro giocano spesso insieme lontani da schermi e tv. Ora però hanno le lezioni in conferenza con i compagni di classe e le maestre, questo è importante! La tecnologia non è solo guardare la televisione o giocare con il tablet, ora possiamo farlo capire ancora di più ai bambini”. “Così – conclude Marta – riusciremo a far sentire loro più vicine le persone a cui vogliono bene”. La pagina Facebook di Marta Panella ha come foto profilo una casa di tanti colori, con una frase che racchiude molto del suo approccio da mamma, moglie e cittadina consapevole dell’emergenza in corso: “Non siete bloccati in casa, siete al sicuro in casa. Cambiate prospettiva”. Cambiamola, davvero.

 

Pastorale Giovanile ILE: iniziata la Scuola di Formazione degli Animatori

Si riporta di seguito l’articolo gentilmente fornito alla nostra Redazione da parte del Delegato della Pastorale Giovanile dell’Ispettoria Lombardo – Emiliana (ILE), don Paolo Caiani, in merito al debutto della Scuola di Formazione degli Animatori MGS dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice delle Regioni Lombardia-Emilia Romagna Svizzera e San Marino.

SFA – Scuola Formazione Animatori

Sabato 19 e Domenica 20 ottobre si è dato il via alla Scuola Formazione Animatori 2019-2020 dei Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice delle regioni Lombardia-Emilia Romagna Svizzera e San Marino. Buona la partenza con tanto entusiasmo sulla sede di Sesto San Giovanni (MI). Ora aspettiamo il secondo Week end di novembre per accogliere i giovani e i ragazzi a Bologna.

La Scuola Formazione Animatori (SFA) è un percorso quadriennale che ha l’obiettivo di fornire ai giovani delle realtà salesiane l’opportunità di un percorso formativo capace di lavorare in continuità tra il livello locale e quello ispettoriale. Offre inoltre un cammino che si configura sempre più come Scuola di Formazione di Vita Cristiana nello stile tipicamente salesiano dell’apostolato giovanile. 

Tutto questo nel rispetto dell’interpretazione che si fa del Movimento Giovanile Salesiano (MGS), vale a dire favorendo il coordinamento tra le dimensioni che lo compongono: Formazione Animatori, Animazione Vocazionale e Animazione Missionaria.

STRUTTURA

La proposta della SFA è di tre weekend all’anno e si svolge su due sedi: Sesto San Giovanni per i giovani di Lombardia e Svizzera e Bologna per i giovani dell’Emilia Romagna e San Marino.

Questo percorso è rivolto ai giovani dalla seconda alla quinta superiore e si struttura su quattro anni: il primo biennio propone laboratori più pratici con lo scopo di acquisire strumenti necessari per l’animazione; il secondo biennio propone invece laboratori focalizzati maggiormente sul percorso di Fede e vita cristiana di ogni singolo ragazzo, concludendosi con la stesura della Regola di Vita. 

Il termine dei due bienni è rappresentato dai riti di passaggio: consegna della Polo MGS a chi ha concluso il secondo anno SFA e consegna della Felpa MGS e dell’attestato a chi ha concluso il quarto anno SFA. Durante il secondo e il quarto anno SFA i ragazzi sono anche chiamati a svolgere un tirocinio pratico che permette loro di mettere in pratica, nelle loro realtà locali, quanto appreso.

Durante il weekend ogni gruppo svolge diversi laboratori preparati e gestiti dai formatori: SDB, FMA, Giovani e Adulti che per significatività e capacità sono ritenuti capaci di trasmettere i contenuti del laboratorio attraverso forme di coinvolgimento che stimolano la partecipazione attiva degli animatori. 

Altre figure educative presenti con il compito di accompagnare ed essere di riferimento per i ragazzi sono gli accompagnatori e i membri delle Equipe. 

Gli accompagnatori svolgono il ruolo di continuità e accompagnamento degli animatori tra il livello locale e quello ispettoriale, ad esempio stando con loro nei laboratori e nei momenti di gioco.

L’équipe è riferimento per gli animatori che nella stessa sede (Sesto San Giovanni o Bologna) vivono lo stesso anno di SFA. È formata da SDB, FMA e giovani e ha il compito di animare il gruppo affidatole nei momenti specifici all’inizio e alla fine di ogni weekend e di garantire continuità tra i vari laboratori, mettendo in luce l’obiettivo conclusivo di ognuno dei quattro anni SFA. 

OBIETTIVI

Gli obiettivi principali della SFA sono quelli di educare alla Fede cristiana tramite la cura della liturgia e della preghiera, che vuole essere orientata ad esplicitare gli elementi della Spiritualità giovanile Salesiana (SGS), e di formare animatori salesiani capaci di stimolare ed essere di esempio per gli animatori della propria realtà locale. 

Nella SFA si sono identificati quattro temi trasversali che contestualizzano e sintetizzano l’anno di cammino: 

  • I anno: SCELTA. L’animazione è una scelta e una risposta ad una proposta. Diventare animatore non è un passaggio scontato o d’obbligo, ma una scelta che si inserisce in un percorso aperto ad una progressione ed in continuità con il cammino vocazionale personale. 
  • II anno: SPIRITO SALESIANO 

Il secondo anno approfondisce l’identità e le motivazioni dell’animatore salesiano trovando le radici nella storia dell’oratorio di Valdocco e si ispirano a don Bosco. 

  • III anno: RESPONSABILITÀ 

Il servizio ai più piccoli richiama fortemente il tema della responsabilità, intesa come una qualità da sviluppare per essere dei buoni cristiani e onesti cittadini. 

  • IV anno: VOCAZIONE 

L’esperienza del dedicarsi agli altri suscita domande importanti per la propria vita a cui è necessario dedicare tempo e possibilità di confronto.

PRESENZE

Dal 2009 al 2019, 5797 giovani (3865 a Sesto San Giovanni e 1950 a Bologna) hanno partecipato alla Scuola Formazione Animatori, di cui:

  • I anno: 2584 (1757 a Sesto e 827 a Bologna)
  • II anno: 1593 (1064 a Sesto e 529 a Bologna)
  • III anno: 965 (624 a Sesto e 341 a Bologna)
  • IV anno: 655 (420 a Sesto e 235 a Bologna)

RIFLESSIONI

La SFA risulta essere un’occasione positiva sia per i ragazzi che per le realtà locali, nonostante duri da 20 anno e le generazioni siano cambiate. 

I ragazzi infatti, oltre ad acquisire competenze utili al loro essere animatori, possono confrontarsi con coetanei di diverse realtà territoriali e approfondire il loro cammino di Fede arrivando, a conclusione del percorso, a scrivere la Regola di Vita che diventa base e punto di partenza per vivere la propria vita alla luce del Vangelo. 

Il confronto con ragazzi di altre realtà e la possibilità di costruire con questi relazioni autentiche è di grande ricchezza e può giovare alla crescita personale di ognuno.

Investendo in questo percorso, le realtà locali godono di una formazione più ampia per i ragazzi che vi partecipano i quali possono poi diventare esempio per i coetanei e figure di riferimento per i più piccoli. 

Tutto ciò è sostenuto dal carisma di Don Bosco che ancora oggi testimonia che “L’educazione è cosa del Cuore”.

Martina Aragosti

Alessandra Dell’Oglio

Segretarie MGS della ILE

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