Archivio per categoria: Ispettoria Lombardo – Emiliana (ILE)

Treviglio – Scuola e lavoro, la lezione di Don Bosco

Dal Giornale di Treviglio.

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Cos’è l’apprendistato di primo livello, e quanto funziona come strumento per la formazione professionale di uno studente? Se n’è parlato a lungo, settimana scorsa, durante un convegno dal titolo «L’apprendistato di don Bosco oggi» organizzato nei nell’aula magna del Centro Salesiano Don Bosco di Treviglio. Una scelta non casuale: fu proprio don Bosco, infatti, l’8 febbraio 1852, a elaborare quello che è in tutti i sensi uno dei primi «contratti» di apprendistato, firmato da un artigiano Mastro Minusiere di Torino e un giovane di Mondovì, Giuseppe Odasso. Ed è in questa scia che, anche negli anni più recenti, i Salesiani hanno affiancato all’istruzione liceale anche percorsi scolastici per l’inserimento nel mondo del lavo ro. Par tendo proprio da quel contratto di «apprendizzaggio» di 171 anni fa, al convegno sono intervenuti Elisabetta Donati , dirigente per il Mercato del lavoro della Provincia di Bergamo, Silvia Valoti di ANPAL servizi (una società pubblica che si occupa di Politiche attive del lavoro) e Michele Bergonzi (direttore generale di ITS Move, un istituto di formazione che opera nel campo della logistica). I tre hanno dato vita ad una interessante discussione su come l’apprendimento sia una opportunità per tutti: studenti, aziende ed anche la collettività. Presenti all’evento molti dirigenti scolastici e direttori dei Centri di formazione professionale provinciali e non solo. «Sono convinto che l ‘ esperienza formativa in apprendistato sia una forma privilegiata per formare persone competenti – ha spiegato Bergonzi – e vincono certamente tutti: i ragazzi che tornano persone più mature, più adulte, le aziende che possono seguirne la crescita, ed anche la collettività perché i giovani sono il nostro futuro». Elisabetta Donati invece sottolinea come i numeri dei contratti in apprendistato in entrambe le forme siano in crescita, e sull’apprendistato di primo livello «anche se i numeri sono importanti, si può fare di più. Dal punto di vista dei Centri per l’impiego la disponibilità a supportare le aziende nel percorso e ad incentivarne l ‘ attivazione è evidente». Sono due, ad oggi, le forme più diffuse di apprendi stato : di primo e secondo livello. Il primo, anche detto «apprendistato per qualifica o diploma professionale», è un contratto di lavoro finalizzato a favorire l ‘ inserimento dei giovani tra i 15 e i 25 anni nel mondo del lavoro attraverso l’acquisizione di un diploma e di competenze professionali. Sono contratti a tempo indeterminato per i quali l’azienda corrisponde all’apprendista uno stipendio e la formazione necessaria per acquisire competenze professionali necessaria. La formazione è di tipo individuale, e si articola in periodi di formazione in azienda e a scuola. Il contratto di apprendistato professionalizzante, o di secondo livello, è rivolto ai giovani tra i 18 e i 29 anni. Prevede una formazione specifica svolta sotto la responsabilità del datore di lavoro o di un tutor, dura tra i sei mesi e i tre anni, e terminato il periodo di apprendistato professionalizzante, il giovane viene inserito in azienda con assunzione a tempo indeterminato. Se per l’Istruzione e Formazione Professionale «l’approccio duale è ormai assodato», nella scuola gli ostacoli sono molti. «Prima di tutto il ragionare per competenze è ancora un ostacolo enorme per gli Istituti Tecnici e più in generale per il mondo dell’istruzione – ha spiegato Valoti di Anpal servizi – Ma è importante che si riesca a fare questo passaggio, che è soprattutto culturale. Dal punto di vista del ministero, la dualità è un valore da diffondere su tutto il territorio nazionale, ed in questo la Lombardia ha fatto scuola». Non è mancata una testimonianza «locale», legata all’attività del Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione e Aggiornamento Professionale di Treviglio: quella di Loris Marta , apprendista del quarto anno alla Eurmatic di Treviglio, che ha confermato quanto Don Bosco aveva già intuito e realizzato 170 fa. «Oggi l’obiettivo è creare un’intera classe di apprendisti nella Istruzione e Formazione Professionale: oltre a insegnare si prova a sognare per competenze», ha spiegato la scuola in una nota.

I Salesiani alla scoperta della Cooperativa sociale L’Iride di Monza

Da Monza Brianza news.

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Si è conclusa questa settimana la straordinaria esperienza di 150 ragazzi della scuola secondaria di secondo grado “Ernesto Breda” – Salesiani di Sesto San Giovanni presso la Cooperativa sociale L’Iride di Monza. Un’occasione di conoscenza e scambio degli allievi di quinta dell’Istituto tecnico, di apertura e scoperta dell’altro, fianco a fianco con i ragazzi disabili della Cooperativa; più che una semplice “gita” o un laboratorio, un’esperienza di condivisione di tempo e talento.

La Direttrice della Cooperativa, Claudia Valtorta, ha raccontato agli allievi dei Salesiani, incontrandoli prima nella loro scuola, la storia e la mission de L’Iride, poi è iniziata l’avventura con gli utenti fragili che ogni giorno frequentano gli spazi di via Cimabue e limitrofi a Monza. In gruppi di circa una trentina, gli allievi degli indirizzi meccanico, meccatronico, elettrico, elettrotecnico e informatico si sono messi alla prova sia negli spazi socio-educativi che nell’area produttiva de L’Iride, sperimentando uno sguardo verso il prossimo in una dimensione di fragilità che può “sposarsi” con l’aspetto lavorativo ed educativo.

Classe per classe si sono cimentati in un laboratorio di arte-terapia, poi hanno visitato il settore produttivo de L’Iride con i disabili impegnati nel loro lavoro di assemblaggio elettromeccanico.

“Questo è stato senza dubbio un momento di importanza capitale perché i nostri allievi hanno imparato da ragazzi fragili, ribaltando i normali preconcetti, vedendo con i loro occhi quanto possano essere competenti ed entusiasti del loro lavoro; per chi sta affrontando un percorso di studi in meccanica, elettrotecnica o informatica sono insegnamenti, anche di vita, preziosi – ha spiegato don Alessandro Curotti, catechista, coordinatore delle attività di educazione alla fede della scuola – Naturalmente non manca anche il momento più spirituale, di ritiro, con spezzoni di film che aiutino a riflettere su ciò che si è sperimentato e l’attività conseguente, orientata al progetto di vita; in fondo ciò che proponiamo loro è un’esperienze di significato”.

“Abbiamo buttato il cuore oltre l’ostacolo e ci siamo lanciati in questo progetto – dettaglia la Direttrice de L’Iride, Claudia Valtorta – 150 ragazzi sono tanti, vedere il pannello che hanno realizzato nel laboratorio di arte-terapia con tutte quelle firme che occupano totalmente lo spazio disponibile riempie il cuore”. Mentre parliamo ci sono ragazzi al lavoro nel laboratorio artistico, altri in visita in produzione, altri che giocano a calcetto, con il suono del pianoforte a raccordare tutte le voci.

“È nella relazione con l’altro, con il mondo fuori che invade i nostri consueti spazi della Cooperativa che scopriamo ancor più la nostra identità, la relazione la valorizza, facendo emergere risorse, capacità e limiti, attraverso l’accoglienza. Sono certa che questi giorni siano stati di arricchimento per tutti” sono le parole di Paola Nascamani, educatrice de L’Iride.

 “Lavoro qui da due anni – racconta soddisfatto e sorridente Gianmario Pinna, dipendente de L’iride – Oggi ho potuto fare da maestro a questi ragazzi nell’assemblaggio di un collettore, alcuni hanno messo degli anelli storti, ma io li ho corretti e insieme abbiamo fatto un ottimo lavoro”.

“Mettere persone fragili in condizione di lavorare e portare il loro contributo è la vera scommessa de L’Iride – spiega Simone Cobianco, Direttore di Produzione Settore B – Per me sapere che ciò che faccio permette a loro di lavorare è una missione, è qualcosa che anche quando torno a casa stanco alla sera mi permette di ricaricarmi e mi sprona poi a dar sempre tutto me stesso, mettendo a disposizione energie fisiche e mentali e anche ciò che ho imparato nelle esperienze professionali precedenti”.

“Con l’arte-terapia sperimentiamo la collaborazione più vera: ognuno porta il suo contributo, si crea insieme, nessuno è un mero esecutore, ciascuno trova qualcosa di già realizzato e lo migliora, modificandolo un po’ e sviluppando un’opera d’insieme; è una staffetta dove ciascuno fa un pezzo, lo affida ad un altro che ne darà continuità” specifica l’arte-terapeuta Valentina Selini.

Lorenzo, quinta indirizzo Meccanica e Meccatronica dell’Istituto salesiano: “Questa esperienza mi ha segnato molto dal punto di vista morale perché ho visto che le persone fragili possono fare operazioni e procedimenti che svolgiamo anche noi, ho imparato a lavorare in team in chiave di autentica collaborazione… ci fosse una nuova edizione di questo progetto vi parteciperei più che volentieri”.

Diego, quinta indirizzo Meccanica e Meccatronica dell’Istituto salesiano: “Ho trovato questi giorni molto interessanti, ho scoperto qui l’esistenza di apparecchiature nuove e cosa servono… e anche che, con il giusto metodo, persone disabili possono lavorare in un’azienda, rispettando scadenze e producendo con qualità. Sono d’accordo con Lorenzo, se ci fosse modo di continuare quest’esperienza non avrei dubbi nel dire di sì.”

La collaborazione della Cooperativa monzese L’Iride con i Salesiani di Sesto san Giovanni è frutto di un accordo ampio che già comprende tirocini curricolari ed extra-curricolari per i ragazzi del Centro di Formazione Professionale, nonché apprendistati e PCTO; da quest’anno la collaborazione si è estesa anche ai maturandi che stanno per diventare periti tecnici. Il futuro di questo progetto pilota? Stiamo sognando di portare i ragazzi della cooperativa nei cortili e nei laboratori della nostra scuola!

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Salesiani Treviglio, festa per i 130 anni della presenza salesiana

Da L’Eco di Bergamo

Una mostra di fotografie e articoli sulla lunga storia della presenza salesiana a Treviglio. E una serie di iniziative pensate per gli studenti di oggi. In occasione della festa di San Giovanni Bosco di quest’anno – la cui ricorrenza liturgica cade martedì prossimo, 31 gennaio, data della morte del santo patrono dei giovani, avvenuta nel 1888 – i Salesiani di Treviglio hanno organizzato una serie di eventi anche per ricordare la presenza a Treviglio da ben 130 anni di un istituto che è ormai un’istituzione. Sembra infatti molto lontana la data del 14 ottobre 1892, quando i primi tre sacerdoti salesiani arrivarono in treno a Treviglio per concretizzare una volontà espressa poco prima della sua morte da don Bosco in persona: aprire un istituto salesiano anche a Treviglio. Lo avrebbe confidato in una lettera andata perduta e datata 28 febbraio 1887 (giorno della Madonna delle Lacrime) all’allora prevosto trevigliese, don
Francesco Rainoni. A finanziare la nuova struttura ci avrebbe pensato il conte Melzi d’Eril, anche per contrastare l’anticlericalismo che si stava diffondendo all’epoca in città.

La prima sede venne ricavata al civico 6 di via Zanda, in centro a Treviglio: primo direttore è don Francesco Cottrino, che coordina le elementari, l’allora ginnasio e l’oratorio. Ma già nel 1894 i salesiani si trasferirono dove oggi sorge il centro salesiano, realizzato al posto di un cascinale che venne demolito, accanto alla chiesa di San Carlo ai morti (ora gestita proprio dalla congregazione di don Bosco). Lì, lungo la circonvallazione interna, venne prima costruito l’edificio principale a forma di «L» (che poi verrà alzato di un piano negli Anni Sessanta), al quale venne affiancato, nel 1906, il secondo palazzo, quello che si affaccia su via Portaluppi e che ospita storicamente la sede delle scuole medie (a pianterreno si trova invece la chiesa interna): con il passare dei decenni, infatti, la necessità di nuovi spazi è andata via via crescendo, anche con l’aumento del numero di studenti (a lungo anche «interni», che si fermavano anche a dormire per tutta la settimana: oggi invece tutti tornano a casa la sera, visto che l’ultimo interno si è diplomato nel 2001) provenienti da un bacino sempre più vastoe che oggi abbraccia l’intera pianura bergamasca, la vicina Martesana e le parti settentrionali del Cremasco e del Lodigiano, per circa 1.200 studenti attuali. Nel 1919 nasce l’Unione degli ex allevi, che quattro anni fa ha tagliato il traguardo dei primi cento anni di attività. Dal 1934 l’istituto venne di nuovo ampliato, con la costruzione di un edificio sul retro degli altri due e che ospita la mensa (inizialmente era la sede delle Figlie di Maria Ausiliatrice, l’ordine femminile fondato sempre da don Bosco), con confinante nuova sede per il liceo classico.

Sede che è poi stata demolita e sostituita da una più ampia nel 2012, di fronte al campo da calcio. Nel 1975 l’altra grande costruzione all’interno delle mura dell’istituto: il palazzetto dello sport dedicato al «Maestro Zanovello», ovvero lo storico insegnante delle elementari Giovanni Zanovello. Elementari che hanno riaperto a partire dal 2000, dopo alcuni decenni in cui l’istituto ospitava solo medie e superiori (con vari indirizzi, dal liceo al professionale, passando per i geometri: alla fine degli Anni Ottanta l’allora direttore don Emilio Bruni avviò una sperimentazione liceale che sarebbe poi stata adottata a livello nazionale anche dalle scuole statali, ovvero un quinquennio unitario per il classico e lo scientifico, con indirizzi letterario- umanistico e matematico-naturalistico).

Dai Salesiani è passato anche lo sport, in particolare il calcio, con la storica società «Orsa», attiva dal 1962 e ora cessata. L’altra chiusura dolorosa arriva nel 2000, quando cessa l’attività lo storico oratorio. Oggi il centro salesiano, diretto da don Renato Previtali, ospita la primaria e la secondaria di primo grado (le ex elementari e medie), i licei classico, scientifico e delle scienze applicate, un centro di formazione professionale per operatori dei servizi logistici e un istituto tecnico tecnologico con specializzazioni in logistica e informatica. Tutto l’istituto si sta ora preparando per la festa di don Bosco, che sarà anticipata (come da tradizione) a venerdì pomeriggio: alle 18, nella palestra Zanovello, sarà celebrata la Messa, quest’anno presieduta da monsignor Andrea Turazzi, vescovo di San Marino-Montefeltro. La cerimonia è storicamente aperta alla cittadinanza: in epoca precovid alla Messa partecipavano anche più di duemila persone, tra allievi, ex allievi, docenti, genitori e amici dei Salesiani. Chissà che anche quest’anno, per festeggiare i 130 anni a Treviglio, non si torni a quei numeri.

Scuola Smart – Pubblicato il primo numero del 2023 del periodico della Scuola della ILE

Pubblichiamo il primo numero del 2023 di Scuola Smart, la pubblicazione sulla scuole dell’Ispettoria Lombardo Emiliana. L’editoriale  è di don Stefano Mascazzini.

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Carissimi,
gennaio è il mese di don Bosco, è il mese nel quale celebriamo, attraverso numerose iniziative dedicate ai ragazzi e ai loro genitori, il fondatore del Sistema Preventivo.
Vorrei concentrarmi sul nostro Stile di educare per sottolineare ancora una volta l’importanza di questo grande dono che ci ha fatto don Bosco per l’educazione dei ragazzi; in modo particolare vorrei porre l’attenzione sull’atteggiamento dell’educatore nei confronti dei suoi allievi.
Che Don Bosco «vivesse per i fanciulli» ‐ pupilla dei suoi occhi, come li definisce spesso ‐ non c’è bisogno di doverlo ricordare; vale però la pena di sottolineare che proprio in ragione di tale amore l’allontanarsi fisicamente da loro costituì sempre per lui un’autentica sofferenza.
L’educatore è una persona totalmente dedita al bene dei ragazzi che gli vengono affidati, presente in mezzo a loro, pronta ad affrontare sacrifici e fatiche nell’adempiere la sua missione. Tutto ciò richiede una vera disponibilità per i giovani e un vero desiderio di stare in mezzo a loro, di parlare con loro e di conoscerli veramente. È tipica e quanto mai illuminante l’espressione: ‘Qui con voi mi trovo bene: è proprio la mia vita stare con voi’ e inoltre ‘i giovani non siano solo amati, ma che essi conoscano di essere amati’. I giovani devono sentire nel loro cuore che i loro educatori li amano. E non solo a parole, non solo nel loro cuore, ma anche e soprattutto coi fatti, dimostrando il loro affetto e il loro interesse.
Il vero educatore partecipa alla vita dei giovani, si interessa ai loro problemi, cerca di rendersi conto di come i ragazzi vedono le cose (cercando di immedesimarsi nelle situazioni che il ragazzo sta vivendo, ad esempio), prende parte alle loro attività sportive e culturali, alle loro conversazioni.,…
In questa prospettiva si punta anzitutto a coltivare e curare le relazioni personali. Don Bosco ama usare il termine ‘familiarità’ per definire il rapporto corretto tra educatori e giovani.

La lunga esperienza lo aveva infatti convinto che senza familiarità non si può dimostrare l’amore, e senza tale  dimostrazione non può nascere quella confidenza, che è condizione indispensabile per la riuscita dell’azione educativa. Il quadro delle finalità da raggiungere, il programma, gli orientamenti metodologici che sono l’obiettivo a cui deve aspirare ogni educatore acquistano concretezza ed efficacia se vissuti in ambienti sereni, gioiosi, stimolanti, in cui il giovane si sente a suo agio.
Don Bosco era convinto che il momento ideale per vivere questo senso di familiarità fosse quello definito “del cortile”, ossia il momento ricreativo, quello dedicato allo sport, alla musica. È lì, nella spontaneità ed allegria dei rapporti, che l’educatore deve saper cogliere modi di intervento, tanto lievi nelle espressioni, quanto efficaci per la
continuità e il clima di amicizia in cui si realizzano.
L’incontro, per essere educativo, richiede un continuo ed approfondito interesse che porti a conoscere i singoli personalmente ed insieme le componenti di quella condizione culturale che è loro comune. Non da ultimo, l’educatore deve saper guardare ogni ragazzo con un occhio speciale, deve trovare il canale giusto con cui giungere al suo cuore per riuscire a parlargli e fargli percepire che lo ama.
Ciò che deve muovere l’educatore deve essere il desiderio di aiutare i giovani a formarsi come uomini e come donne onesti e rispettosi dei valori e della cultura, persone che conoscono e riconoscono l’importanza della famiglia, dell’amicizia, dei rapporti interpersonali, il tutto in un’ottica di rispetto delle regole che la società detta.
In poche parole, l’obiettivo dell’educatore è quello di aiutare i giovani nella loro formazione di “buoni cristiani e onesti cittadini”, pronti a operare a loro volta con amorevolezza nei confronti di chi gli sta accanto, prendendo coscienza del fatto che la loro vita e il momento che stanno vivendo (la giovinezza) non è solo un momento di
transito tra l’infanzia e l’età adulta, ma un tempo vivo e fecondo per la costruzione della personalità e per la formazione della persona che si aspira di diventare.
Buon 2023 e Buon mese di don Bosco!!!

 

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“Come lievito nella Famiglia Umana d’oggi” – Il testo della Strenna 2023

È disponibile il testo della Strenna 2023: “COME LIEVITO NELLA FAMIGLIA UMANA D’OGGI. La dimensione laicale della Famiglia di Don Bosco” che, come spiega il Rettor Maggiore, approfondisce il tema della dimensione laicale della Famiglia salesiana: una famiglia che cerca di essere sempre fedele al Signore sulle “orme” di Don Bosco.

Il testo della Strenna approfondisce il tema in sette punti:

  1. Il lievito del Regno
  2. Il Regno di Dio continua a crescere nel nostro mondo, tra luci e ombre
  3. La famiglia umana ha bisogno di figli e figlie responsabili
  4. Il laico: è un cristiano che “santifica il mondo dal di dentro”
  5. La famiglia di don Bosco chiamata ad essere lievito
  6. All’ombra di un grande albero con splendidi frutti
  7. I nostri giovani come LIEVITO nel mondo d’oggi

Il testo, disponibile in formato pdf, è scaricabile dal sito web di InfoANS:

Strenna 2023

Il Ministro Valditara in visita alle scuole di Sesto San Giovanni

Dal sito dei Salesiani di Sesto San Giovanni.

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Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ieri mattina ha visitato le Opere Sociali Don Bosco di Sesto San Giovanni, prima scuola paritaria a ricevere la visita del  neo Ministro, alla presenza del presidente della Regione Attilio Fontana, dell’assessore  Bolognini e dei sindaci di Sesto San Giovanni e Cinisello. 

Il Ministro Valditara ha visitato le scuole salesiane di Sesto San Giovanni, dove ha visto gli studenti  all’opera sulla didattica digitale e negli innovativi laboratori di automotive, robotica e meccanica  industriale. 

Il Ministro si è fermato a dialogare con gli studenti spiegando loro l’importanza di scegliere un  percorso formativo che tenga conto di talenti e passioni, ma con uno sguardo al futuro perchè – ha  affermato “è proprio nell’istruzione tecnica e nell’istruzione professionale che si gioca il destino industriale  di un Paese e quindi io voglio che l’esempio di eccellenza di questa Scuola possa servire per costruire una  grande riforma della formazione tecnico-professionale italiana, per mettere al servizio del Paese le vostre  capacità”. 

Il Direttore dei Salesiani di Sesto, don Elio Cesari, ha dichiarato al termine della mattina: “Siamo  onorati per questa visita, che è stato un grande segno di apprezzamento verso la nostra realtà educativa  ma soprattutto verso l’impegno e la passione dei nostri docenti, formatori e collaboratori che ogni giorno  si spendono per il bene dei nostri studenti e hanno come obiettivo la formazione ma soprattutto la  crescita umana.” 

 

Lo abbiamo accolto nelle nostre aule e laboratori per mostrargli i tratti distintivi dell’offerta formativa dei salesiani:

  • l’innovazione attraverso la didattica multimediale che ha portato la scuola a diventare una “Apple Distinguished School” che vede gli strumenti digitali applicati all’apprendimento, ma sempre con una grande attenzione all’educazione dei giovani all’uso responsabile di questi strumenti fin dalla scuola secondaria di primo grado.
  • la formazione professionale di primo livello, che da sempre caratterizza il modello educativo di Don Bosco ma che ha saputo rinnovarsi per stare al passo con i tempi, anche grazie alla stretta collaborazione con il territorio e le sue aziende.
  • la formazione superiore altamente professionalizzante in grado di rispondere alla richiesta crescente delle imprese di nuove ed elevate competenze alla luce delle sfide connesse all’industria 4.0 e alla trasformazione digitale.

 

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RMG – 50° della morte del Venerabile Attilio Giordani

Ricorrono i 50 anni dalla morte del Venerabile Attilio Giordani, salesiano cooperatore dichiarato Venerabile da Papa Francesco il 9 ottobre 2013.

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Domenica 18 dicembre 2022 ricorrono i 50 anni dalla morte del Venerabile Attilio Giordani, marito e padre di famiglia, salesiano cooperatore.

Attilio Giordani nacque a Milano il 3 febbraio 1913 in una famiglia semplice e unita, di profonde convinzioni religiose. Dopo le elementari si iscrisse alla scuola tecnica, iniziò a lavorare a 16 anni e – ormai adulto – fu assunto alla Pirelli. La sua vera scuola fu però l’oratorio parrocchiale di Sant’Agostino retto dai Salesiani, grazie ai quali conobbe Don Bosco e ne acquistò lo spirito: animatore geniale e catechista preparatissimo, si contraddistinse sempre per la vivacità educativa e il valore della sua testimonianza. Chiamato nel 1934 al servizio militare, durante la guerra fu impegnato sul fronte greco-albanese e in Francia. Si era intanto fidanzato con Noemi Davanzo, conosciuta in oratorio e impegnata nel servizio educativo, a cui lo legò una profonda comunanza di intenti. Il 6 maggio 1944 si sposarono e dalla loro unione nacquero Piergiorgio, Maria Grazia e Paola. Giordani fu marito e padre presente, ricco di grande fede e serenità, in una voluta austerità e povertà evangelica a vantaggio dei più bisognosi.

Aderente all’Azione cattolica, nel 1957 entrò a far parte dell’Associazione dei Salesiani Cooperatori. Nel 1962 un primo infarto lo costrinse a una lunga convalescenza, ma non ne frenò l’impegno apostolico e lo slancio missionario. Alla soglia dei sessant’anni, infatti, decise di condividere con la moglie l’esperienza dei figli per un periodo di volontariato missionario in Brasile con l’Operazione Mato Grosso. Più volte aveva detto:

La morte ci deve trovare vivi

Il 18 dicembre 1972, a Campo Grande (Brasile), nel corso di una riunione fu stroncato da un nuovo infarto. La sua salma, trasportata in Italia, riposa ora nella Basilica di Sant’Agostino a lui tanto cara. Papa Francesco l’ha dichiarato Venerabile il 9 ottobre 2013.

Attilio è un laico che come il «granello di senape» (Mt 13,32) del Vangelo è fiorito quale albero frondoso e ricco di frutti, sui cui rami tanti hanno trovato accoglienza e ristoro e nel cui esistere molti possono scoprire ancora oggi un amico. Il cammino di fede di Attilio è andato infatti progressivamente crescendo, raggiungendo quelle vette di santità che egli additava e a cui camminava in compagnia di tanti. La sua vita di cristiano impegnato ha preso un orientamento così deciso e personale da scoprire: «la gioia di servire Cristo», di «non essere dei buoni alla buona», di «andare controcorrente».

Nel 50° anniversario della morte del Venerabile Attilio Giordani, domenica 18 dicembre la sua parrocchia di Sant’Agostino a Milano (via Copernico) lo ricorda alle 10 nella Santa Messa presieduta don Giuliano Giacomazzi, Superiore dell’Ispettoria Italia-Lombardo Emiliana, e alle 18.30 nella Santa Messa presieduta dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini. Dopo la Messa celebrata dall’arcivescovo, in parrocchia sarà inaugurata una mostra. Anche in Brasile a Poxoréu e Campogrande sono programmate celebrazioni per commemorare il Venerabile Attilio Giordani.

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Haier Europe con Opere Sociali Don Bosco per le nuove generazioni specialisti servizi assistenza

Dal sito dell’agenzia di stampa ADNKronos.

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Haier Europe e le Opere Sociali Don Bosco inaugurano il laboratorio “Greenhouse” presso l’Istituto di Sesto San Giovanni (Mi). La cerimonia di apertura ha visto la partecipazione delle autorità regionali e locali – Stefano Bolognini, Assessore allo Sviluppo Città Metropolitana, Giovani e Comunicazione di Regione Lombardia, Giovanni Giacomo Ghilardi, Sindaco del Comune di Cinisello Balsamo, Alessandra Aiosa, Vicesindaca del Comune di Sesto San Giovanni, Roberta Pizzochera, Assessore tra le altre deleghe alle Politiche Giovanili e alle Politiche Attive del Lavoro del Comune di Sesto San Giovanni – i Direttori Cnos-Fap nazionale e di Sesto San Giovanni – Fabrizio Tosti e Francesco Cristinelli, il Direttore delle Opere Sociali Don Bosco di Sesto San Giovanni, don Elio Cesari, Nicola De Guida, Chief Operating Officer di Haier Europe e alcuni membri del corpo docente.

Nel Laboratorio si svolgeranno attività per formare nuovi tecnici e specialisti dei servizi di assistenza, attraverso lezioni di teoria e pratica, per favorire l’acquisizione di conoscenze e capacità professionali e andare così a intervenire sullo skill gap che coinvolge il settore. Gli studenti dell’Istituto avranno l’opportunità di partecipare a training sui prodotti dei tre marchi di Haier Europe – Candy, Hoover e Haier – e, al termine del percorso, trovare un impiego come Field Service Engineer. L’apertura del Laboratorio rappresenta un esempio concreto di collaborazione proficua tra aziende e enti sociali attive sul territorio e rientra nel più ampio progetto promosso da Haier Europe e Opere Sociali Don Bosco atto ad incentivare la formazione di profili con competenze tecniche specializzate, da integrare nel mondo del lavoro. Il progetto intende supportare il tessuto occupazionale nel territorio attraverso la creazione di nuove opportunità di lavoro per le giovani generazioni, in un settore in cui la richiesta di profili specializzati è in forte crescita. “Greenhouse” è avviato come progetto pilota a Sesto San Giovanni per poi essere introdotto a livello nazionale negli altri Istituti delle Opere Sociali Don Bosco a partire dall’anno scolastico 2023-2024.

“In linea con la nostra filosofia “zero distance” e in qualità di leader in ambito connettività e IoT, siamo in grado di capire prima e meglio le esigenze degli utenti e di fornire loro soluzioni innovative e su misura. In questo contesto, l’assistenza tecnica contribuisce in modo rilevante alla crescita del nostro rapporto con i consumatori”, afferma Nicola De Guida, Chief Operating Officer di Haier Europe. “Il progetto che lanciamo oggi in partnership con le Scuole Salesiani Opere Sociali Don Bosco intende incentivare l’apprendimento di conoscenze tecniche nelle suole per formare le nuove generazioni sulle competenze che vengono richieste dalle aziende, e quindi favorire un più rapido ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”.

Cristinelli sottolinea che “come centro di formazione professionale scopriamo ogni giorno di più come sia fondamentale costruire e formalizzare una rete di collaborazioni con il mondo aziendale in grado di garantire esperienze diversificate, corrispondenti alla varietà di competenze che gli studenti potranno sviluppare durante il loro percorso formativo e lavorativo. Il progetto che vi presentiamo oggi racconta la forte sinergia tra Cnos-Fap sede di Sesto e Haier Europe per generare spazi di apprendimento di competenze tecniche, valorizzando l’azienda come contesto cognitivo per fornire agli allievi conoscenze aggiornate alle richieste del mondo del lavoro”.

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I Salesiani Don Bosco festeggiano 100 anni e vanno in udienza dai Reggenti a Palazzo Pubblico

Da Il Resto del Carlino.

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Una storia lunga 100 anni. Una storia che va celebrata a dovere. I salesiani Don Bosco festeggiano i 100 anni dal loro arrivo a San Marino. Era l’11 novembre del 1922 quando quattro religiosi della Società San Francesco di Sales arrivano a Borgo Maggiore. Hanno con sè poche cose, ma tanto entusiasmo. Si sistemano nella Casa Martelli e lì iniziano la loro attività educativa e pastorale. Don Giuseppe Ulcelli, don Bernaudo Francesco, Spartaco Mannucci e Angelo Mensali in poco tempo trovano a San Marino la ‘casa’ adatta per portare avanti la propria attività. E dopo 100 anni sono ancora a San Marino, precisamente a Murata, con cinque sacerdoti. Le celebrazioni del centenario sono partite ieri con l’omaggio al monumento di don Bosco e la messa nel Santuario della Madonna della Consolazione. E proseguiranno oggi con la concelebrazione mattutina nella parrocchia dei Santi Pietro, Marino e Leone presieduta da don Pascual Chàvez. Ieri sono stati ricevuti a Palazzo Pubblico dai Capitani Reggenti, Maria Luisa Berti e Manuel Ciavatta.

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