Dal sito del Borgo Ragazzi Don Bosco
***
È stata toccante l’intervista di Giovanni, ex ragazzo del Centro Accoglienza Minori, al seminario dal titolo “Il percorso della giustizia riparativa nel procedimento penale minorile. Dialogo a più voci” tenutosi al Borgo Ragazzi don Bosco mercoledì 20 novembre, in occasione del 30nale della Dichiarazione dei Diritti per l’Infanzia e l’Adolescenza. L’evento è stato organizzato dall’Osservatorio Salesiano per i diritti dei minori, con il contributo dell’AGIA, Autorità Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza e con il patrocinio di Salesiani per il Sociale.
«Salve a tutti sono Giovanni, sono qui perché da ragazzo ho fatto una rissa ed è stata coinvolta una persona, che ha riportato delle ferite. Eravamo in un gruppo di amici e mi sono fatto coinvolgere in un gesto che da solo non avrei mai fatto. Sono venuto al Centro Minori per fare la messa alla prova. Ero chiuso e impaurito. Piano piano imparando delle cose ho iniziato ad aprirmi e a raccontare. Prima ho fatto un percorso con gli operatori deliziosi che mi sono stati sempre vicino nel fare le cose come andavano fatte, ho frequentato un corso di giardinaggio e poi ho anche capito che era la mia passione. Quando sono riuscito a fare delle cose belle mi sono chiesto se io fossi la stessa persona che aveva fatto la rissa. Come era stato possibile? Questa cosa mi faceva stare male e piangevo spesso. Con gli operatori abbiamo deciso di parlare con l’assistente sociale, e ho fatto una meditazione che mi ha fatto cambiare idea di come la pensavo. Ho potuto scegliere questa volta, ed ho ripreso in mano la mia vita. Ed ora lavoro con una ditta di pulizie e giardinaggio. Devo ringraziare tutto il Centro perché mi ha fatto crescere professionalmente e mentalmente e poi ho fatto qui il servizio civile da operatore e avendo la possibilità di insegnare ai ragazzi come si lavora, ho potuto restituire quello che ho imparato e questo mi ha aiutato a sentirmi bene ed essere più sicuro di me stesso».
“Più sicuro di me stesso” è un segnale importante per il territorio di Centocelle, nel momento in cui i fatti criminosi gravi degli ultimi tempi, rischiano di creare paura e sgomento, soprattutto tra i giovani. Il seminario ha voluto essere un segnale di speranza lanciato in maniera corale da Istituzioni, Terzo Settore e cittadinanza attiva, nella direzione di una giustizia che serva a ricomporre relazioni e reti, invertendo la logica della giustizia afflittiva. La mediazione penale infatti promuove l’incontro tra vittima e autore di reato, riconoscendo i sentimenti ed i vissuti di entrambi e cercando di ricucire lo strappo personale e sociale che il reato ha procurato.
La testimonianza di Giovanni è stata a conclusione della presentazione del documento di studio e di proposta “La mediazione penale ed altri percorsi di giustizia riparativa nel procedimento penale minorile” esposto egregiamente dai relatori sia sotto l’aspetto giuridico che educativo, mettendone in evidenza le potenzialità nel promuovere i percorsi di giustizia riparativa e chiedere un loro riconoscimento normativo che ancora manca in Italia.
La parte delle buone prassi è stata esposta a due voci da Giovanni e dalla coordinatrice del Centro Accoglienza Minori, Dott.ssa Cecilia Corrias che hanno parlato di accoglienza incondizionata, di percorsi formativi pensati e cuciti a misura di ciascun minore accolto, dell’azione rassicurante che produce nei ragazzi la consapevolezza di appartenere a qualcuno, di essere capaci di donare parte di quello che si è appreso. È la forza sempre attuale del sistema preventivo e della visione integrale di uomo che, come ha detto don Daniele Merlini, direttore del Borgo Ragazzi don Bosco, permetta che «ciascun giovane accolto abbia la possibilità di sviluppare e realizzare in pienezza la propria vita, dunque di essere felice, ed in questa felicità coinvolgere tutte le relazioni vitali di un’esistenza».
Giovanni è la testimonianza che quando tutto il sistema si mette in rete per il bene dei ragazzi, loro realizzano percorsi di crescita esemplari, facendo un passaggio evolutivo ed educativo fondamentale: dal ruolo di figli (speso spesso in maniera rivendicativa e sterile) a quello di fratelli che possono restituire in maniera solidale ciò che hanno appreso e ricevuto.
Sono intervenuti al convegno anche la Dott.ssa Filomena Albano Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza e l’Avv. Andrea Farina che hanno presentato il documento AGIA sottolineandone l’importanza ai fini della promozione di una cultura della giustizia ripartiva e della mediazione penale tra tutti i soggetti coinvolti nel procedimento penale minorile. La Dott.ssa Micol Trillo ha descritto come realmente avvenga il percorso il percorso della mediazione penale ovvero con l’incontro dell’autore del reato e la vittima, alla presenza di un operatore qualificato che ne media le relazioni. Aggiunge una lettura dei percorsi di giustizia riparativa in chiave educativa, evidenziando le potenzialità di crescita insita in una corretta gestione dei conflitti e in una visione capovolta del procedimento penale minorile, in cui il principio di riparazione e mediazione sostituisce quello afflittivo «a partire da ciò che è stato per direzionare prospettive di cambiamento per tutte le parti coinvolte».
La nuova visibilità data alla vittima, la possibilità per l’autore di reato di non identificarsi con il reato e di trovare soluzioni di ricomposizione degli equilibri spezzati, fanno della mediazione un forte motore di benessere e pacificazione personale e sociale. Completa la prospettiva da un punto di vista giuridico l’Avv. Silvia Campagna evidenziando la necessità di un riconoscimento normativo esplicito della giustizia riparativa.
Chiude il convegno don Roberto Dal Molin, presidente nazionale Salesiani per il Sociale.