Il VIS presenta Cabby, la cabina telefonica che racconta il viaggio dei migranti

La XXª edizione di Territori diVini, la degustazione enosolidale di vini italiani e palestinesi organizzata dal VIS, quest’anno ha ospitato una novità particolare. Infatti, chi ha partecipato alla serata ha trovato nei giardini del complesso Callistiano, Cabby il Telefono Viaggiatore, all’apparenza una semplice cabina telefonica stile inglese a grandezza naturale. In realtà si tratta di un dispositivo multimediale e sollevando il ricevitore potrete ascoltare le storie di viaggio dei migranti direttamente dalla loro voce, oltre che interagire con i diversi contenuti multimediali.

Cabby nasce nell’ambito del progetto VIS “Humanitarian Corridors finanziato dal fondo europeo AMIF (Asylum, Migration and Integration Fund) con capofila la comunità Papa Giovanni XXIII, e il cui scopo è far sì che le persone migranti da Libano ed Etiopia che hanno bisogno di protezione umanitaria possano pienamente godere del diritto di asilo. Gli obiettivi di Humanitarian Corridors sono: tracciare un percorso regolare per i migranti; preparare le comunità ospitanti all’arrivo dei migranti; preparare i migranti pre e post partenza. Tutti passaggi utili all’integrazione futura. Il VIS in questo progetto è maggiormente coinvolto nella formazione che precede la partenza dall’ Etiopia, un Paese in cui è presente e opera dal 1998. Una componente importante del progetto è quella di educazione alla cittadinanza globale e di sensibilizzazione, portato avanti dal VIS anche con attività nelle scuole.

Proprio in questo ultimo segmento di progetto si inserisce Cabby – Telefono Viaggiatore. A settembre molti studenti  lo ritroveranno nelle  scuole, entrandoci e alzando la cornetta potranno ascoltare le voci e le storie di chi ha viaggiato dal proprio Paese d’origine fino in Italia. Gli studenti, tramite Cabby, potranno inoltre interagire con i contenuti multimediali, giocare al quiz, consultare il kit didattico e vedere i video con situazioni precedentemente affrontate da alcuni migranti, il tutto accompagnato dalla loro voce alla cornetta. Cabby quindi non solo viaggerà per le scuole italiane, ma farà viaggiare chi vi entrerà.

Salesiani Nord Est, è nata Radio INE in collaborazione con lo IUSVE Cube Radio

Radio INE è una nuova rubrica dedicata alla vita nell’Ispettoria Salesiana “San Marco” INE di Mestre e realizzata in collaborazione con lo IUSVE Cube Radio.

Rappresenta uno spazio radiofonico dove dialogare con i ragazzi e raccontare insieme all’Ispettore, don Igino Biffi, temi importanti riguardanti la vocazione, la formazione e l’educazione. Il tutto, riassumendo le parti più sentite e condivise della “Lettera dell’Ispettore”, pubblicata ogni 24 del mese nel sito www.salesianinordest.it e inviata a tutti i direttori delle 33 realtà salesiane del Triveneto.

In questa rubrica si parlerà anche di esperienze e attività legate alle opere organizzate dall’equipe della Pastorale Giovanile di Mestre (www.donboscoland.it), cercando di portare di puntata in puntata testimonianze di giovani che hanno preso parte alle diverse attività.

Per ultimo, ma non meno importante, verrà dedicato uno spazio alle news più seguite delle Case Salesiane dell’Ispettoria di Mestre.

La presenza dell’Ispettore, don Igino Biffi, verrà affiancata dalla conduzione della dott.ssa Francesca Bonotto (comunicazione integrata dell’Ispettoria Salesiana “San Marco” INE di Mestre) e da diversi ospiti che si alterneranno di puntata in puntata arricchendo con la loro presenza o la loro voce, il racconto delle attività del mese in Ispettoria.

Alla prima puntata di Radio INE ha preso parte Elisa Ghirardon, studentessa IUSVE, impegnata in un anno di Servizio Civile Nazionale Salesiano presso l’Istituto Superiore Salesiano “San Marco” di Mestre. Sono state, inoltre, menzionate due realtà salesiane, l’Oratorio Salesiano di Schio e l’Istituto Salesiano “Rainerum” di Bolzano, per la capacità di coinvolgimento delle attività con i ragazzi e la particolarità di queste.

Menzione particolare merita il team della Cube Radio dello IUSVE, l’Istituto Universitario Salesiano di Venezia e Verona, che guidati dal prof.re Marco Sanavio, direttore dell’emittente radiofonica e del laboratorio multimediale, hanno reso possibile questa nuova esperienza, supportando con professionalità la comunicazione ispettoriale e trasformandola in voce e video rivolta anche ai ragazzi.

Non resta che seguire il sito www.salesianordest.it e le pagine ufficiali dei social network, dell’Ispettoria Salesiana “San Marco” INE di Mestre, per essere sempre aggiornati… e da oggi anche in ascolto!

Francesca Bonotto, Salesiani Nord Est

 

Piemonte, 140 anni della presenza salesiana a San Benigno: quando Don Bosco cercava un posto per il noviziato

Il 5 luglio la Comunità Salesiana di San Benigno celebra i 140 anni della presenza in Canavese. Come Don Bosco sia arrivato in questo piccolo paese a venti chilometri da Torino è una storia che racconta Marco Notario su “Il risveglio popolare” del 4 luglio.

La motivazione della scelta del nostro paesello è stata in partenza curiosa e financo (se vogliamo, nello stile salesiano) umoristica. Tutto nacque da un problema che don Bosco aveva a Valdocco: l’alta presenza di ascritti e professi, cosicché capitava che “taluno manifestasse qualche preoccupazione per un numero sì grande di vesti nere in un medesimo luogo” (Memorie Biografiche , XIII, p. 92). Insomma, era necessario trovare una sede separata, magari in campagna, per tanti “cornaiassi” (termine piuttosto in uso da noi nei riguardi di novizi e seminaristi in talare). L’attenzione cadde su San Benigno. Chi lo desidera può leggersi il capitolo 13 del volume XIV delle ” Memorie Biografiche “.

Sponsor entusiasta fu l’allora parroco cavalier don Antonio Benone, che voleva a tutti i costi don Bosco nella sua parrocchia, e per questo aveva incominciato a fare alcuni piccoli restauri nel palazzo cardinalizio che non era in buone condizioni. Per la verità, c’era ancora di mezzo… un vescovo di Ivrea, monsignor Luigi Moreno. Monsignor Moreno oggi è in odore di santità, ma a quei tempi, chissà perché, ce l’aveva con Don Bosco e si oppose: ” Mai e poi mai permetterò a don Bosco di stabilirsi nella mia diocesi “. Cose di santi. Ciò nonostante don Benone continuò a tessere la sua tela ed ebbe una fortuna: vedere il palazzo cardinalizio dichiarato nel 1877 (Regio Decreto firmato da Vittorio Emanuele II e dal ministro Coppino) monumento nazionale. Il demanio poté cederlo in uso e custodia al Municipio e su questo puntò don Benone per procedere.

Intanto nel 1878 diventava vescovo monsignor Davide Riccardi, altro sant’uomo che però su don Bosco la vedeva diversamente dal predecessore e permise che i Salesiani si prendessero ” pure tutte le facoltà che possono accordarsi da un vescovo cattolico ” (e i Salesiani, a dire il vero, dal dito si presero la mano e il braccio, visto il profluvio di case che poi essi fondarono in Canavese). Il Comune di San Benigno, con delibera del 24 novembre 1878, concedeva il palazzo in subcessione a Don Bosco. La subcessione avvenne tra l’altro – dietro consiglio di quel mangiapreti (ma amico di don Bosco) come il ministro Urbano Rattazzi -, che fece superare le difficoltà burocratiche stabilendo un affitto di lire… 1! Però il sindaco, cav. Giovanni Bobbio, che non era uno sprovveduto, in cambio pose la condizione ” sine qua non ” di un utilizzo di pubblica utilità per il paese, fra cui scuole gratis per i ” giovani comunisti ” (niente di politico: si intendevano i “giovani del Comune”!). Nemmeno don Bosco però era uno sprovveduto e riuscì a inserire l’aggiunta di poter ospitarvi pure il noviziato (e il primo maestro ne sarà don Giulio Barberis). I salesiani arrivarono il 5 luglio 1879.

Ecco il racconto tratto dalle Memorie Biografiche (Vol. XIV, p. 335): “I primi abitatori della casa di San Benigno furono i chierici ascritti dell’anno scolastico 1878-79. Terminati i loro esami al 3 di luglio, mossero il giorno 5 da Torino in numero di cinquanta, facendo a piedi il viaggio (pare addirittura che abbiano guadato a piedi il fiume Malone, ndr). Fino alla nuova residenza per trascorrervi le vacanze estive. Furono accolti festosamente dalle autorità e dalla popolazione”. Finite le vacanze si decise che… i novizi vi rimanessero per l’anno 1879/1880 per l’anno di prova. Don Bosco stesso fu a San Benigno la prima volta il 18 ottobre 1879. E così nacque l’opera salesiana a San Benigno e in Canavese.

Ancora una medaglia per la lavatrice spaziale del “Don Bosco” di Verona al Global Innovation Award 2019

Alle 19.40 del 02.07.19 a San Josè in California, la squadra di robotica dell’Istituto Salesiano Don Bosco di Verona si è aggiudicata la medaglia d’argento al Global Innovation Award 2019. L’invenzione ormai a tutti nota con il nome di lavatrice spaziale”, è stata giudicata tra i primi due più importanti progetti scientifici dell’anno al mondo, su 40.000 progetti valutati da una giuria di tutto rispetto composta da ingegneri della NASA, di GOOGLE, di QUALCOMM, ed altri.

Dopo la vittoria dei mondiali di robotica conseguita il 20 aprile scorso a Houston (Texas), nella quale hanno sopravanzato le 108 squadre finaliste con il massimo del punteggio in tutte le categorie (progetto scientifico, innovazione, capacità di presentazione e team working), in questo nuovo concorso -il più prestigioso in assoluto- le giurie tecniche hanno valutato la congruenza tecnico-scientifica, la fattibilità, l’utilità e la novità dell’invenzione (ovvero il passaggio tra il campionato mondiale ed il Global Innovation Award è da “progetto” a “invenzione vera e propria” prototipata).

Le squadre concorrenti erano 40.000, e solo 20 in tutto il mondo sono state selezionale per la finale californiana.  Vincitori di questo concorso sono i “Franco Droid”, una squadra Brasiliana che ha realizzato la Cosmo Cup, una soluzione a servizio delle astronaute donne per la raccolta e l’eliminazione dei liquidi mestruali, in modo da evitare infezioni nell’astronave.

Ex-aequo con la “lavatrice spaziale” degli IDB Tech-No-Logic, c’è il progetto Growing Food di una squadra americana del Maryland, che ha studiato un sistema di coltivazione delle verdure per l’alimentazione sana e naturale degli astronauti.

Questo traguardo viene a coronare un percorso intenso e ricco di successi:

  • 26 gennaio 2019, a Reggio Emilia, qualificazione per le finali Nazionali
  • 10 marzo 2019, a Rovereto (TN), campioni d’Italia per il secondo anno consecutivo
  • 20 aprile 2019, a Houston in Texas, campioni del mondo di robotica
  • 9 maggio 2019, c/o Villa Baietta di Dossobuono, LA CENA DEI CAMPIONI. Serata di gala celebrativa della vittoria, offerta dallo sponsor CUBI Impianti Tecnologici con la presenza degli sponsor, dei campioni, dei loro insegnanti e delle loro famiglie
  • 16 maggio 2019, a Verona, assegnazione del premio Verona Network (riconoscimento della CCIAA di Verona attribuito ai veronesi che danno lustro alla Città)
  • 21 maggio, a Roma presso il MIUR, assegnazione del premio “Oltre la Robotica”
  • 30 maggio 2019, presso il municipio di Verona, il Sindaco Federico Sboarina a nome della cittadinanza, ha consegnato una targa alla scuola ed una pergamena ai ragazzi
  • sono seguite una molteplicità di inviti televisivi, interviste radio, ed inviti presso scuole, associazioni, enti, per raccontare l’esperienza o nei quali i giovani campioni sono stati chiamati a fare da “insegnanti” a docenti veri e propri, in scuole che vogliono formare e motivare il proprio staff affinché si apra all’ormai presente Industry 4.0

L’IDB Tech-No-Logic Team è composto da 5 studenti e 3 studentesse di 4^ liceo scientifico e delle scienze applicate (Pietro Formenti, Pietro Fornalè, Beatrice Ligozzi, Alessio Montignani, Filippo Oliosi, Camilla Salvagno, Paolo Venturini e Maddalena Zuccato), guidati dal coach prof. Luca Zanetti coadiuvato da altri due insegnanti (Anna Baruzzi e Andrea Materassi). Il risultato certamente dovuto al genio e all’impegno degli allievi, è stato altrettanto certamente favorito dall’impostazione e dal sostegno della scuola che ha messo a loro disposizione risorse umane, ambienti e tecnologie anche al di fuori dei normali orari di lezione e dei tradizionali curricula formativi ministeriali.

In tutto ciò, hanno avuto un ruolo importante la Regione del Veneto che ha sostenuto (anche con un piccolo contributo economico) le trasferte, e soprattutto gli sponsor che hanno finanziato tutto il percorso del team. La ricerca, lo sviluppo, i vari viaggi interni in Italia e soprattutto le due trasferte in America non sarebbero stati possibili senza il concreto sostegno dei due main sponsor CALZEDONIA e CUBI IMPIANTI TECNOLOGICI, e di tutti gli sponsor sostenitori: Payanini Stone Brand, Birrificio della Scala, Impresa edile Meneghini Giovanni, Virtual Land, Impresa pulizie Intra Group, Flover, Vittoria Assicurazioni, Mada, Redoro, Marcolini Marmi, UniCredit, TechPa, Spac, Zanolli, eWake, Fincons Group, MrDay, e Tecno Service. Tutti questi sono stati i “compagni di viaggio” della squadra, perché si tratta di aziende che non si sono limitate a concedere una semplice elargizione di denaro, ma hanno creduto e sostenuto il progetto educativo della scuola salesiana, volendo investire sul futuro dei giovani e quindi il bene della società.

I campioni dell’IDB Tech-No-logic Team rientranno in Italia domani notte (4 luglio).

“Il sistema educativo di Don Bosco oggi interviene contro le dipendenze, soprattutto dei minori”: la testimonianza della comunità Soggiorno Proposta

“Presentiamo la realtà di Soggiorno Proposta, comunità educativa a Ortona. Forti dell’esperienza passata di lavoro contro le dipendenze dell’area adriatica, ci stiamo impegnando in un cambiamento guardando alla realtà attuale, nella lotta contro le nuove dipendenze, attività nuova anche per la nostra realtà salesiana. Ma il sistema preventivo di Don Bosco può intervenire ancora oggi nelle situazioni di disagio, di lotta alle dipendenze, soprattutto nei minori. Stiamo lavorando sul desiderio di vita, da riconoscere nel loro percorso”: è stata questa la testimonianza di don Daniele Pusti, salesiano della comunità Soggiorno Proposta di Ortona al convegno “Liberare la speranza”, del Tavolo Ecclesiale Dipendenze (di cui fa parte Salesiani per il Sociale APS), che si è svolto il 21 giugno scorso a Roma.

“In questo momento – spiega don Daniele – abbiamo circa 20 ospiti. I nostri numeri ovviamente variano parecchio. I nostri ospiti sono divisi in due comunità e rimangono con noi 15 mesi nei casi di recupero da tossicodipendenza, oppure 12 mesi per il recupero della dipendenza da alcool. Vengono dal centro Italia, zona adriatica, ma anche dal Lazio e dal Molise”. Nonostante le difficoltà con la Regione Abruzzo per l’accreditamento come struttura terapeutica, don Daniele guarda al futuro: “Ci stiamo aprendo a nuove progettualità, grazie al supporto del prof. Giancarlo Cursi che con i suoi studenti dell’UPS ha fatto dei tirocini da noi. Abbiamo giovani tirocinanti anche dalle università di Chieti e Pescara, giovani studenti di psicologia. Vorremmo avviare dei progetti nelle scuole, con le famiglie del territorio, con le parrocchie. Vorremmo anche proporre una soluzione di residenzialità: è una cosa molto impegnativa ma è urgente, in Italia ce n’è tanto bisogno. Inoltre, ci stiamo aprendo anche alle nuove dipendenze: da tecnologia e da gioco”. La comunità è sostenuta da moltissimi volontari, che vengono dagli ambienti salesiani – Ancona, L’Aquila, Vasto, Terni – ma anche da altre realtà laicali. “Noi accogliamo chi ci invia il sert: spesso anche persone più grandi, tra i 30 e i 50 anni con problemi di alcolismo. Lavoriamo perché il loro disagio possa diventare uno scalino dal quale ripartire“.

Questo il comunicato del Tavolo Ecclesiale Dipendenze:

 

Liberare la speranza

L’incontro con le persone in strada e in comunità

 Il 5 e 12 ottobre gli Open Day delle comunità: 
“Saranno processioni laiche dove si incontrano le persone, le loro storie, i loro sogni”

Roma, 21 giugno 2019 – “Con gli Open Day i poveri ci invitano a casa loro, nelle loro comunità”: don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, ha aperto così il convegno “Liberare la speranza – L’incontro con le persone in strada e in comunità”, con il quale il Tavolo Ecclesiale Dipendenze lancia gli Open Day del  5 e 12 ottobre, l’iniziativa promossa dal Tavolo per aprire le comunità all’esterno. “Il tema è la relazione, la via educativa è la relazione: le comunità sono luoghi, tempi, spazi di ritrovamento del proprio io”, ha concluso don Francesco Soddu.

Il dibattito, coordinato da Giampiero Forcesi, è iniziato con l’intervento del prof. Pierpaolo Triani, professore associato di Didattica generale presso la Facoltà di Scienze della Formazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore. “I giovani oggi vivono sulla loro pelle il passaggio da una regolazione esterna a una interna, con la fatica di avere criteri di riferimento –  ha detto il prof. Triani – . Vivono una lettura semplicistica dell’umano, l’espressione come valore, l’autoaffermazione come valore principale e la connessione come modo di sentirsi vivi”. L’azione educativa, sottolinea il prof. Triani, è un “connubio tra azione di consegna e arte di accompagnamento: l’educazione è la consegna all’altro delle ragioni per vivere e se non faccio questo non do loro una speranza. Accompagnare vuol dire stare con: ecco il tema della relazione, della comunità che vive e che spera”.  “La necessità di fare rete è condivisibile –  ha concluso – , perché l’educazione mette in relazione. Sono sempre più convinto che parlare di educazione in senso forte sia una controcultura, perché l’educazione richiede tempo, sbaglia, non ha sempre successo. Ha a che fare con la precarietà dell’azione umana. Mentre si coltiva specializzazione, si deve coltivare anche la convivialità”.

Don Armando Zappolini ha concluso i lavori: “Abitiamo luoghi di speranza, dove chi viene accolto non viene giudicato. Dove si cerca di rafforzare le belle energie che ciascuno ha dentro di sé e dove si riaccende il sogno dentro le persone. È importante che in questi luoghi si aprano le porte: pensiamo agli open day di ottobre come delle processioni laiche, dove il Corpus Domini lo incontri nelle persone. Quando le persone vengono a trovarci se ne vanno con un “sapore” bello, che si trova anche sulla strada che non è solo il luogo degli scarti, ma anche degli incontri. La nostra deve essere una resistenza che costruisce, dove respirare l’ossigeno buono delle relazioni belle”.

LE TESTIMONIANZE

Comunità Emmaus di Foggia (CNCA): “Dopo 40 anni, la realtà si è ampliata, ci siamo chiesti come tornare sul territorio. Abbiamo investito con una equipe territoriale sul mondo della scuola e della prevenzione. Abbiamo incontrato 1.200 studenti, abbiamo parlato delle dipendenze e di un altro modo di vivere. Il rimando è stato molto positivo, siamo riusciti in parte a riaccendere l’idea di speranza che attraversa le generazioni, per dire dove va a finire tutta questa esperienza”.

CASA DEI GIOVANI: “Le dipendenze oggi non sono solo più quelle dalle sostanze, ma dalle fragilità. Dobbiamo rafforzare quello che il territorio offre, soprattutto nella chiesa che per prima si è occupata delle periferie umane, come chiesto da Papa Francesco. Cerchiamo di superare gli steccati che ci hanno isolato dagli altri, l’idea di essere migliori di altri. Il lavoro fondamentale è quello di prenderci cura del ‘sistema” uomo”.

FICT: “Importanza della formazione degli operatori. Pensare a questa per noi ha voluto dire proprio occuparci di chi si occupa, di chi cura. Negli anni ci siamo occupati molto delle cose pratiche, amministrative e burocratiche ma abbiamo perso la nostra centratura educativa: il nostro compito è stare con le persone, per costruire questo percorso formativo ci siamo concentrati sulla dimensione spirituale, siamo tornati lì. Abbiamo ripreso a stimolare gli operatori perché diventino a loro volta capaci di farlo nei loro contesti. Le persone così recuperano la voglia di stare insieme e il valore del lavoro che fanno”.

CDO – Opere Sociali: “Curare il tossicodipendente vuol dire anche accogliere, curare, aiutare il padre e la madre, i fratelli, i fidanzati; vuol dire seguire questa persona a lungo negli anni, aiutarlo a trovare lavoro, casa, affetti, sostenerlo, accompagnarlo, ‘rialzarlo’. Pertanto credo che è responsabilità nostra cercare di riporre all’attenzione della società, della Chiesa e di tutte le agenzie educative del ‘muto’ grido di aiuto che viene da queste persone che non sono più in grado di consumare sostanze, ma soprattutto di vivere la propria vita serenamente. Il metodo credo più efficace che possiamo usare, oltre alla sensibilizzazione sulla gravità dei fenomeni, è la testimonianza dei molti tentativi che le nostre comunità possono presentare di persone accolte, curate ed accompagnate nel proprio dramma”.

Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII: “Uscire dai nostri luoghi sicuri per esserci, per condividere, per creare relazioni. L’azione educativa è reciproca, siamo continuamente educati dalle persone con le quali condividiamo la vita, e in queste azioni il linguaggio è fondamentale. Dalle interviste che abbiamo fatto tra i nostri ragazzi, la mancanza di speranza è la base della dipendenza, tutti sono alla ricerca della ‘ricetta’ che risolva il problema. Molti di loro non sentono di essere in relazione con i loro familiari. Da sottolineare è la relazione è il bisogno centrale della nostra vita, viviamo sempre questo bisogno autentico. La cura della relazione perché è il cuore della vita delle comunità”.

Comunità Emmanuel: “‘Accogliere e condividere’ e mettere ‘Vita con vita”’sono divenuti due motti che da quasi quarant’anni sospingono e orientano i volontari a uscire da culture individualistiche e da contesti ristretti, per aprirsi alle relazioni e incontrare le persone sin nelle periferie e nei luoghi della povertà e dell’emarginazione, per ascoltare e condividere i bisogni e le domande delle comunità locali e della società, impegnandosi per costruire insieme agli altri modelli di sviluppo e qualità della vita sostenibili, solidali e inclusivi. È così che dalla prima casa di accoglienza di Lecce, la Comunità si è messa in cammino per tutta la Puglia e in altre regioni d’Italia, per poi spargersi sino al Lussemburgo, all’Albania e all’Equador, aprendo tanti altri luoghi di accoglienza, cura e promozione delle persone”.

 

 

Festeggiamenti Colle don Bosco – 15 e 16 agosto

In data 15 e 16 agosto 2019, al Colle don Bosco ed a Castelnuovo don Bosco, avranno luogo i festeggiamenti per l’Assunzione della Beata Vergine Maria ed il compleanno di San Giovanni Bosco. Ecco qui di seguito il calendario degli eventi per i due giorni:

Giovedì 15 agosto – Assunzione della Beata Vergine Maria:

  • Ore 11.00 Santa Messa;
  • Presiede don Francesco Cereda, Vicario del Rettor Maggiore;
  • Presso la chiesa Madonna del Castello – Castelnuovo don Bosco.

Con affidamento dei nostri giovani.

Venerdì 16 agosto – Compleanno di San Giovanni Bosco:

  • Ore 11.00 Santa Messa;
  • Presiede don Francesco Cereda, Vicario del Rettor Maggiore;
  • Presso la Basilica di San Giovanni Bosco  Colle don Bosco.

Con la presenza dei novizi del Colle don Bosco e di tutti i prenovizi di Europa.

 

La storia di Fatima, giovane figlia di migranti e della sua rinascita grazie all’incontro con Don Bosco

Su “La voce e il tempo” del 30/06/2019 viene riportata la storia di Fatima, giovane musulmana studentessa del CNOS Fap di Valdocco, raccontata da un’insegnante. Una storia di migrazione, di accoglienza, di difficile integrazione e poi, con la scuola, di rinascita.

“La nostra vita è come un viaggio, una strada ora in salita, ora in discesa, tortuosa o dritta”. È il titolo di un tema assegnato a Fatima S. durante questo anno scolastico e non poteva essere più calzante, perché la sua vita è un viaggio e non certo turistico…

Ho incontrato Fatima presso una biblioteca civica torinese, dove svolgo servizio di volontariato per insegnare l’italiano agli stranieri e mentre le davo una mano nello studio ho conosciuto la sua tormentata storia di figlia di migranti. Il primo viaggio l’ha portata a Torino dal Marocco, suo paese di origine, dove ha frequentato per due anni la scuola elementare. Poi nuovamente in Marocco, dove è rimasta per sette anni con il rammarico di lasciare Torino, la scuola, i compagni e le maestre con cui si trovava bene, cosa facile quando si è bambini . Nel 2017 un terzo viaggio, ancora per motivi di lavoro del padre, l’ha riportata a Torino: tutto più è stato difficile, una strada in salita e piena di sassi. Si iscrive presso un istituto tecnico solo con una connazionale sua vicina di casa (se casa si può definire una stanza a piano terra, ex bottega, senza riscaldamento e con i servizi nel cortile, dove Fatima viveva con la sua numerosa famiglia). Presto si è resa conto che quella scuola scelta era troppo difficile a partire dalla lingua e anche farsi degli amici era diventato difficile. Era isolata, alcuni compagni le dicevano di tornarsene al suo paese: si sentiva morire dentro, senza più fiducia in se stessa, perdente. Poi l’incontro in biblioteca dove ho capito che il problema non era solo la lingua ma la ricostruzione di un sé smarrito ed insieme abbiamo iniziato un percorso di conoscenza.

La solidarietà e l’empatia ci aiutano ad allargare i nostri orizzonti; confrontarci con lingue e  culture nuove, ci cambia interiormente ed è proprio quello che mi è capitato con Fatima. Ho iniziato ad ascoltarla e lei si è sentita accolta, è riuscita a dire ciò che provava e parlare delle sue paure. Insieme abbiamo deciso di scegliere una scuola più adatta a lei ed Fatima si è iscritta ad una corso di formazione professionale salesiana presso il Cnos-Fap di Valdocco di Torino. E a Fatima si è aperto un mondo. Lo stile educativo di don Bosco è stato per lei, ragazza musulmana, terapeutico sotto tutti i punti di vista. Ha iniziato il primo anno con speranze e paure, poi le speranze sono diventate certezze e la paura è scomparsa. Ha conosciuto professori che hanno saputo accoglierla, guardando oltre le sue reali difficoltà e quello di dare conoscenze, ma introdurre cambiamenti migliorativi, attraverso la complessità, come attenzione a tutto l’essere umano e l’ascolto sensibile, basato sull’empatia per ottenere il cambiamento.

Fatima si è impegnata molto nel cercare di migliorarsi ed ha raggiunto nei giorni scorsi il traguardo della qualifica. Ora la sua strada è più facile, ci sono meno salite ed ha imparato a guardare al futuro con fiducia ed anch’io sono cresciuta con lei.

Rosarina Spolettini, insegnante

Industria manufatturiera, l’esperienza del CNOS Fap fa scuola alle aziende

Quest’anno, alla fiera MECSPE – l’evento di riferimento per l’industria manufatturiera – è stato affrontato il tema delle competenze e delle professionalità che servono all’industria per poter continuare a produrre e a crescere ma che sono difficili da reperire sul mercato e anche nel mondo della scuola.

L’esperienza  di Meusburger con i salesiani è in controtendenza. Lo scrive Gaia Fiertler su Subfornitura News.

Una solida e diffusa esperienza di ponte tra formazione e impresa è offerta dalla Federazione Cnos-Fap (Centro nazionale opere salesiane – formazione aggiornamento professionale), quella dei salesiani, presenti sul territorio italiano con 43 centri di formazione professionale coordinati da 17 delegazioni regionali, che formano 26mila giovani all’anno. “Lo sforzo di far evolvere la nostra offerta formativa con l’innovazione tecnologica, capacità che ci riconoscono da più parti, è favorita da collaborazioni strette con alcune grandi aziende, come Dmg Mori, Eni, Heidenhain, Meusburger, Sandvik Coromant, Siemens e Istituto Italiano della Saldatura, che ci forniscono materiali, strumentazione e anche docenza tecnica, oltre a offrire stage e ad assorbire la grande maggioranza degli studenti”, commenta Maurizio Todeschini, segretario nazionale Settore meccanico della Federazione. È stata presentata l’esperienza con Meusburger, azienda che produce in Austria normalizzati per stampi, la quale durante l’estate ha ospitato per una settimana docenti salesiani per formarli sulle tecniche di costruzione degli stampi. Come ha spiegato Davide De Letteriis, sales manager di Meusburger, «In Italia le nostre aziende clienti rischiano di chiudere per mancanza di stampisti, figura professionale che non viene più formata. In Austria, invece, nel corso del triennio i ragazzi vengono accolti nella nostra scuola interna, dove al termine del corso di meccanica possono essere assorbiti direttamente. Così, per sopperire alla carenza di tecnici in Italia, si è deciso di investire nella formazione dei docenti di sette istituti salesiani da Udine a Bra, passando per Arese e Torino, per fornire le competenze di base per la formazione di stampisti. Abbiamo anche predisposto materiali didattici di esperti, adattandoli al nostro target di operatori specializzati”. I tempi non sono stati brevissimi, come vorrebbe il mondo delle imprese sempre affamato di competenze pronte ma, come ha spiegato Todeschini, ogni cambiamento e ogni novità richiedono tempi fisiologici di assimilazione e accettazione da parte del corpo docenti e degli studenti.

Estate in formazione: i campi e i cammini proposti ai giovani e agli animatori

Estate per il mondo giovanile salesiano non è solo Estate Ragazzi ma è anche preparazione per quei tantissimi giovani che spendono le loro vacanze al servizio dei più piccoli.

Nel Triveneto, come da tradizione anche quest’anno l’estate del Movimento Giovanile Salesiano si è aperta con i Corsi Animatori.

Dal 31 maggio al 2 giugno si sono trovati i ragazzi del Triennio, per una tre giorni di formazione attorno all’icona biblica delle nozze di Cana. Maria, Madre della Chiesa, ha guidato i ragazzi alla scoperta dell’animazione come vocazione, per dire ogni giorno – lì dove siamo chiamati –  il proprio “sì”.

Dal 9 all’11 giugno si sono svolti i Corsi Animatori del Biennio in contemporanea a Mestre e Mogliano Veneto; dal 13 al 15, infine, a Udine l’ultimo corso della medesima fascia d’età, per le zone del Friuli Venezia Giulia e del Bellunese. Filo conduttore per i ragazzi più giovani è stata invece la figura dei Dodici, per centrarsi sul tema dell’animatore nella Comunità.

Con questa esperienza abbiamo incontrato circa 1450 ragazzi che intendono spendere la loro estate a servizio dei più piccoli e che saranno, così auguriamo loro, giovani testimoni di Cristo che vive!

Nell’Ispettoria Centrale, invece, per la formazione animatori, c’è il campo Base (due turni, il secondo dal 30 giugno al 7 luglio) agli Altipiani di Arcinazzo per i giovani che hanno concluso la III superiore, e il Campo Bivio dal 20 al 27 luglio, a Castagno D’Andrea per i ragazzi che hanno chiuso le superiori. Il Campo Bosco, invece, dal 14 al 20 luglio al Colle Don Bosco e a Mornese è per chi ha concluso la IV superiore, mentre dal 28 luglio al 6 agosto in Terra Santa si volgerà il Campo Biblico.

La ICC prevede anche esperienze “in uscita”: il campo Missionario, per i ragazzi dai 14 ai 18 anni dal 14 al 21 luglio a Ripa Bianca (Jesi), mentre i giovani della scuola di mondialità partiranno per l’Egitto a luglio e agosto. Il Campo Vocazionale prevede due momenti, per i ragazzi – dal 10 al 16 agosto a Via Amerina – e per le ragazze  – Rimini, 22-28 luglio -.

In Piemonte e Valle d’Aosta, per i ragazzi dalla III superiore ai 25 anni c’è il Pellegrinaggio 2019, un cammino estivo che vuole andare a toccare con mano e permettere di ascoltare una testimonianza diretta di chi, in un recente passato, ha vissuto una delle realtà umane più terribili: la guerra. Si volgerà infatti attraverso i Balcani, dal 18 al 25 agosto. Sarà l’esperienza del ripartire, con una ricostruzione di case e cuori nella fede, all’insegna della speranza, del dialogo, della pace.

Dal 21 al 27 luglio, a Pracharbon, c’è il Campo della Parola, dedicato ai Ragazzi e le Ragazze della Scuola media e Biennio. Un’esperienza da vivere insieme sul tema #PERLAVITADEGLIALTRI.

Per i mesi di giugno e luglio sono previsti i campi di formazione per animatori.

Dall’oratorio di Lecce, Ispettoria Meridionale, arriva il video realizzato dagli animatori e dal direttore dell’oratorio, don Francesco Redavid, con l’inno dell’Estate ragazzi: