Card. Fernández Artime: “Il carisma salesiano oggi è necessario più che mai”. Aperte le XLII Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana

Dall’agenzia ANS.

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ANS – Torino) – Una partecipazione che è tornata ai tempi pre-Covid è già un buon viatico per la 42a edizione delle Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana 2024, apertesi il 18 gennaio a Torino. 345 iscritti da 45 Paesi, 22 gruppi della Famiglia salesiana rappresentati nel teatro Don Bosco all’apertura pomeridiana dei lavori. “Siamo nella casa di tutti noi – ha detto il Card. Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani e Centro di Unità della Famiglia Salesiana, nel saluto inaugurale – . La Madonna ci accoglie, Dio ci benedice. Siamo qui per mostrare un carisma molto vivo”.

Ad aprire le porte di Valdocco è l’Ispettore di Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania, don Leonardo Mancini, che entra direttamente nel tema della Strenna sottolineando che “se lo spirito salesiano abita in noi, non potremo fare a meno di interessarci ai giovani nella scoperta sorprendente e incoraggiante del sogno che Dio ha per loro”.

Don Joan Lluis Playà, Delegato Centrale del Rettor Maggiore per il Segretariato per la Famiglia Salesiana e dunque Coordinatore di queste Giornate, ha invitato a “vivere con intensità ed entusiasmo l’evento, nel quale le parole chiave degli anni precedenti – lievito, cuore, amore, cristiani e cittadini, speranza, santità – confluiscono tutte nella parola sogno poiché questa comprende l’intero Don Bosco, la sua vita, la sua visione”.

Molto significativo l’arrivo sul palco di 32 persone, rappresentative dei cinque continenti, che hanno portato ciascuna un cubo con il quale è stata costruita una parete di cartone che mostrava i simboli dei gruppi della famiglia salesiana. Ognuno di questi tasselli ha dato una forte impressione visiva della consistenza della varietà e della diffusione del carisma salesiano. Creatosi così un clima di gioia, si è passati alla visione del video che presenta la Strenna 2024. L’ha introdotta il Rettor Maggiore, rivelando il percorso della scelta del tema: “A 200 anni dal Sogno dei Nove Anni, non poteva che essere questo il filo rosso. È stato approvato subito all’unanimità!”.

La relazione tenuta poi sulle linee seguite nella stesura di questo tradizionale documento che incoraggia il cammino dell’anno, è stata per il Card. Á.F. Artime lo spazio per condividere una “impressione bellissima ricavata dalle sue visite in 10 anni di rettorato in 120 nazioni diverse: l’aver visto quante persone nel mondo facciano il bene tutti i giorni: è straordinario!”. Le ha riassunte in quattro punti essenziali:

– il sogno che Don Bosco ebbe intorno ai 9 anni ha le caratteristiche di una visione profetica. Fu questa a condurre l‘intera vita di lui, uomo e sacerdote. A 72 anni, solo a conclusione della sua faticosa e dolorosa esperienza, ne comprese il valore pieno – e la mirabile presenza di Maria Ausiliatrice al suo fianco! – quando celebrò l’ultima Messa al Sacro Cuore di Roma all’altare a Lei dedicato;

– l’importanza di recuperare il pensiero salesiano intorno a quel sogno, scaturito dalla memoria trasmessa ai suoi figli, ad iniziare da Don Rinaldi (il Rettor Maggiore del primo centenario del sogno) per consolidarsi e approfondirsi ad ogni cambio di guida, fino a Don Pascual Chávez;

–  i protagonisti del sogno sono i ragazzi e le ragazze, e questi devono essere il soggetto principale dell’azione salesiana anche oggi. Comprimaria ne è Maria di Nazareth. Su questo punto il Rettor Maggiore si è soffermato per una fondamentale sottolineatura: “Se un salesiano non porta nel cuore un vero amore all’Ausiliatrice, formalmente appartiene alla famiglia salesiana ma di fatto, e lo diciamo cordialmente, appartiene ad un’altra organizzazione”.

La spiegazione di questo carattere è “la dimensione femminile e materna che ha accompagnato la missione di Don Bosco. Lo dico con il cuore: gli orfani che accoglieva avevano bisogno di sentirsi a casa, in una famiglia, voluti bene”. Consacrate o laiche, le figure femminili nella Famiglia Salesiana non devono essere pensate come “cooperatici” per la gestione di qualche aspetto operativo, ma come espressione della volontà del Santo di avere non solamente una mamma dal Cielo ma donne al suo fianco, con le loro specificità;

– l’immagine dei lupi e degli agnelli può sembrare d’altri tempi. Ma se i ragazzi dei quartieri malfamati di Torino portavano con sé un coltello, oggi li troviamo in molti contesti con delle armi da fuoco. “Nella società odierna siamo di fronte ad una violenza molto maggiore che vent’anni fa. E questo dà motivo di pensare quanto sia più che mai necessario oggi il carisma salesiano”.

Nella Strenna 2024 il X Successore di Don Bosco ha espresso dodici desideri, dodici “piccoli sogni” che vorrebbe veder realizzati: “La nostra famiglia ha una buona salute, ma sempre possiamo dare di più. Il mondo d’oggi avrà una realtà migliore se manifesteremo la speranza e la freschezza del nostro agire. Diamo il meglio che possiamo, mostriamo di non aver perso i sogni”. Se sono come il sogno di Don Bosco, anch’essi faranno sognare. Soprattutto i più poveri: “Siamo nati per i più bisognosi. Non è cambiata neanche una virgola delle prime costituzioni della Congregazione, non possiamo pensare altre formulazioni. Lo Spirito Santo continua a sostenerci se garantiamo che la fedeltà carismatica è attiva”.

Maria Ausiliatrice continua a fare da maestra come nel sogno dei Nove Anni: per questo, al termine dell’assemblea, la prima Giornata ha proposto la video-testimonianza dei membri dell’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA), che hanno rimarcato la forza che sostiene la famiglia cristiana.

 

Italia – Il Consiglio di amministrazione di Don Bosco Network inizia i preparativi per il 20° anniversario di fondazione

Dall’agenzia ANS.

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Torino, Italia – gennaio 2024 – Don Bosco Network (DBN), la rete salesiana di ONG e organizzazioni no-profit che operano nel campo della cooperazione allo sviluppo, ha tenuto il suo Consiglio di amministrazione dal 15 al 17 gennaio a Valdocco, per iniziare a preparare la celebrazione del 20° anniversario di questa rete, creata nel 2004. Il Consiglio di amministrazione ha potuto contare sulla presenza di don Alfred Maravilla, Consigliere Generale per le Missioni, durante l’intera riunione, ed ha avuto anche diversi incontri di lavoro con i membri del Consiglio Generale, come don Miguel Angel García Morcuende, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile; il sig. Jean Paul Muller, Economo Generale, e don Alphonse Owoudou, Consigliere per la Regione Africa e Madagascar. Tra i vari argomenti trattati: la ridefinizione dei criteri di membership, la revisione del piano strategico, la preparazione delle attività del 2024, con particolare attenzione alle celebrazioni dell’anniversario che si terranno a giugno a Roma. È stata anche l’occasione per un incontro con il Comitato Esecutivo della ONG “Volontariato Internazionale per lo Sviluppo” (VIS), riunito a Valdocco negli stessi giorni, per fare il punto sul supporto tecnico che il VIS fornisce al DBN e per conoscersi, dato che alcuni membri di entrambe le istituzioni sono nuovi ai loro incarichi.

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Un nuovo modello di animazione e governo dell’Italia Salesiana

I consigli delle sei Ispettorie che compongono l’Italia Salesiana si sono ritrovati domenica 14 gennaio 2024 presso il Centro Nazionale di Roma, per iniziare un cammino tracciato dal Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, il quale, in occasione della Visita di Insieme con i Salesiani della Regione Mediterranea a ottobre 2023, aveva detto:Vorrei ringraziarvi per la riflessione che abbiamo fatto sull’animazione e sul governo della Regione e delle varie Ispettorie Nello stesso tempo in cui apprezzo tutto ciò che è stato condiviso, credo sia legittimo proporre, in modo particolare alla CISI, di continuare il dialogo sui vari modelli di animazione e governo possibili in questa Conferenza che raggiunge tutta l’Italia salesiana e il Medio Oriente. Chiedendo questo in particolare alla CISI vi invito a non perdere la visione complessiva di tutta la regione Mediterranea in questa riflessione. Alcuni cominciano, altri seguiranno”.

Il cammino verso un nuovo modello di animazione e governo è stato sottolineato da don Juan Carlos Pérez Godoy, Consigliere Regionale della Mediterranea e Presidente della Conferenza degli Ispettori, all’inizio dell’incontro. I punti principali sono:

  • il contesto è quello di ripensare un nuovo modello di animazione e governo in Congregazione e in particolare nella nostra Regione;
  • quello che iniziamo è un processo in obbedienza alla consegna dataci del Rettor Maggiore alla conclusione della Visita d’Insieme: dopo soli tre mesi dalla Visita di Insieme, l’Italia Salesiana ha convocato per questo importante lavoro tutti i Consigli Ispettoriali;
  • non si tratta di un lavoro di pura amministrazione: è un lavoro più profondo che va vissuto nella prospettiva della fede.

Iniziando la giornata e commentando le letture della Messa del giorno (in particolare la vocazione di Samuele e quella dei primi discepoli), don Juan Carlos ha sottolineato come alla radice di tutto ci sia la preoccupazione e l’interesse per le vocazioni sia dal punto di vista della fecondità, sia nella prospettiva della nostra fedeltà e della rivitalizzazione vocazionale di tutti i confratelli.

L’atteggiamento da assumere, spinti dalla figura di Samuele, è quello del mettersi in ascolto del Signore: “Siamo qui per fare la sua volontà, la volontà di Dio che dobbiamo e vogliamo scoprire in questo processo che avviamo. Un cammino che iniziamo con piena fiducia in Dio e nelle nostre capacità”.

Ha aggiunto poi che “la meta non può essere altra che il rilanciare il carisma che abbiamo ricevuto di Don Bosco e che è un grande dono per la Chiesa, i giovani e il mondo. La rivitalizzazione del carisma comporta la rivitalizzazione vocazionale, con la finalità di accompagnare i giovani all’incontro con Gesù: ecco la nostra missione fondamentale!”.

La giornata è stata preparata dalla Presidenza CISI e accompagnata grazie alla consulenza del sacerdote della Diocesi di Lugano don Sergio Carettoni, del Centro Studi Missione Emmaus, che ha introdotto le quattro fasi che hanno poi coinvolto i 6 Consigli Ispettoriali attorno al tema del ridisegno dell’Italia Salesiana.

Primo, facendo eco al pensiero di Papa Francesco, occorre capire “come abitare questo cambio d’epoca”, epoca dove lo scollamento tra esperienze di vita e di fede è evidente. Lavorando su questi temi, i consigli delle Ispettorie hanno potuto avviare una riflessione sulla sfida di “abitare da Salesiani” la trasformazione antropologica in corso che coinvolge soprattutto le giovani generazioni. Con i sei “Tavoli di Sinodia”, composti in modo trasversale dalle 6 Ispettorie, usando una prima scheda di ascolto, i Consiglieri hanno fatto emergere come questo cambio d’epoca coinvolga per davvero anche la nostra realtà salesiana. In questo modo, si sono raccolte domande, paure, convinzioni, aspetti positivi e/o negativi ed altro ancora sulla sfida di “abitare da Salesiani” la trasformazione antropologica in corso che coinvolge soprattutto le giovani generazioni.

Il percorso di accompagnamento del Centro Studi Missione Emmaus, ha sottolineato don Carettoni e come secondo passaggio, tiene conto di quanto esiste già e può essere messo in atto e che, nell’orizzonte del ridisegno, dia concretezza e visibilità a forme e a germogli di esperienze di vita che più rispondono ad una logica profetica del Vangelo e del carisma di don Bosco. Passare dal progetto al processo, in una sperimentazione fatta a piccoli passi, in condivisione fino alla istituzionalizzazione dei risultati per il nuovo ridisegno dell’Italia Salesiana. Anche in questo caso, usando una seconda scheda, i “Tavoli di Sinodia” hanno fatto emergere come alcune parole del metodo proposto (discernimento, sogno condiviso, criteri, priorità, sperimentazione…) possano facilitare fin d’ora un processo “iniziatico-trasformativo” della realtà salesiana e, secondo una particolare sottolineatura di molti, riporre al centro un’attenzione condivisa al rilancio spirituale delle diverse attività apostoliche salesiane.

Gli strumenti utili per dare concretezza al processo di ridisegno comprendono anche la scelta delle figure del “facilitatore” del processo durante il cammino di discernimento e dei “custodi del fuoco”, quando arriverà il momento della sperimentazione. In questo terzo passaggio, sono stati raccolti suggerimenti e delle attenzioni da tenere conto circa il lavoro di definizione del proseguo del percorso, secondo un “crono-processo” da pensare ad hoc e da inserire all’interno del calendario delle singole Ispettorie. Da ultimo e quarto passaggio, si è lasciato uno spazio libero perché i Consiglieri potessero esprimere le loro ipotesi sulla ricaduta nelle Ispettorie (incontro direttori, assemblee ispettoriali, …) anche pensando ai lavori capitolari che coinvolgono tutte le nostre realtà ispettoriali.

Da ultimo e quarto passaggio, si è lasciato uno spazio libero perché i Consiglieri potessero esprimere le loro ipotesi sulla ricaduta nelle Ispettorie (incontro direttori, assemblee ispettoriali, …) anche pensando ai lavori capitolari che coinvolgono tutte le nostre realtà ispettoriali.

L’intenzione espressa dalla Presidenza CISI è quella di proseguire con il cammino avviato, cercando di valorizzare le realtà delle nostre Ispettorie e condurle ad una risposta alla chiamata di Dio che in questo momento ci viene rivolta, guardando a un nuovo modello di animazione e governo che coinvolge tutte le Ispettorie Salesiane d’Italia.

“Il sogno che fa sognare”: la lettura teologica di don Bozzolo, Rettore Magnifico dell’UPS

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Torino) – Il secondo appuntamento nella Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino-Valdocco sul Sogno dei Nove Anni di Don Bosco, in relazione alla Strenna 2024 del Rettor Maggiore, ha proposto lunedì 15 gennaio 2024, l’approfondimento teologico di don Andrea Bozzolo, Rettore Magnifico dell’Università Pontificia Salesiana (UPS) di Roma.

Come atteso, questa rilettura del momento fondante del carisma salesiano ha fornito, all’ampio uditorio presente e a quello collegato in streaming, gli elementi che mostrano l’ancoraggio pieno dell’esperienza del piccolo Giovannino alla tradizione biblica e all’annuncio del Vangelo. Una via originale, quella percorsa dal Rettore Magnifico dell’UPS, per allargare lo sguardo oltre il “programma” educativo del Padre e Maestro dei Giovani – evidente al primo approccio – ed entrare nel cuore della sua spiritualità.

L’incontro, desiderato e organizzato dal Rettore della Basilica, don Michele Viviano, è stato aperto dalla visione delle sequenze del film di Leandro Castellani “Don Bosco” (realizzato nel 1988, a cento anni dalla morte del santo) nelle quali Pio IX chiede al prete di Torino, ancora incerto sulla sua strada, di individuare il momento fondante della sua esperienza. Siamo nel 1858, Don Bosco riscopre con l’aiuto del Papa il nucleo della chiamata per lui, avvenuta nel linguaggio del sogno, quando si stava affacciando alla vita e l’interrogativo che portava con sé era: “Che cosa farò da grande?”.

Il fondatore dei salesiani impiegherà molto tempo a rispettare la richiesta di Pio IX di mettere nero su bianco la memoria di quell’evento così intimo: le reazioni – quando l’aveva raccontato al mattino in famiglia – erano state tra l’ironico e il perplesso: i fratelli prefigurarono un lavoro da mandriano o da capo di una banda di malfattori, la nonna suggerì di non dare peso ai sogni; solo Mamma Margherita intravide il germe di una chiamata al sacerdozio. Lo stesso Giovannino propese per considerarlo una fantasia da cui non farsi condizionare.

Nella sua attività non “userà” esplicitamente quel sogno per attirare i giovani a Valdocco o per delineare il metodo dell’accoglienza, ma continuerà a custodirlo nel cuore. Solo nel 1874, seduto alla scrivania, risponderà al Papa ricostruendo gli elementi di quella che – solo al termine della vita, nell’Eucarestia ultima che celebrerà nella Basilica del Sacro Cuore a Roma, davanti all’immagine di Maria Ausiliatrice – comprenderà essere sarà stata una chiamata personale straordinaria.

È questa la chiave disponibile per rileggere la biografia di questo “fondatore”, pareggiabile a Benedetto da Norcia, a Francesco d’Assisi, a Domenico di Guzman, a Ignazio di Loyola. Con un compito adeguato ai tempi della Storia e della Chiesa: quello della riconducibilità di ogni giovane a un cammino di avvicinamento a Dio, fino a toccare le vette della santità, in una società percorsa dalla teorizzazione della lontananza da Lui come valore apparente di libertà.

Il “caso” di san Domenico Savio – giovane chierichetto di Don Bosco, desideroso di accostarsi al sacramento dell’Eucarestia prima dei tempi allora previsti dalla prassi cattolica – richiamato da una domanda dei presenti, ha dato al relatore l’opportunità di sottolineare quanto la valutazione che dovettero fare i presbiteri, chiamati a dare una risposta, corrispondesse all’invito di Gesù agli apostoli di considerare i piccoli un modello per accogliere il Regno.

C’è una perfetta aderenza teologica del “Sogno dei Nove Anni” alla tradizione ebraica e cristiana: la stessa “via” del sogno è stata seguita da Dio per rivolgersi a Giacobbe e ai patriarchi; e poi a Maria di Nazareth, a Giuseppe, a Paolo di Tarso. È una modalità che non assicura certezze, se non la possibilità di capire retrospettivamente la portata della sollecitazione ricevuta dallo Spirito.

Anche perché questi “sogni” affidano responsabilità immani, che la persona non potrebbe mai accettare se si rendesse conto della loro consistenza. Sono vere sfide alla ragionevolezza e alla concretezza. Sono progetti “impossibili”, ha rimarcato don Bozzolo, ma proprio per questo vengono affidati a persone che hanno fiducia in di Dio. “Tu lo farai possibile” venne risposto a un Giovanni Bosco che, ancora sognante, non aveva perso il senso della realtà e intendeva sapere “come” sarebbe avvenuta la metamorfosi dei lupi in agnelli.

La risposta nel sogno, e nella realtà della fede, è la mano di Colei – alla quale Mamma Margherita ha insegnato a rivolgersi nella preghiera – che si appoggia sulla spalla del ragazzo: la “signora” non dà risposta, non dà istruzioni o raccomandazioni; ma assicura la sua vicinanza, la sua benevolenza, la sua protezione. È quanto basta per lanciarsi nella sequela di Cristo, senza aspettarsi di avere tutto chiaro. Paradossalmente, ha spiegato il relatore, più luce si riceve più ci si trova nel buio: il discepolo può far strada solo camminando. È una “scommessa” che ha fondamento nella resurrezione di Gesù, ossia nel fatto che ha lasciato traccia della vittoria sulla morte, l’impossibile più estremo.

Il sogno si conclude fra le lacrime: di paura? di gioia? Intanto si sente come pestato. Giovannino domanda ai suoi interlocutori “chi siete?” e non ha risposta. La mamma gli aveva insegnato a chiedere, agli sconosciuti che incontrava, chi fossero. Ma il loro nome non viene detto. È stato così per Abramo, così per Mosè quando sono stati raggiunti dalla Parola: Dio non ha un nome che possiamo conoscere. Quando proviamo a citarlo possiamo solo balbettare qualche consonante. Se è questa la matrice comune all’esperienza dei Nove Anni, si è di fronte a una santità che attraversa tutto il tempo, ad un’opera che supera le contingenze.

Mentre si contempla questo episodio mistico, sorge la domanda – che una giovane ha posto alla conclusione dell’incontro nella Casa di Maria a Valdocco: “Come riconoscere la trascendenza nella nostra esperienza?”. “La vita è abitata da una chiamata” ha risposto il relatore, “ciò che ci sta intorno non è uno spettacolo. La vita di ciascuno è destinata agli altri, ogni vita è strutturalmente una chiamata. È qualcosa che ci appartiene anche se non l’abbiamo messa noi dentro di noi. Per questa ragione dobbiamo dare spazio alla Parola di Dio perché possa emergere ed essere compresa”.

Questa contemplazione trova un valido ausilio nel libro che a conclusione dell’incontro è stato messo a disposizione dei presenti, e che si trova in libreria: “Il sogno dei nove anni – Lettura teologica” scritto dallo stesso don Bozzolo, edito e tradotto in più lingue dalla Libreria Ateneo Salesiano.

Antonio R. Labanca

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Al via il processo capitolare dell’Ispettoria Salesiana Meridionale

Dall’agenzia ANS.

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Italia – gennaio 2024 – Sabato 13 gennaio è iniziato ufficialmente il processo capitolare dell’Ispettoria salesiana Italia-Meridionale (IME): un percorso di ascolto e di coinvolgimento di tutta la comunità salesiana, consacrata e laica, del sud Italia, Albania e Kosovo. Le case di Salerno (in Campania), di Brindisi e Andria (in Puglia), di Soverato (in Calabria) e di Tirana (Albania) sono state gli “avamposti” del primo appuntamento, scelti per far convergere tutti i salesiani in una mattinata di intenso lavoro intorno al primo dei nuclei del Capitolo Generale, quello dell’“Animazione e cura della vita vera di ciascun salesiano”, e per eleggere i delegati delle comunità che parteciperanno al Capitolo Ispettoriale 28. La metodologia adottata è quella dei “tavoli sinodali”, proposta dalla Chiesa per facilitare la condivisione delle opinioni di ognuno e un discernimento spirituale comunitario; metodo gia sperimentato dai convenuti durante il Convegno di Pastorale Giovanile a settembre.

“Il processo capitolare è occasione privilegiata – afferma il superiore don Gianpaolo Roma –  per vivere un ascolto comunitario, in cui confratelli e laici impegnati hanno la possibilità di dialogare tra di loro. Ma ancor di più è l’occasione per mettersi in ascolto della voce dello Spirito per vivere la missione salesiana con maggiore determinazione al servizio dei giovani più poveri del nostro sud Italia, dell’Albania e del Kosovo”. Nei prossimi mesi il processo pre-capitolare continuerà: a febbraio vedrà il coinvolgimento diretto di tutte le Comunità Educative Pastorali intorno al tema della corresponsabilità della missione tra la Famiglia Salesiana e i laici. Nel mese di marzo, invece, focalizzerà l’attenzione sul governo della Congregazione, dell’Ispettoria e il ridisegno di quest’ultima. Si giungerà così, con le evidenze acquisite e la più ampia platea coinvolta, alla celebrazione del Capitolo Ispettoriale ventottesimo, dal 26 al 30 di aprile a Bova Marina.

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La Voce e il Tempo – Rebaudengo, un corso al lavoro per giovani rifugiati

Da La Voce e il Tempo.

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Lo scorso novembre, presso il CNOS-FAP Rebaudengo di Torino, ha preso il via un corso di formazione professionale per giovani rifugiati in collaborazione con l’Unione industriale di Biella e con la Croce Rossa italiana.

Si tratta di un progetto che in primo luogo vuole rispondere alla necessità di reperire lavoratori nel settore meccanico-tessile, che negli ultimi anni vive una crisi di produzione dovuta, primariamente, alla mancanza di manodopera connessa alle richieste – spesso troppo selettive – delle aziende.

Il progetto è coordinato dai tre partner sopra citati, che si occupano ciascuno di un aspetto specifico: il CNOS-FAP della parte di formazione, l’Unione Industriale di Biella della selezione delle aziende interessate e la Croce Rossa dell’individuazione delle persone da inserire nel progetto.

Tutti gli allievi infatti (15 in totale) provengono dal Campo migranti Fenoglio di Settimo, gestito dalla Croce Rossa, e hanno un’età compresa tra i 20 e i 40 anni.

Il corso prevede 120 ore di formazione professionale in ambito meccanico tessile, che hanno preso il via a dicembre, a cui si sommeranno le ore dedicate al corso sulla sicurezza e, infine, da gennaio un accompagnamento all’inserimento abitativo e lavorativo nella città di Biella seguito da un responsabile messo a disposizione dall’Unione Industriale.

«Finora», spiega Agostino Albo, direttore del centro di formazione professionale Rebaudengo, «non abbiamo registrato alcuna assenza da parte degli allievi; c’è una forte motivazione e volontà di portare a termine il percorso»

Non si tratta di un progetto isolato: l’anno scorso sempre al Rebaudengo si è svolto un corso simile rivolto ad immigrati nell’ambito della carrozzeria: su 14 allievi ad oggi tutti hanno trovato occupazione.

L’obiettivo ultimo di questo progetto, oltre che rispondere ad una richiesta di lavoratori specializzati nel settore di riferimento (in questo caso quello meccanico-tessile), si inserisce in quella che è una delle mission della formazione professionale salesiana, ossia formare gruppi di persone inoccupate, che per svariate motivazioni legate al loro status non riescono a trovare un’occupazione stabile, fornendogli una specializzazione e accompagnandoli nell’inserimento lavorativo.

Fondamentale l’impegno della Croce Rossa del Campo Fenoglio che monitora con attenzione l’andamento dell’attività, le presenze e, tra le altre cose, ha fornito l’abbonamento ai mezzi pubblici degli allievi per agevolare gli spostamenti.

La Voce e il Tempo

Primo incontro dei Musei Missionari Salesiani

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Roma) – Dal 18 al 22 gennaio 2024 si terrà presso il Colle Don Bosco, a Castelnuovo Don Bosco, l’Incontro Internazionale dei Musei Missionari Salesiani. È la prima volta nella Congregazione che viene realizzata una simile iniziativa, che servirà a generare un arricchente scambio di esperienze, conoscenze e, soprattutto, di dialoghi e confronti sull’eredità lasciata da San Giovanni Bosco. Il tema generale del raduno sarà “L’identità del Museo Missionario Salesiano”.

Tra gli altri argomenti che verranno discussi, ci sono: evangelizzare educando attraverso il Museo Missionario; il ruolo del Museo nella registrazione, conservazione, promozione e valorizzazione della cultura indigena; la creazione di meccanismi o processi per una collaborazione continua e una crescita reciproca; e la condivisione delle migliori pratiche di ciascun museo per un apprendimento reciproco.

L’incontro è un’iniziativa del Settore per le Missioni, e avviene sotto la supervisione di don George Menamparampil, al suo ultimo incarico nel Settore, il quale spiega: “Quest’incontro ci aiuterà ad approfondire l’identità educativa e la natura evangelizzatrice di tutti i nostri musei e promette di essere una pietra miliare nel percorso dei musei salesiani nel mondo”.

Ancora secondo don Menamparampil, è importante integrare i musei nell’identità educativa e missionaria salesiana, sottolineando la necessità di aggiornarsi sulle ultime tendenze della museologia e della tecnologia.

Secondo Dirceu Lonkhuijzen, Coordinatore del Museo delle Culture “Don Bosco” (MCDB) di Campo Grande, in Brasile, le aspettative per l’incontro sono alte: “Daremo proseguimento alle attività avviate già da tempo, che sono iniziate digitalmente e che ora riprendiamo di persona”.

Il prof. Lonkhuijzen, che sarà accompagnato dal Brasile anche da Marcos Lima, Coordinatore del Museo dell’Opera Salesiana in Brasile (MOSB), sostiene che l’incontro sarà anche un’opportunità per conoscere altre persone, professionisti del settore e le loro istituzioni museali: “Sarà un’esperienza incredibile, dei giorni di grande apprendimento per tutti coloro che parteciperanno all’incontro”.

L’incontro promette di essere uno spazio per lo scambio di idee, il rafforzamento delle collaborazioni e la reciproca ispirazione tra i rappresentanti dei musei salesiani. Le attività previste comprendono conferenze, visite tecniche ai musei e alle mostre della “Casa Don Bosco”, tavole rotonde e momenti di convivialità, tutti finalizzati a promuovere la missione salesiana di educare ed evangelizzare.

Per la direttrice del Museo “Abya-Yala” di Quito, in Ecuador, Nataly del Pilar, l’evento sarà estremamente importante per le istituzioni culturali salesiane e riporta che le sue aspettative sono positive: “La mia speranza è quella di poter formare la Rete dei Musei Missionari Salesiani che ci permetterà di lavorare sulla museologia, sulla museografia, sulla curatela, sulla divulgazione e su altri temi museografici del nostro carisma, che ci rende diversi dagli altri musei. È un passo estremamente importante e ci permetterà di imparare gli uni dagli altri”, conclude.

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La fede raccontata in 50mila immagini, raccolte in una vita da salesiano

Dal quotidiano Avvenire.

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(ANS – Pordenone) – È una storia fatta di 70 anni di servizio ai giovani tra i giovani e una passione per le immagini sacre, quella di Silvano Gianduzzo, 90 anni il prossimo 19 gennaio, nato nel casello ferroviario sulla Venezia-Bologna a Stanghella (Padova) e da più di 71 anni salesiano coadiutore. Il frutto più affascinante del piccolo grande “hobby” di questo Figlio di Don Bosco, che nel 1973 arrivò all’istituto “Don Bosco” di Pordenone, è una ricca collezione, che racconta i mille volti della fede anche attraverso delle mostre itineranti tematiche.

Il cammino religioso di Gianduzzo inizia con gli studi presso un istituto salesiano nei luoghi dove nacque e visse San Giovanni Bosco; il 16 agosto 1952 emette a Chieri la professione religiosa tra i salesiani, nelle mani dell’allora neo Rettor Maggiore don Renato Ziggiotti, che, tra l’altro, nel 1924 era stato il primo Direttore dell’Istituto “Don Bosco” di Pordenone.

Nei suoi 50 anni presso la comunità salesiana della città friulana Silvano Gianduzzo è stato segretario scolastico e si è dedicato all’attività teatrale, insegnando recitazione a migliaia di alunni della Scuola Media. A questo affianca ancora il servizio liturgico settimanale presso la parrocchia “Don Bosco” di Pordenone, retta da don Gaetano Finetto.

E poi la grande passione, coltivata da sempre: la collezione di immagini sacre e artistiche. Grazie a numerosi e generosi donatori, ha potuto raccogliere oltre 50mila immagini, tutte catalogate e divise per tema: Gesù, Maria, santi, martiri, fondatori, e così via. Ma anche acqueforti, papiri, icone, xilografie, pizzi, ricami orientali su seta, immagini tridimensionali, dipinti etiopi su pelle di mucca e di radica dal Messico, figure artistiche orientali in steli di riso. Non mancano, ovviamente, i francobolli, anch’essi divisi in base al tema dell’illustrazione (Natale, Gesù, Madonna, santi, cattedrali, personaggi, sport, arte e molti altri).

Con la sua preziosa raccolta, Gianduzzo allestisce numerose mostre espositive in parrocchie, santuari, luoghi di culto. Molto apprezzata, tra le altre, la mostra portata nella cappella dell’ospedale di Pordenone: quattro pannelli con immagini riguardanti due temi: “Apostoli tra i poveri e gli ammalati” ed “Eroici testimoni di fede nella sofferenza”. Accanto alle immagini scelte per questi due percorsi tematici si trova un breve profilo biografico del protagonista che vive abbracciato alla croce della malattia o di colui che lo aiuta a portarne il peso. La mostra oggi è divenuta permanente.

La mostra itinerante su Papa Luciani, Giovanni Paolo I, invece, è giunta alla 20ª tappa. Ha raggiunto varie località, anche fuori dalla Regione del Friuli-Venezia Giulia. La scorsa estate si è potuta visitare anche ad Erto, nota località per essere stata colpita, con Longarone, dal disastro della diga del Vajont. È stata esposta, poi, a Canale d’Agordo, paese natale di papa Luciani.

L’attuale Rettor Maggiore dei Salesiani, il cardinale Ángel Fernández Artime, ha inaugurato, in occasione della sua visita alla comunità salesiana di Pordenone, la mostra dedicata al tema della missione.

È in preparazione, infine, l’allestimento per immagini del percorso storico del “Don Bosco” di Pordenone, in occasione della prossima commemorazione del suo Centenario (1924-2024).

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Il Resto del Carlino – La visita dei ministri Tajani e Bernini dai Salesiani : « Formazione , una risorsa» Via alla laurea sulla nautica

Da Il resto del Carlino.

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di Gianni Bonali

Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ministro dell’Università Anna Maria Bernini sono stati in visita ieri a Forlì per conoscere alcune eccellenze della città. Accompagnati dalla deputata di Forza Italia Rosaria Tassinari (che degli azzurri è anche coordinatrice regionale), i due esponenti del governo sono arrivati all’istituto Salesiano ‘Don Bosco’ di via Episcopio Vecchio, accolti dai giovani studenti e dalle bandiere di diverse nazioni che creavano un corridoio animato e colorato fino al palco, allestito dentro la palestra del ‘San Luigi’. Tema dell’incontro: ‘La Politica come crocevia fra le relazioni’. Lo storico centro di formazione professionale vede iscritti più di 500 giovani. Ma i Salesiani ospitano anche uno studentato universitario con circa 60 ragazzi e un convitto di altri 60 posti per gli studenti fuori sede che frequentano l’Itaer. Il Centro, che fa parte dell’associazione nazionale Cnos-Fap sorta nel 1952, ha formato numerosi allievi, divenuti imprenditori e professionisti, in stretta collaborazione con le aziende del territorio, rispondendo alle esigenze del mercato del lavoro. «L’educazione è cosa di cuore», recita uno slogan dei salesiani, e don Roberto Dal Molin, presidente nazionale ‘Salesiani per il sociale’ ha rimarcato di fronte ai ministri come «sia importante camminare insieme, sostenendo i ragazzi nel loro percorso formativo». Il sindaco Gian Luca Zattini ha ringraziato il vicepremier Tajani e il ministro Bernini «per la vicinanza dimostrata a Forlì subito dopo la tragedia dell’alluvione. Non solo sostegno morale, ma un impegno concreto per una politica che vuole riscoprire le relazioni e i valori che portano al bene comune. La politica vissuta come una palestra dove ci forma, ci si aiuta, seguendo le regole e facendo gruppo tutti insieme». La deputata Rosaria Tassinari ha rimarcato l’importanza della formazione professionale e del lavoro nel solco dell’opera di don Giovanni Bosco per «creare buoni cristiani e buoni cittadini». «Il cuore e l’uomo devono essere al centro della politica – afferma Anna Maria Bernini, ministro dell’Università – seguendo principi, ideali e valori. L’intelligenza delle mani, cioè la manualità che la formazione professionale allena, è una risorsa importante per il Paese e noi vi siamo vicini».

Il vicepremier Antonio Tajani, responsabile degli Esteri del governo, ha invece parlato della necessità di rinsaldare i rapporti tra Italia e Africa «anche attraverso una formazione che tenda a coinvolgere i giovani africani e i loro talenti per collaborare alla creazione di aziende miste che sappiano far crescere l’economia, in un’ottica di cooperazione internazionale». Curiosità: interrogati in merito, i ministri hanno concluso raccontando episodi personali legati a Silvio Berlusconi, fondatore di Forza Italia scomparso nel 2023. Il tema della formazione è diventato così il fulcro della visita, perché dopo qualche ora Antonio Tajani e Anna Maria Bernini sono stati ricevuti dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, alla presenza del rettore di Unibo Giovanni Molari, dell’assessore regionale al lavoro Vincenzo Colla, del presidente della Camera di Commercio Carlo Battistini e delle imprese della nautica Ferretti e Cantiere del Pardo. I ministri si sono confrontati con le imprese sul tema dell’export e soprattutto dell’università: a Forlì partirà infatti nel prossimo anno accademico il nuovo corso di laurea in Ingegneria Navale. «La proposta – ha sottolineato il presidente della Fondazione Maurizio Gardini – ha riscosso apprezzamento e interesse dandoci un ulteriore stimolo a portare avanti questo progetto, che vede ancora una volta pubblico e privato cooperare». Tajani e Bernini hanno avuto modo di visitare anche il Comitato per la Lotta contro la fame nel mondo in via Lunga, accompagnati tra gli scaffali del mercato solidale dal vescovo mons. Livio Corazza e dal presidente Davide Rosetti. Insieme al rettore del seminario don Andrea Carubia, è stata anche l’occasione di toccare il capitolo alluvione, visto che la struttura diocesana è stata colpita lo scorso maggio.

 

Brillare, ascoltare e non temere: ad Acireale il meeting adolescenti del MGS Sicilia

Pubblichiamo il comunicato del MGS Sicilia.

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Dal 3 al 5 gennaio, siamo stati accolti al Wave Hotel di Acireale per vivere l’esperienza del meeting adolescenti del MGS di Sicilia: evento tanto atteso da noi giovani animatori salesiani.

Tra le tematiche emerse e opportunità di crescita spirituale, c’è stato spazio anche per nuove amicizie.

Abbiamo vissuto tanti momenti di divertimento e di fraternità, ma abbiamo avuto anche l’opportunità di confrontarci e di conoscere meglio noi stessi.

La proposta pastorale annuale è il Sogno e l’equipe della consulta MGS Regionale ha scelto di concentrare la tematica del meeting su quest’argomento.

Per far sì che il messaggio arrivasse limpido e chiaro, ci hanno aiutato molto le parole di Papa Francesco alla GMG 2023: brillare, ascoltare e non temere.

Durante la prima giornata, dopo il lancio del primo tema: BRILLARE, ci siamo divisi in biennio e triennio, dove abbiamo iniziato la formazione, guidati da due formatori.

A seguire abbiamo condiviso le nostre riflessioni e sensazioni in dei gruppi di condivisione.

“Non si può vincere una corsa se prima non si è sognato di farlo”.

Tra un momento e l’altro c’erano i cosiddetti “break” che ci aiutavano a ricaricarci. 

Subito dopo abbiamo ascoltato delle testimonianze di don Fabio Alibrio per il triennio e Simone Scarlata per il biennio: abbiamo potuto capire quanto possa essere forte la fede, e che può salvarci quando tocchiamo il fondo; mi ha colpito l’importanza di incontrare persone che ci vogliono bene nel nome di Dio.

Il secondo giorno abbiamo affrontato i temi dell’ASCOLTO e della VOCAZIONE, che hanno suscitato molte domande in noi giovani: qual è il sogno che Dio ha per noi? 

Sono stati dei temi molto forti, perché è difficile guardare e ascoltare ciò che abbiamo dentro, senza mettere in atto “egoismi mascherati d’amore “, ovvero credere che ciò che vorremmo noi per noi stessi è in realtà ciò che Dio ha in mente per noi.

Dopo la formazione, un laboratorio per riuscire a fare una buona e corretta Confessione ci ha preparato a vivere il Sacramento della Riconciliazione e la Liturgia Penitenziale.

Nel pomeriggio abbiamo ascoltato le ultime due testimonianze: suor Maria per il biennio e Gaia Sella per il triennio, che al solito hanno suscitato un’immensa emozione tra noi, ispirandoci a vivere la nostra missione e soprattutto suggerendoci l’importanza del mettersi in gioco per aiutare il prossimo senza avere paura di non essere all’altezza.

Dopo un momento di festa, abbiamo partecipato all’Adorazione Eucaristica, per potere adorare Dio e ringraziarlo per tutto ciò che ci ha donato. Durante l’Adorazione abbiamo pregato anche per don Stefano Cortesiano e per la sua ordinazione sacerdotale.

Il terzo ed ultimo giorno le parole chiave che ci hanno accompagnato sono state NON TEMERE e MISSIONE. Sempre divisi in biennio e triennio, è arrivato a noi forte l’invito a intraprendere una missione coraggiosa, a perseverare sulla strada dei sogni, a servizio degli altri.

Ci auguriamo d’imparare presto a camminare nella gioia, sapendo di compiere delle azioni che rendano felice Dio, il prossimo e noi stessi, ricordando che cadere è normale, ma è rialzarsi insieme che fa la vera differenza.

Prima della Celebrazione Eucaristica ci hanno raggiunti l’ispettore Don Giovanni D’Andrea, che ha presieduto la Santa Messa, e l’ispettrice suor Angela Maria Maccioni. L’Equipe ci ha consegnato il “Passaporto per continuare a sognare”, con l’augurio che quella scintilla che c’è in noi non si spenga mai, ma anzi, continui a crescere fino a diventare una fiamma luminosa e calorosa.

Adesso siamo pronti per il prossimo appuntamento: la festa giovani del 21 aprile!