Convegno “Giovani e sessualità. Sfide, criteri, percorsi educativi”

Dal sito dell’Università Pontificia Salesiana.

***

 

Il convegno rappresenta il punto di arrivo di un percorso di riflessione e ricerca che l’Università ha avviato nel 2022 coinvolgendo, in modo interdisciplinare, i docenti delle diverse Facoltà e Centri Collegati. Sarà anche l’occasione per condividere i frutti di tale ricerca e promuovere l’accompagnamento dei giovani nell’educazione affettiva e sessuale.

I destinatari sono educatori, religiosi e religiose, preti e operatori pastorali che quotidianamente si trovano a relazionare con il mondo giovanile.

L’apertura dei lavori è prevista per venerdì 1° marzo 2024 alle ore 16:00 e proseguiranno per tutta la giornata di sabato 2 marzo. Domenica 3 marzo il Convegno terminerà, dopo gli ultimi interventi, con la Celebrazione eucaristica presieduta dal Rettor Maggiore card. Ángel Fernández Artime, prevista alle ore 12:00. Il Consigliere per la Pastorale Giovanile accompagnerà tutti i lavori.

Tramite il seguente link è possibile visitare il sito web dedicato all’evento, consultare il programma, ed effettuare l’iscrizione a un costo agevolato. La procedura di iscrizione prevede la scelta di due temi di approfondimento programmati per sabato 2 marzo 2024 pomeriggio.

Per eventuali ulteriori informazioni è possibile contattare la Segreteria del Rettore: segreteria.rettore@unisal.it – Tel. 06 87 290 303

Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana

Di seguito il messaggio di Papa Francesco per la 58ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che quest’anno si celebra, in molti Paesi, il 12 maggio 2024 sul tema: Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana. Il messaggio viene pubblicato oggi in occasione della Festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

***

Cari fratelli e sorelle!

L’evoluzione dei sistemi della cosiddetta “intelligenza artificiale”, sulla quale ho già riflettuto nel recente Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, sta modificando in modo radicale anche l’informazione e la comunicazione e, attraverso di esse, alcune basi della convivenza civile. Si tratta di un cambiamento che coinvolge tutti, non solo i professionisti. L’accelerata diffusione di meravigliose invenzioni, il cui funzionamento e le cui potenzialità sono indecifrabili per la maggior parte di noi, suscita uno stupore che oscilla tra entusiasmo e disorientamento e ci pone inevitabilmente davanti a domande di fondo: cosa è dunque l’uomo, qual è la sua specificità e quale sarà il futuro di questa nostra specie chiamata homo sapiens nell’era delle intelligenze artificiali? Come possiamo rimanere pienamente umani e orientare verso il bene il cambiamento culturale in atto?

A partire dal cuore

Innanzitutto conviene sgombrare il terreno dalle letture catastrofiche e dai loro effetti paralizzanti. Già un secolo fa, riflettendo sulla tecnica e sull’uomo, Romano Guardini invitava a non irrigidirsi contro il “nuovo” nel tentativo di «conservare un bel mondo condannato a sparire». Al tempo stesso, però, in modo accorato ammoniva profeticamente: «Il nostro posto è nel divenire. Noi dobbiamo inserirvici, ciascuno al proprio posto (…), aderendovi onestamente ma rimanendo tuttavia sensibili, con un cuore incorruttibile, a tutto ciò che di distruttivo e di non umano è in esso». E concludeva: «Si tratta, è vero, di problemi di natura tecnica, scientifica, politica; ma essi non possono esser risolti se non procedendo dall’uomo. Deve formarsi un nuovo tipo umano, dotato di una più profonda spiritualità, di una libertà e di una interiorità nuove»[1].

In quest’epoca che rischia di essere ricca di tecnica e povera di umanità, la nostra riflessione non può che partire dal cuore umano[2]. Solo dotandoci di uno sguardo spirituale, solo recuperando una sapienza del cuore, possiamo leggere e interpretare la novità del nostro tempo e riscoprire la via per una comunicazione pienamente umana. Il cuore, inteso biblicamente come sede della libertà e delle decisioni più importanti della vita, è simbolo di integrità, di unità, ma evoca anche gli affetti, i desideri, i sogni, ed è soprattutto luogo interiore dell’incontro con Dio. La sapienza del cuore è perciò quella virtù che ci permette di tessere insieme il tutto e le parti, le decisioni e le loro conseguenze, le altezze e le fragilità, il passato e il futuro, l’io e il noi.

Questa sapienza del cuore si lascia trovare da chi la cerca e si lascia vedere da chi la ama; previene chi la desidera e va in cerca di chi ne è degno (cfr Sap 6,12-16). Sta con chi accetta consigli (cfr Pr 13,10), con chi ha il cuore docile, un cuore che ascolta (cfr 1 Re 3,9). Essa è un dono dello Spirito Santo, che permette di vedere le cose con gli occhi di Dio, di comprendere i nessi, le situazioni, gli avvenimenti e di scoprirne il senso. Senza questa sapienza l’esistenza diventa insipida, perché è proprio la sapienza – la cui radice latina sapere la accomuna al sapore – a donare gusto alla vita.

Opportunità e pericolo

Non possiamo pretendere questa sapienza dalle macchine. Benché il termine intelligenza artificiale abbia ormai soppiantato quello più corretto, utilizzato nella letteratura scientifica, machine learning, l’utilizzo stesso della parola “intelligenza” è fuorviante. Le macchine possiedono certamente una capacità smisuratamente maggiore rispetto all’uomo di memorizzare i dati e di correlarli tra loro, ma spetta all’uomo e solo a lui decodificarne il senso. Non si tratta quindi di esigere dalle macchine che sembrino umane. Si tratta piuttosto di svegliare l’uomo dall’ipnosi in cui cade per il suo delirio di onnipotenza, credendosi soggetto totalmente autonomo e autoreferenziale, separato da ogni legame sociale e dimentico della sua creaturalità.

In realtà, l’uomo da sempre sperimenta di non bastare a sé stesso e cerca di superare la propria vulnerabilità servendosi di ogni mezzo. A partire dai primi manufatti preistorici, utilizzati come prolungamenti delle braccia, attraverso i media impiegati come estensione della parola, siamo oggi giunti alle più sofisticate macchine che agiscono come ausilio del pensiero. Ognuna di queste realtà può però essere contaminata dalla tentazione originaria di diventare come Dio senza Dio (cfr Gen 3), cioè di voler conquistare con le proprie forze ciò che andrebbe invece accolto come dono da Dio e vissuto nella relazione con gli altri.

A seconda dell’orientamento del cuore, ogni cosa nelle mani dell’uomo diventa opportunità o pericolo. Il suo stesso corpo, creato per essere luogo di comunicazione e comunione, può diventare mezzo di aggressività. Allo stesso modo ogni prolungamento tecnico dell’uomo può essere strumento di servizio amorevole o di dominio ostile. I sistemi di intelligenza artificiale possono contribuire al processo di liberazione dall’ignoranza e facilitare lo scambio di informazioni tra popoli e generazioni diverse. Possono ad esempio rendere raggiungibile e comprensibile un enorme patrimonio di conoscenze scritto in epoche passate o far comunicare le persone in lingue per loro sconosciute. Ma possono al tempo stesso essere strumenti di “inquinamento cognitivo”, di alterazione della realtà tramite narrazioni parzialmente o totalmente false eppure credute – e condivise – come se fossero vere. Basti pensare al problema della disinformazione che stiamo affrontando da anni nella fattispecie delle fake news[3] e che oggi si avvale del deep fake, cioè della creazione e diffusione di immagini che sembrano perfettamente verosimili ma sono false (è capitato anche a me di esserne oggetto), o di messaggi audio che usano la voce di una persona dicendo cose che la stessa non ha mai detto. La simulazione, che è alla base di questi programmi, può essere utile in alcuni campi specifici, ma diventa perversa là dove distorce il rapporto con gli altri e la realtà.

Della prima ondata di intelligenza artificiale, quella dei social media, abbiamo già compreso l’ambivalenza toccandone con mano, accanto alle opportunità, anche i rischi e le patologie. Il secondo livello di intelligenze artificiali generative segna un indiscutibile salto qualitativo. È importante quindi avere la possibilità di comprendere, capire e regolamentare strumenti che nelle mani sbagliate potrebbero aprire scenari negativi. Come ogni altra cosa uscita dalla mente e dalle mani dell’uomo, anche gli algoritmi non sono neutri. Perciò è necessario agire preventivamente, proponendo modelli di regolamentazione etica per arginare i risvolti dannosi e discriminatori, socialmente ingiusti, dei sistemi di intelligenza artificiale e per contrastare il loro utilizzo nella riduzione del pluralismo, nella polarizzazione dell’opinione pubblica o nella costruzione di un pensiero unico. Rinnovo dunque il mio appello esortando «la Comunità delle nazioni a lavorare unita al fine di adottare un trattato internazionale vincolante, che regoli lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale nelle sue molteplici forme»[4].Tuttavia, come in ogni ambito umano, la regolamentazione non basta.

Crescere in umanità

Siamo chiamati a crescere insieme, in umanità e come umanità. La sfida che ci è posta dinanzi è di fare un salto di qualità per essere all’altezza di una società complessa, multietnica, pluralista, multireligiosa e multiculturale. Sta a noi interrogarci sullo sviluppo teorico e sull’uso pratico di questi nuovi strumenti di comunicazione e di conoscenza. Grandi possibilità di bene accompagnano il rischio che tutto si trasformi in un calcolo astratto, che riduce le persone a dati, il pensiero a uno schema, l’esperienza a un caso, il bene al profitto, e soprattutto che si finisca col negare l’unicità di ogni persona e della sua storia, col dissolvere la concretezza della realtà in una serie di dati statistici.

La rivoluzione digitale può renderci più liberi, ma non certo se ci imprigiona nei modelli oggi noti come echo chamber. In questi casi, anziché accrescere il pluralismo dell’informazione, si rischia di trovarsi sperduti in una palude anonima, assecondando gli interessi del mercato o del potere. Non è accettabile che l’uso dell’intelligenza artificiale conduca a un pensiero anonimo, a un assemblaggio di dati non certificati, a una deresponsabilizzazione editoriale collettiva. La rappresentazione della realtà in big data, per quanto funzionale alla gestione delle macchine, implica infatti una perdita sostanziale della verità delle cose, che ostacola la comunicazione interpersonale e rischia di danneggiare la nostra stessa umanità. L’informazione non può essere separata dalla relazione esistenziale: implica il corpo, lo stare nella realtà; chiede di mettere in relazione non solo dati, ma esperienze; esige il volto, lo sguardo, la compassione oltre che la condivisione.

Penso al racconto delle guerre e a quella “guerra parallela” che si fa tramite campagne di disinformazione. E penso a quanti reporter sono feriti o muoiono sul campo per permetterci di vedere quello che i loro occhi hanno visto. Perché solo toccando con mano la sofferenza dei bambini, delle donne e degli uomini, si può comprendere l’assurdità delle guerre.

L’uso dell’intelligenza artificiale potrà contribuire positivamente nel campo della comunicazione, se non annullerà il ruolo del giornalismo sul campo, ma al contrario lo affiancherà; se valorizzerà le professionalità della comunicazione, responsabilizzando ogni comunicatore; se restituirà ad ogni essere umano il ruolo di soggetto, con capacità critica, della comunicazione stessa.

Interrogativi per l’oggi e il domani

Alcune domande sorgono dunque spontanee: come tutelare la professionalità e la dignità dei lavoratori nel campo della comunicazione e della informazione, insieme a quella degli utenti in tutto il mondo? Come garantire l’interoperabilità delle piattaforme? Come far sì che le aziende che sviluppano piattaforme digitali si assumano le proprie responsabilità rispetto a ciò che diffondono e da cui traggono profitto, analogamente a quanto avviene per gli editori dei media tradizionali? Come rendere più trasparenti i criteri alla base degli algoritmi di indicizzazione e de-indicizzazione e dei motori di ricerca, capaci di esaltare o cancellare persone e opinioni, storie e culture? Come garantire la trasparenza dei processi informativi? Come rendere evidente la paternità degli scritti e tracciabili le fonti, impedendo il paravento dell’anonimato? Come rendere manifesto se un’immagine o un video ritraggono un evento o lo simulano? Come evitare che le fonti si riducano a una sola, a un pensiero unico elaborato algoritmicamente? E come invece promuovere un ambiente adatto a preservare il pluralismo e a rappresentare la complessità della realtà? Come possiamo rendere sostenibile questo strumento potente, costoso ed estremamente energivoro? Come possiamo renderlo accessibile anche ai paesi in via di sviluppo?

Dalle risposte a questi e ad altri interrogativi capiremo se l’intelligenza artificiale finirà per costruire nuove caste basate sul dominio informativo, generando nuove forme di sfruttamento e di diseguaglianza; oppure se, al contrario, porterà più eguaglianza, promuovendo una corretta informazione e una maggiore consapevolezza del passaggio di epoca che stiamo attraversando, favorendo l’ascolto dei molteplici bisogni delle persone e dei popoli, in un sistema di informazione articolato e pluralista. Da una parte si profila lo spettro di una nuova schiavitù, dall’altra una conquista di libertà; da una parte la possibilità che pochi condizionino il pensiero di tutti, dall’altra quella che tutti partecipino all’elaborazione del pensiero.

La risposta non è scritta, dipende da noi. Spetta all’uomo decidere se diventare cibo per gli algoritmi oppure nutrire di libertà il proprio cuore, senza il quale non si cresce nella sapienza. Questa sapienza matura facendo tesoro del tempo e abbracciando le vulnerabilità. Cresce nell’alleanza fra le generazioni, fra chi ha memoria del passato e chi ha visione di futuro. Solo insieme cresce la capacità di discernere, di vigilare, di vedere le cose a partire dal loro compimento. Per non smarrire la nostra umanità, ricerchiamo la Sapienza che è prima di ogni cosa (cfr Sir 1,4), che passando attraverso i cuori puri prepara amici di Dio e profeti (cfr Sap 7,27): ci aiuterà ad allineare anche i sistemi dell’intelligenza artificiale a una comunicazione pienamente umana.

Roma, San Giovanni in Laterano, 24 gennaio 2024

FRANCESCO

Santa Sede

Torino, Basilica Maria Ausiliatrice: programma celebrazioni Solennità di San Giovanni Bosco 2024

In occasione della Festa di San Giovanni bosco del prossimo 31 gennaio e nell’anniversario dei “200 anni dal Sogno dei 9 anni“, la Basilica Maria Ausiliatrice presenta il programma completo delle celebrazioni per la Solennità del Santo dei giovani.

Mercoledì 24 gennaio | Festa di San Francesco di Sales

Ore 18.30: Concelebrazione Eucaristica | Presiede il Card. Don Ángel Fernández Ártime, Rettor Maggiore

Sabato 27 gennaio 2024 | Concerto in onore di don Bosco

Ore 21.00: Orchestra Filarmonica del Liceo Cavour – Torino, SCOPRI DI PIÙ.

Martedì 30 gennaio 2024

Ore 17.00: Santo Rosario animato dalle FMA | Presiede don Vincenzo Trotta, Vicerettore

Ore 18.00: Messa Vespertina | Presiede Mons. Alessandro Giraudo, Vescovo Ausiliare di Torino

Ore 19.00: Primi Vespri | Presiede don Stefano Martoglio, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani

Ore 20.30: Veglia a don Bosco animata dai novizi salesiani

Mercoledì 31 gennaio 2024 | Solennità di San Giovanni Bosco

Ore 07.00: Messa per il popolo | Presiede don Michele Viviano, Rettore della Basilica Maria Ausiliatrice

Ore 08.00: Messa per i religiosi | Presiede P. Michele Roselli, Vicario Episcopale per la formazione nella Diocesi di Torino e Susa

Ore 09.30: Messa per i ragazzi/e delle scuole salesiane di Torino-Valdocco | Presiede don Leonardo Mancini, Ispettore del Piemonte e della Valle d’Aosta

Ore 11.00: Messa per il popolo | Presiede Sua Ecc. Mons. Roberto Repole, Arcivescovo di Torino e Susa, anima i canti la Corale della Basilica

Ore 15.00: Benedizione dei ragazzi/e all’altare di don Bosco | Presiede don Guido Dutto, Parroco

Ore 16.00: Adorazione e Secondi Vespri | Presiede don Michele Viviano, Rettore

Ore 17.00: Messa per il popolo | Presiede don Pio Luigi Ciotti, Fondatore del Gruppo Abele e dell’Associazione Libera

Ore 18.30: Messa per il Movimento Giovanile Salesiano | Presiede don Stefano Martoglio, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani

Ore 21.00: Messa con il Sermig | Presiede don Andrea Bisacchi, con la presenza di Ernesto Olivero

Venerdì 2 Febbraio 2024 | Giornata della Vita Consacrata

Ore 18.30: Concelebrazione Eucaristica | Presiede Padre Ugo Pozzoli, Vicario Episcopale per la Vita Religiosa

Mostra sul sogno dei 9 anni esposta in Basilica fino al 31 gennaio 2024.

Vai alla notizia

“Il sogno che fa sognare”: la lettura critico-storica di don Francesco Motto, Direttore Emerito dell’Istituto Storico Salesiano

Dall’agenzia ANS.

***

Un’autentica chiamata di Dio fatta nel 1824 a un bambino e raccontata cinquant’anni dopo, con il linguaggio della maturità, quasi un copione riassuntivo di un’esistenza tutta spesa per le nuove generazioni nel nome di Gesù e di Maria.

Visto da uno storico, il “sogno dei nove anni” di don Giovanni Bosco ha i contorni del fatto vero e la potenza evocativa di una pagina letteraria.

La sera di lunedì 22 gennaio, lo ha spiegato a Torino, presso la Basilica di Maria Ausiliatrice, don Francesco Motto, SDB, Direttore emerito dell’Istituto Storico Salesiano (ISS), e autore di numerosi libri e ricerche.

L’incontro è stato introdotto e concluso dal Rettore della Basilica, don Michele Viviano, ed è stato moderato dal giornalista Alberto Chiara, caporedattore di Famiglia Cristiana.

Don Motto, nella sua relazione puntuale e documentata, ha citato testimoni, scritti e interpretazioni.

“Non si trattò di un sogno unico – ha concluso –: riapparve, con varianti anche significative, vent’anni dopo all’inizio della sua missione sacerdotale (1844) e ancora successivamente, fino al 1887, al momento della celebrazione davanti al quadro di Maria Ausiliatrice nella chiesa del Sacro Cuore a Roma, quando, a pochi mesi dalla morte, scoppiò a piangere vedendo avverarsi le ultime parole della ‘donna di maestoso aspetto’ del sogno: ‘A suo tempo tutto comprenderai’. Si tratta dunque di un complesso di sogni-visioni disseminati lungo la sua vita”.

Di quel sogno, oggi, rimane l’eredità sempre attuale: l’impegno verso i giovani, tutti, ma soprattutto quelli alle prese con difficoltà pratiche, morali o spirituali; il metodo preventivo, tuttora valido, intessuto di “mansuetudine” e di “carità”; e una fede che si trasmette più con l’esempio che con verbosi discorsi.

Per quanti volessero rivivere la serata con don Motto, il video della diretta resta sempre disponibile sul canale YouTube della basilica.

Vai alla notizia

Italia – Il dinamismo apostolico di Don Bosco incalza i suoi Figli. E la Famiglia Salesiana, matura, lo segue… “alla lettera”

Dall’agenzia ANS.

***

(ANS – Torino) – La celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore, ha aperto la 4° giornata dell’incontro della Famiglia Salesiana a Valdocco. “La presenza qui di tantissimi Salesiani di Don Bosco da vari continenti, della Famiglia Salesiana con i superiori maggiori, i coordinatori e i presidenti mondiali dei gruppi” ha sottolineato, “è simbolo molto forte della famiglia di Don Bosco, qui presente anche per testimoniare l’impegno di fedeltà per il Regno nella Chiesa”.

Le letture della liturgia del giorno, in modo diverso connesse al tema della chiamata di Dio e dell’azione dell’uomo a seguito di questa, hanno preceduto l’ascolto di una “lettera del sacerdote Gio’ Bosco” che ne è come l’attuazione nel tempo odierno. Come è stato spiegato poi al termine della mattinata, si tratta della sintesi della riflessione e della preghiera dei partecipanti alle Giornate di Spiritualità Salesiana sul tema del Sogno dei Nove Anni.

L’inserimento di questo testo nell’omelia del Rettor Maggiore ha creato una forte attenzione fra i fedeli presenti o connessi in streaming. Usando le parole e il cuore di Don Bosco, è stata suggellata l’intuizione della Strenna 2024 – a duecento anni dall’evento che coinvolse il piccolo Giovanni e attraverso di lui il vasto movimento salesiano nella Chiesa – sul valore attuale e propulsivo di quella chiamata. “Se siete qui oggi è perché siete stati scelti per una missione. Questa è la vostra vocazione: voi siete chiamati a continuare quello che io ho incominciato. A realizzare tutti i sogni di Dio che sono anche i miei. E a realizzarli insieme, in famiglia” ha letto il Cardinale Á.F. Artime.

La concelebrazione solenne ha dunque assunto un carattere rifondativo per la Famiglia salesiana, non perché occorra calibrare un’azione già ampiamente generosa sul piano del servizio alla gioventù di tutto il mondo, ma perché questa sia riscaldata dal calore, che non è solo sentimentale ma anche teologico, del “sogno”. Dunque, questa lettera, “inaspettata” come ha precisato il celebrante – certamente non miracolosa ma sì espressione di un miracolo di bene che si ripete ogni giorno nei 136 Paesi toccati dal carisma salesiano – merita di essere riascoltata (l’omelia si trova dal minuto 1:01:01 di questo video).

Giona, come ha ricordato la prima lettura, si era spaventato della chiamata di Dio, troppo impegnativa. Ma è stato ri-accompagnato, dalle vicende da lui vissute, a quell’invito e ad accettarlo. “Anche noi abbiamo ricevuto il battesimo che è la nostra personale chiamata” ha ricordato il Rettor Maggiore, che ha avvertito: “Non abbiamo diritto di scoraggiarci, di vivere senza forti motivi di speranza”. Un pensiero che, applicato alla Famiglia Salesiana, si esprime con un “non abbiamo diritto di non essere profetici, di non essere coraggiosi, di non significare qualche cosa di buono per il mondo e per la Chiesa”.

Ecco l’attualità e la forza del sogno di Don Bosco. La “lettera” afferma: “Vi chiedo di partire. Ancora una volta, partire. Senza tregua, incessantemente partire. Come Abramo, come Giuseppe e Maria, come Levi, Simone, Andrea e tutti gli altri”. Il X Successore di Don Bosco ha ancora letto qualche frase della lettera: “Sia questa la vostra direzione: andare in Paradiso e portare con voi quanti più ragazzi, ragazze e giovani possibile”.

L’effetto condiviso è stato che le parole sembrassero proprio uscire dalla bocca di Don Bosco: conseguenza della fedeltà alle origini del carisma e della forte comunione di intenti della Famiglia Salesiana che si è riunita in questi giorni con piena disponibilità a farsi affascinare ancora una volta dalla dimensione del sogno. Che è parente stretto della poesia.

Come ha poi spiegato in assemblea don Joan Lluís Playà, Delegato centrale per il Segretariato per la Famiglia Salesiana, il testo ha avuto una intensa preparazione nella giornata di sabato. I gruppi linguistici hanno prodotto una sintesi delle Giornate, che è stata riassunta in 12 pagine a loro volta rimeditate e riscritte dalla Segreteria in un processo fedele, teso a estrarre i pensieri più essenziali per la mente. Poi la mano di don Bruno Ferrero, pedagogo e scrittore sensibile, ha dato la veste lirica per toccare il cuore.

L’inedita “lettera di Don Bosco 2024”, tradotta nelle lingue dei presenti, è stata letta integralmente all’assemblea alla chiusura dei lavori: un ulteriore di richiamo alle radici della spiritualità salesiana, cordiale ma esigente:

“Ovunque siate, costruite! In piedi, sempre. Se siete a terra, alzatevi! Il mondo ha bisogno di voi! Amate le persone. Amatele a una a una. Rispettate il cammino di tutti, lineare o tormentato che sia, perché ogni persona è sacra. Piangete con chi piange, ma lavorate perché non ci siano più lacrime in questo mondo. Il vostro modo di amare sia una potenza di trasformazione che porta alla felicità. Abbiate un amore limpido, seminate allegria e ovunque passate siate una benedizione. Non sciupate la vostra vita. Contagiate il mondo con la vostra gioia”.

C’è stato il tempo di vedere il video di presentazione di uno degli ultimi gruppi associati alla Famiglia Salesiana, quello delle Suore della Visitazione di Don Bosco, congregazione religiosa femminile dedicata ai bisognosi di cure materiali e spirituali, fondata dal salesiano indiano, arcivescovo di Shillong-Guwahati, Mons. Hubert D’Rosario: esempio lampante di come incarnare nelle periferie del mondo il dinamismo apostolico di Don Bosco, tanto da maturare in venticinque anni una presenza missionaria all’estero, in Sudan del Sud.

A conclusione dell’evento il Rettor Maggiore ha commentato queste giornate traendone un bilancio positivo: “Abbiamo mostrato la maturità della Famiglia salesiana”. È stato l’ultimo saluto alle Giornate in veste di Rettor Maggiore. Ora questo Figlio di Don Bosco si appresta ad un servizio più vicino al Papa: un “sogno” anche questo.

L’inedita “lettera di Don Bosco 2024” si trova disponibile a fondo pagina in diverse lingue.

Vai alla notizia

\n\n\n

Scarica il documento

Italia Centrale, l’esperienza degli esercizi spirituali di Pastorale Giovanile e Famiglia

Dal sito dei Salesiani dell’Italia Centrale.

***

Siamo stati inviati a condividere alcune impressioni sull’esperienza vissuta durante gli esercizi spirituali di PG & Famiglia dell’ispettoria ICC.

Come diversi altri partecipanti, abbiamo aderito alla proposta per ritagliarci uno spazio di riflessione, preghiera e condivisione non facili da concretizzare per l’intensità degli impegni lavorativi, familiari e pastorali. Nonostante la durata contenuta dell’incontro (dalla sera del venerdì al pranzo della domenica) ci è stata offerta l’opportunità di vivere un’esperienza che potremmo definire “multiforme”.

L’introduzione ha chiarito ai partecipanti la finalità prefigurata dagli organizzatori dell’iniziativa, ovvero fornire alcuni spunti e strumenti che potessero consentire a ciascuno di “esercitarsi” spiritualmente al ritorno nel propri ambiti di vita personale e comunitaria.

Un momento particolarmente toccante e intenso l’abbiamo vissuto durante la visita alla comunità Cenacolo di Loreto. Difficilmente le testimonianze delle tre persone che ci hanno accolto e presentato la realtà in cui vivono e operano potranno essere dimenticate. Racconti di disagio, fragilità ed errori, superati o in via di superamento grazie ad un insieme sapientemente calibrato di accoglienza, amorevolezza, preghiera e lavoro, con una profonda connotazione comunitaria.

La visita alla comunità Cenacolo ha dato l’impulso per un successivo momento di riflessione. Un itinerario tracciato su passi della Scrittura che ha sottolineato i passaggi fondamentali per il compimento delle missione a cui ciascuno di noi è chiamato. A partire dalla capacità di riconoscere e ascoltare una chiamata, fino all’affidamento che si accompagna poi all’impegno per la costruzione di una comunità in cui si sappia vivere il “bene”.

Un ulteriore momento di testimonianza, riflessione e condivisione ha quindi portato il focus sulle realtà pastorali in cui ciascuno opera, per rileggerle alla luce di quanto ispirato dalla Parola. Inevitabilmente, si sono anche sfiorate alcune criticità, che non di rado accomunano i vari ambiti locali dell’ispettoria, da affrontare ritrovando il senso profondo dell’essere Chiesa. Come ci è stato detto all’inizio di queste giornate, il vero “esercizio” di duttilità allo Spirito è quello che saremo chiamati a svolgere una volta tornati alle nostre case e nei nostri ambienti pastorali.

Da ultimo, ma non di secondaria importanza, vogliamo sottolineare il clima di familiarità e fraternità che anche in questa occasione, come anche nell’esperienza del campo dello scorso agosto, abbiamo respirato. Dal momento dell’arrivo, in cui c’è il piacere di ritrovare persone con cui si è già condiviso un tratto di strada e di incontrarne di nuove, fino al momento dei saluti e della gratitudine per quanto ricevuto.

Un sentito grazie a coloro che si sono resi disponibili nelle varie forme di servizio che ha reso possibile tutto ciò.

Pino e Raffaela Mancuso

Vai al sito

Corriere della Sera – Carrozzieri cercasi: ecco il progetto di formazione per 14 ragazzi

Dal Corriere della Sera, ed. Brescia.

***

di Alessandra Stoppini

È stato presentato nella sede di Salesiani Lombardia per la Formazione e il Lavoro Cnos-Fap l’inedito percorso IFTS Car Master – la marcia più alta per il tuo futuro, promosso da Its Lombardia Meccatronica, Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale, con Randstad Italia. Partito da pochi giorni, permetterà a 14 ragazzi (età massima 25 anni) di conseguire la qualifica professionale «esperto in tecniche e applicazioni alla carrozzeria del veicolo», con l’apprendistato duale, e di essere inseriti nell’organico aziendale. Don Bosco fu il primo a sottoscrivere un contratto di apprendistato in Italia, nel 1852, per mettere in chiaro diritti e doveri di un ragazzino che si apprestava ad andare a bottega. I giovani selezionati con il supporto di Randstad, talent company leader al mondo, impareranno il mestiere di carrozziere acquisendo strumenti e conoscenze in undici carrozzerie selezionate tra città e provincia (nel bresciano sono 512, di cui 421 artigiane, su 3.561 in Lombardia). E i dati dicono che tra 2020 e 2023 la richiesta di carrozzieri a Brescia è triplicata: il 69% delle aziende che vanno cercando tale profilo evidenzia forti difficoltà a reperirlo e l’80% di queste – in assenza di personale esperto e strutturato – decide di investire su nuove leve da formare. «È necessario aiutare imprese e artigiani ad affrontare le sfide poste dall’evoluzione del mercato del lavoro – ha spiegato l’assessore regionale Simona Tironi -. La didattica innovativa messa in campo qui, con docenti che non stanno dietro la cattedra, porta a una formazione basata sulle reali esigenze delle aziende». Se c’era una volta l’apprendistato, quando il formatore era l’artigiano stesso, «oggi invece rincorriamo qualcosa che non riusciamo a prendere: da 20 anni manca all’appello più di un milione e mezzo di ragazzi non nati. E paghiamo le conseguenze di azioni politiche su temi come l’immigrazione. Noi allora vogliamo fare da tramite: i nostri artigiani ne hanno bisogno» ha evidenziato Eugenio Massetti, presidente Confartigianato Brescia e Lombardia, ricordando quanto intelligenza digitale e artificiale siano ora impiegate nel mondo artigianale. Aspetto che evidenzia la necessità di competenze continue sempre al passo, come ha detto Mario Andreassi, presidente dei Carrozzieri di Confartigianato Brescia e Lombardia: «Abbiamo aziende tecnologicamente importanti con attrezzatura specifica, perché interveniamo su beni più tecnologici di un tempo, ad esempio su centraline e componentistica nuova. In tal senso la macchina elettrica non è il futuro, è il presente. Quindi, nel percorso IFTS di 900 ore, metà formazione avviene in azienda e l’altra metà nei centri tecnici». Oltre ai moduli principali di carrozzeria e diagnosi, è previsto l’attestato Pes-Pav, fondamentale per intervenire sui veicoli elettrici. «È stata nostra responsabilità partire dai desiderata dei ragazzi, per aiutarli anche a ri-orientarsi» ha infine affermato Gessica Gobbi di Randstad. Perché il capitale umano sia davvero formato.

 

Card. Fernández Artime: “Il carisma salesiano oggi è necessario più che mai”. Aperte le XLII Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana

Dall’agenzia ANS.

***

ANS – Torino) – Una partecipazione che è tornata ai tempi pre-Covid è già un buon viatico per la 42a edizione delle Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana 2024, apertesi il 18 gennaio a Torino. 345 iscritti da 45 Paesi, 22 gruppi della Famiglia salesiana rappresentati nel teatro Don Bosco all’apertura pomeridiana dei lavori. “Siamo nella casa di tutti noi – ha detto il Card. Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani e Centro di Unità della Famiglia Salesiana, nel saluto inaugurale – . La Madonna ci accoglie, Dio ci benedice. Siamo qui per mostrare un carisma molto vivo”.

Ad aprire le porte di Valdocco è l’Ispettore di Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania, don Leonardo Mancini, che entra direttamente nel tema della Strenna sottolineando che “se lo spirito salesiano abita in noi, non potremo fare a meno di interessarci ai giovani nella scoperta sorprendente e incoraggiante del sogno che Dio ha per loro”.

Don Joan Lluis Playà, Delegato Centrale del Rettor Maggiore per il Segretariato per la Famiglia Salesiana e dunque Coordinatore di queste Giornate, ha invitato a “vivere con intensità ed entusiasmo l’evento, nel quale le parole chiave degli anni precedenti – lievito, cuore, amore, cristiani e cittadini, speranza, santità – confluiscono tutte nella parola sogno poiché questa comprende l’intero Don Bosco, la sua vita, la sua visione”.

Molto significativo l’arrivo sul palco di 32 persone, rappresentative dei cinque continenti, che hanno portato ciascuna un cubo con il quale è stata costruita una parete di cartone che mostrava i simboli dei gruppi della famiglia salesiana. Ognuno di questi tasselli ha dato una forte impressione visiva della consistenza della varietà e della diffusione del carisma salesiano. Creatosi così un clima di gioia, si è passati alla visione del video che presenta la Strenna 2024. L’ha introdotta il Rettor Maggiore, rivelando il percorso della scelta del tema: “A 200 anni dal Sogno dei Nove Anni, non poteva che essere questo il filo rosso. È stato approvato subito all’unanimità!”.

La relazione tenuta poi sulle linee seguite nella stesura di questo tradizionale documento che incoraggia il cammino dell’anno, è stata per il Card. Á.F. Artime lo spazio per condividere una “impressione bellissima ricavata dalle sue visite in 10 anni di rettorato in 120 nazioni diverse: l’aver visto quante persone nel mondo facciano il bene tutti i giorni: è straordinario!”. Le ha riassunte in quattro punti essenziali:

– il sogno che Don Bosco ebbe intorno ai 9 anni ha le caratteristiche di una visione profetica. Fu questa a condurre l‘intera vita di lui, uomo e sacerdote. A 72 anni, solo a conclusione della sua faticosa e dolorosa esperienza, ne comprese il valore pieno – e la mirabile presenza di Maria Ausiliatrice al suo fianco! – quando celebrò l’ultima Messa al Sacro Cuore di Roma all’altare a Lei dedicato;

– l’importanza di recuperare il pensiero salesiano intorno a quel sogno, scaturito dalla memoria trasmessa ai suoi figli, ad iniziare da Don Rinaldi (il Rettor Maggiore del primo centenario del sogno) per consolidarsi e approfondirsi ad ogni cambio di guida, fino a Don Pascual Chávez;

–  i protagonisti del sogno sono i ragazzi e le ragazze, e questi devono essere il soggetto principale dell’azione salesiana anche oggi. Comprimaria ne è Maria di Nazareth. Su questo punto il Rettor Maggiore si è soffermato per una fondamentale sottolineatura: “Se un salesiano non porta nel cuore un vero amore all’Ausiliatrice, formalmente appartiene alla famiglia salesiana ma di fatto, e lo diciamo cordialmente, appartiene ad un’altra organizzazione”.

La spiegazione di questo carattere è “la dimensione femminile e materna che ha accompagnato la missione di Don Bosco. Lo dico con il cuore: gli orfani che accoglieva avevano bisogno di sentirsi a casa, in una famiglia, voluti bene”. Consacrate o laiche, le figure femminili nella Famiglia Salesiana non devono essere pensate come “cooperatici” per la gestione di qualche aspetto operativo, ma come espressione della volontà del Santo di avere non solamente una mamma dal Cielo ma donne al suo fianco, con le loro specificità;

– l’immagine dei lupi e degli agnelli può sembrare d’altri tempi. Ma se i ragazzi dei quartieri malfamati di Torino portavano con sé un coltello, oggi li troviamo in molti contesti con delle armi da fuoco. “Nella società odierna siamo di fronte ad una violenza molto maggiore che vent’anni fa. E questo dà motivo di pensare quanto sia più che mai necessario oggi il carisma salesiano”.

Nella Strenna 2024 il X Successore di Don Bosco ha espresso dodici desideri, dodici “piccoli sogni” che vorrebbe veder realizzati: “La nostra famiglia ha una buona salute, ma sempre possiamo dare di più. Il mondo d’oggi avrà una realtà migliore se manifesteremo la speranza e la freschezza del nostro agire. Diamo il meglio che possiamo, mostriamo di non aver perso i sogni”. Se sono come il sogno di Don Bosco, anch’essi faranno sognare. Soprattutto i più poveri: “Siamo nati per i più bisognosi. Non è cambiata neanche una virgola delle prime costituzioni della Congregazione, non possiamo pensare altre formulazioni. Lo Spirito Santo continua a sostenerci se garantiamo che la fedeltà carismatica è attiva”.

Maria Ausiliatrice continua a fare da maestra come nel sogno dei Nove Anni: per questo, al termine dell’assemblea, la prima Giornata ha proposto la video-testimonianza dei membri dell’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA), che hanno rimarcato la forza che sostiene la famiglia cristiana.

 

Vai alla notizia

Italia – Il Consiglio di amministrazione di Don Bosco Network inizia i preparativi per il 20° anniversario di fondazione

Dall’agenzia ANS.

***

Torino, Italia – gennaio 2024 – Don Bosco Network (DBN), la rete salesiana di ONG e organizzazioni no-profit che operano nel campo della cooperazione allo sviluppo, ha tenuto il suo Consiglio di amministrazione dal 15 al 17 gennaio a Valdocco, per iniziare a preparare la celebrazione del 20° anniversario di questa rete, creata nel 2004. Il Consiglio di amministrazione ha potuto contare sulla presenza di don Alfred Maravilla, Consigliere Generale per le Missioni, durante l’intera riunione, ed ha avuto anche diversi incontri di lavoro con i membri del Consiglio Generale, come don Miguel Angel García Morcuende, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile; il sig. Jean Paul Muller, Economo Generale, e don Alphonse Owoudou, Consigliere per la Regione Africa e Madagascar. Tra i vari argomenti trattati: la ridefinizione dei criteri di membership, la revisione del piano strategico, la preparazione delle attività del 2024, con particolare attenzione alle celebrazioni dell’anniversario che si terranno a giugno a Roma. È stata anche l’occasione per un incontro con il Comitato Esecutivo della ONG “Volontariato Internazionale per lo Sviluppo” (VIS), riunito a Valdocco negli stessi giorni, per fare il punto sul supporto tecnico che il VIS fornisce al DBN e per conoscersi, dato che alcuni membri di entrambe le istituzioni sono nuovi ai loro incarichi.

Vai alla notizia

Un nuovo modello di animazione e governo dell’Italia Salesiana

I consigli delle sei Ispettorie che compongono l’Italia Salesiana si sono ritrovati domenica 14 gennaio 2024 presso il Centro Nazionale di Roma, per iniziare un cammino tracciato dal Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, il quale, in occasione della Visita di Insieme con i Salesiani della Regione Mediterranea a ottobre 2023, aveva detto:Vorrei ringraziarvi per la riflessione che abbiamo fatto sull’animazione e sul governo della Regione e delle varie Ispettorie Nello stesso tempo in cui apprezzo tutto ciò che è stato condiviso, credo sia legittimo proporre, in modo particolare alla CISI, di continuare il dialogo sui vari modelli di animazione e governo possibili in questa Conferenza che raggiunge tutta l’Italia salesiana e il Medio Oriente. Chiedendo questo in particolare alla CISI vi invito a non perdere la visione complessiva di tutta la regione Mediterranea in questa riflessione. Alcuni cominciano, altri seguiranno”.

Il cammino verso un nuovo modello di animazione e governo è stato sottolineato da don Juan Carlos Pérez Godoy, Consigliere Regionale della Mediterranea e Presidente della Conferenza degli Ispettori, all’inizio dell’incontro. I punti principali sono:

  • il contesto è quello di ripensare un nuovo modello di animazione e governo in Congregazione e in particolare nella nostra Regione;
  • quello che iniziamo è un processo in obbedienza alla consegna dataci del Rettor Maggiore alla conclusione della Visita d’Insieme: dopo soli tre mesi dalla Visita di Insieme, l’Italia Salesiana ha convocato per questo importante lavoro tutti i Consigli Ispettoriali;
  • non si tratta di un lavoro di pura amministrazione: è un lavoro più profondo che va vissuto nella prospettiva della fede.

Iniziando la giornata e commentando le letture della Messa del giorno (in particolare la vocazione di Samuele e quella dei primi discepoli), don Juan Carlos ha sottolineato come alla radice di tutto ci sia la preoccupazione e l’interesse per le vocazioni sia dal punto di vista della fecondità, sia nella prospettiva della nostra fedeltà e della rivitalizzazione vocazionale di tutti i confratelli.

L’atteggiamento da assumere, spinti dalla figura di Samuele, è quello del mettersi in ascolto del Signore: “Siamo qui per fare la sua volontà, la volontà di Dio che dobbiamo e vogliamo scoprire in questo processo che avviamo. Un cammino che iniziamo con piena fiducia in Dio e nelle nostre capacità”.

Ha aggiunto poi che “la meta non può essere altra che il rilanciare il carisma che abbiamo ricevuto di Don Bosco e che è un grande dono per la Chiesa, i giovani e il mondo. La rivitalizzazione del carisma comporta la rivitalizzazione vocazionale, con la finalità di accompagnare i giovani all’incontro con Gesù: ecco la nostra missione fondamentale!”.

La giornata è stata preparata dalla Presidenza CISI e accompagnata grazie alla consulenza del sacerdote della Diocesi di Lugano don Sergio Carettoni, del Centro Studi Missione Emmaus, che ha introdotto le quattro fasi che hanno poi coinvolto i 6 Consigli Ispettoriali attorno al tema del ridisegno dell’Italia Salesiana.

Primo, facendo eco al pensiero di Papa Francesco, occorre capire “come abitare questo cambio d’epoca”, epoca dove lo scollamento tra esperienze di vita e di fede è evidente. Lavorando su questi temi, i consigli delle Ispettorie hanno potuto avviare una riflessione sulla sfida di “abitare da Salesiani” la trasformazione antropologica in corso che coinvolge soprattutto le giovani generazioni. Con i sei “Tavoli di Sinodia”, composti in modo trasversale dalle 6 Ispettorie, usando una prima scheda di ascolto, i Consiglieri hanno fatto emergere come questo cambio d’epoca coinvolga per davvero anche la nostra realtà salesiana. In questo modo, si sono raccolte domande, paure, convinzioni, aspetti positivi e/o negativi ed altro ancora sulla sfida di “abitare da Salesiani” la trasformazione antropologica in corso che coinvolge soprattutto le giovani generazioni.

Il percorso di accompagnamento del Centro Studi Missione Emmaus, ha sottolineato don Carettoni e come secondo passaggio, tiene conto di quanto esiste già e può essere messo in atto e che, nell’orizzonte del ridisegno, dia concretezza e visibilità a forme e a germogli di esperienze di vita che più rispondono ad una logica profetica del Vangelo e del carisma di don Bosco. Passare dal progetto al processo, in una sperimentazione fatta a piccoli passi, in condivisione fino alla istituzionalizzazione dei risultati per il nuovo ridisegno dell’Italia Salesiana. Anche in questo caso, usando una seconda scheda, i “Tavoli di Sinodia” hanno fatto emergere come alcune parole del metodo proposto (discernimento, sogno condiviso, criteri, priorità, sperimentazione…) possano facilitare fin d’ora un processo “iniziatico-trasformativo” della realtà salesiana e, secondo una particolare sottolineatura di molti, riporre al centro un’attenzione condivisa al rilancio spirituale delle diverse attività apostoliche salesiane.

Gli strumenti utili per dare concretezza al processo di ridisegno comprendono anche la scelta delle figure del “facilitatore” del processo durante il cammino di discernimento e dei “custodi del fuoco”, quando arriverà il momento della sperimentazione. In questo terzo passaggio, sono stati raccolti suggerimenti e delle attenzioni da tenere conto circa il lavoro di definizione del proseguo del percorso, secondo un “crono-processo” da pensare ad hoc e da inserire all’interno del calendario delle singole Ispettorie. Da ultimo e quarto passaggio, si è lasciato uno spazio libero perché i Consiglieri potessero esprimere le loro ipotesi sulla ricaduta nelle Ispettorie (incontro direttori, assemblee ispettoriali, …) anche pensando ai lavori capitolari che coinvolgono tutte le nostre realtà ispettoriali.

Da ultimo e quarto passaggio, si è lasciato uno spazio libero perché i Consiglieri potessero esprimere le loro ipotesi sulla ricaduta nelle Ispettorie (incontro direttori, assemblee ispettoriali, …) anche pensando ai lavori capitolari che coinvolgono tutte le nostre realtà ispettoriali.

L’intenzione espressa dalla Presidenza CISI è quella di proseguire con il cammino avviato, cercando di valorizzare le realtà delle nostre Ispettorie e condurle ad una risposta alla chiamata di Dio che in questo momento ci viene rivolta, guardando a un nuovo modello di animazione e governo che coinvolge tutte le Ispettorie Salesiane d’Italia.