Il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato alle Opere Sociali Don Bosco: Il governo prenda a modello i Salesiani

Pubblichiamo l’articolo uscito su “Il Giorno” di Milano, firmato da Laura Lana, sulla visita  di Ettore Rosato, vicepresidente della Camera dei Deputati, alle Opere Sociali Don Bosco di Sesto San Giovanni.

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«Che il Governo prenda a modello i Salesiani, per programmare la riapertura delle scuole a settembre». A dichiararlo è stato l’onorevole Ettore Rosato, vicepresidente della Camera dei Deputati, che ieri ha visitato le Opere Sociali Don Bosco insieme all’onorevole Marco Di Maio e a don Giuliano Giacomazzi, Ispettore lombardo- emiliano dei Salesiani. «Ci auguriamo che la ministra passi da un istituto come questo per prendere spunto per tornare a far lezione. Il Paese si regge sulla scuola e la riapertura totale è indispensabile: la didattica a distanza non può essere sostitutiva. Siamo forse in ritardo: da febbraio bisognava iniziare i lavori – ha commentato Rosato -. Stiamo chiedendo a Miur e ministero dell’Interno di vietare che le scuole siano usate come seggi elettorali». Da Roma all’istituto di viale Matteotti, dove i parlamentari hanno visitato aule e laboratori e incontrato i dirigenti: don Luigi Mapelli, preside della secondaria di secondo grado “Ernesto Breda”, don Stefano Mascazzini, preside della secondaria di primo grado “Ercole Marelli”, e Francesco Cristinelli, direttore del centro di formazione professionale “Enrico Falck”.

«Qui è tutto pronto per riaprire, con distanziamento rispettato, regole ferree sull’organizzazione degli spazi, una nuova logistica che interessa tutta la filiera – ha sottolineato Di Maio -. Dopo la visita ai Salesiani di Forlì, volevamo confrontarci con una struttura di più grandi dimensioni in una città popolosa come Sesto». Quello di viale Matteotti è infatti il più grande istituto salesiano d’Europa con oltre 2.750 ragazzi. Solo nell’indirizzo tecnico, si registra un indice di occupazione del 72,21% in 90 giorni dal diploma. «Va un grande riconoscimento a tutta l’attività salesiana perché fa bene alle comunità e promuove esperienze virtuose. Il pubblico da solo non ce la farebbe – ha ammesso Rosato -. L’istituto dà valore al territorio non solo perché qui si apprendono nozioni ma perché si fa argine per quei ragazzi che, senza i Salesiani, non avrebbero occasioni di inserimento lavorativo e di aggregazione nella società». Educazione formale ma non solo, sottolinea anche don Elio Cesari, direttore dei Salesiani Sesto. «Si creano competenze, ma anche rapporti. Non abbiamo mai pensato che la nostra opera si fermasse ai cancelli dell’istituto. Stiamo nella società, abbiamo un’interazione forte con la comunità e le famiglie». Che, a settembre, potranno trovare un ambiente sicuro. «Le strutture sono già state preparate secondo le linee guida. Stiamo lavorando tutto il giorno, tutti i giorni – ha confessato don Cesari -. Adesso è importante la responsabilità di tutti i corpi. Il 14 settembre saranno 200 giorni che i ragazzi non entrano in classe: un anno completo a casa tra lockdown e vacanze. Pensiamo alle medie: stare insieme, giocare, il cosiddetto cortile è essenziale nella loro formazione di vita».

Il saluto dell’UPS a don Carlo Nanni

Riportiamo il comunicato stampa dell’Università Pontificia Salesiana sulla morte di don Carlo Nanni, rettore magnifico emerito, scomparso domenica 19 luglio a Roma.

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Domenica 19 luglio 2020 alle 6:30 del mattino, il prof. don Carlo Nanni, Rettore magnifico emerito dell’Università Pontificia Salesiana, si è spento all’età di 75 anni.

A dare il triste annuncio è stato don Alvaro Forcellini, direttore della comunità salesiana della parrocchia Santa Maria della Speranza, adiacente al campus universitario, dove don Carlo era stato trasferito a settembre 2018. Qui, don Carlo si era dedicato primariamente all’impegno pastorale parrocchiale continuando, nel contempo, a prestare il suo servizio all’UPS fino all’inizio del lockdown dovuto all’emergenza sanitaria per la pandemia.

I funerali si svolgeranno martedì 21 luglio alle ore 11 nella Chiesa di Santa Maria della Speranza (Via Francesco Cocco Ortu, 19 Roma). La celebrazione sarà presieduta dal Rettor Maggiore dei Salesiani, don Ángel Fernández Artime.

La salma verrà poi traslata nel suo paese natale, Ischia di Castro (VT), dove alle 18 avrà luogo una seconda messa funebre.

Don Carlo Nanni, nato a Ischia di Castro (Viterbo) il 3 aprile 1945, era diventato salesiano nel 1962 ed era stato ordinato sacerdote il 18 marzo 1975 a Castelgandolfo (Roma).

Licenziatosi in Filosofia il 27 giugno 1968 presso il Pontificio Ateneo Salesiano, e in Teologia (specializzazione patristica e storia del dogma) presso la Pontificia Università Gregoriana il 12 giugno 1975, don Carlo conseguì anche la Laurea statale italiana in Filosofia il 26 marzo 1973 presso l’Università di Roma La Sapienza con una tesi in antropologia culturale dal titolo “La cultura d’origine nel processo d’inurbazione”. Ha ricoperto numerosi incarichi, fu Decano della Facoltà di Scienze dell’Educazione dal 1995 al 1998, riconfermato poi per un secondo triennio fino al 2001, e nominato Rettore magnifico dell’UPS dal 1° luglio 2009 fino al 15 luglio 2015.

Nella sua formazione ha sempre sentito fortemente il bisogno di coniugare laicità civile e comunitarietà ecclesiale, incarnazione nel territorio e ricerca dell’universalità cattolica “romana”, appartenenza ecclesiale e cittadinanza attiva, impegno nel sociale e ricerca del Regno di Dio e della sua giustizia, preoccupazione pastorale e vicinanza ai vissuti e ai cammini esistenziali dei giovani, di persone e di famiglie nelle loro concrete condizioni di vita.

Ripercorrendo gli anni della sua vita e in modo particolare quelli della sua attività all’Università Pontificia Salesiana, si resta ammirati per la costante e generosa dedizione con cui don Carlo ha svolto il suo servizio accademico di docenza, di ricerca e di impegno istituzionale.

La comunità accademica dell’UPS, in particolare generazioni di studenti, lo ricordano con affetto per l’allegria e l’attenzione ai giovani che lo contraddistingueva.

In rispetto della normativa vigente, il numero massimo di persone consentito all’interno della chiesa sarà di 200 persone.

Il nuovo Consigliere per la Regione Mediterranea: “Il mio sogno parte dalla nostra storia ed è promessa di futuro”

Pubblichiamo l’intervista che don Juan Carlos Pérez Godoy, nuovo Consigliere per la Regione Mediterranea, ha rilasciato all’agenzia salesiana ANS.

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Cosa l’ha spinto a farsi salesiano?

Non conoscevo affatto i salesiani. Grazie a una borsa di studio richiesta dalla mia insegnante, la signorina Carmen Gabaldón, e per la quale superai l’esame, conobbi i salesiani ad Utrera, la prima casa salesiana in Spagna, quando avevo 10 anni, e vi rimasi sette anni come internista. La cosa che attirò la mia attenzione erano proprio i salesiani stessi: erano religiosi speciali, felici, vicini, si prendevano cura di noi, giocavano con noi e allo stesso tempo erano esigenti. In seguito, conobbi la vita di Don Bosco, attraverso alcuni filmini e letture. Ricordo che un anno, per un concorso scolastico, imparai a memoria l’opuscoletto di Don Bosco sul Sistema Preventivo (però non chiedetemelo oggi, eh!). Man a mano, capii perché i salesiani erano così: perché erano figli di Don Bosco, che amava profondamente i giovani, e stava vicino a loro e ai loro problemi. Da più piccolo mi colpivano molto gli aneddoti di Don Bosco, gli avvenimenti particolari, i miracoli… Col passare del tempo compresi un po’ più della spiritualità salesiana, delle opere salesiane (a scuola c’erano dei cartelli con foto di tutto il mondo salesiano, delle missioni). Ma soprattutto compresi il significato del clima di festa e di gioia: ci dicevano che la santità consisteva nello stare sempre allegri. Quando giunse il momento di decidermi per il futuro, all’epoca del Corso di Orientamento Universitario, mi ritrovai ad un ritiro con questa frase: “Dal tuo sì o dal tuo no dipende la felicità di molti”. E decisi di dire SÌ al Signore.

Cosa porta con sé dell’esperienza del CG28?

È stato il quarto Capitolo Generale cui ho partecipato, ma se nessuno mi è rimasto indifferente, questo ancor meno. La prima cosa che mi ha colpito è averlo celebrato a Torino, in quei luoghi salesiani, luoghi santi per noi. Tutto parlava della presenza di Don Bosco e dell’Ausiliatrice, con un forte richiamo alla fedeltà e alla santità.

La seconda cosa è stata la presenza dei giovani. Porto ancora nel cuore quei giorni con loro, rappresentanti di tutti i giovani del mondo salesiano. Hanno riempito di freschezza e di spontaneità l’ambiente capitolare, richiamandoci, come salesiani, all’essenziale. La loro presenza, i loro messaggi, le testimonianze e le richieste – di stare tra di loro, di amarli, di essere segni di paternità, di accompagnarli all’incontro con Dio… – sono stati una nuova “Lettera da Roma”.

E infine, non mi è indifferente, l’essere stato eletto Consigliere Regionale per la Regione Mediterranea. Senza dubbio, si apre una nuova tappa della mia vita salesiana.

Covid-19 ha condizionato il modo in cui ci incontriamo, ci rapportiamo… Come pensa che la tecnologia e i media abbiano accompagnato e stiano accompagnando questo processo nella sua regione?

Certamente Covid-19 ha condizionato l’inizio del mio servizio, sia nella possibilità di visitare le Ispettorie della Regione, sia nello sviluppo di alcuni incontri che erano stati pianificati. Ma, d’altra parte, ci ha fatto scoprire la possibilità di questa comunicazione “virtuale” che ci ha permesso di realizzare buona parte del programma secondo le previsioni. Ho potuto salutare tutte le comunità di alcune Ispettorie, abbiamo avuto tutti i curatoria delle case di formazione, le feste della comunità ispettoriali che si sono svolte online… Nello stesso Consiglio Generale, vista l’impossibilità di essere tutti noi in sede, abbiamo appreso questa modalità di svolgimento delle nostre riunioni, anche se devo dire che non è la soluzione perfetta, nel senso che risolve un ostacolo, ma si perdono altri elementi che la presenza fisica rende possibile.

Cosa ha potuto conoscere finora del nuovo incarico? Cosa si aspetta per il futuro?

Ho imparato che il primo compito è quello di collaborare con il Rettor Maggiore nell’animazione e nel governo della Congregazione. E all’interno del Consiglio promuovere un’unione più diretta tra le Ispettorie della Regione Mediterranea con il Rettor Maggiore e il suo Consiglio; dovrò curare gli interessi, la vita e la missione, delle Ispettorie che mi sono state affidate e dovrò facilitare in Consiglio la conoscenza delle situazioni locali in cui si sviluppa la nostra missione. Tutto ciò comporterà frequenti contatti con gli Ispettori e i consigli ispettoriali, visite straordinarie, presenza ai vari curatoria delle case di formazione e negli organismi regionali, momenti di incontro e di coordinamento…

Guardando al futuro, questa è una Regione preziosa che ha le sue ricchezze – prima fra tutte, le persone – e ovviamente anche delle sfide. Ciò che ci farà consolidare e crescere come Regione sarà affrontare queste sfide con coraggio e decisione, mettendo il meglio di ciascuno al servizio del carisma e della missione salesiana, nel nostro contesto territoriale e storico, con grande fiducia nel Signore: “Avanti, sempre avanti, con lo sguardo fisso sul Signore”, come ci ha insegnato Don Bosco.

Tra sei anni, cosa sogna per la sua Regione?

Don Bosco fu un grande sognatore, ma con i piedi per terra. Il mio sogno parte dalla nostra storia, che non è passato, è promessa di futuro, e da cui abbiamo tanto da imparare. Una storia fatta da tanti confratelli, con nome e cognome, che hanno donato la loro vita e che parla di generosità, vitalità e fedeltà, delle nostre Ispettorie, dei mei confratelli, della Famiglia Salesiana e di tanti giovani e laici impegnati.

Certamente, abbiamo anche alcune sfide: la fecondità vocazionale; la rivitalizzazione della nostra vita consacrata salesiana; l’attenzione ai giovani poveri e a rischio esclusione – con particolare attenzione all’immigrazione; il nostro orizzonte missionario – la sensibilità missionaria della nostra regione è impressionante, con molte Ispettorie da cui dipendono delle case nei territori missionari, e con l’orizzonte missionario all’interno della nostra stessa Regione, con il Medio Oriente che esige da noi una grande solidarietà.

Non possiamo smettere di sognare. E io sogno una grande comunione di persone, salesiani di ogni età e condizione, laici innamorati di Don Bosco, Famiglia Salesiana tutta, che, uniti e in comunione di intenti e sinergia di forze, lavorano per l’educazione e l’evangelizzazione dei giovani. Stare con loro, in mezzo a loro, poter contare su di loro è il segreto della nostra fedeltà. Senza di loro non saremo fedeli al prezioso tesoro della vocazione salesiana che ci è stata donata. Loro sono la garanzia del nostro futuro.

In questo senso vorrei che noi, come Don Bosco, vivessimo come se vedessimo l’invisibile.

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Il ministro Elena Bonetti in vista al Cnos-Fap di Forlì

Pubblichiamo un articolo dal Resto del Carlino sulla visita del ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, al CNOS-Fap di Forlì.

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La ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, ha partecipato venerdì sera a ’Insieme per la ripresa’, titolo dell’appuntamento annuale organizzato dal Centro di formazione dell’opera salesiana a Forlì Cnos-Fap. Si è trattata di un cena di ringraziamento per istituzioni, ex allievi e aziende del territorio. “Politiche economiche, educative e famigliari non sono mondi distinti, ma sempre più devono integrarsi e interagire. È il motivo per cui faccio sempre il possibile per portare il Governo a contatto con questa realtà che è crocevia tra formazione, scuola, impresa, associazionismo, volontariato”, le parole del parlamentare di Italia Viva, Marco Di Maio, presente alla serata.

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L’animazione dei Delegati di Pastorale Giovanile, tra novità e tratti inossidabili

Pubblichiamo dall’agenzia salesiana ANS l’intervista al Consigliere Generale per la PG, don Miguel Ángel García Morcuende sul futuro dell’animazione della Pastorale Giovanile.

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(ANS – Roma) – Il Dicastero di Pastorale Giovanile (PG) ha introdotto una nuova modalità di animazione per i Delegati ispettoriali di PG e l’ha adoperata per la prima volta la settimana scorsa. Abbiamo chiesto al Consigliere Generale per la PG, don Miguel Ángel García Morcuende, di parlarci di questa novità.

Don Miguel Ángel, potrebbe illustrarci in cosa consiste questa nuova modalità?

All’inizio di un nuovo sessennio, tenendo conto delle sfide pastorali attuali ed alla luce del cammino della Chiesa e del Capitolo Generale 28°, vogliamo condividere personalmente con tutti i Delegati ispettoriali per la Pastorale Giovanile uno spazio di confronto, scambio e riflessioni che riteniamo fondamentali per programmare il sessennio 2020-2026. Come sappiamo non è possibile al momento prevedere degli incontri regionali secondo i modi e le dinamiche che sono state usate negli ultimi incontri. Per fare questo e superare i limiti delle distanze, faremo lungo il corso: un incontro iniziale online di 4 mattine con tutti i Delegati di ogni Regione; un incontro “face to face” personale online con me ed il referente regionale per valutare le sfide e le prospettive di ogni Ispettoria nell’ambito della Pastorale giovanile e i suoi processi; per i nuovi Delegati, opportunamente, si proporrà un incontro online, secondo le regioni e le lingue, per un cammino di vicinanza ed accompagnamento che aiuti a capire il ruolo e le dinamiche della missione ed azione del Delegato di PG, d’accordo con il “Manuale del Delegato Ispettoriale di Pastorale Giovanile”.

Questa scelta è stata dovuta solo alla situazione generata da COVID-19 o hanno inciso anche altre motivazioni?

Da una parte, il cambio di metodologia quest’anno si è dovuto a COVID-19. Ma anche come Dicastero ci proponiamo di perseguire tre mete fondamentali, sempre con l’idea di costruire ponti con le realtà ispettoriali: ascoltare, accompagnare e sostenere i Delegati per la Pastorale Giovanile che hanno una forte responsabilità istituzionale in contesti di riferimento molti diversi; comprendere la realtà dei giovani sul piano socio-culturale e religioso, per identificare con i Delegati le proposte adeguate ai loro bisogni umani e spirituali; assistere, per ultimo, gli stessi Delegati, affinché promuovano una progettualità fondamentale, che preveda l’individuazione di priorità, obiettivi, modalità operative nell’Ispettoria.

Nella programmazione dei lavori del Dicastero che ruolo avrà questa nuova metodologia? Sarà un elemento centrale o dovrà essere necessariamente integrato con altre opzioni?

Per l’animazione della vita della Congregazione a livello delle aree geografiche sono previsti altri spazi di animazione estremamente legati all’incontro personale. Facciamo molta attenzione alle visite, in modo che siano un momento di ascolto attento e ugualmente occasione di apertura di orizzonti alla comunione con tutta la Congregazione. Si tratta di rinforzare il coordinamento e la collaborazione nelle Regioni e della loro articolazione con il Dicastero. Incontri di formazione, contatti frequenti, elaborazione degli strumenti e sussidi sono altri mezzi.

Secondo lei, si tratta di un modello replicabile anche a livello più locale o ad altri ambiti di animazione salesiana?

Penso di sì. Infatti, nella Pastorale Giovanile, la nostra Congregazione ha sempre investito molto. Tanti confratelli dedicano le energie migliori in questa missione, che non è né semplice, né facilmente realizzabile. Perciò, una sfida oggi più che mai sentita e accolta è l’accompagnamento dei Delegati per la PG a livello personale, grazie al quale ciascuno si possa sentire sostenuto nel cammino e aiutato a svolgere l’impegno pastorale nella cura delle persone a lui affidate, sempre in sintonia con la realtà e i contesti nei quali operiamo.

Nel dialogo con i Delegati sto sperimentando che, prima ancora di essere impegnati in un servizio che ha livelli di competenze da attivare, iniziative e sinergie da mettere in campo, essi offrono una grande testimonianza, che è provocazione per tutti, anche per la vita dei giovani.

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“Cooperare localmente per competere globalmente”: accordo tra l’Università di Torino, il Politecnico di Torino e Università Pontificia Salesiana

Pubblichiamo dall’agenzia salesiana ANS un articolo dove si presenta l’accordo di cooperazione interuniversitaria tra la UniTO, il PoliTO e l’UPS per per attività tecnico-scientifiche e formative.

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(ANS – Torino) – Venerdì scorso, 10 luglio, nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale dell’Università di Torino, il Rettore dell’Università di Torino (UniTO), Stefano Geuna, il Rettore del Politecnico di Torino (PoliTO), Guido Saracco, e il Rettore dell’Università Pontificia Salesiana (UPS), don Mauro Mantovani, hanno presentato alla stampa l’accordo di cooperazione interuniversitaria tra i tre atenei per attività tecnico-scientifiche e formative.

Sono intervenuti, inoltre, il Prof. Alessandro Zennaro, Direttore del Dipartimento di Psicologia e referente UniTO per l’attuazione della convenzione; il Prof. Sebastiano Foti, Vicerettore per la Didattica referente del PoliTO per l’attuazione della convenzione; e il Prof. Alessio Rocchi, Direttore Generale dell’Istituto Universitario Salesiano Torino Rebaudengo (IUSTO) e delegato dell’UPS per l’esecuzione della convenzione.

L’accordo facilita forme permanenti di collaborazione scientifica, anche mediante progetti integrati di ricerca tra docenti e ricercatori dei tre atenei. Da un punto di vista didattico, offre l’opportunità ai rispettivi studenti di frequentare singoli corsi di insegnamento attivati presso gli altri atenei, sostenere i relativi esami e ottenere il riconoscimento dei crediti coerenti con il corso di studio. Gli atenei si impegnano inoltre, laddove siano presenti curricoli e titoli affini, a favorirne il reciproco riconoscimento.

La convenzione facilita pure, secondo modi e tempi da stabilirsi di volta in volta, l’accesso reciproco di studenti e docenti alle diverse strutture didattiche e di supporto, come biblioteche e laboratori. Potranno essere attivati, infine, dei curricoli joint-degree finalizzati al conseguimento dei gradi accademici, corsi interuniversitari di perfezionamento, di specializzazione e dottorati di ricerca.

“La firma di quest’accordo di cooperazione costituisce un importante rafforzamento della rete universitaria e accademica in campo scientifico e didattico – ha dichiara il prof. Stefano Geuna, di UniTO – È il segno di una forte attenzione verso tutte le opportunità di sviluppo della conoscenza e della formazione. La convenzione rende possibili numerose eccellenti opportunità di scambio per ricercatori e docenti, ma contiene anche linee precise di potenziamento della didattica: dai corsi di laurea di I livello fino ai dottorati. Oltre a questo, però, un significato particolare acquisisce la collaborazione per mettere in atto azioni concrete e iniziative congiunte finalizzate a perseguire il benessere delle persone, valorizzando il capitale umano operante nelle rispettive comunità universitarie. Tanto più in questo periodo di pandemia. Ancora una dimostrazione di come una radicata vocazione allo sviluppo sociale e civile accomuni i nostri Atenei”.

“L’epoca che stiamo vivendo rende sempre più evidente la necessità di rafforzare con discipline socio-economiche, filosofiche e con quelle che in senso ampio vengono denominate ‘scienze sociali’ la formazione dei tecnici, quindi dei nostri futuri ingegneri, architetti, designer e pianificatori. Anche la ricerca è sempre più trasversale e ricomprende discipline un tempo ben distinte e separate, che oggi si integrano in progetti complessi, che oltre all’aspetto tecnico considerano anche l’impatto sull’uomo e sulla società. Questa convenzione va proprio in questa direzione di collaborazione a livello cittadino, a vantaggio degli studenti dei tre atenei e di tutte le nostre attività di ricerca”, ha aggiunto il Rettore del PoliTO, Guido Saracco.

“La stipula di questa convenzione assume un significato particolare per il nostro territorio – ha commentato il prof. Alessio Rocchi, Direttore dello IUSTO (UPS) –. Come atenei abbiamo la concreta possibilità di cooperare localmente per competere meglio globalmente; di fronte alle sfide presenti e future, le nostre università possono davvero fare la differenza nella produzione e nella valorizzazione della conoscenza”.

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Assemblea Salesiani per il Sociale APS: Ci sarà ancora di più bisogno di noi

Sabato 4 luglio si è tenuta l’assemblea straordinaria e ordinaria di Salesiani per il Sociale APS. Vista l’emergenza sanitaria in corso e le restrizioni ancora in vigore, si è svolta in modalità a distanza. L’assemblea ordinaria ha visto la relazione del presidente, la relazione di missione, la presentazione e l’approvazione del bilancio e la condivisione delle attività da parte dei comitati Interregionali.

Il saluto è toccato a don Stefano Aspettati, superiore dell’Ispettoria dell’Italia Centrale e ispettore delegato all’Emarginazione e disagio che ha sottolineato come in questo tempo di emergenza, si è tenuto “alle persone che ci stanno più a cuore, ovvero quella porzione più delicata della società”:

“Anche se l’anno di competenza di tale relazione è strettamente il 2019 non possiamo non dire che i mesi da marzo a giugno del 2020 avranno nella nostra memoria un ricordo indelebile: dal numero dei morti (solo in Italia a oggi 34.818) e dei contagiati al blocco delle attività non essenziali alla restrizione nelle proprie abitazioni. Sono state innumerevoli le analisi e le riflessioni che abbiamo ascoltato e fatto in questo periodo anche se una valutazione complessiva è ancora prematura, non è andato tutto bene come si auspicava e le conseguenze avranno dei riverberi più avanti nel tempo”, ha detto don Roberto Dal Molin, presidente di Salesiani per il Sociale APS, nella sua relazione.

Raccontando la vita associativa del 2019, don Roberto Dal Molin ha sottolineato come “di fronte a situazione difficili in cui “non si vedeva una luce in fondo al tunnel” è stato bello riscontrare come tanti abbiano risposto: “sarò io la luce in fondo al tunnel” dando corpo allo spirito di Don Bosco che invita a “fare il bene” non nonostante ma attraverso le difficoltà”.

Durante il 2019 Salesiani per il Sociale APS è stata impegnata su molti fronti, con molti progetti d’intervento a favore di categorie (minori e giovani) svantaggiate e in condizione di esclusione sociale, progetti sostenuti dal contributo di istituzioni pubbliche, fondazioni private e dai tanti donatori che ogni giorno ci sostengono con la loro vicinanza. Per il Sevizio Civile Universale, sospeso a causa del Covid-19 e poi ripreso, ci sono 997 volontari in attività in Italia e 32 all’estero.

Dai Comitati interregionali – Don Bosco al Sud; Italia Centrale e Piemonte e Valle d’Aosta – oltre alla relazione su quanto fatto, è emersa l’importanza del lavoro fatto in rete e con costanza soprattutto nel periodo di emergenza grazie all’impegno degli educatori: altrimenti, i ragazzi seguiti non avrebbero avuto alcun sostegno.

“Abbiamo sentito dire come l’emergenza sanitaria sia stata una “lente di ingrandimento” che ha fatto vedere meglio e il peggio delle situazioni sociali in cui operiamo; ancora, una sorta di “acceleratore di cambiamento” che non sarà per forza solo migliorativo. Con sguardo pieno di speranza e mani operose ci apprestiamo ad affrontare l’allargarsi di situazioni di fragilità specie giovanile a causa della pandemia; ci sarà ancora più bisogno dei nostri interventi per contrastare la povertà educativa e dare il nostro contributo per una società coesa e inclusiva dei più svantaggiati”, ha concluso don Roberto Dal Molin.

Dall’oratorio al corso Uefa per allenatori: “Con Don Bosco sempre nel cuore”

La storia di Damiano Eleuteri, 20 anni, inizia all’oratorio salesiano di Genzano, dove fin da piccolissimo frequenta la Messa con la mamma, i gruppi, i campi ispettoriali e inizia a giocare a calcio. “Ho costruito la mia vita all’oratorio, come uomo e come amante del calcio”, dice oggi che ha appena concluso il Corso UEFA C che lo abilita ad allenare le categorie giovanili al livello nazionale.

“Oggi che alleno fuori dall’oratorio, porto con me gli insegnamenti che ho ricevuto lì. Sono cresciuto tra quelle mura, ho amici in tutta Italia grazie ai campi ispettoriali ma poi ho scelto di portare fuori quanto ho ricevuto, penso che sia giusto così. La frase di Don Bosco che più mi è rimasta impressa e che ripeto sempre anche ai miei ragazzi è: Fare del bene a tutti, del male a nessuno”.

Dalla polisportiva giovanile salesiana alla società storica di Genzano, la Cynthia 1920: oggi Damiano allena gli esordienti 2008. “Mi piace stare a contatto con i ragazzi, vederli crescere. Degli insegnamenti ricevuti dai salesiani mi resta soprattutto la “sana vittoria”: vincere è importante, tutti vogliamo farlo. Ma prima ancora, chiedo ai miei ragazzi il rispetto degli avversari, dell’arbitro che per me è un valore fondamentale”.

“Se entri in oratorio, non ne esci mai. Don Bosco ti accompagna sempre, per tutta la vita“, conclude Damiano.

Orme sulla sabbia: l’esperienza dell’MGS Italia Meridionale durante la quarantena

Pubblichiamo un articolo di Michele Landolfo dal sito dell’ispettoria Meridionale Don Bosco al Sud sull’esperienza dell’MGS durante la quarantena.

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Nel Sud Italia mentre l’intero Paese si chiudeva a riccio minacciato dal coronavirus, il Movimento Giovanile Salesiano continuava a sprigionare le sue idee sfavillanti per aprirsi ancora di più ai giovani, privati dei momenti e appuntamenti annuali di formazione e aggregazione più importanti. E così si è cominciati con una mail di invito alla piattaforma Meet e un mega assembramento digitale, ad inaugurare la prima Quaresima Viva a distanza con oltre cento giovani partecipanti. Una serata alla settimana per un mese interamente dedicata alla cura dell’anima – come avrebbe voluto il nostro Don Bosco – è bastata a dirci “non siete soli ad affrontare questo scenario nuovo e drammatico”. A comunicarci che la fede ci avrebbe salvati dalla paura, l’isolamento e l’abbandono delle nostre certezze. Poi Maggio, il mese mariano, è stata la gradita occasione per continuare a vederci, formarci, approfondire gli Atti degli Apostoli e confrontarci in gruppi virtuali dai cui scambi di sguardi è sgorgata un’intesa e una tale intima complicità tra ragazze e ragazzi che prima dall’allora neppure si conoscevano. Al punto da assumere l’impegno di incontrarci, ma stavolta dal vivo, non appena se ne presenterà l’occasione.

In questi mesi mi è sembrato di vivere la «parabola» delle “orme sulla sabbia”, più volte ricorrente nei miei anni di animazione e formazione in oratorio: racconta del sogno fatto da un cristiano che si vedeva accompagnare su una spiaggia (percorso metaforico della vita) dal Signore, scorgendo due orme sulla sabbia. Infatti il Signore gli aveva promesso sostegno e vicinanza. Arrivato alla fine del tragitto nota una sola impronta sulla sabbia e credendosi abbandonato dal Padre, in preda alla delusione, chiede spiegazioni. E qui il Signore sorprende come solo Lui è capace di fare: “i giorni in cui tu hai visto solo un’orma sulla sabbia, sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio”.

È assolutamente possibile immaginare che Dio e Don Bosco siano accorsi verso di noi attraverso i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, che hanno preso in braccio le nostre anime conducendoci fuori dalla pandemia. Un impegno operoso e gratuito, un dono per tutti noi, grazie al quale la nostra fede si è rafforzata. Pensandoci, abbiamo sperimentato la concretezza dei temi pastorali trattati in questi ultimi anni. Come? L’incontro con Gesù ci ha offerto la speranza per vincere la preoccupazione, la Madre Chiesa ci ha accolti e abbracciati quando il distanziamento ci ha costretti a non poter stringere neanche gli affetti più cari, il servizio ci ha aiutato a donare conforto e diventare missione per la vita dei più fragili delle nostre comunità. E poi la preghiera, la fonte da cui abbiamo attinto le forze, il collante di ogni azione benefica intrapresa, il dispositivo di protezione individuale contro l’indifferenza e l’egoismo. Infine è arrivato Giugno, con la tradizionale Festa Giovani MGS, svoltasi il 7 giugno scorso, anch’essa online, dal titolo “Ri-usciamo ad incontrarci? #relazionincorso”. Un appuntamento diverso dal solito, senza la gioia dei saluti all’arrivo nell’oratorio ospitante, senza i balli e senza il buon cibo preparato dalle mamme, ma con il calore di sempre, a questo giro testimoniato dai quadratini-ritratto animati apparsi sui nostri roventi pc. Ebbene anche quest’anno il confronto tra di noi ha rappresentato un momento di di crescita, discernimento e svolta per le nostre vite, grazie al prezioso contributo dello psicologo e psicoterapeuta Andrea Montesano, un giovane come noi, vocato talmente tanto al suo lavoro da tradurlo in missione cristiana per aiutare il prossimo. I suoi consigli ci hanno consentito di riflettere sulla gestione delle emozioni, come affrontare le relazioni e la crisi post-virus, come oltrepassare i timori legati all’ambiente esterno per riappropriarci delle nostre vite. Spunti pratici per ri-trovare la voglia di ri-uscire a testimoniare la gioia e il piacere di incontrarci, in attesa di una Festa Giovani 2021 che sarà ancora più carica di desiderio.

Michele Landolfo

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“Questa è la mia casa”: don Gianni Rolandi racconta il ritorno dei pellegrini al Colle Don Bosco

Il ritorno dei pellegrini al Colle Don Bosco, il luogo delle origini di San Giovanni Bosco.

Ecco di seguito l’intervista realizzata all’ombra dell’Ausiliatrice a don Gianni Rolandi, Direttore della Comunità Salesiana di Colle Don Bosco.

Tra gli argomenti trattati: la ripresa delle attività di accoglienza dei pellegrini al Colle Don Bosco; i pellegrini da tutto il mondo: cosa cercano al Colle, cosa domandano, cosa raccontano; che effetto fa vivere nei luoghi natali di don Bosco; come vivono gli abitanti di quei luoghi la presenza del Santuario; quali sono le opportunità che offre il Colle; cosa si porta via un pellegrino dalla visita al Colle: l’insegnamento di don Bosco; Mamma Margherita; quale l’attualità di don Bosco oggi e quale la sfida per la famiglia salesiana: il prendersi cura dei giovani e lavorare insieme come famiglia salesiana; il discernimento pastorale.