Riparano pc usati e li donano per la Dad: quattro giovani premiati da Mattarella

Dal sito de Il Giorno, la storia di quattro studenti – allievi della scuola salesiana di Milano Sant’Ambrogio – che durante il primo lockdown hanno raccolto oltre 500 computer, li hanno tutti rimessi in sesto poi li hanno regalati ai bimbi che non li avevano.

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Milano – Dal primo lockdown hanno raccolto oltre 500 pc inutilizzati e li hanno rimessi in sesto per regalarli a bambini e ragazzi in difficoltà, perché “la didattica digitale deve essere un diritto di tutti”. Il progetto si chiama “PC4U.tech” ed è stato ideato da 4 studenti milanesi, diciottenni: Pietro Cappellini, Matteo Mainetti, Jacopo Rangone ed Emanuele Sacco, premiati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella con una delle tre targhe assegnate giovedì (non ancora consegnate fisicamente) “per aver ridotto il divario digitale”. L’idea è nata lo scorso maggio: “Abbiamo creato una piattaforma web”, spiega Pietro, che frequenta il quinto anno di Grafica all’Istituto tecnico dei Salesiani e vorrebbe iscriversi a Design della comunicazione al Politecnico. “Sulla piattaforma possono scrivere sia studenti che hanno esigenza di un pc o di un tablet e sia famiglie o aziende che hanno dispositivi usati da donare. Facciamo tutto noi: ritiriamo i computer, li controlliamo con l’aiuto della rete di “Informatici senza frontiere“ e poi li consegniamo a chi ha bisogno”.

Non solo: grazie a un crowdfunding, hanno raccolto più di 18mila euro da investire nel progetto. I primi a credere nell’iniziativa sono stati il direttore dell’Istituto salesiano Sant’Ambrogio, don Renato Previtali, e il preside della scuola superiore, don Damiano Galbusera. “Questa targa è una soddisfazione grande, ma ancora maggiore è la felicità nel vedere le persone che si commuovono quando ricevono un pc in regalo. Mi viene in mente Peter, un bambino delle elementari che era appena arrivato dall’Egitto: con il pc ha potuto seguire le lezioni e conoscere i suoi nuovi compagni”, sottolinea Emanuele, all’ultimo anno del liceo scientifico dei Salesiani, opzione Scienze applicate. “Dopo la scuola farò Ingegneria Fisica al Politecnico. Il mio sogno? Diventare imprenditore”. Jacopo, che ha frequentato gli ultimi due anni alla scuola Hockerill, anglo european College in Inghilterra e ora vorrebbe andare in Usa a frequentare una Business school (“Ma con l’obiettivo di rientrare a Milano, in futuro”, precisa), racconta qual è stata la sua reazione dopo aver appreso del premio: “Ero sul treno con Matteo, casualmente stavamo andando a Roma per parlare della nostra iniziativa in un talk show. Mia madre mi ha mandato un messaggio di congratulazioni, poi ne sono arrivati tanti altri… Lo abbiamo scoperto così. Mi sono commosso e ho subito fatto una videochiamata con mamma e papà”. Emozionato anche Matteo, del quinto anno del liceo Scientifico Leone XIII (che l’anno prossimo vorrebbe studiare a Barcellona, al corso di Transformational business and social impact): “Ci siamo abbracciati, poi ho chiamato mia nonna: era orgogliosissima”.

A Foggia nascerà una casa famiglia per minori in difficoltà. Don Carbone: “Sarà un piccolo villaggio solidale”

Pubblichiamo l’articolo de l’Attacco, giornale della città di Foggia sulla casa famiglia che sta nascendo grazie a “Piccoli passi grandi sogni” con don Antonio Carbone.

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Sembra cadere a pennello in un momento in cui i giovani foggiani, molti addirittura minori, sono alla ribalta delle cronache per episodi negativi e, in alcuni casi, molto gravi. Sta diventando realtà, infatti, presso i salesiani di Foggia, una comunità famiglia in grado di accogliere minori in difficoltà. “Siamo mossi dal desiderio di accogliere, educare e avere cura, secondo i principi educativi di don Bosco, il quale si accorse che ‘per molti ragazzi tornerebbe inutile ogni fatica se loro non si dà un posto dove alloggiare'”, ha detto don Antonio Carbone . L’inaugurazione è prevista per fine maggio. La casa famiglia sarà gestita dall’associazione salesiana “Piccoli Passi Grandi Sogni Aps” che in Puglia è presente nella gestione di altre tre comunità educative per minori a Bari, Cisternino (Brindisi) e Corigliano D’Otranto (Lecce).

“Questa struttura è stata pensata per adolescenti che provengono dal Foggiano – ha affermato a l’Attacco don Carbone – e anche per ragazzi di altre nazioni, minori stranieri che possono così trovare un avviamento per il mondo del lavoro. La comunità accoglierà al massimo 10 minori, fra i 13 e i 18 anni, che vengono da situazioni familiari
particolari, dove si perpetrano violenze, oppure si verificano stati di abbandono e di sofferenza. Questa sarà l’utenza”. Nel quartiere Candelaro i salesiani sono presenti oltre che con la Parrocchia anche con l’oratorio e l’associazione “Sacro Cuore”. “In un quartiere carente di opportunità educative si cercherà di dare di più a chi dalla vita ha avuto di meno. La nostra futura ‘casa’ sarà un piccolo villaggio solidale in cui l’educazione, l’amore e la condivisione saranno il collante delle giornate. Nel quartiere Candelaro – ha aggiunto don Antonio Carbone – i salesiani si occupano già dei ragazzi con l’oratorio e la prevenzione ordinaria attraverso attività di gioco, di sport, però ci siamo accorti che una risposta soltanto di questo tipo non bastava per i giovani che, invece, quando tornano nel proprio nucleo familiare si comportano in maniera non consona a cui dedicare ai nostri dettami educativi. Per questi ragazzi, per alcuni di loro, forse serve anche qualcosa in più e non soltanto essere impegnati durante la giornata, per poche ore, ma avere un luogo dove vivere h24 per distaccarsi da situazione di sofferenza, di povertà, di crescita che si vivono all’interno dei nuclei familiari”. I lavori saranno realizzati grazie anche all’aiuto della Casa Generale dei Salesiani, alla Fondazione Don Bosco nel mondo e a un contributo pubblico della Regione Puglia, “ma abbiamo bisogno anche del vostro aiuto. Vi ringraziamo fin da ora per il sostegno economico che vorrete donarci, non è la dimensione del dono che conta, ma la dimensione del cuore che lo offre”.

Si può dare un contributo, infatti, con bonifico bancario (intestato a Piccoli passi grandi sogni – Intesa San Paolo Iban IT16K0306909606100000070516 causale Casa Famiglia Foggia) o la raccolta fondi di Facebook sulla pagina “Piccoli passi grandi Sogni”. “Ci vuole altro per contrastare la violenza minorile – ha aggiunto don Carbone -, all’interno delle nostre comunità accogliamo anche ragazzi che hanno problemi con la giustizia, processi in atto, affinché possano recuperare dal punto di vista sociale. Questa potrebbe essere, con le associazioni e gli enti preposti, un’opportunità di recupero per situazioni adolescenziali ai margini della criminalità o comunque coinvolti in esperienze di questo tenore, ovviamente se si ritiene che il lavoro in comunità possa essere educativo”. Don Antonio Carbone ha una forte esperienza in parrocchie di periferie, ha operato anche per tanti a Torre Annunziata, in provincia di Napoli, in territori quindi definiti di “frontiera” e difficili da penetrare. “Esistono purtroppo tante famiglie traballanti – ha ribadito -, molte volte sono anche le istituzioni che non riescono a dare risposte adeguate. I ragazzi che hanno già delle difficoltà, corrono il rischio di restare ancora in più indietro. D’altro canto ci sono anche tanti esempi positivi, di ragazzi che sono riusciti a risollevarsi da un periodo difficile, che ci spingono ad andare avanti”, ha concluso.

 

Quaresima viva, gli esercizi spirituali “delivery” del MGS Italia Meridionale

Pubblichiamo l’iniziativa del MGS dell’Ispettoria Meridionale per la Quaresima.

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Il mese di febbraio ha portato con sé l’inizio della Quaresima che per noi si coniuga felicemente con la qualifica “Viva”!

Imparando ad adattarci alle restrizioni che il Covid impone, quest’anno i consueti esercizi spirituali per adolescenti e giovani sono proposti in una nuova modalità: in “delivery mode”. Un team di salesiani, coordinati dal delegato di Pastorale Giovanile don Gianpaolo Roma, raggiungerà case salesiane, realtà diocesane del sud Italia e dell’Albania per facilitare la partecipazione all’esperienza. E’ un tour che nel mese di marzo “consegnerà” 18 turni di esercizi spirituali della durata di tre giorni ciascuno.

Di seguito il calendario degli appuntamenti con le relative destinazioni:

04-06: Caserta, Torre Annunziata

08-10: Andria, Salerno, Diocesi di Foggia

11-13: Bari, Santeramo in Colle, Caserta

12-14: Albania

15-17: Diocesi di Pozzuoli

18-20: Cisternino, Potenza

19-21: Albania

22-24: Lecce, Corigliano d’Otranto

25-27: Recale, Santeramo in Colle, Caserta

26-28: Albania

28-31: Quaresima Giovani

L’esperienza di Quaresima Viva, in questo periodo storico, consentirà sicuramente di sperimentare l’importanza di pregare gli uni per gli altri e la bellezza di spezzare la Parola con i ragazzi e i giovani che ne beneficeranno!

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Aci Stampa – I salesiani di Don Bosco in Congo, un valido contributo alla costruzione della pace

L’Agenzia Aci Stampa ha intervistato don Piero Gavioli, missionario salesiano in Congo dal 1966.

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di Veronica Giacometti

Don Piero qual è la situazione in Congo? E precisamente a Goma e nelle zone limitrofe proprio dove sono stati uccisi l’ambasciatore Luca Attanasio, la sua scorta Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo?

E’ difficile rispondere in breve. Forse l’aggettivo più azzeccato sarebbe: situazione confusa. Dal punto di vista economico, stagnazione: il governo (caduto e non ancora rinnovato) sembra avere tanti altri problemi, non si occupa molto dell’Est del Congo. C’è quindi tantissima miseria, che spinge giovani e adulti che non trovano lavoro ad ingaggiarsi nei vari gruppi armati. Per la stessa ragione in città il banditismo è cresciuto. Ci sono circa 6 milioni di rifugiati o sfollati interni, molti dei quali nella nostra regione. Vuol dire che non possono più lavorare nei campi, a causa dell’insicurezza. Quindi il cibo che dovrebbe essere per tutti in questa terra vulcanica fertilissima, con acqua e sole abbondanti, viene a mancare o a costare troppo.

Ci sono pure le malattie…

Si, esatto, ci sono pure le malattie. L’Ebola, che si è manifestata di nuovo nel Nord Kivu, poi il Covid-19 che c’è ancora, anche se i contagiati sono pochi; abbiamo la malaria onnipresente e micidiale (i morti di malaria – o di conseguenze di malaria – sono più numerosi che per la altre malattie). Poi vorrei aggiungere anche il problema delle strade: all’interno sono disfatte, fare i 120 km da Bukavu a Uvira richiede tanto coraggio e pazienza (quando tutto va bene, 5 ore): alcuni ponti sono crollati, bisogna trasbordare da un minibus a un altro, in tanti tratti di strada c’è solo la moto che può passare. La mancanza di strade è forse il freno più grande allo sviluppo del paese. Ma vorrei correggere l’impressione troppo negativa di queste note frettolose. La gente, nonostante la miseria, ha un coraggio formidabile e un morale altissimo: riesce a sopravvivere in condizioni che scoraggerebbero tanti occidentali. Speriamo che il prossimo governo sia capace di sfruttare questo potenziale umano, prima ricchezza del paese.

Voi missionari salesiani come operate lì esattamente? Quali attività svolgete?

Scuole professionali e tecniche, attività sociali. I salesiani sono stati chiamati a Bukavu da un missionario saveriano di Parma, padre Giovanni Querzani. Nel 2008, ha fondato una scuola professionale per dare una formazione professionale pratica a ragazzi che aveva aiutato a finire la scuola elementare in un’altra delle sue istituzioni. A Bukavu, i salesiani stanno finendo il 4° anno di questa scuola di mestieri TUWE WAFUNDI. È un centro di apprendistato informale, riconosciuto dalla Divisione degli affari sociali (DIVAS). La scuola è completamente gratuita, dato che si rivolge a ragazzi di strada o in strada che non sono mai stati a scuola o che ne sono stati cacciati, spesso molto presto, perché le loro famiglie non erano in grado di pagare le tasse scolastiche. Accogliamo ragazzi (e qualche ragazza) tra i 17 e i 22 anni: la formazione dura solo un anno, alla fine devono essere abbastanza grandi per iniziare a lavorare. A Bukavu, ci sono migliaia di bambini “a rischio di strada”: se i loro genitori non sono in grado di pagare le tasse scolastiche, vengono cacciati da scuola e la strada diventa il loro ambiente di vita. Poiché prevenire è meglio che curare, abbiamo avviato progetti di sostegno a distanza per aiutare i genitori a pagare le tasse scolastiche: quest’anno sosteniamo l’istruzione di oltre 800 bambini.

Don Piero, lei conosceva Luca Attanasio, che ricordo ha e avrà di lui?

Ricorderò la semplicità, la disponibilità al servizio, l’interesse per noi e il nostro lavoro. Posso invece dire qualcosa sul mio ultimo incontro con l’ambasciatore. Sabato 20 febbraio, Luca Attanasio è arrivato a Bukavu proveniente da Goma con lo stesso convoglio di due macchine del PAM. abbiamo partecipato insieme a un rinfresco, l’ho salutato, mi ha promesso che la prossima volta sarebbe venuto a visitare la nostra scuola di mestieri… Ci siamo lasciati, l’indomani è ripartito a Goma dove doveva incontrare la comunità italiana. Penso che il lunedì fosse diretto a visitare altri centri assistiti dal PAM a Nord di Goma. Sulla strada, è stato intercettato e ucciso.

Cosa possiamo fare noi da qui per il Congo e il suo popolo?

Dare un’informazione onesta e continua. C’è voluta la morte dell’ambasciatore perché in Italia si parli del Congo. All’Est, i morti di guerre e guerriglie sono decine tutti i giorni. Sostenere l’educazione dei ragazzi e dei giovani, vero cammino verso lo sviluppo e la pace.

La pace sarà mai possibile un giorno in Congo?

Paolo VI ha scritto: lo sviluppo è il nuovo nome della pace. Aggiungiamo: Education changes the world, è lo slogan di una ONG che ci sostiene. In questi giorni molti Congolesi, adulti e giovani, mi hanno presentato le condoglianze come “rappresentante del popolo italiano”. Abbiamo pregato insieme per le tre persone uccise e per tutte le altre vittime della violenza nel nostro paese. E abbiamo rinnovato il nostro impegno perché, attraverso l’educazione dei giovani vulnerabili, il Congo trovi la strada della giustizia e della pace.

Sito di Aci Stampa

IUSVE, quest’anno gli Open day sono virtuali

Per lo IUSVE è tempo di Open Day: pubblichiamo le indicazioni per orientarsi tra i corsi proposti dall’istituto universitario salesiano e un video di presentazione.

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Sono previste tre tornate di selezione: oltre alla presente, le cui scadenze vengono evidenziate in basso, la seconda si svolgerà da fine aprile a inizio giugno e terza è prevista da inizio luglio ai primi di settembre. Se interessati ad accedere allo IUSVE, suggeriamo di partecipare alle selezioni sin da subito. I posti a disposizione, infatti, sono a esaurimento e terminano in fretta.

Il 18 marzo 2021 alle 12.00 chiuderanno i virtual open-day.

Chi ha già visualizzato i virtual open-day ha, invece, tempo fino al 20 marzo 2021 alle 23.59 per applicare la propria candidatura seguendo le modalità in basso indicate.

Per visualizzare i virtual open-day accedi alla piattaforma, scegli l’Area/Dipartimento di tuo interesse e compila l’apposito modulo inserendo i tuoi dati personali (nominativo ed e-mail di contatto).

È necessario visualizzare per intero il video per poter proseguire successivamente con l’iter di selezione.

Per questioni di privacy, è importante e necessario registrare l’indirizzo e-mail riferibile alla persona che intende candidarsi (non quello di genitori, amici ecc.).

Il tuo indirizzo e-mail verrà utilizzato da IUSVE per ogni eventuale comunicazione inerente le selezioni. È fondamentale, quindi, monitorare regolarmente la casella di posta (anche la spam, nel caso un’e-mail finisca erroneamente tra la posta indesiderata).

Dopo aver compilato il suddetto modulo relativo ai dati personali, proseguirai con le selezioni online “standard” che si svolgeranno dal 26 febbraio dalle  ore 12am al 20 marzo 2021 fino alle ore 23.59.

Solo per i corsi di baccalaureato/laura triennale, al termine delle selezioni online “standard”, il candidato dovrà obbligatoriamente prenotare una sessione di 60 – 90 minuti in cui svolgere un ulteriore test online attitudinale seguito in live streaming da un nostro esperto. Tali sessioni sono calendarizzate nel periodo compreso dal 23 al 26 marzo 2021.

 

 

Sito di IUSVE

Festival di Sanremo, il campus dello IUSVE ospiterà il “Festival camp 2021”

Per una settimana, la settimana del Festival di Sanremo, lo IUSVE dedicherà uno spazio nel campus di Mestre al “Festival camp 2021”, un nuovo modo di far vivere la kermesse agli studenti. Lo racconta Marco Sanavio, direttore di Cube Radio.

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Per una settimana si chiamerà «Radio Reverse». E passerà al setaccio tutte le pubblicazioni social e le «riletture» delle conversazioni digitali che riguarderanno gli artisti in gara nella città dei fiori. Cube Radio, l’emittente accademica dell’Istituto universitario salesiano di Venezia e Verona (IUSVE), non potendo fa partecipare i suoi speaker al Festival della canzone italiana di Sanremo, ha scelto di far vivere ai suoi speaker un’esperienza residenziale: il «Festival camp 2021».

L’esperienza comincerà lunedì 1 marzo e finirà domenica 7. Durante tutta la settimana i giovani saranno ospiti del campus di Mestre (nel pieno rispetto delle norme di contenimento del Covid-19) e da lì andranno in onda. Dei residenti dj in erba, insomma, che realizzeranno per l’evento un’emittente temporanea (Radio Reverse appunto), che oltre a rileggere con l’aiuto di musicisti esperti (tra gli altri Tony Pagliuca storico tastierista delle Orme) e attraverso la social media analysis le serate del festival raccoglierà e pubblicherà le storie di giovani musicisti e cantanti che durante questi mesi di blocco sono riusciti comunque, grazie a creatività e solidarietà ad andare avanti (segnalazioni possibili alla mail della radio webradio@iusve.it o tramite il sito radioreverse.it ma nei giorni del Camp sarà attivo anche il canale Twich: www.twitch.tv/ cuberadio).

«Radio Reverse – spiega Marco Sanavio, direttore di Cube Radio – si propone di rileggere con sguardo analitico come i social media stanno raccontando il Festival di Sanremo ma desidera anche raccontare le storie reali e concrete di cantanti e musicisti che con determinazione e creatività hanno mantenuto viva la loro arte in questi mesi. Esprimiamo anche tutta la nostra solidarietà e vicinanza ai lavoratori del mondo dello spettacolo penalizzati pesantemente dalla pandemia».

Il momento del Festival camp coinciderà anche con un cambio al vertice della radio. Dal primo marzo la responsabile del «Progetto Sanremo» sarà Aurora Simionato che subentrerà definitivamente a Jasmine Pagliarusco a fine mese. Con loro ci saranno anche Francesco Giuglietti, Chiara Candore, Marica Padoan e Riccardo Fanigliulo con la supervisione tecnica di Valentina Amore e il contributo web di Giacomo Caprioli.

Saranno proprio loro a dare anche quest’anno il premio «Ethical champion» che anche quest’anno verrà consegnato all’artista che si sarà distinto per lo stile sobrio e l’eleganza della comunicazione, come già avvenuto in passato. Asso nella manica di questo gruppo di giovani sarà la piattaforma SocialMeter Suite di Maxfone, primo data provider europeo indipendente, con sede a Verona.

SocialMeter e la sua innovativa metodologia Data Driven forniranno a Radio Reverse gli strumenti digitali con cui monitorare e analizzare in tempo reale il Festival, le serate in programma così come le notizie online e le iniziative riguardanti Sanremo. Oltre al flusso di contenuti web, saranno monitorati anche i social network. Attraverso questo secondo canale, da un lato, l’analisi verterà sulle performance degli account ufficiali di Sanremo in termini di engagement, profilazione del pubblico e di tutte le altre metriche utilizzate per la valutazione delle campagne di social media marketing  Dall’altro lato, il lavoro permetterà di raccogliere tutti i contenuti condivisi su Twitter e Instagram, accomunati dagli hashtag dell’evento, per conoscere approfonditamente l’intero parlato sull’evento e le esperienze dei partecipanti.

«La presenza a Sanremo di Cube Radio – dice Nicola Giacopini, direttore IUSVE – testimonia quanto alla nostra università stia a cuore formare ad una comunicazione sociale ed etica che aiuti le persone, ed in particolare i giovani telespettatori, a cogliere i valori umani ed educativi presenti nei media, con sguardo aperto e anche critico, ove necessario. Già due secoli fa Don Bosco si è impegnato nella comunicazione educativa e sociale: certo con strumenti diversi, ma con la stessa finalità».

Il sito di Cube Radio
Su Avvenire

 

 

“Attanasio visitò la nostra comunità due giorni prima del tragico agguato”: la testimonianza di un missionario salesiano

Su Il Resto del Carlino è uscito un articolo dove si riporta la testimonianza di don Pietro Gavioli, missionario in Congo nella comunità visitata dall’ambasciatore Luca Attanasio due giorni prima di essere ucciso.

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FINALE EMILIA Due giorni prima di essere ucciso nel tragico agguato presso il villaggio di Kibumba, l’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio aveva fatto visita alla comunità di Bukavu, dove opera da anni padre Pietro Gavioli, missionario salesiano originario di Massa Finalese. Proprio don Gavioli ha firmato una testimonianza, pubblicata ieri sul settimanale diocesano ‘Nostro Tempo’.

«Sabato 20 febbraio Luca Attanasio è arrivato a Bukavu proveniente da Goma con lo stesso convoglio di due macchine del Pam (Programma alimentare mondiale) messe a sua disposizione dal vicedirettore nazionale del Pam Rocco Leone che lo accompagnava – ricorda don Gavioli -. Sulla strada da Goma a Bukavu (circa 170 chilometri, quasi tutti in terra battuta) si sono fermati per visitare alcune realizzazioni del Pam a favore degli sfollati. Nella Repubblica Democratica del Congo si calcola che ci siano circa 5 milioni di persone, soprattutto donne e bambini, che sono dovute scappare dalle loro terre per sfuggire ai numerosi gruppi armati». La comunità italiana di Bukavu è composta da circa 25 persone, quasi tutti religiosi o religiose: l’ambasciatore Attanasio aveva dato loro appuntamento presso la casa provinciale dei missionari saveriani. «Da quando è stato nominato ambasciatore, Luca Attanasio ha visitato i connazionali almeno una volta all’anno – aggiunge don Gavioli -. Si faceva accompagnare dal console, a disposizione di quanti dovevano rinnovare il passaporto o la patente: in questo modo, si evitava a tutti di dover affrontare un viaggio costoso a Kinshasa». Anche durante l’incontro di sabato 20, Luca Attanasio è stato molto cordiale, ha dato notizie della capitale, ha detto che anche lui e la sua famiglia erano stati toccati dal Covid, «ha fatto parlare Rocco Leone – prosegue don Gavioli – e ci ha presentato Vittorio Iacovacci, il carabiniere sua guardia del corpo». Gli italiani di Bukavu avevano preparato un piccolo rinfresco per gli ospiti, «e qui l’ho salutato: mi ha promesso di tornare per visitare anche la nostra scuola di mestieri», dice il missionario. Padre Gavioli rammenta che «nel Nord e Sud Kivu ogni anno centinaia di persone vengono uccise da gruppi armati, e a causa del clima di violenza che regna in varie regioni, circa 5 milioni e mezzo di congolesi hanno dovuto spostarsi all’interno del Paese. Speriamo che questo assassinio spinga le autorità a prendere le misure per pacificare la nostra regione e tutto l’Est
del Congo. La pacificazione verrà quando ci saranno condizioni di vita e di sviluppo per tutti». I salesiani di don Bosco, per esempio, accolgono nelle scuole professionali i ragazzi più vulnerabili «che potrebbero essere attirati da gruppi armati. Offriamo loro un mestiere e una prospettiva d’avvenire – spiega don Gavioli -. L’ambasciatore Attanasio era molto sensibile a questo aspetto, ed è stato ucciso mentre si recava a visitare opere di soccorso e di sviluppo».

Salesiani Perugia, nel 2022 i primi cento anni di presenza nella città

Su Perugia Today, a firma di Mariangela Musolino, un articolo ripercorre la storia dei salesiani a Perugia, con l’aiuto di don Wieslaw Dec, direttore dell’opera.

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Nel 2022 si compiranno i primi cento anni dall’arrivo dei salesiani a Perugia. Un vero e proprio “giubileo”, come ci spiega don Wieslaw Dec, salesiano sacerdote di origine polacca che da tre anni vive nella nostra città. “La nostra vita è fatta di ritmi, di cicli, dell’alternarsi dei giorni comuni, del tempo ordinario con i giorni di festa. Ritengo necessario celebrare i nostri anniversari, ricorrenze, giubilei e celebrare con riconoscenza la benevolenza di Dio. Per questo motivo abbiamo iniziato a pensare questo centenario con tre anni di anticipo, programmando molte iniziative per fare memoria e dimostrare gratitudine a Dio per quanto abbiamo potuto fare nella città di Perugia”.

Sono tre le parole d’ordine che i Salesiani usano per questo importante compleanno, come riporta don Wieslaw, riconoscenza, rinnovamento e ritorno ai giovani: “Siamo riconoscenti a generazioni di laici e benefattori, alle autorità civili e religiose e a tutta la famiglia salesiana che ha sostenuto questa opera. Prima ancora degli eventi che faremo, riscoprire la nostra identità di fondo con questo giubileo vuole essere un ringraziamento, che poi si esprimerà anche
attraverso eventi, celebrazioni e momenti di convivialità. Rinnovamento: vorremmo rinnovare la nostra fedeltà a Don Bosco, ma anche rinnovare noi stessi, per rispondere alle sfide dei giovani di oggi, di Perugia, anche durante la pandemia. Parliamo di un rinnovamento carismatico comunitario che coinvolge insieme salesiani i laici, ‘insieme nella missione e nella comunione’. Ritorno ai giovani: vorremmo tornare veramente ai giovani. Questo giubileo è il
mezzo per farci prossimi ai giovani, perché sentiamo di avere una grande responsabilità a Perugia ma anche verificare se la nostra presenza e le nostre attività sono al servizio dei giovani più poveri. C’è infatti una grande povertà morale, valoriale e spirituale”. Sentiamo inoltre molto forte la responsabilità di non deludere le profonde aspirazioni dei giovani.

Le tappe della presenza salesiana a Perugia Sono tre le tappe che hanno segnato il cammino della comunità salesiana nella città di Perugia. La prima è iniziata in anticipo rispetto all’arrivo a Perugia, quando nel 1915 già esisteva in città un gruppo di cooperatori salesiani molto vivace. “Hanno avuto – spiega il sacerdote – il grande merito, insieme agli ex-allievi salesiani, di aver preparato l’arrivo dei salesiani in città. Quindi già allora si respirava a Perugia l’aria di salesianità. I Salesiani Cooperatori sono il ramo laico della Famiglia Salesiana e si impegnano nella missione giovanile e popolare, in forma fraterna e associata. Sono stati da sempre presenti nell’opera salesiana con una grande qualità carismatica. Hanno molto insistito perché la presenza degli eredi di don Bosco a Perugia diventasse realtà. Altro grande lavoro è stato fatto dal gruppo degli ex allievi degli Istituti Salesiani di Gualdo Tadino e di Trevi, che si erano costituiti in associazione nel 1920. Sono stati loro ad accogliere a Perugia i primi tre salesiani il 2 ottobre 1922. Una seconda tappa è contrassegnata dall’arrivo salesiani al Collegio Penna Ricci, fino al 1958. Il Collegio ha formato spiritualmente, moralmente, umanamente e professionalmente generazioni di perugini. Grazie a loro, l’influenza salesiana a Perugia è stata molto significativa. Il terzo periodo inizia con il 1958, quando i salesiani si trasferiscono nell’attuale sede in Via Pellini. La nuova sede ospiterà la Scuola media, i campi sportivi e il Liceo.

Nel 1981, esattamente 40 anni fa, nasceva il Centro di Formazione Professionale. Gli spazi ricreativi furono completatati con una nuova palestra. La Polisportiva Don Bosco ha continuato a crescere fino a raggiungere oggi il numero di circa 350 tesserati. Dopo la chiusura della Scuola, l’Istituto è stato trasformato in Residenza Universitaria che oggi ospita, in un clima di famiglia, una trentina di studenti. I salesiani a Perugia, oggi Prosegue don Wieslaw: “Oggi abbiamo un grande desiderio di continuare ad essere presenti in mezzo ai giovani e siamo consapevoli che dovremo rimodulare la nostra proposta educativa per poterli raggiungere, ripensando le modalità e le attività. Siamo di fronte ad un mondo che in pochi mesi è cambiato completamente… Già stiamo lavorando incontrandoci con le istituzioni per capire che offerta possiamo dare alla città, soprattutto su tempo libero e sport. Ci stiamo muovendo per i nuovi progetti per continuare nel nostro servizio educativo. Questa situazione è anche un tempo favorevole per dedicare tempo ed energie a una riflessione seria sul futuro della nostra proposta educativa ai giovani della città di Perugia”.

Perugia Today

Opere Sociali Don Bosco, con il Volontariato Caritas Salesiano accoltre oltre 1.200 persone

Pubblichiamo il comunicato stampa delle Opere Sociali Don Bosco – Salesiani Sesto sulle attività dell’Associazione Volontariato Caritas Salesiani.

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Il Viaggio, come metafora della vita, tra trasformazione e cambiamento, è il titolo scelto dall’Associazione Volontariato Caritas Salesiani come titolo per il proprio Report del 2020: «Un anno che non dimenticheremo – anche se vorremmo farlo – (come scrive la Presidente Laura Amadini)». D’altra parte «nessun viaggio è senza sfide e rischi. Per mettersi in viaggio esiste comunque coraggio e prudenza, calcolo ma anche audacia» afferma don Francesco Cereda, parroco di Santa Maria Ausiliatrice e Don Bosco, nel medesimo documento. Coraggio e audacia, doti che non sono certo mancate ai numerosi volontari (circa 100, di cui 70 attivi) che con il loro impegno, la loro abnegazione e le loro competenze, hanno accolto 1.263 persone (delle quali 772 “nuove”) nell’arco dello scorso anno; 295 italiani e 968 stranieri. 

I SERVIZI EROGATI AGLI UTENTI 

Purtroppo sono numeri notevoli che, se da una parte fanno capire l’importanza del lavoro quotidianamente svolto dai volontari, dall’altra registrano la dimensione della crisi sanitaria, economica e sociale in atto. Il prendersi cura di questa emergenza da parte della Caritas dei Salesiani si manifesta attraverso un’ampia tipologia di servizi: dal trasporto per esigenze personali e sanitarie all’assistenza medica e infermieristica, dal supporto psicologico all’orientamento lavorativo e sociale, senza scordare la fornitura di preziosi quanto essenziali pacchi viveri. E in questi c’è anche il contributo attivo degli allievi delle Opere Sociali Don Bosco, che con la Caritas svolgono anche percorsi di Alternanza Scuola/Lavoro. 

LA RACCOLTA QUARESIMALE DEGLI ALLIEVI 

Come è tradizione per il tempo di Quaresima, gli allievi delle nostre scuole si cimentano in una gara di solidarietà per la raccolta di alimenti e di prodotti di prima necessità che poi, consegnati ai volontari della Caritas, saranno distribuiti ai più bisognosi. Si parte dai prodotti per bambini; poi sarà la volta dello scatolame; del riso e dell’olio; dei prodotti per la pulizia e l’igiene; e infine degli articoli per la scuola. 

I PROGETTI DEL 2020 CHE PROSEGUONO NEL 2021 

Da ricordare i progetti finanziati nello scorso anno promossi dal Volontariato Caritas Salesiani. Il Fondo Don Agostino, a ricordo del compianto parroco don Agostino Sosio, destinato a famiglie in difficoltà, che ha raccolto 9.000 euro; e il Fondo San Giuseppe, istituito dall’Arcidiocesi di Milano per far fronte alla riduzione o alla perdita del lavoro, che ha raccolto 37.800 euro. Degni di nota infine i farmaci raccolti e distribuiti per un valore di 260mila euro. Questi e altri dati sono pubblicati sul Report disponibile al sito dell’Associazione www.volcaritassal.it dove si trovano anche tutti i contatti e le informazioni utili. 

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Inaugurazione anno accademico IUSVE: al centro, l’ecologia integrale a partire dalla “Laudato si'”

Il 20 febbraio 2021, dal Campus di Venezia Mestre in streaming, si è celebrato il Dies Academicus dello Iusve per l’a.a. 2020-2021. Il prof. Michele Marchetto, Vice-Direttore Iusve alle attività accademiche e alla formazione, racconta la giornata e gli interventi che ci sono stati.

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La giornata si è svolta sotto il segno del progetto triennale che lo Iusve ha lanciato a settembre 2020, “Ecologia integrale e nuovi stili di vita”, uno sviluppo molto articolato della Laudato si’ di Papa Francesco: iniziative di ricerca scientifica e di riflessione con esperti e docenti di altre sedi universitarie, potenziamento di una rete di relazioni con istituzioni ed enti green, e azioni che testimonino il cambiamento personale e culturale richiesto dall’ecologia integrale.

Su questa linea il momento centrale della giornata, la prolusione del dott. Michele Candotti, è stata preceduta dagli interventi del Presidente Iusve e Ispettore dei Salesiani Nordest, don Igino Biffi, e dalla riflessione del Decano della Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontifica Salesiana di Roma, prof. don Mario Llanos. L’uno ha condiviso con la comunità dello Iusve, docenti, studenti, dipendenti e amici, la posizione del recente XXVIII Capitolo Generale della Congregazione Salesiana in materia di educazione ambientale; l’altro si è soffermato sulla “cura”, sollecitata dalla vulnerabilità e dalla fragilità del mondo, non solo dell’uomo.

La prolusione del Dies Academicus, dal titolo Antropocene. Il potere di distruggere e il potere di riparare, è stata tenuta dal dott. Michele Candotti, da molti anni protagonista e testimone del destino del pianeta nello scenario internazionale. Egli, infatti, è attualmente Capo Gabinetto e Direttore dell’Ufficio Esecutivo dell’Agenzia ONU per lo sviluppo (United Nations Development Programme, New York), che opera in 165 Paesi con oltre 18.000 persone sul campo, spesso in situazioni di crisi e di emergenza. Candotti ha maturato una lunga esperienza internazionale, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dapprima alla Direzione Generale allo Sviluppo della Commissione Europea, in Zambia e in Kenya, poi come Capo Gabinetto e Consigliere Principale dell’Agenzia ONU per l’Ambiente (UNEP, Nairobi), oltre ad essere stato Direttore Generale del WWF Italia per un decennio.

Il suo intervento ha mostrato tutta la complessità della riflessione ecologica, centrale nella programmazione e nell’attività accademica dello Iusve. In particolare ha messo in luce la contraddizione fra lo straordinario potere della conoscenza di cui dispone l’umanità, e la scelta consapevole di ignorarne gli esiti. Evidenti sono le responsabilità della politica e dell’economia: quattromila generazioni potrebbero vivere e morire prima che l’anidride carbonica rilasciata dall’inizio della rivoluzione industriale ad oggi venga spazzata dalla nostra atmosfera; e tuttavia i responsabili delle decisioni continuano a sovvenzionare i combustibili fossili, prolungando la nostra dipendenza dal carbonio. Nei fragili equilibri che ne derivano, l’attuale pandemia potrebbe portare l’uomo a guidare il progresso verso obiettivi di sviluppo sostenibile con una politica ambiziosa, coraggiosa nelle scelte di protezione sociale e capace di un accordo mondiale sul debito. Il nostro futuro non riguarda la scelta fra persone o alberi, fra lotta alla povertà e difesa di specie in via di estinzione. Piuttosto, ha concluso Candotti, si tratta di scegliere di fare le cose in modo diverso: scegliere se usare la conoscenza come potere di riparare, o l’ignoranza come arma di distruzione.

A seguire, il Direttore dello Iusve, prof. Don Nicola Giacopini, ha presentato la ricca relazione annuale sull’attività accademica, spaziando sui numerosi contributi delle tre Aree dei corsi di laurea, Psicologia, Pedagogia e Comunicazione ed educazione. 

Il saluto del Rappresentante degli studenti ha introdotto la consegna dei “Premi al merito” agli studenti dei Baccalaureati e della Licenza, che ha preceduto il solenne Atto Accademico finale.