La Missione in 5 PAROLE. Conversando con il Rettor Maggiore dei Salesiani

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Roma) – Parte oggi, 25 ottobre 2023, il nuovo format “In 5 parole”, che vuole snellire i videomessaggi del Rettor Maggiore, rendendoli più veloci, social e vicini ai giovani, senza snaturarne il contenuto e rendendoli piacevoli e confortanti anche per pubblici più ampi.

Ogni argomento verrà espresso nello stile di una challenge: quella di riuscire ad esprimerlo in 5 parole salienti. Il titolo riporta immediatamente l’argomento trasmettendo anche il mood del video e il tono di voce che avrà: quello della chiacchierata. Di volta in volta, una spalla fornirà al Rettor Maggiore i punti-spunti per esprimere il suo pensiero.

Il video si apre sempre con un momento brevissimo riassuntivo del cuore di ciò che il Rettor Maggiore esprimerà all’interno del video: una sorta di “pre-video” ripreso in soggettiva che serve a incuriosire, ma anche a settare immediatamente l’argomento di cui si parlerà.

La prima challenge è sul tema della MISSIONE. Sarà don Andre Delimarta, dall’Indonesia e missionario in Malesia, che proporrà al card. Ángel FERNÁNDEZ ARTIME le 5 parole per parlare di Missione: VOCAZIONE, IDENTITÀ, PREPARAZIONE, QUOTIDIANO e  MOTIVAZIONE.

La prima serie di video di “In 5 parole” è disponibile in rete dalle ore 17:00 del 25 ottobre 2023 (UTC+2). Guarda i video e dicci cosa ne pensi!

ITA

La MISSIONE in 5 PAROLE
A cura del Rettor Maggiore dei Salesiani

–        PRIMA PAROLA: VOCAZIONE: https://youtu.be/iWZ_ZKyktkM

–        SECONDA PAROLA: IDENTITA’: https://youtu.be/dmCJ6F1JSzA

–        TERZA PAROLA: PREPARAZIONE: https://youtu.be/FThOSMBua04

–        QUARTA PAROLA: QUOTIDIANO: https://youtu.be/CrnzsJ1RJvQ

–        QUINTA PAROLA: MOTIVAZIONE: https://youtu.be/84v-XIBlsSQ

Italia – Nuovi cardinali: a colloquio con il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, SDB

Dall’agenzia ANS.

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(Roma, 24 ottobre 2023) – Avrebbe avuto ottime possibilità di intraprendere con successo all’università gli studi in medicina, con una borsa di studio già predisposta per l’occasione. E nei mesi estivi – almeno per un po’ – avrebbe potuto così continuare ad aiutare il padre nella pesca nel golfo di Biscaglia davanti al villaggio asturiano di Luanco. Invece – alla fine degli studi medio-superiori – sentì il richiamo religioso, divenne salesiano… con incarichi di sempre maggiore responsabilità fino a quando nel 2014 fu scelto come decimo successore di don Giovanni Bosco, santo tra i più amati. Oggi Don Ángel Fernández Artime è anche cardinale di Santa Romana Chiesa, creato da Papa Francesco il 30 settembre scorso.  In deroga al ‘motu proprio’ del 1962 di Giovanni XXIII non è stato ancora consacrato vescovo. Si presume che lo sarà dopo che il 31 luglio 2024 avrà rassegnato le dimissioni da Rettor Maggiore per assumere l’incarico prefigurato per lui da Papa Francesco.

Avevamo incontrato Don Ángel nel dicembre 2022 grazie alla possibilità offerta a una trentina di vaticanisti di conoscere i luoghi originari del carisma salesiano a Torino e dintorni. Giorni piacevoli tra la prima neve, tante scoperte storiche e artistiche, spirituali, sociali (le opere create a beneficio dei giovani in Piemonte e in tutto il mondo), anche gastronomiche. Al penultimo giorno la ciliegina sulla torta: l’incontro sostanzioso nei tempi e nei contenuti con il Rettor Maggiore. A distanza di una decina di mesi eccoci ora qui, davanti alla stazione Termini, a via Marsala 4,2 dove attorno alla Basilica del Sacro Cuore – anch’essa, come Santa Maria Ausiliatrice a Torino-Valdocco, voluta da Don Bosco – sorge uno dei luoghi salesiani romani più famosi…

Rettor Maggiore, Eminenza, introducendo con un saluto a Lei indirizzato la celebrazione eucaristica del primo ottobre scorso nella Basilica romana e salesiana del Sacro Cuore – era per Lei la prima Messa da cardinale – don Stefano Martoglio, il suo Vicario, ha espresso tra l’altro il senso di  gioioso stupore suscitato dalla Sua nomina: “Tu, Angel, figlio di Angel e Isabel, fratello di Rocío, Figlio di Don Bosco per vocazione, chiamato al servizio della Chiesa ad un livello grandissimo di confidenza e di responsabilità”. In questa frase emerge in primo luogo la Sua famiglia…

Sono una di quelle persone per le quali le radici sono molto importanti. E io nelle mie radici porto un grande amore per la mia famiglia, con i miei genitori già in Paradiso – mia mamma da tre mesi – per la mia origine di pescatore, per il mio essere nato e cresciuto in un paesino di pescatori, per avere avuto in famiglia cinque generazioni di pescatori, per essere andato con papà in mare nei mesi di giugno, luglio, agosto, settembre da quando avevo tredici anni…

D’estate si pesca certo di più…

E’ il miglior momento dell’anno. D’inverno è molto difficile a causa del mare, il Golfo di Biscaglia. Tutto questo che ho ricordato, come può capire, è restato impresso nella mia carne e mi ha dato forma. Mi ha aiutato a crescere fisicamente, ma soprattutto ha stimolato la mia attrazione per la bellezza della natura, la mia sensibilità per il dono della vita… come quando vedevo papà rientrare la mattina dopo una nottata a pescare. Ho imparato fin da piccolo a ringraziare Dio per questi doni. La mia era una famiglia credente e mi ricordo bene che si recitava il Rosario con la nonna. Questo è stato il mio contesto originario di vita. Lo porto nel mio dna, lo porto nel sangue. Mi sento orgoglioso delle mie origini molto semplici, molto umili.

Nel saluto di don Martoglio in evidenza anche quel “Figlio di don Bosco per vocazione”…

Io non conoscevo i salesiani: sono andato a studiare da loro perché una turista ultrasettantenne che veniva d’estate a Luanco aveva sviluppato negli anni un’amicizia solida con mio padre. Un giorno – io avevo 12 anni – gli chiese che cosa pensasse del mio futuro. Papà rispose che io avrei fatto il pescatore come lui. Lei osservò che ero ben sveglio e che conosceva  dei religiosi che si occupavano dell’istruzione dei giovani. I miei genitori obiettarono allora che non sarebbero mai riusciti a pagare la retta, ma lei li rassicurò: “Vedrete che non sarà così cara!”.

Come andò a finire?

I miei genitori accettarono di rinunciare ad avermi con loro tutti i giorni… fu una grande sofferenza specie per mia mamma. Sono così andato a studiare dai salesiani, a 200 chilometri da casa.

E poi, alla fine degli studi medi, cosa successe?

Avevo ormai ben preparato l’accesso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia. Per me era già stata stabilita una borsa di studio consistente, dato che i miei erano di condizione modesta. La medicina la sentivo come vocazione… la sento un po’ anche oggi dentro di me… penso che sarei stato un buon medico di famiglia! Nel contempo però allora sentivo anche, sempre più forte, l’esigenza di chiarirmi con me stesso, perché gli anni dai salesiani mi erano piaciuti molto … apprezzavo tanto il loro lavoro con i giovani. All’ultima estate al mare condivisi con i genitori i miei pensieri, prospettando di diventare un religioso salesiano. Papà e mamma mi dissero: “Figliolo, è la tua vita. Se questo ti renderà felice, va’… non preoccuparti per noi”! Se mio padre mi avesse detto invece: “No, Angelavrò sempre bisogno di te, del tuo aiuto!”, io avrei rinunciato a diventare salesiano, avrei fatto il medico, d’estate avrei continuato ad aiutare papà. Il momento della domanda della turista e il ‘sì’ dei genitori, il momento della scelta religiosa e l’altro ‘sì’ dei genitori…. non posso non leggere nel nascere e nel concretizzarsi della mia vocazione due grandi interventi di Dio!

Parliamo del Suo stemma, che nella prima sezione dello scudo riporta una figura ben conosciuta…

La figura, molto cara a noi salesiani tanto che la portiamo nella croce che tutti indossiamo, è quella di Gesù Buon Pastore, che ritroviamo anche nelle catacombe di San Callisto. Datata agli inizi del III secolo, è presente dappertutto: negli affreschi, nei rilievi dei sarcofagi, nelle statue. Per noi il Buon Pastore incarna il dna di un salesiano. Nella seconda sezione dello scudo ecco il monogramma MA, Maria Ausiliatrice. Come don Bosco noi salesiani imploriamo sempre la sua protezione. Del resto è lei che ha fatto tutto per noi. Nella terza sezione vediamo l’ancora che per me ha un doppio significato. Da una parte sta nello scudo salesiano e vuole significare quella speranza e solidità che noi salesiani dobbiamo possedere; dall’altra l’ancora rimanda alle mie radici di pescatore, alla mia famiglia, al mio villaggio. Come ho detto, per me è qualcosa di molto importante.

Lo stemma riporta anche un motto: Sufficit tibi gratia mea

È stata una scelta del tutto personale, perché esprime come mi sento e come mi sono sentito per tutta la mia vita fino ad oggi. Come salesiano ho vissuto quello che io mai avrei scelto. Ispettore, qualche anno anche in Argentina, poi Rettor Maggiore. Vivo adesso il cardinalato in obbedienza a una decisione del Santo Padre. Come ha detto il Signore a san Paolo: “Ti basti la mia grazia”.

Nella Sua biografia troviamo come da Lei accennato anche un periodo da Ispettore in Argentina dal 2009 al 2013. Lei può facilmente immaginare la domanda connessa…

Certo, ho conosciuto Papa Francesco come Cardinale Arcivescovo a Buenos Aires negli anni 2009-2013 quand’ero Superiore dell’Ispettoria in Argentina. Mai questa conoscenza “anticipata” me la metterò come una medaglia di merito. Con l’allora arcivescovo di Buenos Aires ho avuto un rapporto come è stato il caso per tanti altri, sacerdoti e religiosi, Provinciali compresi. Per me era comunque sempre bello riceverlo ogni 24 maggio quando veniva nella Basilica di Santa Maria Ausiliatrice nel quartiere di Almagro: in quella zona avevano vissuto i suoi genitori e lì era stato battezzato.

Papa Francesco L’ha ricevuta l’11 luglio scorso, dopo l’annuncio della creazione a cardinale. Per l’occasione Lei ha rievocato così l’udienza concessa al Capitolo generale salesiano che L’aveva eletta per il prìmo mandato da Rettor Maggiore: “Santo Padre, mi permetta di ricordarle una cosa: 10 anni fa, Lei mi disse: ‘Eh, gallego, che cosa ti hanno fatto!’. Adesso sono io a dirglielo: ‘Santo Padre, che cosa mi ha fatto Lei!’.  Mi è venuta una curiosità: perché il Papa l’ha definita gallego se Lei non è della Galizia ma delle Asturie?

Il fatto è che per gli argentini ogni spagnolo è un gallego, perché le prime grandi migrazioni di spagnoli erano di galiziani… in Galizia c’era tanta fame, specie dopo la fine della Guerra civile. Un contadino con un piccolo pezzo di terra non era in grado di far vivere una famiglia con quattro o cinque figli. L’Argentina era un porto sicuro. D’altra parte in quegli anni era una potenza guidata da Juan Domingo Peron e generosamente aiutava la Spagna inviando frumento e burro. Lo sa anche che ogni italiano è chiamato tano? Perché?

…Non riesco a trovare il nome di una regione che suggerisca di usare tano

Difatti tano è il finale di un appellativo che riguarda una città: Napoli. Napoletano è troppo difficile e lungo da pronunciare… Perciò gli argentini dicono tano per ogni italiano. E l’emigrazione italiana è stata la più numerosa in Argentina. Italiani e spagnoli sono popoli che hanno sperimentato sulla propria pelle gioie e dolori, speranze e delusioni dell’emigrazione…

Al centro del carisma salesiano stanno i giovani. Dopo nove anni di Rettorato Lei ha visitato almeno 110 Paesi…)

Saranno 120 a novembre, sui 135 in cui siamo presenti.

… Dunque ha conosciuto giovani di origini diversissime. C’è qualcosa di comune a tutti i giovani nel mondo? Alla recente GMG di Lisbona è emerso questo filo rosso, caratterizzato però da una fede profonda in Gesù Cristo. Nelle loro scuole e nei loro centri professionali i salesiani ospitano giovani di ogni provenienza… secondo la Sua esperienza c’è comunque qualcosa che unisce tutti nel profondo?

Sì. Le culture sono diverse, le lingue sono diverse, gli ambienti di vita sono diversi. Se confrontiamo la vita di un giovane della Cambogia, di uno di Madrid, di un terzo, un giovane indio Shuar dell’Ecuador la differenza è enorme anche in un mondo come il nostro, che è stato definito ‘villaggio globale’.  Però, dopo quasi dieci anni di incontri in tanti Paesi, mi sono ormai convinto di una cosa: tutti i giovani del mondo, quando vedono che un adulto si avvicina con uno sguardo di amicizia, di apertura di cuore, si avvicina pensando al loro bene e per essere al loro servizio, si rivelano molto accoglienti. I giovani mai chiudono le porte. I duri siamo noi adulti, quelli che portano tante ferite di guerra nella vita siamo noi adulti… E’ vero: tanti giovani a volte si sono persi per i peccati strutturali del nostro mondo… però i giovani hanno un cuore accogliente.

Sto pensando a tanti giovani africani: perché emigrano? Non ci sono possibilità reali, concrete che possano restare nei loro Paesi per collaborare al loro sviluppo? Voi salesiani avete tante scuole e centri di formazione professionale anche in Africa… che cosa Le suggerisce la Sua esperienza? Tanti giovani seguono i pifferai magici che descrivono loro l’Europa come quell’Eldorado che spesso invece non è…

Bellissima domanda. Credo che la mia risposta sarà pure molto chiara. Parlo dapprima di noi Salesiani, che siamo presenti in quasi tutte le nazioni africane e cerchiamo di evangelizzare anche attraverso educazione e formazione. Sono delle priorità per noi. Sono stato in Africa tante volte da Ispettore…per esempio nel Senegal… Qual era e rimane la nostra intenzione? Fornire ai giovani una formazione adeguata in tre anni di studi, riuscire a dare a ciascuno uno scatolone con l’attrezzatura per poter lavorare, così che sia possibile per loro condurre una vita dignitosa, guadagnare qualche soldo, restare in contatto con la famiglia. L’abbiamo fatto e continuiamo a farlo.  Infatti sono in tanti a non essere emigrati, perché grazie a noi – e a molti altri che lavorano come noi – hanno trovato una sistemazione onorevole.

Un servizio il vostro che è stato e resta preziosissimo… però, se passiamo a un livello generale africano, la situazione è diversa…

Bisogna aiutare in modo più incisivo lo sviluppo di tanti Stati africani. Gli investimenti fatti ad esempio dall’Unione europea, dando fiumi di denaro all’uno o all’altro Paese per costruire strutture che frenino l’immigrazione – insomma campi di migranti –sono destinati al fallimento poiché gli ospiti prima o poi andranno via considerate le prevedibili condizioni di vita nel campo. Per contro l’Unione europea dovrebbe considerare con più attenzione, con maggiore serietà gli investimenti sulla formazione professionale dei giovani, finanziando la rete di chi già opera in quel campo (lo ripeto: non siamo solo noi, siamo ormai in tante istituzioni!): questo è, secondo me, un investimento che darebbe molti buoni frutti!  In sintesi: dobbiamo fare tutto il possibile perché le mafie non possano più portare per 2, 3, 5mila euro su barche artigianali persone che sono attratte dal presunto Eldorado che si chiama Europa.

Prima accennava a un’esperienza significativa, molto istruttiva, ancora in Senegal…  

Sì, torniamo al Senegal, un Paese che conosco bene. Conosco anche le sue coste e l’incredibile cultura della pesca che si registra non solo in riva al mare. Ottanta anni fa, anche quaranta, nessuno avrebbe mai pensato a una emigrazione massiccia, dato che in Senegal la pesca dava da vivere dignitosamente. In anni più recenti, tuttavia, numerose flottiglie di pescherecci esteri – purtroppo ci devo mettere anche quelli spagnoli – hanno ridotto del 70% la possibilità di pesca dei senegalesi. Certo ciò è avvenuto attraverso accordi tra governi. Però la conseguenza è che i figli dei pescatori non hanno più in molti casi la possibilità di guadagnare quel tanto che basta per una vita dignitosa. Noi europei dobbiamo prendere veramente sul serio le nostre affermazioni sull’aiuto ai popoli africani in loco per evitare le migrazioni. Gli aiuti in dollari ai governi non servono. Perché invece – e lo ripeto – non investire invece nella formazione professionale dei giovani?

Passiamo alla condizione dei giovani europei: la loro quotidianità è diversa rispetto a quella di tanti coetanei africani, ma i problemi cui sono confrontati sono pure complessi e anche drammatici. Se pensiamo alla religione, da una parte sempre più giovani europei – bombardati da messaggi culturali individualisti che indeboliscono la persona umana (di cui si riduce pure la sacralità) attraverso un allentamento delle relazioni sociali e un indebolimento dell’identità anche sessuale – stanno perdendo la fede, rifiutando esplicitamente il cristianesimo o chiudendosi in un indifferentismo molto inquietante…

Quello che ha rilevato è certamente vero, ma per avere un quadro completo della complessa condizione giovanile europea oggi, che poi può portare alla perdita della fede, c’è da aggiungere un altro elemento essenziale: dobbiamo confrontarci con giovani fragili sì, eppure in genere molto più istruiti delle generazioni precedenti o almeno potenzialmente più competenti. Parlano più lingue e sanno muoversi molto di più al di là delle proprie frontiere, sono flessibili grazie anche all’utilizzazione di nuovi strumenti preziosi di conoscenza e operativi che ai nostri tempi non esistevano. E tuttavia questa generazione di giovani porta un macigno sulle proprie spalle: il proprio futuro …

In effetti come possono programmare la propria vita se molti di loro – non per scelta propria – vivono nella precarietà?

Secondo dati che sono frutto di indagini recenti, Spagna e Italia hanno un’età media di emancipazione dalla famiglia tra 28 anni e mezzo e 32. Ma a 32 anni si è uomini o donne, non si è più catalogabili tra i giovani! Si abita ancora con i genitori, perché non si ha modo di costruirsi una vita al di fuori della famiglia. Lo dico con dolore per la mia Spagna: il 40% dei giovani spagnoli non trova lavoro. In Italia meno, ma è sempre una percentuale molto alta. Manca la stabilità che consente la formulazione di un programma esistenziale.  Certo non è una questione solo di lavoro, ma anche di senso della vita. A volte le scelte si devono fare… ma, se il futuro è incerto, si tende a rimandarle… con la conseguenza che nei giovani si sta affievolendo ad esempio il senso della maternità e della paternità. Davanti alle grandi scelte tanti giovani oggi sono titubanti, prendono tempo, perché non sanno quello che ciò potrà comportare per loro… anche il matrimonio, l’avere un figlio…

Questo dei giovani e dei loro problemi in una società fluida e contraddittoria come la nostra è un tema che meriterebbe un ancor maggiore approfondimento. Però questa intervista la dobbiamo pur concludere e allora non possiamo né vogliamo ignorare un tema che oggi ci lacera non solo per il dolore ma anche per l’apparente impossibilità concreta di ridurne l’impatto sulla quotidianità di noi tutti: il tema della guerra…

Questo tema ci fa soffrire. La penso come papa Francesco e altri che ne condividono il pensiero: stiamo vivendo una nuova Guerra mondiale, ma a pezzetti. Ho maturato nella mia vita una convinzione: nessuna guerra ha senso. Oggi se possibile ancora di più. Una volta le guerre erano più frequenti, ma paradossalmente meno pericolose. Tu trafiggevi con una spada chi ti stava di fronte, mentre adesso premi un bottone e puoi mandare un missile senza sapere chi e quanti ne ucciderai.

Nel dibattito pubblico spesso si osserva che non tutte le guerre sono uguali…

Ripeto: la guerra è assurda di per sé. Si può dibattere sulle colpe dell’uno e dell’altro, su chi ha incominciato e su chi ha reagito, sulla ferocia del fondamentalismo… ma la domanda (e constatazione) fondamentale resta una sola: quanti morti ci siamo già caricati sulle spalle in Ucraina, quanti soldati e civili ucraini e russi? E di quanti morti di ogni provenienza e di ogni età ci siamo caricati in Terrasanta con il terrorismo di Hamas e la risposta di Israele?  Quanti morti? Quanti morti? Migliaia e migliaia. Ma ricordo che già una sola vita è sacra.

Realisticamente si può nutrire la speranza che un giorno le spade saranno spezzate per farne aratri?

Mi rendo conto che tutto quanto faremo nell’investimento per la pace non sarà mai abbastanza. Dico di più: mi fa male l’assenza di una azione più ferma, più determinata, più forte per la pace da parte di tanti governi, da parte delle superpotenze, da parte degli organismi internazionali. E sul dilagare del terrorismo – anche noi salesiani ne soffriamo in primo luogo in Africa, con molte vittime – non posso che ribadire: il terrorismo non ha nessuna giustificazione, nessuna. Per concludere: dobbiamo investire molto di più non negli armamenti, ma per dare la possibilità a tutti di vivere dignitosamente nei propri Paesi di origine, in Africa e non solo. In caso contrario le migrazioni si moltiplicheranno così come i drammi umani spesso ad esse legati. Già oggi – sentivo l’altro ieri la radio spagnola – il fenomeno coinvolge giornalmente ben più di cento milioni di persone. Non c’è dunque tempo da perdere: investiamo non in missili, ma nell’educazione e nella formazione professionale dei giovani, soprattutto là dove la carenza emerge impedendo loro di programmare un futuro di stabilità.

Giuseppe Rusconi

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Italia – L’evento inaugurale della rete salesiana “Don Bosco Tech Europe”

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Roma) – Venerdì 20 ottobre 2023, a Roma, presso il Grand Hotel Palatino di via Cavour, si è tenuto l’evento inaugurale della rete salesiana “Don Bosco Tech Europe” (DB Tech Europe) che ha visto la partecipazione di oltre 100 persone e la presenza del Cardinale Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani.

La rete “DB Tech Europe” è una realtà di coordinamento e sviluppo nell’ambito della formazione professionale che racchiude al suo interno 211 Centri di Formazione Professionale in 22 Paesi collocati in Europa e nel bacino del Mediterraneo (Albania, Belgio, Bosnia-Herzegovina, Egitto, Francia, Germania, Irlanda, Israele, Italia, Libano, Kosovo, Marocco, Moldavia, Montenegro, Palestina, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Spagna, Ucraina, Ungheria) i quali contano complessivamente una popolazione scolare di 86.200 giovani e 7.085 collaboratori (docenti, formatori, personale).

La mattina è incominciata con il saluto istituzionale del presidente della rete, don Miguel Angel García Morcuende, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile salesiana, ed un suo intervento sull’originalità del rapporto di Don Bosco con il mondo del lavoro, caratterizzata dalla intenzionalità educativa che cura la totalità della persona nel giovane, dalla concezione promozionale che punta sulla abilitazione e professionalità e dalla dimensione sociale etica (la formazione dell’“onesto cittadino”).

DB Tech Europe, un’organizzazione formativa salesiana in rete, risponde ad un’istanza pedagogica umanistica, con respiro di integralità personale, orientata a vincere prospettive e vedute formative puramente didattiche, tecniche e funzionali. Don García Morcuende ha fatto notare che la formazione professionale nei nostri centri salesiani oggi è, di fatto, anche un luogo di incontro delle culture, delle confessioni religiose; più largamente, rappresenta una sfida di grandi proporzioni per la società, oltre ad essere una risposta intelligente al disagio giovanile.

A seguire, il Direttore esecutivo, dott. Piero Fabris, ha illustrato il cammino lungo dodici anni che ha portato alla creazione di questa nuova organizzazione che si propone di essere un attore di primordine per le altre reti salesiane mondiali (DB Tech Africa, Americas, Asean, India) ed un partner affidabile per istituzioni pubbliche, private e per le aziende su molti temi relativi la formazione professionale; ad esempio: opportunità di lavoro per i giovani e gli adulti più vulnerabili, riqualificazione professionale, tirocini esteri, programmi “Erasmus+” e programmi “Horizon” per innovazione e digitalizzazione.

Dopo un momento di scambio fra le aziende e i responsabili dei progetti nell’ambito dell’Unione Europea provenienti da molti Centri di Formazione Professionali (CFP) salesiani e dalle istituzioni europee presenti all’evento, c’è stata la relazione conclusiva del Rettor Maggiore e neo-cardinale, Don Ángel Fernández Artime, che ha posto l’accento su come le sinergie internazionali siano fondamentali per avere dei centri di formazione che provvedano ad accompagnare giovani più bisognosi verso un futuro segnato nel solco cristiano del lavoro e nell’onestà.

Il Rettor Maggiore ha aggiunto anche che in un mondo dove sempre più spesso gli oggetti sostituiscono i valori famigliari ed etici, i salesiani continuano a rinnovarsi pur rimanendo saldi nella loro identità e tradizione, che li vede impegnati nel rimanere sempre al fianco dei giovani ed impegnati ad aiutarli a scoprire i loro sogni e a realizzarli.

Infine, ha concluso il suo intervento con un richiamo ad alcune esperienze di successo dei CFP salesiani nei contesti africani e ha ribadito l’importanza di accompagnare i giovani europei con la presenza e la testimonianza degli educatori.

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Nominati i nuovi membri del Comitato Esecutivo del VIS

Pubblichiamo il comunicato del VIS sulla nomina di due nuovi membri del Comitato Esecutivo.

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Si è svolta oggi pomeriggio l’assemblea dei soci del VIS, Missioni Don Bosco, Fondazione Don Bosco nel Mondo e CNOS, che hanno nominato i due nuovi membri del Comitato Esecutivo, organo che ne cura l’amministrazione ordinaria e straordinaria. A comporre il board del VIS saranno don Luca Barone della direzione generale della Congregazione, e don Daniel Antúnez, presidente di Missioni Don Bosco, che assume la carica di tesoriere.

La decisione è nata in seguito alle dimissioni di Giampietro Pettenon, che dopo una lunga esperienza nel board del VIS ha assunto un nuovo incarico nell’opera salesiana di Udine. L’altro componente del Comitato esecutivo dimessosi è don Giordano Piccinotti, nominato da papa Francesco presidente dell’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica (Apsa). A entrambi tutto il VIS esprime gratitudine per il percorso condiviso e l’augurio di buon lavoro per i nuovi incarichi.

I due nuovi componenti del CE si uniscono alla squadra già composta dalla presidente Michela Vallarino, Marco Faggioli e Francesco Mele (entrambi vice presidenti, quest’ultimo nominato dall’Assemblea dei Partecipanti), Jennifer Avakian e Stefano Di Maria.

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Il sistema ITS per il rilancio di tutta la filiera professionale: seminario sulle politiche della Formazione Professionale e del lavoro

Pubblichiamo il comunicato stampa del CNOS-FAP.

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Per il 4° anno l’Osservatorio Digitale promosso dal CNOS-FAP (Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione Aggiornamento Professionale) con PTSCLAS fornisce un interessante spaccato di come le Regioni e le Province Autonome destinano le risorse finanziarie per le Politiche Attive del Lavoro e per la Formazione Professionale, da cui percepire l’evoluzione del Paese, le sensibilità culturali che cambiano e l’influsso stringente dell’attualità che condizionano la vita dei cittadini, l’economia del Paese e le strategie politiche.

Il report presenta i finanziamenti del 2022, anno in cui si evidenziano i primi segnali degli effetti del PNRR. Al tempo stesso la quotidianità di questi giorni sta introducendo cambiamenti significativi che si interconnettono al sistema dell’Istruzione e della filiera professionalizzante: gli attesi decreti attuativi della riforma degli ITS Academy e lo schema di DDL di istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale, approvato dal CdM il 18 settembre 2023.

L’incontro Seminario sulle Politiche della formazione professionale e del lavoro. Il Sistema ITS per il rilancio di tutta la filiera professionale, che avrà luogo il prossimo 8 novembre dalle 9.30 alle 13.00 a Roma, a Palazzo Giustiniani in via della Dogana Vecchia, 29 presso la sala Zuccari, sarà l’occasione per riflettere sulle scelte politiche delle Regioni e sulle riforme annunciate.

Interverranno: il Senatore Matteo Gelmetti, il neo Direttore Generale CNOS-FAP Giuliano Giacomazzi, Mattia Dolci e Sara Frontini di PTS, gli Assessori del Piemonte, Toscana, Lazio, i rappresentanti di Lombardia, Marche e Calabria, Emmanuele Crispolti di INAPP, il Presidente Temussi di ANPAL Servizi, il Presidente dell’Associazione Rete Fondazione ITS Italia Torrielli e rappresentanti qualificati del mondo delle imprese e delle istituzioni formative. A chiudere l’incontro le considerazioni della Presidente di FORMA, Paola Vacchina.

Italia – Inaugurazione della mostra: “Immagini di un mondo scomparso. Don Alberto De Agostini. L’uomo, la natura, l’arte, la scienza”

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Torino) – Dal 24 ottobre al 24 dicembre 2023 il Museo Casa Don Bosco di Torino-Valdocco ospiterà la mostra itinerante “Immagini di un mondo scomparso. Don Alberto De Agostini. L’uomo, la natura, l’arte, la scienza”, curata dal prof. don Francesco Motto, SDB, dell’Istituto Storico Salesiano di Roma, e dal prof. Nicola Bottiglieri, dell’Università degli Studi di Cassino. L’evento inaugurale della mostra si terrà il 24 ottobre 2023 presso lo stesso museo e vedrà la partecipazione anche del Rettor Maggiore dei Salesiani di Don Bosco, Don Ángel Fernández Artime.

L’atto comprenderà due momenti: dapprima la presentazione del volume Don Alberto Maria De Agostini, l’ultimo esploratore della “fine del mondo” (Roma: LAS, 2023) a cura di Francesco Motto; e a seguire l’inaugurazione vera e propria della mostra temporanea, con il taglio del nastro inaugurale che verrà realizzato dal X Successore di Don Bosco, Card. Á.F. Artime

Il programma, coordinato dal promotore del convegno, prof. Bottiglieri, inizierà dunque alle ore 15:30 con la presentazione del volume a cura di don Motto e intitolato Don Alberto Maria De Agostini, l’ultimo esploratore della “fine del mondo” (Roma, LAS, 2023). I lavori saranno introdotti da don Mike Pace, Coordinatore delle Visite del Museo Casa Don Bosco, e dopo il saluto del Sindaco di Pollone (Biella), prenderanno la parola il prof. Silvano Oni, docente dell’Università Pontificia Salesiana (UPS), sede di Torino; la dott.ssa Daniela Berta, Direttrice del Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” del Club Alpino Italiano (CAI) di Torino; e il sig. Giuliano Maresi, alpinista e istruttore della Scuola di roccia dei “Ragni di Lecco”. Saranno presenti anche il curatore del convegno e del volume, il prof. don Francesco Motto, SDB, e la dott.ssa Ana Martín García, Coordinatrice Generale del Museo Casa Don Bosco.

La mostra in procinto di essere svelata presso il Museo Casa Don Bosco presenta la figura di don Alberto Maria De Agostini (Pollone 2 novembre 1883-Torino 25 dicembre 1960) salesiano, sacerdote, missionario, esploratore, alpinista, geografo cartografo e fotografo già al centro di un convegno internazionale di studio tenuto presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma (dal 25 al 27 aprile 2022) curato dall’Istituto Storico Salesiano in collaborazione con un comitato scientifico internazionale.

La mostra temporanea ospitata all’interno del Museo Casa Don Bosco è itinerante. La prima sede ufficiale è stata presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma (25 aprile 2022) nell’ambito del convegno internazionale di studio dedicato a don de Agostini, e l’itinerario è iniziato da Padova, dove è stata esposta durante il convegno del CUIA (dal 17 al 18 novembre 2022) presso la Università di Padova. Dopo il Museo sarà poi allestita sia presso la sede della Società Geografica Italiana di Roma (gennaio-febbraio 2024), sia a Lecco dai “Ragni di Lecco” (marzo-aprile 2024).

L’arco temporale della mostra, dal 24 ottobre al 24 dicembre 2023, coincide con la ricorrenza del primo invio missionario salesiano, con destinazione l’Argentina e la Patagonia (11 novembre 1875); concorda con il percorso missionario dell’Animazione Missionaria Salesiana dell’edizione 2023- 2024 (che inizia il 29 ottobre 2023); apre la serie di iniziative internazionali di preparazione del 150° delle missioni salesiane (2025); e chiuderà un giorno prima del 63° anniversario della morte di don De Agostini.

Come attività legata alla mostra ci sarà la proiezione con ingresso gratuito, il sabato 28 ottobre alle ore 17:00, del film Terre Magellaniche (100’ – 1933) di don Alberto Maria De Agostini, nella sala Don Bosco di Valdocco.

Per ulteriori informazioni, visitare il sito, www.museocasadonbosco.it

Italia – Inaugurazione della mostra: “Immagini di un mondo scomparso. Don Alberto De Agostini. L’uomo, la natura, l’arte, la scienza”

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“Signore, il tuo amore è per sempre”: professioni perpetue in Sicilia e a Conegliano

“Signore, il tuo amore è per sempre” questo il claim scelto dai giovani salesiani che lo scorso 14 ottobre hanno emesso la loro Professione Perpetua trai Salesiani di Don Bosco, nella casa salesiana di San Matteo nel quartiere Giostra di Messina.

Durante la Celebrazione Eucaristica, presieduta da don Giovanni D’Andrea, Ispettore dei Salesiani di Sicilia, hanno detto il loro si per sempre cinque salesiani tre siciliani e due provenienti dall’Angola.

Si tratta di Danilo Finocchiaro (ISI), Oliver Makoroka (AGL), Privat Nizeyimana (AGL), Giuseppe Priolo (ISI) e Alessio Tavilla (ISI).

“Il per sempre – ha sottolineato l’Ispettore nell’omelia – è una parola che potrebbe far tremare i polsi, perché viviamo in una società che è a tempo, precaria e sospesa. Questa espressione “per sempre” fa tremare se noi non ci affidiamo a Gesù Cristo, perché come ci ricorda San Paolo è in Lui che possiamo fare tutto. La professione religiosa verrà proclamata con le parole e con la bocca, ma quello che proclamiamo va poi verificato, concretizzato e vissuto con con la vita”.

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Conegliano, Italia – ottobre 2023 – Domenica 15 ottobre, a Conegliano, due giovani consacrati hanno detto il loro “Sì, per sempre”: Marco Canciani, Salesiano di Don Bosco, residente nell’opera salesiana di San Donà di Piave e studente di Teologia presso il “Laurentianum” di Venezia; e suor Giada Gazziola, attualmente residente nella Comunità delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Conegliano. I due giovani hanno emesso la loro Professione Perpetua all’interno di una Celebrazione Eucaristica presieduta da don Igino Biffi, Superiore dell’Ispettoria salesiana dell’Italia Nord Est (INE), e alla presenza dell’Ispettrice FMA, suor Antonella Franchini.

Italia – Professione perpetua di due giovani consacrati: Marco Canciani, SDB, e Giada Gazziola, FMA

Guerra in Medioriente: l’appello di don Alejandro Leon, ispettore del MOR, per la pace

“Voglio ringraziare di cuore tutti gli amici della Famiglia Salesiana e i giovani del MGS soprattutto per la vostra preghiera”: don Alejandro Leon, ispettore del MOR, attraverso un video rivolge un appello e un ringraziamento alla Famiglia Salesiana, ai giovani del MGS per la vicinanza e la preghiera di questi giorni.
“La nostra è in una situazione di tensione ma vi sentiamo vicini: affidiamoci a Don Bosco e a Maria Ausiliatrice perché possa arrivare presto la pace”.

 

Sesto, l’istituto Salesiani Don Bosco è la prima scuola con certificazione ‘Give’

Da Sesto Notizie.

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L’istituto Salesiani ‘Don Bosco’ di Sesto San Giovanni è la prima scuola d’Italia certificata Grohe Installer Vocational Training and Education (Give), il programma con cui il brand leader nel settore idrosanitario promuove a livello internazionale la formazione della nuova generazione di idraulici. Creando un ambiente in cui gli studenti possono beneficiare della vasta esperienza dell’azienda, Give supporta gli istituti tecnici nella creazione di un approccio uniforme con attrezzature e materiale didattico all’avanguardia per promuovere una formazione altamente qualificante.

Dopo essere stato tappa delle prime due edizioni del Give Truck Tour, la versione itinerante del progetto che dal 2022 arriva negli istituti professionali d’Italia a bordo di un truck equipaggiato per un totale a oggi di oltre 800 studenti coinvolti, la scuola professionale di Sesto San Giovanni ha deciso di ampliare la propria offerta didattica, integrando Give nel programma scolastico.

Grazie alla rinnovata collaborazione con Grohe, gli aspiranti idraulici del Don Bosco possono ora contare su un’aula tecnica completamente attrezzata per il training pratico oltre a corsi teorici suddivisi in due sessioni e tenuti dai tecnici formatori Grohe, che accompagneranno gli studenti fino alla fine dell’anno. Al termine del calendario scolastico è previsto un esame, che stabilirà nuovi standard di settore.

Massimiliano Boracchi, referente settore elettrico-energia dell’istituto Salesiano Don Bosco di Sesto San Giovanni, ha commentato: «La proficua collaborazione con Grohe in questi anni ci ha portato a essere la prima scuola in Italia certificata Give: un tragurado importante che ci permette di aumentare ulteriormente la qualità dei nostri percorsi per la formazione dei ragazzi, che saranno gli installatori professionisti del futuro».

Stefano Tarabbia, responsabile servizio tecnico e formazione Italia Grohe, ha dichiarato: «Siamo entusiasti di questo nuovo percorso formativo, fiduciosi di poter offrire agli studenti un’esperienza educativa arricchita e all’avanguardia, in grado di prepararli a diventare idraulici esperti e a guidarli ulteriormente nella loro carriera. Con il progetto GIVE vogliamo essere parte attiva nel settore, offrendo stimoli per promuovere la professione. L’istituto di Sesto San Giovanni è la prima tappa in Italia di questo grande progetto e stiamo già lavorando affinché ne segua presto una seconda».

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Ufficio Animazione Missionaria, preghiera e affidamento della Terra Santa

Dall’Ufficio Animazione Missionaria dei Salesiani in Italia.

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Carissimi,
in queste ore stiamo seguendo con attenzione le notizie che giungono dalla Terra Santa, notizie che ci presentano delle immagini che non vorremmo mai vedere.

Il pensiero va anche e soprattutto alle nostre Comunità dell’Ispettoria MOR presenti in Terra Santa e a tutti i nostri confratelli, laici e giovani ai quali, attraverso queste parole, vogliamo farci vicini per mostrare loro tutto il nostro sostegno e vicinanza. Come sappiamo, all’interno della strutturazione regionale, la Regione Mediterranea è stata istituita nel 2014 e l’Ispettoria MOR, che ne fa parte, è stata definita la sua “Frontiera Missionaria”. Con il Progetto MOR da quasi dieci anni siamo vicini a questa ispettoria attraverso vari progetti di sostegno economico e di condivisione della missione anche con i giovani. Questo è il momento di farci ancora più presenti con la preghiera.

Esprimo la mia vicinanza alle famiglie delle vittime, prego per loro e per tutti coloro che stanno vivendo ore di terrore e di angoscia. Gli attacchi e le armi si fermino, per favore!, e si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione, ma solo alla  morte e alla sofferenza di tanti innocenti. “La guerra è una sconfitta: ogni guerra è una sconfitta! Preghiamo perché ci sia pace in Israele e in Palestina!”.

Sono le parole e l’esortazione rivolta ai fedeli da Papa Francesco al termine dell’Angelus dell’8 ottobre, in piazza San Pietro.

Come Ufficio Nazionale di Animazione Missionaria sentiamo quindi l’urgenza di proporre un appuntamento di preghiera comunitaria per chiedere insieme il dono della Pace, preghiera che vogliamo risuoni in tutti i nostri ambienti educativi come un’unica voce per questo conflitto e per le altre guerre in atto, in particolare in Ucraina. Invitiamo quindi le Comunità SDB di Italia a unirsi  nella giornata di mercoledì 11, memoria di San Giovanni XXIII, per invocare di nuovo insieme “Pacem in Terris”, celebrando l’Eucarestia con il Formulario “Per la pace e la giustizia” o “In tempo di guerra o di disordini”. A conclusione della Messa, esortiamo a invocare il dono la Pace con il testo della preghiera per la Pace che Papa Francesco ha già utilizzato in altre occasioni.

A Maria Regina della Palestina, venerata presso il Santuario dedicato a Deir Rafat, salga la nostra supplica e la richiesta di intercessione per il dono della Pace.

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