Salesiani per il Sociale: incontro territoriale a Torino

Nella mattinata di lunedì 23 gennaio 2023 ha avuto luogo il terzo incontro territoriale del processo di partecipazione dal basso nella sede di Torino, con la presenza di circa 60 persone.

Dopo il saluto di benvenuto di don Alberto Goia – Delegato di Pastorale Giovanile, è intervenuto don Rafael Bejarano – Referente per le Opere Sociali nel Settore della Pastorale Giovanile, illustrando le linee del Congresso Internazionale delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani ed evidenziando l’importanza di avviare un cammino insieme.

Successivamente, il Presidente di Salesiani per il Sociale don Francesco Preite, sottolineando la forte attenzione al sociale emersa nello scenario attuale, ha presentato il processo di partecipazione dal basso per costruire insieme il documento programmatico di Salesiani per il Sociale 2023-2026 e ne ha richiamato i tre principali strumenti di animazione e partecipazione messi a disposizione: gli incontri territoriali, la piattaforma digitale e i tavoli nazionali per lanciare nuovi stimoli e idee.

Renato Cursi – Direttore Generale di Salesiani per il Sociale ha poi posto l’accento su tre parole cruciali: partecipazione, internazionalizzazione e cura, aggiungendo a queste la parola “grazie”.

Isabella Cordisco ha approfondito la spiegazione del processo di partecipazione dal basso dal punto di vista metodologico e contenutistico, ricordando che l’obiettivo ultimo di tutto il processo è quello di trasformare un libro soci in una rete di relazioni concrete: si tratta di motivarci con un’appartenenza sempre più viva e sentita a “organizzare la speranza”.

Vitandrea Marzano ha infine illustrato lo strumento della piattaforma di partecipazione digitale organizzarelasperanza.net, invitando tutti a proporre e condividere idee e contributi sulle cinque aree di sfida della missione salesiana.

In seguito, è stato dedicato spazio a un lavoro in gruppi, durante il quale i partecipanti all’incontro hanno dialogato e si sono confrontati sulle cinque aree di sfida. Il lavoro, presentato da Riccardo Mariani e condotto attraverso la metodologia del world café, ha visto la partecipazione attiva e il coinvolgimento vivo di tutti i presenti.

Al termine dei lavori, si è svolto un momento di restituzione in plenaria degli spunti emersi nei vari tavoli di lavoro, da cui è scaturita una coralità di interessanti sollecitazioni e idee da portare all’attenzione.

In particolare, tra le proposte avanzate si evidenziano:

  • Dedicare tempo e spazio ad approfondire l’identità sia dell’OLP sia del volontario del Servizio Civile
  • Supportare gli OLP nel riconoscere il proprio ruolo
  • Aiutare gli OLP nella capacità di ascolto dei ragazzi e di orientamento durante il servizio, sulla base delle abilità e risorse di ciascun giovane
  • Nella formazione degli OLP approfondire tematiche specifiche, anche pedagogiche, al fine di affrontare al meglio le sfide e disporre di strumenti adeguati
  • Rafforzare il ruolo della comunicazione sociale
  • Creare maggiori occasioni di scambio formativo tra le case salesiane
  • Promuovere, oltre alla formazione, anche una condivisione di tempo, esperienze ed eventi
  • Conoscere maggiormente le esperienze altrui per creare più comunicazione
  • Fare una mappatura dei territori per leggere le povertà e i bisogni
  • Aiutare le comunità ad essere comunità
  • Mettersi insieme alle istituzioni per essere comunità territoriali
  • Promuovere un maggior scambio e diffusione di esperienze realizzate
  • Utilizzare la piattaforma come strumento permanente per poter condividere esperienze, progetti, buone pratiche e servizi attivati
  • Interrogarsi su cosa stiamo facendo per i più poveri, ricordandosi questa priorità e rimettendo al centro momenti di ripensamento progettuale
  • Condividere buone prassi sull’accoglienza e sull’integrazione dei migranti, favorire qui una riflessione più globale e collaborare con le istituzioni promuovendo un dialogo continuo
  • Sul fronte dei giovani neet agire in un’ottica preventiva, promuovere una presa in carico integrale, aiutarli a sperimentare esperienze di vita comunitarie per riattivarli e creare un’alleanza con le famiglie

In conclusione, Don Francesco Preite ha consegnato un’ultima immagine attraverso le parole di Don Bosco:

“Una funicella da sola fa ben poco, tante funicelle insieme formano una fune grossa e robusta”

e ha ribadito che è fondamentale confrontarsi e mettersi insieme per continuare ad andare, insieme, verso un futuro da costruire.

Salesiani per il Sociale, due webinar per conoscere il Servizio Civile all’estero

Salesiani per il Sociale APS organizza due webinar per fa conoscere l’esperienza del Servizio Civile all’estero. Con il bando 2022, per l’esperienza all’estero ci sono 76 posti a disposizione per 9 progetti da svolgere in questi paesi: Albania, Spagna, Ghana, Angola, Senegal, Namibia e Brasile. Il Servizio civile all’estero, oltre alla retribuzione base del SCU, offre una indennità giornaliera e il rimborso di vitto e alloggio.

“Un anno di servizio civile in Albania, Spagna, Ghana, Angola, Senegal, Namibia e Brasile con i salesiani significa essere accolti in un clima di famiglia e di amicizia nelle nostre case salesiane ed avere la possibilità di crescere insieme nel servizio educativo ai più piccoli nel cortile di un Oratorio. Costruiamo così una società più accogliente, più inclusiva ed soprattutto in pace”, dice don Francesco Preite, presidente nazionale di Salesiani per il Sociale.

I due webinar si svolgeranno in queste date per dare informazioni sulla candidatura, progetti, sedi, SCU in generale:

24/01/2023
ore 11.30-12.30
07/02/2023
ore 11.30-12.30
Per iscriversi,  inviare un’email a scu.estero@salesianiperilsociale.it

Corriere della Sera – Buone Notizie: “Da Kabul a Roma senza ritorno Il futuro di Negin è la laurea”

Il Corriere Buone Notizie ha pubblicato la storia di Negin A, giovane afghana arrivata in Italia grazie alla Rete di solidarietà di cui fa parte Salesiani per il Sociale.

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Negin A. ricorda bene quella mattina di quindici mesi fa a Kabul, a casa sua: «Era un giorno come un altro, da settimane tutti ci interrogavamo – Entrano o non entrano? – ma nessuno voleva pensare al peggio, anche se dopo la conquista di Herat avevamo pianto. Poi, a partire dalle 11 di quella mattina di metà agosto del 2021 ci siamo ritrovati con i talebani di nuovo sotto casa, all’università, negli uffici, nelle strade. Ovunque…». Da quel giorno per l’allora 19enne studentessa di Informatica è iniziato un viaggio verso l’ignoto durato più di un anno. Una vita azzerata, quella di Negin, che ora, a migliaia di chilometri di distanza, tenta di ricostruire assieme alla madre Razia, cacciata dal suo posto di giornalista a Tanandon Tv, al padre Reza, architetto, licenziato dal ministero delle Infrastrutture, al fratello Moahmmad Eshan e alla sorellina Mathab. Negin ora sorride e dice di avere fiducia nel futuro, stringendo forte la mano di don Pejo, un salesiano forte come una roccia dei Balcani che, grazie alla generosità della sua comunità, la ospita insieme con tutta la famiglia alle porte di Roma in una Casa circondata da alberi di mandarino e da palme. «Il viaggio è stato lungo – racconta in inglese fluente – prima in autobus fino a Herat, poi in auto verso il confine con l’Iran e infine nella città iraniana di Qom, dove abbiamo atteso il visto per l’Italia».

La fuga da Kabul della famiglia di Negin è stata resa possibile grazie ai loro risparmi e a una incredibile, quanto discreta, rete di solidarietà coordinata da una giornalista italiana, Maria Grazia Mazzola, e dai «Salesiani per il sociale» che in questi mesi hanno portato a buon fine il trasferimento in Italia di una settantina di cittadini afghani perseguitati dai talebani. A pochi chilometri dal centro di Roma, nella Casa dei Salesiani ci si prepara a celebrare il Natale anche con la famiglia di Negim (che prima di Capodanno potrà incontrare alcuni parenti ospiti di  altre Case). Anche questa famiglia hazara fuggita da Kabul ha trovato il calore che in passato ha permesso ad altre persone di ricominciare a ricucire la tela di una vita lacerata dall’odio e dalla violenza. Qui, in un appartamento che si affaccia su un prato verdissimo, Negin ha potuto anche riprendere il suo percorso di studi: «Prima di partire da Kabul – racconta – ho implorato un impiegato della mia Università di consegnarmi la scheda con gli esami che avevo sostenuto». E ora, con quel pezzo di carta preziosissimo, la studentessa che frequentava Informatica a Kabul, grazie a un fortunato passaparola, ha potuto chiedere di accedere alle borse di studio che la Luiss riserva ai rifugiati. E a febbraio ha già un appuntamento con il primo esame alla facoltà di Economia in inglese di viale Romania. «Le ultime immagini dell’Afghanistan sono quelle dei talebani che ti controllano all’ingresso dell’Università per vedere se nascondi un paio di jeans nella borsa. Loro le donne le trattano così: non devono studiare, non devono lavorare, non devono indossare i pantaloni, devono sempre essere accompagnate da un uomo in certi luoghi…», chiosa la studentessa, che, per rendere bene l’idea del clima di Kabul, mostra sul telefonino l’immagine di un presentatore tv che va in onda con addosso due cartuccere cariche di proiettili di grosso calibro: «Le armi sono ovunque e di recente un leader talebano ha detto che la promozione degli ufficiali dipenderà dal numero di bombe che riusciranno a far esplodere».

La scorsa estate il primo impatto con Roma è stato un misto di delusione e di stupore: «Non sapevamo nulla di questo Paese, pensavo di trovare tanti grattaceli – ricorda adesso – e invece ovunque ci sono splendidi edifici storici che sono la gioia di mio padre architetto». Gli italiani? «Simpatici. Ma sono logorroici, parlano molto e per questo mi sto impegnando, grazie al Centro Astalli, per imparare bene la vostra lingua». Per Negin è tutto nuovo: andare in giro da sola per la città, conoscere altri studenti, scambiarsi il numero di telefono con una coetanea conosciuta per caso. Ogni novità alimenta la sua voglia di vivere. Però sa anche che la strada è in salita: «Se sei un rifugiato devi mettere nel conto che la polizia ti fermerà mille volte per i controlli». E quando le si chiede qual è stato l’impatto con la burocrazia italiana esita prima di rispondere: «Ogni Paese ha i suoi problemi…». Ma poi bilancia praticamente subito: «Qui c’è la democrazia, la libertà, la possibilità di andare in giro vestita come ti pare, di fare quello che vuoi». A proposito di desideri, come vede il suo futuro la studentessa di Kabul che ora studierà alla Luiss? «La laurea è il traguardo più importante. Ma spero anche che i miei genitori trovino presto un lavoro perché non si può vivere dignitosamente senza». Poi, prima del congedo, tornando con il pensiero agli ultimi mesi trascorsi a Kabul, il sorriso di Nagin mostra un’incrinatura: «Certo che quella non era una vita normale. Ma era pur sempre il mio Paese, lì c’era la nostra casa, c’erano i nostri amici. Poi quasi tutti sono andati via, lasciandosi alle spalle una vita intera. Come noi…».

“I sorrisi di Banca Reale”: Banca Reale in sostegno dei bambini ucraini accolti da Salesiani per il Sociale

Per contribuire concretamente ai bisogni delle famiglie ucraine colpite dall’emergenza umanitaria, in occasione del Natale, Banca Reale desidera offrire il proprio sostegno ai 300 bambini ucraini accolti dai Salesiani per il Sociale. Con l’iniziativa “I Sorrisi di Banca Reale”, tutti i dipendenti della banca hanno scelto di rinunciare alla loro tradizionale strenna natalizia devolvendo la cifra ricavata all’organizzazione no profit guidata dal Presidente Don Francesco Preite.

L’obiettivo dell’iniziativa è quello di fornire un contributo al supporto scolastico e psicologico dei bambini e dei ragazzi ucraini che, una volta inseriti nelle scuole italiane hanno necessità di ricevere un vero e proprio sostegno.

I Sorrisi di Banca Reale” si inserisce in un percorso di azioni intraprese da Reale Group che, da marzo 2022, ha agevolato una rete di sostegno virtuosa a favore della popolazione ucraina colpita duramente dalla violenza della guerra. Fin dall’inizio del conflitto, Reale Foundation, la fondazione corporate di Reale Group, ha affiancato diversi enti benefici, quali l’Ospedale Infantile Regina Margherita, CasaOz, Sermig, UGI, Adisco Sezione Piemonte – in collaborazione con la Regione Piemonte – per fornire una risposta pronta e immediata ai bisogni delle famiglie colpite da questa grave emergenza umanitaria.

Quest’anno i bambini ucraini hanno vissuto gli orrori della guerra e sono stati spettatori innocenti della brutalità del conflitto – ha dichiarato Giuseppe Pollio Direttore Chief Operating Officer di Banca Reale – Proprio per questo i dipendenti di Banca Reale desiderano dimostrare calore e vicinanza ai piccoli profughi ucraini e alle loro famiglie, accolte dai Salesiani per il Sociale, attraverso un gesto simbolico che speriamo possa facilitare la loro integrazione. La scelta di offrire un supporto scolastico e psicologico ai bambini,  colloca la nostra iniziativa in un percorso più ampio, che non guarda al presente bensì al futuro: crediamo che l’istruzione sia un veicolo d’inclusione ed equità sociale, che permette ad ogni persona di gettare delle solide basi per costruire il proprio domani”.

“L’emergenza Ucraina, passata l’ondata emotiva della prima ora, non ha cessato di esistere. Nei primi mesi abbiamo spalancato le porte delle case salesiane ed accolto chi fuggiva dall’orrore della guerra, specialmente famiglie, mamme con bambini di ogni età – dichiara don Francesco Preite, presidente nazionale di Salesiani per il Sociale APS -. L’integrazione sociale, scolastica, culturale nonché l’assistenza medica, richiedono un costante sostegno. Per questo a nome di tutta la rete di Salesiani per il Sociale ringrazio Banca Reale e tutti i suoi dipendenti: il loro gesto generoso darà un contributo al percorso di sostegno messo in piedi per accogliere e accompagnare questi nostri fratelli e sorelle in difficoltà. Nello stesso tempo invochiamo la pace in Ucraina”. 

Organizzare la Speranza: incontro territoriale ad Ancona

Nella mattinata di mercoledì 7 dicembre 2022 si è tenuto il secondo incontro territoriale del processo di partecipazione dal basso nella sede di Ancona, con la presenza di quattro realtà delle Marche e dell’Abruzzo (Ancona, Monsano, Ortona e Macerata).

Ad introdurre l’incontro don Emanuele De Maria – Coordinatore del Comitato Salesiani per il Sociale Italia Centrale, il quale ha posto l’accento sul carisma salesiano e in particolare sull’attenzione ai giovani poveri.

In seguito, è intervenuto il Presidente di Salesiani per il Sociale don Francesco Preite, presentando il processo di partecipazione dal basso per costruire insieme il documento programmatico di animazione di Salesiani per il Sociale 2023-2026 e i diversi strumenti messi a disposizione per partecipare alla costruzione della vita associativa.

Ricordando poi che abbiamo tutti un obiettivo comune, don Francesco Preite ha sottolineato che è importante mettersi insieme e coordinarsi per dare a ciò che avviene a livello locale un respiro più ampio, affermando:

“Abbiamo ipotizzato un processo di ascolto attento e operativo che producesse proposte per dirci chi siamo e cosa facciamo e anche per raccogliere proposte per il documento programmatico che stiamo cercando di scrivere e costruire insieme. Abbiamo 3 attenzioni forti: spinta verso il sociale molto forte, lettera del Rettor Maggiore, riforma del terzo settore. Perché il processo dal basso? Un’associazione è tale se mette al centro la base. La base è importante per dare profondità e sogni alla nostra realtà di Salesiani per il Sociale. Il processo partecipativo è tale se è ampio. Vi sono diversi strumenti a disposizione: lo strumento della piattaforma offre la possibilità a tutti, anche a chi non poteva essere presente agli incontri, di intervenire ed esprimersi; poi ci sono i tavoli nazionali relativi alle nostre tematiche d’intervento. Vi sono quindi varie possibilità per partecipare alla costruzione della nostra vita associativa. Siamo come le matrioske: ci sono dei livelli che sono uno dentro l’altro come i livelli concentrici, siamo tutti della stessa famiglia con possibilità e cerchie diverse ma con lo stesso obiettivo. Insieme possiamo coordinarci per dare un respiro ampio a quello che si fa a livello locale”.

Isabella Cordisco ha ulteriormente arricchito la spiegazione del processo di progettazione dal basso e ha illustrato lo strumento della piattaforma, invitando tutti a partecipare con idee, proposte, azioni o richieste e rimarcando l’importanza di rafforzare la rete e di crescere come comunità.

È seguito un momento di confronto in forma laboratoriale tra i partecipanti all’incontro, guidato da Riccardo Mariani e finalizzato a stimolare una riflessione comune, articolare proposte sulle aree di sfida della missione salesiana, far emergere elementi di forza e di debolezza, ascoltare le narrazioni, i bisogni, le prassi e le esperienze delle realtà territoriali presenti e metterle in rete come stimolo per sviluppare nuove idee.

In particolare, tra le proposte emerse durante il prezioso momento di confronto si evidenziano:

  • promuovere momenti dedicati allo scambio di esperienze tra OLP e una formazione tesa a sviluppare una cultura del servizio civile, che possa sensibilizzare sulla visione culturale sottesa a tale esperienza, sui relativi valori e criteri di riferimento;
  • rafforzare l’alleanza tra le realtà salesiane;
  • realizzare un’esperienza di approfondimento rinnovato e di socializzazione sul sistema preventivo, quale elemento identitario centrale dei Salesiani;
  • potenziare le comunità di pratiche rendendo il tema trasversale;

A conclusione dell’incontro don Francesco Preite, nel ribadire l’importanza di unirsi per portare avanti una missione comune, ha ricordato le parole di Don Bosco:

“Una funicella da sola fa ben poco, tante funicelle insieme formano una fune grossa e robusta”.

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Organizzare la Speranza

Salesiani per il Sociale: conferenza stampa della Rete Umanitaria per l’emergenza in Afghanistan

Martedì 6 dicembre, presso la sala delle Bandiere della sede del Parlamento Europeo Roma, si è tenuta la conferenza stampa organizzata dalla Rete Umanitaria della società civile, fondata dalla giornalista Maria Grazia Mazzola e di cui fanno parte, oltre a Salesiani per il Sociale APS, anche il gruppo Abele, l’Unione Donne in Italia, le Chiese cristiane evangeliche Battiste, la cooperativa cooperativa ‘Una Città non basta‘ e l’associazione “Federico nel cuore“. Durante la conferenza stampa sono state raccontate le più toccanti e significative storie dei profughi afghani messi in salvo nel corso di un anno, oltre alla qualità del lavoro svolto dai diversi membri della rete.

Ad aprire l’evento Esma Çakir, Presidente dell’Associazione Stampa Estera in Italia, che ha portato i saluti della categoria e confermato l’impegno costante nel continuare a raccontare queste storie di salvezza. Maria Grazia Mazzola, giornalista e fondatrice della Rete Umanitaria, ha poi introdotto la conferenza stampa presentando i vari ospiti e ponendo l’accento sul grazie, inteso come un grazie comune che ha permesso di salvare tante vite, e raccontato la storia di questa impresa, partita da una disperata richiesta d’aiuto arrivatale il 30 agosto 2021 da alcune donne afghane:

“Aiutaci, solo tu puoi salvarci”.

Il contributo salesiano

Durante l’evento Don Roberto Dal Molin, presidente del Centro Nazionale Opere Salesiane (CNOS), ha tracciato le motivazioni dell’impegno Salesiano all’interno di questa iniziativa:

Spinti dall’urgenza della situazione che ci obbliga a rimanere aderenti ai tempi che viviamo, sollecitati dall’invito della società civile che stava raccogliendo diverse richieste di aiuto, e fedeli all’invito del Rettor Maggiore di essere luce di speranza per i poveri e gli abbandonati, ci è parso naturale offrire il nostro contributo per la salvezza di queste persone.

La rete di Salesiani per il Sociale APS, infatti, si è fatta carico di 43 rifugiati (11 nuclei familiari). Accogliere queste persone ha significato dar loro una casa sicura. Sono stati inseriti bambini e ragazzi nel percorso scolastico e nelle attività degli oratori, comprese quelle estive. Alcuni hanno avuto bisogno di interventi sanitari per patologie pregresse e sono state sostenute le famiglie nella ricerca di un lavoro per dare loro la stabilità necessaria per guardare al futuro con serenità.

Don Francesco Preite, presidente di Salesiani per il Sociale, ha ricordato nel suo intervento l’importanza civile e sociale di questa accoglienza e la gioia che da essa ne deriva:

Quella gioia che inizia nella discesa dei profughi all’aeroporto e che si nutre della felicità di porre il piede su una terra accogliente capace di offrire loro la libertà; quella gioia che si trasforma nella prima corsa per un abbraccio e che sfocia nell’impegno per regalare il primo giorno di scuola, il primo giorno di lavoro.

Intervista di don Francesco Preite durante il programma Buongiorno inBlu2000 (dal minuto 7:50 al minuto 15:43).

Buongiorno inBlu2000

Don Francesco Galante della Casa Salesiana di Macerata ha infine portato l’esperienza diretta della comunità di accoglienza di uno dei nuclei familiari, mostrando come il tempo trascorso insieme abbia fatto crescere nell’intera comunità il senso di famiglia e di attenzione privilegiata ai giovani.

La storia di Macerata e di Soverato

Le altre testimonianze

La conferenza stampa è proseguita con altri momenti particolarmente toccanti legati alla condivisione di alcune delle innumerevoli storie che si sono generate a partire dall’attivazione della rete.

Razia Ehsani Sadat, giornalista di punta dell’Awppn che ha visto il proprio mondo crollare in una notte con l’arrivo dei talebani, ha raccontato come Maria Grazia Mazzola ha salvato la sua vita e quella di altre 69 persone, e di come il progetto della società civile sia l’unico a far sentire le voci di libertà che escono dal suolo afghano.

Vittoria Tola, Responsabile dell’Unione Donne in Italia, ha valorizzato le testimonianze ascoltate come un modello a cui fare riferimento.

Marina Sereni, già Vice Ministra degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha lodato l’impegno mostrato nel salvare queste persone e reclamato da parte della politica estera la necessita di continuare ad impegnarsi in questo ambito.

Il Direttore e Portavoce del Parlamento Europeo in Italia, Carlo Corazza, ha posto l’accento sull’impegno dell’Europa, da sempre in prima linea per la parità dei diritti del genere umano mettendo al centro la persona. I diritti delle donne in Afghanistan e in tutto il mondo sono una priorità del Parlamento Europeo.

L’ambasciatore d’Italia in Afghanistan, Vittorio Sandalli, ha parlato del peso economico dell’accoglienza e dei corridoi umanitari sulla società civile. Occorre una corresponsabilità dell’amministrazione pubblica per dare sostegno a tutte le attiviste e gli attivisti che combattono ogni giorno per i diritti in Afghanistan.

Stefano Pontecorvo, già Ambasciatore italiano in Pakistan e Senior Civilian Representative della Nato in Afghanistan, ha spiegato il meccanismo della difficile negoziazione dei governi con i talebani, sottolineando l’importanza di iniziative come la Rete Umanitaria, essenziali per non far spegnere la fiamma della speranza e per tradurre l’impegno dell’opinione pubblica in un impegno di governo.

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Giovanni Napolitano, giovane dell’oratorio di Messina ha vinto il premio “Customer Service School” promosso da Samsung Electronics Italia, Randstad Italia e Salesiani per il Sociale

Di seguito pubblichiamo il comunicato stampa di Salesiani per il Sociale APS.

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Roma, 27 ottobre 2022 – Giovanni Napolitano, giovane dell’oratorio salesiano Giostra di Messina è uno  dei tre studenti migliori della prima edizione della Customer Service School, la scuola di alta formazione gratuita promossa da Samsung Electronics ItaliaRandstad Italia e Salesiani per il Sociale nata per formare specialisti del Service per il territorio. L’area Corporate dell’ufficio Fund Raisinig di Salesiani per il Sociale ha avviato una sinergia con Samsung e altre aziende per creare opportunità di formazione e di lavoro per i giovani più svantaggiati.

La mancanza di profili tecnici adeguati in Italia è un fenomeno purtroppo in crescita: sono sempre più numerose le aziende che hanno difficoltà a reperire figure specializzate. A luglio 2022, la difficoltà di reperimento di profili specializzati ha riguardato oltre il 40% delle assunzioni previste, circa 10 punti in più rispetto a luglio 2021 (Fonte: Unioncamere), a fronte oltretutto di un tasso di abbandono scolastico tra i più alti in Europa.

In questo scenario si inserisce la Samsung Customer Service School, progetto nato con l’obiettivo di sostenere l’autoimprenditorialità e fornire le competenze tecniche e relazionali per poter gestire in autonomia centri assistenza specializzati Samsung. Il corso, totalmente gratuito, ha visto il coinvolgimento di tredici giovani, provenienti da tutta Italia, di età compresa tra i 18 e i 22 anni, che hanno potuto approfondire tematiche quali termodinamica della refrigerazione e condizionamento, elettrotecnica, elettronica e misure elettriche, basi di impianti di condizionamento e refrigerazione, protocolli di comunicazione, principi base Internet of Things, diagnostica guasti (condizionamento e refrigerazione), analisi dei dati e stesura report, elementi di Customer Service, misurazione dei processi di Customer Service, marketing dei servizi, tecniche comportamentali, imprenditoria.

La prima edizione della Customer Service School si è conclusa. Ho apprezzato la viva curiosità dei ragazzi e il sano spirito di competizione per raggiungere il risultato”. Ha affermato Vito Fortunato, Head of Customer Service Samsung Electronics Italia, “Credo di poter affermare che abbiamo impostato la scuola con rigore, senza lasciare nulla al caso. Ricordo con piacere il giorno della premiazione, dove si avvertiva sia la giusta tensione ma anche la sincera condivisione della gioia con i vincitori”.

 Ettore JovaneHead of Air Conditioning Business di Samsung Electronics Italia, ha dichiarato “Lo sviluppo dei nostri prodotti, ideati facendo leva sulle tecnologie più innovative per offrire comfort e benessere, deve necessariamente andare di pari passo con la formazione e valorizzazione del capitale umano. Grazie a questo progetto congiunto con Randstad e Salesiani per il Sociale possiamo offrire competenze avanzate e formare delle figure professionali complete e aggiornate sui nuovi trend grazie a un percorso unico sul mercato”.

Con Giovanni Napolitano, Osteljano Doka e Luigi D’Angelo sono gli altri due vincitori del premio, entrambi studenti all’ultimo anno dell’Istituto Luxembourg di Milano. I ragazzi si aggiudicano una borsa di studio del valore di circa 2000 euro ciascuno, che include l’iscrizione gratuita al corso per ottenere il patentino F-GAS,  indispensabile per poter operare come Tecnici dell’Assistenza sugli impianti di aria condizionata, un kit di strumenti per interventi tecnici di refrigerazione/condizionamento e un ulteriore approfondimento più incentrato sui temi di management e imprenditorialità di 15 ore erogato dagli esperti di Randstad.

La formazione – di 100 ore in modalità digitale e in presenza presso l’Academy Samsung – è stata tenuta da esperti Samsung, che mettono a disposizione il proprio know-how per formare i nuovi professionisti, e da due docenti: Nadia Olivero, Professoressa associata del Dipartimento di Scienze Economiche-Aziendali e Diritto per l’Economia presso l’Università di Milano Bicocca e da Stefania Porcu, Ricercatrice in Fisica presso l’Università di Cagliari. Tutti i tredici studenti formati avranno la possibilità di accedere a sessioni di colloqui e coaching tenuti da HR Business, partner di Samsung, e poter così entrare nel mercato del lavoro.

 “Sono molto soddisfatta di aver contribuito alla prima edizione della Customer Service School di Samsung. Un progetto importante, di indiscutibile impatto sociale. Il trasferimento di competenze tecniche, imprenditoriali e relazionali utili ad un inserimento efficace nel mercato del lavoro è la risposta più concreta e preziosa che si possa dare ai giovani di oggi”. Ha dichiarato Nadia Olivero, Professoressa associata del Dipartimento di Scienze Economiche-Aziendali e Diritto per l’Economia presso l’Università di Milano Bicocca. “Dal canto mio sono contenta di aver incontrato giovani di valore che hanno dimostrato tanto entusiasmo verso le tecniche comportamentali applicate al Customer Service, non ho dubbi sul fatto che saranno in grado di sfruttare al meglio questo ricco bagaglio di conoscenze e che ricorderanno per sempre questa esperienza unica”

 Stefania Porcu, Ricercatrice in Fisica presso l’Università di Cagliari, ha concluso: “Trovo l’organizzazione della CS School un’iniziativa molto interessante e formativa. Gli studenti hanno mostrato per tutta la durata del corso interesse, attenzione e curiosità, fattori di stimolo anche per l’insegnante. È stato un onore poterne fare parte e mi auguro che sia la prima di una serie di edizioni”

 Il progetto promosso da Samsung coinvolge il Customer Service dell’azienda, divisione impegnata nell’assistenza al cliente durante tutto il ciclo di vita del prodotto che, per il terzo anno consecutivo, ha ricevuto il riconoscimento “Campioni del Servizio – Migliori in Italia” dell’Istituto Tedesco Qualità e Finanza.

Protagonista è stata anche la divisione Air Conditioning, che si occupa delle soluzioni clima per il mercato residenziale e business, in cui l’assistenza si trova al centro di un impegno consistente, e che amplia la disponibilità nel fornire percorsi di aggiornamento e formazione anche a operatori e a professionisti del settore tramite la propria Samsung AirCon Academy. Un’autentica rete di valore che coinvolge così non solo i consumatori, ma anche partner e fornitori.

L’impatto del Covid sul futuro dei giovani studenti dei CFP nel rapporto Caritas 2022 “L’anello debole”

Ieri, a Roma, è stato presentato “L’anello debole”, il rapporto 2022 su povertà ed esclusione sociale in Italia di Caritas Italiana. Uno dei capitoli del rapporto – Dall’aula alla professione: orizzonti di futuro per i giovani europei con vissuti di povertà e disagio sociale – è stato scritto da Renato Cursi, direttore generale di Salesiani per il Sociale e da Walter Nanni di Caritas Italia e si è basato su una indagine europea con i direttori dei CFP.

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Da Vatican News, di Alessandro Guarasci.

Sempre più persone ricorrono ai centri ascolto della Caritas. Nel 2021 le persone incontrate e supportate sono state 227.566. Rispetto al 2020 si è registrato un incremento del 7,7% del numero di beneficiari supportati (legato soprattutto agli stranieri). Non si tratta sempre di nuovi poveri ma anche di persone che oscillano tra il dentro fuori dallo stato di bisogno. Secondo i dati ufficiali, le famiglie in povertà sono 1 milione 960 mila, pari a 5.571.000 persone (il 9,4% della popolazione residente), confermando i massimi storici toccati dal 2020.

Che cosa fare

Il Reddito di Cittadinanza è stata percepito da 4,7 milioni di cittadini, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti (44%). Per Caritas, sarebbe quindi opportuno assicurarsi che fossero raggiunti tutti coloro che versano nelle condizioni peggiori, partendo dai poveri assoluti. Ma vanno garantiti anche adeguati processi di inclusione sociale, dunque serve rafforzare la capacità di presa in carico dei Comuni, anche attraverso il potenziamento delle risorse umane e finanziarie a disposizione e un miglior coordinamento delle azioni. Particolare attenzione va data ai nuovi progetti programmi in partenza, finanziati dal Pnrr, tra cui GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori), un programma pensato per rafforzare i percorsi di occupabilità di disoccupati, lavoratori poveri o fragili/vulnerabili (NEET, giovani, maturi), beneficiari di Reddito e di ammortizzatori sociali in costanza o assenza di rapporti di lavoro; si tratta di 3 milioni di persone da formare o riqualificare entro il 2025, di cui il 75% saranno donne, disoccupati di lunga durata, giovani under 30, over 55.

Il cardinale Zuppi: far uscire i poveri dalla ‘zona retrocessione’

Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, in un messaggio è intervenuto sul reddito di cittadinanza. “C’è un aggiustamento da fare – ha detto – ma mantenendo questo impegno che deve essere cosi’ importante in un momento in cui la poverta’ sara’ ancora piu’ dura, ancora piu’ pesante e rischia di generare ancora piu’ poverta’ in quelle fasce dove si oscilla nella sopravvivenza, che devono avere anche la possibilita’ di uscire da questa ‘zona retrocessione'”. E sul rapporto io porporato ha precisato che è “preoccupante, ci deve aiutare a scegliere e a vivere consapevolmente le settimane e i mesi difficili verso cui andiamo incontro, che richiedono e richiederanno tanta solidarieta’, delle risposte rapide, perche’ la sofferenza non puo’ aspettare, non deve aspettare, ma anche delle risposte che sanno guardare al futuro”.

Chi sono i poveri che si rivolgono alla Caritas?

Chiedono aiuto sia uomini (50,9%) che donne (49,1%). Cresce da un anno all’altro l’incidenza delle persone straniere che si attesta al 55%, con punte che arrivano al 65,7% e al 61,2% nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est; di contro, nel Sud e nelle Isole, prevalgono gli assistiti di cittadinanza italiana che corrispondono rispettivamente al 68,3% e al 74,2% dell’utenza. L’età media dei beneficiari si attesta a 45,8 anni. Complessivamente le persone senza dimora incontrate sono state quasi 24.000, pari al 16,2% dell’utenza: si tratta per lo più di uomini (72,8%), stranieri (66,3%), celibi (45,1%), con un’età media di 43,7 anni e incontrati soprattutto nelle strutture del Nord.

Sulla povertà incide anche la bassa scolarizzazione

Tra chi accolto nei centri Caritas, cresce il peso di chi possiede al massimo la licenza media, che passa dal 57,1% al 69,7%; tra loro si contano anche persone analfabete, senza alcun titolo di studio o con la sola licenza elementare. Nelle regioni insulari e del sud, il dato arriva rispettivamente all’84,7% e al 75%. Ma va anche segnalato che nel 2021 cresce l’incidenza dei disoccupati o inoccupati che passa dal 41% al 47,1%, e al contempo cala la quota degli occupati, ora arrivata al 23,6%.

La risposta della Caritas alla povertà

Nel 2021 la Caritas ha erogato quasi 1milione 500mila interventi, una media di 6,5 interventi per ciascun assistito. Da notare che il 74,7% ha riguardato l’erogazione di beni e servizi materiali (mense/empori, distribuzione pacchi viveri, buoni ticket, prodotti di igiene personale, docce, ecc.); il 7,5% le attività di ascolto, semplice o con discernimento; il 7,4% gli interventi di accoglienza, a lungo o breve termine; il 4,6% l’erogazione di sussidi economici (per il pagamento di affitti e bollette), il 2,2% il sostegno socio assistenziale e l’1,5% interventi sanitari. Importante lo sforzo economico. I sussidi economici pur rappresentando solo il 4,6% degli interventi assorbono oltre il 76% delle spese.

L’ascensore sociale non funziona

Chi si colloca sulle posizioni più svantaggiate della scala sociale ha poche possibilità di accedere ai livelli superiori. Caritas mette in luce che nelle storie di deprivazione intercettate, i casi di povertà intergenerazionale pesano per il 59,0%; nelle Isole e nel Centro il dato risulta ancora più marcato, pari rispettivamente al 65,9% e al 64,4%; il nord-Est e il Sud risultano le macro-aree con la più alta incidenza di poveri di prima generazione. In sostanza, le persone che vivono oggi in uno stato di povertà, nate tra il 1966 e il 1986, provengono per lo più da nuclei familiari con bassi titoli di studio, in alcuni casi senza qualifiche o addirittura analfabeti (oltre il 60% dei genitori possiede al massimo una licenza elementare). Più del 70% dei padri degli assistiti Caritas è occupato in professioni a bassa specializzazione. Per le madri è invece elevatissima l’incidenza delle casalinghe (il 63,8%), mentre tra le occupate prevalgono le basse qualifiche.

La pandemia ha colpito di più i giovani

Le ragazze e i ragazzi che vengono da famiglie in difficoltà hanno avuto più difficoltà con la pandemia di Covid19, hanno verificato Caritas e i Centri di Formazione Professionale dei Salesiani. Secondo i dati raccolti presso un campione di giovani in cinque paesi Ue , il 41,3% di essi ha vissuto in famiglia gravi problemi economici a causa del Covid; il 44,1% riceve aiuto per pagare le spese scolastiche; il 37,4% non si sente preparato per continuare gli studi; il 57,1% non si sente pronto ad entrare nel mondo del lavoro; il 78,6% non è stato aiutato da nessuno a scuola per orientare il proprio futuro. L’ascolto dei direttori dei CFP Salesiani conferma l’impatto del Covid-19: per almeno quattro studenti su cinque, la pandemia ha influito significativamente nella pianificazione del loro futuro, soprattutto in termini negativi.

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Verso il welfare salesiano per i giovani poveri: iniziato il processo di programmazione dal basso di Salesiani per il Sociale

Tre giorni di ascolto, dibattito e laboratori: l’assemblea nazionale di Salesiani per il Sociale “Organizzare la speranza” si è conclusa domenica mattina con don Francesco Preite, presidente nazionale, che ne ha tirato le fila. “Il processo della programmazione dal basso inizia ora – ha detto don Francesco Preite -. Si tratta di un cammino che durerà fino alla prossima assemblea, in programma a giugno. In questo periodo, i comitati sono chiamati a elaborare quanto avviato in queste giornate”.

Sono stati tre giorni intensi, ricchi di spunti e contenuti: i relatori hanno approfondito i temi che in questo momento storico sono centrali per il sociale nel nostro Paese. 

Nel primo giorno, dopo la presentazione di don Francesco Preite e il saluto di don Roberto dal Molin, l’assemblea ha offerto una riflessione su “Scenario europeo ed italiano per i giovani e per i minori. Quali prospettive e quali rischi?” con Lucia Abbinante, Direttrice Generale dell’Agenzia Nazionale per i Giovani; don Marco Pagniello, Direttore Caritas Italiana; Maria Grazia Mazzola, inviata speciale del TG1 e referente della rete informale accoglienza afgana, coordinati da Micol Trillo, dell’Osservatorio salesiano per i diritti dei minori.
Molti i temi messi a fuoco in questo dibattito: l’importanza di avere un approccio olistico ai giovani, senza semplificazioni e tenendo conto di chi vive ai margini, favorendo un contatto tra i “giovani ottimisti” e quelli disillusi; questo però comporta che gli adulti sappiano fare spazio, contaminandosi con i più giovani. Rispetto alle sfide da affrontare con i giovani, è stata richiamata la complessità e il desiderio di accompagnamento dei nostri ragazzi, che hanno il diritto di scegliere consapevolmente strade e percorsi da intraprendere. Sottolineata anche l’esigenza di osservare i fenomeni in crescita e allarmanti di criminalità tra i più giovani: c’è un desiderio di visibilità che li porta a intraprendere percorsi di violenza.

I giorno

Nel secondo panel, Valentina Bellis, Vice-presidente Salesiani per il Sociale ha moderato gli ospiti sul tema: “I Salesiani per il sociale: il volto di don Bosco nella società con il Forum del Terzo settore. Come essere costruttori di reti inclusive e partecipate con e per i giovani?” con Marco Rossi Doria, Presidente Impresa sociale “Con i Bambini”, don Stefano Aspettati, Ispettore delegato EDG Conferenza Ispettori Salesiani Italia, Vanessa Pallucchi, Portavoce del Forum Terzo Settore e Vitandrea Marzano, Sociologo e dirigente del Gabinetto del Sindaco della Città di Bari per il welfare, politiche del lavoro e innovazione sociale.
In questo panel, il focus è stato quello della povertà educativa e delle soluzioni che possono essere messe in campo per permettere ai ragazzi di avere successo nella mattina: la necessità è quella di allestire in ogni quartiere in difficoltà un’alleanza stabile per mettere insieme la sostenibilità educativa per raggiungere tutti i bambini nella scuola e fuori e la sostenibilità sociale, ambientale. Dal punto di vista salesiano, l’obiettivo principale ai giovani, soprattutto i più poveri, è costitutivo: da evitare il rischio di separare chi lavora con i poveri a rischio e chi invece, lavora con i giovani apparentemente senza problemi. Le condizioni dei giovani sono cambiate, per questo serve ricentrare la corresponsabilità educativa che non appartiene solo alla scuola, ma anche ad altri soggetti. Per questo, il tema della partecipazione è centrale: c’è una nuova esigenza di partecipare, di coprogrammare e i Salesiani come agenzia educante può fare una parte importante nei tavoli in cui si decide del futuro.

II giorno

Nel terzo panel “Presentazione del processo di restituzione del Congresso internazionale sulle opere e servizi sociali salesiani e del processo di scrittura dal basso del documento programmatico”, Vitandrea Marzano ha fatto dialogare don Rafael Bejarano Rivera, Incaricato Opere sociali del Settore per la Pastorale Giovanile Salesiana – Sede Centrale, don Francesco Preite, Presidente Salesiani per il sociale e Coordinatore Nazionale EDG e Andrea Farina, Osservatorio salesiano per i diritti dei minori.
Va messa al centro la cultura: intesa come valore di innesto e trasformazione del sociale, come lente per leggere il presente e decodificare la realtà e immaginare il futuro. Il panel si è chiuso con la presentazione dell’itinerario del processo di scrittura e di programmazione.

Il quarto panel, che ha chiuso la parte di riflessioni, “Lo stato dell’arte dei Salesiani per il sociale. La voce dei territori ed il Bilancio sociale 2021”, moderato da Marta Rossi, Ufficio Comunicazione Salesiani per il sociale con don Domenico Luvarà, Coordinatore Comitato Sicilia, don Davide Perego, Incaricato EDG Ispettoria Italia Lombardo-Emiliana, don Emanuele De Maria, Coordinatore Comitato Italia Centrale, don Gianpaolo Roma, Coordinatore Comitato Italia Meridionale, don Vincenzo Salerno, Incaricato EDG Ispettoria Italia Nord est, don Stefano Mondin, Coordinatore Comitato Piemonte Valle d’Aosta e Micaela Valentino, Ufficio progetti Salesiani per il Sociale per la presentazione del Bilancio Sociale 2021.
Ai presidenti dei comitati è stato chiesto di descrivere con una parola la loro realtà e di condividere un sogno per il futuro: ricchezza, trasformazione, circolarità, accoglienza, salesianità e complessità è quanto uscito dal confronto, termini che fotografano la realtà sociale dell’Italia Salesiana e sono anche le prime parole scritte sul foglio bianco della programmazione. Micaela Valentino, infine, ha presentato alcuni punti fondamentali dell’azione di Salesiani per il Sociale raccolti nel Bilancio Sociale.

III giorno

Dal sabato pomeriggio poi, è iniziato il momento con Riccardo Mariani, esperto di politiche di welfare, di co-progettazione e co-programmazione che ha presentato il laboratorio di scrittura dal basso e avviato i lavori dei comitati che poi hanno condiviso quanto fatto.

“L’assemblea nazionale ha iniziato un processo di partecipazione dal basso e di confronto che continuerà con il Congresso internazionale delle opere e dei servizi sociali salesiani a Torino. È stata attivata la cabina di regia del processo che vede il coinvolgimento degli Incaricati dell’Emarginazione e Disagio Giovanile delle Ispettorie italiane e dell’Osservatorio salesiano dei diritti per i minori – conclude don Francesco Preite -. La seconda fase del processo prevede l’incontro sui vari territori italiani di quanti operano nel sociale salesiano (direttori, responsabili di associazioni, giovani, incaricati di Oratori, parroci, educatori…). Questo processo di partecipazione e di confronto sulle aeree di intervento dei Salesiani per il sociale: servizio civile, tutela ed educazione dei minori e giovani, accoglienza dei migranti, inserimento lavorativo dei giovani, promozione e formazione della rete associativa, si concluderà con la redazione del piano strategico di Salesiani per il sociale. Il piano strategico è il documento che ci guiderà nei prossimi anni e impegnerà salesiani e laici insieme a costruire il welfare salesiano con e per i giovani poveri”.

 

Organizzare la speranza

 

Nuovo Direttore Generale di “Salesiani per il Sociale”: Renato Cursi

Salesiani per il Sociale APS ha un nuovo direttore, Renato Cursi, che torna in Italia dopo l’esperienza a Bruxelles.

Di seguito l’articolo pubblicato su ANS:

Dal 1° settembre scorso Salesiani per il Sociale APS – l’ente civilistico dei salesiani d’Italia che accompagna la dimensione pastorale del disagio e della povertà educativa – ha un nuovo Direttore Generale, nella persona di Renato Cursi.

Dopo l’esperienza di cinque anni a Bruxelles, dove ha ricoperto l’incarico di segretario esecutivo del “Don Bosco International”, l’organismo di rappresentanza presso l’Unione Europea dei Salesiani di Don Bosco, Renato Cursi torna in Italia per guidare l’associazione Salesiani per il Sociale. Prima del trasferimento a Bruxelles aveva lavorato per cinque anni al Dicastero per la Pastorale Giovanile come Segretario Esecutivo e seguendo il coordinamento internazionale del Movimento Giovanile Salesiano.

Due esperienze che saranno preziose per il nuovo lavoro in Salesiani per il Sociale:

Sono contento di tornare in Italia – spiega – e di assumere questo ruolo in Salesiani per il Sociale. Lavorare per i giovani più poveri e vulnerabili, in linea con il carisma di Don Bosco rappresenta un privilegio e una responsabilità. Come ho detto ai dipendenti della sede nazionale, ci sono tre parole che descrivono la prospettiva che mi piacerebbe per Salesiani per il Sociale: partecipazione, internazionalizzazione e cura.

E poi spiega:

PARTECIPAZIONE, dei minori e giovani come soggetti e protagonisti del cambiamento; e dell’associazione come laboratorio creativo per i soci. INTERNAZIONALIZZAZIONE, come metodo, basato sul confronto con altri sistemi educativi e di welfare; e come orizzonte, verso l’Europa e il mondo; e la riforma del Terzo Settore che guarda al Social Economy Action Plan e alle transizioni ecologica, digitale e sociale. E infine CURA: delle relazioni con le persone, con soci e istituzioni; della formazione del personale, dei soci e dei comitati territoriali; e del modo in cui comunicare tutto questo.

Sulla partecipazione, l’assemblea che stiamo per vivere dal 16 al 18 settembre a Roma sarà la prima tappa di un cammino triennale di ridisegno dell’associazione, con una programmazione che verrà pensata e scritta con un processo dal basso, coinvolgendo i territori e i soci.

Salesiani per il Sociale APS è composta da 88 organizzazioni (soci ordinari) diversificate in enti ecclesiastici, organizzazioni di volontariato, associazioni e cooperative sociali presenti su tutto il territorio nazionale. In numeri, anima: 46 Comunità residenziali (case-famiglia, comunità alloggio e semiautonomia), 30 Centri Diurni per minori e giovani e 10 Centri di accoglienza ed accompagnamento contro le dipendenze.

Il suo lavoro viene portato avanti grazie a 901 operatori qualificati, 102 Soci Sostenitori che svolgono attività educative legate principalmente al Servizio Civile e ben 2983 volontari che prestano il loro servizio gratuitamente, avendo a cuore i giovani, in particolare quelli che dalla vita hanno avuto di meno.

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