Salesiani, Don Francesco Preite: ‘La ricerca del punto accessibile al bene’

Sul sito Affari Italiani è uscito un articolo con una intervista a don Francesco Preite, nuovo presidente di Salesiani per il Sociale.

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Don Francesco Preite, nato a Potenza 44 anni fa, nell’abbraccio riconoscente della comunità che ne ha apprezzato impegno, passione e dedizione, lascia la Direzione dell’Istituto Salesiano Redentore di Bari, per prendere la Presidenza Nazionale di “Salesiani per il Sociale APS”, la cui Assemblea lo ha eletto per il quadriennio 2021-2025.

L’azione di don Francesco, in una sorta di continua sintonia con lo spirito di FARE – Futuro d’Autore, il progetto selezionato da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, è stata sempre tesa a ridurre i fenomeni di Povertà Educativa e di Dispersione Scolastica. Intervenendo, insieme alla comunità non solo parrocchiale, per evitare la diffusione di comportamenti criminali o devianti e soprattutto offrire ai minori prospettive concrete di recupero e di reinserimento sociale.

“Sempre per e con i giovani. Tutto quello che siamo e che facciamo, la nostra identità e la nostra missione di Associazione, è per i giovani, specialmente i più poveri”, ha dichiarato in occasione della nomina ai vertici nazionali, “Siamo una grande comunità nazionale, fatta di persone e di Enti del Terzo Settore con un buon radicamento territoriale: desidero davvero raccomandarvi di ricercare costantemente innanzitutto il dialogo con le Comunità Educative Pastorali locali ed i Comitati territoriali di riferimento. Scegliere il Sud: non come semplice luogo geografico, ma come scelta preferenziale rivolta ai più fragili, che popolano le periferie delle nostre Città, dei nostri territori, della nostra Italia”.

E poi a proposito dell’esperienza complicata sul territorio ha aggiunto: “È evidente che laddove mancano diritti, servizi, cultura educativa, il disagio è più forte ed i ragazzi sono più esposti ai pericoli. Non siamo eroi, ma siamo persone chiamate nel Buon Samaritano a rendere un servizio educativo ai giovani. Continuiamo insieme a scegliere la via dell’educazione e del servizio responsabile per costruire un pezzo di Italia con e per i giovani. Ce lo chiede Don Bosco, ce lo chiedono i giovani”.

Il quartiere Libertà di Bari fa tesoro degli stimoli di Don Francesco Preite, che ha sempre continuato a sottolineare che: “Se da una parte non mancano i segnali di una giustizia viva e tenace nella sua quotidiana funzione di presidio di legalità, dall’altra l’appartenenza mafiosa – in maniera forse ancor più pervicace – diventa per molti ragazzi una straordinaria occasione di riscatto esistenziale e sociale”.

“La sola repressione non basta – insiste – bisogna investire nella prevenzione educativa dei ragazzi. Bisogna essere capaci di dare opportunità concrete ai tutti i ragazzi, nessuno escluso, garantendo opportunità e possibilità per tutti. Il problema non è la mafia, scrive don Luigi Ciotti, intesa come organizzazione criminale quanto la mafiosità, il mare dentro cui nuota il pesce mafioso. È una questione culturale. Se non diamo ai ragazzi un mare pulito, li diamo in pasto ai clan. Questo non può essere tollerato in una società civile che ha il dovere di tutelare, proteggere, promuovere i più piccoli. Ed allora c’è bisogno di un sogno, di una visione più forte al Libertà. Un sogno che permetta ai “lupi di diventare agnelli”, e perché no, pastori: modelli positivi”.

Per don Preite bisogna agire su tre fronti: “Più scuola e formazione. Potenziare le scuole del Libertà, rendendole maggiormente attrattive e soprattutto rendere pubblica la partecipazione e l’iscrizione dei ragazzi ai Centri di Formazione Professionale. Bisogna dire basta nel rendere subordinata a progetti, la formazione professionale per i ragazzi in obbligo formativo in possesso di licenza media. L’iscrizione delle famiglie dei ragazzi alla formazione professionale deve essere libera e pubblica”.

“Sono giovani con l’intelligenza nelle mani – afferma con emozione don Francesco – ragazzi svegli e vivaci, con grande praticità ed enorme voglia di applicarsi. Non mi piace stigmatizzarli come giovani che hanno vissuto un fallimento nel tradizionale percorso scolastico, ma certamente sono arrivati da noi perché hanno avuto delle difficoltà. Ora studiano per diventare elettricisti o meccanici”.

Un approccio sociale che passa anche attraverso un’altra battaglia condotta con lungimiranza e spesso tra mille contrasti: la riqualificazione degli spazi urbani, come primo passo per creare attorno ad essi una nuova idea di comunità. E la prima occasione è stata proprio piazza Redentore, trasformata in un’isola pedonale, dopo un lungo cantiere che non si è fermato neppure un giorno durante il lockdown.

“Un passaggio cruciale per fare comprendere a tutti l’importanza del rispetto delle regole. Cosa che non riuscirà ad essere garantita dalla sola presenza di un presidio dei Vigili Urbani. Abbiamo eliminato la cancellata della chiesa, per aprirci ancora di più al quartiere, la scalinata e le panchine saranno un invito a sedersi. La nostra idea è formare educatori di strada e volontari, che possano muoversi senza soluzione di continuità fra l’oratorio e la piazza”.

E’ questa l’eredità che don Francesco Preite lascia al suo successore a Bari – nominato per il triennio 2021-2024 – don Pasquale Martino. Ispettore salesiano dell’Italia Meridionale dal 2005 al 2011 e fino ad oggi direttore salesiano della comunità di Salerno. Contestualmente l’Ispettore salesiano dell’Italia Meridionale, don Angelo Santorsola, ha nominato Incaricato dell’Oratorio di Bari Redentore, don Giuseppe Russo.

(gelormini@gmail.com)

*Video a cura di Arcangelo Pellegrino

 

Cinque giorni di open day all’oratorio dei Salesiani di Caserta

A partire dalla giornata di oggi, 6 settembre, fino al 10 settembre l’Oratorio salesiano di Caserta organizza 5 giornate di open day accogliendo i ragazzi dai 6 ai 13 anni per vivere insieme 5 pomeriggi con attività, laboratori e sport. Di seguito l’articolo pubblicato su Caserta News.

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Cinque giorni di open day all’oratorio dei Salesiani
Don Giancarlo d’Ercole: “I nostri ragazzi hanno bisogno di una comunità di educatori giovani e di adulti in cui sentirsi accolti”

L’oratorio salesiano di Caserta, presidio educativo per ragazzi e giovani della città, riparte con cinque giorni di open day. “Dopo i fatti di via Vico, rafforziamo ulteriormente la funzione educativa dell’oratorio come strumento preventivo per la crescita sana e completa dei ragazzi e delle ragazze”, ha affermato don Giancarlo d’Ercole. I Salesiani sono pronti ad accogliere, dal 6 al 10 settembre, i ragazzi dell’età compresa da 6 ai 13 anni. Cinque pomeriggi dedicati ai laboratori, attività e sport, che si svolgeranno durante tutto l’anno.

“I nostri ragazzi – spiega don Giancarlo d’Ercole, direttore dell’oratorio salesiano di Caserta – oggi più che mai, hanno bisogno di una comunità di educatori giovani e di adulti in cui sentirsi accolti, voluti bene e preparati ad inserirsi nella società da cittadini onesti e responsabili. L’oratorio ancora oggi è uno spazio sicuro e significativo per la crescita integrale dei ragazzi, soprattutto di quelli più poveri di risorse economiche. Prossimità, solidarietà, corresponsabilità e fede sono valori irrinunciabili per il nostro oratorio e chiunque lo frequenta li respira, perché l’oratorio di don Bosco è casa per tutti e madre per molti. Dopo gli ultimi fatti tragici accaduti nella nostra città, ancora una volta viene alla luce l’emergenza educativa che non può essere affrontata solo con più controlli e maggiori divieti. Gli adolescenti hanno bisogno di una comunità che in sinergia alla famiglia si prenda cura di loro, li aiuti ad affrontare le loro paure, le educhi a gestire le loro pulsioni e dia sostegno e futuro ai loro sogni. Per questo l’oratorio, pensato da don Bosco come strumento preventivo per la crescita sana e completa dei ragazzi e delle ragazze, conserva tutta la sua urgente attualità”.

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Salesiani Caserta

“Io, prete antimafia in prima linea, lascio Bari e i bambini del Libertà: voi continuate la lotta ai clan che tarpano le ali”

Da La Repubblica, edizione di Bari, intervista di Isabella Maselli a don Francesco Preite che lascerà il Redentore di Bari per andare a Roma come presidente di Salesiani per il Sociale APS.

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«Io credo che sia maturata l’attenzione alla legalità e alla giustizia. Prima si tollerava e si era indifferenti ai fenomeni criminali, adesso li si riconosce. Ma a vanno incoraggiati i percorsi virtuosi legati all’antimafia sociale. Il cancro di un quartiere popolare come il nostro è la presenza della mafia che tarpa le ali allo sviluppo”. Don Francesco Preite ha diretto per 11 anni l’oratorio dell’istituto salesiano del Redentore, nel cuore del Libertà. È arrivato il 31 agosto 2010, alla prima esperienza dopo essere stato ordinato sacerdote, e cinque anni dopo ha assunto la direzione dell’intera casa salesiana, che comprende oratorio, parrocchia, centro di formazione professionale, centro diurno e comunità educativa per minori, convitto, laboratorio culturale e biblioteca. Lascerà l’11 settembre per trasferirsi a Roma, dove ricoprirà il ruolo di presidente dei Salesiani per il Sociale coordinando le realtà nazionali del disagio giovanile.

Cosa porterà con sé dopo questi 11 anni a Bari?
«Sono molto grato alla gente del Libertà perché mi ha reso più forte, più attento al disagio giovanile e mi ha dato gli strumenti per poter intervenire. L’oratorio è stato la culla dei sogni, il laboratorio più bello per progettare e sognare un quartiere più attento ai più piccoli e alle famiglie nella prospettiva educativa».

Che quartiere è il Libertà dall’osservatorio del Redentore?
«Tre indici lo caratterizzano: è il più multietnico e multiculturale, il più giovane e, purtroppo, anche quello con la percentuale più alta di minori sottoposti a procedimenti penali in tutta la Puglia. In dieci anni questi primati hanno caratterizzato l’attenzione e anche l’azione educativa del Redentore, che ha vissuto un passaggio importante da un modello chiuso a un modello più aperto al territorio. Il segno plastico di questo cambiamento è aver tolto la cancellata di fronte alla chiesa: adesso l’opera è inserita nella piazza, osservatorio privilegiato per capire i cambiamenti del quartiere».

Cosa è cambiato?
«Rispetto ad alcuni anni fa c’è un senso di accoglienza nuovo, la gente del quartiere vede con meno diffidenza e aggressività gli immigrati. Su questo credo abbiamo influito la pandemia, che ci ha resi tutti più poveri costringendoci a guardarci intorno per dare una mano anche all’altro. Non mancano episodi di razzismo e di violenza, ma c’è un germe nuovo che sta crescendo».

E la presenza mafiosa?
«Il tema della criminalità organizzata ha accompagnato questo decennio, il Libertà è un territorio molto bello ma segnato dalla mafia. La svolta è stata nel 2014 l’omicidio di Florian Mesuti, un segno forte per la comunità, perché non si poteva rimanere più indifferenti di fronte a un omicidio mafioso. Quella storia ha fatto prendere coscienza sulla gravità della penetrazione mafiosa nel territorio ed è stato un campanello di allarme : ci ha detto che la mafia si nutre del degrado, della mancanza di istruzione e di lavoro».

Cosa è successo dopo?
«Su questi temi si sono sviluppati i nostri progetti più importanti, che però vanno rafforzati: qui, per esempio, c’è una dispersione scolastica molto alta e in quartieri come questi forse va pensata una scuola diffusa. Così come serve più attenzione al mondo del lavoro. Ma il Redentore da solo non può fare molto: serve rafforzare la rete di associazioni, istituzioni e realtà cooperative. Educazione per noi è essenzialmente prevenzione».

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Don Antonio Carbone saluta Torre Annunziata: “La città del mio cuore”

Da Lo Strillone web.

“Lascio la mia città. Torre Annunziata è nel mio cuore”. Dopo nove anni di lavoro sul territorio in mezzo ai giovani, don Antonio Carbone lascia i salesiani e si trasferisce nella comunità di Foggia. Una presenza costante per il parroco, che ha svolto un lavoro importante con i ragazzi, che anche distanza di tanti anni hanno per lui grani attestati di stima.

Al suo posto arriverà don Gino Cella in quello che è uno scambio tra Torre Annunziata e Foggia. Alla vigilia del suo passaggio in Puglia, il padre salesiano traccia un po’ quello che è stato il bilancio della sua seconda avventura nella città oplontina (la prima dal 2002 al 2006).

Tante sono state le attività per fornire un futuro migliore anche a ragazzi provenienti da realtà difficili nel mondo.

“In questi ultimi 9 anni abbiamo cercato di dare maggiore importanza alla nostra presenza sul territorio attraverso l’apertura della Casa Famiglia Mamma Matildedel pizzoratorio e del centro diurno Casa Valdocco. Bella anche la collaborazione con i vari istituti cittadini per provare a combattere la dispersione scolastica. Ma soprattutto c’è stato un impegno costante nel settore educativo. Significativa anche l’esperienza con il presidio Libera e l’Osservatorio per la Legalità. La presenza dei nostri ragazzi con le maglie rosse delle vittime innocenti di camorra, con l’ultima dedicata a Maurizio Cerrato nel giorno della manifestazione dopo il suo omicidio in via IV Novembre, è stata emozionante”.

Qual è stato il successo che più la gratifica per l’impegno profuso?

“L’apertura del laboratorio per piazzaioli. . Vedere almeno una quindicina di ragazzi che sono impegnati nella ristorazione nel nostro territorio, ma anche fuori, regala enorme soddisfazione. Un ragazzo che ora vive in Francia ci ringraziava per com’è cambiata la sua vita. Il discorso della riscossa lavorativa è quello di cercare anche di creare delle opportunità. L’impegno continuerà con l’associazione Piccoli Passi Grandi Sogni. Per tale motivo, anche se solo per una volta alla settimana, tornerò a Torre Annunziata”.

Vittorie, ma anche sconfitte. Nell’ultimo anno avete dovuto fronteggiare le perdite di due ragazzi come Luigi Caiafa e Vincenzo Arborea.

“Quando si lavora si può anche perdere. Se non lo si fa si perde soltanto. Di sicuro queste situazioni, che hanno avuto anche una grande risonanza, ci hanno rattristato. Ma rafforzano anche i tanti germogli. E’ stupendo per noi vedere tanti ragazzi, che hanno cambiato il loro modo di pensare. Alcuni spacciavano e ora lavorano onestamente”.

Che Torre Annunziata lascia?

“Una città che non è migliorata rispetto a 9 anni fa ed è triste. Tante forze giovani si sono allontanate dai nostri territori ed è brutto. A me il distacco da Torre costa perché sono nato qui nel quartiere Provolera. Malgrado le sue tante contraddizioni è nel mio cuore”.

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IME – Campo Biblico 2021

Dal 21 agosto al 25 agosto 2021, alcuni giovani dell’Ispettoria Salesiana Meridionale IME hanno partecipato al Campo Biblico presso la località salesiana di Righio (Calabria). Di seguito un breve resoconto dell’esperienza vissuta grazie alle parole di Piercarla Colacicco.

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Dal 21 agosto al 25 agosto 2021, alcuni giovani della nostra Ispettoria hanno partecipato al Campo Biblico presso la località salesiana di Righio (Calabria)

Sono stati giorni di crescita personale, di ascolto, di preghiera, di condivisione e di approfondimento su alcuni temi della Bibbia: la Terra, la Discendenza e le promesse di Dio fatte al popolo d’Israele. A guidare le riflessione sono stati Don Gianpaolo Roma, Don Giuseppe Spicciariello, Don Savino Pecoraro e altri confratelli salesiani.

Il Campo è stato per ciascuno un’opportunità davvero speciale, dove poterci dedicare attimi preziosi di “deserto”, ossia tempo di silenzio personale per riflettere sulla propria vita. Ci è stata consegnata una guida per pregare alla presenza della Parola di Dio, ossia un metodo di preghiera detto “ignaziano” che utilizzava anche Don Bosco: un invito pratico a pregare sempre per non spegnere la fiamma ardente che portiamo nel cuore.

Uno dei momenti comunitari più significativi è stato il cammino escursionistico sul Monte Botte Donato. E’ stata un’esperienza che fisicamente ci ha provato, ma allo stesso tempo è stata incredibilmente stupenda per lo spirito. La celebrazione Eucaristica in vetta alla montagna ci elevato a Dio ancora di più di quanto non avesse fatto il paesaggio circostante.

Piercarla Colacicco

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Intervista a don Antonio Carbone: “Partendo dall’incontro personale, cerchiamo di dare speranza ai giovani”

Don Antonio Carbone, salesiano e nuovo direttore della casa di Foggia, racconta la sua esperienza con l’associazione “Piccoli passi grandi sogni” con la quale gestisce case di accoglienza per ragazzi in difficoltà nell’intervista durante la trasmissione “Un caffè con…” in onda su Rete7.
“Io spesso mi chiedo chi me lo fa fare a tenere un carro che sta per precipitare…io sono convinto che al termine della nostra vita le domande che il Signore ci farà sono: avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero forestiero e mi avete accolto, ero carcerato e siete venuti a trovarmi. Questo brano di Matteo è  un punto di riferimento costante che al mattino mi dà la forza di continuare questa battaglia, sarebbe bello farla tutti insieme e vedere i risultati. Ma sappiamo che il Signore guarda le intenzioni e quel poco di bene che cerchiamo di metterci nel fare le cose”. 

Guarda tutta l’intervista:

 

Calendari Nazionali 2021/2022

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Torre Annunziata, le storie dei ragazzi sfuggiti alla morte in un docufilm di “Piccoli passi grandi sogni”

Da Lo Strillone Web.

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Un docufilm per raccontare le storie di chi è riuscito a salvarsi, accolto nelle case famiglia di Torre Annunziata e non solo. “A Piccoli Passi Grandi Sogni” è il contenitore che vuole raccontare l’esperienza educativa dei salesiani con i ragazzi accolti nelle Case Famiglia del sud Italia.

Ragazzi provenienti da famiglie difficili, ragazzi che hanno avuto problemi con la giustizia, ragazzi stranieri che davanti ad una morte certa nella loro nazione sono andati incontro ad una morte incerta attraversando il Mediterraneo.

La prima Comunità “Mamma Matilde” nasce a Torre Annunziata nel 2004, nel 2007 i salesiani costituiscono l’associazione “Piccoli Passi grandi Sogni aps” che in questi anni ha dato vita ad altre Comunità Famiglia presso le case salesiane di Caserta (Casa Pinardi), Napoli (Il Sogno), Corigliano d’Otranto (Domenico Savio), Bari (!6 Agosto), Cisternino (Francesco Convertini), ancora a Torre Annunziata (Peppino Brancati) e ultima a Foggia (Casa Gio). Presenze sui territorio che vogliono essere non solo luoghi educativi ma anche culturali sui grandi temi dell’accoglienza, della legalità, del riscatto sociale.

Foggia, apre “Casa Giò”. Il Rettor Maggiore: “Ragazzi, è ora di scrivere nella vostra vita una nuova pagina bella”

“Don Bosco si trova bene qui”: è don Gino Cella, direttore della casa salesiana di Foggia ad aprire il convegno “Povertà educativa minorile, riflessioni ed esperienze” che oggi, nell’istituto Sacro Cuore di Foggia, ha dato il via alle attività della nuova Comunità Alloggio “Casa Giò”. La Comunità accoglierà in maniera residenziale dieci adolescenti feriti dai vissuti familiari, ragazzi che hanno bisogno di un recupero educativo, ma anche ragazzi stranieri non accompagnati. La Casa famiglia sarà gestita dall’associazione salesiana “Piccoli Passi Grandi Sogni aps” che in Puglia è presente con altre tre comunità educative per minori nelle case salesiane di Bari, Cisternino e Corigliano D’Otranto ed è stata finanziata dalla Fondazione Don Bosco nel mondo, dalla Casa Generalizia dei Salesiani, da Salesiani per il Sociale APS e da un contributo della Regione Puglia.

“Un’iniziativa come questa accende i riflettori su questi adolescenti: la Chiesa a Foggia deve essere più coraggiosa. Il metodo di Don Bosco è vincente”, ha detto mons. Vincenzo Pelvi, Arcivescovo della Diocesi di Foggia-Bovino.

Rosa Barone, assessore al Welfare della Regione Puglia ha sottolineato la necessità di luoghi sicuri, “in vista del futuro con i risvolti della pandemia. Questa struttura è un luogo aperto, un punto di riferimento nel nome di Don Bosco e dei Salesiani in quartiere come questo”.

“A Foggia ho incrociato tanti ragazzi che oggi non ci sono più, uccisi dalla guerra tra clan. Dobbiamo decidere da che parte stare, i salesiani hanno fatto una scelta coraggiosa”: don Francesco Preite, presidente di Salesiani per il Sociale APS, evidenzia come una struttura come “Casa Giò” permetta ancora di più di non lasciare soli i ragazzi di un quartiere difficile come il Candelaro. “Giovanni Paolo II diceva che se da una parte c’è la criminalità organizzata, dall’altra si deve organizzare la speranza: il territorio ha bisogno di una rete che sostenga queste attività di prevenzione, non c’è più tempo da perdere, soprattutto dopo l’accelerata delle condizioni difficili della pandemia. Le istituzioni – conclude don Francesco Preite – devono sostenere questa rete, fatta dal lavoro congiunto di salesiani e laici”.

“Sono emozionato e felice, in un tempo così difficile in cui stiamo vivendo abbiamo celebrato la speranza, che non deve venire mai meno nemmeno nei tempi più difficili”: le conclusioni della giornata sono affidate a don Angelo Santorsola, superiore dei salesiani dell’Italia Meridionale. “Don Bosco ce lo ha insegnato, è sempre stato un uomo di speranza. Ho sentito interventi pieni di forza, appassionati: da domani ciò che abbiamo detto oggi deve diventare concretezza. Oggi abbiamo respirato una bella boccata di ossigeno che ci fa guardare avanti con gioia: restituire i sogni rubati ai ragazzi che ne hanno diritto. Ha ragione don Gino: Don Bosco si trova proprio bene qui a Foggia, i salesiani  ci stanno, ci mettono la faccia per i giovani più poveri e abbandonati”, ha concluso.

Al termine del convegno è stato trasmesso il docufilm “A piccoli passi, grandi sogni”: lo ha introdotto don Antonio Carbone, presidente di “Piccoli Passi, grandi sogni”, commentando la fotografia fatta dal prof. Andrea Farina, docente di Legislazione minorile e responsabile dell’Osservatorio salesiano sui diritti dei minori, durante la relazione sulla povertà educativa:  “Quando si ascoltano i numeri dell’emergenza educativa appena descritti da Andrea Farina, ciascuno di noi che lavora nel sociale ha davanti agli occhi persone, case, situazioni difficili viste nel corso della vita. Questa comunità alloggio vuole essere un punto dove confrontarsi sul temi della legalità, un luogo di accoglienza per tanti giovani che dovranno essere liberi di scegliere il proprio futuro“.

Nel pomeriggio di sabato 17, invece, il Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Ángel Fernández Artime, ha celebrato una Messa e inaugurato i locali della nuova Comunità Alloggio, accompagnato da tre Consiglieri Generali: il Consigliere per la Regione Mediterranea, don Juan Carlos Pérez Godoy, il Consigliere per la Regione Interamerica, don Hugo Orozco e il Consigliere Regionale per l’Europa Centro e Nord, don Roman Jachimowicz. Circa 40 ragazzi e operatori sociali delle 7 case famiglia della IME presenti in Puglia e Campania, gestite dall’associazione “Piccoli passi grandi sogni aps”, hanno raggiunto l’opera di Foggia per conoscere “in carne ed ossa” il Don Bosco di oggi. Nella zona giorno della nuova Comunità Alloggio è avvenuto un incontro sincero, intenso, dai toni familiari.

“In ogni struttura sono accolti circa 8 minori dai trascorsi differenti – ha spiegato don Carbone – Dal 2007 ad oggi ci siamo presi cura di circa 500 minori affidati dai Servizi di Educativa Territoriale e dai Centri di Giustizia Minorile. Siamo contenti di inaugurare una nuova comunità, anche se come salesiani vorremmo che ogni ragazzo potesse vivere il calore della propria famiglia nella sua casa di origine”.

La signora Patrizia, in rappresentanza degli operatori sociali delle comunità che anche nel periodo più duro del lockdown hanno continuato ad essere al fianco di ogni minore affidato, ha sottolineato: “Quello che abbiamo ricevuto, quello che stiamo donando e quello che ci hanno insegnato i salesiani all’oratorio è diventato per noi una vocazione, una professione”.

Don Ángel Fernández Artime conclude parlando al cuore dei ragazzi: “Non possiamo non immaginare le presenze salesiane del mondo senza una Casa Pinardi come a Valdocco, per essere accanto a ragazzi che non hanno nessuno e alcune possibilità. Per ognuno di voi la situazione più difficile è passata, è ora di scrivere nella vostra vita una nuova pagina bella”.

A seguire, la Comunità Educativa Pastorale ha vissuto prima la Celebrazione Eucaristica, presieduta dal Rettor Maggiore, nella parrocchia salesiana “Sacro Cuore di Gesù” e poi un momento di preghiera in oratorio con la benedizione ufficiale delle persone e delle “mura” della Comunità Alloggio “Casa Gio” da parte del Rettor Maggiore stesso.

Don Angelo Santorsola, superiore dell’Ispettoria Meridionale ha poi detto ai ragazzi delle case famiglia convenuti: “Per noi siete importanti e oggi la presenza del Rettor Maggiore e dei Consiglieri Generali ne è la dimostrazione concreta”.

 

Il carisma salesiano nelle istituzioni civili: la sindaca di Andria in visita a Roma dal Rettor Maggiore dei Salesiani

Mercoledì 14 luglio, presso la Sede Centrale Salesiana a Roma, il Rettor Maggiore Don Ángel Fernández Artime ha accolto in visita la sindaca di Andria, l’avv. Giovanna Bruno, Salesiana Cooperatrice. La visita è stata propiziata da don Juan Carlos Pérez Godoy, Consigliere per la Regione Mediterranea. Di seguito la notizia pubblicata su “Info ANS” e “Andria Viva“.

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Mercoledì 14 luglio, presso la Sede Centrale Salesiana a Roma, il Rettor Maggiore Don Ángel Fernández Artime, 59 anni, spagnolo, ha accolto in visita la sindaca di Andria, l’avv. Giovanna Bruno, Salesiana Cooperatrice. La visita, segnata da grande cordialità, è stata propiziata da don Juan Carlos Pérez Godoy, Consigliere per la Regione Mediterranea, che aveva avuto modo di conoscere la signora Bruno durante la Visita Straordinaria compiuta nei mesi scorsi all’Ispettoria dell’Italia Meridionale (IME).

La signora Bruno è la Prima Cittadina del Comune di Andria, un comune di quasi 100mila abitanti, situato nel cuore della Puglia, che dal 2009 è divenuto capoluogo, insieme a Barletta e Trani, della Provincia di Barletta-Andria-Trani. Sposata e con due figli, l’avvocata 46enne è stata accompagnata nella sua visita al Rettor Maggiore da don Giovanni Monaco, Direttore dell’opera “San Giovanni Bosco” che i salesiani animano ad Andria, sin dal 1933.

Nel corso dell’incontro con il Rettor Maggiore la signora Bruno ha ricordato come abbia conosciuto Don Bosco e i salesiani grazie alla sua famiglia, in particolare attraverso suo padre; e l’ambiente familiare che ha trovato l’ha portata a partecipare all’oratorio e a diventare un’animatrice molto impegnata, accanto ai suoi fratelli, anch’essi animatori.

La formazione salesiana, accompagnata dalla dedizione negli studi in giurisprudenza fino a conseguire il titolo di avvocata, ha segnato la sua scelta di servire gli altri attraverso l’impegno nelle istituzioni. Una scelta che l’ha portata, l’anno scorso, ad essere eletta sindaca di Andria.

Durante la mia Visita Straordinaria, giunto alla Casa Salesiana di Andria, abbiamo avuto un incontro istituzionale, e lei mi ha espresso il suo ringraziamento a Don Bosco e ai salesiani per quanto ricevuto da loro nella sua vita, i quali l’hanno portata ad un impegno di configurazione personale molto sensibile ai valori cristiani e salesiani
ha raccontato don Pérez Godoy.

Per questo, dopo il mio incontro l’ho invitata a conoscere a salutare il Rettor Maggiore e lei sin dall’inizio ha accolto l’idea con piacere
ha concluso il Consigliere Regionale per la Mediterranea.

Per offrire un dato significativo sulla “salesianità” della sindaca, la dott.ssa Bruno ogni giorno attraverso la sua pagina Facebook dà la “buonanotte” ai suoi concittadini, commentando alla luce del carisma di Don Bosco qualche avvenimento accaduto nella giornata.

Info ANS
Andria Viva