Gen Rosso a Ragusa: “Il mondo ha bisogno della cultura del dialogo e della pace”

Il Gen Rosso è un gruppo musicale multietnico, nato a Loppiano all’interno del Movimento dei Focolari. In questi giornisi trovava in Sicilia per tre concerti di cui il primo è stato a Ragusa lo scorso 9 febbraio al teatro tenda di via Spadola.

In questa occasione, la comunità salesiana ha invitato il Gen Rosso a partecipare alla S. Messa chiedendo di animare la celebrazione con i canti specifici del gruppo musicale.

Successivamente i componenti della band, con un momento intitolato “Gen Rosso incontra…”,  hanno  condiviso la loro missione in un Teatro Don Bosco gremito di persone. Ai giovani e adulti presenti, attraverso il linguaggio della musica, i musicisti e i cantanti del gruppo, hanno raccontato e testimoniato la cultura del dialogo e della pace con forti messaggi di umanità radicati in Dio e nel fratello.

Dopo l’entusiasmante incontro in teatro, la comunità salesiana ha condiviso con i Gen e i “focolarini” presenti, un’agape fraterna.Naturalmente è stata l’occasione per far conoscere le tantissime bontà culinarie ragusane, dolci e salate, preparate dai vari gruppi intervenuti.

La “sanremologia” degli studenti IUSVE: “Al centro mettiamo valori e qualità umane”

Secondo il critico musicale Gino Castaldo esiste la “Sanremologia”, un’ipotetica materia di studio censita addirittura dal dizionario Treccani online. Che il Festival di Sanremo costituisca un microcosmo a sé, con tempi e regole fuori dall’ordinario, se ne sono accorti sin dai primi minuti i sei studenti dello IUSVE, l’Istituto Universitario Salesiano di Venezia e Verona, che per tutta la durata della manifestazione canora hanno soggiornato nella città di fiori per rileggere ogni singolo evento in base agli echi che ha prodotto nei social media.

«Si tratta di un programma didattico che abbiamo attivato per gli studenti che gestiscono Cube Radio -spiega il Direttore del Dipartimento di Comunicazione dello IUSVE, prof. Mariano Diotto – la neonata emittente istituzionale. Se, da un lato, si sono sperimentati nell’attività di social media analisys, dall’altro hanno potuto constatare di persone anche le fragilità di un evento mediatico di questa portata, mettendo in luce con l’hashtag #sanremoinvisibili le qualità umane e i valori che rischiano di sparire sotto il peso della macchina festivaliera».

Ospiti di un appartamento in pieno centro messo a disposizione da una parrocchia di Sanremo, i sei studenti, accompagnati dal docente di radiofonia digitale prof. Marco Sanavio, hanno realizzato quotidianamente anche brevi servizi televisivi da inviare ad emittenti locali che hanno apprezzato la loro freschezza nell’approccio al Festival.

«Abbiamo cercato di sperimentarci in vari ruoli – spiegano Giovanni Gabban e Federico Palisca, due componenti del team sanremese – perché oggi comunicare significa sviluppare un profilo professionale completo, che vada dalla fotografia ad un minimo di competenza grafica alla capacità di raccontare gli eventi anche in video». Gli strumenti di produzione privilegiati sono stati smartphone e computer personali ma è stato anche possibile allestire un punto di produzione mobile all’interno di un monovolume messo a disposizione dalla Toyota Ferri Auto di Mestre.

«Il Festival è un grande volano economico corredato da decine di eventi collaterali che offrono visibilità –spiega Melania Melato speaker di punta di Cube Radio – ma rivela anche risvolti inattesi, come mostre d’arte sacra o momenti di formazione per i minori che aiutano a ridefinire i canoni di bellezza e successo che emergono a Sanremo».

Tra gli aneddoti della settimana festivaliera emerge il racconto di Marco Santone che riporta come il regista del Festival, Duccio Forzano, abbia sacrificato la propria pausa a ridosso della diretta per dedicargli tempo e attenzione per un’intervista video. «Ho apprezzato lo spessore umano di questo professionista – spiega Marco – che con umiltà ci ha svelato anche i retroscena di un lavoro così impegnativo». Giulia Scattolon, invece, sottolinea come il team dello IUSVE abbia avuto più occasioni per accostare i professionisti che gestiscono i social media della Rai e del Festival e come ogni singola azione del team sia diventata occasione per progredire nelle proprie competenze, comprese le partecipazioni come pubblico al DopoFestival e le interviste in diretta a Radio Rai.

«Ci ha anche stupito – conclude Elias Manzon – come all’interno del Festival si annidino sensibilità verso i più fragili, come un convegno tenutosi vicino alla nostra abitazione sul valore della musica all’interno dei percorsi di terapia riabilitativa».

Un’esperienza, quella del Festival, che non verrà dimenticata facilmente dai sei giovani reporter digitali e che è, in parte, narrata sul sito www.cuberadio.it.

“L’incredibile viaggio”: il sussidio estivo per scoprire il proprio posto nel mondo

Sabato 9 febbraio al Teatro Piccolo di Valdocco, è avvenuta la presentazione del Sussidio Estivo lanciato dalla Editrice Salesiana Elledici, all’interno del week end di Anima MGS, che con un momento curato sul palco ha mostrato la storia di questo sussidio con tanto di personaggi e costumi: “L’incredibile viaggio”.

L’introduzione è stata fatta da don Valter Rossi, autore salesiano del sussidio, che ha riassunto la storia e dato il via alla presentazione del nuovo inno dell’estate con due ballerine che hanno insegnato i passi ai giovani presenti. “A tutto vapore” è il titolo della colonna sonora che accompagnerà molti centri Estivi italiani.

“Il progetto è partito a maggio dello scorso anno – racconta don Valter Rossi – con la Diocesi di Torino e due cooperative – NOI Torino e ET educatori di territorio e animando – per pensare a dei contenuti. Con un esperto di letteratura fantasy, abbiamo pensato una trama che fosse il prequel dei romanzi di Jules Verne, con personaggi che vengono dal futuro. Abbiamo usato il genere steampunk, che vive il futuro visto dal passato, con ingranaggi e macchine a vapore. Il sussidio è ambientato nell’epoca Vittoriana del 1850 e arriva a oggi”. Qual è stata la risposta durante la presentazione? “Molto buona. Durante la serata di presentazione, c’erano parecchi animatori da fuori Torino. La trama è modulabile, adattabile agli ambienti. La canzone poi, è orecchiabile, molto bella. I contenuti, poi, sono semplici e non banali, il costo è accessibile: dopo 35 anni di estate ragazzi, l’esperienza mi ha suggerito cosa fare”.

Napoli, riparte la formazione professionale dopo 40 anni: “Torniamo a insegnare un mestiere ai ragazzi”

Meccanica e logistica: con questi due corsi regionali di formazione professionale, dopo 40 anni, attraverso l’impegno della Regione Campania e la presenza dell’attività educativa dei Salesiani, riparte la formazione presso il centro educativo Don Bosco alla Doganella di Napoli. Una ripartenza condivisa con l’ente Salesiano di formazione professionale CNOS/FAP Napoli, le fondazioni San Gennaro e Riva, Cometa, la cooperativa Il Millepiedi, l’associazione IF e l’impresa sociale Con i Bambini. Rete e sinergia di tutti questi soggetti è il segno e metodo concreto per la rinascita educativa e lavorativa dei territori, contro la dispersione scolastica. Quaranta ragazzi, dai 13 ai 15 anni, iniziano quindi un nuovo percorso di specializzazione, con 300 metri quadrati di laboratorio a disposizione, accesso e frequenza gratuiti. La ripartenza dei corsi di formazione professionale è stata celebrata con un convengo, “Futuri possibili” che si è svolto a Napoli l’11 febbraio.

“I salesiani sono venuti alla Doganella 60 anni fa – dice don Fabio Bellino, direttore dell’istituto – per dare un posto dove stare ai ragazzi più poveri e dar loro un inserimento nel mondo del lavoro. Poi per quaranta anni questo non è stato più possibile. Per noi quindi oggi è un giorno di festa, perché possiamo riprendere a fare i salesiani, essere quello che Don Bosco è stato, insegnare ai ragazzi un mestiere e dare loro dignità”.

 

“Stupore, bellezza, gioia”: gli studenti del Ranchibile di Palermo incontrano i detenuti dell’Ucciardone

“22 gennaio 2019, data indimenticabile. Uso questo termine perché non ci sarebbero altri modi per esprimere ciò che questo incontro ci ha dato: stupore, bellezza, gioia. E un momento ricco di ciò non può che essere ricordato, giorno dopo giorno”. Claudia Lo Cascio, studentessa del Don Bosco Ranchibile di Palermo, racconta così l’incontro con ex-tossicodipendenti e carcerati dell’Ucciardone di Palermo.

Un incontro virtuale, attraverso un video-collegamento che ha lasciato i ragazzi senza parole: “Non pensavamo minimamente che da un carcere, da una delle strutture più grigie quasi emarginate di una città potesse sorgere nei volti e nell’animo nostro, una tale serenità e gioia al suono di quelle parole ed emozioni trasmesse da quegli uomini speciali. Ognuno di loro aveva qualcosa da raccontare. Parlare della propria vita non è mai facile, sopratutto se questa è stata fonte di dolore e tristezza. Ma nel momento in cui la vergogna passa in secondo piano e si dà spazio alle proprie emozioni, allora questo diventa uno dei gesti più belli che si possano compiere per qualcuno. E proprio loro, quelli che per alcuni possono essere considerati gli scarti della società , quegli esseri che sono stati in grado solo di provocare del male, hanno preso dal loro cuore il loro dolore e ce l’hanno raccontato”, scrive ancora Claudia.

Don Bosco santo sociale: con “Santa impresa” per celebrare la festa della Famiglia Salesiana dell’ICC

“L’obiettivo era trovare un momento, nel mese salesiano, dove le realtà della Famiglia salesiana del Lazio potessero stare insieme”, spiega don Francesco Marcoccio, vicario della Circoscrizione Italia Centrale. È nata così l’idea, accolta poi nella Consulta della Famiglia salesiana, di pensare la festa della Famiglia salesiana insieme con quella di Don Bosco. Il 20 gennaio, quindi, nel teatro del Don Bosco-Cinecittà a Roma, oltre 500 persone – rappresentanti di tutti i gruppi della Famiglia salesiana presenti a Roma – si sono ritrovate con il Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime per assistere allo spettacolo “Santa impresa”, portato in scena da Davide Scaccianoce e Beatrice Marzorati, che ha rappresentato l’intelligenza e lo spirito che seppero trasformare uomini straordinari in “santi sociali”, nel Piemonte dell ‘800. “Tutti sono rimasti contenti, è passata un’immagine di Don Bosco inedita, perché c’era l’aspetto storico, il collegamento con la Rivoluzione francese e l’aspetto sociale con il collegamento con gli altri santi sociali della sua epoca”.

La festa è iniziata con il saluto dell’Ispettore, don Stefano Aspettati: “Nessuno ha mai toccato la santità – ha detto don Stefano – ma tutti la vediamo incarnata nella vita dei Santi”.

“È stata una bella esperienza, con un’accoglienza e una ospitalità eccezionali: ci siamo sentiti a casa – racconta Beatrice Marzorati -. Abbiamo provato un’emozione grande nell’incontrare il Rettor Maggiore e nel recitare davanti a lui, nel vedere come una persona così importante sia cordiale e socievole”. Il pubblico è stato l’elemento in più: “C’era una risposta che ci ha dato energia”. Come si guarda ai “santi sociali” dopo averli studiati e portati in scena? “Si cambia prospettiva, non li consideri più santini, ma conoscerli sotto questo aspetto li rende più umani, meno perfetti, fonte di ispirazione e coraggio. La vera forza che li ha mossi è stata la passione di chi si mette a disposizione di chi ha bisogno”, dice ancora Beatrice. “Nella nebulosità di quel periodo, la fede, il coraggio e lo spessore umano è un esempio anche oggi, nel 2019, su come fondare un’impresa. Per chi crede ma anche per chi non crede: non si può non restare meravigliati da figure così grandi”. Beatrice cita san Leonardo Murialdo: “A bisogni nuovi, occorrono opere nuove. È questo il coraggio di sfidare i luoghi comuni, la necessità di agire e di trovare nuove formule. Questa è una testimonianza significativa per tutti”.

“Lo spettacolo ha ben spiegato come la santità è – lo dice anche Papa Francesco – essere attenti a chi ti è vicino, in una dimensione di tempo e relazione. La santità si incarna in un tempo e ha bisogno di gradualità, è fatta di relazioni”, spiega ancora don Francesco Marcoccio.

Anche il Rettor Maggiore è rimasto colpito dallo spettacolo: nella sua Buonanotte ha ringraziato i due attori e lo ha collegato alla sua strenna sulla santità. “La scia della santità Piemontese -ha detto don Ángel- ha trovato in Valdocco un terreno fertile, che ha fatto fiorire grandi figure di santità direttamente o indirettamente legate alla nostra Famiglia”. Il Rettor Maggiore ha poi raccontato che qualche giorno dopo Natale, gli sono arrivati i saluti dall’Uganda da parte di un confratello della sua equipe che ha visitato due presenze salesiane tra i giovani più poveri, una delle quali era a Palabek, luogo in cui sono presenti circa 42 mila rifugiati.

“Un anno fa nel giorno della festa di don Bosco – ha proseguito – abbiamo aperto una presenza con una piccola comunità. Senza case, senza chiesa, in mezzo al campo, con la gente del campo. Ho ricevuto da questo confratello due buste con delle offerte per me con l’impegno di devolverle per i giovani bisognosi. Ho provato una grande emozione: loro, i più poveri tra i poveri, che hanno sottratto una piccola quantità di denaro per gente bisognosa come loro. Ho voluto raccontarvi questo perché è proprio la storia che oggi, attraverso questa rappresentazione, avete raccontato a tutti noi. È questo un segno di don Bosco che ci vuole ricordare che il cuore umano è la realtà più preziosa e generosa che esiste al mondo”.

 

 

Stessi sogni, storie diverse: la formazione per aprirsi e conoscere chi viene da lontano

Giovedì 29 novembre  i giovani delle parrocchie Patrocinio San Giuseppe e Santa Monica di Torino hanno vissuto il loro settimanale incontro di formazione all’Oratorio Salesiano San Luigi. Quest’anno il tema che li accompagna è la migrazione.
Trenta giovani, insieme ai loro accompagnatori animatori e il viceparroco don Daniele, si sono messi così in cammino per conoscere di persona altri giovani che hanno vissuto una migrazione importante. Arrivati in oratorio hanno ascoltato dalla voce di don Mauro, incaricato dell’Oratorio, i tanti progetti a favore dei giovani più poveri del quartiere e poi si sono messi in gioco attraverso interviste doppie: un giovane della parrocchia e un giovane del centro di accoglienza hanno risposto ad alcune domande.

Qual è stato il risultato delle interviste?  continua a leggere qui

Il Rettor Maggiore a Messina per i 50 anni dell’istituto teologico “San Tommaso”

Il 29 novembre, con l’accoglienza all’aeroporto di Catania da parte di una delegazione di confratelli che lo ha accompagnato all’Istituto Teologico San Tommaso di Messina, è iniziata la visita a Messina del Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, in occasione del 50mo anniversario dell’istituto teologico “San Tommaso”. Il Rettor Maggiore ha presieduto la cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico 2018-2019, con una prolusione sul tema: “Il Sinodo sui giovani: una Chiesa con realismo e speranza”.

La visita è proseguita con l’incontro con i confratelli e la Famiglia Salesiana.

Leggi qui il racconto della visita, qui invece le foto. 

 

Il docente del XXI secolo: la sfida della scuola Salesiana

Sabato 13 ottobre all’Istituto Salesiano Sant’Ambrogio di Milano, i docenti  delle scuole di ogni ordine e grado dell’Ispettoria Salesiana Lombardo-Emiliana, si sono ritrovati per una mattinata di formazione e, di dibattito sul tema “La professionalità del docente nel XXI secolo”. Hanno partecipato alla Tavola Rotonda, moderata dal prof. Alberto Introini, il salesiano don Pietro Mellano, Presidente Nazionale CNOS Scuola, il dottor Damiano Previtali, Dirigente MIUR SNV e il professor Franco Nembrini, Rettore Emerito “La Traccia”.

Ogni relatore, dal proprio osservatorio privilegiato, ha condiviso la sua idea di professionalità docente, ha cercato di evidenziare le caratteristiche per essere un docente efficace e competente nella difficile sfida di educare bambini, ragazzi e giovani ad affrontare nel migliore dei modi la realtà quotidiana; una scuola in continuo movimento richiede insegnanti preparati e in grado di comprendere che ormai l’apprendimento va al di là della cattedra e delle sole lezioni frontali.

È necessario raggiungere standard professionali che non comprendano solo aspetti disciplinari, didattici, metodologici e relazionali, ma che interessano l’aspetto della crescita del giovane nella vita di tutti i giorni, nella relazione con i compagni, con i genitori e con gli stessi docenti.

Naturalmente per svolgere il ruolo di docente è necessaria una passione educativa connotata dal carisma salesiano che pone al centro di ogni apprendimento la persona.

Dopo un’intensa mattinata di dibattito, è stata celebrata la Santa Messa, presieduta dall’Ispettore don Giuliano Giacomazzi, a cui è seguito il pranzo comunitario preparato e servito dai ragazzi del Centro CNOS FAP Turistico Alberghiero di Arese.

 

Progetto “M’interesso di te”: la storia di integrazione di Ousman S.

Ousman S. è un ragazzo di 19 anni che ha dovuto affrontare un lungo viaggio dalla Gambia, suo paese di origine, fino in Italia dove è arrivato nel 2017 a Pozzallo, Sicilia.<u></u><u></u>

Dalla Sicilia è arrivato fino a  Torino, dove ha vissuto in strada e svolto lavori come venditore ambulante abusivo.<u></u><u></u>

Tutto per lui è cambiato quando ha incontrato degli educatori salesiani che lo hanno accolto nell’oratorio di San Salvario offrendogli cibo e vestiti puliti: ha finito così di essere un “invisibile” ed è diventato un animatore integrandosi in questa nuova realtà, grazie al progetto  “M’interesso di te”, piano partito in forma sperimentale a Torino, Napoli, Catania, finanziato dalla “Federazione SCS/CNOS, Salesiani per il Sociale”, grazie al fondo di beneficenza di “Intesa Sanpaolo”.

“Per favorire l’integrazione è necessario prima di tutto non tenere separate le diverse attività”, ha sottolineato don Mauro Mergola, direttore dell’oratorio “San Luigi” di Torino, che segue circa 50 tra minori e neo maggiorenni stranieri soli.

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