Dall’oratorio al corso Uefa per allenatori: “Con Don Bosco sempre nel cuore”

La storia di Damiano Eleuteri, 20 anni, inizia all’oratorio salesiano di Genzano, dove fin da piccolissimo frequenta la Messa con la mamma, i gruppi, i campi ispettoriali e inizia a giocare a calcio. “Ho costruito la mia vita all’oratorio, come uomo e come amante del calcio”, dice oggi che ha appena concluso il Corso UEFA C che lo abilita ad allenare le categorie giovanili al livello nazionale.

“Oggi che alleno fuori dall’oratorio, porto con me gli insegnamenti che ho ricevuto lì. Sono cresciuto tra quelle mura, ho amici in tutta Italia grazie ai campi ispettoriali ma poi ho scelto di portare fuori quanto ho ricevuto, penso che sia giusto così. La frase di Don Bosco che più mi è rimasta impressa e che ripeto sempre anche ai miei ragazzi è: Fare del bene a tutti, del male a nessuno”.

Dalla polisportiva giovanile salesiana alla società storica di Genzano, la Cynthia 1920: oggi Damiano allena gli esordienti 2008. “Mi piace stare a contatto con i ragazzi, vederli crescere. Degli insegnamenti ricevuti dai salesiani mi resta soprattutto la “sana vittoria”: vincere è importante, tutti vogliamo farlo. Ma prima ancora, chiedo ai miei ragazzi il rispetto degli avversari, dell’arbitro che per me è un valore fondamentale”.

“Se entri in oratorio, non ne esci mai. Don Bosco ti accompagna sempre, per tutta la vita“, conclude Damiano.

Orme sulla sabbia: l’esperienza dell’MGS Italia Meridionale durante la quarantena

Pubblichiamo un articolo di Michele Landolfo dal sito dell’ispettoria Meridionale Don Bosco al Sud sull’esperienza dell’MGS durante la quarantena.

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Nel Sud Italia mentre l’intero Paese si chiudeva a riccio minacciato dal coronavirus, il Movimento Giovanile Salesiano continuava a sprigionare le sue idee sfavillanti per aprirsi ancora di più ai giovani, privati dei momenti e appuntamenti annuali di formazione e aggregazione più importanti. E così si è cominciati con una mail di invito alla piattaforma Meet e un mega assembramento digitale, ad inaugurare la prima Quaresima Viva a distanza con oltre cento giovani partecipanti. Una serata alla settimana per un mese interamente dedicata alla cura dell’anima – come avrebbe voluto il nostro Don Bosco – è bastata a dirci “non siete soli ad affrontare questo scenario nuovo e drammatico”. A comunicarci che la fede ci avrebbe salvati dalla paura, l’isolamento e l’abbandono delle nostre certezze. Poi Maggio, il mese mariano, è stata la gradita occasione per continuare a vederci, formarci, approfondire gli Atti degli Apostoli e confrontarci in gruppi virtuali dai cui scambi di sguardi è sgorgata un’intesa e una tale intima complicità tra ragazze e ragazzi che prima dall’allora neppure si conoscevano. Al punto da assumere l’impegno di incontrarci, ma stavolta dal vivo, non appena se ne presenterà l’occasione.

In questi mesi mi è sembrato di vivere la «parabola» delle “orme sulla sabbia”, più volte ricorrente nei miei anni di animazione e formazione in oratorio: racconta del sogno fatto da un cristiano che si vedeva accompagnare su una spiaggia (percorso metaforico della vita) dal Signore, scorgendo due orme sulla sabbia. Infatti il Signore gli aveva promesso sostegno e vicinanza. Arrivato alla fine del tragitto nota una sola impronta sulla sabbia e credendosi abbandonato dal Padre, in preda alla delusione, chiede spiegazioni. E qui il Signore sorprende come solo Lui è capace di fare: “i giorni in cui tu hai visto solo un’orma sulla sabbia, sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio”.

È assolutamente possibile immaginare che Dio e Don Bosco siano accorsi verso di noi attraverso i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, che hanno preso in braccio le nostre anime conducendoci fuori dalla pandemia. Un impegno operoso e gratuito, un dono per tutti noi, grazie al quale la nostra fede si è rafforzata. Pensandoci, abbiamo sperimentato la concretezza dei temi pastorali trattati in questi ultimi anni. Come? L’incontro con Gesù ci ha offerto la speranza per vincere la preoccupazione, la Madre Chiesa ci ha accolti e abbracciati quando il distanziamento ci ha costretti a non poter stringere neanche gli affetti più cari, il servizio ci ha aiutato a donare conforto e diventare missione per la vita dei più fragili delle nostre comunità. E poi la preghiera, la fonte da cui abbiamo attinto le forze, il collante di ogni azione benefica intrapresa, il dispositivo di protezione individuale contro l’indifferenza e l’egoismo. Infine è arrivato Giugno, con la tradizionale Festa Giovani MGS, svoltasi il 7 giugno scorso, anch’essa online, dal titolo “Ri-usciamo ad incontrarci? #relazionincorso”. Un appuntamento diverso dal solito, senza la gioia dei saluti all’arrivo nell’oratorio ospitante, senza i balli e senza il buon cibo preparato dalle mamme, ma con il calore di sempre, a questo giro testimoniato dai quadratini-ritratto animati apparsi sui nostri roventi pc. Ebbene anche quest’anno il confronto tra di noi ha rappresentato un momento di di crescita, discernimento e svolta per le nostre vite, grazie al prezioso contributo dello psicologo e psicoterapeuta Andrea Montesano, un giovane come noi, vocato talmente tanto al suo lavoro da tradurlo in missione cristiana per aiutare il prossimo. I suoi consigli ci hanno consentito di riflettere sulla gestione delle emozioni, come affrontare le relazioni e la crisi post-virus, come oltrepassare i timori legati all’ambiente esterno per riappropriarci delle nostre vite. Spunti pratici per ri-trovare la voglia di ri-uscire a testimoniare la gioia e il piacere di incontrarci, in attesa di una Festa Giovani 2021 che sarà ancora più carica di desiderio.

Michele Landolfo

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“Questa è la mia casa”: don Gianni Rolandi racconta il ritorno dei pellegrini al Colle Don Bosco

Il ritorno dei pellegrini al Colle Don Bosco, il luogo delle origini di San Giovanni Bosco.

Ecco di seguito l’intervista realizzata all’ombra dell’Ausiliatrice a don Gianni Rolandi, Direttore della Comunità Salesiana di Colle Don Bosco.

Tra gli argomenti trattati: la ripresa delle attività di accoglienza dei pellegrini al Colle Don Bosco; i pellegrini da tutto il mondo: cosa cercano al Colle, cosa domandano, cosa raccontano; che effetto fa vivere nei luoghi natali di don Bosco; come vivono gli abitanti di quei luoghi la presenza del Santuario; quali sono le opportunità che offre il Colle; cosa si porta via un pellegrino dalla visita al Colle: l’insegnamento di don Bosco; Mamma Margherita; quale l’attualità di don Bosco oggi e quale la sfida per la famiglia salesiana: il prendersi cura dei giovani e lavorare insieme come famiglia salesiana; il discernimento pastorale.

Salesiani L’Aquila, il sindaco Biondi visita l’oratorio per l’Estate ragazzi

Il Sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, si è recato in visita presso l’Oratorio Salesiano dell’Aquila nella mattinata del 3 luglio per incontrare i ragazzi e i giovani che partecipano alle attività estive 2020.  Biondi ha accolto l’invito fatto dal direttore dell’Opera, Don Stefano Pastorino: “Per noi salesiani è stato importante che il primo cittadino sia venuto a conoscerci in questo momento particolare, dato che si è potuto rendere conto di come abbiamo strutturato l’oratorio secondo le normative anti-Covid”. Un’apertura, quella dei salesiani, mai messa in discussione. Una continuità mai interrotta nel corso degli anni, compresa l’estate del post sisma 2009.

Sono 120 i ragazzi iscritti alle attività estive, ai quali si aggiungono una cinquantina tra educatori, animatori e volontari. L’attività è stata calibrata sulle necessarie normative di distanziamento fisico, i ragazzi sono stati divisi in piccoli gruppi, con i rituali di accesso all’Oratorio che abbiamo ormai imparato a conoscere.

Il Primo Cittadino ha rivolto un saluto ai giovanissimi concittadini, sottolineando l’importanza educativa della missione salesiana e la strategicità dell’Oratorio in chiave logistica: “Ho accettato con grande piacere l’invito di don Stefano e ho colto l’occasione per salutare le ragazze e i ragazzi che ogni giorno frequentano il centro estivo situato all’interno di uno dei luoghi storici di questa città”. 

A breve prenderà il via anche l’attività VENTI20diNovità, un progetto dedicato agli adolescenti che si prefigge l’obiettivo di stimolare la riflessione a partire dai 17 “goals” dell’Agenda ONU 2030, rielaborati in otto proposte educative abbinate al nome di un vento. Il progetto è promosso dalla Circoscrizione Salesiana Italia Centrale e verrà realizzato nelle realtà salesiane presenti in sette regioni d’Italia (Lazio, Umbria, Marche Abruzzo, Toscana, Sardegna e Liguria).

“Lavoriamo con l’obiettivo di formare buoni cristiani e onesti cittadini – commenta don Stefano – per questo la nostra attività è un servizio ai ragazzi di oggi, che saranno donne e uomini di domani, e alla collettività”.

L’emergenza sanitaria con gli occhi di un sacerdote cappellano di un ospedale: intervista a don Luca Cappiello

Il periodo dell’emergenza sanitaria con gli occhi di un sacerdote cappellano di un ospedale. Ecco di seguito l’esperienza e la testimonianza di don Luca Cappiello, Parroco presso la parrocchia “Risurrezione del Signore” ed Assistente religioso presso l’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino grazie all’intervista all’ombra dell’Ausiliatrice.

Tra gli argomenti trattati: i tempi difficili trascorsi durante l’emergenza sanitaria COVID-19; la scienza e la presenza umana all’interno dell’ospedale; l’accompagnamento spirituale agli operatori sanitari; la necessità da parte dei pazienti di ricevere l’eucaristia e un conforto fraterno; l’impossibilità di salutare personalmente i familiari mancati; le ferite dello spirito e i momenti di silenzio; i miracoli quotidiani all’interno dell’Ospedale San Giovanni Bosco; la riscoperta di una Chiesa vicina e viva; l’insegnamento appreso dall’emergenza sanitaria come il riconoscimento delle nostre fragilità; l’esperienza del dono; il compito dei sacerdoti in questo tempo particolare; l’importanza della riconciliazione in famiglia, del sopportarsi e del supportarsi; quanto le parrocchie si riscoprono al centro della sfida contro la povertà nei nostri territori.

La raccolta fondi della Fondazione Opera Don Bosco di Milano per la Siria raccontata dall’Osservatore Romano

Pubblichiamo un articolo uscito su L’Osservatore Romano che parla dell’iniziativa della Fondazione Opera Don Bosco onlus di Milano a favore dei giovani della Siria.

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Una raccolta fondi per trasformare in realtà un sogno di tanti giovani siriani, cristiani e musulmani: costruirsi un futuro e mettersi definitivamente alle spalle anni di sofferenze e di fragili speranze. È l’iniziativa, o meglio ancora, la sfida lanciata dalla Fondazione Opera Don Bosco onlus di Milano che, in partnership con quella di Lugano, ha avviato un progetto riguardante la costruzione di un centro salesiano a Jaramana, quartiere popolare a maggioranza cristiana nell’area metropolitana di Damasco, in cui migliaia di persone vivono in condizioni di estrema vulnerabilità e povertà. Qui i salesiani animano una parrocchia e un piccolo centro giovanile che accoglie un numero rilevante di bambini e ragazzi che arrivano – e arrivavano anche durante i giorni più intensi di combattimenti – da molte zone della città. La nuova struttura, per la quale è già stato acquistato un primo terreno ora in fase di ampliamento, si aggiungerà a parrocchia e centro salesiano permettendo di «ampliare e migliorare gli spazi adibiti alle attività sportive e offrendo la possibilità di estendere l’impegno educativo e il bacino di giovani beneficiari anche in ambito formativo», è scritto sul sito dell’organismo.

Numerosi gli edifici che sorgeranno all’interno del complesso: un centro di formazione professionale che assicurerà a giovani e adulti in condizioni di disagio sociale di Jaramana percorsi educativi tecnico-professionali in vari campi accuratamente scelti per soddisfare le esigenze del mercato locale. I destinatari del progetto potranno scegliere tra una varietà di programmi di diverso livello e indirizzo a seconda del background e delle competenze di base. Attraverso l’offerta di borse di studio e costi commisurati alle possibilità economiche individuali, si garantirà la possibilità di accesso ai più bisognosi e meritevoli. Previsti inoltre un ambulatorio medico “so ciale” aperto sia agli studenti e a coloro che frequentano l’oratorio sia all’intera collettività della zona, garantendo l’offerta di adeguati servizi sanitari di base soprattutto alle fasce sociali più povere. La struttura sarà attrezzata per il primo intervento, per visite mediche specialistiche, odontoiatriche e oculistiche. A ciò si aggiungono anche un luogo di incontro giovanile costruito per ospitare oltre un migliaio di bambini e giovani e dedicato allo svolgimento di attività pastorali (catechismo, ritiri, animazione, incontri di formazione e condivisione), ludico ricreative (teatro, musica, giochi, feste) ed educative (doposcuola); una chiesa in grado di accogliere circa settecento fedeli, un auditorium multifunzionale per ospitare eventi e iniziative del centro giovanile, di quello di formazione professionale, di eventuali gruppi salesiani ed anche esterni, e per svolgere ritiri spirituali, convention, convegni e conferenze, oltre a campi da gioco sportivi, una palestra e un’area verde. Un impegno complesso e affascinante ma anche arduo dal punto di vista dei costi, spiegano i responsabili del programma, che però non hanno timori sul raggiungimento degli obiettivi: «La cosa importante – sottolineano – è non fermarsi all’aspetto economico, ma provare a ribaltare la prospettiva, partendo dal sogno e unendo le forze per fare del bene».

Da questa visione, infatti, è partito il percorso per ridare la fiducia nel cambiamento, in un paese dilaniato negli ultimi anni da un conflitto senza fine e ancora alle prese con una situazione potenzialmente esplosiva generata anche dalla pandemia di coronavirus. Situazione che non ha lasciato indifferente l’oratorio Don Bosco di Aleppo il quale ha distribuito gratuitamente ventimila mascherine, prodotte da quindici volontari, a bambini e ragazzi che frequentano il centro salesiano e quelli catechistici della città, e ai giovani degli altri oratori del paese, a Damasco e Kafroun. «Don Bosco stesso sperimentò un’epidemia simile a quella che viviamo oggi – hanno affermato i promotori dell’iniziativa – quando nell’O ttocento scoppiò l’epidemia di colera a Torino: insieme ai suoi figli spirituali e a mamma Margherita visse quel periodo in un autentico spirito di servizio verso i più bisognosi, e lui stesso e i suoi ragazzi poterono sperimentare per primi l’accompagnamento della Provvidenza. Oggi, ai nostri tempi, la nostra risposta è stata un’idea attuale e pragmatica che potesse rispondere alle esigenze delle famiglie, dei giovani e dei bambini».

IUSVE, un anno di Cube Radio e altre novità

di Francesca Bonotto

IUSVE Cube Radio, la web radio e il laboratorio multimediale di IUSVE, l’Istituto Universitario Salesiano di Venezia e Verona, ha raggiunto degli ottimi risultati, nonostante le difficoltà del periodo storico che stiamo attraversando. Giunti ormai al termine di questo lungo anno accademico, il direttore di IUSVE Cube Radio, il prof.re Marco Sanavio, ha riassunto tutta la strada percorsa, coinvolgendo studenti, docenti, personale e addetti ai lavori, portando un bilancio della stagione che ha diffuso grazie ad alcune note. Nel cuore di IUSVE, Cube Radio, rappresenta non solo uno spazio formativo importante, ma anche e soprattutto un ambiente dove fare esperienza, di vita e di comunicazione. Il prof.re Sanavio, in particolare, scrive: “Siamo una realtà ancora giovane ma abbiamo potuto allacciare legami significativi, oltre che con la famiglia accademica dello IUSVE, con il territorio, le istituzioni e alcune aziende di riferimento.”

Riassumiamo brevemente, a questo proposito, alcuni appuntamenti in cui Cube Radio si è distinta: la masterclass con Duccio Forzano, regista del Festival di Sanremo e di grandi eventi musicali; la collaborazione con Toyota Ferri Auto; l’incontro degli speaker con papa Francesco per l’avvio della proposta di Avvento #XmasFacts; la vittoria del premio Hub Art Matera di Rai Com; la partecipazione al Festival di Sanremo 2020 in collaborazione con Televenezia – CafèTv24 – Radio Adige – radio InBlu con il premio “Ethical champion”; l’incontro e l’intervista con Carlo Verdone e Rocco Papaleo; l’incontro e l’intervista con l’assessore Elena Donazzan; il percorso di quaresima “Empty and full”; il lancio della campagna solidale “Gift time” in collaborazione con Centro servizi volontariato Venezia; la cartolina pasquale motion graphic in collaborazione con Facchinetti/D’Orazio – La Nuova Venezia; l’organizzazione locale insieme a Radio Ca’ Foscari del Festival nazionale delle radio universitarie e la formazione internazionale online coordinata da Max Pandini (Radio KissKiss).

In Cube Radio sono attivi dodici format con un totale di 10000 download solo su Spreaker. Gli approfondimenti sono creati da studenti e docenti che collaborano con grande interesse e passione. Tra i più seguiti: i podcast di «Too much» dedicati alla comunicazione virale; «Pixelgourmet» approfondimento dedicato alla fotografia; «Un fatto una canzone» speciale dedicato alla musica; «Modapuntocom» rubrica sulla comunicazione e pubblicità di moda etica e sostenibile e «Avamposto 31» speciale dedicato all’illustrazione d’autore. Gli studenti, inoltre, sono stati ospitati alle seguenti trasmissioni: Unomattina (Rai Uno); Buongiorno Regione (Rai Tre); Tv 2000; Radio Vaticana e Radio Venezia. Le collaborazioni hanno poi spaziato da RaiCom, Rai Uno, Radio Rai, Radio Vaticana, Radio Venezia Tv, Radio Adige, CafèTv24 a Radio InBlu, Europhonica, Sony Music, RadUni, Toyota, M9 museo del 900 e Cinema Teatro Aurora Treviso.
Di recente, merita menzione, l’attivazione della skill Alexa che ha permesso la presenza delle rubriche radio su SPOTIFY, ITUNES e IHEARTRADIO.

ICC, VENTI20diNOVITA’, un’estate in volo!

Pubblichiamo il comunicato stampa della Circoscrizione Italia Centrale sull’iniziativa Venti20dinovità.

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Le premesse per un’estate diversa ci sono tutte e l’obbiettivo è quello di cogliere le opportunità che vengono offerte.

I Salesiani dell’Italia Centrale hanno lanciato una sfida agli adolescenti che frequentano le realtà educative sparse su sette regioni del territorio nazionale (Liguria, Toscana, Sardegna, Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio). Si tratta del progetto VENTI20diNOVITA’ che punta a stimolare una riflessione partendo dai 17 “goals” dell’Agenda ONU 2030, rielaborati in otto proposte educative abbinate al nome di un vento.

La pandemia, infatti, stimola alla costruzione di un mondo nuovo e le realtà salesiane dell’Italia Centrale desiderano sognarlo insieme ai ragazzi, rendendoli protagonisti del cambiamento, portatori di novità e speranza, radicati nella realtà… per diventare – come diceva don Bosco – buoni cristiani e onesti cittadini!

I circa 500 partecipanti saranno divisi in ISLA (isole), composte al massimo da dieci persone (secondo le disposizioni delle attuali norme di sicurezza) e seguite da un educatore, laico o salesiano consacrato. Le proposte educative verranno declinate nei modi e nei tempi stabiliti dalle ventitré realtà locali che hanno aderito all’iniziativa, prendendo spunto dal corposo materiale formativo presente nelle piattaforme online di ONU e ASVIS, l’agenzia italiana che si occupa dello Sviluppo sostenibile e dell’Agenda 2030.

Ai temi di formazione sociale si aggiungono quelli di formazione spirituale, con la proposta di otto brani del Vangelo, una riflessione quotidiana e riferimenti tipici salesiani. Ogni vento-tema è stato associato anche a film, canzoni e giochi di ruolo, utili a stimolare la riflessione sull’argomento.

La componente pratica sarà comunque parte integrante del progetto. Alle ISLA viene infatti chiesto di mettersi a disposizione per delle “missioni” sul territorio, coerenti con gli obiettivi dell’Agenda ad essa affidati. Si tratta di veri e propri servizi alla collettività, come la pulizia di parchi o l’aiuto nelle attività di sostegno alla povertà locale.

Gli otto “venti di novità” saranno propedeutici al “volo” dei ragazzi, immagine scelta per significare il cammino di ognuno e di tutto il gruppo. Il progetto prevede cinque fasi lungo l’estate: preparazione, decollo, entrata in rotta, fase di volo e atterraggio. Quest’ultima fase, che si celebrerà a settembre, sarà una condivisione tra tutte le ISLA, utile a gettare le basi per nuove esperienze condivise.

Per don Emanuele De Maria, delegato di Pastorale Giovanile e presidente di Salesiani per il sociale Italia Centrale, “è cruciale non voler dare risposte ai ragazzi, ma farsi con loro delle domande e mettersi in sincera ricerca per il bene comune. La pandemia, situazione inedita e nuova, ha messo tutti noi, educatori e ragazzi, nella stessa condizione: nessuno ha risposte già collaudate, ma tutti possiamo offrire cuore, mente e mani per costruirle insieme! I ‘ragazzi di don Bosco’ non vogliono tirarsi indietro proprio quando il mondo ha più bisogno di loro!”.

Articoli, foto, video e testimonianze saranno condivisi nel sito dei Salesiani Italia Centrale – www.donbosco.it, nel canale YouTube – ICC SalesianiDonBosco, sulla pagina facebook Salesiani Italia Centrale e sul profilo Instagram dedicato: _venti20dinovita_

VENTI20diNOVITA’ si inserirà nel solco delle centinaia di proposte educative che ogni giorno le case salesiane promuovono. 

Borgo Ragazzi Don Bosco di Roma, ripartono l’attività estiva e le serate in oratorio

Dal 15 giugno al Borgo Ragazzi Don Bosco di Roma è ripartita l’attività estiva, con le attività per i ragazzi divisi in fasce di età e secondo la normativa anti – covid 19. Dal 2 luglio, invece, sarà la volta di Borgo Estate che quest’anno si svolgerà dal giovedì al sabato.

Prima settimana
Borgo Estate

 

L’esperienza di salesiani in Egitto durante il Covid19

Pubblichiamo un articolo dal sito della Circoscrizione dell’Italia centrale sull’esperienza dei salesiani presenti in Egitto durante l’emergenza Covid-19.

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Come sta vivendo un salesiano questo momento attuale lontano dai ragazzi ai quali ha dedicato la propria vita e per i quali ha lasciato il proprio Paese d’origine e la propria casa? è una delle domande che Martin Milad Wadie, studente diciannovenne del Don Bosco de Il Cairo, ha voluto rivolgere ai Salesiani d’Egitto nel nell’attuale momento di contenimento mondiale della pandemia da Covid-19 che ha costretto alla chiusura delle scuole e degli oratori.

La presenza dei Salesiani in Egitto risale al 1896, anno in cui i figli di Don Bosco acquistarono il terreno su cui sarebbe sorto l’Istituto scolastico di Alexandria d’Egitto. Ben presto nel 1926, l’opera salesiana raggiunse il Cairo, cuore della terra dei faraoni.

Da sempre impegnati nell’insegnamento e nella promozione della formazione integrale dei giovani, i Salesiani hanno accompagnato, con la loro presenza, generazioni di egiziani durante tutte le varie e complesse vicende storiche del Paese.

Accanto alla formazione scolastica e culturale impartita negli Istituti Tecnici e Professionali, dotati di laboratori e officine all’avanguardia, si sono sempre affiancate le attività di oratorio che hanno visto, e vedono, moltitudini di ragazzi giocare, imparare e crescere assieme.

Il miracolo di Don Bosco, che da oltre cento anni si rinnova in Egitto è il clima di fraternità che si crea e rinnova quotidianamente tra cristiani e musulmani. Una scuola di valori umani per tutti nel quale avviene quell’incontro col Dio nascosto che Don Bosco auspicava per tutti i suoi ragazzi.

Ed è proprio spinto da questo incontro che il giovane Martin ha voluto intrattenersi in un dialogo a distanza con P. Luca PellicciottaP. Pedro GarciaP. Georgie WadieP. George Al Mouallem sul significato più profondo della loro esperienza di salesiani in Egitto in un momento critico come quello attuale.

Cosa spinge una persona a lasciare tutto, spesso anche le comodità di una vita in Europa, per stare accanto ai ragazzi egiziani, come le ristrettezze attuali impattano su una scelta simile e come fare a mantenere quel rapporto con i giovani che, per ogni salesiano, è vitale. Queste sono alcune delle domande poste ai salesiani d’Egitto.

La vocazione salesiana, infatti, è fortemente legata alla chiamata di Dio per i giovani. E’ attraverso questi che Dio chiama, così come affermato da Don George Wadie: “Io ho incontrato Don Bosco attraverso l’oratorio”. E, proprio nel momento in cui scuola e oratorio rimangono chiusi o, per utilizzare una espressione di Don Pedro, appaiono come “un wadi del deserto che occupa un grande spazio, ma si trova senza la sua linfa” che si percepisce il dolore del distacco.

La giornata è cambiata tanto” afferma Don George Wadi, “la nostra missione è essere tra e per i giovani.

Senza i ragazzi e senza oratorio non mi sento salesiano di don Bosco..!” è il pianto condiviso da P. George Al Mouallem. Nonostante ciò, si rinvigorisce, secondo Don Pedro “la necessità di essere assieme, di fare strada uno accanto all’altro, rimanere…approfittando delle possibilità che ci offrono le nuove tecnologie”.

La presenza salesiana in Egitto è sempre stata caratterizzata da incisività e discrezione. Costruire una civiltà responsabile, educando i cuori dei giovani egiziani e non cercando di cambiarne le strutture temporali. Impegno rinnovato anche in periodo di pandemia. Afferma Don Pedro, infatti, “non siamo stati chiamati a risolvere i problemi dell’universo, ma siamo stati coinvolti a continuare a diffondere il Regno del Padre, là dove ognuno si trova”. Ed ecco, allora, il contatto quotidiano attraverso una canzone, una preghiera, una foto, come quelle inviate ai suoi ragazzi da Don George Al Mouallem.

In questo clima risuona l’invito di Don Luca alla “speranza accompagnata dalla responsabilità, dall’impegno personale e dalla lettura sapienziale della storia che si vive”, per “capire la volontà di Dio” alla luce della nostra personale “esperienza terrena”.  Ed è questo l’appello finale che gli interlocutori di Martin hanno voluto, idealmente, rivolgere a tutti i suoi coetanei egiziani: non abbandonarsi alla sufficienza, rinnovare un impegno in grado di cambiare la storia, non fare di Dio, in qualunque modo lo si chiami, una struttura vuota e, come sottolineato con forza da Don Luca, sognare: “il più grande dono che possiamo avere da Dio è quello di sognare una vita felice, santa, buona. Ecco perché è importante la presenza di Dio, quella vera, quella concreta. Desiderate Dio, cari ragazzi!”

Martin Milad Wadie

Con la collaborazione di Antonio Nucera

Intervista a Padre Luca Pellicciotta:

  1. Cosa ti ha spinto a lasciare “la tua casa” per venire in Egitto?

La risposta non può che non essere: Dio! E non è solo una risposta semplice, è e deve essere la realtà. In effetti, ripensando alla mia esperienza, posso dire che solo Dio ha potuto farmi fare questa scelta. Ho lasciato la scuola dove ero prima e nella quale avevo delle certezze, delle sicurezze. Ho lasciato l’Italia, la mia terra. Non è stato facile, perché sono molto legato all’Italia. Ho lasciato non per lasciare, ma per trovare cose nuove. Principalmente capire la volontà di Dio in questa mia esperienza terrena. Non è mai facile, ma è possibile capire qualcosa quando inizi a lasciare qualcosa. Io credo di aver solo iniziato questo cammino di ricerca.

  1. Come stai vivendo questo periodo senza i ragazzi?

Don Bosco diceva: “Un oratorio senza musica è come un corpo senza anima”. Pensiamo un ambiente salesiano senza ragazzi cosa possa diventare? Questi giorni sono strani. Sono in una grande struttura senza vita. Certamente noi stiamo in comunità, che in questo momento è un solido riferimento. È vero. Ma senza i ragazzi, ossia il motivo di quelle strutture, le strutture stesse non hanno senso. Mi sono reso conto, dopo quasi tre mesi senza ragazzi, che mi mancano molto e che sono realmente una parte fondamentale della mia storia vocazionale. La mia stessa vocazione, senza ragazzi sarebbe altro. Forse non sarebbe. Perché la vocazione salesiana è fortemente legata alla chiamata di Dio per i giovani.

  1. Come è cambiata la tua giornata?

È cambiata molto. Io non sono pratico e non sono portato per la tecnologia o per attività in modalità “online”. Quindi non sto facendo molto dal punto di vista “pastorale” con i ragazzi. Oltre alle lezione di italiano e a qualche incontro di religione e non essendo coinvolto in altre questioni, ho molto tempo per me. Lo vedo come un dono di Dio. Un’occasione preziosa per riprendere a leggere, a meditare, a scrivere, ad ascoltare, a pregare di più e meglio. Diciamo che in questo periodo i ragazzi della scuola sono entrati ancora di più nella mia preghiera. Per il resto la giornata ha come sempre i suoi tempi ed orari comunitari che iniziano alle 7 con la preghiera in cappellina.

  1. Quali speranze per il futuro?

La parola “speranza” è una parola strana. Da sola non serve a niente. Non si spera solamente. Non serve. Credo che la speranza debba sempre essere accompagnata da altro, per esempio dalla responsabilità, dall’impegno personale, dalla lettura sapienziale della storia che si vive. Ovviamente dalla preghiera. Sperare non significa “tentare la sorte”. Questo atteggiamento non ha niente a che fare la speranza cristiana. Sono sicuro che il futuro sarà da ricostruire in qualche suo aspetto, come del resto sempre nella storia dell’uomo. Ma la vera e la prima speranza è quella di non perdere la speranza! Bisogna chiedere nella preghiera di non cadere nel rischio di non sperare più. Il futuro è sempre un mistero. Ma dobbiamo avere la certezza che si costruisce oggi, anche se la situazione è questa. Il futuro si costruisce nel presente. Quindi questa situazione è la migliore che abbiamo per costruire oggi il futuro. Questa è la responsabilità che dobbiamo avere.

  1. Se potessi rivolgerti a tutti i ragazzi egiziani, quale consiglio daresti loro?

Il primo consiglio è quello di non cadere nella sufficienza. La situazione che viviamo può far dire a qualcuno: “Non mi impegno tanto non so cosa accadrà”, oppure “faccio il minimo, tanto è tutto a distanza”. No. Il primo consiglio è proprio quello di continuare ad un impegno personale che può fare la differenza nel presente. Ognuno di noi deve fare la sua parte. Nessuno la può fare al posto nostro. Il secondo ed ultimo consiglio riguarda la fede. Non fate della religione una “struttura vuota”, senza Dio. Sì, purtroppo possiamo essere religiosi, ma senza Dio. E oltre alla bellezza del credere in Dio, la fede ci aiuta a sognare. Il più grande dono che possiamo avere da Dio è quello di sognare una vita felice, santa, buona. Ecco perché è importante la presenza di Dio, quella vera, quella concreta. Desiderate Dio, cari ragazzi!

Intervista a Padre EL MOUALLEM GEORGES

  1. Cosa ti ha spinto a lasciare “la tua casa” per venire in Egitto?

Appartengo allʼispettoria salesiana del MOR, non sono come quelli che partono in missione, ma sono già in missione. La mia chiamata per venire in Egitto, ha due motivi:

In primo luogo, sono religioso, e lʼobbedienza fa parte essenziale della mia vita salesiana e comunitaria.

In secondo luogo, mi piace molto lavorare in Egitto. È una terra buona per la missione, malgrado qualche difficolta che ho incontrato riguardo alla mentalità ed i costumi a cui,  però,  mi sono adattato facilmente a vivere anche grazie a una brava guida spirituale, Don Bashir Succar, ad Alessandria, ed  a Don Dany Kerio, a Zeitune.

Ad Alessandria sono stato quattro anni come tirocinante (dal 2011 al 2015) e ho insegnato religione nella scuola e lavorato nell’oratorio sia con i cristiani che con mussulmani. Ho visto crearsi un bellissimo e forte rapporto con gli insegnanti della scuola, ed i giovani e gli animatori musulmani dell’oratorio. Nel giorno della mia Ordinazione Diaconale (nella chiesa della madonna Addolorata al Manchiya il 4/9/2014) questi giovani hanno organizzato una grande festa, quasi storica, banz, canti e tanti pensieri che mi hanno davvero colpito. Davvero una festa salesiana!

Dopo la mia Ordinazione Presbiterale lʼ 8/8/2015 ho presato servizio come economo a Zeitune, a Il Cairo, per la missione salesiana che opera con i “Sudanesi”. Qui l’oratorio è frequentato da  Sudanesi ed Egiziani. Anche qui con lʼaiuto dei miei confratelli salesiani ho vissuto tre anni, duri ma belli e arricchiti al riguardo dal rapporto creatosi con i sudanesi e anche con gli animatori egiziani del oratorio. Ancora oggi, a distanza di anni, ci chiamiamo sempre…

  1. Come stai vivendo questo periodo senza i ragazzi?

Senza i ragazzi o senza oratorio non mi sento salesiano di don Bosco..! Perché la mia identità nella Chiesa è legata a loro. Le nostre costituzioni dicono: “ragazzi poveri ed abbandonati”, questo e il nostro campo di lavoro.

Per altro verso, mi hanno insegnato nella fase di formazione, che il salesiano deve adattarsi alle nuove situazioni in cui vive. Per questo, ho pensato alle famiglie (durante questo tempo di pandemia, circa sette settimane), ho cercato di usare la mia voce per pubblicare canti religiosi su facebook per pregare insieme ai miei amici. Ho registrato sei canti (due in italiano e quattro in arabo). Ho ottenuto un certo successo, credo di essere un talento nel campo…

Oltre questo, con l’aiuto di una amica de Il Cairo (che sta finendo i suoi studi in teologia, in educazione, ed in social media) ho mandando il Vangelo giornaliero, tramite il whatsApp, cioè un con foto e un breve commento. Così si legge il Vangelo in famiglia. Ci sono tre testi del Vangelo secondo il calendario liturgico di ogni giorno: 1) per i siriani, libanesi e quelli in terra santa; 2) un altro testo per gli egiziani; 3) un altro in lingua italiana. Invio questi testi anche ai miei amici sacerdoti.

  1. Come è cambiata la tua giornata?

La mia giornata è cambiata totalmente visto che non c’è più né scuola ne oratorio. All’inizio di ogni mese ci raduniamo in comunità e programmiamo tutto il mese.  E’ aumentato il tempo per la preghiera e per la vita di comunità, sempre col pensiero ai nostri ragazzi però.

  1. Quali speranze per il futuro? 

Il mondo in cui vivremo dopo il Coronavirus cambierà e non sarà mai come prima! Per questo dobbiamo prepararci a vivere nuove condizioni di vita che riguarderanno ogni paese al mondo.

Io non sono preoccupato, sono molto sereno. La malattia e la morte  sono realtà della vita. Dobbiamo essere sempre pronti. In questo senso ho pubblicato un banner, già durante la prima settimana della Pandemia, in cui esprimo la mia fede e anche per dare speranza a quelli che l’hanno persa.

Dice cosi: “In questi tempi, il Coronavirus sta diffondendosi in tutto il mondo. A me però interessa un’altra Corona, quella che hanno messo sulla testa di Gesù Cristo Salvatore circa 2000 anni fa, fatta di spine e non di virus!”

In quella corona c’è tutto l’amore che ci serve e, in quella stessa corona, non c’è posto per la paura.

 Intervista a padre Pedro Garcia

  1. Cosa ti ha spinto a lasciare “la tua casa” per venire in Egitto?

A giugno del 2018 ero a Damasco, nella comunità che i salesiani hanno nella capitale della Siria. Studiavo la lingua araba e davo il mio piccolo contributo nell’oratorio. Mi chiamò Abuna Munir, all’epoca Ispettore dei salesiani in Medio Oriente, e mi chiese se io fossi stato disponibile per venire in Egitto. Io dissi di sì. Tutto li.

  1. Come stai vivendo questo periodo senza i ragazzi?

Senza i giovani Rod el Farag sembra un wadi del deserto: occupa un grande spazio ma si trova senza la sua linfa. Ma è anche vero che adesso tutti quanti ci stiamo rendendo conto che “il Don Bosco” non è un edificio, una imponente struttura edilizia ma una comunità di persone che cerca di fare del suo meglio seguendo D Bosco. La necessità di essere assieme, di fare strada uno accanto all’altro rimane. Ci sentiamo, ci esprimiamo come possiamo, approfittando delle possibilità che ci offrono le nuove tecnologie.

  1. Come è cambiata la tua giornata?

Mi sono trovato a utilizzare tutti i mezzi possibili per continuare a cercare d’essere utile ai giovani e tutta la comunità educativa. Le riunioni si sono moltiplicate, ci siamo trovati difronte a problemi inaspettati, questo è vero. Ma è anche vero il fatto che mai mi sono trovato solo davanti ai problemi, e posso affermare con orgoglio e gratitudine che salesiani, professori, collaboratori e studenti si sono rivelati all’altezza della situazione

  1. Quali speranze per il futuro? 

La mia speranza nel futuro si basa sul mio presente: vedo che Iddio ci vuole bene, che non ci lascia da soli nelle difficoltà. Questo Dio così sorprendente mai smetterà di essere accanto noi.

  1. Se potessi rivolgerti a tutti i ragazzi egiziani, quale consiglio daresti a loro? 

Realmente non mi va di offrire consigli, non mi ritengo così tanto saggio. Sono con voi nella stessa strada, devo fare ogni giorno la parte che mi tocca. Quello che posso fare è condividere una sfida. Non sta a me, e neanche a voi, decidere sul momento storico che stiamo a vivere. Sta a me, e anche a voi, scegliere di tentar sempre dar una risposta alle circostanze facendo leva sempre sul meglio di noi stessi. Cristo per primo ci ha mostrato la strada a seguire quando si è messo a lavare i piedi ai suoi. Non siamo stati chiamati a risolvere i problemi dell’universo, ma si siamo stati coinvolti a continuare a diffondere il Regno del Padre, là dove ognuno si trova.

Intervista a Padre George Wadie

  1. Cosa ti ha spinto a lasciare “la tua casa” per venire in Egitto?

Io conosciuto d. Bosco attraverso l’oratorio e ho conosciuto i salesiani bene con don Giorgis, buona anima.

  1. Come stai vivendo questo periodo senza i ragazzi?

Questo tempo senza i giovani è difficile, ma è diventato tempo di preparazione per tornare meglio ai giovani.

  1. Come è cambiata la tua giornata?

La giornata è cambiata tanto. E’ diventata senza la cosa bella, la nostra missione è essere tra e per i giovani.

  1. Quali speranze per il futuro? 

Cristiano vuol dire avere sempre speranza, speranza che tutto va per il bene dell’uomo.

  1. Se potessi rivolgerti a tutti i ragazzi egiziani, quale consiglio daresti a loro? 

Il consiglio per i nostri giovani prima vivere con Dio e secondo preparati bene per il vostro futuro.

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