La raccolta fondi della Fondazione Opera Don Bosco di Milano per la Siria raccontata dall’Osservatore Romano

Pubblichiamo un articolo uscito su L’Osservatore Romano che parla dell’iniziativa della Fondazione Opera Don Bosco onlus di Milano a favore dei giovani della Siria.

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Una raccolta fondi per trasformare in realtà un sogno di tanti giovani siriani, cristiani e musulmani: costruirsi un futuro e mettersi definitivamente alle spalle anni di sofferenze e di fragili speranze. È l’iniziativa, o meglio ancora, la sfida lanciata dalla Fondazione Opera Don Bosco onlus di Milano che, in partnership con quella di Lugano, ha avviato un progetto riguardante la costruzione di un centro salesiano a Jaramana, quartiere popolare a maggioranza cristiana nell’area metropolitana di Damasco, in cui migliaia di persone vivono in condizioni di estrema vulnerabilità e povertà. Qui i salesiani animano una parrocchia e un piccolo centro giovanile che accoglie un numero rilevante di bambini e ragazzi che arrivano – e arrivavano anche durante i giorni più intensi di combattimenti – da molte zone della città. La nuova struttura, per la quale è già stato acquistato un primo terreno ora in fase di ampliamento, si aggiungerà a parrocchia e centro salesiano permettendo di «ampliare e migliorare gli spazi adibiti alle attività sportive e offrendo la possibilità di estendere l’impegno educativo e il bacino di giovani beneficiari anche in ambito formativo», è scritto sul sito dell’organismo.

Numerosi gli edifici che sorgeranno all’interno del complesso: un centro di formazione professionale che assicurerà a giovani e adulti in condizioni di disagio sociale di Jaramana percorsi educativi tecnico-professionali in vari campi accuratamente scelti per soddisfare le esigenze del mercato locale. I destinatari del progetto potranno scegliere tra una varietà di programmi di diverso livello e indirizzo a seconda del background e delle competenze di base. Attraverso l’offerta di borse di studio e costi commisurati alle possibilità economiche individuali, si garantirà la possibilità di accesso ai più bisognosi e meritevoli. Previsti inoltre un ambulatorio medico “so ciale” aperto sia agli studenti e a coloro che frequentano l’oratorio sia all’intera collettività della zona, garantendo l’offerta di adeguati servizi sanitari di base soprattutto alle fasce sociali più povere. La struttura sarà attrezzata per il primo intervento, per visite mediche specialistiche, odontoiatriche e oculistiche. A ciò si aggiungono anche un luogo di incontro giovanile costruito per ospitare oltre un migliaio di bambini e giovani e dedicato allo svolgimento di attività pastorali (catechismo, ritiri, animazione, incontri di formazione e condivisione), ludico ricreative (teatro, musica, giochi, feste) ed educative (doposcuola); una chiesa in grado di accogliere circa settecento fedeli, un auditorium multifunzionale per ospitare eventi e iniziative del centro giovanile, di quello di formazione professionale, di eventuali gruppi salesiani ed anche esterni, e per svolgere ritiri spirituali, convention, convegni e conferenze, oltre a campi da gioco sportivi, una palestra e un’area verde. Un impegno complesso e affascinante ma anche arduo dal punto di vista dei costi, spiegano i responsabili del programma, che però non hanno timori sul raggiungimento degli obiettivi: «La cosa importante – sottolineano – è non fermarsi all’aspetto economico, ma provare a ribaltare la prospettiva, partendo dal sogno e unendo le forze per fare del bene».

Da questa visione, infatti, è partito il percorso per ridare la fiducia nel cambiamento, in un paese dilaniato negli ultimi anni da un conflitto senza fine e ancora alle prese con una situazione potenzialmente esplosiva generata anche dalla pandemia di coronavirus. Situazione che non ha lasciato indifferente l’oratorio Don Bosco di Aleppo il quale ha distribuito gratuitamente ventimila mascherine, prodotte da quindici volontari, a bambini e ragazzi che frequentano il centro salesiano e quelli catechistici della città, e ai giovani degli altri oratori del paese, a Damasco e Kafroun. «Don Bosco stesso sperimentò un’epidemia simile a quella che viviamo oggi – hanno affermato i promotori dell’iniziativa – quando nell’O ttocento scoppiò l’epidemia di colera a Torino: insieme ai suoi figli spirituali e a mamma Margherita visse quel periodo in un autentico spirito di servizio verso i più bisognosi, e lui stesso e i suoi ragazzi poterono sperimentare per primi l’accompagnamento della Provvidenza. Oggi, ai nostri tempi, la nostra risposta è stata un’idea attuale e pragmatica che potesse rispondere alle esigenze delle famiglie, dei giovani e dei bambini».