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Salesiani Treviglio, festa per i 130 anni della presenza salesiana

Da L’Eco di Bergamo

Una mostra di fotografie e articoli sulla lunga storia della presenza salesiana a Treviglio. E una serie di iniziative pensate per gli studenti di oggi. In occasione della festa di San Giovanni Bosco di quest’anno – la cui ricorrenza liturgica cade martedì prossimo, 31 gennaio, data della morte del santo patrono dei giovani, avvenuta nel 1888 – i Salesiani di Treviglio hanno organizzato una serie di eventi anche per ricordare la presenza a Treviglio da ben 130 anni di un istituto che è ormai un’istituzione. Sembra infatti molto lontana la data del 14 ottobre 1892, quando i primi tre sacerdoti salesiani arrivarono in treno a Treviglio per concretizzare una volontà espressa poco prima della sua morte da don Bosco in persona: aprire un istituto salesiano anche a Treviglio. Lo avrebbe confidato in una lettera andata perduta e datata 28 febbraio 1887 (giorno della Madonna delle Lacrime) all’allora prevosto trevigliese, don
Francesco Rainoni. A finanziare la nuova struttura ci avrebbe pensato il conte Melzi d’Eril, anche per contrastare l’anticlericalismo che si stava diffondendo all’epoca in città.

La prima sede venne ricavata al civico 6 di via Zanda, in centro a Treviglio: primo direttore è don Francesco Cottrino, che coordina le elementari, l’allora ginnasio e l’oratorio. Ma già nel 1894 i salesiani si trasferirono dove oggi sorge il centro salesiano, realizzato al posto di un cascinale che venne demolito, accanto alla chiesa di San Carlo ai morti (ora gestita proprio dalla congregazione di don Bosco). Lì, lungo la circonvallazione interna, venne prima costruito l’edificio principale a forma di «L» (che poi verrà alzato di un piano negli Anni Sessanta), al quale venne affiancato, nel 1906, il secondo palazzo, quello che si affaccia su via Portaluppi e che ospita storicamente la sede delle scuole medie (a pianterreno si trova invece la chiesa interna): con il passare dei decenni, infatti, la necessità di nuovi spazi è andata via via crescendo, anche con l’aumento del numero di studenti (a lungo anche «interni», che si fermavano anche a dormire per tutta la settimana: oggi invece tutti tornano a casa la sera, visto che l’ultimo interno si è diplomato nel 2001) provenienti da un bacino sempre più vastoe che oggi abbraccia l’intera pianura bergamasca, la vicina Martesana e le parti settentrionali del Cremasco e del Lodigiano, per circa 1.200 studenti attuali. Nel 1919 nasce l’Unione degli ex allevi, che quattro anni fa ha tagliato il traguardo dei primi cento anni di attività. Dal 1934 l’istituto venne di nuovo ampliato, con la costruzione di un edificio sul retro degli altri due e che ospita la mensa (inizialmente era la sede delle Figlie di Maria Ausiliatrice, l’ordine femminile fondato sempre da don Bosco), con confinante nuova sede per il liceo classico.

Sede che è poi stata demolita e sostituita da una più ampia nel 2012, di fronte al campo da calcio. Nel 1975 l’altra grande costruzione all’interno delle mura dell’istituto: il palazzetto dello sport dedicato al «Maestro Zanovello», ovvero lo storico insegnante delle elementari Giovanni Zanovello. Elementari che hanno riaperto a partire dal 2000, dopo alcuni decenni in cui l’istituto ospitava solo medie e superiori (con vari indirizzi, dal liceo al professionale, passando per i geometri: alla fine degli Anni Ottanta l’allora direttore don Emilio Bruni avviò una sperimentazione liceale che sarebbe poi stata adottata a livello nazionale anche dalle scuole statali, ovvero un quinquennio unitario per il classico e lo scientifico, con indirizzi letterario- umanistico e matematico-naturalistico).

Dai Salesiani è passato anche lo sport, in particolare il calcio, con la storica società «Orsa», attiva dal 1962 e ora cessata. L’altra chiusura dolorosa arriva nel 2000, quando cessa l’attività lo storico oratorio. Oggi il centro salesiano, diretto da don Renato Previtali, ospita la primaria e la secondaria di primo grado (le ex elementari e medie), i licei classico, scientifico e delle scienze applicate, un centro di formazione professionale per operatori dei servizi logistici e un istituto tecnico tecnologico con specializzazioni in logistica e informatica. Tutto l’istituto si sta ora preparando per la festa di don Bosco, che sarà anticipata (come da tradizione) a venerdì pomeriggio: alle 18, nella palestra Zanovello, sarà celebrata la Messa, quest’anno presieduta da monsignor Andrea Turazzi, vescovo di San Marino-Montefeltro. La cerimonia è storicamente aperta alla cittadinanza: in epoca precovid alla Messa partecipavano anche più di duemila persone, tra allievi, ex allievi, docenti, genitori e amici dei Salesiani. Chissà che anche quest’anno, per festeggiare i 130 anni a Treviglio, non si torni a quei numeri.

Open days al Centro Salesiano “Don Bosco” di Treviglio

Da Bergamo News, la notizia sugli open day al centro “Don Bosco” di Treviglio.

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Il Centro Salesiano “Don Bosco” di Treviglio è un Polo Educativo in cui la presenza di diversi settori scolastici, interconnessi nella modalità di Campus, offre alle famiglie l’opportunità di scegliere un servizio che copra l’intero cammino didattico-formativo dei propri figli, una risposta alle sempre nuove esigenze educative, al passo coi tempi dal 1892.

In particolare l’educazione salesiana non pensa ai giovani solo come destinatari di interventi didattici: essi sono invece i protagonisti attivi del loro percorso di formazione attraverso numerose attività, nella convinzione che la scuola non può chiudere i propri orizzonti entro il solo orario scolastico ed entro la fisicità di un istituto.

Tali attività impegnano i ragazzi a vari livelli e vengono proposte agli studenti in modo rispettoso della libertà e del cammino di maturazione di ciascuno. Per conoscere le nostre attività e la nostra offerta formativa, prendere visione dei curricoli e dei vari ambienti, vi aspettiamo ai prossimi Open Day, in agenda per sabato 27 novembre e sabato 4 dicembre. Si tratta di un’opportunità in più per conoscere la nostra Scuola: maggiori informazioni al link https://openday.salesianitreviglio.it/open-day/

Ulteriori informazioni sullo stile che caratterizza il modo di fare scuola nella Casa di Don Bosco di Treviglio e sulle scelte comuni ai vari settori scolastici, della Scuola Primaria, della Scuola Secondaria di Primo e Secondo Grado, dell’Istruzione e Formazione Professionale, nella brochure consultabile on line al link https://openday.salesianitreviglio.it/brochure/

Ed ora lasciamo la parola a Matteo, che presenta una delle tante attività proposte dalla Scuola quest’estate.

Le comodità della vita di tutti i giorni, delle quali sentiamo ogni giorno di più un disperato bisogno, e la nostra tendenza a tornare, non appena possibile, ad una situazione di agio e benessere ci inducono a provare un sentimento di rifiuto, o quantomeno di vago disappunto, ogni qual volta ci sentiamo privati della nostra “comfort zone”.

Perché mai, dunque, un adolescente dovrebbe abbandonare la propria vita quotidiana per passare una settimana in un rifugio della Val Formazza a 2.500 m?

Questa stessa domanda se la sono posta anche coloro che, come me, l’estate scorsa hanno preso parte a quest’iniziativa. Probabilmente, per molti di noi la risposta a questo quesito non è stata immediata, ma abbiamo dovuto aspettare di vivere quest’esperienza in prima persona per poterla cogliere. Infatti, benché ciascuno di noi abbia rimpianto, di tanto in tanto, l’uso dello smartphone o la confortevolezza della propria camera, sono certo che tutti, col passare dei giorni, si sono sentiti a casa, pur non essendovi fisicamente. Inoltre, azioni come accendere la stufa, unico mezzo di riscaldamento a nostra disposizione, preparare il pasto e, dopo averlo consumato, lavare i piatti e spalare la neve nei pressi del rifugio sono state fondamentali per farci entrare nel clima di condivisione e aiuto reciproco che ha reso speciale la settimana. In altre parole, ciò che più mi ha colpito è stata la facilità con cui ciascuno ha saputo mettere a tacere il proprio egoismo e dare la precedenza al bene collettivo.

Sono certo che ciascuno di noi, in quei giorni, ha riscoperto il valore dell’umiltà, nel vero senso etimologico del termine: essa è l’attaccamento alla terra (humus), a ciò che di più indispensabile permea la nostra esistenza e sul quale, solo in un secondo momento, l’uomo ha edificato costruzioni accessorie che a confronto appaiono deboli ed illusorie. In quei giorni abbiamo avuto la fortuna di sperimentare il culto (cultum, cioè coltivazione, ma anche venerazione) della terra (humus), l’atto di amore più antico e sincero nella storia dell’umanità. In altri termini, abbiamo messo da parte la nostra arroganza (ad rogare, cioè chiedere insistentemente [per sé]) per metterci a disposizione degli altri, acquisendo una consapevolezza nuova, quella del valore dell’umiltà appunto. Solo divenuti padroni dei valori di umiltà e generosità sapremo migliorare la vita altrui e al contempo arricchire la nostra.

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“Il liceo scientifico dei Salesiani è come una casa”: la testimonianza di una ex allieva di Treviglio

Per lanciare gli open day online, l’istituto salesiano di Treviglio si è affidato alla testimonianza di una sua ex allieva, pubblicando un articolo e un video su Bergamo News.

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Nella tradizione educativa dei Salesiani di Treviglio al centro sta il singolo studente con la sua personalità unica e irripetibile, esprimendo liberamente ciò che è e valorizzando le potenzialità che ognuno porta dentro di sé, come racconta Chiara, che si è diplomato al Liceo Scientifico nel 2018.

Per prendere visione dei curricoli e dei vari ambienti, vi aspettiamo ai nostri Open Day, che si terranno ON-LINE, nel rispetto delle norme di sicurezza anti Covid-19. Maggiori informazioni sul link https://openday.salesianitreviglio.it/

Pubblichiamo anche un breve video di presentazione del Liceo Scientifico

Ed ora lasciamo la parola a Chiara.

Sono passati ormai dieci anni da quando ho varcato per la prima volta quel cancello di via Zanovello che così tante volte avrei nuovamente attraversato respirando sempre quell’aria di casa e di famiglia della quale erano impregnati i cortili e ogni altro ambiente della bella casa salesiana di Treviglio. In tutta sincerità, se penso a quel lunedì 13 settembre 2010, il primo aggettivo che mi viene in mente per definire il mio stato d’animo non è propriamente entusiasta, anzi tutt’altro. Iniziavo la nuova avventura delle medie in una classe che non conoscevo, mentre le mie amiche avrebbero frequentato tutte la scuola del paese; dovevo alzarmi prima delle 7 quando avrei potuto cadere dal letto e arrivare in classe, se fossi rimasta a Trezzano Rosa dove abitavo, senza contare che era una scuola di preti, e poi questo Don Bosco, del quale il nonno mi parlava sempre, non capivo proprio cosa avesse di tanto speciale. Dopotutto per fare scuola bastano i professori, una lavagna e qualche banco: valeva davvero la pena stare due ore al giorno seduta in pullman per andare dai salesiani? Sì vi dico, e ringrazio quel giorno in cui i miei genitori decisero di farmi frequentare quella che negli anni si è trasformata ai miei occhi da “cosa” come un’altra a casa come nessun’altra. Don Bosco diceva che la prima felicità dei ragazzi è sapersi amati. Quanto posso dire di aver sempre sperimentato l’affetto grande dei compagni, dei professori, dei salesiani, degli educatori e perfino dei portinai, quanto posso affermare con sicurezza di aver vissuto otto anni vivendo davvero quell’allegria salesiana, contagiosa, semplice, duratura.

Quanto soffro adesso che sono studentessa universitaria quelle relazioni da “Freccia rossa” che la contraddistinguono, così rapide e instabili, con tanta gente che sale nella tua carrozza, condivide con te un tratto di viaggio più o meno lungo e poi va via, semplice passeggera dello stesso treno della quale conserverò probabilmente solo lo sbiadito ricordo del volto. Nella casa di Don Bosco non c’è ragazzo che non sia conosciuto e chiamato per nome, quasi per ricordarti che tu non sei uno tra tanti, non sei uno che passa per caso per questo corridoio, ma sei atteso, sei cercato.  Non sei il quattro che hai preso nello studio di funzioni o nella prova di ascolto di inglese; nonimporta quanto tu ti senta sotto le aspettative, l’importante è che tu ti senta aspettato sempre, quando arrivi carico al massimo per aver passato l’esame di patente e quando entri in classe a testa bassa perché hai litigato con un’amica.

L’educazione è cosa di cuore, Don Bosco lo sapeva bene, e il mio per una buona parte è rimasto tra quei cortili nei quali ho imparato l’amicizia vera, in quelle aule che mi hanno avviata alla vita, in quell’angolo di terra trevigliese che così tanto sapeva di cielo.

Bergamo News

Impresa ciclistica Treviglio-Santuario di Oropa: l’esperienza inedita dei Salesiani

Pubblichiamo l’articolo di Bergamo News sull’impresa ciclistica organizzata dai salesiani come un pellegrinaggio al Santuario di Oropa.

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In questa estate un po’ anomala, i salesiani hanno deciso di organizzare un’esperienza inedita e straordinaria nel vero senso della parola, qualcosa mai sperimentato prima, una vera e propria impresa ciclistica. Punto di partenza: la casa di Treviglio; destinazione: santuario di Oropa (Biella). Una sorta di pellegrinaggio che ci ha portato a scoprire questo magnifico e maestoso santuario nel bel mezzo delle alture piemontesi.

Il giorno della partenza, il 17 luglio, ci siamo ritrovati nel cortile della scuola con un misto di entusiasmo, un po’ di “tensione” data la particolarità dell’evento, ma soprattutto la consapevolezza che sarebbe stata un’esperienza da ricordare. Infatti in quei quattro giorni e in quelle tre notti (fino al 20 luglio) all’interno del gruppo, formato dai catechisti, dai professori e da ragazzi provenienti da classi e da indirizzi diversi, si è creato uno straordinario senso di comunità, di familiarità e di amicizia. Tutto ciò grazie alle ”peripezie” e alle avventure affrontate insieme: dalle ore sotto il sole in bici alle visite a metà giornata nei piccoli borghi di campagna, dalle serate a base di pizza o pasta/riso freddo, alle notti passate a giocare a risiko o a carte presso gli oratori e le case salesiane che ci hanno offerto ospitalità durante il pellegrinaggio. Tutte queste esperienze hanno contribuito a rendere il gruppo sempre più affiatato.

La parte più significativa, in termini di impegno e di sforzo fisico, è stata senza dubbio la salita di 10 km di Oropa, in cui ciascuno di noi ha dovuto dare il massimo; per questo mi è piaciuto il paragone proposto da don Giovanni e da Eddy con cui hanno accostato la salita in bici e più in generale il ciclismo alle nostre vite: un paragone apparentemente stravagante o quantomeno astratto, ma appunto solo in apparenza. Infatti nella salita in bici si può intravedere quello che è il nostro percorso durante la vita: durante una salita dura, tosta e impegnativa (come quella di Oropa) possiamo anche avere la migliore bici, le migliori vitamine, la migliore borraccia, la migliore compagnia e la migliore safety car ma arriveremo in cima e raggiungeremo la meta solo se avremo quella determinazione necessaria per portare a termine questa ardua impresa. Penso che tutto ciò valga anche nella vita di tutti i giorni, perché uno può avere ogni comodità o agevolazione possibile, ma per raggiungere un obiettivo quello che conta in fondo è la passione, la forza di volontà, l’impegno e la grinta che uno ci mette nel perseguirlo.

Questa è stata la prima impresa ciclistica dei Salesiani di Treviglio, speriamo sia la prima di una lunga serie… c’é solamente una parola per descrivere la riuscita di questa scommessa: un successo!! Grazie a tutti coloro che hanno contribuito a rendere realtà questo progetto.

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ExAllievi di Treviglio, un secolo con la bussola orientata al bene

Pubblichiamo l’articolo uscito su L’Eco di Bergamo sui centro anni dell’Unione Exallievi di Treviglio.

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Compiere cento anni rappresenta assai più che sottolineare un fatto temporale per quanto utile e necessario, è un momento che fa storia da sé, come accade per i cento anni dell’Unione Ex allievi Salesiani don Bosco di Treviglio.In questo caso l’evento – ancorché
caduto in questi giorni ma rimandato a ottobre per ovvii motivi legati al covid – connota un’epoca e trasmette un cumulo di esperienze, maturate tra gli ex allievi al di fuori delle mura dell’Istituto salesiano di Treviglio, ora in tempi non più scolastici, tuttavia ricchi dell’ardore giovanile suscitato da don Bosco verso la santità quale scopo primario, sulla scia dei «probi cittadini».

Don Bosco conosceva l’animo dei giovani, li vedeva in costante e altalenante sviluppo socio- religioso-morale, sapeva che, una volta usciti dalla realtà dell’oratorio o del collegio, avrebbero incontrato problemi di non facile approccio. Ecco il passaggio dal giovane oratoriano o studente all’ex allievo, non un salto nel buio, piuttosto uno slancio organizzato in direzione di un futuro di Bene.

A Treviglio dove i salesiani erano arrivati sul finire dell’Ottocento, gli ex allievi avevano presto maturato la necessità e la gioia di stare insieme, per aggiungere esperienza e toccare traguardi di dedizione all’ideale cristiano rivolto al Vangelo. Stare insieme e ritrovarsi nei convegni annuali e in altri eventi per realizzare lo spirito di don Bosco fu dunque il momento d’avvio di un’esperienza felice. Era il 1920. Da quell’anno la successione di impegni e di raduni ha visto crescere la partecipazione degli
«ex» all’Unione, tanto che negli anni Ottanta-Novanta del secolo scorso era additata come la più numerosa in ambito nazionale e la più attiva sul piano delle iniziative, soprattutto nel periodo del cosiddetto «presidentissimo» Manlio Possenti, così definito sia per la durata del suo mandato (22 anni) sia per la qualità e quantità delle attività programmate: incontri con lo scrittore Vittorio Messori, con il presidente del Consiglio Giulio Andreotti, con l’astronauta Flavio Guidoni, con il cardinale Pappalardo, con il fisico Antonino Zichichi e con altri illustri personaggi della vita civile e religiosa, venuti a Treviglio per sottolineare l’affetto verso don Bosco e gratificati da ampie platee. Non solo dibattiti e conferenze, anche raduni tra ex e giovani, consegne di diplomi, di attestati e di premi, infine la pubblicazione della testata unionale «Ad Alta Voce», autentico filtro informativo e di collegamento all’interno della Unione.

L’Unione di Treviglio nei suoi cento anni aveva annoverato – oltre al primo presidente cavalier Mario Ramelli di Bergamo e al presidente onorario canonico don Francesco Rainoni – il cavalier Carlo Ramelli, il commendator Guido Pozzi, il cavalier Diotallevi Zeduri, il dottor Alfredo Ferri. Non cito i numerosi viventi (oggi il presidente è Gian Luca Tirloni). Segnalo tuttavia, poiché hanno avuto un ruolo qualificato nella storia della Unione, i segretari cavalier Ernesto Merisi e Alessandro Segala, mancati anni fa, e i carissimi, e vivi, Giancarlo Colombo (che ha avuto funzioni nazionali nella Federazione),Umberto Taddeo (figura storica del Centro Salesiano e punto di riferimento di centinaia di iniziative nel tempo) ed Ezio Zanenga. Questa è la vicenda di un gruppo di ex allievi orientati ad un ideale comune di fede dentro il quale si sono sviluppate tante storie di uomini e donne che, in cento anni di intima adesione, hanno amato don Bosco non solo quale Maestro e Amico della gioventù anche come padre affettuoso e gioioso capace di farli camminare, con amore fecondo, nell’itinerario della fedeltà ai Valori umani e cristiani.

Salesiani Treviglio: “Quest’anno viviamo l’autentica Via Crucis”

Pubblichiamo la lettera del direttore dei Salesiani di Treviglio, don Massimo Massironi sulla via crucis e la quaresima.

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Carissimi,
stiamo vivendo in questa quaresima 2020 delle autentiche vie crucis!

– La via crucis di tutti i contagiati e ammalati che in una conta inesorabile e inarrestabile ogni sera ci portiamo nel cuore e nella mente per un ricordo o una preghiera.

– La via crucis degli operatori sanitari che come soldati generosi, anche a scapito della loro salute e vita, adempiono fino in fondo il loro giuramento di servizio al benessere delle persone a loro affidate.

– La via crucis dei defunti che vengono sepolti nella fredda solitudine, senza la carezza dei loro famigliari, e senza neppure il conforto dei Sacramenti e della sepoltura cristiana.

– La via crucis dei ragazzi e dei giovani che dopo poco tempo hanno sentito che questa non è una vacanza; infatti la noia ha preso il sopravvento e la mancanza di incontri reali, di abbracci di amicizie e dell’incontro con l’amore sta rendendo questo tempo un inverno più che un’estate.

– La via crucis delle famiglie che tra angoscia e paura sono state costrette a riorganizzare la propria vita e i propri impegni, compresa la gestione dello studio dei figli.

– La via crucis della scuola che si è svuotata di presenza e ha dovuto rivestirsi di didattica a distanza e digitale, tra fatiche, lentezze e feconde scoperte: prima tra tutte la mancanza dei propri studenti, anche quelli più discoli o meno impegnati.

– La via crucis dell’economia che in ogni telegiornale ci perseguita in analisi e previsioni di borsa e di governo, ma che sarà presto alla nostra porta di casa, di nazione e di mondo, come crisi.

– La via crucis della Chiesa che pur mantenendo le porte aperte è svuotata dei suoi abitanti, dei suoi sacramenti e del suo tempo forte di Quaresima…ma non è stata abbandonata dal suo Signore Gesù.

– La via crucis della fede di tanti battezzati che hanno sentito il desiderio mancato dell’Eucarestia quotidiana o domenicale, del sacramento della Confessione e dell’incontro come comunità di fratelli, perché in diretta streaming non è la stessa cosa.

– E tutte le altre nostre vie crucis di questo tempo…

Ma la Via Crucis è anzitutto e soprattutto quella di Gesù ieri come oggi… e le nostre vie crucis o sono vissute insieme a Lui…oppure sono solo assurde o disperate!

Sì, solo alla luce di Gesù e con Gesù che compie con la Croce il suo cammino d’Amore…tutto e tutti possono essere illuminati dalla speranza anche in questo tempo! Sì perché lì si coglie la profondità dell’Amore Vero e Totale che è sempre rosso come il Sangue o come il Cuore!

Sì, perché la Via Crucis è solo la penultima stazione della vita di Gesù…perché l’ultima è la certezza della Sua Risurrezione. Con Gesù anche le nostre vie crucis si aprono alla certezza di una Speranza Risorta perché l’Amore è più forte del dolore e della morte!

L’Amore di Gesù, di un malato, di un operatore sanitario, di un defunto, dei ragazzi e giovani, di una famiglia, della scuola, dell’economia, della Chiesa e della fede è più forte di ogni Via Crucis!

La Pasqua è un Amore forte…più forte!
Sia questa Pasqua più Santa per tutti e ciascuno.

Don Massimo Massironi SdB
direttore

 

 

Don Bosco Treviglio, la lettera del direttore agli studenti: Senza di voi, la nostra scuola non ha senso!

Pubblichiamo la lettera del direttore dell’istituto salesiano di Treviglio, don Massimo Massironi, indirizzata ai suoi allievi e pubblicata sul sito dell’agenzia di Informazione Salesiana ANS.

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Treviglio è una cittadina italiana di circa 30mila abitanti, situata nella provincia di Bergamo, l’area più colpita da COVID-19 di tutto il Paese. In questo mese di marzo, ancora non completato, i morti nel comune sono praticamente raddoppiati rispetto a marzo 2019. La comunità è provata. A Treviglio i salesiani sono presenti dalla fine del XIX secolo e in quest’epoca di crisi un messaggio di speranza viene dal Direttore dell’Istituto, don Massimo Massironi, che ha voluto pubblicare una lettera ai suoi allievi. Ecco di seguito il suo messaggio.

Cari ragazzi e ragazze del “Don Bosco” di Treviglio, stiamo vivendo questa emergenza sanitaria. Per voi, vista la vostra giovane età, è la prima volta che provate una situazione così! Che può essere vissuta in tanti modi: preoccupazione, ansia, eccesso di psicosi, superficialità, tutto sommato come vacanza anche gradita!

Volevo dirvi come la sto vivendo io soprattutto da lunedì scorso: il coronavirus è stato l’opportunità di pensare e sentire che voi siete importanti per noi… che senza di voi la nostra scuola non ha senso!

La nostra scuola, senza di voi, non è più una Casa!

Senza di voi:

i Cortili sono muti

le Aule sono vuote

i corridoi sono spogli

il registro elettronico è freddo.

Mi sono accorto che senza di voi la nostra scuola semplicemente non c’è, perché la nostra scuola non sono gli edifici, non sono le materie, non è lo scandirsi di un orario scolastico, non sono i voti, non siamo neppure solo noi insegnanti o Salesiani: la nostra scuola siete voi! È la preziosità dell’incontro tra voi e noi…anzi, è proprio la relazione felice e quotidiana tra Noi, lo specifico della Scuola Salesiana! E in questi giorni di emergenza Covid19 il vostro non esserci mi ha fatto ri-brillare in modo molto evidente che senza di voi noi non potremmo esistere…da soli non avremmo senso!!!

Allora volevo dirvi che ci mancate… volevo dirvi che ciascuno di voi e tutti insieme per noi siete importanti come un Dono: non sprecate il vostro essere dono in questi prossimi giorni, fate di questo tempo anche di didattica a distanza una opportunità di crescita per dimostrare che siete dei ragazzi e ragazze seri e serie…perché portate avanti la scuola e la vostra istruzione negli incontri digitali!

Grazie che ci siete, che state facendo bene il vostro lavoro anche a distanza…e se avete bisogno di qualsiasi cosa noi ci siamo: basta chiedere, anche con un click!

E da ultimo volevo dirvi che vi aspettiamo presto, purtroppo non così presto come vorremmo, perché senza di voi…non siamo più noi…non siamo più una scuola Salesiana!

Buona giornata…buon lavoro a tutti e a ciascuno e salutatemi i vostri genitori! Davvero a presto…e W don Bosco… sempre!

Aff.mo in don Bosco

Don Massimo Massironi

Allievi di Don Bosco per sempre: la testimonianza di un giovane appena uscito dalla scuola salesiana

Pubblichiamo un articolo di “Bergamo News” sulla testimonianza di un ex allievo della scuola di Don Bosco a Treviglio, Alessandro Maggioni.

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È passato un anno dall’ultima festa di Don Bosco vissuta come allievo ed ecco che mi ritrovo a scuola per il mio primo “31 gennaio” da ex-allievo.Il pomeriggio è cominciato con la cerimonia della consegna dei diplomi a coloro che hanno affrontato l’Esame di Stato (più informalmente “la maturità”) e gli Esami per la Qualifica e il Diploma professionalizzanti nell’estate 2019, terminando il loro percorso di studi nella scuola salesiana. Il direttore don Massimo Massironi, salutando i neo-diplomati, ha rivolto un breve pensiero, augurando che la vita sia un viaggio in cui possiamo fare qualcosa di grande, impegnandoci nei nostri nuovi percorsi accademici e di lavoro. Tale viaggio, però, non si deve trasformare in una fuga; fuggendo, di fatti, non saremmo in grado di cogliere la sostanza e l’essenza di ogni incontro, e la vita in questo modo si svuoterebbe del suo significato più profondo. Dunque, qual è l’antidoto alla fuga? Porsi degli obiettivi e chiedersi come ci si vede nel futuro, “solo in questo modo – ha concluso don Massironi – farete qualcosa di grande, perché siete già grandi”.

Dopo le foto di rito, la consegna del diploma, dell’annuario 2018/2019 e della tessera di ex-allievi di Don Bosco (perché lo si è per sempre!), sul palco è stato consegnato il premio a coloro che hanno concluso la maturità con la lode e la felpa della scuola ai “tredicini”, ovvero quei ragazzi che hanno frequentato la casa di don Bosco dalle elementari alle superiori.

Il pomeriggio è proseguito con la santa messa solenne nel palazzetto Zanovello, presieduta quest’anno da sua eccellenza monsignor Daniele Gianotti, vescovo di Crema. La celebrazione ha visto una grande partecipazione sia da parte delle autorità civili, militari e scolastiche sia da parte dei numerosi allievi, ex-allievi e amici della scuola salesiana di Treviglio.

Questa è stata anche l’occasione in cui abbiamo ricordato ancora una volta la professoressa Ambrogina Tandi, storica docente di matematica e preside della scuola superiore, di cui erano stati celebrati i funerali il giorno prima. “La Tandi”, come veniva chiamata dai suoi studenti (noi siamo stati gli ultimi), aveva cantato per più di trent’anni, nella stessa occasione, quel “Giù dai colli” in onore di don Bosco ed è sembrato quasi impossibile che una presenza così costante nella casa salesiana trevigliese non sia più tra noi.

A conclusione di questa giornata, in cui siamo tornati in quella che è stata per tutti noi una casa oltre che una scuola, ci siamo salutati con la consapevolezza che i nostri ricordi e un pezzo del nostro cuore saranno legati per sempre a questo luogo e al santo dei Giovani.