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Convegno Nazionale di PG a Lignano: il programma e i relatori

Dopo due anni, torna l’appuntamento nazionale di PG. Il Convegno si terrà dal 30 maggio al 2 giugno a Lignano Sabbiadoro e avrà come tema La fede nell’imprevedibile.

È disponibile il programma con i relatori (si può scaricare dal pulsante): “Apriremo con un dialogo a tre voci su cosa significhi oggi uscire dal buio nel quale, peraltro, siamo ancora immersi: come se non fosse bastata la pandemia, si sono aperti scenari di guerra tutt’altro che rassicuranti. Continueremo approfondendo il discorso sugli adolescenti, cantiere aperto dalla Chiesa italiana la scorsa estate. Faremo un ulteriore passo intorno al discorso della sinodalità, parola sulla bocca di tutti ma che ha bisogno di essere chiarita. Non tanto a livello teorico e infatti ci affideremo per questo passaggio a dei laboratori pratici. Nella chiusura, come sempre, proveremo a rileggere i nostri passi e a indicare (a partire dalle riflessioni fatte) le strade possibili per un impegno comune”, spiega don Michele Falabretti, responsabile nazionale di Pastorale Giovanile della CEI.

 

San Francesco di Sales in prospettiva pastorale: Dolcezza Salesiana e Formazione Integrale

Il Settore per la Formazione della Congregazione Salesiana propone il secondo della serie di cinque video su San Francesco di Sales, presentato in prospettiva pastorale e focalizzato sulla “dolcezza salesiana”. Don Michele Molinar, che ha curato la serie con gli uffici di Pastorale Giovanile e Comunicazione Sociale della Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta (ICP), inizia chiarendo che cosa la dolcezza non è in San Francesco di Sales, per poi far percepire la ricchezza di questo dono vissuto e consegnato dal santo vescovo. Di seguito la notizia publicata dal sito dell’ANS.

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(ANS – Roma) – Al termine di questo mese di aprile vissuto nella luce della Pasqua, il Settore per la Formazione della Congregazione Salesiana propone il secondo della serie di cinque video su San Francesco di Sales, presentato in prospettiva pastorale. Mentre il primo aveva come tema l’umano spiegato da Dio (qui accessibile in italiano, inglese, spagnolo, francese e portoghese) questo secondo si focalizza sulla “dolcezza salesiana”.

Don Michele Molinar, che ha curato la serie con gli uffici di Pastorale Giovanile e Comunicazione Sociale della Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta (ICP), inizia chiarendo che cosa la dolcezza non è in San Francesco di Sales, per poi far percepire la ricchezza di questo dono vissuto e consegnato dal santo vescovo, con riferimenti diretti alla sua esperienza di vita.

“La dolcezza salesiana non è essere indulgenti arrendevoli e non si sposa certamente con la debolezza di carattere. La dolcezza di San Francesco di Sales, quella che lui vive che sente e che proporrà, e su cui si convertirà quasi ogni giorno della tua vita, ha una matrice profondamente cristiana. Parte da Gesù che ha detto di sé: ‘Io sono mite e umile di cuore’.

A dire il vero la dolcezza non è una realtà sola: entra e in un binomio, dove i due termini non si equivalgono neanche: dolcezza e umiltà. San Francesco di Sales dirà che queste due realtà credenti sono la base della santità, e dice anche che sono delle virtù molto rare, la dolcezza e l’umiltà.

Dirà che bisogna essere, bisogna avere, un cuore dolce con il prossimo e un cuore umile verso Dio. La combinazione di queste due, dà la Dolcezza Salesiana”.

Il video originale in italiano è stato realizzato anche in voice over per le altre principali lingue: video ITvideo ENvideo ESvideo FRvideo PT (visibili e scaricabili dai rispettivi link).

Chi è interessato al testo può scaricarlo dai seguenti link:

testo ITtesto ENtesto EStesto FRtesto PT.

Si segnala, inoltre, che recentemente è stato pubblicato in versione digitale in lingua inglese un testo di don Morand Wirth, prezioso contributo in chiave educativa al centenario di San Francesco di Sales: “St Francis de Sales a program of integral formation” – pubblicato da Salesian Online Resources – Centro Studi Don Bosco.

La versione originale in italiano è edita dalla LAS: “San Francesco di Sales un progetto di formazione integrale”.

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Lo spessore della bellezza

Introduzione al dossier “Quale bellezza per i giovani?”, di don Rossano Sala.

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L’esperienza della bellezza

Da sempre ho vissuto nel mondo dell’educazione. L’ho conosciuto fin da piccolo, vivendo l’oratorio ambrosiano e la scuola salesiana. Non l’ho mai più abbandonato, né desidero farlo. E se devo dire qualcosa di sintetico su quelle esperienze che mi hanno strutturato il cuore e la mente, posso dire che “andare all’oratorio era bello” e che frequentare la scuola salesiana “è stato davvero bello”. Così come andare in Chiesa per vivere la liturgia era nel suo insieme bello, attraente. Un po’ meno, nei miei ricordi, lo era il catechismo!
Evidentemente dicendo questo non ci si riferisce solamente alla bellezza di un edificio, magari ben progettato e ben mantenuto. Si tratta invece di un giudizio sintetico rispetto ad un’esperienza vissuta, che può avere nell’esteriorità di una struttura un segno tangibile. È una questione complessiva che tiene insieme ascolto e dialogo, affetti e legami, strutture e spazi, tempi e ritmi. Armonia e sinfonia che lasciano un buon sapore e un profumo gradito che mai più si dimenticano e che si riconoscono all’istante, dovunque si ripropongano.
Capita spesso di fare un’esperienza con i ragazzi – un campo-scuola, un pellegrinaggio, una situazione di servizio, un cammino di gruppo – e nel chiedere loro informalmente com’è andata la risposta ha sempre a che fare con la bellezza di un insieme: “È stato bello”, “una bella esperienza”, “mi è piaciuto davvero”. Quando si attesta che un’esperienza ha avuto a che fare con la bellezza si fa una valutazione globale positiva su ciò che si è sperimentato. Che comprende, anche se non è quasi mai tematizzato, istanze forti di verità, bontà, giustizia e santità che la rendono tale.

Avvolti dalla bellezza

Nella sua accezione più ampia la bellezza segnala qualcosa che nel suo insieme è ben riuscito. Non è quindi solo una questione “estetica” nel senso più superficiale del termine. Sarebbe troppo poco, e correrebbe il rischio di essere cosa effimera. Certo, come la verità può cadere nel dispotismo e la bontà regredire nell’interesse proprio, anche la bellezza potrebbe divenire una terribile arma di seduzione, trasformandosi in qualcosa di perfido. Uno specchietto per le allodole che ci fa perdere la vita. Un’attrazione fatale, appunto. Il marketing attuale vive di questo, ne ha fatto una scienza e una tecnica sopraffina in nome del profitto.
Il peso specifico dell’autentica bellezza invece segnala – a partire dalla rivelazione di Dio, come ci ha insegnato nella sua lezione indimenticabile H.U. von Balthasar – che il mistero da cui siamo avvolti è amorevole, e viene ad esprimersi fino alla dedizione totale di sé per la nostra felicità nel tempo e nell’eternità. È una tesi di “ontologia trinitaria” questa – parola difficile che dice una cosa assai semplice: che il Dio unitrino è amore sino alla fine e null’altro, lo è da sempre e lo sarà per sempre – che ci fa bene rispolverare qui.
Bisogna saper riconoscere che la salvezza non viene da una bellezza che seduce, illude e abbandona. Viene invece da una bellezza che si fa dono concreto, capace di pagare in prima persona, che si fa carne e sangue attraverso gesti e parole che illuminano perché ardono. La vita del Signore Gesù è bella e felice perché brucia d’amore, perché è totalmente pro-esistenza, perdita di sé per la vita dell’altro e che per questo diventa pienezza di vita risorta. Espressione dello spirito di quelle beatitudini che egli ha respirato da sempre nel seno del Padre suo.

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RMG – Nuovo corso per Animatori Laudato Si’

Dal sito dell’agenzia ANS.

(ANS – Roma) – Il Settore per la Pastorale Giovanile dei Salesiani di Don Bosco promuove, in qualità di partner, il prossimo corso di formazione per “Animatori Laudato Si’”, dal titolo “Shema’ Israel – Ascota Israele, Ascoltare con l’orecchio del cuore”, lanciato anche quest’anno dal Movimento Laudato Si’ (LSM).

Il corso è rivolto a tutti coloro che non vogliono sprecare questa crisi, a tutti coloro che sentono il desiderio di animare le proprie parrocchie e comunità nel vivere la dimensione di Chiesa in uscita attenta al grido dei poveri e della terra nei rispettivi contesti, rispondendo a questa chiamata per diventare lievito di una conversione comunitaria, provando ad aprire nei rispettivi ambiti di impegno “nuovi cammini per una ecologia integrale”.

Il “Programma di formazione per Animatori Laudato Si’” è proposto dal LSM nei diversi Paesi in cui opera seguendo una medesima metodologia ed obiettivi formativi, adeguando lo stesso ai diversi contesti.  La metodologia proposta è quella del Vedere, Giudicare, Agire e … “celebrare”.

Si compone di quattro sessioni online della durata di 1 ora, un questionario di valutazione al termine di ciascuna delle quattro sessioni, un progetto applicativo da realizzare durante la Settimana Laudato Si’, dal 22 al 29 maggio 2022, durante la quale prendono un impegno a realizzare un evento per il Tempo del Creato e iniziano a programmarlo.

Le lezioni possono essere seguite anche in differita attraverso le registrazioni ed anche in questo caso sarà richiesto di compilare i questionari di valutazione.

Tutti i dettagli e i moduli di iscrizione sono disponibili qui

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Grammatica e cantieri di sinodalità nella Pastorale Giovanile

Nella programmazione di NPG per il 2022 sono presenti diverse rubriche online. “Grammatica e cantieri di sinodalità nella PG” è una di queste ed è curata da Gianluca Zurra.

Ascolto

“Ascolto” è la prima parola fondamentale per lo stile sinodale della Chiesa. Dal Concilio Vaticano II in poi è stata riscoperta la Parola di un Dio che parla agli uomini e alle donne come ad amici[1], agendo nella storia quotidiana tramite il soffio imprevedibile dello Spirito. Amicizia e sorpresa, affetto e novità si rivelano così come il cuore stesso del Dio biblico, che chiede una grande apertura delle orecchie per essere percepito nelle pieghe e nelle curvature del mondo.

Senza questa disposizione di ascolto, sinonimo di una fiducia che ha il coraggio di non voler sapere ogni cosa in anticipo rinunciando alla tentazione del controllo, la Chiesa non potrebbe cogliere ciò che oggi lo Spirito sta realizzando, dentro e oltre i suoi stessi confini. Lo ricorda il documento preparatorio del sinodo dei vescovi: il cammino sinodale “richiede di mettersi in ascolto dello Spirito Santo che, come il vento, ‘soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va (Gv 3,8), rimanendo aperti alle sorprese che certamente disporrà per noi lungo il cammino”[3]. Dunque, prendere sul serio fino in fondo l’incarnazione significa congedarsi dal dottrinalismo, che trasformerebbe la sinodalità in una pura applicazione, seppure più allargata, di decisioni o di concetti considerati a monte rispetto alle forme concrete del vissuto umano. Si tratta invece, per la Chiesa, di approdare al riconoscimento grato di come lo Spirito abiti l’imprevedibilità della storia, senza averne paura e senza difendersi: ascoltare la realtà diventa così non un esercizio successivo al cammino sinodale, né puramente preparatorio, ma è la sua stessa condizione, poiché non c’è Vangelo che possa risuonare prima o a lato delle esperienze elementari della vita comune, anche e soprattutto per le nuove generazioni. È necessario, tuttavia, che la parola “ascolto” non sia generica. Per darle corpo affrontiamo tre passaggi: il senso umano dell’ascolto, lo stile di ascolto proprio di Gesù e infine una Chiesa in ascolto sinodale.

Il senso umano dell’ascolto

Fin dal primo istante della nascita, le orecchie sono protese verso i suoni che provengono dal mondo circostante. Ascoltare, dunque, è un atto contemporaneamente passivo e attivo: se non ci fosse qualcuno che ci parla e cose che risuonano per noi, non sarebbe possibile attivare l’ascolto, ma al tempo stesso se ci si chiudesse alle parole e ai suoni, nulla di nuovo potrebbe accadere in noi. Ascoltare è un intreccio tra l’umiltà che lascia parlare la realtà, senza volerla incasellare prima del tempo, e il coraggio di rielaborare ciò che si ascolta.

I suoni del mondo, in effetti, richiedono attenzione paziente, silenzio profondo, tempi lunghi di comprensione; non sopportano la fretta, il “per sentito dire”, o la sicurezza del “questo lo conosco già”. D’altronde, è esperienza comune ritrovare ossigeno ogni volta che qualcuno ci ascolta davvero, prendendo tempo per noi e condividendo la nostra storia. Viceversa, l’aridità della solitudine nasce quando non si trovano più canali di ascolto reciproco, di comprensione e accoglienza della propria vita da parte degli altri. Siamo come sospesi a quel piccolo, invisibile filo di suoni, teso tra le nostre orecchie e le tonalità del mondo che risuonano attorno a noi. Siamo il nostro ascolto e possiamo esistere in quanto siamo ascoltati, accolti, compresi! Ascoltare è un verbo da declinare all’imperativo, non in senso moralistico, ma perché senza l’esperienza dell’ascolto saremmo sterili, non potremmo essere sostenuti e risvegliati alla vita.

Il Dio biblico, non a caso, si manifesta come colui che parla, che rivolge la parola, tramite innumerevoli e imprevisti canali: gesti, avvenimenti, sogni, leggi, persone, profeti. La fede biblica non nasce da miracoli potenti, come ci si aspetterebbe dal dio Faraone, ma dalla suggestione di un vento leggero sul monte, come succede per Elia[4], o dalla promessa di vita che si fa strada in un arbusto che arde senza consumarsi, come Mosè[5], o ancora più semplicemente dalla normale fioritura di un ramo di mandorlo che annuncia cose nuove davanti agli occhi e alle orecchie di Geremia.

È evidente, dunque, che ascolto e fede non sono soltanto collegati, ma diventano sinonimi, perché “ascoltare”, a differenza di “sentire”, implica il coraggio di spogliarsi delle proprie certezze, l’umiltà di fare spazio a ciò che ancora non si conosce, la profondità necessaria per cogliere la ricchezza di senso degli avvenimenti che accadono attorno e dentro di noi. Ascoltare è mettersi immediatamente nella disposizione di una relazione che tiene in vita, proprio nella misura in cui non rassicura, ma apre, espone, mette a rischio, in quanto suscita il desiderio di camminare in avanti e di ripensare da capo ciò che fino a quel momento sembrava scontato. Mettersi in ascolto è un esodo, è continua rinascita, uscita dalle acque, riedizione creativa di ciò che succede fin dal grembo materno, quando la madre – e il padre con l’orecchio appoggiato sulla pancia di lei – percepisce la vita nascente prima ancora di poterne vedere il corpo, gli occhi e la pelle.

Nell’ascolto della realtà ne va così dell’esperienza di Dio, e nulla di meno, perché mai come in quel momento la nostra identità si riconosce sospesa ad altri e ricevuta da ciò che giunge di inedito alle nostre orecchie.
Pertanto, una Chiesa che non si mette in ascolto della vita reale perderebbe in un solo colpo la prossimità di Dio e la sua stessa umanità. Ascoltare, ripetiamolo, non è un’azione successiva all’esistenza ecclesiale, ma la condizione della sua ragion d’essere e della sua missione, poiché non c’è altro Dio all’infuori di Colui che si rivela e opera nella storia e non c’è umanità che non si formi fin dall’inizio nel miracolo silenzioso dell’ascolto reciproco.

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XVII Convegno Nazionale PG: “La fede nell’imprevedibile”

Pubblichiamo il lancio del prossimo Convegno nazionale di Pastorale Giovanile, annunciato anche su NPG.

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Dopo due anni, torna l’appuntamento nazionale di PG. Il Convegno si terrà dal 30 maggio al 2 giugno a Lignano Sabbiadoro e avrà come tema La fede nell’imprevedibile.

Non è facile arrivare al prossimo convegno nazionale di pastorale giovanile. I due anni di pandemia hanno più volte rimandato l’appuntamento tenendolo in sospeso. Ora si apre la possibilità di ritrovarci in presenza, non senza la difficoltà di giorni inediti e sicuramente “scomodi”. Ma è la sola possibilità per provare a ritrovarci e vederci di persona.

Si aggiungano le difficoltà di mettere a fuoco le tematiche: sul tavolo ci sarebbero mille domande, ma proprio per questo si fa fatica a individuare quale deve essere il filo conduttore prevalente. Ci è sembrato poco sensato ignorare le istanze e le provocazioni di un tempo così particolare; nello stesso tempo vorremmo evitare di suonare le trombe dinanzi a una ripartenza che da una parte si offre come un desiderio coltivato per mesi, dall’altra non concede sconti al dubbio su quali direzioni prendere.

Torniamo a fare quello che facevamo: questa la prima tentazione. Lo slancio del Sinodo dei giovani del 2018 aveva offerto la possibilità di riprendere con intelligenza ciò che si stava facendo. Ma ciò che si faceva paga il dazio a ciò che è successo e forse ci chiede di fare i conti, una volta per tutte, con il cambiamento d’epoca tanto negli occhi di ciascuno, quanto nel cuore di pochi.

Affidarsi alla prima trovata del momento: questa la seconda tentazione. In questi due anni abbiamo davvero toccato con mano che l’anima educativa della Chiesa italiana non può affidarsi alla logica consumistica che il pensiero della rete offre in ogni istante. Un buon video sui social ha la consistenza del fiore di campo che “fiorisce al mattino e appassisce la sera”. Dunque, c’è bisogno di ricorrere a una sapienza coltivata, alla capacità di scrutare nel buio per individuare la direzione e nello stesso tempo di avere coraggio nel riprendere legami e relazioni.

Il convegno, dunque, avrà una sorta di “basso continuo” che parte dall’idea di rileggere questo tempo nuovo sostenendo il confronto e la riflessione, ma si articolerà su temi diversi.

Apriremo con un dialogo a tre voci su cosa significhi oggi uscire dal buio nel quale, peraltro, siamo ancora immersi: come se non fosse bastata la pandemia, si sono aperti scenari di guerra tutt’altro che rassicuranti. Continueremo approfondendo il discorso sugli adolescenti, cantiere aperto dalla Chiesa italiana la scorsa estate. Faremo un ulteriore passo intorno al discorso della sinodalità, parola sulla bocca di tutti ma che ha bisogno di essere chiarita. Non tanto a livello teorico e infatti ci affideremo per questo passaggio a dei laboratori pratici. Nella chiusura, come sempre, proveremo a rileggere i nostri passi e a indicare (a partire dalle riflessioni fatte) le strade possibili per un impegno comune.

Vi aspettiamo, pur sapendo che sarà faticoso trovare lo spazio in agenda. A breve, fra pochi giorni, faremo avere ulteriori informazioni.

Don Michele Falabretti

Sito della CEI
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Un sussidio per vivere una Quaresima Eco-Teologica nello spirito della Laudato Si’

Per affrontare la Quaresima è stato messo a disposizione dal Settore Ecologia Integrale della Pastorale Giovanile (PG) un sussidio per tutti i Delegati di PG, gli animatori e a tutti gli interessati: “PRENDI PER MANO IL PIANETA, PRENDI PER MANO IL PROSSIMO“. Di seguito la notizia pubblicata dall’agenzia di informazione salesiana ANS.

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(ANS – Roma) – Il Settore Ecologia Integrale della Pastorale Giovanile (PG) mette a disposizione di tutti i Delegati di PG, degli animatori e di tutti quanti fossero interessati un sussidio per vivere la quaresima secondo lo spirito della Laudato Si’. Si tratta di una proposta per vivere questo tempo liturgico a partire dal Vangelo delle prossime cinque domeniche, impegnandosi concretamente su altrettante tematiche. Il tema è: “PRENDI PER MANO IL PIANETA, PRENDI PER MANO IL PROSSIMO”.

Una mano, cinque dita: cinque settimane e cinque impegni a settimana che partono dal Vangelo e si attualizzano, attraverso un breve commento, e si concretizzano in azioni concrete a favore del pianeta e del prossimo.

Ad accompagnare in questo percorso “eco-teologico” ci sono 40 frasi del Vangelo, una per ogni giorno della quaresima.

Il sussidio è disponibile in italiano, inglese e spagnolo.

Per ulteriori informazioni, scrivere a: echiang@sdb.org

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Al via le iscrizioni per il “Congresso Internazionale delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani”

Dal 28 settembre al 2 ottobre 2022 si terrà a Torino-Valdocco il “Congresso Internazionale delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani” per riflettere sulle Opere e  Servizi Sociali. La priorità sarà quella di condividere  la linea programmatica indicata per questo sessenio, incentrata sui giovani, i poveri, i più abbandonati e indifesi. Di seguito la notizia pubblicata da l’agenzia di informazione salesiana ANS.

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(ANS – Roma) – Il “Congresso Internazionale delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani” che si svolgerà a Torino-Valdocco dal 28 settembre al 2 ottobre 2022, è uno dei maggiori appuntamenti in calendario quest’anno per il Settore per la Pastorale Giovanile. Il congresso, cui sono attesi oltre 300 partecipanti da tutto il mondo salesiano, ha aperto le sue iscrizioni lo scorso martedì, 1° marzo.

“Quest’invito del Settore per la Pastorale Giovanile alla riflessione sulle Opere e Servizi Sociali è davvero qualcosa di essenziale per noi – ha condiviso il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, in un video –. Le Costituzioni affermano che noi salesiani siamo nati per i ragazzi, e specialmente per i più poveri. E anche Papa Francesco ce lo ha ricordato nel suo bellissimo messaggio lasciato al Capitolo…
Questo congresso è di massima attualità per noi… Ed è anche un’urgenza quella di offrire una ricca riflessione e condivisione su una delle priorità indicate per il cammino di questo sessennio (la quinta linea programmatica: PRIORITÀ ASSOLUTA per i giovani, i più poveri e i più abbandonati e indifesi)”.

Per questo il Rettor Maggiore non ha dubbi sul valore e l’efficacia del congresso: “Sarà una grande opportunità per dire la parola giusta e offrire il servizio opportuno, a nome del Signore Gesù e con il cuore di Don Bosco, ai ragazzi e ai giovani più bisognosi e scartati”.

Da parte sua il Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile, don Miguel Angel García Morcuende, ha indicato i tre grandi obiettivi del congresso:

–      riflettere sugli orientamenti della Chiesa e della Congregazione e di diversi attori sociali in riferimento alla Pastorale Giovanile Salesiana che si sviluppa nelle opere e servizi sociali delle diverse Ispettorie;

–      identificare gli aspetti comuni che garantiscono l’unità carismatica di queste opere e servizi all’interno del loro Progetto Educativo-Pastorale Salesiano (PEPS);

–      infine, generare accordi regionali per rendere visibile l’impatto di queste opere e servizi nella Congregazione e nei diversi contesti ecclesiali e civili.

Il Congresso Internazionale delle Opere e servizi Sociali Salesiane si propone di attuare:

  1. Una lettura aggiornata del Sistema Preventivo: a partire dalle esperienze già esistenti nelle opere e servizi sociali di ogni Ispettoria in relazione all’evangelizzazione, il magistero della Chiesa, la Congregazione e la società come risposta profetica alle sfide che l’attuale contesto storico presenta all’accompagnamento dei giovani a rischio.
  2. Una lettura organica dell’azione sociale salesiana: alla luce dello sviluppo umano integrale e dei mezzi disponibili nel mondo attuale per contribuire alla dignità delle persone e del loro ambiente.
  3. Una lettura dinamica del PEPS e della cultura organica delle opere servizi sociali salesiani: come atteggiamento di dialogo e articolazione con tutti coloro che lavorano per superare le situazioni di vulnerabilità e di degrado di cui soffrono i giovani.

A livello metodologico, ogni giorno, i partecipanti al Congresso prenderanno parte alle seguenti aree:

  • ORIZZONTE, animata da oratori di fama mondiale per ampliare la visione salesiana e fornire ispirazione;
  • SGUARDO, con mini-corsi da parte di esperti per analizzare e rafforzare la proposta offerta;
  • TERRA, con il contributo di educatori per generare idee e buone pratiche;
  • SOGNI, con l’immersione nell’atmosfera della Torino sociale di Don Bosco;
  • RADICI, con lavori di gruppo a livello continentale.
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La corporeità nell’autocoscienza del nostro tempo

Da Note di Pastorale Giovanile, l’introduzione al dossier “Siamo corpo” a cura di Gustavo Cavagnari e Alberto Martelli.

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La riappropriazione del corpo è uno dei fenomeni che maggiormente contraddistinguono in Occidente il XXI secolo. Non è esagerato ritenere che siamo di fronte a una vera e propria esplosione di attenzione e di cura del corpo, come mai si era verificato nei secoli precedenti. Solo per citare alcune avvisaglie, si pensi alla diffusione delle pratiche del footing e del running; gli allenamenti di body training, body building e body sculpting; le arti del body piercing e del body painting.
Da una parte, gli elementi su cui possiamo oggi contare per ricostruirci ciascun’identità sono le unghie dipinte e scolpite; la pelle depilata, tatuata, decorata o scarificata; i capelli infoltiti, ricostruiti e impiantati; le barbe acconciate; i denti rappezzati e le guance perforate; le labbra rimodellate; le cartilagini appositamente deformate, le membra anabolizzate, i muscoli proteinizzati e palestrati, i crani modellati. In questo caso, e grazie all’aiuto della ginnastica, la chirurgia e la farmaceutica, il corpo plastico diventa materia prima della nostra creatività e capacità di distinzione, a condizione però della disponibilità finanziaria.
Da un’altra parte, dilagano delle pratiche di tutt’altro altro segno: lo yoga, il tai chi, lo zen, la meditazione tantrica e altro sono tecniche tutte al servizio della “propriocezione” e della consapevolezza di sé già a partire dal livello muscolare. Non ci dimentichiamo di menzionare che, di recente, si è presa coscienza che un rapporto sbagliato con l’habitat conduce a conseguenze dirompenti sul corpo umano, da cui prende avvio un ritorno eco-friendly, ecosostenibile ed ecosintonico al verde, ai ritmi naturali e ai cibi biologici, vegetariani o vegani.
Ecco dunque una massiccia riscoperta del corpo sotto la spinta di molteplici istanze; ma se questo è il fenomeno immediato, la sua interpretazione è tutt’altro che univoca. La nostra cultura si è realmente riappropriata del corpo? L’attuale desiderio collettivo di ritorno al corpo rappresenta un effettivo recupero della corporeità e del suo valore a servizio di uno sviluppo integrale della persona e della società? Difficile dirlo. La risposta con un “sì” o con un “no” sarebbe probabilmente affrettata e rischierebbe di falsare l’interpretazione del fenomeno.
Da una parte, non ci si può che rallegrare che il corpo sia tornato a occupare un posto di primo piano nella vita delle persone, dal momento che esso costituisce una componente essenziale dell’essere umano e del suo relazionarsi con gli altri e con Dio.
Dall’altra parte, non si possono non rilevare molte ambiguità. Una cultura «che tende a promuovere il culto del corpo, a sacrificargli tutto, a idolatrare la perfezione fisica» convive con un’altra cultura che rischia il corpo, esponendolo a pratiche e giochi sempre più pericolosi quali balconing, choking game, planking, eyeballing, e altri ancora. Anche quando non si arriva a livelli di questo genere, il corpo stressato, affetto da disturbi somatici, ictus, cardiopatie, tachicardie, ulcere, stati ansiogeni e situazioni patogene di vario genere, contende con il corpo rilassato, finendo questo per essere oggetto di cure psicoterapeutiche o alternative. Che dire di fronte a tutto questo?
Come si avverte, sismografi di questi cambiamenti sono i giovani, che vivono il rapporto col corpo – come pure la loro identità, gli affetti, le relazioni – in modo libero e destrutturato, ma non per questo privo di tensioni e conflitti. Se il corpo è stato da sempre luogo di scoperte, di paure e di fluttuazioni, oggi però è particolarmente «difficile mantenere una buona relazione col proprio corpo» . Nell’attuale contesto, gli educatori e gli evangelizzatori molte volte non sanno bene cosa fare o come farlo. Inoltre, faticano «a trasmettere la bellezza della visione cristiana della corporeità» . Le questioni relative al corpo appaiono così come uno di quei “segni dei tempi” da discernere alla luce delle coordinate che offre la Rivelazione e che tracciano il profilo dell’essere umano in quanto tale. Questo suppone «una più approfondita elaborazione antropologica, teologica e pastorale» (DF 150), dicevano i Padri Sinodali. In questa linea si colloca il nostro Dossier.
Il primo contributo si situa sul piano del riconoscere. Nel riflettere sul corpo percepito, esso si confronta con le coordinate socioculturali del nostro tempo. I seguenti due contributi sul corpo donato e il corpo trasfigurato intendono concorrere, invece, all’interpretare, offrendo delle coordinate antropologico-cristiane da cui leggere i mutamenti in atto. Infine, il contributo sul corpo educato ed evangelizzato vuole offrire delle indicazioni per accompagnare e orientare il processo di maturazione dei giovani secondo le loro nuove sensibilità.

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RMG – La Pastorale Giovanile invita i giovani dell’MGS ad essere operatori di pace

Dal sito dell’agenzia ANS.

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(ANS – Roma) – A seguito dello scoppio della guerra in Ucraina, i Consiglieri Generali per la Pastorale Giovanile (PG) dei Salesiani di Don Bosco e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, rispettivamente don Miguel Angel García Morcuende e suor Runita Borja, hanno rivolto un appello ai giovani del Movimento Giovanile Salesiano (MGS) e ai Delegati e Coordinatori ispettoriali di PG d’Europa, perché tutti si diano da fare, attraverso la preghiera e le iniziative di sensibilizzazione, di solidarietà e di vicinanza. “Nessuno vive per se stesso e nessuno muore per se stesso. Beati gli operatori di pace” è la chiave di lettura che i Consiglieri offrono ai giovani in questo tempo di crisi.

Citando uno dei più recenti messaggi per la pace offerti da Papa Francesco – quello pronunciato lo scorso 23 febbraio, a margine dell’udienza generale – don García Morcuende e suor Borja ricordano che Dio “è Dio della pace e non della guerra; che è Padre di tutti, non solo di qualcuno; che ci vuole fratelli e non nemici”.

Per questo restare a guardare non è un’opzione. “Non possiamo essere indifferenti o pensare che non possiamo fare niente o addirittura che la situazione non ci tocca. In realtà, tutto è connesso… e la rete stessa del Movimento Giovanile Salesiano include giovani dell’Ucraina e della Russia” sottolineano i due Consiglieri Generali.

In vista, perciò, dell’imminente inizio del tempo liturgico della Quaresima, “appello di Dio a ritornare a Lui”, e a fronte della realtà attuale, i responsabili della PG in Europa vengono pertanto esortati “ad animare una più matura consapevolezza e risposta con i giovani del Movimento Giovanile Salesiano di fronte a questa situazione”.

Concretamente, oltre ad aderire alla giornata di preghiera e digiuno proposta dal Papa per il Mercoledì delle Ceneri, il prossimo due marzo, vengono suggerite anche altre iniziative percorribili:

–      Intensificare la preghiera personale e nei gruppi, invocando da Dio il dono della pace.

–      Organizzare incontri per conoscere meglio la situazione.

–      Valorizzare incontri personali (in presenza o online) con persone coinvolte nel dramma di questa guerra che dura già da anni.

–      Organizzare e partecipare a veglie, manifestazioni, campagne per la pace e per il rispetto dei diritti umani.

–      Coltivare atteggiamenti nonviolenti e compiere gesti di vicinanza, ascolto, pazienza, pace e solidarietà nel quotidiano.

Sebbene la pandemia abbia favorito per tante persone il ripiegamento individuale su di sé, i due Consiglieri Generali hanno fiducia nei giovani, specie in quelli dell’MGS, e sono convinti che essi “non abbiano perso la voglia di costruire una società migliore ed il sogno di un mondo di pace, di rispetto della dignità di ogni persona, di giustizia, di cura per l’umanità e la terra”.

E mentre invocano Maria, Regina della Pace, rinnovano l’invito a cogliere nella situazione attuale il kairos, il tempo favorevole “per vivere autentiche esperienze di accompagnamento dei giovani e delle giovani ad essere cittadini globali e responsabili di un mondo – casa per tutti”.

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