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Lettere europee – Europa e democrazia

Dal numero estivo di NPG, di Renato Cursi, segretario esecutivo di Don Bosco International.

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La democrazia non è sempre stata una parola amica della pastorale giovanile. Ci son voluti quasi duemila anni e ben due guerre mondiali, perché il magistero pontificio arrivasse a riconoscerne esplicitamente l’importanza e l’idoneità. Era infatti la Vigilia del Natale del 1944, con il secondo conflitto mondiale che volgeva al termine, quando papa Pio XII apriva il suo “radiomessaggio ai popoli del mondo intero” affrontando “il problema della democrazia”. Dopo aver premesso che “la democrazia, intesa in senso largo, ammette varie forme”, Pio XII individuava due diritti del cittadino alla base del concetto di democrazia: quello di “esprimere il proprio parere sui doveri e i sacrifici, che gli vengono imposti” e quello di “non essere costretto ad ubbidire senza essere stato ascoltato”. Da allora, possiamo dire che questi diritti e questa visione sono stati necessariamente compagni di strada della Chiesa e della pastorale giovanile.
Più avanti, infatti, esattamente nel centesimo anniversario della promulgazione da parte di Leone XIII della celebre Enciclica Rerum Novarum, san Giovanni Paolo II indicò (nell’Enciclica intitolata appunto Centesimus Annus) che “la Chiesa apprezza il sistema della democrazia, in quanto assicura la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche e garantisce ai governati la possibilità sia di eleggere e controllare i propri governanti, sia di sostituirli in modo pacifico, ove ciò risulti opportuno”. Si capisce in questo modo come la democrazia non rappresenti in sé un principio fondamentale dell’insegnamento o dottrina sociale della Chiesa (DSC), quanto piuttosto “un sistema” apprezzabile nella misura in cui, tra le altre cose, garantisca un’autentica “partecipazione” (questa sì, tra i principi fondamentali della DSC, in qualità di “conseguenza” del principio della “sussidiarietà”).
A ben vedere, già nel corso del conflitto mondiale citato sopra, un professore francese che si trovava in quegli anni negli Stati Uniti d’America per sfuggire al nazismo, scrisse un’opera in cui argomentava come il Cristianesimo sia all’origine della democrazia stessa, individuando quegli elementi fondamentali della democrazia che il Vangelo ha saputo risvegliare nelle coscienze dei popoli nel corso del loro cammino storico verso questo determinato sistema di convivenza politica. Questo professore, Jacques Maritain, esponente di spicco del personalismo comunitario e propugnatore di un umanesimo integrale, avrebbe poi ispirato molti lavori del Concilio Ecumenico Vaticano II e del pontificato di Paolo VI. In quegli anni Maritain scriveva di “fine di un’epoca”, di “tragedia delle democrazie” e del problema per l’Europa di “ritrovare la forza vivificatrice del cristianesimo nell’esistenza temporale”. Ottant’anni più tardi, papa Francesco ci parla di “cambiamento d’epoca” e di “dimensione sociale dell’evangelizzazione”. Quelle sfide, insomma, sono ancora valide, sono anche le nostre sfide.
Nuove forme di totalitarismo e nuove condizioni di vita minacciano le democrazie oggi, non solo in Europa. Al termine della cosiddetta Guerra Fredda, onda lunga ed eredità del secondo conflitto mondiale, nonché epilogo del cosiddetto “secolo breve”, sempre più popoli del subcontinente europeo si sono cercati per trovare forme soddisfacenti di cooperazione regionale in un mondo improvvisamente globalizzato, dove presto nuovi grandi attori sono sorti con il progetto di contrastare il monopolio culturale, economico e politico del cosiddetto “occidente”. La democrazia fa parte di questa eredità pericolante? L’Unione Europea, sorta formalmente nel 1993, dopo decenni di sforzi tesi ad una maggiore integrazione tra i popoli dell’Europa occidentale, e allargata in particolare dal 2004 anche a molti popoli della sua parte orientale, come si colloca in questo scenario?
Alcuni osservatori del sistema decisionale delineato dal Trattato di Lisbona, che determina gli obiettivi, le competenze e il funzionamento dell’Unione Europea dal 2009, ritengono che oggi i cittadini europei si trovino a confrontarsi con una forma, più o meno partecipativa, di “tecnocrazia” piuttosto che con una vera e propria democrazia. Per trovare una via all’unità regionale rispettosa delle identità nazionali, i popoli europei hanno sostituito il concetto verticale di “government” statuale, semplice e chiaro a tutti ma non applicabile oltre i confini nazionali senza pregiudicare le pretese sovrane, con il concetto di “governance” multilivello, più complesso e di difficile comprensione, quanto basta per resistere ostinatamente ad una soluzione autenticamente federalista.
Se da una parte le elezioni europee del maggio 2019 hanno registrato un’affluenza alle urne senza precedenti, d’altra parte ricerche e sondaggi confermano che i cittadini europei rivendicano un ruolo più incisivo in un processo decisionale chiamato a diventare più trasparente e più efficace. La pandemia di covid-19 ha dimostrato una volta di più che l’Europa, così com’è organizzata oggi, non è in grado di proteggere e promuovere il bene comune dei propri cittadini. Con il proposito di rilanciare il processo di integrazione e di ridisegnarne dal basso le priorità, le istituzioni europee hanno quindi convocato una “Conferenza sul futuro dell’Europa”. Questo ambizioso esercizio democratico paneuropeo è stato aperto ufficialmente nella data simbolica del 9 maggio, giorno dell’Europa, ed è destinato a concludere i suoi lavori nella primavera del 2022. Più che in una classica conferenza, questa iniziativa consisterà in una serie di dibattiti e discussioni avviati su iniziativa dei cittadini, una moltitudine di eventi e dibattiti organizzati in tutta l’UE in presenza e tramite una piattaforma digitale interattiva multilingue.

Estate in oratorio, le proposte dell’Italia Salesiana

L’Italia Salesiana si prepara alle attività estive con Estate ragazzi, campi e  cammini che accompagneranno i ragazzi delle nostre Case per tutta l’estate.

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L’idea del futuro tra i giovani: prima e dopo la pandemia

I valori della vita dei giovani tra i 18 e i 30 di Italia, Germania, Polonia e Russia sono fortemente orientati verso valori che riguardano la vita sociale e privata, evidenziando, invece, una lontananza rispetto ai valori politici e a quelli spirituali. È quanto emerge da un’indagine realizzata nei quattro paesi europei sui giovani e la loro idea di futuro. L’iniziativa, i cui risultati possono essere messi a confronto con quelli registrati in due precedenti ricerche sull’idea di futuro tra i giovani condotte nel 2018 e nel 2019, è stata promossa da un gruppo di esperti appartenenti a diversi enti: per l’Italia, l’Eurispes che si è avvalso anche dalla collaborazione del dipartimento Coris della Sapienza Università di Roma e dell’università Mercatorum di Roma, del dipartimento di scienze economiche dell’Università degli studi di Bologna. Nell’indagine 2020 emerge una sorta di “apatia dei valori” espressa dai giovani italiani. Un netto crollo è registrato nella posizione dei valori come “una vita onesta” (-22,5%), “il rispetto della legge” (-21,2%), “seguire ideali, princìpi” (-19,4%), “indipendenza personale, libertà” (-19%) e “l’istruzione” (-20,8%). In una situazione segnata da una mortalità crescente e diffusa e dagli appelli delle autorità e dall’enfasi della comunicazione a proteggersi dalla aggressione del virus, il valore “salute”, ha ceduto la sua posizione rispetto al valore “democrazia” (valore complessivo “democrazia” pari al 90,6%; valore “salute” pari all’85,9%; era pari al 97,8% nel 2018).

Per le giovani donne italiane l’importanza centrale della famiglia ha perso il suo carattere assoluto. Le ragazze riconoscono l’importanza dell’istruzione (79,1%) e della carriera (78,1%), del lavoro (81,1%) e del denaro (84,8%), dell’indipendenza e della libertà personale (77,5%), della libertà di parola (76,7%) e dell’adesione a ideali e princìpi (78,5%), così come l’importanza di famiglia (78,4%) e figli (78,3%) solo il 17,9% dei giovani italiani vuole restare con i genitori. Infatti l’82,1% dei giovani italiani dichiara di volere intraprendere una vita indipendente in futuro e ritiene che l’età ottimale per questo cambio di vita sia di 23,7 anni (valore medio). Ma negli altri paesi c’è maggiore desiderio di autonomia. In molti casi il timore di spiccare il volo è correlato alla condizione economica.

Le idee dei giovani italiani sul numero ideale di bambini (2,2 bambini) superano di poco la cifra necessaria per la semplice riproduzione generazionale (per gli altri paesi le indicazioni sono: Francia 2,0, Polonia, 2,2, Russia 2,0). Quando poi si collega questa proiezione ideale alle condizioni reali di vita dei giovani, il loro orientamento immediatamente cala fino ad indicare un numero medio di 1,61 figli per donna. Secondo i giovani italiani, un’esistenza comoda e dignitosa senza tensioni inutili si ottiene quando il reddito mensile raggiunge i 2.349 euro. Nel confronto con i giovani degli altri paesi questo obiettivo si raggiunge con il seguente livello di reddito: Francia 9.878,87 euro, Polonia 908,99 euro, Russia 1.258,72 euro.

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Il ministero del catechista – Cosa dice alla Chiesa italiana

da NPG – di Cesare Bissoli 

UNA PREMESSA
I Catechisti nella Chiesa italiana

Leggendo il recente documento di papa Francesco sui catechisti e il loro ministero (2021) mi è venuto alla mente una esperienza tra le più belle e promettenti: i due Convegni Nazionali dei Catechisti a Roma nel 1988 e nel 1992, presenti le autorità della Chiesa italiana e del Papa. Il grandissimo numero di partecipanti da tutte le regioni, diocesi, parrocchie, associazioni e movimenti attestarono il grande “dono vivente” presente e operante nella Chiesa italiana che sono i catechisti. E in effetti si tratta della presenza in Italia oggi di circa 200.000 e più di uomini e donne (con la netta maggioranza di queste) che si dedicano alla catechesi secondo le tappe delle varie età, con la maggioranza dedicata a bambini e ragazzi per l’iniziazione cristiana, potendosi avvalere del Catechismo per la vita cristiana (in più volumi), edito dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI).

Si deve riconoscere che dal rinnovamento del Vaticano II, tradotto e applicato catechisticamente nell’indimenticabile Documento Base, Il rinnovamento della catechesi (1970) si svolse il momento della giovinezza del nuovo cammino della catechesi italiana. Ma la sua attuazione non fu senza difficoltà per i rapidi mutamenti culturali e religiosi. A partire dal secondo millennio fino ad oggi si può far cominciare il momento della maturazione. La necessità di cambio, motivata dalla crisi di fede specie fra i giovani e fra gli adulti, richiamò pastori e fedeli, sollecitati da S. Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e ora, con notevole energia da Papa Francesco, a ripensare, rivedere, rafforzare il progetto catechistico italiano secondo la nuova impostazione, che investe tutto il servizio ecclesiale imperniato sull’evangelizzazione missionaria e dunque comprende e conforma il servizio di catechesi a processo di evangelizzazione missionaria. Per questo scopo, il compito dei catechisti assume valore strategico e ineludibile.

Tutto ciò comporta necessariamente una revisione adeguata dell’identità del catechista, della sua formazione, dei suoi compiti. Intorno a questo serio problema si muove una ricerca fatta di riflessione, di convegni e di pubblicazioni. Non possiamo dimenticare i diversi Sinodi della Chiesa, in cui il ruolo dei catechisti o con altro nome, viene nominato, in particolare quello sulla Parola di Dio (Verbum Domini) (2008) e l’altro dedicato ai giovani (Christus vivit) (2019). Da essi provengono dati aggiornati per l’annuncio catechistico e per chi lo deve animare. Da ultimo va ricordato il filo rosso dei Direttori: Direttorio Catechistico Generale (1971), Direttorio Generale per la catechesi (1997) e il più recente Direttorio per la catechesi (2020), cui fa seguito – fin qui ultimo documento catechistico – la Lettera Apostolica sui catechisti di Papa Francesco (2021).
Domanda: cosa ci viene proposto da essa?

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Novena a Maria Ausiliatrice 2021: tanti contributi per prepararsi alla festa

Ormai vicini alla festa del 24 maggio, la Pastorale Giovanile ICP propone una Novena di Maria Ausiliatrice pensata per grandi e piccini per vivere al meglio i giorni in preparazione alla celebrazione: nove storie della buonanotte su Maria raccontate da don Bruno Ferrero e tanti altri materiali utili per la riflessione e la preghiera, grazie al contributo del noviziato di Colle Don Bosco, Genzano e S. Tarcisio, della Comunità Proposta di Mogliano Veneto e i video realizzati dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS.

Di seguito i contenuti per il primo giorno della Novena:

Vai alla Pagina della Novena 2021

“Giovani, Chiesa e comune umanità”: il nuovo libro di Salvatore Currò

Dal sito di Note di Pastorale Giovanile, riportiamo la segnalazione del nuovo  libro di Salvatore Currò, “Giovani, Chiesa e comune umanità”.

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Il libro
Il percorso proposto, uno anche se si concretizza in percorsi diversificati («percorsi di teologia pratica sulla conversione pastorale»), è una scommessa e, insieme, una via da percorrere e una trasformazione da operare. Questa è, infatti, l’originalità del cammino proposto: trovare una base sufficientemente ampia nella quale tutti possano ritrovarsi (le «relazioni» e la «sincerità dell’umano»: I e II parte) e passarla al crogiolo della sua trasformazione per opera di Dio stesso (una pratica alla «misura della rivelazione» e la «conversione come trasfigurazione»: III e IV parte). L’opera è in sé stessa un itinerario, ma anche un cambio di paradigma. Quando si parla di educazione cristiana, di catechesi, di Scrittura o di Rivelazione, è sempre per situarsi nell’uomo e orientarsi verso Dio. La proposta prende le distanze da ogni ottimismo ingenuo (di chi pensa, ad es., che l’umanità sarebbe sempre in ricerca della divinità) e si misura con ciò che molti nostri contemporanei ormai sperimentano: la possibilità di fare a meno di Dio, e il fatto che non ci sarebbe più bisogno di invocarlo per vivere.
(Dalla Prefazione di Emmanuel Falque)

L’Autore
Salvatore Currò è religioso della Congregazione di San Giuseppe (Giuseppini del Murialdo). È docente e Direttore dell’Istituto di Teologia Pastorale dell’Università Pontificia Salesiana di Roma. Insegna anche all’Istituto Filosofico-Teologico San Pietro di Viterbo, di cui è stato Preside. È stato Presidente dell’Associazione Italiana Catecheti (AICA) e fa parte del Direttivo dell’Équipe Europea Catecheti (EEC). Ha partecipato, in qualità di esperto, al Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” (2018). È Consigliere generale della sua Congregazione. Con Elledici ha pubblicato: Alterità e catechesi; Il senso umano del credere: pastorale dei giovani e sfida antropologica; Perché la Parola riprenda suono: considerazioni inattuali di catechetica.

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CEP – “Dentro il Suo Sogno”: formazione per gli oratori estivi 2021

ICP – Nell’Anno dedicato a San Giuseppe, la Conferenza Episcopale di Piemonte e Valle d’Aosta (Cep) e la Consulta Regionale di Pastorale Giovanile lanciano una proposta di formazione regionale per gli oratori estivi 2021 dal titolo “Dentro il Suo Sogno“, ponendo San Giuseppe come protagonista del percorso formativo per arrivare ad essere “Artigiani e artisti della bellezza“.

Per vestire questo ruolo, la proposta di questa nuova edizione si prefigge di rispondere a quelle 6 tipiche domande fondamentali che ciascun responsabile/animatore deve porsi, e lo fa attraverso il contributo e la testimonianza delle realtà oratoriali del territorio e di esperti nel mondo dell’educazione:

WHY

  • Mons. Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara
  • Testimonianza dalla Diocesi di Novara

Perché si fa l’Oratorio?
Perché educare attraverso l’Oratorio?

WHAT

  • Dott. Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta, ricercatore e scrittore
  • Testimonianza dalla Diocesi di Alessandria

Cosa è successo?
Quali urgenze educative un anno dopo la pandemia?

WHEN

  • Dott.ssa Chiara Giaccardi, sociologa
  • Testimonianza dalla Diocesi di Torino

Quando l’Oratorio è possibile?
In che senso il Vangelo è lo “specifico” dell’Oratorio?
Quando il Signore Gesù fa la differenza in Oratorio?

WHO

  • Dott. Mauro Magatti, sociologo ed economista
  • Testimonianza dalla Diocesi di Acqui

Chi fa l’Oratorio?
Il senso e il ruolo della regia educativa come servizio di corresponsabilità, nel riconoscimento, nella condivisione e nella cura dei carismi.

WHERE

  • Dott. Jhonny Dotti, pedagogista
  • Testimonianza dal Movimento Giovanile Salesiano del Piemonte e Valle d’Aosta

Dove si fa l’Oratorio?
Il senso e i compiti della comunità educante: il suo essere variegata, composita e differenziata per cammini, motivazioni, esperienze.
L’ombra dell’individualismo.

HOW

  • Esperto Fondazione Casa Teatro Ragazzi
  • Testimonianza dalla Diocesi di Casale Monferrato

Come si fa l’Oratorio?
Il linguaggi educativi dell’Oratorio in presenza a partire dalla centralità del corpo.

La formazione affronterà le diverse tematiche su due livelli, con due proposte distinte: una rivolta maggiormente ai responsabili e ai coordinatori (le regie educative), l’altra agli animatori (adolescenti).

Tutti i video e i materiali formativi per educatori e animatori degli oratori saranno disponibili sul sito www.oratoripiemontesi.it

Con l’aiuto di San Giuseppe, l’artigiano per eccellenza che ha saputo cogliere la bellezza della sua missione, il percorso formativo sarà scandito dai 6 tasselli che hanno inciso profondamente la sua vita:

Artigiani e artisti della bellezza

L’annuncio:

custodire la comunità, i bambini e i ragazzi

“LA MISSIONE DELL’ORATORIO”

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Il censimento:

il discernimento sul tempo presente

“LAPROFEZIA DELL’ORATORIO”

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La fuga in Egitto:

il coraggio che nasce dalla fede

“LA PROVA DELL’ORATORIO”

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Il ritorno a Nazaret:

la fatica della ripartenza

“LA FORZA DELL’ORATORIO”

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Lo smarrimento:

ritrovare chi si è smarrito

“LA CREATIVITÀ DELL’ORATORIO”

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La quotidianità:

tempi lunghi, pazienza educativa

“LA PAZIENZA DELL’ORATORIO”

oratoripiemontesi.it

Tavola rotonda “Sguardi sulla pastorale giovanile”: confronto online

Nella giornata di ieri, 26 aprile, si è tenuto online la tavola rotonda “Sguardi sulla pastorale giovanile“, un confronto a partire da alcune recenti pubblicazioni con l’intervento di alcuni docenti della Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana come Salvatore Currò, Gustavo Cavagnari e Rossano Sala. Di seguito il Report dell’incontro a cura di Eric Strollo.

Sguardi sulla Pastorale Giovanile. È stato questo il titolo scelto per la Tavola Rotonda organizzata dall’Istituto di Teologia Pastorale dell’UPS, che si è svolta lunedì 26 aprile dalle 15.00 alle 17.00 e che ha visto coinvolte oltre 150 persone collegate in videoconferenza. L’evento è iniziato con il saluto del Decano della Facoltà di Teologia don Antonio Escudero che ha espresso la sua gratitudine nei confronti dei tre relatori e dei partecipanti tutti.

Il moderatore, il prof. Marcello Scarpa, ha successivamente introdotto la biografia di don Salvatore Currò, direttore dell’Istituto di Teologia Pastorale e autore del volume: “Giovani, Chiesa e comune umanità. Percorsi di teologia pratica sulla conversione pastorale”.

La prima domanda è stata suscitata direttamente da questo sottotitolo:

Cosa s’intende per «conversione pastorale»?

Secondo Currò, la chiave fondamentale per il rinnovamento ecclesiale è quella di mettere al centro la dinamica dell’incontro. In questa trama relazionale, la prospettiva antropologica si incontra con quella teologica. All’inizio della fede cristiana, infatti, come sottolineava Benedetto XVI, c’è proprio l’incontro-evento con una Persona. La conversione pastorale suggerita da don Salvatore passa, inoltre, per il recupero della misura della Rivelazione (per una pastorale giovanile secondo le Scritture) e per la riconfigurazione (trasfigurazione) della dimensione corporea della fede in prospettiva fenomenologica. 

È arrivato poi il turno di Don Gustavo Cavagnari, docente di teologia pastorale e autore della nuova pubblicazione «Andate e fate discepoli tutti i giovani. Per una pastorale giovanile evangelizzatrice», al quale è stato chiesto come poter intendere l’inclusività della pastorale giovanile oggi. Il prof. Cavagnari ha ricordato che la Evangelii Gaudium ci spinge a una pastorale inclusiva (successivamente declinata nel capitolo ottavo di Amoris Laetitia) ovvero che sappia integrare diversi soggetti o, meglio, che sia in grado di «creare spazi inclusivi, dove ci sia posto per ogni tipo di giovani» (Documento Finale del Sinodo dei Giovani, n. 234). È una pastorale giovanile «popolare», non elitaria, in grado di arrivare a tutti. In sintesi, è inclusiva: una pg che coinvolge «persone con competenze adulte» (1), una pg che collabora con le altre agenzie educative (2), una pg che raggiunge tutti i giovani, nei loro ambienti e contesti, anche e soprattutto extraecclesiali (3). 

Il terzo intervento è stato quello di Don Rossano Sala, direttore della rivista «Note di Pastorale Giovanile», segretario speciale del Sinodo dei Vescovi sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” del 2018 e professore ordinario di teologia pastorale all’UPS. Nella sua opera più recente Intorno al fuoco vivo del Sinodo, Sala propone la visione sinodale di una pastorale che evangelizza per attrazione e attraverso la testimonianza di una comunità. Il prof. Scarpa ha perciò domandato un approfondimento sull’espressione «profezia di fraternità». Per Sala, la grande provocazione del Sinodo è quella che ruota attorno alle parole: comunità, fraternità, familiarità, sinodalità. In un’unica espressione: fare casa. Il sogno del Papa per la pastorale giovanile del terzo millennio è che essa diventi una vera scuola di comunione capace di offrire esperienze di vita comune qualificate come «un tempo destinato alla maturazione della vita cristiana adulta», «in vista del discernimento vocazionale» (DF 161).  

Durante il secondo giro di domande si è scesi ancora di più in profondità nella riflessione. Il prof. Currò ha richiamato la spinta del Sinodo a coltivare il desiderio di poter raggiungere tutti i giovani per poter camminare-con-loro, con-camminare. È, in fondo, la prospettiva della Laudato Si’ e della Fratelli Tutti, le quali abbandonano definitivamente uno stile «unilaterale» di evangelizzazione, che cioè mira a portare l’altro «dalla mia parte». È invece il tempo delle alleanze, di sentirsi «tutti sulla stessa barca», di abbandonare i dualismi e le contrapposizioni, di inserirsi in un cammino che ci precede perché si situa su un piano di «comune umanità». «Abbiamo una sfida non soltanto a dire il Vangelo e a mediarlo, ma a farlo risuonare» tramite una evangelizzazione nuova in cui, mentre cresciamo insieme in umanità, diventiamo più cristiani.

Cavagnari ha sottolineato l’importanza del discernimento pastorale. In altre parole, non è possibile prevedere a tavolino strategie ecclesiali per formare discepoli missionari. Ogni intervento non esiste mai in astratto, ma deve sempre tener conto di un determinato contesto sul quale operare un attento discernimento pastorale. Per intraprendere questo cammino è necessario un serio cambiamento di mentalità da avviare e accompagnare. 

Sala ha, infine, proposto tre vie di rinnovamento: 

  1. sul piano pastorale: lavorare seriamente con profondità di pensiero e coraggio per una pastorale giovanile in chiave vocazionale (Cfr. DF 138-143). 
  2. a livello comunitario: entrare nel ritmo del discernimento. Si tratta di capire, ancora una volta, che alla domanda “Che cosa dobbiamo fare?” non abbiamo una risposta preconfezionata. Non abbiamo una soluzione, ma un metodo (riconoscere, interpretare, scegliere). Le soluzioni arrivano solo se ci mettiamo come comunità in ascolto dello Spirito che parla alla Chiesa oggi. 
  3. dal punto di vista accademico: passare dalla tentazione della competizione e del carrierismo allo stile della sinodalità (Cfr. Rm 12,10:  «Gareggiate nello stimarvi a vicenda»). 

È seguito un secondo momento in cui la tavola rotonda si è aperta al dibattito. Tra gli spunti di riflessione più significativi: il superamento della logica applicativa e deduttiva nell’ambito teologico-pastorale (Currò), l’impegno per la ricezione dei documenti sinodali nella Chiesa particolare (Sala), l’attenzione all’integrazione fra pastorale familiare e pastorale giovanile (Cavagnari). Il catecheta Giuseppe Ruta ha, infine, sollecitato i tre relatori ad approfondire il rapporto tra pastorale giovanile, educazione e catechesi. 

Il prof. Currò ha accolto la provocazione sottolineando la necessità per l’educazione e per la catechesi di un certo «rovesciamento» in senso sinodale: dal «fare per» all’«essere con». La pastorale giovanile del terzo millennio è una pastorale che non intende più i giovani come destinatari, ma che, a partire dai luoghi da loro abitati, ne condivide il vissuto e, per questo, educa ed evangelizza. Sala ha rilanciato l’invito che il Sinodo ha mosso affinché la catechesi trovi i modi più opportuni per far risuonare l’annuncio del Vangelo nel cuore dei giovani di oggi. Cavagnari ha, infine, ribadito che la dimensione evangelizzatrice e quella educativa sono inscindibili nell’unica azione pastorale della Chiesa. 

A seguito del momento dedicato alle domande, ha preso la parola il prof. Alberto Martelli, docente di Teologia dell’Educazione presso IUSTO e consigliere editoriale della ElleDiCi, che nelle sue conclusioni ha espresso gratitudine per la ricchezza e lo spessore degli interventi ascoltati. Nei testi che erano oggetto della Tavola Rotonda ha individuato dei tratti comuni: la fedeltà alla realtà (senza intellettualismi o settorialismi), l’attenzione all’identità ecclesiale, la riscoperta del polo antropologico (vocazione, donazione, corporeità, incontro). Come ulteriori approfondimenti ha suggerito alcune piste: il ruolo della liturgia nella pastorale giovanile, il rapporto tra Chiesa universale, diocesi e singole comunità, il digitale e la «pastorale online», il rilancio del tema eucaristico.                       

Al termine di questo incontro possiamo rilevare che il confronto tra il cardine teologico di Sala, l’orizzonte antropologico di Currò e la prospettiva evangelizzatrice di Cavagnari è stato un momento illuminante e fecondo per la riflessione di studenti, ricercatori ed operatori pastorali. Facciamone tesoro e continuiamo a lavorare insieme per una pastorale giovanile in chiave relazionale e solidale (Currò), popolare e sinodale (Cavagnari); vocazionale e familiare (Sala). Sguardi diversi, ma rivolti tutti verso l’orizzonte di «una Chiesa autentica, luminosa, trasparente, gioiosa» (DF 166)!

L’evento può essere rivisto cliccando qui:

UPS

Verso l’estate, la doppia proposta dell’Italia Centrale salesiana

L’Italia centrale salesiana si prepara all’estate con una doppia proposta. Da una parte, i campi Base, Bosco, Bivio, Biblico e l’esperienza missionaria divisi per fasce di età e promossi dal MGS Italia Centrale che si svolgeranno tra giugno e agosto in presenza. Per queste esperienze, sono disponibili le informazioni nella locandina: per tutto il resto, fare riferimento ai responsabili delle opere e dei gruppi.

La seconda proposta nasce dopo l’esperienza dello scorso anno con Venti20 di novità ed è promossa dall‘ispettoria Italia Centrale: Vent’1 per tutti! è il progetto che  accompagnerà i giovani nella prossima estate. Il punto di partenza ispirativo è rimasto quello di dare vita a una proposta che permetta ai ragazzi di mettersi in gioco, di sognare un mondo nuovo e possibile, di cogliere strade di futuro ispirate al messaggio evangelico.  Lo spunto è Fratelli tutti, l’ultima enciclica  di Papa Francesco. Un documento che scuote, scomoda, spinge all’azione, invita a far diventare  vita concreta il Vangelo in cui crediamo con tanta fede. E allora ecco l’intuizione, in continuità con  lo scorso anno, di coinvolgere le nuove generazioni in questa sfida che il papa ha lanciato alla  Chiesa e al mondo e che sentiamo tanto “salesiana” perché tanto concreta nelle sue implicazioni  quotidiane.

Vai al sito

Tavola rotonda online “Sguardi sulla pastorale giovanile”

Lunedì 26 aprile, dalle ore 15 alle ore 17, si terrà online la tavola rotonda “Sguardi sulla pastorale giovanile“, un confronto a partire da alcune recenti pubblicazioni. Intervengono i docenti della Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana:

Modera:

  • Marcello Scarpa, Istituto di Teologia Pastorale

Conclusioni:

  • Alberto Martelli, docente di Teologia dell’educazione – Istituto Universitario Salesiano di Torino

Università Pontificia Salesiana
Facoltà di Teologia – Istituto di Teologia Pastorale
Piazza dell’Ateneo Salesiano, 1 Roma
www.unisal.it

Scarica la locandina
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