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Il Forum Terzo Settore incontra la ministra Catalfo: “Abbiamo spiegato emergenze, serve intervenire subito”
Pubblichiamo il comunicato del Forum Terzo Settore sull’incontro con il ministro Nunzia Catalfo
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Roma, 12 marzo 2020 – “Abbiamo chiesto e ottenuto rassicurazioni sull’estensione a tutto il Terzo settore delle misure di sostegno al reddito dei lavoratori, come la Cassa integrazione in deroga, indipendentemente dalla forma giuridica dei soggetti, siano essi imprese o associazioni. Verranno affrontate le criticità legate alla sospensione dei servizi educativi, scolastici e sociali che stanno avendo pesanti ripercussioni sugli operatori impiegati. Verrà favorita la distribuzione dei presidi sanitari agli operatori degli ETS; saranno prorogati i termini per l’approvazione dei bilanci per gli enti vincolati da obblighi di leggi, come le Onlus; chiarite le norme sugli spostamenti dei volontari che svolgono attività di assistenza o aiuto per consentire la prosecuzione dell’attività. C’è stato anche un impegno a sostenere presso gli altri ministeri l’adozione di misure pure necessarie come la sospensione di tutti i versamenti e gli adempimenti tributari, contributivi e assistenziali.” così la portavoce nazionale del Forum del Terzo Settore Claudia Fiaschi riassume l’esito del vertice con la Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo per fare il punto sugli effetti dell’emergenza Coronavirus sugli Enti del Terzo settore.
“E’ stato un incontro positivo per valutare la situazione sull’emergenza Coronavirus.- spiega Fiaschi -. Abbiamo ricordato al Ministro le attività che stanno svolgendo senza sosta da settimane le organizzazioni di Terzo settore per aiutare tutti i cittadini, e specialmente quelli più fragili, garantendo una fondamentale collaborazione con il sistema sanitario. Per questo motivo rinnoviamo la necessità di intervenire immediatamente per mettere in campo le misure di sostegno economico al Terzo settore, che dispone di scarse risorse finanziarie e perciò è esposto come e più degli altri agli effetti della crisi.”
“Confidiamo che gli impegni presi ieri dalla Ministra possano essere attuati velocemente perché non abbiamo più tempo a disposizione” conclude Fiaschi.
20° anniversario Legge sulla Parità, il comunicato del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica
L’approvazione della legge 62 sulla parità scolastica, avvenuta esattamente venti anni fa, il 10 marzo 2000, ha consentito alla scuola italiana di compiere un importante passo avanti nel solco tracciato dalla Costituzione.
L’inserimento delle scuole paritarie nel Sistema nazionale d’istruzione, in forza del servizio pubblico svolto, avrebbe dovuto comportare equità nell’accesso al sistema, sia per gli alunni che per il personale.
Il mancato completamento delle norme sul finanziamento certo, oggi aggravato da crescenti difficoltà e squilibri economici che continuano a colpire non poche famiglie, dal forte calo demografico, dalla sempre maggiore complessità gestionale richiesta alle scuole, dalla notevole difficoltà nel reperire personale docente con i titoli richiesti dalla legislazione vigente, rende sempre più difficile il mantenimento del Sistema nazionale di istruzione dove, a fianco delle scuole statali, le scuole paritarie – fra cui quelle cattoliche e di ispirazione cristiana – rappresentano l’espressione della concreta applicazione di un diritto fondamentale della persona e della famiglia e offrono un contributo prezioso alla realizzazione di un vero pluralismo.
È utile ricordare, in proposito, che la richiesta di referendum abrogativo di tali norme fu dichiarata inammissibile dalla Corte Costituzionale, con sentenza n. 43 del 2003, a conferma che il Sistema nazionale di istruzione, comprensivo delle scuole statali e delle scuole paritarie, risponde al dettato costituzionale ed ai principi di libertà e sussidiarietà che esso intende garantire.
In un tempo in cui tutte le forze della società sono chiamate a stringere un’alleanza a favore dell’educazione, la coesistenza cordiale di modelli educativi e gestionali tra loro diversi non può che tradursi in una spinta al miglioramento dell’intero sistema. Un’autentica libertà educativa, però, può verificarsi solo quando, al momento della scelta, prevalgano i contenuti dei progetti formativi e i costi non si ergano come un ostacolo ingiusto e discriminatorio.
Perché questo accada occorre che, oltre alla parità giuridica, si dia finalmente attuazione anche alla parità economica, nella convinzione che un adeguato sostegno economico per l’intero Sistema nazionale d’istruzione sia un investimento strategico e generatore di crescita per tutti.
Per tutte queste ragioni, riteniamo non più rinviabile un impegno serio e fattivo di Governo e Parlamento, delle forze politiche e sociali, per concorrere a realizzare un dinamico Sistema nazionale d’istruzione, costituito da scuole autonome statali e paritarie – in linea con le indicazioni dell’Unione Europea – in grado di affrontare e superare le difficoltà e le arretratezze presenti, con particolare attenzione al versante dell’inclusione.
Diversamente, è facile prevedere che interi territori saranno presto sguarniti di un importante avamposto educativo, di aggregazione e promozione umana e sociale, di un contributo rappresentativo di una grande tradizione pedagogica, capace di continua innovazione.
Nel quadro di un generale piano di intervento per l’istruzione e la formazione delle nuove generazioni, per le scuole paritarie l’obiettivo da raggiungere resta quello di individuare modalità idonee di finanziamento, in modo da eliminare le discriminazioni per le famiglie che, iscrivendo i loro figli alle scuole paritarie, sono costrette a sostenere costi diversi da quelli previsti per la frequenza delle scuole statali.
È questo il passo che ancora manca per dare finalmente compiutezza e attuazione alla legge 62 del 2000. Il nostro auspicio è che non si interrompa il percorso avviato vent’anni fa, ma si affretti ciò che può rendere il nostro Sistema di istruzione ancora più libero, plurale, di qualità, operando affinché sia garantita una effettiva libertà di scelta alle famiglie e la parità, oggi ancora incompiuta, non finisca per essere anche tradita.
Il Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica
L’Insegnamento della Religione nella scuola e nel mondo di oggi: davvero una risorsa educativa?
L’esperienza di un insegnante di religione nella scuola secondaria di secondo grado
di Francesco Luppi
“Qui la meta è partire” (Ungaretti). Partire ti costringe a lasciare certezze, a selezionare ricordi, a cristallizzare volti, a sentire nostalgia. E’ toccato anche a me sperimentare un po’ di tutto ciò: quest’estate ho saputo che avrei lasciato la scuola dove sono stato per otto anni. Mi accingevo a partire per un mare sconosciuto lasciando un porto sicuro in cui, tra normali fatiche e altrettante gioie, avevo costruito legami belli e fecondi con colleghi e studenti.
Alcuni miei alunni, venuti a sapere di questo mio passaggio, mi hanno inviato bigliettini che mi hanno riempito il cuore di gioia e tenerezza. Sì, perché uno dei tratti privilegiati del mio mestiere è la possibilità di creare relazioni vere con ragazzi che vivono un’età fondamentale della vita: l’adolescenza. Ecco alcune delle cose belle che mi hanno scritto: “Grazie prof! In questi anni lei non ha fatto religione ma ci ha mostrato come vivere”; oppure: “Grazie perché l’ora di religione ci ha permesso di esprimerci davvero, attraverso il dialogo e il confronto, senza dover aderire a dogmi preconfezionati…”; e ancora: “Sono state lezioni interessanti perché l’attualità è entrata in classe e non ci ha riproposto qualcosa di già sentito e a noi lontano”.
Dopo aver letto questi bigliettini, al di là dell’affetto e della stima, è sopraggiunto in me un senso di sconforto e parziale fallimento; con tutta la fatica che faccio a spiegare e far comprendere il senso dei 10 comandamenti, mi vedo scritto che non faccio religione? O con lo sforzo di rendere ragione oggi di tematiche attinenti la bioetica, la morale sociale, l’affettività rimanendo fedele al patrimonio della Chiesa cattolica, mi trovo scritto che l’attualità è entrata in classe quasi a scalzare un passato religioso che sa di “vecchio”? O ancora: l’apparente novità del dialogo e del potersi esprimere che i miei studenti avrebbero fatto “quasi in esclusiva” nella mia ora e non in tutte le materie scolastiche? Insomma, come sempre, i ragazzi ti mettono in discussione, spingendoti a comprendere meglio sia questo tempo sia la disciplina. Sono proprio i cuccioli d’uomo a mostrare i segni di una possibilità che si affaccia all’orizzonte e che chiede di essere guardata con franchezza e senza paura.