Il viandante di Samaria. Appunti sulla fraternità

Da Note di Pastorale Giovanile.

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Appunti sulla fraternità secondo la parabola del buon samaritano

A cura di Massimo Maffioletti 

Fraternità, l’unica via

Autunno 2022. Metrò di Parigi. L’occhio viene immediatamente catturato dall’immagine di una magnetica campagna pubblicitaria dove riecheggia il celeberrimo aforisma di Sartre mandato a memoria negli anni del liceo: L’enfer, c’est les autres [1]. L’inferno è gli altri.
Il filosofo esistenzialista padre militante della rive gauche parigina veniva, però, “corretto” da un prete dei poveri piuttosto autorevole in Francia, l’abbé Pierre: L’enfer, c’est soi-même coupé des autres (l’inferno è se stessi quando l’io viene reciso degli altri). Il claim chiudeva così, molto alla francese: Fraternité: quelques lettres de plus pour faire la différence. (Fraternità: qualche lettera in più per fare la differenza) [2]. L’ho trovato perfetto per iniziare il nostro racconto sul viandante di Samaria (la parabola cosiddetta del buon samaritano), ma anche per tratteggiare subito i contorni della stagione culturale che stiamo attraversando dove, forse, è proprio la fraternità a mancarci.
Ci manca l’essere fraterni tra noi. Ci manca quell’essere “Noi” [3] in grado di liberarci dalla tentazione di immaginarci soltanto come monadi autarchiche o delle isole [4]. Ci manca quella fraternità che ci fa sentire tutti sulla “stessa barca” [5] e che fa dell’umanità intera una “comunità di destino” [6]. Ci manca quel senso di ospitalità che fa dell’essere umano quello che deve essere per essere appunto umano.
Quell’ospitalità che viene da lontano, che percorre in lungo e in largo in maniera insistita, come un basso continuo, tutta la letteratura ebraica (ma anche quella greco-latina), fin dal primo omicidio della storia (Caino e Abele in Genesi 4), passando per l’accoglienza dei tre stranieri (o uno solo?) ai quali Abramo offre cibo e attenzione e cura (Genesi 18) per il solo fatto di essere uomini, prima ancora che forestieri o stranieri e comunque mai estranei (filoxenìa, amore gli stranieri). Proprio come recita l’antico adagio del commediografo latino Terenzio: «Homo sum, humani nihil a me alienum puto» [7].
L’invenzione dell’individuo è stata sinteticamente la grande conquista della modernità, e non va demonizzata, ma l’esito è stato il trionfo dell’individualismo (la “seconda rivoluzione individualistica”) con la conseguente inaugurazione della “cultura dello scarto”: «L’avventura individualistica si rivela più rischiosa di quanto potevamo immaginare! L’individuo non è soltanto più fragile o disorientato; ad essere messa in discussione è la sua intima consistenza» [8]. L’uomo post-moderno è diventato un «uomo di sabbia» [9] o «di vetro» [10].
Sbarazzandosi del “Noi”, l’Io è rimasto solo, anzi l’Unico. Gioca a pensarsi in chiave onnipotentistica – nel classico format del self-made- man – ma in realtà senza l’altro, senza la comunità del “noi”, è solo più povero e triste, non sa più chi è. «Il “noi” (la communitas [11]) sembra ormai sottomesso al potere dell’“io”. Viene così inficiato anche il tessuto della democrazia, che rischia di finire sotto la “tirannia degli individui”» [12]. Viviamo nel tempo della cosiddetta “espulsione dell’Altro” [13]. Espellere l’altro da sé significa espellere sé dalla vita.
Chiuso in sé, l’individuo muore [14].
La fraternità non può essere vissuta come una maledizione, una iattura, una condanna o un inciampo alla realizzazione del nostro Ego; non possiamo nemmeno immaginare che sia una sommatoria di tanti “Io” che s’accordano soltanto per salvaguardare il proprio interesse.
L’altro c’è solo se funzionale al mio stato di benessere. Troppo poco. Eppure, la fraternità è l’unica chance che abbiamo per tenere in piedi il mondo, respingendo le pulsioni di morte di un’umanità che si trastulla pericolosamente sul baratro dell’autodistruzione [15].
Non abbiamo alternative alla fraternità. Oggi, però, della “trinità” laica sembra la più difficile da assicurare. Infatti, mentre la libertà e l’uguaglianza – i fondamentali della società moderna – sono garantiti dalla Legge o dal Diritto, la fraternità no. Bisogna continuamente ricercarla, volerla, perché non si dà in natura, come appunto ci insegna la vicenda di Caino e Abele. Scrive un grande pensatore francese, ormai centenario ma decisamente profetico, Edgar Morin: «Non è possibile imporre la fraternità tramite la legge. La fraternità non può derivare da un’ingiunzione statuale superiore, deve venire da noi. La trinità libertà-uguaglianza-fraternità, per altro, è del tutto differente dalla Trinità cristiana, in cui i tre termini si inter-generano.
Al contrario, dobbiamo associare e combinare libertà e uguaglianza, a costo di fare dei compromessi tra questi due termini, e suscitare, svegliare o risvegliare la fraternità» [16]. La fraternità, dunque, non può essere imposta dall’alto o dall’esterno – e nemmeno Dio la può imporre. «Sin dall’infanzia abbiamo bisogno del “noi” e del “tu” che riconosce “te” come soggetto analogo a “sé” e vicino affettivamente a sé, pur essendo altro. Gli esseri umani hanno bisogno dello sbocciare del proprio “io”, ma questo non può prodursi pienamente che all’interno di un “noi”. L’“io”? Senza “noi” si atrofizza nell’egoismo e sprofonda nella solitudine. L’“io” ha non meno bisogno del “tu”, vale a dire di una relazione da persona a persona affettiva e affettuosa. Pertanto, le fonti del sentimento che ci portano verso l’altro, collettivamente (noi) o personalmente (tu), sono le fonti della fraternità» [17]. Mi piace pensarla come virtù sociale (perfino politica) oltre che attitudine personale. Abito che insignorisce l’uomo che lo indossa. Ma è delicata e ha bisogno di molta manutenzione perché «tutto ciò che non si rigenera degenera, la fraternità che non si rigenera senza posa degenera» [18].
Proprio quel giorno di metà ottobre sul metrò della capitale illuminista e laica, Ville Lumière della liberté, égalité e fraternité, ho pensato che avrei dovuto rileggere la parabola cosiddetta del buon samaritano. Ero convinto che il testo di Luca non parlasse soltanto di un enorme gesto di carità – il che comunque non sarebbe stato poco – ma soprattutto del riconoscimento dell’alterità fraterna (a suo modo una forma di trascendenza in orizzontale) come condizione dello stare al mondo degli umani, che sono tali solo quando misurano la propria identità al passo del riconoscimento dell’altro.
L’altro è la condizione per diventare quello che siamo [19]. La parabola sembra suggerire di primo acchito che per il malcapitato sulla strada da Gerusalemme a Gerico l’altro (i briganti) è l’inferno. La strada è l’inferno. Ci vuole il gesto fraterno del samaritano per restituire alla vita offesa la statura della promessa.
Il racconto dei primi capitoli di Genesi parla chiaro: mai più da soli (Adamo ed Eva), mai senza l’altro (Caino e Abele).
Mai senza l’altro è il titolo di un impareggiabile saggio di Michel de Certeau, gesuita teologo e intellettuale francese, dove l’altro si presenta sempre con il volto dell’estraneo, lo straniero per via, misconosciuto e proprio per questo necessario. Più che necessario. L’altro come condizione per definire la mia stessa identità. L’altro è lo straniero sulla strada di Emmaus (Luca 24,13-53), l’altro è il fratello non riconosciuto nella parabola dei due fratelli (Luca 15,11-32), l’altro è l’uomo lasciato mezzo morto sulla strada da Gerusalemme a Gerico, estraneo per gli uomini della legge ma anche per il samaritano.
Nella prefazione del libro citato si leggono già i temi che anticipano il nostro itinerario: «De Certeau ha indagato con rara incisività su ciò che apre ciascuno all’incontro dell’altro. Comunione attraverso il conflitto, la vita dell’uomo non è mai concepibile senza l’altro: tragedia allora non è il conflitto, l’alterità, la differenza bensì i due estremi che negano questo rapporto: la confusione e la separazione.
In questa nuova stagione dobbiamo imparare ad accettare il mistero e l’enigma di chi non conosciamo, di chi appare come l’estraneo e non solo lo straniero. La sofferenza e la fatica della ricerca dell’unione nella differenza permangono, ma la tragedia incombe sull’uomo soltanto quando rinuncia all’altro e se ne separa. Gli altri non sono l’inferno: sono la nostra beatitudine su questa terra» [20].
«Il mondo inizia plurale» [21] – fraterno – a partire già dagli elementi naturali: dalla coppia cielo e terra alla coppia Adamo e Eva. La congiunzione e è esplicativa. Poi si faranno i conti con il Male che è sempre divisivo (e anti-fraterno, anti-noi) [22].
Più generalmente noi potremmo parlare di prossimità, visto che la domanda del dotto interlocutore di Gesù all’inizio della nostra parabola punta a sapere “chi è mio prossimo”. Nel decimo capitolo del suo vangelo, Luca, autore che ha molto a cuore il tema della misericordia, ci invita a rintracciare le coordinate di questa fraternità perduta e riguadagnata soltanto grazie alla compassione di un viandante di Samaria.
Compassione («passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione») e prossimità («gli si fece vicino»): ruota attorno a queste due categorie il racconto parabolico. Proprio perché fragili vanno custodite. Ancora così inedite vanno scolpite sul cuore, senza se e senza ma, ma anche senza buonismi né facili ingenuità. La cura dell’altro rivela sorprese.
L’altro non sai mai fino in fondo chi è, rimane un mistero [23]. E la cura che si deve a lui non la si deve soltanto perché conosciuto. Sono i volti ignoti quelli cui essere prossimi. L’ignoto è sempre un enigma, l’altro (incrociato per strada) potrebbe essere uno straniero e perfino un nemico. La cura è sempre un rischio. L’altro è un appello alla libertà, un’invocazione alla responsabilità: impossibile sottrarsi. Nessuno può permettersi il lusso di rispondere come Caino: «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Genesi 4,9). Perché, sì, parafrasando il testo, il responsabile di tuo fratello sei proprio tu e non un altro. Se ti capita davanti o ti cade (gli cadi) addosso, ricorda che il responsabile sei tu. D’accordo, la carta dell’indifferenza va messa in conto, anche le cronache quotidiane la documentano ampiamente, ma è disumanizzante.
Meglio non giocarla. Ti faresti del male.
Diciamolo subito: la grande storia biblica – nonostante l’originario stato di riconciliazione – si apre con una serie di appelli che hanno subito il compito di decidere la qualità intrinseca dell’umano. E l’umano per la parola divina si declina secondo il paradigma della fraternità compassionevole e della prossimità gratuita. Due domande presiedono i primi capitoli di Genesi dove a parlare è addirittura Dio in persona: «Adamo dove sei?» (Genesi 3,9) e – soprattutto – «Caino, dov’è Abele, tuo fratello? Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!» (Genesi 4,9-10). Scrive Francesco: «Questa parabola raccoglie uno sfondo di secoli. Poco dopo la narrazione della creazione del mondo e dell’essere umano, la Bibbia presenta la sfida delle relazioni tra di noi. Caino elimina suo fratello Abele, e risuona la domanda di Dio: “Dov’è Abele, tuo fratello?”. La risposta è la stessa che spesso diamo noi: “Sono forse io il custode di mio fratello?”. Con la sua domanda, Dio mette in discussione ogni tipo di determinismo o fatalismo che pretenda di giustificare l’indifferenza come unica risposta possibile. Ci abilita, al contrario, a creare una cultura diversa, che ci orienti a superare le inimicizie e a prenderci cura gli uni degli altri» [24].
La parabola del buon samaritano ricalca la storia dei due fratelli di sangue all’origine del mondo ma ne ribalta completamente l’esito. Sullo sfondo del racconto parabolico di Gesù echeggiano ripetutamente i grandi temi antropologici del libro della Genesi. Innanzitutto, si tratta di comprendere quali sono le coordinate di come deve essere l’umano per essere quello che deve. Secondo la parola di Dio. «Ciò che scopriamo dell’essere umano, questi testi (i vangeli, ndr) lo contengono già e lo lasciano intendere. Nelle loro parole qualcosa parla [ça parle]» [25].
Dio parla sempre la “lingua materna” [26] degli umani, nelle categorie fondative della vita: nascere, generare, soffrire e gioire, morire, amare, essere fratelli, essere giusti, coltivare e custodire il mondo… Le parabole sono sovente racconti che chiamano in causa la responsabilità (e non permettono l’indifferenza o l’ignavia, cioè l’inazione).
Non offrono ricette, aprono strade, coinvolgono la libertà esponendola subito in prima linea: sei tu – uditore della Parola, attento lettore costretto a metterti in gioco – a decidere l’esito finale della parabola e, quindi, il senso della tua vita: “Va’ e anche tu fa’ così”.
(Anche la cosiddetta parabola del padre e dei figli, sempre a firma di Luca, ha la stessa andatura: anche lì c’è un chiaro appello ai due fratelli stanati dalle loro comfort zone – l’una del maudit fascinoso, l’altra del perfettino intransigente – per rispondere dell’altro. Come se la questione – anche per Dio – non fosse tanto quella di riferirsi umanamente a Lui. No, la questione posta da Dio è una sola: occupati tu di tuo fratello, comincia a farlo tu perché non è detto che altri se ne occuperanno. Dio non chiede all’uomo di occuparsi di Lui. Chiede di occuparsi dell’uomo chiunque nel quale egli ha impresso la sua scintilla divina: amore per il prossimo e amore per Dio sono sullo stesso piano.) La parabola introduce «la sfida delle relazioni tra di noi» [27]: teniamo a mente questa sfida perché è il cuore della nostra vicenda umana, cioè del nostro venire al mondo e della destinazione della nostra vita (a chi decidiamo di destinarla, per quale causa decidiamo di spenderla). Le relazioni sono una prova, ma anche una promessa: dipende… Il testo di Luca è stato abbondantemente commentato, quindi noi non possiamo certo pretendere di aggiungere qualcosa di nuovo. Il fatto che noi l’affrontiamo è perché – come già segnalava padre David Maria Turoldo – questa parabola è il cuore dell’umanesimo evangelico, l’«unico umanesimo possibile»: «compendio non soltanto della storia umana, ma prima ancora compendio del vangelo», «un compendio spirituale ed etico della storia del mondo, di come si giocano le sorti dell’uomo», «l’essenza del cristianesimo» perché «qui è tutto l’uomo; ed è tutto il cristiano, che poi è la medesima e unica verità», qui si rivela «lo specifico del cristiano» [28]: «Essere cristiano non vuol dire essere più uomo di tutti gli altri uomini; è invece rivelazione e manifestazione di come dev’essere l’uomo, se vuol essere immagine e somiglianza di Dio. […] Essenza del cristiano è di essere un’epifania di Dio, e perciò realizzazione dell’uomo secondo il progetto di Dio; perciò il Cristo è l’archetipo dell’uomo, il suo modello: come è concepito l’uomo da Dio stesso, nella sua perfetta realizzazione. È scritto che non è altro che l’uomo perfetto, e che noi dobbiamo crescere per raggiungere la statura di Cristo; che vuol dire la pienezza della sua umanità; perché là dov’è questa pienezza d’umanità, c’è Dio, cioè la rivelazione di Dio. […] Dio è amore. Il sogno di Dio è che tutti gli uomini si amino come lui stesso ama» [29].
Nella parabola di Luca noi scopriamo il valore «biologico» del vangelo, da contrapporre alla concezione di vangelo come soltanto un «libro di consigli». Occorre partire dalla seguente convinzione: il vangelo «risponde alle esigenze fondamentali dell’essere» [30]. La crisi conclamata del cristianesimo occidentale (già ampiamente visibile all’interno dei contesti parrocchiali) consiste nell’aver dimenticato che il vangelo non è un ricettario etico né una teoria dottrinale ma lo svelamento dell’essere umano per come Dio desidera che l’uomo sia. L’attuale distanza dal vangelo – distanza dalla chiesa – è frutto anche di questa miopia.
«Questa parabola – scrive Francesco in Fratelli tutti – è un’icona illuminante, capace di mettere in evidenza l’opzione di fondo che abbiamo bisogno di compiere per ricostruire questo mondo che ci dà pena.
Davanti a tanto dolore, a tante ferite, l’unica via di uscita è essere come il buon samaritano» [31].
La parabola del buon samaritano ci riporta all’essenza del cristianesimo e di ciò che l’uomo è chiamato ad essere per essere all’altezza dell’umano di Gesù (e quindi di Dio).
Lo scrittore francese Emmanuel Carrère anni fa ha voluto cimentarsi con i testi cristiani della chiesa delle origini. La ricerca, confluita in un lavoro importante dal titolo Il Regno, approda a questa folgorante conclusione: «… anche voi dovete lavare i piedi gli uni gli altri. Se lo farete sarete beati […] mi sembra bello che della gente si riunisca per stare il più vicino possibile a ciò che c’è di più povero e vulnerabile nel mondo e in se stessi. Mi dico che è questo, il cristianesimo» [32]. Ecco, penso che qualcosa del genere si sia mosso nel cuore del nostro samaritano.
Il che dovrebbe interrogare anche il cristianesimo e la chiesa di questo inizio secolo che di tutto ha bisogno ma non di cadere nell’ossimoro già stigmatizzato da Arturo Paoli: «Abbiamo costruito e seguiamo un cristianesimo individualista» [33] con il quale ci si è allontanati dal messaggio originario di Gesù.

NOTE

1 La celeberrima frase di Jean Paul Sartre proviene dai dialoghi dell’opera teatrale Huit clos (in italiano A porte chiuse) che il filosofo compose nel 1943 per poi essere pubblicata nel 1947. Siamo in piena seconda guerra mondiale. Sartre la giustifica così: «Si è pensato che volessi con questo dire che le nostre relazioni con gli altri sono sempre avvelenate, che si tratta sempre di rapporti infernali. In realtà, quello che voglio dire è un’altra cosa. Voglio dire che, se i nostri rapporti con gli altri sono intricati, viziati, allora l’altro non può che essere l’inferno.
Perché? Perché quando noi ci pensiamo, quando cerchiamo di conoscerci noi utilizziamo quelle conoscenze che gli altri hanno già di noi. Noi ci giudichiamo con i mezzi che gli altri hanno, ci hanno dato per giudicarci. Qualsiasi cosa io dica su di me, c’è sempre dentro il giudizio degli altri. Ma questo non vuol dire assolutamente che non si possano avere rapporti differenti con gli altri. Sottolinea semplicemente l’importanza capitale di tutti gli altri per ognuno di noi».
2 La campagna pubblicitaria curata dalla Fondazione Abbé Pierre oltre al manifesto citato aveva prodotto altri tre slogan molto istruttivi anche per il tema della nostra parabola. Il primo: On ne meurt pas d’amour di Marcel Pagnol, scrittore drammaturgo e cineasta francese. In questo caso la correzione dell’abbé Pierre suona così: «Non si può morire d’amore ma si muore d’indifferenza» (mais on meurt d’indifference). Il secondo: Le 21e siècle sera religieux ou ne sera pas.
La correzione: «Il 21° secolo sarà religioso o non sarà proprio» diventa «Il 21° secolo o sarà fraterno o non sarà» (Le 21e siècle sera fraternel ou ne sera pas).
Il terzo di Nietzsche: Souviens-toi d’oublier ritradotto con Souviens-toi d’aimer (Ricordati di amare, non di dimenticare).
3 «La globalizzazione ci ha ravvicinati in un unico “noi”: una sola umanità. Eppure sembra che il “noi” si sia impoverito della sua forza. Anzi che sia crollato. C’è bisogno, e con urgenza, di inventare una nuova fraternità. È la sfida più alta che abbiamo di fronte. Ai “mercati senza frontiere” deve fare da contrappunto una “fraternità senza frontiere”» in V. Paglia, Il crollo del noi, ed. GLF tempi nuovi, 2017 (p. 22). Vedi anche M.M. Zuppi (con L. Fazzini), Odierai il prossimo tuoPerché abbiamo dimenticato la fraternità, ed. Piemme 2019 (pp. 9-33) 4 È rimasta nel Dna della nostra educazione sentimentale il versetto dello scrittore inglese del XVII John Donne, Nessun uomo è un’isola, che successivamente lo scrittore Ernest Hemingway farà propria così come ne farà tesoro anche il monaco americano Thomas Merton.
5 È nella memoria di tutti l’omelia che papa Francesco tenne davanti al mondo la sera del 27 marzo 2020. Da solo, in piena pandemia e in una piazza San Pietro completamente deserta, commentava il vangelo dei discepoli e di Gesù nella tempesta (Marco 4,35-40): «Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: “Siamo perduti”, così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme».
6 «Siamo invitati a una presa di coscienza permanente della comunità di destino del genere umano che è, al tempo stesso, una comunità di pericolo». La categoria è stata da tempo introdotta dal filosofo Edgar Morin e ripresa anche nel suo ultimo Svegliamoci!, ed. Mimesis, 2022 (p. 56).
7 «Sono un essere umano, niente di ciò ch’è umano ritengo estraneo a me»: Publio Terenzio Afro nella commedia Heautontimorùmenos (“Il punitore di se stesso”) del 165 a.C.
8 J.-C. Guillebeaud in V. Paglia, Il crollo del noi, ed. GLF tempi nuovi, 2017 (p. 9).
Seguo alcune suggestive considerazioni dell’autore.
9 Vedi il suggestivo saggio di C. Ternynck, L’uomo di sabbia. Individualismo e perdita di sé, ed. VeP 2012.
10 V. Andreoli, L’uomo di vetro. La forza della fragilità, ed. Rizzoli 2007.
11 La communitas è il vero antidoto all’immunitas: la condivisione del munus (dono- compito) ci libera dal sogno illusorio di un’immunità che invece di garantirci salvezza ci isola sempre di più. È stata la nostra esperienza della pandemia. Vedi Roberto Esposito, Immunitas, ed. Einaudi 2020.
12 L’osservazione è di C. Todorov in V. Paglia, Il crollo del noi, ed. GLF tempi nuovi, 2017 (p. 10).
13 B.-C. Han in V. Paglia, Il crollo del noi, ed. GLF tempi nuovi, 2017 (23).
14 Le attuali osservazioni non intendono assumere quella certa retorica buonista del noi come se non si dovesse riconoscere che proprio il cristianesimo è stata la religione che ha valorizzato la singolarità di ogni persona.
15 I segnali sono noti: incuria dell’ambiente, sfruttamento delle risorse, crisi climatica, divario sociale planetario, moltiplicazioni dei conflitti, corsa agli armamenti… Sono tutti temi che papa Francesco affronta nelle sue encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti nelle quali invoca una nuova alleanza umana, un “nuovo umanesimo” come da tempo suggeriscono alcuni intellettuali europei come Julia Kristeva, Jürgen Habermas, Edgar Morin. Già qualche anno prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale Simone Weil rilasciava un saggio dal titolo Non ricominciamo la guerra di Troia dove scriveva: «Tutte le assurdità che fanno assomigliare la storia ad un lungo delirio hanno la loro radice in una assurdità essenziale: la natura del potere. […] Per costringere gli uomini alle più assurde catastrofi non servono né dei né congiure segrete: basta la natura umana».
16 E. Morin, Fraternità, perché?, ed. Ave 2020 (p. 13).
17 Ibid., p. 14.
18 Ibid., p. 54.
19 «La nostra identità e la conoscenza di noi stessi sono il risultato di un processo che non finisce mai: si costruisce il nostro “io” avvicinandosi agli altri, incontrando gli altri senza però mai “con-fondersi” con gli altri. L’identità non è un ordito fisso, è invece il risultato di un processo durante il quale è possibile anche incontrare lo straniero che ci sconquassa ma ci fa pensare. Incontri difficili che non vanno affrontati col buonismo. Nel Vangelo non c’è buonismo di sorta» (M. Cacciari, Lectio Magistralis «Dal vangelo (che non è buonista) insegnamenti sul “nostro prossimo”» al Festival della filosofia di Modena, 2010).
20 Vedi la prefazione di E. Bianchi in M. de Certeau, Mai senza l’altro, ed. Qiqajon 2019 (pp. 5-9).
21 V. Paglia, Il crollo del noi, ed. GLF tempi nuovi, 2017 (pp. 33ss).
22 Come illustrano i capitoli 1-11 di Genesi: il peccato originale, Caino e Abele, il diluvio, la torre di Babele… 23 Come nel bellissimo aforisma di Giorgio Caproni: «Errata / Non sai mai dove sei / Corrige / Non sei mai dove sai.» (in Poesie 1932-1986, ed. Garzanti 19954, p. 446).
24 Francesco, Fratelli tutti, n. 57. «Anche Caino muore uccidendo il fratello. Muore una parte di lui, la sua parte migliore» (M.M. Zuppi, Odierai il prossimo tuo, ed. Piemme 2019 [p. 188]).
25 F. Dolto, I vangeli alla luce della psicanalisi. La liberazione del desiderio. Dialoghi con Gerard Sévérin, et al./edizioni 2012 (p. 4).
26 P. Sequeri, Iscrizione e rivelazione, ed. Queriniana 2022.
27 Francesco, Fratelli tutti, n. 57.
28 D.M. Turoldo, Anche Dio è infelice, ed. Piemme 1991 (pp. 44, 51, 59, 62, 65, 75, 100).
29 Ibid., p. 65.
30 Ibid., p. 41.
31 Francesco, Fratelli tutti, n. 67.
32 E. Carrère, Il Regno, ed. Adelphi 2015 (p. 426).
33 A. Paoli, Il cuore del Regno, ed. Dissensi 2011 (p. 21).

Chiusura dell’Assemblea Generale Straordinaria Mondiale degli Exallievi di Don Bosco: la Confederazione abbraccia il futuro e rilancia la sua missione tra i giovani

Dall’agenzia ANS.

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Per dare forma al futuro i 200 delegati dell’Assemblea Generale Straordinaria Mondiale degli Exallievi di Don Bosco hanno voluto visitare, nella quarta giornata, quella di sabato 5 ottobre 2024, i luoghi di Don Bosco, per sognare il futuro dove Don Bosco stesso lo sognò. Si sono recati pertanto a Chieri e al Colle Don Bosco. Nell’ultima giornata dell’assemblea, infine, hanno avuto luogo le votazioni e la consegna delle conclusioni.

A Chieri i delegati hanno potuto visitare i luoghi della formazione degli studi del giovane Giovanni Bosco mentre presso il Colle Don Bosco i luoghi che hanno dato i natali al Santo dei giovani.

Domenica 6 ottobre i lavori dell’assemblea si sono conclusi attraverso le riunioni per Regione (Asia, Africa, America ed Europa con il Medio Oriente) e l’approvazione provvisoria delle risoluzioni proposte dai Coordinatori dei vari gruppi.

“L’Assemblea Generale Straordinaria Mondiale (EGWA) ha offerto un’opportunità unica agli Exallievi e agli Amici di Don Bosco di impegnarsi in un processo di sinodalità profondo e significativo. Ascoltando, riflettendo e collaborando – ha sottolineato il Presidente Mondiale della Confederazione, Bryan Magro – possiamo rafforzare il nostro impegno nella missione salesiana e servire meglio i bisogni dei giovani”.

Per gli Exallievi di tutto il mondo sono stati sottolineati alcuni passaggi centrali: è importante la sinodalità da trasformare in azione, il camminare insieme in un approccio sinodale per rafforzare la missione con i giovani attraverso l’ascolto in profondità, che è fondamento della sinodalità; ricollegarsi al patrimonio, abbracciando la missione; nutrire la persona nella sua interezza, poiché la missione degli Exallievi sono i giovani; il discernimento, pietra miliare del cammino sinodale; l’ascolto del grido dei giovani poveri; una pastorale giovanile adottiva, come risposta alle nuove forme di povertà.

“Così facendo – ha sottolineato il Presidente Magro – possiamo creare un modo più vibrante, inclusivo ed efficace per la nostra missione di Exallievi ed essere il sale della terra e la luce del mondo”.

Altre risoluzioni approvate riguardano l’opzione Valdocco, richiamata più volte da Papa Francesco per restare accanto ai giovani più bisognosi; il coinvolgimento dei giovani Exallievi nell’associazione; la comunicazione e la digitalizzazione; la condivisione delle buone prassi; l’istituzione di un segretariato per la Confederazione Mondiale e la promozione del mentoring tra gli Exallievi.

Dopo la preghiera conclusiva di don Joan Lluís Playà, Delegato Centrale del Rettor Maggiore per il Segretariato della Famiglia Salesiana, il Presidente Magro ha dichiarato ufficialmente chiusi i lavori dell’Assemblea Generale Straordinaria Mondiale, seguiti poi dalla tradizionale agape fraterna.

-Valerio Martorana

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Attesa ed entusiasmo per l’apertura dell’Assemblea Generale Mondiale Straordinaria della Confederazione Mondiale degli Exallievi di Don Bosco

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Torino) – Inizia oggi, mercoledì 2 ottobre 2024, a Torino-Valdocco, l’Assemblea Generale Mondiale Straordinaria (EGWA, in inglese) della Confederazione Mondiale degli Exallievi di Don Bosco, il quinto gruppo in ordine di adesione alla Famiglia Salesiana, nonché il più numeroso a livello mondiale. Per cinque giorni, fino a domenica prossima, 6 ottobre, i rappresentanti delle diverse federazioni sparse in tutti e cinque i continenti sono chiamati a compiere un percorso di autentico rinnovamento, all’insegna del motto dell’EGWA: “Camminare insieme: cambiare per continuare”.

Grande è l’attesa che si respira in queste ore a Valdocco, in vista dell’inizio ufficiale dei lavori. Il cortile della Casa Madre salesiana per una volta di più è tornato a riempirsi di volti e accenti internazionali, espressione della mondialità del carisma salesiano e di chi – come gli exallievi – si fa suo alfiere nelle diverse situazioni sociali e di vita in cui opera.

In totale a quest’assise – “segno ultimo dell’unità dell’Associazione degli Exallievi di Don Bosco, in tutta la sua diversità (…) incontro fraterno in cui gli Exallievi e gli Amici di Don Bosco si riuniscono per riflettere sul Movimento e sull’Associazione, fedeli alla loro cultura, al Vangelo, alla Chiesa, alla società e a Don Bosco”, come recita il Regolamento dell’EGWA – partecipano oltre 200 persone: 189 sono i Delegati delle diverse Federazioni, giunti in rappresentanza di 40 Paesi; ad essi vanno poi aggiunti i membri della Presidenza Mondiale, i traduttori, le guide in diverse lingue…

Per alcuni si tratta della prima volta nella culla del carisma salesiano; altri, invece, sono veterani; per tutti in prospettiva c’è un fitto programma di immersione nella salesianità, con molte visite sui più significativi Luoghi Salesiani, e un profondo richiamo al discernimento, finalizzato ad individuare le nuove vie che gli Exallievi sono chiamati a percorrere per il futuro della confederazione e del suo servizio ai giovani di tutto il mondo.

“Sento molto emozionato a venire a Valdocco e incontrare i Figli e gli eredi di Don Bosco provenienti da tutto il mondo. Spero che quest’esperienza mi arricchisca umanamente e mi permetta di acquisire dei frutti da condividere con gli altri Exallievi di Don Bosco di Pakistan” afferma Asif Daniel Tasleem, responsabile dell’associazione in Pakistan.

“L’opportunità di partecipare a quest’Assemblea Mondiale degli Exallievi ha rinvigorito il mio spirito salesiano. Sono appassionato di Don Bosco e voglio fare molto per Don Bosco e per i Salesiani. Il mio desiderio è quello di incontrare e parlare con gli Exallievi di diverse parti del mondo e vedere come possiamo fare rete tra di noi per avere un maggiore impatto sul mondo di oggi”, aggiunge da parte sua Inacio Rodrigues, delegato degli Emirati Arabi Uniti.

Da parte sua, don Henry Dominic, salesiano Delegato per gli Exallievi dell’Ispettoria di India-Trichy, afferma ancora: “Partecipo con grande entusiasmo, con lo scopo di vedere e imparare cosa fanno gli Exallievi e come posso animare e accompagnare meglio gli Exallievi della mia Ispettoria. Per me, poi, sarà anche un pellegrinaggio salesiano e nei prossimi giorni imparerò e vedrò di più su Don Bosco”.

Il Presidente Mondiale degli ExallieviBryan Magro, dichiara infine: “Sono due anni che sogno queste giornate e mi dà una gioia immensa accogliere e incontrare gli Exallievi in questi giorni. Come Carlo Gastini, che ha portato gli Exallievi a Don Bosco, anch’io voglio avvicinare tutti i nostri Exallievi al cuore di Don Bosco e della Missione Salesiana. È mio vivo desiderio aiutare gli Exallievi a comprendere la loro missione e il loro ruolo nel mondo di oggi. Spero che Don Bosco dal Cielo sia felice di questa adunanza degli Exallievi e ci benedica tutti”.

“Il sogno di Dio sulla Famiglia Salesiana in questo nostro tempo”: a Valdocco la Consulta Mondiale della Famiglia Salesiana 2024

Dall’agenzia ANS.

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Si è aperto lunedì 20 maggio 2024, l’annuale appuntamento della Consulta Mondiale della Famiglia Salesiana. Fino a giovedì 23, vigilia della Festa di Maria Ausiliatrice, i Superiori Maggiori e i Responsabili dei gruppi che compongono la Famiglia Salesiana sono a raduno tutti insieme presso la Casa Madre dei Figli di Don Bosco, a Torino-Valdocco, per riflettere sul tema: “Il sogno di Dio sulla Famiglia Salesiana in questo nostro tempo”.

All’appuntamento prendono parte oltre 50 persone: una rappresentanza di leader e/ loro delegati di ben 24 gruppi – su un totale di 32 – della Famiglia Salesiana, oltre ai membri del Segretariato per la Famiglia Salesiana, i diversi relatori invitati a parlare e il personale della comunità di Valdocco che a vario titolo accompagna l’evento.

Tra i presenti vi sono alcuni “partecipanti incalliti”, come ha detto scherzosamente don Joan Lluis Playà, Delegato Centrale del Rettor Maggiore per il Segretariato per la Famiglia Salesiana, insieme a rappresentanti con qualche partecipazione alle spalle o alla prima esperienza. Per tutti, si tratta di una “bella espressione di una viva e profonda comunione tra i Gruppi e di una forte esperienza spirituale che rafforza il vigore della missione che il Signore ci ha affidato”.

Anno dopo anno la Consulta della FS ha affrontato e approfondito diversi argomenti, al ritmo del magistero di Papa Francesco e della vita e missione della Famiglia Salesiana, suggeriti dalle Strenne del Rettor Maggiore. In quest’anno in cui la Strenna è dedicata a “Il sogno che fa sognare”, l’argomento è stato dunque ovvio: “Il sogno che Dio ha per la Famiglia Salesiana in questo tempo”.

Durante i lavori, dunque, i presenti vengono accompagnati in un percorso di discernimento e conoscenza tra la realtà culturale, ecclesiale e salesiana del momento attuale. In questo senso, nella giornata di martedì 21 maggio 2024, don Rossano Sala, Direttore Editoriale dell’editrice salesiana Elledici, già Segretario Speciale della XV Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, offre una relazione sul tema “Discepoli e missionari. Essere e diventare una famiglia apostolica oggi”.

Successivamente i Superiori Maggiori e Responsabili dei vari gruppi della Famiglia Salesiana procederanno a condividere buone pratiche che si svolgono attualmente negli ambiti della Famiglia Salesiana e che rappresentano concretizzazioni del sogno di Dio su di essa.

Infine, tutti i presenti saranno chiamati a compiere il terzo e ultimo passo di questo percorso, volto ad individuare percorsi ulteriori di crescita e sviluppo, esperienze ed iniziative concrete che possano far proseguire tale sogno, con creatività e capacità di rispondere alle nuove sfide emergenti, nelle realtà concrete delle diverse opere della Famiglia Salesiana.

La cornice dei Luoghi Salesiani, l’inaugurazione della Mostra Temporanea per il Bicentenario del Sogno dei Nove Anni di San Giovanni Bosco presso il Museo Casa Don Bosco, e, in prospettiva, la Festa di Maria Ausiliatrice saranno ulteriori elementi che favoriscono quel clima di fraternità e spiritualità condivisa che costituisce al tempo stesso un tratto fondamentale e una conseguenza della Consulta.

Come ha ben sintetizzato il Rettor Maggiore dei Salesiani di Don Bosco, Cardinale Ángel Fernández Artime, nell’introduzione dei lavori, “quest’incontro non è per prendere delle decisioni relative ad ogni gruppo della Famiglia Salesiana, ma ha come scopo rinsaldare la comunione fra i membri dei diversi Gruppi”.

Il 22 maggio dopo la celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore, e l’omelia a cura di don Stefano Martoglio, Vicario del Rettor Maggiore, è stata scattata la fotografia di gruppo nel cortile di Valdocco. Nel pomeriggio i partecipanti hanno visitato il Santuario della Consolata guidati da don Pier Luigi Cameroni, Postulatore Generale per le Cause dei Santi della Famiglia Salesiana. Infine, la presentazione del libro “Chiamati all’Amore con Speranza”, con le Strenne che il Rettor Maggiore ha prodotto e diffuso nei suoi 10 anni alla guida della Congregazione Salesiana, presentato da don Giuseppe Costa, Co-portavoce della Congregazione Salesiana e curatore del volume.

“INSIEME PER RINNOVARE”: un evento online per dare inizio al secondo anno di preparazione verso il 150° della fondazione dell’Associazione dei Salesiani Cooperatori

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Roma) – Sabato 4 maggio 2024, alle ore 14:00 (UTC+2), tutti i Salesiani Cooperatori nel mondo sono invitati ad un evento online celebrativo che si inserisce nel triennio di preparazione al 150° della fondazione dell’Associazione dei Salesiani Cooperatori. Sarà un momento per ripercorrere il cammino fatto finora e iniziare così il secondo anno verso il 2026.

Il tema proposto dal Consiglio Mondiale a tutta l’Associazione per questo triennio, è: “Un sogno, una promessa, il futuro”, che si coniuga lungo i tre anni, attraverso tre verbi: Ricordare, Rinnovare, Rilanciare.

Il primo anno, che si avvia a conclusione, è stato caratterizzato dal verbo “ricordare” per fare memoria delle origini e raccontare la bellezza della nostra scelta vocazionale come laici della Famiglia Salesiana nella Chiesa. “Abbiamo ‘connesso’ le origini e le nostre storie insieme, in un unico racconto con la partecipazione di tantissimi Salesiani Cooperatori appartenenti a tutte le Regioni nel mondo in cui siamo presenti, che attraverso video-testimonianze si sono raccontati e hanno condiviso la loro storia” ha raccontato Antonio Boccia, Coordinatore Mondiale dei Salesiani Cooperatori.

Frutto di quest’impegno è la raccolta di oltre 300 video, disponibile sul canale YouTube dell’Associazione, che rappresenta il volto bello e gioioso dei Salesiani Cooperatori.

L’evento in programmazione per sabato 4 maggio 2024, dal titolo “INSIEME PER RINNOVARE”, darà inizio al secondo anno, e potrà essere seguito sul canale YouTube dell’Associazione.

Durante l’evento saranno presentate anche le iniziative in programma per i prossimi 12 mesi e verrà invocata la benedizione di Maria Ausiliatrice per accompagnare il nuovo percorso che si apre.

Un percorso, dunque, di rinnovamento, all’insegna di due movimenti: rinnovare per consolidare le conoscenze di ogni Salesiano Cooperatore, Salesiana Cooperatrice e dei Delegati in merito alle bellezze del Progetto di Vita Apostolica; oltre che fare una verifica del proprio cammino vocazionale che ognuno si è impegnato a vivere con la Promessa Apostolica.

“Aver fatto memoria delle nostre origini e delle scelte che ci hanno portato a scegliere di essere Salesiani Cooperatori e Salesiane Cooperatrici, sono l’invito che Don Bosco con il suo sogno, a distanza di 200 anni, ancora ci fa chiedendoci di continuare a sognare” prosegue il signor Boccia.

Il quale, infine, conclude: “Con questo secondo anno l’Associazione dei Salesiani Cooperatori si proietterà verso l’anno conclusivo che ci vedrà impegnati a progettare il futuro dell’Associazione. Sarà l’anno dell’essere Profeti del Carisma, perché fare memoria per rinnovare la propria vita di fede guardando al futuro vuol dire essere profezia”.

Italia – Una nuova edizione del corso per i nuovi Delegati per la Famiglia Salesiana

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Roma) – Si sta svolgendo in questi giorni (20-26 aprile 2024) in Italia, tra Roma e Torino, il Corso per i nuovi Delegati della Famiglia Salesiana: un appuntamento annuale che costituisce un tempo utile per la formazione a quest’incarico di responsabilità, oltre che un’occasione di condivisione della spiritualità salesiana.

Partecipano all’appuntamento complessivamente 15 Delegati Ispettoriali per la Famiglia Salesiana di recente o prossima nomina e due Responsabili di altri gruppi della Famiglia Salesiana con simile ruolo all’interno del loro gruppo – oltre ai membri dell’équipe che coordina il corso e ai relatori, per un totale di altre nove persone. La compagine è fortemente internazionale, e infatti se l’italiano è la lingua ufficiale dei lavori, sono previste traduzioni simultanee anche in inglese, spagnolo e francese.

Scopo dell’incontro è quello di:

  • Riflettere insieme su Don Bosco in qualità di Fondatore di una grande famiglia carismatica;
  • Approfondire la Carta d’Identità della Famiglia Salesiana;
  • Scoprire e sottolineare il ruolo del Delegato Ispettoriale;
  • Conoscere i gruppi della Famiglia Salesiana verso i quali i Salesiani di Don Bosco hanno una particolare responsabilità;
  • Condividere esperienze e riflessioni sui Luoghi Salesiani.

Proprio la sede dell’incontro è in quest’occasione speciale: realizzato solitamente solo in Piemonte, tra Torino e i luoghi legati alla figura di Don Bosco, quest’anno l’incontro è incominciato a Roma, con la partecipazione festosa di tutte le persone coinvolte alla cerimonia di ordinazione episcopale del Rettor Maggiore, Cardinale Ángel Fernández Artime, e di Mons. Giordano Piccinotti, SDB, realizzata lo scorso 20 aprile.

Nella giornata successiva, domenica 21, il gruppo ha ricevuto una prima sessione formativa presso le strutture dell’Università Pontificia Salesiana (UPS), a cura di don Giuseppe Casti, su Don Bosco iniziatore di un grande movimento di persone dedito alla salvezza dei giovani; quindi, tutti i presenti si sono recati presso la Basilica salesiana del Sacro Cuore di Gesù per condividere la gioia della Messa di Ringraziamento per l’ordinazione episcopale del Card. Fernández Artime e di Mons. Piccinotti. La giornata si è completata con un momento di dialogo e confronto con Antonio Boccia, Coordinatore Mondiale dei Salesiani Cooperatori e una sessione informativa sulla presenza della Famiglia Salesiana nelle Ispettorie, a cura del sig. Domenico Duc Nam Nguyen, SDB, Delegato Mondiale per gli Exallievi e i Salesiani Cooperatori.

Lunedì 22 aprile il Delegato Centrale del Rettor Maggiore per il Segretariato per la Famiglia Salesiana, don Joan Luís Playà, ha condotto una sessione sull’animazione e l’accompagnamento dei gruppi della Famiglia Salesiana. La giornata ha previsto poi un incontro con il signor Bryan Magro, Presidente Mondiale degli Exallievi di Don Bosco; e una tavola rotonda sul ruolo del Delegato Ispettoriale per la Famiglia Salesiana e su quello dei Delegati per i gruppi specifici.

Il documento de “La Carta d’Identità della Famiglia Salesiana” è stato il fulcro delle attività di martedì 23 aprile, con un doppio intervento a cura del Rettor Maggiore Emerito, Don Pascual Chávez. Del rapporto con i diversi gruppi della Famiglia Salesiana, così come delle buone pratiche per l’animazione dei gruppi e della santità nella Famiglia Salesiana, si è parlato invece nel pomeriggio.

Nella giornata del 24 aprile il gruppo si è trasferito a Torino, per proseguire i suoi lavori. Il programma delle attività prevede, poi, anche un percorso-pellegrinaggio sui luoghi di Don Bosco.

Per giovedì 25 i lavori proseguiranno nella forma itinerante, con tappe a Mornese, alla scoperta del carisma salesiano nella sua versione al femminile, con interventi di suor Lucrecia Uribe, Delegata Mondiale per i Salesiani Cooperatori delle FMA, e suor Gabriela Patiño; e al Colle Don Bosco, con la guida di don Enrico Lupano.

Il corso per nuovi Delegati della Famiglia Salesiana si concluderà venerdì 26 aprile, con un’ultima relazione ancora sulla santità nella Famiglia Salesiana, e le risonanze e le valutazioni dell’evento.

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Comunicato Stampa del Rettor Maggiore, S. E. Card. Ángel Fernández Artime, sulla Deroga Papale e il futuro della Congregazione

Di seguito il Comunicato del Rettor Maggiore, S. E. Card. Ángel Fernández Artime, inviato ai Confratelli e ai Membri della Famiglia Salesiana alla vigilia della Sua Ordinazione Episcopale.

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Roma, 19 aprile 2024

Alla cortese attenzione dei
Confratelli salesiani
e dei
Membri dei gruppi della Famiglia Salesiana

Carissimi Confratelli,
Cari fratelli e sorelle dei diversi gruppi della Famiglia Salesiana di tutto il mondo, giunga a tutti voi il mio saluto pieno di affetto e vicinanza.

Alla vigilia della mia Ordinazione Episcopale, essendo stato nominato dal Santo Padre Papa Francesco, vi scrivo per comunicare ufficialmente e definitivamente la mia situazione personale in rapporto alla nostra Congregazione e alla Famiglia Salesiana.

Qualche tempo fa Papa Francesco ha espresso il desiderio che la mia Ordinazione Episcopale potesse avvenire durante il tempo pasquale, insieme a quella del nostro confratello monsignor Giordano Piccinotti, e che io potessi continuare il mio servizio fino al momento opportuno.

Ebbene, confidando sempre nel Signore, che e l’unico garante della nostra Vita, vi comunico quanto segue:

  1. Il Santo Padre mi ha inviato il documento dideroga” (espressione che significa “eccezione a ciò che è legiferato”) con il quale mi autorizza a continuare per un ulteriore periodo come Rettore Maggiore, pur avendo ricevuto la consacrazione episcopale. Questo documento con l’autorizzazione del Santo Padre ci e già pervenuto ed è conservato nell’archivio della Congregazione.
  2. D’accordo con Papa Francesco terminerò il mio servizio come Rettor Maggiore la sera del 16 agosto 2024, dopo la celebrazione del 209° anniversario della nascita del nostro Padre Don Bosco. Lo stesso giorno concluderemo il “Sinodo dei Giovani” a cui parteciperanno 370 giovani di tutto il mondo in occasione del bicentenario del sogno dei nove anni, che per Don Bosco e stato un sogno—visione e un programma di vita che é arrivato fino a noi. Quella sera, con un semplice atto, firmerò le mie dimissioni secondo l’art. 128 delle nostre Costituzioni e consegnerò questo documento al Vicario del Rettor Maggiore, don Stefano Martoglio che, secondo Part. 143, assumerà ad interim il governo della nostra Congregazione, fino all’elezione del nuovo Rettor Maggiore in occasione del CG29 che si terrà a Valdocco (Torino) a partire dal 16 febbraio 2025.
  3. Certamente d’ora in poi e soprattutto dopo il 16 agosto 2024, assumerò il servizio Che il Santo Padre mi indicherà e mi affiderà per il bene della Chiesa.

Desidero ringraziare il Signore, insieme a tutti voi, cari fratelli e sorelle, per il modo con cui siamo stati benedetti in questi dieci anni, sia come Congregazione sia come Famiglia Salesiana di Don Bosco. Il Signore ci ha assistito con il suo Spirito e Madre Ausiliatrice, a noi tanto cara, ci ha sempre tenuti per mano. Siamo certi che sarà cosi anche in futuro, perché «Lei ha fatto tutto».

In questo momento il mio ultimo pensiero va a Don Bosco che, senza dubbio, continuerà a prendersi cura della sua Congregazione e della sua preziosa Famiglia.

Con vero affetto e unito nel Signore vi saluta,

Card. Ángel Fernández Artime, SDB

Rettor Maggiore

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Nono video di invito al IX Congresso di Fatima promosso dall’ADMA

Disponibile il 9° e ultimo video di presentazione del IX Congresso Internazionale di Maria Ausiliatrice che si terrà a Fatima dal 29 agosto al 1° settembre 2024.

Elisabetta Seno, associata dell’ADMA Primaria di Torino Valdocco invita i giovani a partecipare al IX Congresso di Maria Ausiliatrice intitolato “Vi darò la Maestra” approfondendo le parole di Gesù a don Bosco nel sogno dei 9 anni.

I congressi internazionali di Maria Ausiliatrice sono appuntamenti promossi dall’ADMA, ma aperti a tutta la Famiglia Salesiana che, seguendo lo spirito di Don Bosco, riconosce nella figura di Maria una mamma e una maestra.

Come Famiglia Salesiana vogliamo affidare a Maria tutti i progetti, le attività e i sogni che vogliamo vivere insieme.

Per informazioni e iscrizioni: mariaauxiliadora2024.pt.

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Incontro del Consiglio Mondiale dell’Associazione dei Salesiani Cooperatori e nomina del Coordinatore Mondiale

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Roma) – Si è da poco concluso l’incontro in presenza del Consiglio Mondiale dell’Associazione dei Salesiani Cooperatori, svoltosi a Roma dal 14 al 17 marzo 2024. Al raduno erano presenti i Consiglieri Mondiali per le 12 Regioni in cui è suddivisa l’Associazione. In particolare, oltre al Coordinatore Mondiale, Antonio Boccia, erano presenti anche i membri della Segreteria Esecutiva Mondiale e don Joan Lluis Playà, Delegato Centrale del Rettor Maggiore per il Segretariato per la Famiglia Salesiana.

L’incontro annuale, come previsto dal Progetto di Vita Apostolica (PVA), si svolge in presenza una volta ogni anno e questa è stata l’occasione nella quale hanno partecipato tutti i nuovi Consiglieri Mondiali eletti duranti i Congressi Regionali che si sono svolti tra il 2022 e il 2023.

I Consiglieri hanno condiviso le verifiche del sessennio 2018/2024, facendo una presentazione di come, nelle varie Regioni, si è cercato di attualizzare le linee d’impegno consegnate a tutta l’Associazione dal V Congresso Mondiale che si è svolto a Roma nell’ottobre 2018.

I numerosi spunti di riflessione hanno fatto emergere la ricchezza delle realtà locali e provinciali dei Cooperatori che, anche durante gli anni della pandemia, hanno saputo mantenere gli impegni assunti, continuando ad animare con responsabilità in spirito sinodale.

I lavori sono proseguiti programmando le iniziative per il secondo anno di preparazione in vista del VI Congresso Mondiale del 2026, dove verrà celebrato il 150° anno dalla fondazione dell’Associazione dei Salesiani Cooperatori.

Dopo l’anno del “ricordare” – dove tutti i Cooperatori e le Cooperatrici hanno avuto la possibilità di condividere, attraverso dei brevi video, le storie della loro scelta vocazionale – il prossimo 4 maggio 2024, con un evento mondiale in diretta streaming, si darà inizio al secondo anno, che avrà come verbo di riferimento “rinnovare”, con forte riferimento alla Promessa e al Progetto di Vita Apostolica.

Per fare questo tutte le Regioni rifletteranno sulle caratteristiche peculiari del Progetto di Vita Apostolica a cui Cooperatori e Cooperatrici fanno costantemente riferimento.

Durante il recente raduno non sono mancati momenti molto intensi dal punto di vista esperienziale, con la visita alla Cappella Sistina e parte del Palazzo Apostolico in Vaticano, oltre che la cappella delle Reliquie dove il Consiglio ha “incontrato” Don Bosco, Madre Mazzarello, Domenico Savio, Artemide Zatti, Giovanni Paolo II.

Durante i lavori del Consiglio, Antonio Boccia ha condiviso la comunicazione inviata dal Rettor Maggiore che estende di due anni, con una nuova nomina, il mandato di Coordinatore Mondiale, fino alla celebrazione del Congresso Mondiale del 2026.

La lettera del Cardinale Ángel Fernández Artime, inviata al Coordinatore Mondiale, giunge dopo aver condiviso l’istanza presentata dallo stesso Antonio Boccia, a poter celebrare il VI Congresso Mondiale nel 2026 e non nel 2024, a sei anni dal precedente svolto nel 2018.

Le due motivazioni presentate dal Coordinatore, a nome del Consiglio Mondiale, fanno riferimento al periodo della emergenza sanitaria relativa a Covid-19, che ha impedito di celebrare il Congressi Regionali per il rinnovo dei Consiglieri, mentre la seconda è per poter festeggiare con un evento a carattere mondiale il 150° anniversario di fondazione.

Ad Antonio Boccia è stata rinnovata la fiducia da parte di tutto il Consiglio Mondiale, con l’augurio di continuare il servizio di animazione dell’Associazione dei Salesiani Cooperatori con lo stesso impegno profuso finora.

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Ottavo video di invito al IX Congresso di Fatima promosso dall’ADMA

Disponibile l’8° video di presentazione del IX Congresso Internazionale di Maria Ausiliatrice che si terrà a Fatima dal 29 agosto al 1° settembre 2024.

Giovanni Scavino, consigliere dell’ADMA Primaria di Torino-Valdocco, invita a partecipare al IX Congresso di Maria Ausiliatrice intitolato “Vi darò la Maestra” approfondendo le parole di Gesù a don Bosco nel sogno dei 9 anni.

I congressi internazionali di Maria Ausiliatrice sono appuntamenti promossi dall’ADMA, ma aperti a tutta la Famiglia Salesiana che, seguendo lo spirito di Don Bosco, riconosce nella figura di Maria una mamma e una maestra.

Come Famiglia Salesiana vogliamo affidare a Maria tutti i progetti, le attività e i sogni che vogliamo vivere insieme.

Per informazioni e iscrizioni: mariaauxiliadora2024.pt.

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