Il 15 ottobre a Bologna, CNOS-FAP e AECA (Associazione Emiliano-Romagnola Enti Autonomi che associa 24 enti di formazione professionale di ispirazione cristiana) hanno organizzato un convegno dal titolo “La chiusura del cerchio”, per mettere in luce come il cerchio si chiude quando la formazione professionale inserisce effettivamente nel mondo del lavoro l’allievo.
Nell’introduzione don Enrico Peretti, direttore generale del CNOS-FAP ha sottolineato come “in Italia, a fronte di 2 milioni di giovani NEET, l’impegno nella formazione professionale dei salesiani vuole portare i giovani non solo all’occupabilità – quindi dotarli di un titolo – ma all’occupazione – dotarli di un posto di lavoro -. In Italia i salesiani formano attualmente 26mila allievi e considerano la formazione professionale non una azione di recupero contro la dispersione scolastica ma una risposta ai giovani che hanno “l’intelligenza nelle mani” e imparano dalla concretezza del fare. La formazione professionale è azione educativa integrale che mette al centro i giovani, con la consapevolezza che formare il capitale umano è il migliore investimento per il futuro di una società”.
Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha inviato un video messaggio nel quale ha ricordato “In Emilia Romagna la disoccupazione è calata dal 9 al 6 %, ma obiettivo del 2020 è arrivare al 4%. L’obiettivo è portare i giovani non solo a una occupazione piena ma buona; vanno integrate le strutture formative con i centri per l’impiego. L’intesa tra le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sulla sinergia scuola-università-formazione professionale è virtuosa e promettente. Si potenzierà la rete dei politecnici e tecnopoli, mancano figure qualificate che il mondo lavorativo richiede”.
Al convegno è intervenuta anche la dottoressa Ferrario del Ministero dell’Istruzione, ricordando come “gli Istituti Tecnici e la Formazione Professionale hanno la stessa dignità del Liceo. Il governo si sta impegnando per un orientamento adeguato, per una qualificazione e una personalizzazione maggiore dell’alternanza scuola-lavoro, per innovare la formazione professionale assicurando il coinvolgimento del mondo imprenditoriale”.
Eugenio Gotti, fondatore di Noviter, ha fatto una relazione su “Politiche della Formazione Professionale – Analisi ragionata degli interventi regionali”. “In Italia vi è il paradosso che da una parte si ha una disoccupazione giovanile sopra il 30% (tre volte quella complessiva) con 437mila giovani overeducated e dall’altra si contano 76mila posti vacanti (IT e manifattura 4.0) e di come si prevede tra il 2018 e il 2022 in 5 settori (meccanica, chimica, tessile, ICT, alimentare) un fabbisogno di 280mila profili tecnici. Le due risposte che vengono date in questo momento sono: Policy pubbliche (alternanza scuola e lavoro, apprendistato duale, IeFP, ITS, PAL-Politiche Attive del Lavoro, Formazione Continua), azioni del mercato privato (disintermediazione: Academy aziendali, Progetti sud-nord, Acquisto di Formazione, ma con fini più di reclutamento e addestramento che di sviluppo educativo)”.
“L’orizzonte è camminare verso una Sistema Formativo che integri esigenze della persona e dell’Impresa per lo sviluppo del capitale umano nella filiera complessiva: prima formazione secondaria e terziaria, transizione scuola-lavoro, PAL, Formazione continua e permanente, Innovazione (impresa 4.0)”.
“Gli Istituti Tecnici Superiori dovranno espandersi (in Italia gli iscritti a un ITS sono pari allo 0,65% degli iscritti all’Università mentre sia in Germania che in Francia sono pari al 20%). Attualmente per gli ITS il Ministero mette 13 milioni di euro mentre le Regioni 40 milioni l’anno. Va evitato il cannibalismo delle lauree professionalizzanti rispetto agli ITS. L’ITS dovrà avere una sua sempre maggiore identità, stabilità, conoscibilità. La sua carta vincente è la flessibilità. In questo momento l’ITS colloca immediatamente l’80% di chi termina gli studi. Va studiata la transitabilità tra ITS e Università. I finanziamenti delle regioni italiane (quasi due miliardi di euro nel 2017) sono attualmente oltre la metà per le Politiche Attive al Lavoro rispetto alla Formazione. Spariranno nei prossimi anni 75 milioni di posti di lavoro attuali nel mondo e se ne produrranno altri 122 milioni di nuovi. I tre assi per il futuro sono competenza, manualità e capacità di giudizio”.
Durante il convegno c’è stato lo spazio anche per una tavola rotonda moderata da Ilaria Vesentini, giornalista del Sole 24ore, con Cristina Grieco (Assessore Istruzione, Formazione e Lavoro Regione Toscana e Coordinatore della Commissione Lavoro della Conferenza delle Regioni); Stefano Versari (Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna), Daniele Vacchi (Direttore ITS Maker e Dirigente IMA per la Formazione e le risorse umane); Vincenzo Colla (Segreteria Nazionale CGIL); Paola Vacchina (Presidente Nazionale FORMA) e Patrizio Bianchi (Assessore Regionale e Coordinamento delle Politiche europee allo Sviluppo, Scuola, Formazione Professionale, Università, Ricerca e Lavoro della Regione Emilia Romagna), che chiudendo ha detto: “Ho via via consolidato la certezza che l’unica vera forza in grado di muovere un’economia e di garantire lo sviluppo sono le persone. Non i singoli, non le persone sole, ma la collettività quando dimostra di essere in grado di riconoscersi in valori quali il rispetto reciproco e l’autonomia individuale e di darsi regole per competere e cooperare, condividendo obiettivi di prosperità. Oggi chiamiamo questa ricchezza “capitale umano” e sappiamo che quella buona economia, che in Europa definiamo intelligente, sostenibile ed inclusiva, deve saper coniugare la crescita con la coesione, costruendo capitale sociale, quell’insieme di conoscenze condivise, non appropriabili singolarmente e fruibili collettivamente che rappresentano le fondamenta di una comunità”.