Treviglio, “Io penso positivo”: anche i Salesiani tra le scuole vincitrici del progetto della Camera di Commercio

Dal sito Prima Treviglio.

***

C’è anche l’Istituto Salesiano Don Bosco di Treviglio tra le scuole vincitrici, a livello nazionale, del progetto “Io penso positivo” promosso dalla Camera di Commercio di Bergamo attraverso Bergamo Sviluppo.

Da qualche anno l’educazione finanziaria rappresenta un tema molto dibattuto. L’Italia occupa una delle ultime posizioni all’interno delle classifiche stilate dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) riguardanti i Paesi che hanno realizzato o stanno realizzando una strategia nazionale sul tema. Il problema è particolarmente sentito anche tra i giovani delle scuole superiori, ancora estranei a questo tipo di educazione.

 a partire da questa mancanza che nasce il progetto “#Io penso positivo”: educare alla finanza, finanziato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) e realizzato da Unioncamere con la collaborazione del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria delle Camere di commercio.

“Bergamo Sviluppo, che opera per conto della Camera di commercio di Bergamo nell’affiancare le imprese con iniziative di sensibilizzazione e di formazione relativamente al tema della finanza, ha aderito con grande interesse alla quinta edizione del progetto “#Io penso positivo”- ha spiegato Paola Esposito, Segretario Generale della Camera di commercio di Bergamo – con l’obiettivo di avvicinare, in modo innovativo, gli studenti al mondo della finanza, attraverso una piattaforma digitale comprendente percorsi formativi, Live Show e Test di valutazione”.

Ci poniamo l’obiettivo di diffondere l’educazione finanziaria tra i giovani studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori, fornendo loro le conoscenze finanziarie di base utili per avere una corretta percezione delle proprie risorse economiche e rinforzando la loro consapevolezza delle difficoltà e dei rischi legati all’avvio di investimenti o di iniziative di microimprenditorialità”, ha dichiarato Cristiano Arrigoni, direttore di Bergamo Sviluppo.

“Grazie alla promozione e all’assistenza di Bergamo Sviluppo – ha proseguito Pamela Mologni, referente dell’iniziativa di Bergamo Sviluppo – hanno aderito al progetto alcune classi del Liceo Artistico Manzù e dell’istituto Rigoni Stern di Bergamo, oltre all’istituto Salesiani Don Bosco di Treviglio”.

Gli studenti di Salesiani e Rigoni Stern hanno superato tutti le sfide previste dall’iniziativa e con il progetto “Cercatori d’oro” sono entrati a far parte del gruppo vincitore della competizione finale nazionale della “Caccia al Tesoro Finanziaria”. La premiazione è avvenuta a Roma nella sede di Unioncamere nazionale. I docenti Alessandro Candilati dell’istituto Don Bosco di Treviglio e Domenico Salerno del Rigoni Stern hanno partecipato all’evento con una delegazione di studenti. Oltre al prestigioso riconoscimento attribuito alle due scuole, sono stati conferiti premi agli studenti coinvolti e supporti informatici per le scuole.

L’edizione 2023 del progetto nazionale “#Io penso positivo”: educare alla finanza ha coinvolto 40 Camere di Commercio e 60 scuola a livello nazionale con 12mila utenti che hanno usufruito della piattaforma. Sono stati rilasciati 960 attestati entry level e 350 attestati advanced level.

Ispettoria Lombardo-Emiliana, formazione congiunta per SDB e FMA a Carisolo

Dal 27 al 30 ottobre, presso la casa alpina per ferie “don Bosco” di Carisolo, si è svolto il primo degli incontri formativi dell’anno 2023-2024 dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice in formazione iniziale sul tema: “Identità ri-conosciute”. L’incontro è stato strutturato principalmente in giornate residenziali di studio,  accompagnate dagli interventi del sig. Paolo Zini. Erano presenti l’Ispettore don Roberto Dal Molin e l’Ispettrice suor Stefania Saccuman che hanno offerto importanti chiavi di lettura per la fruttuosità dell’esperienza. Il programma ha previsto anche un momento di lavoro in gruppi, di condivisione in seduta plenaria e di ritiro spirituale. Non sono mancati, ovviamente, spazi di fraternità e una passeggiata fino all’eremo di San Martino e alle cascate Nardis in Val di Genova, grazie al tempo atmosferico  favorevole.

Le tematiche affrontate, secondo una scansione progressiva, vertevano sul tema dell’identità sessuale, autentica sfida educativa, imprescindibile per accompagnare giovani e meno giovani provocati dalla cultura attuale a vivere sperimentalmente e pulsionalmente ogni  esperienza di sé, degli altri e del mondo.

Una prima serie di interventi è stata dedicata al fondamento antropologico delle diverse dimensioni dell’identità, prendendo le mosse dalla chiarificazione del significato specifico dei termini affettività, sessualità e genitalità.

In un secondo ciclo di interventi, il sig. Paolo Zini ha analizzato da un punto di vista psico–sociale i condizionamenti contemporanei che segnano la riflessione e l’esperienza circa le questioni dell’identità, considerando l’analfabetismo affettivo, il riduzionismo che comprende i dinamismi sessuali assolutizzandone il riverbero psichico, l’erotizzazione dell’esperienza e il narcisismo,  assurto ormai a “tratto di civiltà”.

Un terzo intervento è stato dedicato all’inquadramento teologico-biblico della sfida identitaria, a partire dalla lettura del brano di Rom 1, quale testo scritturistico illuminante per la comprensione della dottrina cristiana della creazione, del peccato originale, della redenzione, con le loro proiezioni storiche ed escatologiche. Per un Cristiano non è tematizzabile il senso dell’identità personale sessuata fuori dal progetto d’amore di Dio, ferito dalla colpa originale e personale, riscattato dal mistero Pasquale nella sua fontalità storica e attualizzazione sacramentale, orientate al fulgore escatologico.

L’ultimo ciclo di interventi è stato dedicato alla dimensione pastorale e a quella carismatico-salesiana, per accennare ad alcune linee d’azione e di approfondimento personale di temi che, certamente, non possono essere esauriti in un primo incontro di formazione annuale.

Di grande arricchimento reciproco si è rivelata la piena condivisione dell’esperienza tra salesiani di don Bosco e figlie di Maria Ausiliatrice, in una comunione che è autentica profezia di futuro.

Ha caratterizzato fortemente questa esperienza formativa la presenza della famiglia Bonalda: Simona e Gilberto, salesiani cooperatori, che si dedicano ai loro tre figli proprio regalando clima, spazio e parole di famiglia a chi raggiunge la casa alpina salesiana di Carisolo, hanno testimoniato la bellezza semplice e persuasiva dell’amore Cristiano, che plasma l’identità di ogni Figlia e Figlio di Dio nella gioia del dono di sé.

 

Il “Nobel dei missionari” a don Antonio Polo, SDB; e il premio “Carlo Marchini” a suor Giuseppina Carnovali, FMA

(ANS – Brescia) – La 33a edizione “Premio Cuore Amico” – il cosiddetto “Premio Nobel” dei missionari – è stato consegnato come da tradizione a Brescia, alla vigilia della Giornata Missionaria Mondiale – sabato 21 ottobre 2023. Grande è stato il riconoscimento offerto quest’anno alla Famiglia Salesiana, con il “Premio Cuore Amico” assegnato a don Antonio Polo, SDB, missionario in Ecuador; e con un’ulteriore attestazione, la quinta edizione del “Premio Carlo Marchini”, assegnata nella stessa occasione a suor Giuseppina Carnovali, missionaria delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Brasile.

Il Premio Cuore Amico è stato istituito nel 1991 dal sacerdote bresciano don Mario Pasini, fondatore della “Associazione Cuore Amico Fraternità Onlus”, per richiamare l’attenzione sull’attività missionaria, silenziosa ma grandiosa opera della Chiesa per la promozione dei poveri del mondo.

Ogni anno vengono scelte figure esemplari che, nel nome del Vangelo, abbiano saputo tutelare e promuovere la dignità della persona, il rispetto dei diritti umani di libertà e di giustizia, il superamento del razzismo. Dunque: missionari che si sono donati interamente alla costruzione della “civiltà dell’amore” – per usare l’espressione coniata da Papa Paolo VI.

Il premio ha una dotazione complessiva di 150mila euro: ogni premiato riceve 50mila euro per rendere possibili progetti significativi nelle zone in cui opera.

Nell’auditorium “Mons. Capretti” di via Piamarta 6, a Brescia, in una cerimonia condotta da Claudio Baroni, giornalista ed editorialista, sono stati premiati:

–       Nella sezione “laici”: Maurizio Barcaro dal 1994 dedito all’aiuto, in termini di alimentazione e formazione, di bambini e giovani in Haiti, Paese da anni in profonda crisi politica e sociale.

–       Nella sezione “religiose”: suor Adele Brambilla, missionaria comboniana, dal 1984 in Giordania dove, nell’Italian Hospital di Karak, assiste tutti i pazienti senza distinzione di etnia o di religione, lavorando per la pace e la riconciliazione tra musulmani e cristiani;

–       Nella sezione “religiosi”: don Antonio Polo, sacerdote salesiano impegnato dal 1970 in Ecuador dove ha avviato una trasformazione spirituale, sociale ed economica nella zona rurale di Salinas, sulle Ande.

Con il fondo in denaro ricevuto:

–        Maurizio Barcaro curerà l’avvio di un centro nutrizionale per i tanti bambini malnutriti di Port-au-Prince. Un altro passo in avanti nell’impegno che oggi, in collaborazione col Pime e i Camilliani, lo vede sostenere oltre tremila bambini e ragazzi in due scuole.

–        Suor Brambilla intende per acquistare medicinali, attrezzature per la dialisi e materiale sanitario che aiutino l’“Italian Hospital” di Karak, nella zona più povera della Giordania, a restare al passo con gli standard chiesti dal governo giordano.

–        Don Polo, infine, userà il premio per attuare programmi di educazione nutrizionale con la coltivazione di orti per contrastare la malnutrizione cronica ancora presente nella zona di Salinas. Nei suoi 53 anni di missione fra queste comunità andine, oltre ad animare le comunità cristiane con l’Eucaristia e la Parola di Dio, il salesiano ha combattuto analfabetismo e mortalità infantile e ha aiutato a nascere cooperative di risparmio e prestito, caseifici comunitari, gruppi forestali, esperienze di artigianato femminile.

Come detto, invece, Suor Carnovali, Figlia di Maria Ausiliatrice originaria di Rescalda, in Provincia di Milano che dal 1979 condivide la sua vita missionaria con le popolazioni indigene del Rio Negro, nell’Amazzonia brasiliana, è stata insignita del premio “Carlo Marchini”, premio giunto alla quinta edizione e assegnato dall’Associazione “Carlo Marchini onlus” da oltre trent’anni impegnata al sostegno dell’infanzia disagiata in Brasile. Il premio, accompagnato da una dotazione di 10mila euro, è stato attribuito significativamente nel 100° anniversario di presenza delle FMA nello Stato di Amazonas.

Vai al sito

L’Eco di Bergamo – La formazione professionale serve «In rete per far crescere l’offerta»

Dall’Eco di Bergamo.

***

Hanno scelto di trovarsi, tutti insieme per la prima volta, in occasione dell’apertura dell’anno formativo 2023-2024. Per i dieci enti della rete «Cfp Insieme per il territorio» quello di ieri pomeriggio all’auditorium del Seminario è stato un doppio inizio, per celebrare simbolicamente il via delle lezioni del nuovo anno, e per dare sostanza al neonato raggruppamento di scuole professionali che già oggi rappresenta circa 7mila studenti bergamaschi, circa il 75% di coloro che, dopo il primo ciclo di scuola secondaria, scelgono di proseguire gli studi nella formazione professionale. Far conoscere e valorizzare gli sforzi che questi istituti stanno facendo da tempo sul territorio, ognuno per conto proprio, e accendere un riflettore sulla bontà della proposta formativa che il comparto è in grado di offrire; tutto questo provando a lavorare insieme, anche per proporsi al tavolo del dialogo con le istituzioni territoriali (politiche e aziendali) con una voce sola.

È questo il senso di «Cfp Insieme per il territorio», un’esperienza che ha preso forma negli ultimi mesi, dopo un periodo d’incubazione durato tre anni. In platea decine di docenti e di formatori, cui l’iniziativa è stata dedicata, in rappresentanza dei dieci enti protagonisti della rete: Associazione Professionale Patronato San Vincenzo, Abf, Scuola d’Arte Fantoni, Ente di Formazione Sacra Famiglia, Engim, Fondazione Isb, Scuola Edile, Cnos-Fap (Salesiani Don Bosco di Treviglio), Consorzio Enfapi ed Enaip. «È un’occasione per riconoscere lo sforzo che ciascuno di noi sta facendo con il proprio istituto e per sviluppare lo spirito di appartenenza ad una squadra più grande – ha detto don Marco Perrucchini, direttore generale dell’Afp Patronato San Vincenzo –. Vogliamo riflettere insieme su tanti temi; abbiamo scelto alcuni focus che riguardano l’orientamento sugli Ifts (il percorso di eccellenza dopo i 4 anni di formazione professionale, ndr), la sicurezza e proviamo anche a ragionare di più per filiera, dalla manifattura all’artigianato, per intercettare sia le richieste che arrivano dalla Regione, dallo Stato e dall’Europa, sia le necessità delle aziende. Le iniziative che stiamo pensando di realizzare già nei prossimi mesi sono diverse e ci piacerebbe anche organizzare, entro la fine dell’anno, una sorta di “olimpiadi della formazione professionale”».

Nel frattempo sono stati creati gruppi di lavoro per discutere, tra l’altro, dell’offerta formativa dei disoccupati all’interno del progetto Gol di Regione Lombardia – finalizzata al reinserimento lavorativo – e dei percorsi dedicati ai lavoratori del comparto sociosanitario. Perché formazione professionale non è sinonimo soltanto di scuola superiore alternativa al liceo: «Occorre che si acquisisca, da parte di tutti, la consapevolezza del ruolo che stiamo svolgendo e dell’effettivo peso che abbiamo nell’ambito dell’economia locale», hanno ribadito i rappresentanti degli enti. In Lombardia il comparto è sostenuto da finanziamenti pubblici per oltre 300 milioni di euro; di questi la metà arriva dalla Regione, che quest’anno ha aggiunto altri 25 milioni di euro per potenziare l’offerta formativa. Lo ha ribadito l’assessore regionale alla Formazione e al Lavoro, Simona Tironi: «La formazione professionale è già di per sé un valore aggiunto – ha detto – e oggi ce ne rendiamo sempre più conto per la richiesta di competenze che arriva dal mondo del lavoro. Gli istituti professionali danno risposte in questo senso ed è arrivato il momento di superare il paradigma secondo cui rappresentano un percorso professionale di serie B. Parliamo di un sistema che ci invidiano anche all’estero, un settore strategico capace di costruire un futuro ai nostri ragazzi, puntando principalmente sulle loro passioni e sulle loro capacità». Proporsi insieme per rendere il settore più attrattivo e creare nuove opportunità d’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

L’obiettivo finale di «Cfp Insieme per il territorio» è principalmente questo: «Ci siamo resi conto che anziché continuare a farci concorrenza, creare una rete per sviluppare sinergie e identificare spazi di lavoro comune, potrebbe rappresentare un’opportunità in più per tutto il territorio – ha detto Maurizio Betelli, direttore generale di Abf –. Chiediamo solo che le istituzioni sappiano considerare le opportunità che il sistema della formazione professionale è in grado di sviluppare». Un dato su tutti, che da tempo si mantiene costante: il 93% dei ragazzi che escono da un istituto professionale trova lavoro nel giro di pochi mesi e spesso si tratta di un’occupazione a tempo indeterminato. «Questa è già un’ottima risposta – ha aggiunto Betelli –, considerando soprattutto che ci troviamo a gestire i ragazzi più difficili e con minori risorse. Le opportunità possono diventare sempre più qualificanti, ma ciò avviene se siamo capaci di proporre un’offerta a sua volta più qualificante». Lo sforzo degli istituti della rete sarà dunque quello anche di sostenere l’aggiornamento professionale del personale e di identificare meglio i bisogni del mercato del lavoro. Presente in sala anche il consigliere regionale Davide Casati (Pd): «È un momento di orgoglio per la formazione professionale che svolge un ruolo educativo e formativo importante – ha detto –. La sfida che oggi gli enti hanno davanti è la riduzione dello scarto tra domanda e offerta di lavoro: è un tema di cui si parla da tempo, ma adesso ci sono le risorse dell’Europa che possono aiutare a investire tanto sulla formazione. La speranza è che questa rete possa aiutare ulteriormente il dialogo con le istituzioni».

 

Sesto, l’istituto Salesiani Don Bosco è la prima scuola con certificazione ‘Give’

Da Sesto Notizie.

***

L’istituto Salesiani ‘Don Bosco’ di Sesto San Giovanni è la prima scuola d’Italia certificata Grohe Installer Vocational Training and Education (Give), il programma con cui il brand leader nel settore idrosanitario promuove a livello internazionale la formazione della nuova generazione di idraulici. Creando un ambiente in cui gli studenti possono beneficiare della vasta esperienza dell’azienda, Give supporta gli istituti tecnici nella creazione di un approccio uniforme con attrezzature e materiale didattico all’avanguardia per promuovere una formazione altamente qualificante.

Dopo essere stato tappa delle prime due edizioni del Give Truck Tour, la versione itinerante del progetto che dal 2022 arriva negli istituti professionali d’Italia a bordo di un truck equipaggiato per un totale a oggi di oltre 800 studenti coinvolti, la scuola professionale di Sesto San Giovanni ha deciso di ampliare la propria offerta didattica, integrando Give nel programma scolastico.

Grazie alla rinnovata collaborazione con Grohe, gli aspiranti idraulici del Don Bosco possono ora contare su un’aula tecnica completamente attrezzata per il training pratico oltre a corsi teorici suddivisi in due sessioni e tenuti dai tecnici formatori Grohe, che accompagneranno gli studenti fino alla fine dell’anno. Al termine del calendario scolastico è previsto un esame, che stabilirà nuovi standard di settore.

Massimiliano Boracchi, referente settore elettrico-energia dell’istituto Salesiano Don Bosco di Sesto San Giovanni, ha commentato: «La proficua collaborazione con Grohe in questi anni ci ha portato a essere la prima scuola in Italia certificata Give: un tragurado importante che ci permette di aumentare ulteriormente la qualità dei nostri percorsi per la formazione dei ragazzi, che saranno gli installatori professionisti del futuro».

Stefano Tarabbia, responsabile servizio tecnico e formazione Italia Grohe, ha dichiarato: «Siamo entusiasti di questo nuovo percorso formativo, fiduciosi di poter offrire agli studenti un’esperienza educativa arricchita e all’avanguardia, in grado di prepararli a diventare idraulici esperti e a guidarli ulteriormente nella loro carriera. Con il progetto GIVE vogliamo essere parte attiva nel settore, offrendo stimoli per promuovere la professione. L’istituto di Sesto San Giovanni è la prima tappa in Italia di questo grande progetto e stiamo già lavorando affinché ne segua presto una seconda».

Vai al sito

Il Cardinale Ángel Fernández Artime concittadino onorario di San Zatti a Boretto

Pubblichiamo il comunicato dell’Ispettoria Lombardo Emiliano sulla cittadinanza onoraria concessa al Card. Ángel Fernández Artime, Rettor maggiore dei Salesiani da parte della città di Boretto, i luoghi natali di Artemide Zatti.

***

Il 9 ottobre 2022 Papa Francesco ha affermato in piazza San Pietro in Vaticano nel giorno della canonizzazione: “Il fratello salesiano Artemide Zatti, con la sua bicicletta, è stato un esempio vivente di gratitudine: guarito dalla tubercolosi, dedicò tutta la vita a gratificare gli altri, a curare gli infermi con amore e tenerezza”. Del programma della due giorni di festa organizzata a Boretto dall’unità pastorale la stampa locale ha ampiamente parlato nel paginone de La Libertà. Il cardinale Ángel Fernández Artime, Rettor maggiore dei Salesiani è giunto nella splendida basilica di San Marco Sabato accompagnato da numerosi confratelli a partire dall’Ispettore don Roberto Dal Molin, presenti i sindaci di Boretto, Matteo Benassi, e di Brescello, Carlo Fiumicino. Tante energie, in stragrande maggioranza laiche, certo con la gioiosa regia del parroco don Giancarlo Minotta, sono state spese per diffondere la figura di questo santo reggiano canonizzato un po’ a sorpresa e che con tempo e pazienza sarà conosciuto sempre meglio, sperando che raggiunga nella terra in cui ha trascorso infanzia e adolescenza almeno un decimo della popolarità che lo circonda in Argentina. Basta elencare le iniziative in campo: un libro realizzato con il contributo dei bambini delle scuole primarie di Boretto e Brescello, “Artemide giocava a campana”, il sito web artemidezatti.it, la mostra permanente allestita nella basilica di San Marco, il colloquio con il cardinale Artime e l’Eucarestia festiva presieduta dallo stesso, fresco della porpora ricevuta lo scorso 30 settembre in Concistoro, e ancora la camminata “Color Zatti”, catechesi itinerante nei luoghi dove Artemide è nato nel 1880, è diventato cristiano e ha vissuto l’esperienza della miseria
che lo vide precoce bracciante e successivamente indusse la famiglia a emigrare a Bahía Blanca, nella provincia di Buenos Aires. Scriviamo di getto, mischiando cronaca e vita di Zatti, perché davvero – come ha detto don Giancarlo aprendo gli incontri del sabato pomeriggio – i santi non sono personaggi da museo delle cere, ma camminano al nostro fianco e sono operanti in quest’oggi che ha bisogno di tante guarigioni; così sapere che nella schiera dei santi c’è anche un nostro infermiere, specializzato nell’assistenza materiale e spirituale ai poverissimi, che senza risparmiarsi girava in bici tra l’ospedale missionario di Viedma e i tuguri delle periferie attorno al rio Negro per portare il conforto di Cristo, con i farmaci in tasca e il rosario sulle labbra, beh è una risorsa potente. Il più è rendersene conto. Per presentare i diciassette pannelli della mostra su sant’Artemide il curatore don Erino Leoni (vicario dell’ispettore dei Salesiani di Lombardie ed Emilia) ha usato proprio tutte le parti della bici per una spiegazione appassionata, tra teologia e vita spirituale, che ha catturato l’attenzione della comunità radunata in basilica: dalla catena di trasmissione al manubrio, dal freno alla dinamo, fino alle ruote.

All’incontro di presentazione è intervenuto anche il postulatore generale della Congregazione salesiana, don Pierluigi Cameroni, biografo di Zatti, che della santità di Artemide ha messo in luce due aspetti su tutti: la sua attenzione integrale alla persona e il suo essere un grande uomo di comunione. Con il coordinamento di Daniela Artoni, la mostra è stata immediatamente collaudata, con successo, subito dopo la conclusione del primo incontro del sabato pomeriggio. Ogni pannello è in effetti una pro-vocazione: i quadri non seguono una struttura documentaria, bensì le tre azioni del motto più famoso che san Zatti ci ha consegnato sulla sua pelle: “Credetti, promisi, guarii”. Finite le viste guidate, in chiesa ha avuto luogo un secondo momento di ascolto, edificante e informale, con il cardinale Artime, che interromperà il suo servizio di Rettor maggiore – ricoperto già dal 2014 e nel 2020 rinnovato per un altro sessennio – per la chiamata a un altro ministero per la Chiesa universale, ma soprattutto si è messo in dialogo con la comunità pastorale, sfoderando le qualità di un educatore di lungo corso, anche se è “solo” della classe 1960. Rispondendo alle
domande di alcuni laici – Giulia, Susanna, Patrizia, Anna, Alessandro, Marco – il cardinale ha affrontato un ventaglio di argomenti che toccano da vicino la nostra esistenza: l’insegnamento scolastico, l’oratorio che cambia, la malattia oncologica, il volontariato, il rapporto con i figli, con i colleghi di lavoro, con le nuove tecnologie. Del colloquio distilliamo solo, con licenza giornalistica, alcuni consigli davvero saggi: continuiamo a praticare il faccia a faccia, la presenza sorridente, la cultura della tenerezza e dell’amorevolezza.

Dall’intervento del Sindaco di Boretto Matteo Benassi:
Oggi è festa per la nostra comunità, oltre che cristiana, anche per quella civile che ho l’onere e l’onore di rappresentare. È festa perché celebriamo un borettese che si è fatto onore nel mondo, lasciando la sua terra d’origine per motivi economici, come fanno in tanti anche oggi, e finendo con l’imprimere un segno dall’altra parte dell’oceano, senza mai dimenticare la sua terra natale, come emerge dalle espressioni colme d’affetto con la quale la descrive nelle sue lettere. È festa perché Sant’Artemide Zatti era un uomo di gioia, pronto alla battuta spiritosa e col sorriso sempre sulle labbra. È festa perché ci ritroviamo insieme per camminare, mangiare, bere e stare bene insieme, come faceva Zatti. E’ una festa nella festa poi per la comunità cattolica locale, riunita nella S. Messa sino a pochi minuti fa e che ringrazio per aver invitato me e tutti i consiglieri di maggioranza e minoranza. Ricordo con emozione i momenti passati a Roma lo scorso anno in sala Nervi e sul sagrato di San Pietro, con Papa Francesco, Don Artime e la Chiesa Universale. Ma ricordo con entusiasmo anche le celebrazioni qui a Boretto la settimana successiva.

Una preghiera e una festa con tante persone venute da vicino e da lontano. Già allora parlammo di questa cittadinanza onoraria. E oggi finalmente celebriamo questa festa, con un ringraziamento particolare, consentitemelo, ai curatori del meraviglioso libro “Artemide giocava a campana”, in particolare l’autrice Maria Rosa Zambini che vorrei abbracciare idealmente qui con voi e tutti i bambini e le bambine che hanno contribuito alla realizzazione con le loro opere d’arte. Ringraziare tutti è impossibile, associazioni, comitati, singoli cittadini, parrocchia. Dimenticherei certamente
qualcuno. Ma vedo i vostri volti e ripenso ai tanti con cui ci siamo incontrati in quest’ultimo bellissimo anno. E rivedo oggi come allora tanti amici: Don Erino, Don Pierluigi, le scuole salesiane, gli amici di San Salvatore, le associazioni, le istituzioni civili, militari e religiose e naturalmente tanti cittadini dei nostri paesi accorsi, appunto, per fare festa. Il conferimento della cittadinanza onoraria al Cardinale don Angel Fernandez Artime vuole essere un riconoscimento al rettore maggiore dei Salesiani in continuità coi suoi predecessori, sempre vicini alla nostra comunità, a partire dal compianto don Juan Vecchi, anche lui di origini borettesi. Ma vuole essere altrettanto un segno di partecipazione e amicizia verso tutto il mondo Salesiano: la cittadinanza al Rettore a significare che ogni Salesiano che viene a Boretto sarà considerato un cittadino, un amico e un fratello della nostra comunità. A questo punto ci si potrebbe chiedere: perchè ha senso che un’amministrazione comunale celebri un santo? Perchè non separare nettamente gli ambiti, lasciando alla Chiesa il compito di festeggiare i suoi santi? Perchè abbiamo bisogno, anche come cittadini giovani o adulti, di incontrare persone che ci  mostrino che è possibile vivere in modo significativo, che è possibile lavorare unendo competenza e passione, che è possibile accogliere l’altro e rispettarlo, che è possibile emigrare e inserirsi nel nuovo contesto, che è possibile affrontare la malattia, che è possibile cullare dei sogni, vederli svanire e ripartire, che curare è più importante che guarire, che il sorriso è una medicina e che le ferite dell’anima fanno più male di quelle del corpo. E Zatti era questo. Per tutte queste motivazioni non potevamo come amministrazione non porre in evidenza una persona così! Abbiamo bisogno tutti di conoscere persone che, non con le parole ma con la loro vita, mostrino esempi positivi! Come sarebbe bello se tutti ci trattassimo con la delicatezza che aveva Zatti, se tutti a Boretto fossimo prodighi nell’aiutarci come faceva Zatti quando sapeva di qualcuno ammalato. Come sarebbe più bello e più leggero! Per questo, riconoscendo che Zatti traeva linfa per vivere questo nella sua fede senza la quale non si può comprendere la sua persona ma lasciando alla Chiesa il compito di approfondire questo aspetto così da rispettare i compiti di ciascuno, non possiamo non riconoscere e non valorizzare una persona così positiva, auspicando di aiutarci sempre più ad essere, ciascuno con il proprio accento, originali come lui per costruire realmente una società migliore per noi e per i nostri figli e nipoti. Carissimo Cardinale Artime è quindi per un grande onore per me, in rappresentanza della mia Comunità, conferirLe la CITTADINANZA ONORARIA DEL COMUNE DI BORETTO, a suggellare, come dicevo, il patto d’amicizia con il mondo Salesiano che plasmò il carattere di Zatti e insieme alla sua
fede e, mi permetta, ad un po’ di “emilianità e borettesità”, lo ha reso il grande Santo che oggi ci fa fare festa.

Dal messaggio di benvenuto del Parroco don Giancarlo Minotta:

Come Betlemme, piccolo villaggio sconosciuto, è diventato inconsapevolmente, per mera volontà di Dio, meta di pellegrinaggio, così, molto più in piccolo ma con la stessa dinamica, Boretto sta pian piano diventando meta di pellegrinaggio. Per esempio Venerdì avremo 130 bambini che verranno a farci visita. Questo fatto ci aiuta a comprendere meglio chi sia Dio: non è un anziano signore con la barba – sulle nuvole – disinteressato al mondo, ma è il protagonista indiscusso e geniale della storia. L’ingeniosità di Picasso e di Gaudì, l’imprevedibilità di Maradona, l’estro di Michelangelo, piuttosto che l’arte cinematografica di don Camillo e Peppone, quella pittorica di Ligabue e Ghizzardi, sono esempi spagnoli, argentini e italiani assimilabili a Brescello, Gualtieri e Boretto. Esempi della genialità delle creature, che ci fa intuire la genialità del loro Creatore: Dio è infatti il più grande artista di sempre e per sempre: un fantasista al servizio della squadra, IL numero 10 per eccellenza, che sempre stupisce con le sue sorprese! E Artemide Zatti rientra tra queste sorprese di Dio. Un santo nostro, perchè nato e cresciuto qui. Un santo vostro, perchè nella realtà salesiana ha riconosciuto lo stato di vita al quale Dio lo chiamava. Un santo che non è in modo esclusivo di nessuno, ma appartiene a tutti perchè ha scelto di appartenere solo a Dio tramite la Chiesa. Un santo, dunque: non un uomo perfetto, non un uomo impeccabile, ma un uomo consapevole di essere salvato e amato. Per questo un uomo grato e ironico, la cui vita parla al cuore di ogni persona imperfetta, ma desiderosa di felicità. Un cristiano che ha vissuto con una umanità e competenza professionale tale da risultare autorevole e affascinante anche per la società civile, come la presenza delle autorità civili e militari della nostra terra e di S. Salvatore Monferrato testimonia. A tutte voi autorità un grande benvenuto nella nostra bellissima basilica per questa divina liturgia e un sincero grazie per la vostra presenza! Ed è la gratitudine ciò che ci caratterizza quest’oggi, perchè in realtà in questo anno ci sono stati tanti miracoli. Ne cito uno su tutti. In un mondo alle prese con una terza guerra mondiale combattuta a pezzi, che porta la crescita di individualismi e muri nei paesi, in un momento storico dove il divisore è chiaramente all’opera, S. Artemide ha unito! Realtà che normalmente non lavorano insieme si sono messe in rete! Si tratta di un numero di persone così elevato che non sono riuscito a identificarlo e alle quali va un profondo grazie! E grazie a tutti e a ciascuno per aver risposto alla chiamata alla gioia che Dio ci rivolge. In un mondo che sempre si lamenta, è stato bellissimo incontrare persone contente di spendersi gratuitamente ciascuno secondo le proprie capacità e i propri tempi, ma tutti con il sorriso e una parola buona e bella per tutti. Bambini, adolescenti, adulti e anziani veramente rivoluzionari nel mondo di oggi. Per questo grazie a tutti e ciascuno per aver risposto chiamata alla comunione che Dio ci ha rivolto tramite S. Artemide, ma che anche oggi la cosa più bella al mondo è camminare insieme e camminare insieme con Gesù, appartenere a Cristo tramite la Chiesa! Per questo miracolo di bellezza che è accaduto e sta accadendo tra noi, che è una carezza sulle ferite della vita nostra e di coloro che incontriamo nei luoghi quotidiani, Le chiediamo, eminenza, di guidarci in questa eucaristia, perché sia veramente un rendimento di grazie a Dio, ai fratelli e alle sorelle!

Sesto San Giovanni, corso per i genitori sull’uso dell’iPad

Dal sito di Sesto San Giovanni – Opere Sociali Don Bosco.

***

E’ stato organizzato un ciclo di incontri per favorire la conoscenza delle infrastrutture scolastiche e la familiarizzazione con i dispositivi e gli applicativi utilizzati nelle attività didattiche innovative.

Gli incontri sono pensati soprattutto per le famiglie degli studenti iscritti alle classi prime di tutti gli ordini scolastici (secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado e formazione professionale), ma sarà possibile partecipare anche per gli studenti in inserimento in anni successivi al primo.

L’articolazione del corso prevede un incontro di base comune e degli incontri avanzati suddivisi nei vari ordini di scuola nel quale verranno trasmesse le principali nozioni per la gestione e il controllo del dispositivo e il suo utilizzo standard nelle attività didattiche.

Di conseguenza sarà molto utile che i partecipanti abbiano con sé l’iPAD dello studente, con tutte le relative password e codici di sblocco o, in alternativa, altri dispositivi Apple già in possesso.

Di seguito trovate il calendario degli incontri che espone, accanto ad ogni incontro programmato, il link per potersi prenotare. La prenotazione rimanderà al sito esterno Eventbrite.

Per completare la procedura, ricordiamo di inserire le proprie informazioni personali e attendere la mail che confermerà l’avvenuta prenotazione. Sarà possibile iscriversi fino a poche ore prima dell’evento in cui si intende partecipare. I posti disponibili in ogni data sono limitati.

INCONTRO DI BASE (PER TUTTI I SETTORI)

INCONTRO AVANZATO 1 (SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO)

INCONTRO AVANZATO 1 (SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO)

INCONTRO AVANZATO 2 (SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO)

INCONTRO AVANZATO 2 (SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO)

INCONTRO AVANZATO (ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE)

INCONTRO iPad E INCLUSIONE (PER TUTTI I SETTORI)

 

Vai al sito

Ispettoria Lombardo-Emiliana, giornata dei consigli di scuola, CEP, IeFP e ITS: “Giovani poveri e abbandonati: sfide educative e didattiche”

Pubblichiamo il comunicato stampa dei Salesiani dell’Ispettoria Lombardo-Emiliana.

***

L’Ispettore ha introdotto la giornata con il suo intervento nel quale ha ricordato che i consigli delle Comunità Educativo Pastorale sono una scelta nella quale crediamo profondamente che attua la prospettiva della sinodalità e della fraternità. Quest’anno, inoltre, ha continuato l’Ispettore, ricorrono i duecento anni della nostra pagina “sacra e intima”, il sogno dei nove anni, che, come sappiamo, venne scritto per esplicito ordine del papa, e che ci mostra come alcune intuizioni si comprendono veramente solo nel dispiegarsi delle avventure della vita. La ricorrenza del bicentenario ci invita così a “fermarci per formarci”, e riflettere attorno al carisma. A tale scopo, ha aggiunto don Dal Molin, è stato distribuito il Quaderno di lavoro “Tu vedi più lontano di Me”, perché il carisma salesiano sia sempre più radicato e assunto consapevolmente come criterio guida per il nostro operare.

Infatti da tutte le case dell’ispettoria sono giunti direttori, presidi e vicepresidi, catechisti e consiglieri e le altre figure educative che animano le nostre scuole: in totale 250 professionisti dell’educazione!

Dopo l’intervento dell’Ispettore, è stato il turno del relatore invitato, don Stefano Pegorin, un salesiano sacerdote che vive e lavora presso la casa salesiana di Santa Maria La Longa, nei pressi di Udine. Don Stefano ha sviluppato il suo intervento proponendo la sua personale testimonianza di salesiano, che, benché formatosi in ambiti diversi da quello dell’accompagnamento dei giovani più fragili, ha assunto da alcuni anni la direzione dell’opera di Santa Maria la Longa tramite un inserimento graduale, fatto di successi e anche sconfitte, ma sempre in progressivo apprendimento.

Volendo sintetizzare schematicamente l’intervento di don Stefano, si possono enucleare alcuni temi portanti:

La passione educativa

Don Stefano ha ricordato che è importante tornare alle figure dalle quali tale passione è stata trasmessa, proprio perché tutti coloro che lavorano in ambito educativo, salesiani o laici, hanno avuto un giorno in cui tale passione educativa è nata.

Giovani poveri e abbandonati

Per lo studente Francesco, ha mostrato don Stefano, la scuola è ansia e preoccupazione, perché si sente da sempre giudicato. Per Giorgio, invece, la scuola è riscatto perché ha superato il debito formativo e si è meritato con duro lavoro il piccolo successo arrisogli. Ancora: per Edoardo, la scuola è l’emblema della crisi per i numerosi fallimenti che purtroppo ha collezionato durante la sua esperienza scolastica. Le storie di questi ragazzi, ha sostenuto don Stefano, come quelle di mille altri diventano momenti fondamentali su cui sostare per visualizzare le impressioni, le considerazioni e le strategie messe in atto per “prenderselo a cuore”: diventano opportunità preziose per costruire una sapienza educativa di cui far tesoro.

Il patto educativo.

Don Stefano ha proiettato una copia del patto educativo proposto ai giovani ospiti della comunità. Il patto prevede delle voci riguardanti gesti molto piccoli, ma non secondari, nella vita di una ragazzo, come: buon comportamento sui mezzi pubblici, corretta e completa annotazione dei compiti sul diario personale, pronta levata al mattino e ritirata serale ad un orario consono, puntualità negli appuntamenti, e così via. Il giovane Luis ogni giorno aveva come obiettivi particolari: nessuna nota a scuola, avere i compiti almeno scritti sul diario, essere in aula studio puntuale a fare i compiti, ordine della camera, la pulizia personale, evitare gesti volgari, offensivi o agiti violenti, andare a letto puntuale. Se uno di questi elementi non c’è si riceve la mancanza di uno solo di questi elementi, ha spiegato don Stefano, comporta l’assegnazione  di un “cartellino giallo”. Una seconda ammonizione comporta, invece, il sequestro almeno temporaneo del tablet e degli strumenti elettronici. Se al contrario tutti gli obiettivi sono raggiunti, ha spiegato don Stefano, viene posta una crocetta nella casella “giornata perfetta”. Dopo 15 giorni di giornate perfette si vince una cena fuori.

Don Stefano ha ammesso di aver provato per alcune settimane ad applicare a sé stesso  questo patto all’apparenza così semplice e scontato. I risultati e la fatica, ha confessato don Stefano, non sono stati sempre all’altezza delle aspettative, e i piccoli obiettivi in realtà erano piccoli solo di primo acchito. «Ho provato sulla mia vita a compilare un patto educativo come i miei ragazzi -ha commentato don Stefano-, e quanta fatica e quante umiliazioni! Mi sono reso conto -ha proseguito- che per chi ha qualche difficoltà, quanto chiediamo a scuola, talvolta, è come raggiungere la luna. Gestire i miei piccoli fallimenti -ha concluso don Stefano- è stata dura: posso solo immaginare quanto lo possa essere per i nostri ragazzi in difficoltà, che di batoste dalla vita ne hanno prese tante, e di richiami sani amorevoli come quelli di mamma margherita, magari, non ne hanno mai potuti ricevere”.

Dopo una breve pausa abbiamo concelebrato la Santa Messa dove l’ispettore don Roberto Dal Molin ha pregato chiedendo due speciali doni: Ascoltare cosa il Signore vuole dirci e saper dire parole autentiche. Ecco due passaggi:

Prima di tuffarci (già abbiamo iniziato peraltro nei giorni scorsi) in un mare di parole, di sostare un momento per fare spazio alla Sua Parola, prima di immergersi in un mare di fogli quello di prendere tra mano la pagina sacra, prima di chiederci come pianificare l’anno e le lezioni quello di domandare al Signore: “hai una parola per me con cui iniziare quest’anno?”. Se non si chiede non si ottiene, senza domande non si ottengono o non si afferrano le risposte. Il chiedere affina lo sguardo e il rivolgerci con rispetto al Signore ci mette nella postura corretta davanti a un Padre che ha cura di ciascuno delle sue figlie e dei figli, e quindi anche di noi. Non vogliamo infatti incorrere nel rischio della presunzione che ci porta a fare anche tanto, perfino bene, ma prescindendo dal Signore. Oggi quindi, con sincero e umile desiderio chiediamo al Signore: “quale parola vuoi dirmi per iniziare l’anno?”.

 La professione dell’insegnante, del formatore porta poi a essere dispensatori di tante parole. Non ci sono solo spiegazioni da dare ma i colloqui e i dialoghi costellano tutte le giornate. Una seconda preghiera vorremmo insieme rivolgere al Signore oggi; quella di concederci la grazia di ispirarci a Lui perché le nostre parole siano simili alla Sua se non proprio prolungamento delle sua. Le parole di Gesù sanno in modo impareggiabile unire verità e carità; vorremmo anche noi saper dare il nome corretto alle situazioni con amorevolezza, vorremmo che fossero parole che costruiscano il bene e allontanino il male, parole che edifichino la comunione e non si prestino alla divisione. Potremmo pure avvinarci all’efficacia di Gesù? Un po’ sì, lo sappiamo, se la nostra vita preceda e sia conseguente alle parole che diciamo. Le nostre parole diventano credibili se sono accompagnate da una vita che va nella stessa direzione, autentica; e su questo tutti abbiamo da chiedere una grazia al Signore.

Dopo l’intervento di don Stefano, si è svolto l’ormai tradizionale e apprezzatissimo pranzo, durante il quale si è potuto respirare in meraviglioso clima di famiglia, sia tra confratelli che hanno trascorso anno di formazione insieme, sia tra i salesiani e i laici che avevano potuto lavorare assiduamente gomito a gomito in qualche esperienza precedente. è Il clima di chi si incontra, magari a distanza di alcuni anni anni, ma con la sensazione di essersi salutati il giorno precedente.

Dopo il pranzo, e per la prima metà del pomeriggio, si sono svolti i lavori di gruppo, per poter approfondire i temi trattati, e condividere esperienze preziose.

Dopo il breve intervento di don Edoardo Gnocchini, che ha presentato il logo e la colonna sonora dell’anno formativo; e la conclusione di Stefano Mascazzini, che ha ricordato alcuni prossimi appuntamenti, l’assemblea si è sciolta, soddisfatta dell’esperienza, e soprattutto grata per gli incontri fatti.

 

“Un sogno che fa sognare”: assemblea ispettoriale della Lombardia ed Emilia Romagna

Pubblichiamo l’articolo di resoconto dell’assemblea ispettoriale della ILE.

***

L’assemblea si è aperta con un momento di ritiro tenuto da don Andrea Bozzolo, Rettore dell’Università Pontificia Salesiana ed insegnante della Pontificia Università Giovanni Paolo II. E’ stato presentato il ‘sogno dei nove anni’ di Giovannino Bosco secondo la prospettiva teologico-spirituale, che si rivela essere la più aderente alla storia del santo torinese “padre e maestro dei giovani”.

Il relatore esordisce ricordando che «il locus theologicus in cui la promessa della rivelazione di Dio prende la forma della salvezza è IL CORTILE. Senza dimenticare che è la pedagogia della festa che rende i lupi degli agnelli che fanno festa con Gesù (il Salvatore) e Maria (la mediatrice di salvezza)». Tale prospettiva ha fugato ogni lettura semplicistica o devozionalistica del sogno che se da una parte può essere ridotta a ‘storiella per bambini’ dall’altra potrebbe essere banalizzata come ‘insensatezza onirica’. Recuperata l’unica dimensione praticabile della lettura del sogno, si può affrontare il tema che supporta tutto l’impianto: la chiamata all’impossibile, supportata dal fatto che dal sogno, Giovannino Bosco, si sveglia turbato e nelle lacrime. Tale turbamento è da leggere con la stessa logica delle grandi chiamate di Dio nella Bibbia, non ultima la vocazione di Maria che «resta turbata» (Lc 1). E Dio conferma tale impossibilità, stravolgendo la logica umana perché «impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».(Mc 10,27). Come tutti i grandi fondatori, anche don Bosco apre un via impossibile… nel medesimo modo in cui i grandi scalatori ci aprono un via nuova alla vetta. Occorre rispondere ad una domanda: chi insegna ai fondatori? <<Maria perché conosce tutti i carismi dall’interno! Infatti ogni mattina preghiamo la Santa Vergine dicendo:

«Insegnaci,

tu che sei stata la Maestra di Don Bosco,

a imitare le sue virtù:

in particolare l’unione con Dio,

la sua vita casta, umile e povera,

l’amore al lavoro e alla temperanza,

la bontà e la donazione illimitata ai

fratelli, la sua fedeltà al Papa e ai Pastori della Chiesa.»

Potrai ascoltare tutto l’intervento qui: https://youtu.be/QW9I_btxTRQ

I RINNOVO DEI GIOVANI SALESIANI

Successivamente nel Santuario della Madonna delle Lacrime, che ha recentemente festeggiato i 500 anni di anniversario del miracolo e l’anno giubilare, dieci giovani salesiani hanno rinnovato i loro voti! Qui potrai rivedere la diretta della celebrazione:

https://www.youtube.com/live/gfjYHeI8-oc?si=l-Iq3E6J6X8qkwjk

I giovani sono: Aroldi Fabio, Brambilla Stefano, Checchi Fabio, Favrin Giona, Grilli Colombo Fitwi Carlo Maria, Grandi Simone, Marco Rossi, Dancelli Andrea, Viscardi Fabio, Piccoli Alessandro.

L’ispettore nell’omelia ha affermato:

«All’inizio di un nuovo anno pastorale, la consegna è questa:

Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli,

uno solo è il Padre vostro, quello celeste

Una sola è la vostra Guida, il Cristo.»

 «Don Bosco ci ha generato a una autentica sequela Christi; tutto di Dio e in unione con Lui ha dato vita a una comunità di consacrati e a una famiglia salesiana perché l’albero della Croce potesse continuare a portare frutti di salvezza, in ogni tempo e in ogni dove. Da don Bosco abbiamo imparato questo radicamento nel Signore che è sorgente di una inesauribile e creativa passione apostolica. Prendendo come strada sicura da percorrere la nostra Regola di Vita rinnoviamo i legami tra noi per essere “un cuor solo e un’anima sola”. La fraternità e la comunione tra noi non sono qualcosa di secondario e contingente lasciato alla nostra sensibilità ma, proprio perché “pagati a caro prezzo”, sono misura della nostra fedeltà e condizione della nostra fecondità.»

 LE LINEE GUIDA PER IL CAMMINO DELL’ISPETTORIA

Nel pomeriggio l’ispettore don Roberto Dal Molin ha dato le linee guida per l’avvio del cammino dell’Ispettoria nel nuovo anno educativo-pastorale in linea con l’itinerario pastorale “sulla strada dei sogni” presentato dal delegato della Pastorale Giovanile don Edoardo Gnocchini. In particolare ha proposto come icona evangelica della pesca sul lago di Genezaret (Lc 5, 1-11) affermando:

Risentiamo oggi non solo l’invito di “gettare le reti” ma anche quel rassicurante “non temete”e quell’invito: “sarai pescatore di uomini”. La missione ci pare ed è impossibile; sulla scorta del nostro padre don Bosco confidiamo nel Signore e anche noi come i primi discepoli confermiamo quel “lo seguirono”

Tra le varie linee ne ha sottolineate due:

  1. La prima è l’interiorità

La nostra identità di consacrati salesiani in un contesto culturale che sfida o ignora le esigenze della fede, il nostro equilibrio tra lavoro e temperanza, la nostra unione con Dio vedono nella cura dell’interiorità, fatta di disciplina e zelo un asse

fondamentale. Facendo tesoro del nostro magistero, qui in particolare di don Viganò, meriterà riprendere alcuni tratti per proseguire la fecondità di santità della nostra ispettoria. Sant’Artemide Zatti è l’ultimo di un “nugolo di santi” che ci precede, ci accompagna e ci sprona. Il fatto stesso che vocazionalmente la sua intercessione abbia fruttato lo sblocco dei cammini vocazionali di alcuni nostri giovani ci dà l’ulteriore conferma di come i nostri santi ci accompagnano con efficacia e vanno invocati con convinzione.

La cura dell’interiorità che ha come frutto la gioia di vivere la propria vocazione è

l’antidoto migliore a impedire che vi siano derive. 

  1. La seconda è la comunione

La dico con una vocabolo proprio della realtà ecclesiale che sintetizza tante dimensioni. La riesprimo come: l’importanza del “vivere e lavorare insieme tra salesiani e con i laici”. E’ esperienza consolidata in Ispettoria, anche se non in tutte le realtà sufficientemente diffusa e solidamente strutturata, il lavorare come Comunità Educative Pastorali. E’ una realtà imprescindibile anche se non è sufficiente dichiararlo; gli equilbri tra comunità consacrata e laici che sono coinvolti a vario titolo nella nostra stessa missione (basti solo pensare alle specificità tra chi è dipendente e chi è volontario) vanno perseguiti con intelligenza, prudenza e chiarezza. Abbiamo bisogno di coinvolgere nella missione laici competenti (perché abbiamo un fronte di lavoro corposo e ricco di ulteriori prospettive) ma che si lascino coinvolgere nella condivisione del carisma pur nel rispetto del loro stato di vita; la ricchezza della complementarietà tra stati di vita che poi intreccia competenze e viene ordinata in ruoli e mansioni è promettente e impegnativo. A camminare con slancio ci incoraggia anche il bel numero di giovani in cammino vocazionale frutto dell’impegno pastorale che l’Ispettoria e le case hanno messo in campo sinora. I sacerdoti recentemente ordinati, chi ha rinnovato oggi la professione, i tre giovani che inizieranno il noviziato, gli otto che entreranno in Comunità Proposta a Milano esprimono la benedizione del Signore e ci incoraggiano a costruire con loro l’Ispettoria di domani ricca di fede e di ardore apostolico. Pensiero e azione dicevano i nostri padri e il caro don Giorgio Zanardini a me commentava: “caro don Roberto, non pensiero senza preghiera, non azione se non insieme”.

A seguire il vicario dell’Ispettore don Erino Leoni ha presentato il Progetto Ispettoriale di Formazione, la proposta degli esercizi spirituali e il quaderno di formazione. Il testo contiene una serie di lectio divinae curate da don Pavan M., le schede carismatiche di letture spirituali di alcuni sogni di don Bosco e la preghiera per le vocazioni. Questo strumento è ormai diventato punto di riferimento per tutta la Famiglia Salesiana che segue la medesima proposta pastorale fatta ai giovani intitolata “Tu vedi più lontano di me”.

Con grande anticipo sono stati resi noti i turni degli esercizi spirituali del prossimo anno per dare priorità alla cura della spiritualità dei confratelli.

 

Italia – Insediamento del nuovo Superiore dell’Ispettoria Lombardo-Emiliana: don Roberto Dal Molin

Dall’agenzia ANS.

***

Milano, Italia – luglio 2023 – Nella mattina di sabato 22 luglio, presso la Basilica minore di Sant’Agostino a Milano, si è insediato il nuovo Superiore dell’Ispettoria salesiana Lombardo-Emiliana (ILE), don Roberto Dal Molin. La cerimonia d’insediamento, unita alla celebrazione della Messa, è stata presieduta da Juan Carlos Pérez Godoy, Consigliere per la Regione Mediterranea. Presente anche don Giuliano Giacomazzi, già Ispettore ILE, che è stato designato all’ufficio del Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione e Aggiornamento Professionale (CNOS-FAP), con sede a Roma. Alla cerimonia hanno partecipato numerosi rappresentanti delle Comunità Salesiane di ILE, venuti a ringraziare don Giacomazzi e ad accogliere don Dal Molin, insieme a vari Ispettori, salesiani e collaboratori pervenuti dalle altre Ispettorie italiane. Per la Famiglia Salesiana hanno partecipato l’Ispettrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice dell’Ispettoria Lombarda (ILO), suor Stefania Saccuman, con molte consorelle; nonché i gruppi di Salesiani Cooperatori, Exallievi, gruppi missionari e anche giovani dalle case. Una menzione particolare, sottolineata nei ringraziamenti da don Giuliano Giacomazzi, è stata riservata ai dirigenti delle Opere salesiane di Varese e Castel de’ Britti, affidate alla gestione dei laici.

 

 

Vai al sito