Dalla Sicilia: “Acqua su Marte” il nuovo singolo dei DB Sons

Pubblichiamo la notizia della nuova canzone dei DB Sons, gruppo di giovani salesiani che utilizza la musica per far riflettere su temi attuali. L’articolo lo ha scritto Giuditta Garufi.

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Prima o poi ognuno di noi si accorge di sentire la necessità di trasformare ciò che prova dentro di sé in qualcosa di concreto. Il mezzo attraverso cui farlo può assumere varie forme, ed è qui che entrano in gioco i DB Sons, piccolo gruppo di giovani salesiani che – in collaborazione con animatori provenienti da varie case salesiane della Sicilia (e non solo) – hanno deciso di comunicare e far riflettere attraverso la musica.

Acqua su Marte” è il titolo della loro recentissima canzone, concepita in un periodo di particolare solitudine, il lockdown, e frutto di una riflessione – quasi un’esigenza – personale del giovane SdB Emanuele Geraci, autore di testo e musica originali.

Il brano in questione sollecita chiunque lo ascolti a sfruttare in maniera proficua quegli istanti di solitudine che affrontiamo nel corso della nostra vita, affinché possiamo conoscere realmente noi stessi e, di conseguenza, avere la possibilità di donarci agli altri e amarli al top delle nostre capacità.

Tra le righe di “Acqua su Marte” troviamo, inoltre, un’esortazione a riscoprire l’importanza dell’“altro”nella propria vita; un “altro” che può assumere le molteplici sfumature scelte da chiunque clicchi play e si immedesimi nelle parole di questa canzone, in base alla propria età, alla propria esperienza, al proprio mood.

È proprio per rimarcare la riflessione che circola all’interno di questa canzone che la scelta del titolo ricade su “Acqua su Marte”: un qualcosa di più unico che raro, praticamente introvabile, da considerare un tesoro prezioso se “scoperto”, proprio come il nostro “altro”.

Nonostante in origine il pezzo fosse stato ideato da una sola persona, è stato grazie ad una collaborazione tra più cuori e l’unione delle loro idee che “Acqua su Marte” ha assunto le sembianze della canzone che tutti noi oggi conosciamo. Come avvenuto già in precedenza, infatti, alla realizzazione concreta di questo brano hanno preso parte Giuseppe Priolo, Floriana Bonura ed Emanuele Geraci (voci), Simone Palumbo (chitarra elettrica), Erika Perrone (violino), Vincenzo Costa (batteria), Angelo Di Chiara (tastiera) e Giorgio Arcoraci, Vincenzo Costa ed Emanuele Geraci (chitarre), con i quali si è formata una piccola band, in quanto accomunati dalla convinzione che la musica rappresenti un mezzo efficace per comunicare qualcosa agli altri. È per questa ragione che i DB Sons hanno già in mente dei progetti per il futuro nel fiorente campo della musica, affinché esperienze come questa non rimangano isolate tra loro.

Ad oggi, “Acqua su Marte” è disponibile su tutte le piattaforme digitali di musica, grazie alle quali possiamo ascoltarla in loop, in attesa dell’uscita del video ufficiale su YouTube, le cui riprese sono previste a Ragusa per fine settembre, e che vedranno protagonisti alcuni ragazzi dell’oratorio salesiano “San Giovanni Bosco” del Ranchibile di Palermo e del “Gesù Adolescente” di Ragusa.

Le “fiabe social” di Alessio Tavilla, giovane salesiano della Sicilia

Un progetto innovativo ma con un sapore antico è nato nella città di Palermo: raccontare le fiabe con il social di messaggistica istantanea. L’idea è di un giovane Salesiano di don Bosco trentenne originario di Messina; proprio lui ai nostri microfoni ha risposto con quell’aria simpatica e bonaria che lo caratterizza.

Raccontaci chi sei e com’è nato il progetto fiabesco “C’era una volta”

Ciao a tutti i lettori di Insieme, mi chiamo Alessio Tavilla, sono figlio di don Bosco da quattro anni e anch’io sono stato bloccato in casa, come tutti gli italiani, a causa del lockdown. La quarantena ci ha obbligati per diversi mesi a rimanere chiusi fra le quattro mura della nostra dimora. Ho provato a sfruttare il tempo a mia disposizione, tanto tempo ve lo posso assicurare, nel modo più fruttuoso che potevo. Una telefonata con un amico d’infanzia mi ha ricordato di avere delle doti nascoste e ho provato a metterle in gioco. Parecchie persone mi ripetono che ho una voce calda e pacata, una bella voce capace di cullare le menti e i cuori, di far addormentare e rasserenare. Quasi per scherzo iniziai – vi confesso – a leggere le fiabe, con il mio smartphone, a voce alta ed in camera mia. Iniziai a raccontare quelle dei fratelli Grimm, cercandole su Google, poi iniziai a registrare la mia voce. Il risultato non era tanto cattivo.

Perché proprio le fiabe? Cosa ti affascina particolarmente di questi racconti ?

Per me la fiaba è una poesia in prosa. Ti permette di viaggiare, di fantasticare volando in alto o correndo per campi che mai avevi sognato prima. Credo che ci si identifichi un tantino in qualche personaggio e poi ha quel fascino antico! Diciamolo pure, la narrazione della fiaba non è certo una novità.  Molti, già prima di me, addirittura da millenni, raccontano e scrivono fiabe e lo fanno egregiamente. Ma pochi la rendono ascoltabile, forse perché scrivere e parlare sono due cose molto diverse.

Ascoltatori e followers sono arrivati in un secondo momento. Raccontaci cosa hai provato …

I primi ascoltatori sono stati alcuni amici che trovavano piacevole e divertente ascoltare una fiaba mai vecchia e mai banale, scandita e raccontata con entusiasmo; così, piano piano, cominciai a “produrne” due al giorno: una la mattina ed una la sera. L’ebbrezza di poter costruire un progetto mi spinse avanti a conoscere altre storie, alcune bravi altre più lunghe e dettagliate. Riuscì a registrare in presa diretta una fiaba di 12 minuti: avevo come la sensazione di un capogiro, riascoltandola mi commossi. Mi resi conto di cosa poteva diventare il mio progetto fiabesco: una bella opportunità, educativa nello stile salesiano, di prossimità ai più piccoli. Per me è manifestazione concreta di amore, dedicare il mio tempo per gli altri, farmi vicino e far sentire il mio “vocione”. In realtà non sono moltissimi coloro che mi seguono o che conoscono questo progetto; il numero esiguo potrebbe far pensare che non c’è molto interesse, ma sono convinto che, dalle piccole cose, spesso e volentieri, possano nascere cose ancor più grandi e belle: don Bosco, ad esempio, raccontava spesso ai suoi ragazzi alcuni miti, alcuni sogni e anche alcuni passaggi della bibbia molto vivaci, tutto per generare attenzione sul messaggio che desiderava consegnare alla fine.

Dal registrare in camera al salto sui social è stato breve …

Si, il passaggio fu automatico, non potevo raccontarle ai giovani che erano bloccati in casa e cominciai ad informarmi su Telegram e su Instagram: social con tante possibilità e con tanta gente connessa. La pagina fu facile da creare ed anche inserire immagini e audio; tutto ad un tratto mi resi conto che potevo osare un po’ di più: aggiunsi una traccia musicale di sottofondo alla mia voce, talvolta anche qualche video e in alcune un po’ di riprese al fine di rendere più stimolante la lettura, o meglio l’ascolto. Erano prodotti piacevoli esteticamente e godibili all’orecchio. Non vi nego che dovetti esercitarmi nel video e nel’audio editing, ho studiato e ripetuto mille volte le fiabe prima di poterle pubblicare.

Alessio, hai progetti per il futuro ?

Sicuramente continuare a studiare la modalità di narrazione fiabesca e pubblicarle senza stancarmi. Aumentare il mio repertorio e ingrandire il mio orizzonte culturale. Le fiabe della Lapponia o quelle dell’Arabia come “Mille e una notte” di Sherazade, senza dimenticare il Sol Levante e i miti fiabeschi del Sud-America. Spero di crescere sempre di più in questo campo comunicativo per me nuovo ma molto antico. Che queste iniziative possano essere sempre a vantaggio dei giovani e dei più dimenticati, questo il mio sogno: far sognare.

Per chi volesse conoscere il progetto ed inabissarsi nell’ascolto delle fiabe raccontate da Alessio Tavilla:

Telegram
Instagram

 

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Ispettoria ISI: terzo incontro dei genitori dei Salesiani di Don Bosco

L’incontro annuale delle famiglie dei salesiani dell’Ispettoria Siciliana presso la comunità del San Tommaso di Messina. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato ieri sulla rivista digitale dell’Ispettoria Salesiana Sicula “San Paolo” – Insieme – a cura di Giuditta Garufi.

Da Nazareth ai Becchi: sognare la Famiglia
III incontro dei genitori dei Salesiani di Don Bosco

In data 29 e 30 agosto 2020, si è svolto, nella comunità del San Tommaso di Messina, l’incontro delle famiglie dei salesiani dell’Ispettoria Siciliana, appuntamento annuale che va avanti dal 2018. Due mezze giornate all’insegna dell’ascolto e del confronto tra le varie famiglie circa le proprie esperienze, in quanto tutti accomunati da un figlio/fratello/cognato che ha fatto la scelta di intraprendere la vita salesiana.

Il “titolo” che ha guidato le famiglie è stato: da Nazareth ai Becchi: sognare la Famiglia, tema che è stato possibile approfondire grazie a due relazioni, tenute rispettivamente da don Giuseppe Cassaro – direttore della casa ospitante – e don Alfredo Calderoni – nuovo responsabile delle famiglie SDB. La prima ha avuto per soggetto la famiglia di Gesù, mediante la quale sono state analizzate le quattro “stagioni dell’amore” e le conseguenti fasi dell’ascolto, azione che racchiude la chiave divina per vivere bene l’amore in famiglia ed è altresì l’attitudine umana che rende gli uomini più simili a Dio. Nella seconda relazione è stata presentata la famiglia di don Bosco, da cui Giovannino ha imparato tutto ciò che ha a sua volta trasmesso ai ragazzi di cui si è preso cura. Grazie agli scritti di don Bosco, infatti, sappiamo che entrambi i suoi genitori lo hanno educato secondo valori e principi che lo hanno formato come uomo e come santo. Mamma Margherita in particolare, avendo seguito maggiormente la crescita di don Bosco, è diventata una figura fondamentale per chiunque sia legato alla congregazione. Giovannino è difatti cresciuto all’interno di una “chiesa domestica” fatta di una fede semplice, spicciola, in cui la preghiera e il rapporto con Dio, misericordioso e presente, occupavano un ruolo indispensabile. Proprio per questo, per don Bosco, e di conseguenza per tutti i salesiani da 160 anni a questa parte, lo spirito di famiglia è una caratteristica che non può mancare all’interno delle “case” sparse per il mondo. Mamma Margherita non può che essere esempio per ogni genitore di un SDB, poiché ha da sempre desiderato la “salute dell’anima” dei suoi tre figli, ed è stata in grado di farsi ed essere madre per ogni ragazzo che don Bosco le ha affidato.

Una piacevole sorpresa è stata rappresentata dalla presenza del Rettor Maggiore emerito, don Pascual Chavez, che con il suo saluto iniziale, la classica buonanotte salesiana e con l’omelia della messa domenicale, ha accompagnato le famiglie e i salesiani presenti con semplici parole che hanno centrato il tema dell’incontro, anche attraverso il racconto di un aneddoto della sua esperienza personale. Il IX successore di don Bosco, inoltre, ha esortato famiglie e salesiani a diffondere, in questo periodo di pandemia – ma soprattutto dopo –, una sempre maggiore globalizzazione della fratellanza, per far sì che sentimenti negativi come l’ingiustizia e l’egoismo abbiano sempre meno spazio all’interno della società.

Tra momenti di condivisione, confronto e fraternità, l’incontro delle famiglie SdB si è concluso con la Celebrazione Eucaristica, durante la quale 5 giovani salesiani hanno rinnovato i voti temporanei, circondati dalle loro famiglie e da persone che scelgono ogni giorno di essere per loro genitori, fratelli e sorelle, in quanto parte di una Famiglia ancora più grande, i cui componenti sono legati dalla preghiera reciproca.

Giuditta Garufi

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“Giò beach party”, l’evento promosso dal MGS Sicilia per avviare il nuovo anno pastorale

Pubblichiamo il resoconto della festa del MGS Sicilia “Giò beach party”, primo evento in presenza dalla fine del lockdown.

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Si è tenuto presso la Colonia Don Bosco, alla Playa di Catania, la seconda edizione del Giò Beach Party. L’evento promosso dal Movimento Giovanile Salesiano di Sicilia, ha visto la partecipazione di diversi animatori delle case salesiane di Sicilia, quest’anno una partecipazione ridotta al fine di garantire il distanziamento e le norme per il contenimento del coronavirus.

Chi non ha potuto essere presente fisicamente all’evento ha potuto seguire grazie alla diretta streaming, curata dall’Equipe di Comunicazione Sociale dei Salesiani di Sicilia.

Il Giò Beach Party, è il primo avvenimento ispettoriale dopo il lockdown. L’evento è stato pensato per dare l’opportunità a tutti gli animatori della Sicilia Salesiana di ritrovarsi per fare festa insieme, e riflettere sul tema dell’anno. La tematica per il prossimo triennio pastorale è tutta incentrata sul sogno dei nove anni, e quest’anno lo slogan che accompagnerà le attività pastorali sarà: Nel cuore del Mondo, nel quale ognuno, secondo le proprie scelte di vite e possibilità, è chiamato ad operare e riuscire a creare nuovi luoghi, divenendo chiesa in uscita.

La parte centrale della giornata ha visto la testimonianza di Andrea Caschetto, giovane modicano, che da tempo è impegnato in attività di beneficenza a favore dei più svantaggiati, divenendo nel tempo l’ambasciatore del sorriso e girando il mondo ha testimoniato la bellezza della vita.

Durante il Giò Beach Party, nella parte conclusiva dell’evento vi è stato il passaggio di consegne tra don Domenico Luvarà, delegato di PG uscente, e il nuovo delegato don Alberto Anzalone. Gli animatori e la consulta regionale MGS hanno colto l’occasione per ringraziare ancora una volta don Domenico per il servizio reso ai giovani a livello ispettoriale, e per dare il benvenuto a don Alberto.

L’ispettore don Giovanni D’Andrea, durante l’omelia ha sottolineato: “Bisogna farsi guidare dal vangelo e non dalle mondo del tempo. Bisogna stare nel mondo con la mentalità del cristiano, seguendo il modello di Don Bosco e di Madre Mazzarrello, e vigilare sul proprio cuore e così divenire lievito nel mondo”. 

La giornata si è conclusa con la presentazione dei percorsi formativi ispettoriali, a cui poter partecipare durante il nuovo anno pastorale.

Pierpaolo Galota
Equipe di Comunicazione Sociale

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ISI, il campo missionario si chiude con l’animazione del quartiere Maria Ausiliatrice di Alcamo

Dal notiziario dell’Ispettoria Sicula pubblichiamo il resoconto del Campo missionario ispettoriale che si è svolto ad Alcamo (TP) e che si è concluso con una festa nel quartiere Maria Ausiliatrice.

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Nel bel mezzo della calda estate siciliana, lo scorso 14 agosto è cominciata ad Alcamo (TP) l’esperienza del Campo missionario ispettoriale promosso dall’Animazione Missionaria di Sicilia e Tunisia, conclusasi domenica 23 agosto. Una decina di giovani tra i 18 e i 26 anni, insieme ad altri tre giovani salesiani, hanno condiviso l’esperienza dell’animazione dei bambini del Quartiere Maria Ausiliatrice, piccolo quartiere popolare di Alcamo in cui si incontrano vari tipi di povertà, non solo quella economica.

Dopo i primi tre giorni di conoscenza, fraternità e preparazione organizzativa e spirituale del gruppo, da lunedì 17 agosto questi giovani insieme ai salesiani e ad altri volontari, i quali si spendono tutto l’anno per il bene del Quartiere, si sono presi cura dei bambini e, attraverso loro, delle rispettive famiglie di questa particolare realtà alcamese. Gli obiettivi sono stati quelli dell’intensificazione dei processi di responsabilità che le famiglie e i bambini hanno attuato nel prendersi cura del proprio ambiente e della fraternità vissuta dai bambini in una settimana di spensieratezza con spunti formativi e la tipica allegria salesiana portata dai giovani e dai salesiani partecipanti al campo.

Per raggiungere tali obiettivi, attraverso il gioco e il divertimento, sono stati coinvolti i ragazzi e bambini del quartiere nella pulizia delle aiuole della piazza raccogliendo la spazzatura che vi si trovava e piantando vari tipi di alberi con l’aiuto dei papà e dei fratelli maggiori. Anche le gite al mare e i giochi nella piazza del quartiere sono stati dei veri e propri momenti di fraternità e di allegria.

Già dai primi giorni i giovani partecipanti al campo si sono resi conto che in questi bambini vi sono nascoste tante ricchezze come la loro allegria, spontaneità, semplicità e la capacità di affidarsi alle persone che si prendono cura di loro. Nonostante l’iniziale diffidenza è stato subito chiaro che vi era quel “punto accessibile al bene” tanto evidenziato da don Bosco con il quale si può fare leva per aiutare il singolo a divenire un buon cristiano e un onesto cittadino.

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“Disponibile al dialogo e all’ascolto”: don Domenico Ricca ricorda don Baldassare Meli

Le agenzie di stampa del 27 giugno 2020 riportavano: “È morto stamattina a Castelvetrano don Baldassare Meli, sacerdote-simbolo della Palermo della rinascita e del coraggio di fine anni Novanta. Don Meli, che a Palermo è stato per 17 anni l’anima della parrocchia di Santa Chiara e del Centro di accoglienza per immigrati, era da qualche anno parroco di Santa Lucia, nel grosso centro in provincia di Trapani. Il sacerdote era conosciuto per le sue battaglie per l’integrazione dei migranti in quella che il parroco definiva “la Repubblica indipendente di Ballarò”: una battaglia condotta offrendo loro un pasto caldo e un tetto in tempi di scarsa sensibilità al tema. Ma soprattutto fu grazie a lui, alla fine degli anni Novanta, che partirono le denunce che portarono alla luce un caso di pedofilia con 38 vittime nel quartiere popolare del centro storico di Palermo”.

Don Baldassarre Meli

Una notizia che dice tutto del suo impegno di sacerdote, di uomo dell’accoglienza e della denuncia. L’ho conosciuto in alcuni incontri che si organizzava come salesiani con la Consulta del Settore disagio ed emarginazione, sfociata poi nell’associazione Salesiani per il Sociale. Come responsabile del settore avevo organizzato uno di quegli incontri proprio a casa sua, a Santa Chiara, nell’ottobre del 1994. Ci aveva accolto molto bene, senza smancerie. Riservato, essenziale nel suo dire, che andava dritto al problema. Santa Chiara era un accumulato di stanze e stanzette tutte piene di migranti accolti. Ci fece una grande impressione. Si restava a bocca aperta. Per il resto d’Italia si stavano timidamente avviando le prime esperienze di accoglienza dei migranti, ma in numero ridotti. Si era ai primi passi. E visitando Santa Chiara ci chiedevamo come facesse a star dietro a tutto quanto avveniva lì dentro.

Don Baldassarre Meli

Credo che la chiave vincente fosse la sua grande disponibilità al dialogo, all’ascolto, lui così riservato, ma pratico ed operativo. Non aveva fretta di arrivare alle conclusioni. Le cercava insieme ai suoi collaboratori. Una sua amica e collaboratrice di quegli anni Ninetta Sammarco lo ricorda così “Che dire di don Meli? Abbiamo combattuto nel nome di Dio e con il carisma di don Bosco, che ci accompagnava, tante battaglie a favore degli immigrati, a favore dei bambini, specialmente quelli che erano vittime di abusi. Abbiamo vissuto insieme momenti critici con minacce pesanti, anche di morte”.

(Don Domenico Ricca, già Presidente Salesiani per il Sociale)

Elaborare l’emergenza da parte dei più piccoli: un libro per aiutarli illustrato dai ragazzi della scuola “Ranchibile” di Palermo

Pubblichiamo un articolo del Giornale di Sicilia in cui si riporta l’esperienza degli studenti della scuola media dell’Istituto “Don Bosco Ranchibile” di Palermo come illustratori di un libro per aiutare i più piccoli a “elaborare” il periodo difficile che abbiamo vissuto durante l’emergenza sanitaria. L’autrice del libro è una docente dell’istituto.

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Come affrontare, con i bambini e gli adolescenti, i temi della paura, della malattia, dei distacchi per sempre? Come aiutarli a “elaborare” il periodo difficile che abbiamo vissuto durante l’emergenza sanitaria, le restrizioni e la famigerata DAD? Magari anche grazie a un libro, nel quale una storia di fantasia viene attualizzata e diventa un progetto didattico “terapeutico”. Con questa bizzarra idea, nasce La Scuola incantata dei bimbi in vestaglia di Eleonora Iannelli, Navarra Editore.

Narra la storia di una bambina che, all’improvviso, con la sua famiglia, finisce in un incubo più grande di lei. In una fredda corsia d’ospedale, scopre l’esistenza del dolore, però anche la forza degli affetti familiari, della solidarietà, dell’amicizia, della speranza. Nella “Scuola incantata”, Alice troverà il coraggio per vincere la sfida: salvare il suo eroe. Ce la farà, con una terapia magica e portentosa.

Un racconto avvincente, a tratti misterioso e commovente, corredato di vivaci disegni e testimonianze degli alunni della scuola media dell’Istituto “Don Bosco Ranchibile” di Palermo. I ragazzini, infatti, durante la didattica a distanza, hanno dato voce al loro mondo interiore, tirando fuori, in modo spontaneo e creativo, le proprie emozioni.

“Sono convinta – spiega l’autrice, giornalista e docente – che sarà necessario, in autunno, soprattutto nelle scuole, elaborare l’esperienza del Covid, senza rimuoverla tout court. Occorrerà acquisire consapevolezza, riponendo i propri ricordi dentro i cassettini della memoria e dando libero spazio ai sogni, ai progetti, alle speranze per un sereno ritorno alla normalità.  I piccoli autori e illustratori sono entusiasti del loro diretto coinvolgimento nel libro, che li ha aiutati a superare la tristezza e a pensare in positivo, facendo di necessità virtù. Anche per me il progetto è stato una preziosa autoterapia. E mi auguro che possa esserlo pure per i lettori”.

Il libro, già pronto per la stampa, sarà pubblicato subito dopo l’estate e adottato in diverse scuole. I diritti d’autore verranno devoluti in beneficenza, a favore dei bambini del Centro salesiano “Santa Chiara” di Palermo.

“Ѐ stato, ed è ancora, un periodo molto difficile per il mondo dell’editoria e della cultura in generale – commenta Ottavio Navarra – ma sono contento di ricominciare con questo libro, che è la prima pubblicazione dopo la riapertura della casa editrice. Un testo istruttivo, ma pure intrigante e divertente, destinato ai lettori più piccoli e alla Scuola a cui rivolgiamo sempre tanta attenzione”.

Eleonora Iannelli, messinese, vive a Palermo. Giornalista professionista, ha lavorato per molti anni al Giornale di Sicilia e collaborato a lungo con Il Sole 24 ORE. Ѐ autrice di vari saggi per adulti e bambini. Con Navarra Editore ha pubblicato Meglio il lupo che il mafioso 1 e 2, per i bambini, e Palermo, Guida semiseria tra i vicoli del cuore. Attualmente è docente di Lettere presso l’Istituto “Don Bosco Ranchibile” e ha coinvolto i suoi alunni nella passione per la scrittura creativa.

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Strage di Capaci, al Ranchibile di Palermo il confronto tra due professori

Pubblichiamo un articolo uscito su Palermo Today che riporta il confronto tra due professori al Ranchibile di Palermo in ricordo  del 23 maggio, giornata della strage di Capaci.

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Più che “giorno della memoria” dovremmo segnare questa giornata che ricorda il 23 maggio del 1992, la cosiddetta strage di Capaci, come memoriale della democrazia attiva. Era l’impegno di Falcone. Rendere effettivi i diritti, tutelare il bene comune e sostenere una politica “pulita” ossia accompagnare una consistente percentuale di cittadini che all’epoca (ed anche oggi) manifestavano condizioni di debolezza. Falcone come Borsellino ed altri credevano che la lotta alla mafia non poteva ridursi solo a repressione, ma era necessario farla entrare nelle pieghe della cultura, da esprimersi come movimento culturale ed impegno morale condiviso. In cui l’arma letale sono l’educazione e la formazione.

La scuola Don Bosco Ranchibile si è concessa un break di riflessione guidato dal professore Don Massino Naro, e dal professore Nicola Filippone, a partire dalla domanda: “Quale memoria, oggi?”. Per don Naro, direttore Centro studi Cammarata di San Cataldo e docente di teologia sistematica nella facoltà Teologica di Sicilia a Palermo, “Se si sente il bisogno di commemorarlo ancora assieme a tante altre vittime di mafia è forse anche perché il ricordo di lui si va sbiadendo. Purtroppo, molti adolescenti oggi non sanno chi sia stato Giovanni Falcone. Eppure, Giovanni Falcone è stato uno tra i principali capofila della grande carovana che in Sicilia ha camminato contro corrente resistendo alla mafia”.

Don Massimo, ricordando le parole di Borsellino, dice: “I giovani riescono a disprezzare il puzzo del compromesso, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”. Come eco s’impone la riflessione del professore Filippone, preside del Don Bosco Ranchibile, il quale sottolinea che “sarebbe stato un grosso errore far passare il 23 maggio come una giornata qualunque”. Per il professore Filippone “la mafia ed il Covid-19 hanno degli elementi in comune. La mafia è invisibile come il virus e riesce ad annidarsi anche in situazioni impensabili. Se bastasse solo la repressione la mafia non dovrebbe esistere più da anni. Ma è ancora viva ed attiva, ha cambiato solo strategia”.

La vera battaglia, spiega il preside, docente di storia e filosofia, va combattuta sul terreno culturale e su quello politico. “Il versante culturale è affidato ai docenti, agli educatori i quali devono formare le generazioni alla cultura della legalità, ma devono anche far capire ai ragazzi che va scelta la cultura della vita rispetto alla cultura della morte, propinata dalla mafia, e questa non consiste solo nella eliminazione fisica delle persone, ma anche nel calpestamento della loro dignità”. E per versante “politico” intende la politica nell’accezione classica cioè della scienza etica che insegna a rendere felici i cittadini.

 

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Immersi nel digitale: il workshop dell’ispettoria Sicula

Pubblichiamo un articolo sul workshop di comunicazione dell’ispettoria Salesiana Sicula a maggio.

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Per iniziativa dell’Equipe di Comunicazione Sociale dell’Ispettoria Salesiana Sicula – composta da don Enrico Frusteri Chiacchiera, don Philemon Chacha, don Antonino Garufi e Pierpaolo Galota – durante due weekend del mese di Maggio è stato possibile partecipare ad un workshop formativo sul mondo digitale. Un mondo che ha indubbiamente stravolto la vita dei giovani in questo momento storico in cui la tecnologia, in tutte le sue forme, si è rivelata fondamentale per mantenere un contatto vivo con gli altri, e che in un prossimo futuro potrà essere la soluzione per reinventarsi in molte situazioni.

Il percorso del workshop è stato diviso in due momenti: uno dedicato alla produzione fotografica, a cura di don Tonino, tenutosi tra l’8,9 e 10 Maggio; il secondo, invece, dedicato all’approfondimento di aspetti legati al giornalismo – cartaceo e online – e alla comunicazione, a cura di Pierpaolo, svoltosi nel fine settimana successivo.

I giovani partecipanti di questo percorso hanno, quindi, avuto la possibilità di conoscere e sperimentare le proprie capacità in due campi apparentemente diversi ma in realtà affini: i consigli di don Tonino hanno trasmesso una nuova sensibilità verso l’aspetto interpretativo della fotografia, al di là delle pillole tecniche che, sicuramente, con l’esperienza, riusciranno ad essere assimilate in maniera più completa; le successive nozioni proposte da Pierpaolo Galota sull’aspetto comunicativo del digitale – che può concretizzarsi in articoli, narrazioni o semplici notizie trasmesse attraverso i social media – hanno completato un percorso già avviato, stimolando il pensiero e l’immaginazione nel cercare di attribuire giuste parole ad uno scatto, tanto quanto adatte informazioni ad una notizia.

Nonostante le circostanze e il breve tempo nel quale si è svolto il progetto, il bagaglio culturale di ciascun partecipante al workshop è sicuramente più ricco di conoscenze che, seppur apprese per semplice piacere, daranno a ciascuno di loro una nuova visione critica della realtà che li circonda, che sia da dietro l’obiettivo di una macchina fotografica o tra le righe di un articolo.

Eleonora Pinizzotto

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Tunisia, i Salesiani al tempo del confinamento

Pubblichiamo un articolo del notiziario dell’Ispettoria Sicula, INSIEME, sull’esperienza dei Salesiani in Tunisia durante l’emergenza sanitaria.

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Anche la Tunisia come del resto quasi tutti i Paesi del mondo vive la realtà del confinamento. Il governo tunisino ha avuto la intuizione di chiudere tutto ancora prima che la malattia si manifestasse in modo eclatante giocando sulla “prevenzione” del contagio ed agendo quindi subito già ai primi casi che sono giunti a inizio marzo importati dall’Italia.  Pertanto anche qui tutte le attività scolastiche, educative, sportive ed anche quelle religiose sia delle moschee sia delle poche chiese cattoliche sono state sospese fino a nuovo ordine dal 14 marzo.

Noi sdb, cinque confratelli, siamo rimasti pertanto confinati nelle due scuole tre a Manouba e due a Don Bosco Tunisi. Abbiamo reagito anzitutto tentando di assicurare una didattica online tramite i nostri insegnanti. Quelli più capaci dal punto di vista informatico si sono dati da fare da casa per aiutare i ragazzi e le loro famiglie a tenersi occupati rivedendo e ampliando esercizi e lavori scolastici adatti ovviamente a bimbi tra i 5 e gli 11 anni. Non è facile ma si è avuta una buona risposta anche se non tutti gli allievi sono collegati.

L’oratorio ha continuato a seguire gli animatori. Con loro si è continuata la formazione al sistema preventivo di Don Bosco grazie a fr. Patrick e al confratello ultimo arrivato don Bashir che ha prodotto interventi formativi in lingua araba sia per gli animatori sia per gli insegnanti. Per le due parrocchie affidate ai salesiani si è continuato il legame spirituale tramite le comunicazioni possibili. Don Faustinoper la parrocchia di Hammamet ha curato ogni settimana il commento al Vangelo sia in lingua francese che in italiano e ha fatto una lettera settimanale inviando il tutto alle mail dei parrocchiani italiani ed europei,

Don Domenico insieme a don Bashir hanno aperto una pagina Facebook per la Parrocchia di Tunis col nome di Paroisse Sainte Jeanne D’Arc Tunis. Cosi ogni sabato alle 18.30 ora tunisina si trasmette dalla cappella salesiana di Manouba la S. Messa in italiano e la domenica alle 10 la S. Messa in francese mantenendo quindi gli stessi orari dei tempi normali. Sulla pagina si inseriscono anche avvisi o notizie che interessano la comunità parrocchiale.

Le due scuole stanno inoltre tenendo i contatti con le famiglie degli allievi per assicurare il sostegno economico alle due scuole che già dal 12 marzo hanno interrotto le attività didattiche ed ormai l’anno scolastico è stato dichiarato chiuso. Per il sostegno ai bisognosi la chiesa tunisina ha concentrato l’aiuto presso la Caritas diocesana e li abbiamo indirizzato coloro che erano in stato di bisogno mentre qualche sacerdote è stato autorizzato a recarsi in alcuni punti di raccolta di coloro che avevano bisogno di generi alimentari. Tutti inoltre abbiamo contribuito con la preghiera.

Si attende adesso l’esito dei primi passi del deconfinamento progressivo. Speriamo bene e che il Signore Risorto ci doni la possibilità di tornare a servire i nostri destinatari.

Domenico Paternò

Direttore della Comunità Salesiana

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