Italia – Conferenza Stampa del Rettor Maggiore con i giornalisti: un dialogo a 360° sulla realtà salesiana di oggi

Dall’agenzia ANS.

***

(ANS – Torino) – Don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani, ha incontrato nel primo pomeriggio di oggi, 16 dicembre 2022, a Torino-Valdocco, i giornalisti partecipanti al “Press Tour” organizzato dal Co-portavoce della Congregazione Salesiana, don Giuseppe Costa, SDB. Si è trattato di un momento molto arricchente di dialogo e di confronto tra il gruppo di 30 giornalisti accreditati presso la Sala Stampa Vaticana e la Stampa Estera Italiana e il Rettor Maggiore, che nell’occasione ha potuto illustrare loro la realtà odierna della Congregazione e che ha risposto con franchezza e apertura a tutte le loro domande.

La sessione è stata aperta dalle parole di benvenuto di don Costa ai vari vaticanisti e giornalisti esperti della comunicazione religiosa ed ecclesiale convenuti a Valdocco, “un gruppo estremamente qualificato e unito da una comune simpatia verso la figura di Don Bosco” come espresso dal Co-portavoce della Congregazione Salesiana.

Nella prima parte della Conferenza Stampa Don Á.F. Artime ha spiegato il suo servizio di animazione e governo della Congregazione, una realtà di 14mila salesiani in 134 nazioni – ancora in fase di espansione verso nuove frontiere missionarie – e che, pur “senza trionfalismi”, può vantare ancora ogni anno circa 450 novizi che emettono la prima professione e una media di un giovane salesiano in formazione ogni 4,2 Figli di Don Bosco.

Parlando di sé e dei suoi impegni, il Rettor Maggiore ha sottolineato la sua buona conoscenza della realtà salesiana globale, avendo egli viaggiato in 110 Nazioni negli ultimi 9 anni.

Quindi ha rimarcato gli inizi dell’opera salesiana ed elogiato la scelta di aver sviluppato un simile “press tour” sui passi di Don Bosco a Torino e dintorni, quei Luoghi Salesiani che il Capitolo Generale 27° del 2014 – in cui egli è stato eletto – ha indicato come spazio privilegiato da tutelare.

Terminata la fase della presentazione, il Rettor Maggiore ha risposto a tutti gli interrogativi ricevuti. Ha parlato della permanenza dei salesiani in Ucraina accanto ai bisognosi, portando cibo e medicine anche nei territori più a rischio; e del grande sforzo di accoglienza che ha coinvolto anche i Paesi limitrofi, e l’intera Europa, anche in collaborazione con gli altri gruppi della Famiglia Salesiana.

Quindi ha parlato anche della presenza salesiana animata dall’Ispettoria “Maria Ausiliatrice” con sede con le sue opere a Hong Kong, Taiwan e Macao e il servizio qualificato di alcuni salesiani nel continente, in accordo con le autorità locali.

Sull’esperienza della pandemia ha confessato che il lockdown è stato pesante per tutti, in Europa, dove lui stesso ha sperimentato la difficoltà e la separazione dagli effetti; ma ancor più in quei Paesi – molti dei quali con una vasta presenza salesiana – dove milioni di persone vivono di economia informale, e nei quali la scelta di tante persone è stata preferire il rischio di morire contagiati da Covid-19 alla quasi certezza di morire di fame se fossero rimaste in casa.

Al tempo stesso la pandemia ha generato, in positivo, una grande ondata di generosità globale, con le Procure Missionarie e le organizzazioni salesiane che in tutto il mondo hanno saputo gestire, nella massima trasparenza, 12 milioni di euro di aiuti. Così come si è assistito ad un fiorire di creatività giovanile che attraverso i mezzi di comunicazione ha cercato di sopperire all’assenza di contatto umano.

In quest’epoca di post-Covid-19 c’è da segnalare sia la ripresa delle tradizionali attività di animazione in presenza; sia gli apostolati in linea con la Laudato Si’ e l’ecologia integrale e il Patto Globale per l’Educazione di Papa Francesco.

In risposta ad una domanda sulla politica salesiana in tema di abusi compiuti da religiosi, il Rettor Maggiore ha affermato con nettezza: “Per noi che abbiamo promesso in modo pubblico di dedicare la vita agli adolescenti e giovani, anche un solo caso in cui si fa del male ad un minorenne, è un dolore terribile!”. Inoltre, ha rassicurato sulla massima attenzione, anche procedurale, che già da anni si utilizza nell’affrontare questi problemi. Ha sottolineato pure l’impegno della Congregazione nel contrastare questi fenomeni e nel riparare con i mezzi opportuni ai casi concreti realmente occorsi; tuttavia non ha nemmeno taciuto come ci siano state in varie occasioni accuse pretestuose e infondate contro i religiosi, magari motivate da meri interessi economici, e ha anche invitato a gestire la realtà degli abusi per quella che è: un grave problema sociale, non solo della Chiesa.

Nell’accompagnamento dei giovani con disforia di genere o con dubbi sui loro orientamenti sessuali, e in tutte le sfide legate a questo tema, Don Á.F. Artime si è dichiarato perfettamente coerente con la linea di Papa Francesco e il magistero della Chiesa, e ha sottolineato tre priorità: non ridurre la risposta della Chiesa ad atteggiamenti di condanna o di punizione, ma mostrare un atteggiamento di misericordia e prossimità, senza con questo giustificare ogni pretesa; quindi, manifestare sempre il rispetto verso la persona; infine, impegnarsi ad aiutare chi vive queste esperienze a vivere al meglio la propria vita.

In rapporto a svariate, delicate situazioni a livello internazionale, come ad esempio nei Paesi di guerra che spesso vedono anche presenze salesiane, ha spiegato come il silenzio sia una risposta di saggezza e di prudenza, per proteggere le comunità locali e le persone cui esse si dedicano.

Ha affermato che sicuramente c’è un disegno della Provvidenza dietro i vari eventi umani legati all’eredità Gerini che hanno portato la Casa Generalizia al Sacro Cuore a Roma e il Consiglio Generale a radunarsi, in questi tempi, a Torino-Valdocco. Così ora, la nuova Casa Generalizia che sta sorgendo, viene ristrutturata affinché sia totalmente moderna funzionalmente ed ecologica.

Sul tema della trasmissione della fede, ha chiarito che dai tempi di Don Bosco ad oggi è cambiato moltissimo, ma non è cambiato nulla. I salesiani, infatti, ancora oggi si impegnano a preparare i giovani per la vita e anche a trasmettere la fede, pure laddove i cristiani sono minoranze numericamente insignificanti. Tutto questo senza fare proselitismo, ma con un annuncio aperto della fede cristiana dove sia possibile, e sempre e ovunque nel rispetto della libertà dei giovani e delle loro realtà, e mediante la testimonianza di vita. Ecco perché ha spiegato che la massima di Don Bosco “buoni cristiani e onesti cittadini” oggi si può ben rendere con l’espressione “buoni credenti e onesti cittadini”.

Don Á.F. Artime ha per questo ribadito l’importanza della libertà del giovane – a maggior ragione negli ambienti universitari, quando i ragazzi sono più grandi e consapevoli delle loro scelte – nella proposta educativo-religiosa salesiana. Una libertà che poi si traduce, in quei giovani che accettano tale proposta, in una fede autentica e verace, senza complessi e in grado di esprimersi anche nell’impegno pubblico e sociale.

L’oratorio, inteso come struttura – ha aggiunto ancora – resta tuttora saldamente attuale in realtà come quella italiana; in altre realtà lo è meno, ma non è decaduta la centralità della “dimensione oratoriana dell’educazione salesiana”: ad esempio ci sono in tante realtà salesiane “i centri giovanili”, che recuperano quelle dimensioni che abbracciano e promuovono il sano uso del tempo libero, l’associazionismo e il protagonismo giovanile… Tutti elementi che sono e restano centrali nelle opere salesiane in tutto il mondo.

In conclusione, ha affermato che il fine della Congregazione resta a livello globale quello di sempre: l’educazione dei giovani alla vita e alla fede, che si realizza attraverso le varie strutture a disposizione, come parrocchie, centri giovanili, oratori, scuole, università…

Nel concludere l’incontro il Rettor Maggiore ha illustrato con alcuni esempi – come le presenze salesiane nei campi profughi di Kakuma, in Kenya, o di Palabek, in Uganda – il bene che i salesiani fanno silenziosamente nelle realtà marginali e più dimenticate del mondo; quindi, ha invitato i giornalisti presenti ad assaporare in questi giorni il carisma di Don Bosco e la spiritualità di San Francesco di Sales, Patrono dei Giornalisti; e li ha anche esortati ad essere sempre più non solo operatori dei media, ma anche dei veri “comunicatori della verità”, capaci di diffondere con il loro lavoro e la propria professionalità anche il bene che viene compiuto, in silenzio, in tante case salesiane.

RMG – Nominato il nuovo Superiore dell’Ispettoria dell’Italia Meridionale

Dall’agenzia ANS.

***

(ANS – Roma) – Il Rettor Maggiore dei Salesiani di Don Bosco, Don Ángel Fernández Artime, nell’ambito dei lavori del Consiglio Generale, e con il consenso degli altri membri del Consiglio, ha nominato come nuovo Superiore dell’Ispettoria “Don Michele Rua” dell’Italia Meridionale (IME), per il sessennio 2023-2029, don Gianpaolo Roma.

Gianpaolo Roma è nato a Salerno il 25 novembre 1979. È entrato nel noviziato di Pinerolo nel 2000, dove ha emesso i primi voti l’8 settembre del 2000. I voti perpetui li invece pronunciati ad Andria il 9 settembre 2007, mentre l’ordinazione sacerdotale l’ha ricevuta il 16 maggio 2009 nella sua città natale.

Nella comunità di Santeramo in Colle è stato Consigliere (2010-2011), Direttore d’oratorio (2010-2014) e poi Vicario (2011-2014); quindi è stato designato come Economo a Torre Annunziata (2014-2016) ed Andria (2016-2017); successivamente ha servito come Direttore e Parroco a Brindisi (2017-2019); e negli ultimi tre anni è stato Consigliere presso il Centro Ispettoriale di Napoli.

Quanto agli incarichi in Ispettoria, è stato Delegato per le Missioni (2013-2017), le Vocazioni (2018-2019) e la Pastorale Giovanile (2019- in corso).

“Don Gianpaolo conosce la nostra Ispettoria e ciò che stiamo vivendo essendo membro dell’attuale Consiglio Ispettoriale. Posso testimoniare la sua attenzione, la sua laboriosità e generosità nel vivere il suo servizio da Delegato di Pastorale Giovanile e il suo impegno ai processi di trasformazione che come Ispettoria abbiamo iniziato a portare avanti in questi ultimi anni” ha comunicato l’attuale Ispettore dell’IME, don Angelo Santorsola.

Don Roma inizierà il suo servizio da Ispettore nell’estate 2023.

Val alla notizia

Quaranta storie per imparare la saggezza: i podcast di don Bruno Ferrero

Don Bruno Ferrero presenta quaranta storie per imparare la Saggezza, una raccolta di racconti ripresi dalle sue pubblicazioni per ELLEDICI rivolte ai più piccoli, per concludere la giornata con una dolce storia ed un buon pensiero.

Tutte le storie sono disponibili come podcast, pubblicati sulle principali piattaforme, e come video. Trovate tutte le informazioni su come ascoltarle nella landing page dedicata:

Scopri le storie

 

Scopri inoltre le storie di don Bruno nei suoi libri, pubblicati per ELLEDICI:

Elledici

 

Il Ministro Valditara in visita alle scuole dei Salesiani di Sesto San Giovanni

Pubblichiamo il comunicato stampa delle Opere Sociali Don Bosco, le quali riceveranno la visita del ministro Valditara lunedì 19 dicembre.

***

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, lunedì 19 Dicembre visiterà le Opere Sociali Don Bosco di Sesto San Giovanni, prima scuola paritaria a ricevere la visita del neo  Ministro. 

Il Ministro verrà ricevuto dal Direttore delle Opere Sociali don Bosco di Sesto San Giovanni, don Elio Cesari, e  potrà visitare uno dei poli educativi salesiani più grandi d’Europa con i suoi 70.000 metri quadrati  frequentato ogni giorno da oltre 2.500 studenti e 250 adulti tra presidi, insegnanti ed educatori. 

Protagonisti della visita saranno gli studenti, che accoglieranno personalmente il Ministro nelle loro aule e nei  laboratori per mostrargli i tratti distintivi dell’offerta formativa dei salesiani:  

  • l’innovazione attraverso la didattica multimediale che ha portato la scuola a diventare una “Apple  Distinguished School” che vede gli strumenti digitali applicati all’apprendimento, ma sempre con una grande  attenzione all’educazione dei giovani all’uso responsabile di questi strumenti fin dalla scuola secondaria di  primo grado. 
  • la formazione professionale di primo livello, che da sempre caratterizza il modello educativo di Don  Bosco ma che ha saputo rinnovarsi per stare al passo con i tempi, anche grazie alla stretta collaborazione  con il territorio e le sue aziende. 
  • la formazione superiore altamente professionalizzante in grado di rispondere alla richiesta crescente  delle imprese di nuove ed elevate competenze alla luce delle sfide connesse all’industria 4.0 e alla  trasformazione digitale. 

La visita del Ministro Giuseppe Valditara ci dà l’opportunità di mostrare il nostro modello di scuola che ha come  obiettivo far diventare i ragazzi protagonisti di un percorso di apprendimento attivo, provocarli continuamente a  ricercare, approfondire, sperimentare, prendere iniziativa sulle cose e sulla realtà, in un ambiente educativo  positivo ed inclusivo che valorizza i talenti e le unicità di ciascuno grazie a percorsi formativi che guardano al  futuro e ad una comunità di insegnanti e educatori adulti, appassionati e competenti”, ha dichiarato il Direttore  don Elio Cesari. 

Italia – Concerto di Natale in Vaticano per la pace

Dall’agenzia salesiana ANS.

***

(ANS – Roma) – Quest’anno il grande Concerto di Natale in Vaticano sarà un concerto speciale all’insegna della pace e della solidarietà. La serata che già da 29 anni anima il pubblico con musica e storie che arrivano dalle opere gestite dai Figli di Don Bosco, nel 2022 vedrà come protagoniste le missioni salesiane in Ucraina e tutte le case che si trovano in contesti conflittuali e di guerra.

In Ucraina, nel paese martoriato dalla guerra da oltre otto mesi, si stima che 15,7 milioni di persone siano in urgente bisogno di assistenza umanitaria. Circa 6,28 milioni di persone – quasi il 14% della popolazione – sono sfollate all’interno dell’Ucraina, mentre il numero di rifugiati scappati dal Paese ha superato i 7 milioni e le 800 mila persone.

Oltre alle centrali elettriche, uffici pubblici, ospedali, orfanotrofi e migliaia di case, sono sempre più numerose le strutture scolastiche danneggiate dai bombardamenti russi, 212 quelle completamente distrutte. Si calcola che 5,7 milioni di bambini in età scolare siano colpiti direttamente o indirettamente dagli effetti della guerra.

“La nostra emergenza è la pace” è il motto del concerto solidale, che si terrà il 17 dicembre nell’Auditorium della Conciliazione a Roma e sarà trasmesso in prima serata su Canale 5 il 1° gennaio, in occasione della Giornata Mondiale della Pace.

L’evento musicale servirà a promuovere due progetti, a sostegno delle opere salesiane a Kiev e a Leopoli.

I salesiani hanno bisogno di un nuovo rifugio antiaereo per la casa nella capitale di Kiev, poiché senza rifugio le nuove disposizione emesse dal governo vietano di utilizzare una struttura come luogo di promozione di attività sociali. Il progetto dei Figli di Don Bosco prevede la costruzione di un rifugio sotterraneo attrezzato e sopra la realizzazione di un campo polisportivo e un parco giochi, spazi che, una volta finita la guerra, potranno essere valorizzati convertendoli in un piccolo teatro.

Per quanto riguarda l’opera di Leopoli, i salesiani vogliono acquistare attrezzature musicali e sportive per un programma di sostegno di un anno che comprende diverse attività per i giovani presso gli oratori e durante i campi estivi.

La XXX edizione del Concerto di Natale in Vaticano avrà un cast molto ricco: sul palco si esibiranno Fiorella Mannoia, Riccardo Cocciante, Orietta Berti, Neri Marcorè, Gigi D’Alessio, Cristina D’Avena, Amy Lee (cantante del gruppo Evanescence), Hevia, Josè Carreras, Jimmy Sax, Kayma, Aka 7even, il Piccolo Coro “Le dolci note”, il “Vincent Bohanan & Sound of Visctory Gospel Choir” e altri artisti e artiste che verranno svelati nei prossimi giorni. Ci sarà inoltre la partecipazione straordinaria di Fiona May, testimonial di “Missioni Don Bosco”, la Procura Missionaria salesiana di Torino, Marcell Jacobs, campione olimpico e mondiale di atletica leggera, Chiara Vingione campionessa mondiale con la Nazionale italiana di Basket Fisdir, Elena Sofia Ricci, Leo Gullotta e Bianca Guaccero.

Per sostenere il progetto solidale promosso da “Missioni Don Bosco” per il Concerto di Natale in Vaticano per la Pace, dal 17 dicembre al 6 gennaio si potranno donare 2€ inviando un sms al 45594, o 5€ o 10€ da rete fissa.

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito www.missionidonbosco.org

 

Vai alla notizia

La Repubblica – A Bari il ricordo di Aldo Moro della figlia Agnese: “Voleva che gli esclusi trovassero l’Italia un posto accogliente”

Un articolo di Repubblica – edizione Bari racconta giornata di Studi promossa dal Laboratorio Don Bosco della casa salesiana di Bari Redentore per raccontare Aldo Moro: ospite d’onore, la figlia Agnese.

***

Perché quest’uomo si è messo a fare politica? È la domanda da cui è partita la testimonianza di Agnese Moro che a Bari ha partecipato alla giornata di Studi promossa dal Laboratorio Don Bosco, nell’Istituto Redentore, per raccontare l’esempio di Aldo Moro come uomo, come politico e come cattolico. La risposta è in una parola, “dedizione”, che Moro ha messo nel suo modo di fare politica, facendone la cifra del suo operato. “Io credo – la risposta di Agnese – che mio padre si sia appassionato al destino delle persone di questo Paese, che lui abbia sentito nei confronti di quelli che sua mamma chiamava i vinti della vita. Ha desiderato che questi trovassero nell’Italia un posto accogliente. Che il Paese diventasse un posto bello per le persone che fino a quel momento erano rimaste fuori da tutto”. Tradotto in impegno, la dedizione traspariva da ogni suo gesto, anche nella vita familiare. A testimoniarlo la carrellata di foto private che Agnese mostra mentre prova a spiegare chi era suo padre. Foto di un uomo che lei definisce “fuori posto” ovunque fosse in un contesto privato: che fosse in Lapponia con uno spolverino leggero e i mocassini in mezzo alla neve con lo sguardo fisso su una renna “a testimonianza – ironizza Agnese – della sua fiducia nel dialogo; che fosse al mare ritratto in giacca e cravatta perché “gli italiani avevano diritto di essere rappresentati nella massima dignità possibile” era la risposta a chi in famiglia provava a chiedere perché; che fosse in un pranzo domenicale ritratto con una pila di carte da studiare sul tavolo.

Sul Moro pubblico è intervenuto Guido Formigoni, docente dello Iulm, autore della biografia Lo statista e il suo dramma. Un dramma che si traduce “nella grande difficoltà del politico di tenere insieme ciò che ha provato a tenere insieme per tutta la vita, ovvero la volontà riformatrice e la necessità di far procedere il suo partito. Il tutto senza troppe scosse, perché consapevole di vivere in un Paese dalle strutture fragili e dalle passioni forti”. “Un cattolico vocato alla politica”, lo ha definito Angelo Giuseppe Di Bisceglia, dell’Università pontificia Salesiana. “Un uomo – ha sottolineato – ispirato e guidato dalla fede nel suo impegno a dare riconoscimento a chi era stato escluso dalla storia”. L’ispirazione cristiana non fu un orpello per Moro – ha precisato Giuseppe Acocella, rettore dell’Università G. Fortunato di Benevento – ma si traduce nella centralità del diritto sociale, nel mettere i bisogni reali delle persone nel tempo reale”. A don Giuseppe Ruppi, padrone di casa della giornata di studio e direttore del laboratorio don Bosco, il compito di testimoniare il profondo rapporto di Moro con i salesiani di Bari e con l’istituto Redentore che il politico visitò nel 1958. “In quella visita Moro ha sottolineato l’importanza della formazione professionale, un concetto che i salesiani hanno accolto, fatto proprio e messo in pratica nella loro opera quotidiana. Tra noi e Moro c’è un feeling carismatico – ha concluso don Ruppi – davvero significativo. E la risposta della comunità che ha gremito la sala dell’incontro ne è la testimonianza tangibile”.

Leggi qui

Il Resto del Carlino – I Salesiani aprono le porte ai profughi afghani

Da Il Resto del Carlino, un articolo che racconta l’esperienza dell’accoglienza nella casa di Macerata dei profughi afghani.

***

«Mi piace molto l’Italia, a Macerata sto benissimo. Non voglio che il futuro dei nostri figli sia come il mio. Tutto quello che avevo è stato spazzato via. Distrutto in un attimo. Per loro mi auguro una vita tranquilla e piena di gioia». Dai suoi occhi, sempre sorridenti e pieni di gratitudine, non si direbbe che ha vissuto l’inferno: Mustafa Alizada ha appena 24 anni ma ne ha visti già tanti di orrori. E un pezzo di cuore è rimasto a Kabul, nel suo Afghanistan. Con la presa di potere dei talebani ad agosto 2021 è stato costretto a scappare con la sua famiglia: come tutti quelli di etnia Hazara (sciiti), perseguitati dal regime. La decisione presa in un attimo, l’unica possibile per avere una speranza di farcela: un tweet che ha salvato loro la vita e poi via, in macchina, di notte, tutti coperti per non farsi riconoscere, fino in Pakistan. Qui ha trovato rifugio con la moglie, il figlioletto appena nato a Kabul, l’altro di 4 anni e i suoceri: 21 giorni di attesa, poi l’aereo che li ha portati in Italia e la nuova vita. Mustafa, ingegnere specializzato in costruzioni, è qui dall’anno scorso e ha ottenuto da pochi giorni lo status di rifugiato, così come il resto della famiglia: tra un saluto e l’altro ai suoi amici dei Salesiani in viale don Bosco, dove è stato accolto e vive con moglie, figli e suoceri, trova la forza di raccontare la sua storia.

«Quando i talebani hanno preso il potere sapevamo di essere in pericolo, dovevamo lasciare il Paese il prima possibile. Tramite mia cognata e una giornalista, attiviste con Afghanistan women’s political partecipation network, è stato mandato un tweet a Maria Grazia Mazzola, giornalista Rai, che si è mossa all’istante. Doveva nascere il nostro secondo figlio, quei giorni è stato il caos, mia moglie ha partorito a Kabul e poi siamo scappati in Pakistan, abbiamo viaggiato di notte, le donne avevano scoperti solo gli occhi, avevamo paura. Dopo 21 giorni siamo partiti per l’Italia, grazie a quel tweet». Oa Mustafa sta svolgendo il servizio civile ai Salesiani, si occupa delle attività dei ragazzi: a breve inizierà a lavorare con Sardellini costruzioni. Parte come operaio e poi, chissà, potrà aspirare a una qualifica più alta come quella che aveva nel suo Paese: spera nell’equiparazione dei titoli di studio, ci sta già provando tramite un’università online. Da quando è qui non ha mai smesso di studiare: corsi su corsi di italiano, per cercare di comunicare bene. E c’è riuscito, anche se dal farsì all’italiano non è una passeggiata.

«Ringrazio i Salesiani – dice -, che ci hanno tenuto per mano nei momenti più difficili della nostra vita, per averci dato un posto dove vivere e averci aiutato col lavoro. Per noi sono fratelli, sono amici, sono la nostra famiglia». «Quando sono arrivati l’anno scorso, poco prima di Natale – racconta don Francesco Galante, direttore dei Salesiani -, per noi è stato un segno della Provvidenza. Immaginate di trovarvi di fronte una famiglia con un bimbo di poco più un mese. Questo ci ha fatto dare concretezza all’accoglienza, con tutta la fatica che ne consegue, andare dal medico, in questura, poi le impronte digitali, accompagnarli al supermercato con la carne halal, e così via. In meno di due settimane sono andati a dare le impronte e in un anno hanno avuto il permesso, i profughi a Torino aspettano ancora l’appuntamento per le impronte. Allo stesso tempo – dice don Francesco – per noi è stata una lezione: ci ha insegnato a non soffocare gli ospiti riversando su di loro mille premure. Si vede che non sono migranti economici, loro sono stati strappati dalla loro terra, un giorno vivevano normalmente e il giorno dopo erano in fuga e poi accolti in un Paese con una cultura diversa, costretti a fare i conti con la solidarietà, ad essere ospiti. Ci siamo resi conto che l’accoglienza chiede di mettersi in ascolto di chi arriva». Prima di cominciare il servizio civile, «se Mustafa ci vedeva lavorare e per caso non gli chiedevamo di aiutarci, si offendeva – spiega don Francesco -. Ha tanta voglia di fare, di mettersi a disposizione. Ha fatto amicizia con tutti qui». Oltre che con i volontari, Mustafa e famiglia hanno socializzato con gli studenti universitari che vivono nell’appartamento accanto al loro. Della Rete Umanitaria della società civile, fondata dalla Mazzola, fanno parte, oltre a Salesiani per il Sociale Aps, il gruppo Abele di don Ciotti, l’Unione Donne in Italia, le Chiese cristiane evangeliche battiste, la cooperativa ‘Una Città non basta’, l’associazione «Federico nel cuore». Tramite la Rete sono stati accolti 11 nuclei familiari in Italia.

Salesiani per il Sociale: conferenza stampa della Rete Umanitaria per l’emergenza in Afghanistan

Martedì 6 dicembre, presso la sala delle Bandiere della sede del Parlamento Europeo Roma, si è tenuta la conferenza stampa organizzata dalla Rete Umanitaria della società civile, fondata dalla giornalista Maria Grazia Mazzola e di cui fanno parte, oltre a Salesiani per il Sociale APS, anche il gruppo Abele, l’Unione Donne in Italia, le Chiese cristiane evangeliche Battiste, la cooperativa cooperativa ‘Una Città non basta‘ e l’associazione “Federico nel cuore“. Durante la conferenza stampa sono state raccontate le più toccanti e significative storie dei profughi afghani messi in salvo nel corso di un anno, oltre alla qualità del lavoro svolto dai diversi membri della rete.

Ad aprire l’evento Esma Çakir, Presidente dell’Associazione Stampa Estera in Italia, che ha portato i saluti della categoria e confermato l’impegno costante nel continuare a raccontare queste storie di salvezza. Maria Grazia Mazzola, giornalista e fondatrice della Rete Umanitaria, ha poi introdotto la conferenza stampa presentando i vari ospiti e ponendo l’accento sul grazie, inteso come un grazie comune che ha permesso di salvare tante vite, e raccontato la storia di questa impresa, partita da una disperata richiesta d’aiuto arrivatale il 30 agosto 2021 da alcune donne afghane:

“Aiutaci, solo tu puoi salvarci”.

Il contributo salesiano

Durante l’evento Don Roberto Dal Molin, presidente del Centro Nazionale Opere Salesiane (CNOS), ha tracciato le motivazioni dell’impegno Salesiano all’interno di questa iniziativa:

Spinti dall’urgenza della situazione che ci obbliga a rimanere aderenti ai tempi che viviamo, sollecitati dall’invito della società civile che stava raccogliendo diverse richieste di aiuto, e fedeli all’invito del Rettor Maggiore di essere luce di speranza per i poveri e gli abbandonati, ci è parso naturale offrire il nostro contributo per la salvezza di queste persone.

La rete di Salesiani per il Sociale APS, infatti, si è fatta carico di 43 rifugiati (11 nuclei familiari). Accogliere queste persone ha significato dar loro una casa sicura. Sono stati inseriti bambini e ragazzi nel percorso scolastico e nelle attività degli oratori, comprese quelle estive. Alcuni hanno avuto bisogno di interventi sanitari per patologie pregresse e sono state sostenute le famiglie nella ricerca di un lavoro per dare loro la stabilità necessaria per guardare al futuro con serenità.

Don Francesco Preite, presidente di Salesiani per il Sociale, ha ricordato nel suo intervento l’importanza civile e sociale di questa accoglienza e la gioia che da essa ne deriva:

Quella gioia che inizia nella discesa dei profughi all’aeroporto e che si nutre della felicità di porre il piede su una terra accogliente capace di offrire loro la libertà; quella gioia che si trasforma nella prima corsa per un abbraccio e che sfocia nell’impegno per regalare il primo giorno di scuola, il primo giorno di lavoro.

Intervista di don Francesco Preite durante il programma Buongiorno inBlu2000 (dal minuto 7:50 al minuto 15:43).

Buongiorno inBlu2000

Don Francesco Galante della Casa Salesiana di Macerata ha infine portato l’esperienza diretta della comunità di accoglienza di uno dei nuclei familiari, mostrando come il tempo trascorso insieme abbia fatto crescere nell’intera comunità il senso di famiglia e di attenzione privilegiata ai giovani.

La storia di Macerata e di Soverato

Le altre testimonianze

La conferenza stampa è proseguita con altri momenti particolarmente toccanti legati alla condivisione di alcune delle innumerevoli storie che si sono generate a partire dall’attivazione della rete.

Razia Ehsani Sadat, giornalista di punta dell’Awppn che ha visto il proprio mondo crollare in una notte con l’arrivo dei talebani, ha raccontato come Maria Grazia Mazzola ha salvato la sua vita e quella di altre 69 persone, e di come il progetto della società civile sia l’unico a far sentire le voci di libertà che escono dal suolo afghano.

Vittoria Tola, Responsabile dell’Unione Donne in Italia, ha valorizzato le testimonianze ascoltate come un modello a cui fare riferimento.

Marina Sereni, già Vice Ministra degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha lodato l’impegno mostrato nel salvare queste persone e reclamato da parte della politica estera la necessita di continuare ad impegnarsi in questo ambito.

Il Direttore e Portavoce del Parlamento Europeo in Italia, Carlo Corazza, ha posto l’accento sull’impegno dell’Europa, da sempre in prima linea per la parità dei diritti del genere umano mettendo al centro la persona. I diritti delle donne in Afghanistan e in tutto il mondo sono una priorità del Parlamento Europeo.

L’ambasciatore d’Italia in Afghanistan, Vittorio Sandalli, ha parlato del peso economico dell’accoglienza e dei corridoi umanitari sulla società civile. Occorre una corresponsabilità dell’amministrazione pubblica per dare sostegno a tutte le attiviste e gli attivisti che combattono ogni giorno per i diritti in Afghanistan.

Stefano Pontecorvo, già Ambasciatore italiano in Pakistan e Senior Civilian Representative della Nato in Afghanistan, ha spiegato il meccanismo della difficile negoziazione dei governi con i talebani, sottolineando l’importanza di iniziative come la Rete Umanitaria, essenziali per non far spegnere la fiamma della speranza e per tradurre l’impegno dell’opinione pubblica in un impegno di governo.

Guarda la conferenza stampa
Vai alla gallery completa

Portogallo – “WYD DON BOSCO 23” apre le iscrizioni alla Giornata Mondiale della Gioventù

Dal sito dell’agenzia ANS.

***

WYD DON BOSCO 23, l’organizzazione responsabile della convocazione e della partecipazione dei giovani del Movimento Giovanile Salesiano (MGS) alla Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) di Lisbona 2023, ha annunciato l’apertura delle iscrizioni a livello mondiale per i giovani provenienti dagli ambienti salesiani. I giovani dell’MGS sono chiamati a partecipare alla GMG e i pellegrini iscritti alla WYD DON BOSCO 23 saranno ospitati in case salesiane o in famiglie legate alle comunità pastorali salesiane della regione di Lisbona.

Il processo di iscrizione verrà suddiviso in tre fasi. In primo luogo, l’iscrizione avviene tramite un modulo, che sarà messo a disposizione dal Centro MGS o dalla casa salesiana frequentata dai giovani. Successivamente, il coordinatore locale della pastorale invierà le iscrizioni al responsabile Ispettoriale designato, che provvederà a registrare il gruppo presso la WYD DON BOSCO 23. Al termine di questo percorso, l’équipe del segretariato della WYD DON BOSCO 23 convaliderà i dati ricevuti e continuerà il processo di registrazione direttamente con l’organizzazione della GMG Lisbona 2023.

Le quote di partecipazione per i pellegrini variano da 255 euro a 130 euro, a seconda del tipo di pacchetto scelto (con o senza alloggio, con o senza vitto, con o senza trasporto). Esistono anche pacchetti extra che aumentano l’offerta iniziale e che, oltre a dare la possibilità di partecipare al “SYM DAY”, la giornata dell’MGS, e ai principali eventi della GMG, coprono giorni ulteriori di vitto e alloggio.

Il grande obiettivo è che l’invito fatto da Papa Francesco a questo grande incontro giovanile possa davvero raggiungere tutti.

WYD DON BOSCO 23 è il nome dell’organizzazione del Movimento Giovanile Salesiano responsabile della convocazione e della partecipazione dei giovani dei vari ambienti salesiani del mondo alla GMG di Lisbona 2023, perché possano viverla secondo il carisma di Don Bosco. Per questo, WYD DON BOSCO 23 vuole motivare i giovani a intraprendere questo viaggio come un pellegrinaggio che rafforzi la loro fede, e vuole anche lanciare una salutare sfida ai giovani più lontani dalla fede a conoscere Gesù Cristo vivo.

Il nome WYD DON BOSCO 23 deriva dalla combinazione dell’acronimo in inglese che si riferisce alla Giornata Mondiale della Gioventù (World Youth Day) e della parola “with”, che in inglese significa “con”; ad esso si aggiungono poi il riferimento a Don Bosco, come forza unificante della Famiglia Salesiana, e la data dell’appuntamento.

Il Movimento Giovanile Salesiano è un movimento di comunione di vari gruppi e associazioni giovanili integrati nella pastorale giovanile dei Salesiani di Don Bosco e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, uniti dalla proposta educativa ed evangelizzatrice ispirata allo spirito e allo stile di Don Bosco e di Maria Domenica Mazzarello.

Vai alla notizia

Bari, workshop spettacoli, il volontariato da oggi al Redentore

Dal quotidiano La Repubblica, edizione Bari.

***

Conferenze, laboratori, workshop, mostre e spettacoli musicali e teatrali. Il Natale a Bari si tinge con i colori della solidarietà. Il Meeting del Volontariato, l’appuntamento annuale del Centro di Servizio al Volontariato San Nicola Odv, torna più centrale che mai nella vita del capoluogo pugliese.

“Oltre. L’inaspettata bellezza della realtà” è il nome scelto per la quattordicesima edizione della manifestazione, da oggi a domenica 4: quest’anno si articolerà tra due location d’eccezione: l’Istituto Salesiani Redentore – nel cuore del quartiere Libertà – e lo spazio Murat, in piazza del Ferrarese. Grande novità di quest’anno il mercatino della solidarietà: i giorni sabato 3 e domenica 4 dicembre, le trenta casette bianche allestite su via Venezia ospiteranno per la prima volta le associazioni del territorio, che potranno così esporre manufatti, gadget e oggetti di artigianato
locale, oltre a informare tutte le persone interessate sulle attività svolte.

Da oggi il capoluogo pugliese torna dunque protagonista della Solidarietà e della Gratuità con nomi di calibro nazionale: Gemma Milite Calabresi, vedova del commissario Luigi Calabresi vittima di un attentato durante gli Anni di Piombo, Mario Melazzini, medico specialista in Ematologia generale Clinica e Laboratorio e ricercatore in ambito onco-ematologico, Bruno Mastroianni, filosofo, giornalista e autore di trasmissioni RAI, Antonia Chiara Scardicchio,
professore associato in Pedagogia Generale e Sociale Università degli Studi di Bari, Cesare Moreno, presidente dell’associazione Maestri di Strada. Al convegno conclusivo del Meeting, “Cosa c’è Oltre la Notizia” parteciperanno i direttori delle principali testate locali. Ma spazio anche agli spettacoli: dal teatro impegnato di Sara Bevilacqua, che con Meridiani Perduti Teatro porta in scena “La Stanza di Agnese”, ferita ancora aperta dalla strage di via D’Amelio, passando per “Mio fratello rincorre i dinosauri”.