Attesi dal suo amore: spiritualità apostolica – la definitiva scelta vocazionale di Don Bosco per i giovani

 

Spiritualità apostolica – la definitiva scelta di Don Bosco per i giovani 

La motivazione vocazionale è dettata dall’amore per i giovani: se don Bosco non si occuperà di quei poveri fanciulli nessun altro lo farà al suo posto. Questo dice l’unicità e l’insostituibilità di una chiamata che viene da Dio. Essa ha bisogno di essere onorata in prima persona singolare e in prima persona plurale, perché ogni autentica vocazione diverrà sempre e comunque una convocazione per molti. 

CNOS-FAP: La riforma dell’istruzione tecnica e professionale al centro del dibattito: esperti e istituzioni a confronto sul futuro della formazione

Il 14 novembre 2024 a Palazzo Giustiniani, CNOS-FAP e PTSCLAS presenteranno i dati dell’Osservatorio sulle Politiche Attive del Lavoro e Formazione, che mostrano investimenti per 2,1 miliardi di euro nel 2023. Al centro del dibattito la nuova riforma della filiera tecnologico-professionale e il modello “4+2”, con la partecipazione di rappresentanti istituzionali ed esperti del settore.

Roma, 31 ottobre 2014 – Oltre 2,1 miliardi di euro investiti nel 2023 per politiche della formazione e del lavoro, di cui il 70%, 1,4 miliardi, destinati alla formazione professionale e il 30%, 640 milioni, destinati alle politiche attive del lavoro. Sono questi i dati che verranno presentati il 14 novembre 2024 presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani a Roma, durante il seminario annuale
organizzato da CNOS-FAP e PTSCLAS sulle politiche della formazione professionale e del lavoro.

L’evento, che si terrà dalle 9:30 alle 13:00, metterà al centro del dibattito la recente Legge n.121/2024 sulla riforma della filiera tecnologico-professionale. La sperimentazione, che coinvolgerà 176 istituti per un totale di 201 filiere formative, rappresenta una risposta concreta alle sfide poste dal Piano nazionale “Industria 4.0” e alla crescente automazione del mercato del lavoro. “In un contesto dove la trasformazione digitale sta rapidamente rendendo obsolete molte competenze tradizionali, la riforma rappresenta un’opportunità strategica per allineare la formazione alle reali esigenze del mercato del lavoro”, dichiara Giuliano Giacomazzi, Direttore Generale CNOS-FAP, che aprirà i lavori del convegno. Sara Frontini di PTSCLAS presenterà i dati 2023 dell’Osservatorio sulle Politiche Attive del Lavoro e della Formazione, evidenziando come nel corso dell’anno siano stati pubblicati 250 avvisi regionali, di cui 182 riguardanti le politiche della formazione. “L’analisi mostra un significativo investimento nella formazione ordinamentale, che ha assorbito il 74% delle risorse stanziate, pari a circa 1,1 miliardi di euro”, anticipa Frontini. Mattia Dolci di PTSCLAS approfondirà invece il tema del sistema VET (Vocational Education and Training) italiano nel contesto europeo: “Nonostante il crescente interesse per l’istruzione professionale, l’offerta formativa VET in Italia rimane ancora limitata rispetto agli altri Paesi OCSE. La nuova riforma, introducendo le filiere formative integrate, rappresenta un passo importante per colmare questo gap”.

Il dibattito, moderato da Gianni Bocchieri, esperto in politiche formative e del lavoro, vedrà la partecipazione di figure di spicco del settore, tra cui Natale Forlani (Presidente INAPP), Carmela Palumbo (Capo Dipartimento MIM), Massimo Temussi (Direttore Generale Ministero del Lavoro), Paola Nicastro (Presidente e AD di Sviluppo Lavoro Italia SpA) e rappresentanti della Regione Lombardia, Paolo Mora (DG Formazione e Lavoro), della Regione Marche, Massimo Rocchi (Dirigente Settore Formazione Professionale, Orientamento e Aree di Crisi Complesse) e della Regione Campania, Armida Filippelli (Assessora alla Formazione Professionale). Al centro della discussione, l’attuazione del modello “4+2” e il suo impatto sul sistema della formazione professionale italiano. La mattinata si concluderà con gli interventi degli operatori del sistema – Alessandro Chiorri (CNOS-FAP Lazio), Roberto Sella (ITS Academy Angelo Rizzoli) e Alfonso Balsamo (Confindustria) – che affronteranno gli aspetti operativi della riforma e le opportunità per il mondo produttivo. Le conclusioni saranno affidate a Paola Vacchina, Presidente di FORMA.

INFORMAZIONI DI CONTATTO: comunicazione.nazionale@cnos-fap.it

 

Speranza – Il cuore missionario di Don Bosco

Speranza – Il cuore missionario di Don Bosco

Lectio e scheda carismatica

Nella lunga sezione di Gv 7,1-10,21, il focus è decisamente sul contrasto tra Gesù e le autorità del popolo. In questa sezione, infatti, troviamo, in particolare, due capitoli (8 e 9) nei quali, in modo diretto o indiretto, le parole o i gesti/segni del Signore vengono pesantemente questionati dai farisei o dai giudei. In tale contesto, la celebre parabola – il testo parla, però, di paroimia, «similitudine» (v. 6) – del buon pastore si colloca in stretta connessione con il capitolo che la precede (9,1-41). In particolare, il collegamento in questione si coglie leggendo 9,39-41 in continuità con quanto segue: in questi versetti, infatti, il Signore commenta con i farisei la guarigione del cieco nato appena conclusasi con la professione di fede di quest’ultimo («credi nel figlio dell’uomo?» [v. 35]; «credo, Signore!» [v. 38]). Tale commento mette in luce quanto la vera cecità consiste nel pensare di vederci pur essendo incapaci di vedere (v. 41) – un’allusione chiara all’incapacità di riconoscere il proprio peccato e, quindi, essere guariti. Sembra, quindi, che i primi destinatari della similitudine del pastore bello/buono siano proprio i farisei (cf 10,6).

“La Grande speranza” di Bartolomeo Sorge (Aggiornamenti sociali, febbraio 2008)

«Cristo – esordisce l’enciclica – è venuto a rivelarci che la nostra vita non finisce nel vuoto, ma l’uomo è destinato all’incontro con Dio, è stato creato “per essere riempito da Lui”» (n. 33). Per questo in Cristo siamo stati redenti e salvati. Questa certezza, che nasce dalla fede nella Parola di Dio, genera nel cuore del credente una «grande speranza», capace di dare senso a tutta la sua vita e di sostenerla anche nei momenti più difficili e faticosi. Infatti, è molto diverso vivere e agire con la consapevolezza che l’uomo e la sua operosità sono destinati non a finire nel nulla, ma a rimanere per sempre in un mondo redento e trasfigurato. Pertanto, l’annuncio cristiano della salvezza non è solo una «buona notizia»,  un’«informazione»; ma porta con sé una vera

Lectio di ottobre

 

Preghiera

Beata Maria Romero Meneses (FMA), testimone di speranza

«Suor Maria dinanzi alle difficoltà non è venuta meno, diceva: ‘Il mio Re e la mia Regina mi aiuteranno’. Era una persona di speranza, ecco perché credo che abbia vissuto felice e allegra; non l’ho mai vista triste, ma era ottimista. Ha sperato senza limiti quello che voleva ottenere»
(Beata Calvo Brenes de Sánchez).

«La speranza la manteneva serena, era di una equità di carattere senza compromessi, con un sorriso ben definito sulle labbra e un’espressione sul
viso, come chi è sicuro che il suo cammino è retto e gradito al Signore.  Si fidava contro ogni speranza»
(Suor Teresa Rodríguez).

«Posso dire che Suor Maria ha vissuto piena di speranza che rifletteva nella sua serenità e allegria contagiosa. Colmava di conforto le persone che le si avvicinavano tristi o quasi disperate per chiederle un favore, facendo vedere che Dio le amava e che non le avrebbe deluse. Molte volte si è sentita ripetere: “So di chi mi sono fidata”».
(Suor Manuelita Andrade).

Lei stessa ripeteva: «Siamo i pellegrini che vanno in Paradiso, la fede illumina il nostro destino. La meta sta nell’eterno, la nostra Patria è il Cielo, la speranza ci guida e l’amore ce lo farà ottenere. L’uomo raggiunge la sua pienezza nell’amore per gli altri»
(F XII 75).

Preghiera di novembre

 

Spiritualità apostolica – Il cuore missionario di Don Bosco

Spiritualità apostolica – Il cuore missionario di Don Bosco

Lectio e scheda carismatica

Il brano che apre la lectio (Mc 6,34-44) fa parte della sezione denominata “sezione dei pani”. Tale denominazione si spiega col fatto che proprio in questi capitoli Mc colloca il racconto delle due moltiplicazioni dei pani e dei pesci (6,34-44; 8,1-10) e anche una discussione tra Gesù e i discepoli a proposito del significato di questo segno (8,14-21; cf 6,52). Questo fatto mette bene in evidenza come il centro di gravità di questa sezione sia l’insegnamento che Gesù dà ai discepoli circa la propria identità.

La moltiplicazione dei pani non è tanto un gesto miracoloso che deve «soddisfare un bisogno» (sull’ambiguità di questa lettura, cf Gv 6,26) quanto un’anticipazione della cena pasquale e, quindi, un segno che manifesta il mistero della persona di Gesù. La sovrabbondanza dei pani (richiamata nella discussione con i discepoli in Mc 8,14-21), rilevata nella «sazietà» di chi ha mangiato (v. 42) e nel numero delle ceste degli avanzi (v. 43), allude alla eccedenza del dono di vita e, per così dire, all’eccedenza dell’incredulità dei discepoli: non solo Gesù è andato incontro alle necessità della folla con pochi mezzi ma lo ha fatto non in modo «misurato» o con calcolo ma sovrabbondante. La matematica di Dio, per così, non è quella dei discepoli stessi.

Dalle “Memorie dell’Oratorio”, seconda decade

Un giorno il teologo Borel, in presenza del sac. Pacchiotti Sebastiano e di altri, prese a dirmi così: – Per non esporci a perdere tutto è meglio salvare qualche cosa. Lasciamo in libertà tutti gli attuali giovanetti, riteniamone soltanto una ventina dei più piccoli. Mentre continueremo ad istruire costoro nel catechismo, Dio ci aprirà la via e l’opportunità di fare di più.
Loro risposi: – Non occorre aspettare altra opportunità il sito è preparato, vi è un cortile spazioso, una casa con molti fanciulli, porticato, chiesa, preti, chierici, tutto ai nostri cenni.
– Ma dove sono queste cose? interruppe il T. Borel.
– Io non so dire dove siano, ma esistono certamente e sono per noi.
Allora il T. Borel, dando in copioso pianto, «Povero D. Bosco, esclamò, gli è dato la volta al cervello». Mi prese per mano, mi baciò e si allontanò con  D. Pacchiotti.

Lectio di ottobre

 

 

Preghiera

Sant’Artemide Zatti, un segno vivente della compassione e della misericordia di Dio per i malati. Dalla lettera del Rettor Maggiore a pochi giorni dalla canonizzazione di Artemide Zatti:

«Zatti ha vissuto con radicalità evangelica la certezza che il servizio, che è stata la sua caratteristica vocazionale – la diakonia – rende credibile, riconoscibile, amabile, il volto della Chiesa. La porta del servizio attrae il cuore umano, specie quando è provato dalla vita e dalla sofferenza, e apre all’esperienza dell’incontro con Gesù, il vero Buon Samaritano, e Zatti ha fatto del suo meglio per vivere come un buon samaritano. “L’ospedale e le case dei poveri, visitati notte e giorno viaggiando su una bicicletta, considerata ormai elemento storico della città di Viedma, furono la frontiera della sua missione. Visse la donazione totale di sé a Dio e la consacrazione di tutte le sue forze al bene del prossimo”.

Preghiera di ottobre

 

Progetto quinquennale CNOS-FAP e Schneider Electric: visori e plastici 3D per il futuro professionale dei giovani

La Fondazione CNOS-FAP insieme alla Fondazione Schneider Electric e Schneider Electric Italia, ha annunciato, in occasione dell’incontro nazionale dei settori Elettrico ed Energia della Fondazione CNOS-FAP ETS tenutosi il 30 ottobre 2024 presso la sede di Salesiani Don Bosco Mestre, l’avvio di un nuovo progetto quinquennale (2024-2028) volto a potenziare le competenze STEM e tecnico-professionali nei settori elettrico/elettronico ed energia. L’obiettivo principale è attirare giovani, in particolare ragazze, nei percorsi di formazione professionale, riducendo la dispersione scolastica e fornendo strumenti pratici e teorici per prepararsi al mondo del lavoro.

Il progetto prevede un cofinanziamento tra i due enti: CNOS-FAP metterà a disposizione risorse umane, mentre Schneider Electric fornirà un contributo economico per le attrezzature didattiche. In totale, 36 Centri di Formazione Professionale (CFP) in tutta Italia beneficeranno dei kit didattici e delle tecnologie avanzate, tra cui valigette su automazione industriale, plastici 3D per Industria 4.0 e Smart Home, arricchite da software di realtà aumentata per offrire agli studenti un’esperienza pratica immersiva.

«La nostra missione salesiana -ha affermato don Giuliano Giacomazzi, direttore generale della Fondazione CNOS-FAP ETS- è sempre stata quella di offrire ai giovani una formazione di qualità, capace di prepararli alle sfide del mondo contemporaneo e di promuovere la dignità del lavoro. Grazie al contributo di Schneider Electric e della sua Fondazione, saremo in grado di potenziare le competenze dei nostri allievi nel campo dell’energia sostenibile, delle tecnologie intelligenti e della trasformazione digitale».

I beneficiari del progetto includeranno 5.500 studenti dei percorsi triennali e quadriennali e 100 formatori. Le attività formative saranno supportate dal personale CNOS-FAP, dai volontari di Schneider Electric, e dal partner Mondo Scuola Lavoro, garantendo così una sinergia tra educazione e mondo industriale.

«Per affrontare le sfide della sostenibilità, della transizione energetica e digitale – ha commentato Davide Zardo, amministratore delegato di Schneider Electric per l’Italia – servono forze nuove competenze. È quindi necessario investire sui giovani per prepararli per le sfide future. Abbiamo bisogno di diversità di intelligenze, vocazioni, competenze e se vogliamo fare sì che la crescita sia inclusiva dobbiamo assicurarci di non lasciare indietro nessuno».

Durante i 5 anni, verranno organizzati corsi di formazione per formatori salesiani, puntando a un miglioramento progressivo delle loro competenze tecniche. Inoltre, saranno realizzate attività di orientamento per oltre 3.300 studenti delle scuole superiori di primo e secondo grado, al fine di incentivare la scelta dei percorsi di formazione tecnica e professionale.

“Carisma e cultura per il futuro”: weekend di formazione del CGS a Roma

Dal sito del CGS.

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Siamo lieti di presentare una nuova edizione del Week-end di formazione organizzato dalla nostra Associazione, che si terrà a Roma dal 1° al 3 novembre 2024.

L’appuntamento di quest’anno è destinato in modo specifico ai dirigenti dei Circoli locali e dei Coordinamenti territoriali, e in particolare ai giovani (dai 18 anni in su) già impegnati nell’animazione e nel coordinamento delle attività in ambito locale, che desiderano approfondire l’identità associativa CGS per una futura disponibilità negli Organi direttivi dell’Associazione, a tutti i livelli, anche in preparazione della prossima Assemblea nazionale elettiva, prevista dal 2 al 4 maggio 2025.

Obiettivi: Conoscere e approfondire la nostra identità salesiana, associativa e culturale, attraverso i documenti, la storia dell’Associazione e il confronto a più voci tra Soci che rappresentano realtà, generazioni ed esperienze diverse. Ci si propone di vivere un’esperienza di condivisione e di confronto, più che di ascolto passivo dei relatori.

Programma e informazioni logistiche – clicca qui: programma aggiornato al 11/10/2024

Avvenire – Scuole paritarie, prosegue il confronto tra Cei e ministro

Prosegue con profitto l’interlocuzione tra la Cei e il Ministero dell’Istruzione sulle scuole paritarie. Nei giorni scorsi, i membri della giunta del Consiglio nazionale della scuola cattolica (Cnsc), guidati dal segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi e da monsignor Claudio Giuliodori, presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università e del Cnsc, hanno incontrato il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, per approfondire la situazione delle scuole paritarie cattoliche e di ispirazione cristiana, anche in vista dell’imminente varo della legge di bilancio 2025. L’incontro al Ministero fa seguito a una lettera che, lo scorso mese di agosto, il vescovo Giuliodori aveva inviato alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti e al ministro Valditara. Che, anche nelle scorse settimane, ha riconosciuto l’importanza della scuola paritaria all’interno dell’unico
sistema nazionale d’istruzione, così come stabilito dalla legge 62 del 2000.

In particolare, durante l’incontro con la giunta del Cnsc, Valditara, ribadendo la responsabilità e il diritto delle famiglie a compiere liberamente le proprie scelte educative, valore sancito anche dalla Costituzione, ha manifestato l’impegno personale e del Governo per fare significativi passi avanti su diversi versanti, pur a fronte di una non facile situazione economica: incremento dei La giunta del Consiglio nazionale della scuola cattolica con il ministro Valditara Scuole paritarie, prosegue il confronto tra Cei e ministro fondi per il sostegno degli alunni con disabilità; introduzione graduale di un buono scuola nazionale per le famiglie, sul modello di quello già riconosciuto dalla regione Lombardia; possibilità di partecipare ai bandi dei fondi Pnrr e Pon anche per le scuole paritarie dell’infanzia; incremento dei fondi dedicati a sostenere l’indispensabile servizio fornito dalle scuole paritarie dell’infanzia, unica presenza in molti comuni italiani.

«Da parte del ministro Valditara abbiamo ricevuto la conferma dell’attenzione per le scuole paritarie», sottolinea don Elio Cesari, presidente del Centro nazionale opere salesiane (Cnos) e rappresentante di Cism e Usmi nella giunta del Cnsc. «Abbiamo verificato con soddisfazione la disponibilità a riconoscere il valore della scuola paritaria – aggiunge don Cesari –. Si tratta di mettere in campo gli strumenti idonei a permettere alla famiglia di esercitare liberamente il diritto di scelta educativa». Così come, tra l’altro, sancito dalla nostra Costituzione all’articolo 30. «Il ministro – conclude il presidente del Cnos – ha ascoltato con attenzione le nostre proposte e si è dichiarato disponibile a prendere in considerazione le nostre richieste. In particolare quelle relative alla Dote scuola, un valido elemento di aiuto concreto alle famiglie».

Tema su cui insiste anche il presidente di Cdo Opere educative-Foe, Massimiliano Tonarini: «L’incremento dei costi registrato negli ultimi tempi, sta mettendo in difficoltà le nostre scuole, che vogliono continuare a essere popolari, secondo la loro missione originaria e non vogliono diventare scuole di élite». Dal canto loro, i membri della giunta hanno evidenziato che, a quasi 25 anni dalla legge di parità 62/2000, rimane ancora aperta la questione della parità economica. Sebbene alcuni passi siano stati fatti, in particolare dal Ministero e dal Governo in carica, in termini di risorse e di riconoscimento del valore della presenza della scuola paritaria per il Paese, purtroppo i contributi ricevuti dalle scuole paritarie sono ancora residuali rispetto ai costi da sostenere ed è un dato di fatto che sono le famiglie a farsi carico economicamente, con sempre maggiori difficoltà, del percorso educativo per i loro figli. In conclusione dell’incontro, che si è svolto in un clima di grande cordialità, tutti hanno condiviso il principio che il sistema scolastico del Paese è costituito da scuole statali e scuole paritarie che insieme offrono un servizio pubblico e quindi meritevole dello stesso trattamento, anche in termini di sostegno economico.

Seminario “Il primo annuncio e il dialogo interreligioso” della Regione Mediterranea a Madrid

Dall’11 al 13 ottobre, nella Casa Don Bosco di Madrid si è svolto il seminario “Il primo annuncio e il dialogo interreligioso” della Regione Mediterranea. Ecco li racconto di don Elio Cesari, presidente del Centro Nazionale delle Opere Salesiane.

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Un gruppo di salesiani e laici delle undici ispettorie della Regione Mediterranea si è riunito a nella nuova Casa don Bosco di Madrid dall’11 al 13 ottobre 2024 per riflettere e condividere alcune esperienze pastorali su “Il primo annuncio e il dialogo interreligioso”, seguendo il piano elaborato dalla Conferenza degli Ispettori della Regione al termine del CG28.

Nei giorni del seminario hanno predominato in noi due atteggiamenti.

  1. In primo luogo, volevamo ascoltare e contemplare la realtà con una prospettiva di fede. Il Concilio Vaticano II ha affermato che Dio è nascosto nei segni dei tempi e che per conoscere e interpretare i segni dei tempi abbiamo bisogno del dono dello Spirito e di assumere Gesù Cristo come criterio di discernimento.
  2. Il secondo atteggiamento è stato quello di cercare la forza teologica e pastorale della parola “dialogo”: “la Chiesa deve entrare in dialogo con il mondo in cui vive. La Chiesa diventa parola; la Chiesa diventa messaggio; la Chiesa diventa dialogo” (ES 34).

La finalità di questa nostra riflessione seminariale era di aiutare ed orientare le nostre Ispettorie nell’elaborazione dei PEPSI affinchè esse siano all’altezza delle sfide che il mondo di oggi ci presenta.

Siamo partiti con il primo passo, grazie alla relazione di Don Jesús Rojano, approfondendo il contesto socio-culturale odierno secolarizzato e pluralista pone alcune sfide per l’azione pastorale salesiana.

All’interno del seminario i giovani sono stati riconosciuti come produttori di cultura. Essi non sono solo ricettori di una situazione sociale, ma ne sono anche fautori e questo rappresenta una sfida per il carisma salesiano, il quale pone un forte accento sul protagonismo giovanile.

La posizione contemporanea dei giovani nei confronti della religione non assume (più) i caratteri di opposizione e di rifiuto tipici dei decenni passati, semmai i giovani appaiono piuttosto dubbiosi e scettici. Inoltre i confini tra credenti e non credenti si sono fatti più labili, soprattutto tra i giovani. Questo può rappresentare sia una preoccupazione sia un’opportunità pastorale.

L’Evangelii Nuntiandi di Paolo VI ha segnato il cammino post-conciliare della Chiesa circa la comprensione dell’evangelizzazione, Giovanni Paolo II ha rilanciato la tematica aprendo la riflessione circa la Nuova Evangelizzazione e Benedetto XVI ha colto il testimone istituendo e promuovendo il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Papa Francesco sceglie di connotare l’inizio del Suo Pontificato offrendo una riflessione sul tema dell’Evangelizzazione. Essa viene presentata nei suoi riflessi ecclesiali, nei suoi risvolti sociali e nelle sue esigenze spirituali e morali.

A livello salesiano, l’ultimo Capitolo Generale ha offerto alcune riflessioni circa il tema del nostro seminario:

Di fronte alla crisi globale dell’autorità, della tradizione e della trasmissione siamo sfidati sugli stili, sui contenuti e sulle modalità di annunciare Gesù Cristo, in quanto ci sentiamo tutti chiamati ad essere “missionari dei giovani”. Convinti della necessità di arrivare al loro cuore, sentiamo l’urgenza di proporre con più convinzione il primo annuncio, perché «non c’è nulla di più solido, di più profondo, di più sicuro, di più consistente e di più saggio di tale annuncio» (Christus vivit, n. 214)

Il secondo passo è stato offerto grazie a don Gustavo Cavagnari, che ha approfondito la missione evangelizzatrice della Chiesa come il compito principale e l’identità più profonda della Chiesa stessa. L’evangelizzazione, per dirla con le parole di San Paolo VI, “è un processo ricco, complesso e dinamico” e consiste nel realizzare con parole e opere la trasmissione del Vangelo, favorire l’incontro e la conoscenza con la Persona stessa di Cristo. L’evangelizzazione è un processo composto e articolato. Essa si realizza innanzitutto attraverso la testimonianza: non può esistere una evangelizzazione che non passi attraverso la testimonianza di vita cristiana dei fedeli, tutto nasce da un incontro, da una condivisione di vita.

La testimonianza però da sola risulta insufficiente: è necessario un annuncio esplicito della persona di Gesù, affinché possa essere svelato il mistero che abita la testimonianza di vita dei cristiani. Senza l’annuncio la testimonianza rischia di rimanere indecifrabile agli occhi e al cuore degli uomini del nostro tempo. Senza la testimonianza l’annuncio risulta vuoto e sterile. In questi giorni abbiamo imparato a riconoscere la testimonianza e l’annuncio come i due polmoni di un unico respiro.

Nel Seminario abbiamo anche riflettuto su alcune concretizzazioni pastorali legate all’accompagnamento, facendo un terzo passo grazie al contributo di don Koldo Gutierrez:

  1. Il Vangelo non è per alcuni, ma per tutti. Partiamo dalla consapevolezza che il Vangelo è per tutti, senza esclusione, perché il Signore ci manda a tutti. È quanto ha detto Papa Francesco ai giovani: “Non abbiate paura di andare a portare Cristo in qualsiasi ambiente, anche nelle periferie esistenziali, anche a coloro che sembrano i più lontani, i più indifferenti. Il Signore cerca tutti, vuole che tutti sentano il calore della sua misericordia e del suo amore” (ChV 177).
  2. La proposta pastorale non è tanto ciò che facciamo quanto un’espressione di ciò che siamo. La proposta pastorale, prima di essere intesa come azione, deve essere considerata come espressione di ciò che siamo. In questo senso, la prima cosa da affermare è che la nostra pastorale richiede di riconoscere che siamo comunità cristiane che hanno qualcosa da proporre ai giovani, anche a quelli che professano altre fedi o non ne professano affatto, e questa proposta pastorale si sostanzia nel Vangelo. Questo apre un interessante campo d’azione volto alla cura e alla formazione sia dei giovani che degli stessi operatori pastorali.
  3. Proporre una pastorale che tocchi il cuore del giovane e dell’evangelizzatore. Ciò significa riconoscere l’importanza della conversione: personale, intellettuale e religiosa. A tal fine, cerchiamo vie pedagogiche per suscitare e risvegliare il desiderio di fede, per avviare e accompagnare all’esperienza di Dio. I primi passi di questo processo mirano a risvegliare il desiderio di Dio, a rendere le persone consapevoli della propria interiorità, ad aiutarle a connettersi con le domande di senso, a riconoscere di essere abitate da una Presenza.
  4. Credere con il cuore e vivere con gioia. Nel testo della conversione dell’etiope negli Atti degli Apostoli, vediamo come la fede tocchi il suo cuore e poi si metta in cammino con gioia. L’eunuco, immagine di un uomo debole, crede di cuore. Qualcosa ha toccato il suo cuore e ha raggiunto le profondità della sua vita: Gesù stesso. La gioia è il frutto della fede.
  5. Dialogo e apprendimento. Annunciare il Vangelo ai giovani significa dialogare con loro, ma anche imparare da loro. Parlare ai giovani è possibile solo se prima li ascoltiamo. Dobbiamo prendere sul serio ciò che il Sinodo dice sui giovani quando afferma che i giovani sono un luogo teologico: “Il Sinodo ha cercato di guardare ai giovani con l’atteggiamento di Gesù, per discernere nella loro vita i segni dell’azione dello Spirito. Crediamo infatti che anche oggi Dio parli alla Chiesa e al mondo attraverso i giovani, la loro creatività e il loro impegno, così come le loro sofferenze e le loro richieste di aiuto” (FD 64).
  6. Una pastorale di crescita. Crescere significa andare avanti, andare oltre. Come accompagnatori, piantiamo semi di pienezza. I semi di pienezza aprono orizzonti ampi e ci fanno guardare oltre noi stessi. Molte delle nostre proposte pastorali si collocano in questa pastorale della crescita. In particolare, dobbiamo sottolineare l’importanza degli itinerari formativi, e soprattutto dell’itinerario di educazione alla fede, sapendo che la fede non è una conquista ma un dono che dobbiamo accogliere.
  7. Una pastorale della ricerca. Questa preoccupazione per la pastorale della ricerca è urgente, soprattutto in quei contesti dove le tracce religiose hanno perso forza e vigore, o nel contesto di minoranza religiosa. Saper comunicare con i cercatori significa aprire ponti di relazione; significa intendere il dialogo non solo come comunicazione di idee ma soprattutto di doni; significa curare i semi della Parola. In questi semi la Parola è già presente, anche se in forma incipiente, e la direzione verso cui puntano è la Parola.

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Giubileo degli Adolescenti: le indicazioni per la partecipazione

Dal sito della CEI.

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Dal 25 al 27 aprile 2025 vivremo insieme il Giubileo degli Adolescenti.  Il pellegrinaggio giubilare, la compagnia degli amici del gruppo, il respiro della Chiesa universale, sono alcuni degli ingredienti dei giorni che vivremo assieme.

Il Giubileo a Roma sarà una parte del cammino. L’esperienza giubilare, infatti, inizia con il coinvolgimento, l’approfondimento, la preghiera prima della partenza a livello parrocchiale e Diocesano, nelle proposte delle Associazioni, dei Movimenti e degli Istituti di vita religiosa. Continua poi, una volta tornati a casa, con un momento di verifica e festa e con il racconto di ciascuno nel quotidiano.
Questo tempo di Grazia è un’occasione perché la misericordia di Dio e l’esperienza di Chiesa come popolo in cammino possa portare luce nelle scelte di tuti i giorni sia dei ragazzi e delle ragazze che vivranno questa esperienza, sia dei loro educatori e delle comunità che li accompagneranno.

LE ISCRIZIONI APRIRANNO A BREVE.

Negli allegati, che vi chiediamo di leggere attentamente, troverete:

-Note informative per la stampa “opuscolo” e/o per la stampa in A4 con all’interno le informazioni sulle iscrizioni e “pacchetti del pellegrino”, kit del pellegrino, alloggi, cibo, trasporti, assicurazione, vescovi, presbiteri, diaconi, programma di massima;

0Vademecum per l’uso degli allegati: informazioni e note per la compilazione degli allegati;
1. Nomina responsabile trattamento dati Diocesi;
2. Elenco partecipanti;
3. Iscrizione giubileo minorenne;
4. Iscrizione giubileo maggiorenne;

-I loghi scaricabili del “Giubileo degli Adolescenti”

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Caterina, Giulia, Alessandro e Filippo: gli studenti della scuola salesiana di Brescia raccontano la loro esperienza al convegno CISM USMI

AL convegno sulla scuola cattolica organizzato da CISM e USMI a settembre a Roma, ha partecipato una delegazione dell’Istituto Salesiano Don Bosco di Brescia. Ecco il loro racconto.

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Immaginate di essere dei ragazzi di seconda e terza media e avere l’occasione di rappresentare la vostra scuola ad un qualunque evento. Si potrebbe definire prima di tutto un’emozione, un onore e un passo importante per la propria crescita. È qualcosa che dipende dalle occasioni, a volte una possibilità inaspettata, in ogni caso da cogliere al volo.
Immaginate ora di essere gli stessi ragazzi di seconda e terza media e avere l’occasione di rappresentare non solo la vostra scuola, ma un’organizzazione scolastica intera con un carisma ben definito come quello salesiano e di Don Bosco.

Aggiungete il fatto che l’evento, in più, non è una semplice occasione, ma un Convegno delle scuole cattoliche, il primo per giunta, a Roma, organizzato da CISM e USMI, realizzato dal 19 al 21 settembre 2024 all’Università Santa Croce. In particolare, durante il terzo giorno di lavori, lo spazio era dedicato alle scuole, affinché presentassero i loro progetti attivi e il loro modus operandi.

Erano presenti cinque scuole a livello nazionale e, per il nord Italia, l’ambasceria era composta da una delegazione della scuola media dell’Istituto Salesiano Don Bosco di Brescia. È con questa bellissima responsabilità che i nostri quattro rappresentanti, Caterina Gnutti (della classe 3A), Giulia Cresci (della classe 2B), Alessandro Consolandi (della classe 3B) e FIlippo Taglietti (della classe 2C), sono partiti venerdì 20 settembre da Brescia alla volta della Capitale. La loro missione? Raccontare ciò che loro e tutti gli altri ragazzi della scuola media Don Umberto Pasini di Brescia vivono quotidianamente all’interno dell’Istituto Salesiano.

“Quando mi hanno chiesto di poter far parte di questo convegno, ho provato grande agitazione. Cosa dovevo dire? Come dovevo comportarmi? Poi, con il passare dei giorni, abbiamo deciso quali dovessero essere i punti importanti del nostro discorso, ci siamo confrontati e organizzati e questo mi ha reso più sicuro e convinto.” dice Filippo.

La scuola ha voluto che fossero i ragazzi i primi ad essere coinvolti nell’organizzazione dell’intervento: accompagnati dagli educatori, si sono divisi gli argomenti e hanno scelto di portare ognuno una tematica, partendo da un canovaccio già pronto e personalizzandolo secondo le loro impressioni e la loro esperienza. Proprio questa personalizzazione è stata la chiave del successo degli interventi dei quattro ragazzi, in un convegno che aveva come principale protagonista il pluralismo educativo: la scelta è stata quella di mostrare il pluralismo pedagogico che la scuola salesiana realizza, attraverso attività che mirano alla crescita dell’individuo in un’ottica di aiuto reciproco e missione collettiva. La diversificazione e la trasversalità delle proposte mirano a far emergere i talenti di ognuno,  senza che si rimanga necessariamente legati alle discipline e alla gerarchia delle attitudini, alcune delle quali nell’immaginario collettivo vengono ritenute erroneamente più importanti di altre. I quattro giovani hanno raccontato durante il convegno la loro esperienza in prima persona, con la doverosa preparazione in vista di una tale occasione, ma anche attraverso la necessaria spontaneità di chi ha vissuto davvero le situazioni descritte.

Filippo ha parlato del percorso di Educazione Digitale che la scuola sta attuando, un progetto che nasce dalla voglia di mettere al centro la crescita della persona prima di tutto nel reale, ma con la consapevolezza che la dimensione virtuale sta diventando sempre più importante, motivo per il quale risulta necessario prendersene cura.

Alessandro ha raccontato delle Compagnie Salesiane, prima immagine del carisma salesiano e di Don Bosco, in più quest’anno completamente rinnovate per quanto riguarda la scuola media di Brescia. Giulia si è soffermata su una questione più pratica, la disposizione a isole delle classi, utile per coltivare dei rapporti corretti e collaborativi tra i ragazzi, attraverso l’aiuto reciproco e il riconoscimento dei pregi e delle difficoltà personali e del prossimo. Si è entrati poi nel concreto quando Giulia ha descritto con grande efficacia l’esempio di un lavoro cooperativo svolto durante le ore di italiano, sfruttando proprio la disposizione a isole.

Caterina infine ha descritto un progetto a cui la scuola aderisce da tempo, il “Si può fare”, che permette ai ragazzi di  sviluppare un gran numero di competenze in uno stesso lavoro. Il progetto consiste nel costruire in gruppo un gioco sfruttando i principi della fisica e materiali già confezionati. Oltre al gioco, ogni singolo gruppo deve idearne la pubblicità di lancio e scrivere un diario di bordo che tenga nota di tutti i passaggi che hanno portato alla creazione
del prodotto finale, errori e fatiche compresi. È proprio Caterina a raccontare la sensazione di essere davanti a un pubblico di esperti per rappresentare la scuola: “Durante il convegno sentivo il cuore in gola dall’emozione, avevo
una gran paura di dire qualcosa di sbagliato. Poi, quando ho ricevuto il microfono e ho iniziato a parlare, è passato tutto e ho semplicemente spiegato quello che avevo vissuto durante il progetto “Si può fare”. Sono davvero contenta di com’è andata!”

L’intervento dei ragazzi però non è stato l’unico momento emozionante: essi sono stati anticipati da un video che ha raccontato l’esperienza di altri giovani come loro nel nostro cortile e negli spazi della scuola. Come sottolineato da un rappresentante di un altro istituto presente al convegno, ciò che ha colpito i presenti è stato soprattutto il modo in cui Caterina, Alessandro, Giulia e Filippo hanno guardato il filmato, con gli occhi fieri di chi vive quotidianamente un’esperienza che evidentemente dà loro molto, sia nelle bellezze sia nelle fatiche di ogni giorno.

Quel che conta però è soffermarsi su un elemento fondamentale: i quattro ragazzi sono rappresentanti di un modo di intendere la scuola, ambasciatori di un gruppo ben più grande. Hanno portato con loro l’esperienza di tanti altri giovani, di tutti gli altri compagni di scuola, come una grandissima squadra, che non può fare a meno di nessuna individualità. Le attività che sono state descritte infatti rappresentano un modo di vedere la scuola di un sistema ben più grande del singolo istituto locale, una prospettiva che parte dal necessario confronto tra sedi diverse: è stata l’occasione per mostrare quanto il carisma salesiano, a livello generale, operi affinché i giovani di ogni luogo possano trovare la propria strada. La chiusa perfetta ce la concede Alessandro: “La soddisfazione è stata grande, già poco
dopo l’intervento era evidente la gioia di aver raccontato ciò che tutti noi facciamo quotidianamente. Siamo andati in quattro ma eravamo più di duecentocinquanta.”