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Italia – Risultati e prospettive della III Scuola per Delegati ispettoriali per la Pastorale Giovanile Salesiana

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Torino) – Sono terminate mercoledì 18 maggio le attività della III Scuola di Delegati ispettoriali per la Pastorale Giovanile Salesiana. Le sessioni formative, che hanno coinvolto circa 50 Delegati ispettoriali di Pastorale Giovanile provenienti da tutto il mondo, sono state organizzate in moduli teorico-applicativi i cui insegnamenti si sono concentrati intorno ad una pluralità di temi di assoluta rilevanza.

Tali temi sono stati:

1. Visione antropologica e chiavi interpretative del modello educativo pastorale salesiano.

2. Fonte carismatica del modello educativo pastorale salesiano: Il Sistema Preventivo ed il “cuore oratoriano”.

3. La leadership pastorale, lo sviluppo di relazioni interpersonali significative e il fronteggiamento dei conflitti.

4.  Organicità e continuità nella Pastorale Giovanile: dinamiche all’interno di un’Ispettoria, gestione delle commissioni e gruppi in ambito pastorale ispettoriale.

5. Intervento pastorale nelle Comunità Educativo-Pastorali e nei diversi settori della Pastorale Giovanile: criteri di verifica, elementi di significatività e cammino verso una maggiore significatività.

6. Integrazione di competenze personali, relazionali e accompagnamento spirituale nella vita del Delegato.

7. Comprensione della Pastorale del “contagio”, del “vieni e vedrai”, l’animazione vocazionale che narra con il proprio volto raggiante e la propria gioia di vivere ciò che capita ad una persona che offre il suo “sì” al Signore.

8. Implicanze della progettazione nei diversi aspetti dell’esperienza educativa e pastorale (cultura della riflessione, “fermarsi, pensare e agire” per il Progetto Organico Ispettoriale, il Progetto Educativo Pastorale Salesiano Ispettoriale): la decisione pastorale esige che si giunga al concreto della programmazione.

9.  Visita guidata ai luoghi salesiani che hanno visto lo svolgersi della splendida avventura umana e cristiana di Don Bosco: le sue scelte, i valori ispiratori e le sue realizzazioni acquistano così una singolare forza evocativa e pastorale.

10. Promozione dell’ecologia integrale, il valore della musica e della preghiera con i giovani.

“Da queste giornate nascono alcune sfide che siamo chiamati ad affrontare come animatori ispettoriali di Pastorale Giovanile – ha commentato don Miguel Angel García Morcuende, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile –: quella della fiducia, che non ha paura di offrire una proposta coraggiosa, evangelicamente esigente e al tempo stesso profondamente umana; quella della lucidità, che ci aiuta a non perdere il modello salesiano di fare pastorale e tenere fisso lo sguardo su ciò che conta nei diversi momenti storici; quella della convinzione, che la sequela di Cristo vale la pena, e che il dono totale di sé alla causa del Vangelo è qualcosa di stupendo e bello che può dare un senso a tutta una vita”.

È stata un’esperienza salesiana che ha riacceso il senso di appartenenza alla Congregazione, ha risvegliato il desiderio di ravvivare nei confratelli la carità pastorale e una attenzione verso le nuove periferie.

Inventare il futuro. La testimonianza di Armida Barelli

di Paola Bignardi

La beatificazione di Armida Barelli è un evento di grande significato, in particolare per la Chiesa e per la società italiane. La sua spiritualità, i suoi linguaggi, il suo modo di fare sono quelli tipici del suo tempo, eppure sono percorsi, come linfa sotterranea, da una tensione verso il futuro che molte delle sue scelte hanno indicato e precorso. Penso in particolare a ciò che la Barelli ha fatto per le giovani donne, in un tempo in cui erano semplicemente “angeli del focolare”, con espressione poetica a coprire tante storie di umiliazione, di sfruttamento, di subordinazione.
Con la sua beatificazione, la Chiesa propone un modello cui guardare, in un tempo in cui la promozione della donna nella Chiesa e nella società è un processo tutt’altro che compiuto.

Una vita straordinaria

Armida Barelli nasce a Milano nel 1882, seconda di sei figli. La sua è una famiglia borghese che guarda con sospetto il mondo clericale. Tuttavia Armida frequenta la scuola delle Orsoline e poi il collegio in Svizzera. Qui vive le sue prime esperienze religiose; non una folgorazione ma la scoperta a poco a poco del valore dei passi che conducono verso Dio. E Dio la condusse a scegliere di vivere verginità e apostolato, restando nel mondo.
Profonda è la sua gioia nello scoprire come nella sua vita di laica permaneva la possibilità di una comunione con il Signore: «Mi canta nell’animo l’amore del Signore; in strada dico ogni giorno il Rosario intero e mi pare di essere sola con lui anche in mezzo al frastuono; Dio mi ha investita». Si è colpiti dalla gioia di questa scoperta che è una grande acquisizione per la vita dei laici: la possibilità della comunione con il Signore dentro la vita ordinaria, dentro il frastuono della città, dentro un’esistenza fatta delle cose comuni a tutti, in tram o tra gli impegni, facendo anticamera o incontrando le persone.

Promuovere le donne: la Gioventù Femminile di Azione Cattolica

La grande opera della Barelli fu soprattutto la fondazione della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, L’avventura ha inizio nel ’17, quando il card. Ferrari, arcivescovo di Milano, le propone di impegnarsi per incrementare l’associazionismo cattolico ambrosiano, presente in appena quattro parrocchie della città. Armida, in pochi mesi, favorì la nascita di 90 circoli con 5000 iscritte. Dopo l’eco di quei successi Benedetto XV la nominò vicepresidente delle donne cattoliche, con particolare incarico per il settore giovanile: è il 1918. In ogni diocesi nacque la Gioventù Femminile di Azione Cattolica (GF), che riunì oltre un milione di giovani. Esse venivano formate ad una religiosità consapevole e matura che doveva esprimersi in famiglia e nella società.
L’opera di formazione e di alfabetizzazione religiosa compiuta dalla Barelli attraverso la GF fu veramente straordinaria. Si pensi ai catechismi e ai corsi di esercizi spirituali, che coinvolsero un numero imponente di giovani donne in un’esperienza di formazione spirituale che non poteva non lasciare un’impronta. Nel 1936 si iscrissero alla gara di “cultura religiosa” per giovani donne più di 500 mila socie. Nel 1938 “Squilli di risurrezione”, il giornale che arrivava alle socie, raggiunse 1 milione e 119 mila copie che arrivavano nelle case: una cifra sbalorditiva, soprattutto considerando i tempi.
Nel 1928 la Barelli fondò insieme a padre Gemelli l’Opera della Regalità, impegnata nella promozione del movimento liturgico, attraverso iniziative per convegni e ritiri e la diffusione di un opuscolo settimanale che illustrava i testi della messa. La celebrazione eucaristica, infatti, era in latino e la gente non capiva la Parola di Dio e il senso della liturgia: ben prima del Concilio, dunque, Armida promuove la vita liturgica della comunità cristiana attraverso dei sussidi che, settimana dopo settimana, intendevano porre alla portata di tutti la Parola di Dio e il contenuto della liturgia. Ancora una volta un’azione formativa, mossa dalla necessità di una vita cristiana consapevole, che non fosse fideistica e fondata su un volontarismo vuoto, bensì capace di esprimere ragioni prima di tutto davanti a se stessi.
La Barelli si è adoperata moltissimo per portare le donne fuori dalle mura domestiche in un tempo in cui questo non era abituale; per aiutarle a superare un atteggiamento di sottomissione affidando loro una missione ecclesiale e sociale; per favorire l’emancipazione ecclesiale e sociale della donna attraverso la cultura e la responsabilità: due ambiti in cui ancor oggi nella Chiesa le donne più difficilmente riescono ad essere coinvolte.
Si tratta di iniziative che, tutte, parlano di intraprendenza, di coraggio, del gusto di inventare il futuro.

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Valdocco: iniziata la III Scuola di Delegati ispettoriali per la Pastorale Giovanile Salesiana

Il 4 maggio è iniziata una delle proposte fatte nella programmazione del sessennio 2020-2026 del Settore per la Pastorale Giovanile: l’accompagnamento e la qualificazione dei Delegati ispettoriali per la Pastorale Giovanile, alla quale partecipano 46 delegati di tutte le Regioni. Di seguito la notizia riportata dal sito di ANS.

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(ANS – Torino) – Il 4 maggio è iniziata una delle proposte fatte nella programmazione del sessennio 2020-2026 del Settore per la Pastorale Giovanile: l’accompagnamento e la qualificazione dei Delegati ispettoriali per la Pastorale Giovanile. Tre sono gli scopi di questa iniziativa alla quale partecipano 46 delegati di tutte le Regioni. In primo luogo, offrire una visione approfondita del modello educativo-pastorale salesiano, in linea con il “Quadro di Riferimento” per la Pastorale Giovanile Salesiana. Vengono ripresi anche le esperienze o servizi di animazione ed orientamento vocazionale, le strategie e gli interventi educativi riguardanti i giovani e la preghiera, il tema del rapporto giovani, musica e media e, per ultimo, l’ecologia integrale.

In secondo luogo, fornire delle competenze adeguate e abilità chiavi per animare, gestire e coordinare le dinamiche del servizio di animazione pastorale ispettoriale, vale a dire, il rapporto con: l’Ispettore e il suo Consiglio, le comunità e le opere, l’Equipe Ispettoriale di Pastorale Giovanile e le commissioni e gruppi di animazione ispettoriale, la Famiglia Salesiana, la propria “Job description” ed il Settore per la Pastorale Giovanile Salesiana.

Per ultimo, favorire la crescita personale attraverso la riflessione sui vissuti, l’interiorizzazione e la rielaborazione personale delle motivazioni, nel contesto della identità carismatica salesiana a Valdocco. Si lavora dunque sulle attitudini personali, le abitudini personali di lavoro, le buone abitudini per la vita emozionale, la cura della vita spirituale e la cultura della riflessione e della valutazione.

Un’importanza speciale in questi 15 giorni di formazione è data ai momenti di celebrazione, di lettura e di riflessione individuale, di confronto in tavoli di lavoro e di momenti di spiritualità a Valdocco e sui luoghi salesiani.

Nella festa di Domenico Savio, il 6 maggio, don Miguel Angel García Morcuende, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile, ha ricordato:

“San Domenico Savio all’Oratorio di Valdocco si mise a camminare veloce sulla strada che Don Bosco gli tracciò ‘per farsi santo’: non solo con l’impegno nella preghiera e nello studio, facendo del bene agli altri, ma anche con l’allegria. Se la musica ha bisogno della cavità del flauto, le lettere della pagina bianca, la luce del vuoto della finestra, la santità salesiana ha bisogno dell’allegria. La vera santità salesiana consiste nel compiere la volontà di Dio con il sorriso”.

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Convegno Nazionale di PG a Lignano: il programma e i relatori

Dopo due anni, torna l’appuntamento nazionale di PG. Il Convegno si terrà dal 30 maggio al 2 giugno a Lignano Sabbiadoro e avrà come tema La fede nell’imprevedibile.

È disponibile il programma con i relatori (si può scaricare dal pulsante): “Apriremo con un dialogo a tre voci su cosa significhi oggi uscire dal buio nel quale, peraltro, siamo ancora immersi: come se non fosse bastata la pandemia, si sono aperti scenari di guerra tutt’altro che rassicuranti. Continueremo approfondendo il discorso sugli adolescenti, cantiere aperto dalla Chiesa italiana la scorsa estate. Faremo un ulteriore passo intorno al discorso della sinodalità, parola sulla bocca di tutti ma che ha bisogno di essere chiarita. Non tanto a livello teorico e infatti ci affideremo per questo passaggio a dei laboratori pratici. Nella chiusura, come sempre, proveremo a rileggere i nostri passi e a indicare (a partire dalle riflessioni fatte) le strade possibili per un impegno comune”, spiega don Michele Falabretti, responsabile nazionale di Pastorale Giovanile della CEI.

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San Francesco di Sales in prospettiva pastorale: Dolcezza Salesiana e Formazione Integrale

Il Settore per la Formazione della Congregazione Salesiana propone il secondo della serie di cinque video su San Francesco di Sales, presentato in prospettiva pastorale e focalizzato sulla “dolcezza salesiana”. Don Michele Molinar, che ha curato la serie con gli uffici di Pastorale Giovanile e Comunicazione Sociale della Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta (ICP), inizia chiarendo che cosa la dolcezza non è in San Francesco di Sales, per poi far percepire la ricchezza di questo dono vissuto e consegnato dal santo vescovo. Di seguito la notizia publicata dal sito dell’ANS.

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(ANS – Roma) – Al termine di questo mese di aprile vissuto nella luce della Pasqua, il Settore per la Formazione della Congregazione Salesiana propone il secondo della serie di cinque video su San Francesco di Sales, presentato in prospettiva pastorale. Mentre il primo aveva come tema l’umano spiegato da Dio (qui accessibile in italiano, inglese, spagnolo, francese e portoghese) questo secondo si focalizza sulla “dolcezza salesiana”.

Don Michele Molinar, che ha curato la serie con gli uffici di Pastorale Giovanile e Comunicazione Sociale della Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta (ICP), inizia chiarendo che cosa la dolcezza non è in San Francesco di Sales, per poi far percepire la ricchezza di questo dono vissuto e consegnato dal santo vescovo, con riferimenti diretti alla sua esperienza di vita.

“La dolcezza salesiana non è essere indulgenti arrendevoli e non si sposa certamente con la debolezza di carattere. La dolcezza di San Francesco di Sales, quella che lui vive che sente e che proporrà, e su cui si convertirà quasi ogni giorno della tua vita, ha una matrice profondamente cristiana. Parte da Gesù che ha detto di sé: ‘Io sono mite e umile di cuore’.

A dire il vero la dolcezza non è una realtà sola: entra e in un binomio, dove i due termini non si equivalgono neanche: dolcezza e umiltà. San Francesco di Sales dirà che queste due realtà credenti sono la base della santità, e dice anche che sono delle virtù molto rare, la dolcezza e l’umiltà.

Dirà che bisogna essere, bisogna avere, un cuore dolce con il prossimo e un cuore umile verso Dio. La combinazione di queste due, dà la Dolcezza Salesiana”.

Il video originale in italiano è stato realizzato anche in voice over per le altre principali lingue: video ITvideo ENvideo ESvideo FRvideo PT (visibili e scaricabili dai rispettivi link).

Chi è interessato al testo può scaricarlo dai seguenti link:

testo ITtesto ENtesto EStesto FRtesto PT.

Si segnala, inoltre, che recentemente è stato pubblicato in versione digitale in lingua inglese un testo di don Morand Wirth, prezioso contributo in chiave educativa al centenario di San Francesco di Sales: “St Francis de Sales a program of integral formation” – pubblicato da Salesian Online Resources – Centro Studi Don Bosco.

La versione originale in italiano è edita dalla LAS: “San Francesco di Sales un progetto di formazione integrale”.

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Lo spessore della bellezza

Introduzione al dossier “Quale bellezza per i giovani?”, di don Rossano Sala.

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L’esperienza della bellezza

Da sempre ho vissuto nel mondo dell’educazione. L’ho conosciuto fin da piccolo, vivendo l’oratorio ambrosiano e la scuola salesiana. Non l’ho mai più abbandonato, né desidero farlo. E se devo dire qualcosa di sintetico su quelle esperienze che mi hanno strutturato il cuore e la mente, posso dire che “andare all’oratorio era bello” e che frequentare la scuola salesiana “è stato davvero bello”. Così come andare in Chiesa per vivere la liturgia era nel suo insieme bello, attraente. Un po’ meno, nei miei ricordi, lo era il catechismo!
Evidentemente dicendo questo non ci si riferisce solamente alla bellezza di un edificio, magari ben progettato e ben mantenuto. Si tratta invece di un giudizio sintetico rispetto ad un’esperienza vissuta, che può avere nell’esteriorità di una struttura un segno tangibile. È una questione complessiva che tiene insieme ascolto e dialogo, affetti e legami, strutture e spazi, tempi e ritmi. Armonia e sinfonia che lasciano un buon sapore e un profumo gradito che mai più si dimenticano e che si riconoscono all’istante, dovunque si ripropongano.
Capita spesso di fare un’esperienza con i ragazzi – un campo-scuola, un pellegrinaggio, una situazione di servizio, un cammino di gruppo – e nel chiedere loro informalmente com’è andata la risposta ha sempre a che fare con la bellezza di un insieme: “È stato bello”, “una bella esperienza”, “mi è piaciuto davvero”. Quando si attesta che un’esperienza ha avuto a che fare con la bellezza si fa una valutazione globale positiva su ciò che si è sperimentato. Che comprende, anche se non è quasi mai tematizzato, istanze forti di verità, bontà, giustizia e santità che la rendono tale.

Avvolti dalla bellezza

Nella sua accezione più ampia la bellezza segnala qualcosa che nel suo insieme è ben riuscito. Non è quindi solo una questione “estetica” nel senso più superficiale del termine. Sarebbe troppo poco, e correrebbe il rischio di essere cosa effimera. Certo, come la verità può cadere nel dispotismo e la bontà regredire nell’interesse proprio, anche la bellezza potrebbe divenire una terribile arma di seduzione, trasformandosi in qualcosa di perfido. Uno specchietto per le allodole che ci fa perdere la vita. Un’attrazione fatale, appunto. Il marketing attuale vive di questo, ne ha fatto una scienza e una tecnica sopraffina in nome del profitto.
Il peso specifico dell’autentica bellezza invece segnala – a partire dalla rivelazione di Dio, come ci ha insegnato nella sua lezione indimenticabile H.U. von Balthasar – che il mistero da cui siamo avvolti è amorevole, e viene ad esprimersi fino alla dedizione totale di sé per la nostra felicità nel tempo e nell’eternità. È una tesi di “ontologia trinitaria” questa – parola difficile che dice una cosa assai semplice: che il Dio unitrino è amore sino alla fine e null’altro, lo è da sempre e lo sarà per sempre – che ci fa bene rispolverare qui.
Bisogna saper riconoscere che la salvezza non viene da una bellezza che seduce, illude e abbandona. Viene invece da una bellezza che si fa dono concreto, capace di pagare in prima persona, che si fa carne e sangue attraverso gesti e parole che illuminano perché ardono. La vita del Signore Gesù è bella e felice perché brucia d’amore, perché è totalmente pro-esistenza, perdita di sé per la vita dell’altro e che per questo diventa pienezza di vita risorta. Espressione dello spirito di quelle beatitudini che egli ha respirato da sempre nel seno del Padre suo.

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RMG – Nuovo corso per Animatori Laudato Si’

Dal sito dell’agenzia ANS.

(ANS – Roma) – Il Settore per la Pastorale Giovanile dei Salesiani di Don Bosco promuove, in qualità di partner, il prossimo corso di formazione per “Animatori Laudato Si’”, dal titolo “Shema’ Israel – Ascota Israele, Ascoltare con l’orecchio del cuore”, lanciato anche quest’anno dal Movimento Laudato Si’ (LSM).

Il corso è rivolto a tutti coloro che non vogliono sprecare questa crisi, a tutti coloro che sentono il desiderio di animare le proprie parrocchie e comunità nel vivere la dimensione di Chiesa in uscita attenta al grido dei poveri e della terra nei rispettivi contesti, rispondendo a questa chiamata per diventare lievito di una conversione comunitaria, provando ad aprire nei rispettivi ambiti di impegno “nuovi cammini per una ecologia integrale”.

Il “Programma di formazione per Animatori Laudato Si’” è proposto dal LSM nei diversi Paesi in cui opera seguendo una medesima metodologia ed obiettivi formativi, adeguando lo stesso ai diversi contesti.  La metodologia proposta è quella del Vedere, Giudicare, Agire e … “celebrare”.

Si compone di quattro sessioni online della durata di 1 ora, un questionario di valutazione al termine di ciascuna delle quattro sessioni, un progetto applicativo da realizzare durante la Settimana Laudato Si’, dal 22 al 29 maggio 2022, durante la quale prendono un impegno a realizzare un evento per il Tempo del Creato e iniziano a programmarlo.

Le lezioni possono essere seguite anche in differita attraverso le registrazioni ed anche in questo caso sarà richiesto di compilare i questionari di valutazione.

Tutti i dettagli e i moduli di iscrizione sono disponibili qui

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Grammatica e cantieri di sinodalità nella Pastorale Giovanile

Nella programmazione di NPG per il 2022 sono presenti diverse rubriche online. “Grammatica e cantieri di sinodalità nella PG” è una di queste ed è curata da Gianluca Zurra.

Ascolto

“Ascolto” è la prima parola fondamentale per lo stile sinodale della Chiesa. Dal Concilio Vaticano II in poi è stata riscoperta la Parola di un Dio che parla agli uomini e alle donne come ad amici[1], agendo nella storia quotidiana tramite il soffio imprevedibile dello Spirito. Amicizia e sorpresa, affetto e novità si rivelano così come il cuore stesso del Dio biblico, che chiede una grande apertura delle orecchie per essere percepito nelle pieghe e nelle curvature del mondo.

Senza questa disposizione di ascolto, sinonimo di una fiducia che ha il coraggio di non voler sapere ogni cosa in anticipo rinunciando alla tentazione del controllo, la Chiesa non potrebbe cogliere ciò che oggi lo Spirito sta realizzando, dentro e oltre i suoi stessi confini. Lo ricorda il documento preparatorio del sinodo dei vescovi: il cammino sinodale “richiede di mettersi in ascolto dello Spirito Santo che, come il vento, ‘soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va (Gv 3,8), rimanendo aperti alle sorprese che certamente disporrà per noi lungo il cammino”[3]. Dunque, prendere sul serio fino in fondo l’incarnazione significa congedarsi dal dottrinalismo, che trasformerebbe la sinodalità in una pura applicazione, seppure più allargata, di decisioni o di concetti considerati a monte rispetto alle forme concrete del vissuto umano. Si tratta invece, per la Chiesa, di approdare al riconoscimento grato di come lo Spirito abiti l’imprevedibilità della storia, senza averne paura e senza difendersi: ascoltare la realtà diventa così non un esercizio successivo al cammino sinodale, né puramente preparatorio, ma è la sua stessa condizione, poiché non c’è Vangelo che possa risuonare prima o a lato delle esperienze elementari della vita comune, anche e soprattutto per le nuove generazioni. È necessario, tuttavia, che la parola “ascolto” non sia generica. Per darle corpo affrontiamo tre passaggi: il senso umano dell’ascolto, lo stile di ascolto proprio di Gesù e infine una Chiesa in ascolto sinodale.

Il senso umano dell’ascolto

Fin dal primo istante della nascita, le orecchie sono protese verso i suoni che provengono dal mondo circostante. Ascoltare, dunque, è un atto contemporaneamente passivo e attivo: se non ci fosse qualcuno che ci parla e cose che risuonano per noi, non sarebbe possibile attivare l’ascolto, ma al tempo stesso se ci si chiudesse alle parole e ai suoni, nulla di nuovo potrebbe accadere in noi. Ascoltare è un intreccio tra l’umiltà che lascia parlare la realtà, senza volerla incasellare prima del tempo, e il coraggio di rielaborare ciò che si ascolta.

I suoni del mondo, in effetti, richiedono attenzione paziente, silenzio profondo, tempi lunghi di comprensione; non sopportano la fretta, il “per sentito dire”, o la sicurezza del “questo lo conosco già”. D’altronde, è esperienza comune ritrovare ossigeno ogni volta che qualcuno ci ascolta davvero, prendendo tempo per noi e condividendo la nostra storia. Viceversa, l’aridità della solitudine nasce quando non si trovano più canali di ascolto reciproco, di comprensione e accoglienza della propria vita da parte degli altri. Siamo come sospesi a quel piccolo, invisibile filo di suoni, teso tra le nostre orecchie e le tonalità del mondo che risuonano attorno a noi. Siamo il nostro ascolto e possiamo esistere in quanto siamo ascoltati, accolti, compresi! Ascoltare è un verbo da declinare all’imperativo, non in senso moralistico, ma perché senza l’esperienza dell’ascolto saremmo sterili, non potremmo essere sostenuti e risvegliati alla vita.

Il Dio biblico, non a caso, si manifesta come colui che parla, che rivolge la parola, tramite innumerevoli e imprevisti canali: gesti, avvenimenti, sogni, leggi, persone, profeti. La fede biblica non nasce da miracoli potenti, come ci si aspetterebbe dal dio Faraone, ma dalla suggestione di un vento leggero sul monte, come succede per Elia[4], o dalla promessa di vita che si fa strada in un arbusto che arde senza consumarsi, come Mosè[5], o ancora più semplicemente dalla normale fioritura di un ramo di mandorlo che annuncia cose nuove davanti agli occhi e alle orecchie di Geremia.

È evidente, dunque, che ascolto e fede non sono soltanto collegati, ma diventano sinonimi, perché “ascoltare”, a differenza di “sentire”, implica il coraggio di spogliarsi delle proprie certezze, l’umiltà di fare spazio a ciò che ancora non si conosce, la profondità necessaria per cogliere la ricchezza di senso degli avvenimenti che accadono attorno e dentro di noi. Ascoltare è mettersi immediatamente nella disposizione di una relazione che tiene in vita, proprio nella misura in cui non rassicura, ma apre, espone, mette a rischio, in quanto suscita il desiderio di camminare in avanti e di ripensare da capo ciò che fino a quel momento sembrava scontato. Mettersi in ascolto è un esodo, è continua rinascita, uscita dalle acque, riedizione creativa di ciò che succede fin dal grembo materno, quando la madre – e il padre con l’orecchio appoggiato sulla pancia di lei – percepisce la vita nascente prima ancora di poterne vedere il corpo, gli occhi e la pelle.

Nell’ascolto della realtà ne va così dell’esperienza di Dio, e nulla di meno, perché mai come in quel momento la nostra identità si riconosce sospesa ad altri e ricevuta da ciò che giunge di inedito alle nostre orecchie.
Pertanto, una Chiesa che non si mette in ascolto della vita reale perderebbe in un solo colpo la prossimità di Dio e la sua stessa umanità. Ascoltare, ripetiamolo, non è un’azione successiva all’esistenza ecclesiale, ma la condizione della sua ragion d’essere e della sua missione, poiché non c’è altro Dio all’infuori di Colui che si rivela e opera nella storia e non c’è umanità che non si formi fin dall’inizio nel miracolo silenzioso dell’ascolto reciproco.

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XVII Convegno Nazionale PG: “La fede nell’imprevedibile”

Pubblichiamo il lancio del prossimo Convegno nazionale di Pastorale Giovanile, annunciato anche su NPG.

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Dopo due anni, torna l’appuntamento nazionale di PG. Il Convegno si terrà dal 30 maggio al 2 giugno a Lignano Sabbiadoro e avrà come tema La fede nell’imprevedibile.

Non è facile arrivare al prossimo convegno nazionale di pastorale giovanile. I due anni di pandemia hanno più volte rimandato l’appuntamento tenendolo in sospeso. Ora si apre la possibilità di ritrovarci in presenza, non senza la difficoltà di giorni inediti e sicuramente “scomodi”. Ma è la sola possibilità per provare a ritrovarci e vederci di persona.

Si aggiungano le difficoltà di mettere a fuoco le tematiche: sul tavolo ci sarebbero mille domande, ma proprio per questo si fa fatica a individuare quale deve essere il filo conduttore prevalente. Ci è sembrato poco sensato ignorare le istanze e le provocazioni di un tempo così particolare; nello stesso tempo vorremmo evitare di suonare le trombe dinanzi a una ripartenza che da una parte si offre come un desiderio coltivato per mesi, dall’altra non concede sconti al dubbio su quali direzioni prendere.

Torniamo a fare quello che facevamo: questa la prima tentazione. Lo slancio del Sinodo dei giovani del 2018 aveva offerto la possibilità di riprendere con intelligenza ciò che si stava facendo. Ma ciò che si faceva paga il dazio a ciò che è successo e forse ci chiede di fare i conti, una volta per tutte, con il cambiamento d’epoca tanto negli occhi di ciascuno, quanto nel cuore di pochi.

Affidarsi alla prima trovata del momento: questa la seconda tentazione. In questi due anni abbiamo davvero toccato con mano che l’anima educativa della Chiesa italiana non può affidarsi alla logica consumistica che il pensiero della rete offre in ogni istante. Un buon video sui social ha la consistenza del fiore di campo che “fiorisce al mattino e appassisce la sera”. Dunque, c’è bisogno di ricorrere a una sapienza coltivata, alla capacità di scrutare nel buio per individuare la direzione e nello stesso tempo di avere coraggio nel riprendere legami e relazioni.

Il convegno, dunque, avrà una sorta di “basso continuo” che parte dall’idea di rileggere questo tempo nuovo sostenendo il confronto e la riflessione, ma si articolerà su temi diversi.

Apriremo con un dialogo a tre voci su cosa significhi oggi uscire dal buio nel quale, peraltro, siamo ancora immersi: come se non fosse bastata la pandemia, si sono aperti scenari di guerra tutt’altro che rassicuranti. Continueremo approfondendo il discorso sugli adolescenti, cantiere aperto dalla Chiesa italiana la scorsa estate. Faremo un ulteriore passo intorno al discorso della sinodalità, parola sulla bocca di tutti ma che ha bisogno di essere chiarita. Non tanto a livello teorico e infatti ci affideremo per questo passaggio a dei laboratori pratici. Nella chiusura, come sempre, proveremo a rileggere i nostri passi e a indicare (a partire dalle riflessioni fatte) le strade possibili per un impegno comune.

Vi aspettiamo, pur sapendo che sarà faticoso trovare lo spazio in agenda. A breve, fra pochi giorni, faremo avere ulteriori informazioni.

Don Michele Falabretti

Sito della CEI
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Un sussidio per vivere una Quaresima Eco-Teologica nello spirito della Laudato Si’

Per affrontare la Quaresima è stato messo a disposizione dal Settore Ecologia Integrale della Pastorale Giovanile (PG) un sussidio per tutti i Delegati di PG, gli animatori e a tutti gli interessati: “PRENDI PER MANO IL PIANETA, PRENDI PER MANO IL PROSSIMO“. Di seguito la notizia pubblicata dall’agenzia di informazione salesiana ANS.

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(ANS – Roma) – Il Settore Ecologia Integrale della Pastorale Giovanile (PG) mette a disposizione di tutti i Delegati di PG, degli animatori e di tutti quanti fossero interessati un sussidio per vivere la quaresima secondo lo spirito della Laudato Si’. Si tratta di una proposta per vivere questo tempo liturgico a partire dal Vangelo delle prossime cinque domeniche, impegnandosi concretamente su altrettante tematiche. Il tema è: “PRENDI PER MANO IL PIANETA, PRENDI PER MANO IL PROSSIMO”.

Una mano, cinque dita: cinque settimane e cinque impegni a settimana che partono dal Vangelo e si attualizzano, attraverso un breve commento, e si concretizzano in azioni concrete a favore del pianeta e del prossimo.

Ad accompagnare in questo percorso “eco-teologico” ci sono 40 frasi del Vangelo, una per ogni giorno della quaresima.

Il sussidio è disponibile in italiano, inglese e spagnolo.

Per ulteriori informazioni, scrivere a: echiang@sdb.org

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