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Lavoro, Vacchina presidente ‘Forma’: Appoggio a proposta del Ministro Valditara su filiera tecnologica – professionale

Pubblichiamo il comunicato stampa di Confap, diffuso dopo la Presentazione del Seminario Europa.

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Continua a raccogliere consenso la decisione del ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara per la proposta di istituire una filiera formativa tecnologico-professionale che comprenda, fin dal suo nascere con pari dignità degli altri percorsi, la IeFP regionale. “Siamo assolutamente disponibili a partecipare alla sperimentazione pensata da Valditara”, dichiara Paola Vacchina presidente di Forma: associazione voluta, nel 1999, dalla Cei e promossa da Acli, Cisl, Cif, Coldiretti, Confap, Compagnia delle Opere, Confcooperative e dal Mcl.

“Porteremo  il nostro contributo di competenze e professionalità, di reti territoriali e relazioni intense con il mondo del lavoro, in stretta sinergia con le Regioni presso cui le nostre istituzioni formative sono accreditate e con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – spiega  Vacchina –  e ci pare significativo che nell’ambito della sperimentazione i giovani diplomati IeFP possano accedere sia all’ITS che all’esame di Stato, ampliando così le loro possibilità di crescita personale e sviluppo professionale: l’accesso alla formazione terziaria valorizza pienamente le qualità della IeFP regionale”. “Ci sembra opportuno – chiosa ancora Vacchina – che il sistema INVALSI sia applicato alla IeFP delle Istituzioni formative accreditate in modo analogo a quanto avviene per i percorsi dell’Istruzione. I lusinghieri risultati delle prove realizzate – Progetto VALEFP – dimostrano che la IeFP e’ pronta”.

“Nell’ambito della sperimentazione Valditara – conclude la presidente – si aprano per l’ leFP regionale le opportunità di accedere ai finanziamenti del PNRR per le scuole (azione 4), del Programma Operativo Nazionale (PON Scuola), e al PIANO per il SUD (Agenda Sud) annunciato dal Ministro. Non solo. Ma che questa sperimentazione sia occasione di ampio sviluppo della IeFP regionale al Centro-Sud del Paese, per poter disporre in tutto il territorio nazionale di un completo e ricco Sistema di Istruzione e Formazione”.

Ispettoria Lombardo-Emiliana, giornata dei consigli di scuola, CEP, IeFP e ITS: “Giovani poveri e abbandonati: sfide educative e didattiche”

Pubblichiamo il comunicato stampa dei Salesiani dell’Ispettoria Lombardo-Emiliana.

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L’Ispettore ha introdotto la giornata con il suo intervento nel quale ha ricordato che i consigli delle Comunità Educativo Pastorale sono una scelta nella quale crediamo profondamente che attua la prospettiva della sinodalità e della fraternità. Quest’anno, inoltre, ha continuato l’Ispettore, ricorrono i duecento anni della nostra pagina “sacra e intima”, il sogno dei nove anni, che, come sappiamo, venne scritto per esplicito ordine del papa, e che ci mostra come alcune intuizioni si comprendono veramente solo nel dispiegarsi delle avventure della vita. La ricorrenza del bicentenario ci invita così a “fermarci per formarci”, e riflettere attorno al carisma. A tale scopo, ha aggiunto don Dal Molin, è stato distribuito il Quaderno di lavoro “Tu vedi più lontano di Me”, perché il carisma salesiano sia sempre più radicato e assunto consapevolmente come criterio guida per il nostro operare.

Infatti da tutte le case dell’ispettoria sono giunti direttori, presidi e vicepresidi, catechisti e consiglieri e le altre figure educative che animano le nostre scuole: in totale 250 professionisti dell’educazione!

Dopo l’intervento dell’Ispettore, è stato il turno del relatore invitato, don Stefano Pegorin, un salesiano sacerdote che vive e lavora presso la casa salesiana di Santa Maria La Longa, nei pressi di Udine. Don Stefano ha sviluppato il suo intervento proponendo la sua personale testimonianza di salesiano, che, benché formatosi in ambiti diversi da quello dell’accompagnamento dei giovani più fragili, ha assunto da alcuni anni la direzione dell’opera di Santa Maria la Longa tramite un inserimento graduale, fatto di successi e anche sconfitte, ma sempre in progressivo apprendimento.

Volendo sintetizzare schematicamente l’intervento di don Stefano, si possono enucleare alcuni temi portanti:

La passione educativa

Don Stefano ha ricordato che è importante tornare alle figure dalle quali tale passione è stata trasmessa, proprio perché tutti coloro che lavorano in ambito educativo, salesiani o laici, hanno avuto un giorno in cui tale passione educativa è nata.

Giovani poveri e abbandonati

Per lo studente Francesco, ha mostrato don Stefano, la scuola è ansia e preoccupazione, perché si sente da sempre giudicato. Per Giorgio, invece, la scuola è riscatto perché ha superato il debito formativo e si è meritato con duro lavoro il piccolo successo arrisogli. Ancora: per Edoardo, la scuola è l’emblema della crisi per i numerosi fallimenti che purtroppo ha collezionato durante la sua esperienza scolastica. Le storie di questi ragazzi, ha sostenuto don Stefano, come quelle di mille altri diventano momenti fondamentali su cui sostare per visualizzare le impressioni, le considerazioni e le strategie messe in atto per “prenderselo a cuore”: diventano opportunità preziose per costruire una sapienza educativa di cui far tesoro.

Il patto educativo.

Don Stefano ha proiettato una copia del patto educativo proposto ai giovani ospiti della comunità. Il patto prevede delle voci riguardanti gesti molto piccoli, ma non secondari, nella vita di una ragazzo, come: buon comportamento sui mezzi pubblici, corretta e completa annotazione dei compiti sul diario personale, pronta levata al mattino e ritirata serale ad un orario consono, puntualità negli appuntamenti, e così via. Il giovane Luis ogni giorno aveva come obiettivi particolari: nessuna nota a scuola, avere i compiti almeno scritti sul diario, essere in aula studio puntuale a fare i compiti, ordine della camera, la pulizia personale, evitare gesti volgari, offensivi o agiti violenti, andare a letto puntuale. Se uno di questi elementi non c’è si riceve la mancanza di uno solo di questi elementi, ha spiegato don Stefano, comporta l’assegnazione  di un “cartellino giallo”. Una seconda ammonizione comporta, invece, il sequestro almeno temporaneo del tablet e degli strumenti elettronici. Se al contrario tutti gli obiettivi sono raggiunti, ha spiegato don Stefano, viene posta una crocetta nella casella “giornata perfetta”. Dopo 15 giorni di giornate perfette si vince una cena fuori.

Don Stefano ha ammesso di aver provato per alcune settimane ad applicare a sé stesso  questo patto all’apparenza così semplice e scontato. I risultati e la fatica, ha confessato don Stefano, non sono stati sempre all’altezza delle aspettative, e i piccoli obiettivi in realtà erano piccoli solo di primo acchito. «Ho provato sulla mia vita a compilare un patto educativo come i miei ragazzi -ha commentato don Stefano-, e quanta fatica e quante umiliazioni! Mi sono reso conto -ha proseguito- che per chi ha qualche difficoltà, quanto chiediamo a scuola, talvolta, è come raggiungere la luna. Gestire i miei piccoli fallimenti -ha concluso don Stefano- è stata dura: posso solo immaginare quanto lo possa essere per i nostri ragazzi in difficoltà, che di batoste dalla vita ne hanno prese tante, e di richiami sani amorevoli come quelli di mamma margherita, magari, non ne hanno mai potuti ricevere”.

Dopo una breve pausa abbiamo concelebrato la Santa Messa dove l’ispettore don Roberto Dal Molin ha pregato chiedendo due speciali doni: Ascoltare cosa il Signore vuole dirci e saper dire parole autentiche. Ecco due passaggi:

Prima di tuffarci (già abbiamo iniziato peraltro nei giorni scorsi) in un mare di parole, di sostare un momento per fare spazio alla Sua Parola, prima di immergersi in un mare di fogli quello di prendere tra mano la pagina sacra, prima di chiederci come pianificare l’anno e le lezioni quello di domandare al Signore: “hai una parola per me con cui iniziare quest’anno?”. Se non si chiede non si ottiene, senza domande non si ottengono o non si afferrano le risposte. Il chiedere affina lo sguardo e il rivolgerci con rispetto al Signore ci mette nella postura corretta davanti a un Padre che ha cura di ciascuno delle sue figlie e dei figli, e quindi anche di noi. Non vogliamo infatti incorrere nel rischio della presunzione che ci porta a fare anche tanto, perfino bene, ma prescindendo dal Signore. Oggi quindi, con sincero e umile desiderio chiediamo al Signore: “quale parola vuoi dirmi per iniziare l’anno?”.

 La professione dell’insegnante, del formatore porta poi a essere dispensatori di tante parole. Non ci sono solo spiegazioni da dare ma i colloqui e i dialoghi costellano tutte le giornate. Una seconda preghiera vorremmo insieme rivolgere al Signore oggi; quella di concederci la grazia di ispirarci a Lui perché le nostre parole siano simili alla Sua se non proprio prolungamento delle sua. Le parole di Gesù sanno in modo impareggiabile unire verità e carità; vorremmo anche noi saper dare il nome corretto alle situazioni con amorevolezza, vorremmo che fossero parole che costruiscano il bene e allontanino il male, parole che edifichino la comunione e non si prestino alla divisione. Potremmo pure avvinarci all’efficacia di Gesù? Un po’ sì, lo sappiamo, se la nostra vita preceda e sia conseguente alle parole che diciamo. Le nostre parole diventano credibili se sono accompagnate da una vita che va nella stessa direzione, autentica; e su questo tutti abbiamo da chiedere una grazia al Signore.

Dopo l’intervento di don Stefano, si è svolto l’ormai tradizionale e apprezzatissimo pranzo, durante il quale si è potuto respirare in meraviglioso clima di famiglia, sia tra confratelli che hanno trascorso anno di formazione insieme, sia tra i salesiani e i laici che avevano potuto lavorare assiduamente gomito a gomito in qualche esperienza precedente. è Il clima di chi si incontra, magari a distanza di alcuni anni anni, ma con la sensazione di essersi salutati il giorno precedente.

Dopo il pranzo, e per la prima metà del pomeriggio, si sono svolti i lavori di gruppo, per poter approfondire i temi trattati, e condividere esperienze preziose.

Dopo il breve intervento di don Edoardo Gnocchini, che ha presentato il logo e la colonna sonora dell’anno formativo; e la conclusione di Stefano Mascazzini, che ha ricordato alcuni prossimi appuntamenti, l’assemblea si è sciolta, soddisfatta dell’esperienza, e soprattutto grata per gli incontri fatti.

 

Formazione professionale e IeFP assenti nei programmi elettorali. Confap e Forma: Cambiamo marcia

Pubblichiamo il comunicato stampa di Confap e Forma sulle prossime elezioni politiche.

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Silenzio e disinteresse di gran parte della politica alle esigenze di decine di migliaia di giovani. Cambiamo marcia!

La IeFP e la Formazione Professionale risultano pressoché assenti nei programmi dei principali partiti e coalizioni, nonostante il fatto che nella campagna elettorale si registri una certa enfasi su temi che riguardano i giovani, il lavoro, il futuro del Paese. Come Enti che operano da molti decenni in questa realtà, riteniamo necessario, pertanto, richiamare all’opinione pubblica e alle forze politiche alcune informazioni chiave sulla IeFP e sulla Formazione Professionale: sulle loro potenzialità per costruire una prospettiva di ripresa e sviluppo dell’Italia, così come avviene in diversi Paesi europei in cui esse hanno un ruolo strategico per lo sviluppo economico e la coesione sociale.

Che cosa rappresentano oggi la IeFP e la FP in Italia?

La Istruzione e formazione professionale riguarda la formazione iniziale dei giovani e si colloca di diritto nel sistema educativo nazionale di istruzione e formazione.

E’ gestita per lo più dalle Regioni, attraverso gli organismi di formazione accreditati, che offrono percorsi di qualifica e diploma professionale di durata triennale o quadriennale. Nell’anno formativo 2020-21 la IeFP degli enti accreditati ha interessato 151.641 allievi (14-18 anni), pari al 5,7% di tutti gli studenti frequentanti i percorsi di scuola secondaria superiore in Italia e al 32,8% degli studenti iscritti ai percorsi offerti dall’Istruzione professionale statale.

Nel nord Italia, ove è più diffusa, la IeFP coinvolge oltre il 10% dei ragazzi, con ottimi risultati in termini di successo formativo ed occupazionale. La IeFP ha come perno un modello basato sulla alternanza, sull’ “educazione al e attraverso il lavoro”, in stretta collaborazione con migliaia di imprese. “A tre anni dal completamento del percorso di IeFP lavora il 69% dei diplomati e il 62% dei qualificati, con un tasso di coerenza rispetto al percorso formativo del 76% tra i diplomati e del 72% tra i qualificati” (INAPP, 1 settembre 2021).

La IeFP si dimostra decisiva a livello territoriale per ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, in particolare nei settori del made in Italy e nella piccole e medie imprese; concorre inoltre a contrastare l’alto tasso di dispersione scolastica, soprattutto in termini di ri-motivazione e orientamento, e si caratterizza come ambiente formativo orientato all’inclusione sociale: il 7,5% degli allievi è disabile (a fronte del 2,7% medio della scuola secondaria di secondo grado) e il 13,6 % è di origine straniera (più della media degli iscritti agli istituti professionali statali).

La IeFP accompagna le grandi transizioni digitale ed ecologica, perseguendo obiettivi formativi già codificati in questa direzione, e si è confermata negli anni come un bacino di valorizzazione della specificità e pluralità delle risorse territoriali, contribuendo a facilitare processi virtuosi di promozione dell’innovazione tecnologica e sociale e di nuova imprenditorialità giovanile. Gli Enti di formazione professionale offrono ai giovani curricola adeguati alle trasformazioni in atto, mettendo al centro della proposta formativa il valore educativo del lavoro, che aiuta a costruire un “io solido”,  consapevole dei propri talenti teso al miglioramento della società, grazie ad una metodologia attiva, fondata sull’esperienza reale e sull’alleanza con le imprese.

La spesa annua per la formazione professionale ordinamentale è complessivamente di 680 milioni di euro; il costo annuo pro-capite medio per allievo della IeFP (poco meno di 5.500 euro) è molto inferiore al costo annuo/studente dell’istruzione professionale statale (8.736,15 euro).

Un ulteriore importante segmento della formazione ordinamentale è rappresentato dall’IFTS (Istruzione e Formazione Tecnica Superiore): un anno di preziosa formazione superiore rivolta sia ai diplomati IeFP, per proseguire nella filiera professionalizzante, sia ai diplomati della scuola secondaria superiore, per integrare la loro preparazione nel caso di diplomi quinquennali poco spendibili sul mercato del lavoro.

Varie sono le opportunità formative della FP che riguardano ampie fasce di popolazione adulta, tra cui alcune categorie di persone svantaggiate sul mercato del lavoro: percorsi di specializzazione post-diploma, di qualificazione o riqualificazione per soggetti in cerca di lavoro, di re-inserimento, anche per giovani-adulti a rischio di esclusione (ad esempio i NEET) e corsi di formazione continua per lavoratori, che vedono una partecipazione complessiva stimata di oltre 900.000 persone ogni anno. La FP deve essere considerata la principale politica attiva del lavoro, come previsto nel Programma GOL con diffuse azioni di upskilling e reskilling. Nelle rapide trasformazioni dei processi di lavoro e nelle riconversioni di interi settori produttivi è infatti importante poter contare su qualificati percorsi di formazione “lungo tutto l’arco della vita”, sia per il reinserimento lavorativo, sia per il miglioramento dei percorsi di carriera.

Qualificare il sistema di formazione professionale italiano, certificarne la qualità, valorizzare le  reti nazionali, sviluppare programmi anche sovra-regionali in collaborazione con le imprese è strategico per la ripresa e lo sviluppo del Paese, dei suoi territori e dei suoi comparti produttivi. La spesa annua per la formazione professionale non ordinamentale, finanziata dallo Stato, dalle Regioni, dall’Unione Europea e dai Fondi interprofessionali, è stimata (dati 2021) in 900 milioni di euro.

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Sotto in sintesi il documento programmatico inviato alle forze politiche invitate al confronto venerdì  16 settembre, presso la sede di Forma e Confap, a Roma in via Marcora 18 dalle ore 12.30 alle 13.30.  All’incontro saranno presenti la presidente di Forma, Paola Vacchina, il presidente di Confap  Massimiliano Sabbadini e i presidenti di tutti gli enti di formazione professionale della loro rete. 

Questi in sintesi i punti più importanti delle proposte presentate: 

  1. Rendere stabile e implementare l’offerta di IeFP in tutte le Regioni, finanziandola in modo  continuativo e con adeguati parametri; 
  2. Sviluppare su tutto il territorio nazionale l’offerta formativa di IFTS (Istruzione e Formazione  Tecnica Superiore); 
  3. Assicurare una sede nazionale unitaria per la Governance della IeFP nel rispetto delle  competenze regionali; 
  4. Investire sull’orientamento degli studenti, a partire dalla scuola secondaria di primo  grado valorizzando la proposta della IeFP; 
  5. Implementare il potenziale della FP nell’accompagnamento delle trasformazioni  organizzative e produttive indotte dalle transizioni digitale e ambientale; 
  6. Consolidare il ruolo della FP nelle politiche attive del lavoro; 
  7. Valorizzare l’apporto della FP nelle politiche sociali e giovanili, a partire dall’inclusione delle  persone più svantaggiate;
  8. Estendere anche al sistema IeFP, al pari dei sistemi dell’istruzione pubblica e paritaria, gli  interventi di sostegno agli investimenti e quelli emergenziali, a cominciare dai ristori per i  costi energetici, particolarmente urgenti in questa fase di grave crisi. 

Alcuni dati a riprova dell’importanza della tematica: nell’anno formativo 2020-21 la IeFP degli enti  accreditati ha interessato 151.641 allievi (14-18 anni), pari al 5,7% di tutti gli studenti frequentanti i  percorsi di scuola secondaria superiore in Italia e al 32,8% degli studenti iscritti ai percorsi offerti  dall’Istruzione professionale statale. Nel nord Italia, ove è più diffusa, la IeFP coinvolge oltre il 10%  dei ragazzi, con ottimi risultati in termini di successo formativo ed occupazionale. 

L’incontro intende attivare un’urgente e strategica interlocuzione con le forze politiche, per garantire  al Paese quella infrastruttura formativa e necessaria a sostenere i processi di sviluppo economico e  di inclusione sociale. 

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