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Castel de’ Britti, grazie ai Corridoi Umanitari verranno ospitati 19 giovani eritrei

Su Il Resto del Carlino un articolo racconta l’accoglienza a Castel de’ Britti di 19 ragazzi eritrei grazie ai corridoi umanitari.

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SAN LAZZARO I corridoi umanitari faranno tappa anche a Castel de’ Britti. Venerdì, nel centro don Antonio Gavinelli, arriveranno 19 ragazzi provenienti dall’Eritrea. La loro partenza da un campo profughi dell’Etiopia è stata preceduta da una scrupolosa ricognizione per cui sono tutte persone che hanno i requisiti necessari per chiedere e ottenere sia l’asilo che il permesso di soggiorno in Italia per motivi umanitari. Tra l’altro, in attesa di questa verifica hanno anche seguito un corso di lingua italiana proprio per favorire la loro accoglienza e accelerare la loro integrazione. Il progetto è finanziato da Caritas Italia, dall’arcidiocesi di Bologna, e da una serie di benefattori che preferiscono l’anonimato, mentre la sua esecuzione è affidata alla Cooperativa DoMani che già si occupa di profughi africani all’Eremo di Ronzano. Sono ragazzi che sono sfuggiti a due guerre civili. La prima nel loro paese, l’Eritrea, dove il servizio militare è obbligatorio e non ha limiti di tempo, con il governo che preferisce armare i propri soldati
contro i ribelli, piuttosto che acquistare le mascherine per la popolazione. Fino all’anno scorso, chi sfuggiva a questa oppressione, si rifugiava in Etiopia nella regione del Tigrai, ma anche lì ad ottobre è scoppiata una guerra civile e le prime vittime del genocidio sono state le persone che erano ospiti dei diversi campi profughi. Scampati a questa seconda persecuzione questi ragazzi hanno raggiunto Addis Abeba, dove tra le tante organizzazioni umanitarie impegnate nella protezione dei profughi, vi è anche la Comunità di Sant’Egidio, a cui appartiene anche il cardinale Matteo Zuppi e grazie a questo collegamento e alla disponibilità dei Salesiani di Don Bosco ad ospitare questo progetto nella loro struttura, il corridoio umanitario si è concretizzato. Operando nello stile di Don Bosco, quella a Castel de’ Britti non sarà una semplice accoglienza, ma compatibilmente con quelli che sono i tempi di ambientamento, l’obiettivo della Cooperativa DoMani è anche quello di formare questi ragazzi anche dal punto di vista professionale, sapendo che il loro grado di scolarizzazione è praticamente nullo. Il progetto ha anche l’ambizione di rompere il silenzio che avvolge il conflitto etnico in Etiopia e la guerra civile in Eritrea. Il primo si è sviluppato con il Covid che già si diffondeva in tutto il pianeta, il secondo si trascina stancamente dal 1993, da quando una dittatura totalitaria è a capo dello stato eritreo. Stando all’ultimo rapporto dell’Unicef, il 60% dei suoi bambini è malnutrito e sottopeso.

 

Corridoi umanitari, presentato a Bruxelles un modello salesiano integrato di accoglienza, integrazione sociale e formazione professionale

Pubblichiamo il comunicato stampa di Salesiani per il Sociale APS, VIS-Volontariato Internazionale per lo sviluppo e CNOS Fap sul modello salesiano di accoglienza, integrazione sociale e formazione professionale sperimentato nel progetto dei Corridoi Umanitari. 

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Salesiani per il Sociale Aps, Federazione Cnos-Fap e Vis-Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, tre enti Salesiani, hanno potuto presentare il nuovo approccio durante la conferenza finale “Private sponsored safe and legal passage” del progetto “Humanitarian Corridors” che si è svolta il 4 dicembre a Bruxelles.

Questo modello prevede un percorso formativo pre-partenza con corsi di italiano, cultura civica e norme di convivenza relative al futuro contesto di accoglienza e corsi di formazione professionale post- arrivo per favorire l’inserimento socio professionale. Nell’ottica di un’accoglienza che tracci percorsi di autonomia, i giovani rifugiati accolti sono stati accompagnati dagli educatori nell’apprendimento della lingua italiana, nell’inserimento nel sistema scolastico, in corsi di formazione professionale e tirocini, assistenza legale e psicopedagogica attraverso la costruzione di un progetto educativo personalizzato. I giovani sono stati coinvolti in attività di socializzazione, di volontariato e hanno avuto il pieno supporto della comunità locale, dei volontari e delle famiglie.

Finora questo modello è stato applicato in maniera sperimentale in due centri della Sicilia, l’Istituto San Gregorio di Catania e l’Associazione Don Bosco 2000, accogliendo un totale di 15 giovani rifugiati provenienti dall’Eritrea, dall’Etiopia e dal Sud Sudan.

LA STORIA

I nostri operatori hanno incrociato le loro storie, i loro volti e raccolto le loro testimonianza. Come quella di Michele Tewelde, di 23 anni, nato a Segheneiti in Eritrea. Da aprile frequenta la scuola professionale di meccanica presso la sede del CNOS-FAP, in preparazione dell’avvio di un periodo di tirocinio a Catania. Dopo essere scappato dal suo paese, ha incontrato gli operatori della Comunità di Sant’Egidio e ha potuto partire per l’Italia. Il 30 ottobre Michele è giunto a Roma ed è stato accolto da un gruppo di volontari dell’associazione Don Bosco 2000, presidio VIS e appartenente a Salesiani per il Sociale APS, con cui è ripartito alla volta di Catania, per iniziare insieme ad altri giovani rifugiati la sua nuova vita in Italia, alla Colonia Don Bosco. “Durante la mia permanenza alla colonia Don Bosco, ho dato una mano collaborando in cucina. Ho vissuto delle esperienze molto interessanti che mi sono servite per conoscere tante persone Italiane. Ho partecipato a degli incontri con dei giovani che frequentano la scuola dei Salesiani per potermi presentare e parlare della mia storia e della mia esperienza. Durante il periodo di Quaresima ho potuto partecipare ad una celebrazione eucaristica a Pietraperzia dove il sacerdote ha coinvolto tanti ragazzi migranti per il momento della lavanda dei piedi. Ho avuto la possibilità di partecipare ad un incontro con l’università dove ho conosciuto giovani universitari miei coetanei che non sono contrari all’accoglienza dei migranti e mi sono sentito incoraggiato.” Ama lo sport e da febbraio ha iniziato a giocare in una squadra di calcio, avendo la possibilità di partecipare anche a trasferte fuori Catania. “Per adesso è questa la mia storia e spero di poter avere altre cose belle da raccontare”

IL PROGETTO

Il progetto europeo “Humanitarian Corridors – Upscale a promising practice for clearly linked pre-departure and post-arrival support of resettled people” ha le sue radici nei Corridoi Umanitari realizzati dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Tavola Valdese e dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, nel biennio 2016-2017, con la collaborazione dell’Associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII” attraverso il suo Corpo Nonviolento di Pace “Operazione Colomba”. Nati in Italia dalla volontà di dare una risposta ai tanti profughi che ogni giorno fuggono da situazioni di guerra e povertà e cercano riparo nei Paesi limitrofi a quelli di origine o in Europa, i Corridoi Umanitari costituiscono un caso particolarmente significativo ed originale di sponsorship che si rivolge a persone potenzialmente titolari di protezione internazionale ed in condizioni di vulnerabilità (così come definite dalla Direttiva Europea 2013/33 del 26 giugno 2013). Il progetto è stato finanziato dal fondo AMIF dell’Unione Europea (Asylum, Migration and integration Fund), ha avuto come capofila l’Associazione Giovanni XXIII.