Salesiani Lombardia-Emilia: gli studenti intervistano il Prefetto di Brescia, ex allievo di Messina

Nell’Ispettoria Lombardo-Emiliana, per il progetto di alternanza scuola-lavoro, si svolge un corso di comunicazione sociale durante il quale gli studenti intervistano dei personaggi.
Riportiamo qui l’intervista fatta al Prefetto di Brescia, Attilio Visconti, ex allievo della scuola salesiana di Messina.

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Oggi abbiamo avuto modo di intervistare il prefetto di Brescia sig. Attilio Visconti, chiedendogli del suo passato salesiano e del rapporto che è rimasto tra lui e l’Istituto di Don Bosco.

D: Quali furono le motivazioni che la spinsero, all’epoca, a frequentare una scuola Salesiana?

R: Le ragioni sono legate al fatto che, essendo figlio di un Generale dei Carabinieri, mio papà fu trasferito da Roma a Messina e preferì consigliarmi la frequentazione della scuola Salesiana sul fermo convincimento che mi avrebbe aiutato moltissimo ad inserirmi nella nuova realtà. Credo che tale consiglio paterno fosse legato al fatto che mio padre visse per oltre 30 anni a Torino e conoscesse bene la realtà Salesiana e la sua vicinanza al mondo giovanile

D: Quale fu la prima impressione di quella realtà per lei che proveniva da una frequentazione scolastica diversa e per giunta da una metropoli come Roma?

R: Fui immediatamente colpito dal grande affiatamento che notai tra i miei nuovi compagni che non era esclusivo, o meglio respingente, ma che suonava come un invito di gruppo ad entrare a far parte di quella realtà senza alcun timore o timidezza. Insomma, mi sentii subito a mio agio nell’Istituto.

D: Ma con il passare dei mesi ha confermato queste sensazioni iniziali e, sopratutto, quale altra considerazione ha potuto aggiungere a supporto della sua scelta di frequentare un Istituto Salesiano?

R: Tre cose, mi ricordo, mi segnarono nei primi mesi di frequentazione e che porto sempre con me e che fanno parte del mio “zaino della vita” tra le cose care. La prima: i dieci minuti di preghiera mattutina nella Chiesa dell’Istituto S.Luigi di Messina insieme a tutti gli studenti di tutte le classi. Sembra poco ma, oltre a ricevere un beneficio morale che ti accompagnava per tutta la giornata ed a cui con il tempo ho attribuito un altissimo valore, era un modo per stare tutti assieme, studenti di tutte le età accomunati da un gesto comune, la preghiera, dopo la quale eravamo davvero tutti uguali.

La seconda: i miei insegnanti che, diversamente da quelli romani erano a nostra disposizione tutto il giorno; in qualsiasi momento erano presente fisicamente e professionalmente, partecipi direttamente delle nostre difficoltà come delle guide di riferimento nel difficile viaggio dell’apprendimento e della maturazione. Una sicurezza che ancora oggi rimpiango.

Infine la terza: lo sport, o meglio, il calcio, per me lo sport degli sport, che nel campo dell’Istituto S.Luigi ci vede protagonisti in appassionanti tornei, in allenamenti pomeridiani, nell’organizzazione di “sfide” accesissime ma parimenti corrette tra le varie classi. Il calcio rappresentò in quel periodo della mia vita, lo sfogo ideale dopo lo studio; l’occasione per cementare amicizie che a distanza di 40 anni sono ancora fortissime; il collante tra me, appena arrivato, e chi c’era prime di me creando in pochissimo tempo uno spirito di appartenenza che è quotidianamente vivo e di cui vado orgoglioso.

D: In conclusione consiglierebbe ai giovani questa scelta?

R: L’ho fatto. L’ho fatto con mio figlio che purtroppo, come me, ha dovuto “subire” le conseguenze della mia professione che mi vede girare per l’Italia, come era per mio padre. Gli ho raccontato delle mie esperienze e dell’aiuto morale e materiale che i “ragazzi di Don Giovanni Bosco” mi avevano dato e di come i dispiaceri per aver lasciato un ambiente nel quale ero già inseritissimo erano stati velocemente confortati da un ambiente accogliente, leale, spontaneo e sincero in ogni manifestazione. E tutto ciò a beneficio della mia crescita e della mia maturazione. Oggi, a distanza di 40, e con un mondo radicalmente mutato, credo con ancora più forza che questa scelta sia la più corretta, poiché gli Istituti Salesiani sono davvero in grado di garantire la formazione di un giovane in una società multietnica, inclusiva, fondata sulle pubbliche relazioni e bisognosa della riscoperta di valori fondanti quali l’amore per il prossimo, il culto della famiglia come cellula base della società, l’apprendimento che si traduce in istruzione e cultura, la cura del fisico a sostegno della mente votato al bene della solidarietà.

Queste le parole del Prefetto Attilio Visconti, che si sono rivelate molto positive e gentili nei confronti dell’Istituto Salesiano, in cui spera che anche il proprio figlio Antonio possa collezionare bei ricordi ed esperienze.

Progetto ecologia a Sesto San Giovanni: materiali compostabili nella mensa e borraccia di alluminio per l’acqua

A Sesto San Giovanni, alle Opere Sociali Don Bosco, con il nuovo anno scolastico è partito il “Progetto ecologia”.

Come attestano gli studiosi più insigni e come ci testimoniano nella pratica i cambiamenti climatici che riguardano ogni parte del Pianeta, la SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE è un argomento ormai ineludibile per i governi, le aziende, i singoli cittadini. La Chiesa Cattolica, con la sua Dottrina Sociale, è stata sempre in prima fila a sostenere e promuovere la salvaguardia del Creato.

Lo stesso Papa Francesco, col suo magistero, ricorda che: «La coscienza della gravità della crisi culturale ed ecologica deve tradursi in nuove abitudini […]. Nei Paesi che dovrebbero produrre i maggiori cambiamenti di abitudini di consumo, i giovani hanno una nuova sensibilità ecologica e uno spirito generoso, e alcuni di loro lottano in modo ammirevole per la difesa dell’ambiente, ma sono cresciuti in un contesto di altissimo consumo e di benessere che rende difficile la maturazione di altre abitudini. Per questo ci troviamo davanti ad una sfida educativa» (lettera enciclica, Laudato si’, 24 maggio 2015, n. 209).

I Salesiani, che, sull’esempio di San Giovanni Bosco, fanno della questione educativa il perno e il fine della propria missione apostolica, non possono esimersi dal raccogliere tale sfida, concretizzandola in iniziative che vedano i giovani come protagonisti. È così che all’interno delle Opere Sociali Don Bosco, è nato un progetto molto importante e significativo:

  • La borraccia in alluminio: all’ingresso del nuovo anno scolastico tutti gli allievi iscritti alle Opere Sociali Don Bosco, grazie anche al contributo di Genesi Ristorazione, riceveranno in omaggio una borraccia di 0,75 l in alluminio realizzata da A.p.E. Social Wear. L’invito rivolto ai ragazzi sarà quello di imparare a utilizzarla il più possibile per ridurre sino ad eliminare il consumo di plastica e di contenitori monouso;
  • La mensa con materiali compostabili: a partire da settembre gli allievi, i docenti e i dipendenti troveranno un nuovo gestore della mensa scolastica. Le Opere Sociali Don Bosco infatti hanno voluto compiere un importante passo stringendo un accordo con Genesi Ristorazione (www.genesiristorazione.it) che, oltre alla forte propensione alla qualità del servizio e del prodotto offerto, garantisce una fornitura di materiali interamente compostabili (non solo biodegradabili), in modo che i rifiuti possano in breve tempo (meno di tre mesi) tramutarsi in una risorsa (compost fertilizzante). In tal modo gli utenti della mensa, e in particolar modo i giovani, saranno sensibilizzati (anche tramite apposite comunicazioni e iniziative didattiche) a differenziare in modo utile e intelligente i rifiuti di ogni genere.
  • La felpa OSDB: infine, come ogni “college” che si rispetti, le Opere Sociali Don Bosco avranno la propria felpa: interamente di cotone organico, sarà realizzata da A.p.E. Social Wear (www.apesocialwear.com) brand di moda etica e sostenibile che, in ogni sua produzione, lancia messaggi positivi, ed ha una lunga esperienza di servizio della pastorale (oratori, parrocchie…) un po’ in tutta Italia. Un marchio che veste bene e fa del bene, favorendo l’occupazione di persone “svantaggiate” e riservando parte del proprio ricavato a iniziative di solidarietà e di beneficienza. La felpa sarà prenotabile e acquistabile nei canali e nelle modalità che saranno indicate sul sito www.salesianisesto.it Anche questo variegato progetto di attenzione all’ambiente attesta come le Opere Sociali Don Bosco (che hanno felicemente e recentemente varcato la soglia dei 70 anni) confermino di voler essere una “SCUOLA APERTA AL FUTURO PER LA CRESCITA DELLA PERSONA”!

ILE, avviata causa di beatificazione di don Silvio Galli

Il 12 giugno 2019, VII anniversario della nascita al cielo di don Silvio Galli, è stato ufficialmente presentato al vescovo di Brescia, mons. Pierantonio Tremolada, il Supplex libellus, cioè l’istanza ufficiale con la quale la Congregazione Salesiana chiede l’apertura dell’Inchiesta diocesana sulle virtù, la fama di santità e di segni di don Silvio Galli, Sacerdote Professo della Società di san Francesco di Sales. (fonte ANS)

La cerimonia si è svolta a Chiari, con la presenza del Postulatore generale don Perluigi Cameroni. Essa fa seguito alla richiesta del nostro Ispettore, don Giuliano Giacomazzi e alla delibera del Rettor Maggiore, don Angel Fernandez Artime, datata 9 giugno 2019:

Essendomi consultato con don Pierluigi Cameroni, nostro Postulatore Generale, e avendo ricevuto conferma che ci sono le condizioni, anche dietro tua richiesta, ti comunico che la nostra Società Salesiana di san Francesco di Sales si costituisce Attore della Causa di Beatificazione e di Canonizzazione Silvio Galli, assumendone le responsabilità morali ed economiche sia presso la competente Diocesi di Brescia che presso la Congregazione delle Cause dei Santi in Roma.

Nell’Omelia della Messa, il Postulatore Generale ha riportato, tra le altre, la testimonianza di mons. Foresti, che presenta un incisivo ritratto di don Silvio:

Ho incontrato don Silvio nel periodo del mio episcopato bresciano (1983-1998) per lo più durante le mie visite nella grande casa-scuola San Bernardino. Mi ha colpito subito il suo atteggiamento umile, quasi dimesso; la sua parola più un sussurro d‘anima che il contenuto di un insegnamento, il suo ritmo di vita teso alla santificazione del tempo; l’esercizio di una diaconia verso i poveri nella carne (Luca) e i poveri nello spirito (Matteo) coniugate come per una sponsalità spirituale trasparente.

So che è passato dall’insegnamento scolastico alla prassi esclusiva della carità corporale e spirituale. Visto con gli occhi miei deve essere stato facile per i superiori riconoscere il singolarissimo dono dello Spirito Santo operante in lui.

Anche all’esterno della casa religiosa ho avuto modo di ammirare la sua presenza non invasiva, ma preziosa, nelle iniziative di carità: ad es. presso la Fraternità di Ospitaletto.

Ho ricevuto molte confidenze di quelle persone che, già di presto mattino, componevano la lunga fila di chi lo voleva avvicinare per un consiglio o per partecipare alla sua celebrazione eucaristica.

Un suo giovane confratello mi confidava: volendo confessarmi da lui dovevo alzarmi troppo presto. Avendo chiesto di concedermi un orario più comodo, mi concesse un quarto d’ora di sconto…

In giornate di fortunata ospitalità al S. Bernardino, mi mettevo a tavola verso il limite della tavolata: lo vedevo arrivare in leggero (?) ritardo e consumare in fretta il pranzo mescolando tutto in un piatto unico.

Ebbi la fortunata occasione di visitare quell’angolo dell’Istituto occupato dall’attività caritativa; ciascuno doveva ‘contendersi’ uno spazio, come ape in un alveare.

Benedetta la decisone dei superiori di costruire l’ambiente dell’Auxilium, dove lo spirito del suo fondatore continua a manifestarsi.

In questo nostro mondo di contese e di stranezze, quella comunità operosa accende la luce della speranza. Oso pensare che ai tanti studenti salesiani vicini – nel nome di don Silvio – essa rivolga l’esortazione a educarsi contemporaneamente nella scienza e nella carità.

Per fare avere testimonianze è bene rivolgersi alla dottoressa Zanet:
Cell. 339 6969339‬
E-mail  lzanet@sdb.org

ILE, l’oratorio di Ferrara torna a Casa

Di Elena Mastellari, membro della Consulta nazionale MGS

Dopo quasi sette anni finalmente torniamo a Casa.

Perché è di questo che si tratta: una Casa in cui possiamo incontrarci, e incontrarLo, come comunità. Come può una Famiglia crescere senza una Casa?

L’oratorio San Benedetto di Ferrara in questi sette anni ci ha provato, con non poche difficoltà, a far fronte ai danni causati dal terremoto del maggio 2012.

Non è stato semplice abituarsi all’idea di dover andare a celebrare Messa nello stesso posto in cui ci saresti tornato al pomeriggio con un sacchetto di popcorn in mano per vedere un film (il teatro della casa, ndr).

Sette anni. Possono risultare una vita. È stato incredibile vedere gli occhi sgranati di quei bambini che sabato sera sono entrati per la prima volta in chiesa. Sono gli stessi bambini che ogni tanto ho sentito chiedere sottovoce ai propri genitori la domenica mattina “Ma quindi ora che film guardiamo?”. E son sempre loro che al pomeriggio teneramente si facevano un segno di croce prima di uscire dal cinema dopo lo spettacolo.

Sette anni. Ero curiosa di vedere i volti di quei ragazzi che pur non ricordandosi nemmeno di come fosse fatta la chiesa all’interno, si sono dati da fare per tornarci il prima possibile e che hanno sperimentato la bellezza dell’aiutarsi. A ogni chiamata da parte dei nostri sacerdoti c’era sempre qualcuno, giovane e adulto, pronto a rispondere “io ci sono”.

Fino a venerdì eravamo qua dentro con scope e mascherine a pulire e sabato ci siamo tornati senza polvere e per festeggiare. Insieme.

Sette anni che tra tante fatiche sono passati.

Ora non ci resta che Ringraziare e continuare a vivere la nostra quotidianità ma con la consapevolezza che ora abbiamo nuovamente una Casa dove c’è sempre Qualcuno che ci aspetta (e senza la fretta di dover andare via perché “bisogna preparare per il film del pomeriggio”!).