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Esposizione Nazionale dei Capolavori 2024: I giovani talenti di oggi, la nostra scommessa di domani

Pubblichiamo il comunicato stampa del CNOS-FAP nazionale sull’evento di lancio di presentazione dell’Esposizione dei Capolavori, che si svolgerà a Milano, Istituto Salesiano San Ambrogio giovedì 29 febbraio alle ore 10.

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Il concetto di Esposizione e di Capolavori risale al tempo di don Bosco, quando nel 1884 partecipò all’Esposizione Nazionale della Scienza e della Tecnica di Torino con il suo padiglione denominato: Don Bosco – fabbrica di carta, tipografia, fonderia, legatoria e libreria salesiana; un gioiello di innovazione e tecnologia in cui i protagonisti erano i giovani di Valdocco.

Il Capolavoro è lo strumento educativo che nella tradizione salesiana rappresenta la modalità migliore per stimolare gli allievi, il loro apprendimento, la loro creatività, il loro essere protagonisti del proprio processo formativo.

Il Capolavoro è il terreno di gioco in cui i giovani si misurano con il mondo delle imprese e del lavoro che a breve dovrà accoglierli e inserirli nei processi produttivi e valorizzarli nei propri talenti.

L’Esposizione dei Capolavori è l’ambiente per eccellenza dove le aziende entrano in gioco da leader, protagoniste nel misurare il livello di preparazione professionale degli allievi, e l’evento in cui si rafforza e consolida la sinergia tra il mondo del lavoro e il Centro di Formazione Professionale.

È una opportunità formativa che persegue la promozione della qualità della Istruzione e Formazione Professionale integrando in un unico evento tutti gli aspetti elencati, fornendo ai giovani la possibilità di un confronto con l’esterno sul valore di quanto realizzato, delle conoscenze acquisite nei percorsi formativi, sollecitando i Centri di Formazione Professionale ad uno scambio qualificante per saggiare le loro capacità, coinvolgendo le aziende nell’opera di validazione del lavoro formativo svolto.

Nel contesto Salesiano, il Capolavoro è sia uno strumento di apprendimento sia una prova mediante la quale l’allievo dei corsi di istruzione e formazione professionale dimostra di possedere le competenze necessarie a fronteggiare i compiti ed i problemi per l’ambito professionale in cui si è formato e si accinge a meritare una qualifica professionale. Il valore formativo e valutativo del capolavoro indica la competenza intesa come la padronanza della persona dimostrata nell’azione, esprime la capacità di utilizzare le conoscenze, le abilità e le attitudini personali in situazione di lavoro.

Il 29 febbraio 2024 alle ore 10,00 a Milano presso l’Istituto Salesiano S. Ambrogio (via Copernico, 9) si svolgerà l’Evento Lancio dellEsposizione Nazionale dei Capolavori – edizione 2024, iniziativa che la Sede Nazionale del CNOS-FAP (Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione Aggiornamento Professionale) promuove dal 2008.

Alla presenza del Cardinale Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore Superiore dei Salesiani, per sottolineare come si innova la tradizione di don Bosco e raccontare la visione salesiana del mondo della formazione professionale e della dignità del lavoro.

Alla presenza dell’Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia Simona Tironi, rappresentante dell’Istituzione Regionale che investe ingenti risorse nel Sistema dell’Istruzione e Formazione Professionale scommettendo sui giovani talenti e su un Sistema Regionale forte.

Alla presenza di Giovanni Brugnoli, Vicepresidente di Confindustria con delega al Capitale Umano, rappresentante significativo di quel mondo produttivo, che denuncia un mismatch tra domanda e offerta di lavoro, che dovrà valorizzare i giovani talenti di oggi in una scommessa di crescita per il domani di tutti.

Con la partecipazione di grandi imprese e aziende nazionali e internazionali che quotidianamente sono stakeholders dei Centri di Formazione Professionale salesiani del CNOS-FAP e collaborano per il raggiungimento degli obiettivi formativi dei giovani attraverso l’innovazione tecnologica e il know-how dei propri professionisti.

Il Giorno – Spot sull’inclusione, la scuola salesiana di Sesto San Giovanni vince tutti i premi

Da “Il Giorno”, edizione online.

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“Io non sono maschilista, però”. “Io non sono contro la disabilità, però”. “Io non sono omofoba, però”. Gli studenti della 3F della media “Ercole Marelli” dell’istituto Salesiani smontano, uno dopo l’altro, tutti quei “però”, attraverso un messaggio di inclusione. “Quando perdiamo il diritto di essere diversi, perdiamo il privilegio di essere liberi”, spiegano Matteo Colli, Chiara De Santis, Emma Di Bartolomeo, Sonia Pugliese e Simone Vertemara che con lo spot “Inizia tu!” hanno vinto il concorso bandito nella settimana di Don Bosco. I ragazzi delle classi terze, partendo dal tema “diversità come opportunità” hanno realizzato diversi spot pubblicitari finalizzati a sensibilizzare e promuovere i diritti fondamentali di uguaglianza e di rispetto reciproco. Con l’aiuto degli insegnanti di lettere hanno progettato, registrato e montato brevi video, sviluppando competenze digitali. “Cosa ho fatto di male?” della classe 3A è arrivato secondo e sottolinea l’importanza di leggere la diversità come un’opportunità di crescita reciproca e di unione tra gli esseri umani, mentre “La libertà di essere diversi” della 3E ruota attorno all’importanza dell’inclusione delle culture nella quotidianità e si è classificato al terzo posto. In febbraio l’istituto di viale Matteotti ha ottenuto diversi riconoscimenti. Un attestato è stato consegnato alla formazione professionale delle superiori al settore automotive durante la kermesse “Spazio ai giovani”, organizzato dal Il Giornale del Meccanico. Giovanni Brugnoli, vicepresidente di Confindustria, e Davide Ballabio, funzionario di Assolombarda hanno visitato, guidati dagli studenti, i laboratori Industria 4.0, motoristico, biomedicale e disegno 3D.

 

 

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La Scala di Milano rilancia una stagione estiva per le vie della città: coinvolti anche i Salesiani di S. Ambrogio

Dall’edizione di Repubblica, a firma di Andrea Montanari.

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«La Scala in città è un segnale importante – dice il sovrintendente della Scala Dominique Meyer – e spero diventi una tradizione da ripetere ogni anno prima dell’estate. Usciamo dalle mura prestigiose e andiamo incontro alla città». a pagina 3 La Scala «va in città». Mantiene la promessa e torna in periferia. Non solo come negli anni Settanta, nel periodo della politica culturale di Paolo Grassi. Diciotto spettacoli con ingresso gratuito, ma tramite prenotazione, dall’11 al 14 luglio. Protagonisti i primi ballerini del Corpo di ballo, che danzeranno perfino sospesi su una pedana montata sull’acqua della piscina dei Bagni Misteriosi.

«La Scala in città è un segnale importante – dice il sovrintendente della Scala Dominique Meyer – e spero diventi una tradizione da ripetere ogni anno prima dell’estate. Usciamo dalle mura  prestigiose e andiamo incontro alla città». a pagina 3 La Scala «va in città». Mantiene la promessa e torna in periferia. Non solo come negli anni Settanta, nel periodo della politica culturale di Paolo Grassi. Diciotto spettacoli con ingresso gratuito, ma tramite prenotazione, dall’11 al 14 luglio. Protagonisti i primi ballerini del Corpo di ballo, che danzeranno perfino sospesi su una pedana montata sull’acqua della piscina dei Bagni Misteriosi.

Le location vanno dalla Casa d’accoglienza intitolata a Enzo Jannacci alla Certosa di Garegnano. Dal cortile della chiesa Santa Maria della Fonte più conosciuta come Chiesa Rossa al cortile della Pinacoteca di Brera. A quello della farmacia dell’università Statale. E ancora, il cortile del teatro degli Arcimboldi, il Mulino di Chiaravalle, l’istituto Sant’Ambrogio Salesiani don Bosco, Spirit de Milan, il teatro Martinitt, Villa Litta Modignani, Villa Mirabello, Villa Simonetta e il gran finale al Piermarini. «La Scala in città è un segnale importante – spiega il sovrintendente della Scala Dominique Meyer – dopo tutti questi mesi di distanziamento. Ci credo molto e spero diventi una tradizione da ripetere ogni anno, prima dell’estate. Il teatro esce dalla sue mura prestigiose e va incontro alla città». L’assessore comunale alla Cultura Filippo Del Corno sottolinea che «Milano sta vivendo in questi anni una trasformazione della relazione tra città e cultura e credo che la Scala l’abbia interpretata in maniera molto efficace, con una proposta importantissima anche dal punto di vista simbolico. Siamo nella seconda estate dopo il lockdown e le misure di contenimento
anti-pandemia, c’è la necessità di trovare una relazione più diretta e più forte tra il mondo dello spettacolo dal vivo e la comunità cittadina». La giornata finale prevede gli Archi della  Filarmonica della Scala che eseguiranno Rossini, Vivaldi, Holst e Piazzolla. Si proseguirà con il coro scaligero diretto per l’ultima volta da Bruno Casoni (prima del pensionamento): si esibirà in sei cori di Rachmaninov, brani di John Rutter e di anomimi. Altri filarmonici suoneranno pezzi di Castelnuovo-Tedesco, Brahms fino al Danubio Blu di Johann Strauss. Per proseguire con i fiati che interpreteranno Verdi, la prima assoluta di Sunrise di Michele Mangani. E musiche di Puccini e Rossini. I primi ballerini del Corpo di ballo concluderanno la giornata con celebri pagine della danza. Da Sylvia al Lago dei Cign i. Movimento Stravinsky, Árbakkinn, Trio da Sentieri. Il passo a due da Cantata. I programmi degli spettacoli sono stati pensati per far conoscere a un pubblico nuovo i diversi volti e repertori dei complessi scaligeri con un filo rosso: l’omaggio ad Astor Piazzolla nel centenario della nascita. Ci saranno il coro femminile e l’organico completo, con brani che
andranno da Rachmaninov agli spiritual. Inizio dei concerti a seconda dei casi alle 15, 17, 18, 19,30, 21 e 21,30. Domenica 11 alle 18, per esempio, si potranno ascoltare il coro femminile a Villa Simonetta e gli Archi della Filarmonica al Mulino di Chiaravalle.

Mentre alla Casa di Accoglienza Enzo Jannacci in viale Ortles si esibiranno gli ottoni scaligeri. Lunedì 12 alle 21,30, invece, i primi ballerini danzeranno ai Bagni Misteriosi. Meyer commenta
anche il nuovo assetto organizzativo del teatro. «Qui alla Scala – osserva – il sovrintendente ha 19 poteri, ma ne delegava 14 o 15 al direttore generale. Ora che Maria Di Freda è andata in pensione, in teatro non ci sarà più questa figura. Piuttosto che avere un direttore generale penso che sia necessario dare più poteri ai diversi direttori, che sono validi, hanno molta esperienza e amano il teatro, e contemporaneamente creare un sistema di controllo di tipo “audit”, che non esisteva. Penso che ogni azienda moderna debba avere più libertà, e anche più controllo».

Gli appuntamenti Saranno diciotto, dall’11 al 14 luglio, a ingresso gratuito con prenotazione: si va dalle esibizioni del Corpo di ballo ai concerti dei musicisti della Filarmonica della Scala I luoghi Tra le location i Bagni Misteriosi, Casa Jannacci, i cortili della Chiesa rossa e degli Arcimboldi, il Mulino di Chiaravalle, lo Spirit de Milan e Villa Litta Modignani Il gran finale si terrà il 14 luglio alla Scala. Tra i protagonisti gli Archi della Filarmonica, il coro diretto per l’ultima volta da Bruno Casoni, i primi ballerini con celebri brani di danza.

Salesiani Milano, sottoscrizione missionaria per i ragazzi dell’Etiopia, Sud Sudan e India

Su Il Giorno di Milano, a firma di Laura Lana, è uscito un articolo sulla sottoscrizione missionaria 2021 dei Salesiani di Milano in favore di progetti in Etiopia, Sud Sudan e India.

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Un laboratorio di scienze per gli adolescenti in India e un centro di saldatura in Etiopia. Anche durante la pandemia, docenti e
studenti dei Salesiani hanno adottato dei progetti umanitari nelle zone più svantaggiate del mondo. Negli anni scorsi alcuni alunni avevano partecipato alla realizzazione dei centri didattici, accompagnando missionari e docenti. Oggi, invece, anche per le limitazioni da pandemia, si inizia con… Un laboratorio di scienze per gli adolescenti in India e un centro di saldatura in Etiopia. Anche durante la pandemia, docenti e studenti dei Salesiani hanno adottato dei progetti umanitari nelle zone più svantaggiate del mondo. Negli anni scorsi alcuni alunni avevano partecipato alla realizzazione dei centri didattici, accompagnando missionari e docenti. Oggi, invece, anche per le limitazioni da pandemia, si inizia con l’aiuto a distanza.

“Sono diverse iniziative che intendiamo sostenere con la vendita dei biglietti della sottoscrizione missionaria 2021 tramite la Fondazione Opera Don Bosco onlus – spiegano i Salesiani di viale Matteotti, diretti da don Elio Cesari (nella foto) -. I programmi mirano a garantire un’istruzione di qualità che soddisfi le aspettative del mondo del lavoro locale, offrendo maggiori opportunità d’impiego in quei luoghi”. La prima iniziativa è affidata agli alunni della scuola Marelli: un nuovo laboratorio di scienze per il futuro dei ragazzi Pudupatti in India. Il liceo Christ King di Pudupatti nel Tamil Nadu ha infatti attivato un progetto per offrire formazione tecnica ai giovani più vulnerabili delle zone rurali. Da Sesto inizia così la raccolta fondi per contribuire all’acquisto della strumentazione e del materiale didattico. Gli allievi della scuola Breda stanno invece lavorando per l’estensione del laboratorio di saldatura del Don Bosco Vocational Training Center di Makallé, in Etiopia. Lì, grazie anche al contributo delle Opere Sociali Don Bosco, da circa due anni esiste questo centro con dieci postazioni di lavoro. “La crescente richiesta del mercato locale di saldatori qualificati ci sollecita per permettere a un numero maggiore di giovani di formarsi e acquisire il titolo professionale”. L’obiettivo è arrivare a 40mila euro con la vendita di biglietti della sottoscrizione missionaria. Infine, gli allievi del centro di formazione professionale Falck si occuperanno degli aiuti per le famiglie di Tonj in Sud Sudan, una delle zone più povere del Paese, teatro di frequenti conflitti e violenze. Obiettivo: acquistare cibo e kit sanitari necessari per fronteggiare l’emergenza da Covid.

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Istituto salesiano S. Ambrogio, installati nuovi sanificatori di aria e ambienti

Pubblichiamo il comunicato dell’Istituto salesiano Sant’Ambrogio dove si illustrano i nuovi dispositivi di panificazione per ambienti e aria.

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I primi dispositivi sono già stati collocati all’interno di vari ambienti dell’Istituto, mentre i modelli più grossi, adatti per le aule dotate di maggiore cubatura, sono ancora in produzione e verranno installati all’inizio di novembre. Si tratta di una scelta per il bene di Allievi/e, Insegnanti, Formatori/trici e di tutti i Collaboratori e le Collaboratrici che si adoperano per la nostra realtà. Si tratta anche di un investimento economicamente molto impegnativo, e non ci vergogniamo quindi di chiedere un aiuto alle Famiglie, ai Benefattori e alle Aziende che ne abbiano la possibilità. A tale proposito i nostri uffici amministrativi sono ovviamente disponibili per fornire le informazioni necessarie.

Circuito intelligente di sanificazione dell’aria

La tecnologia uvOxy®, che aspira aria contaminata ed emette aria sanificata, equipaggia tutti i dispositivi della gamma SanificaAria Beghelli. Nel caso specifico di SanificaAria 30 la camera UV-C è stata dimensionata per renderlo idoneo per ambienti di piccole e medie dimensioni. L’adozione di 2 ventole assiali rende possibile trattare fino a 30 mc di aria in un’ora mantenendo bassa la rumorosità.

Test di laboratorio

L’efficacia del sistema Beghelli è stata testata da Gelt International, società di consulenza scientifica, e Tecnal, laboratorio accreditato UNI CEI EN ISO/IEC 17025:2018, che hanno effettuato test di efficienza germicida. L’esito è che la sorgente UV-C di SanificaAria Beghelli è in grado di irradiare il volume d’aria trattata con una quantità di energia sufficiente ad abbattere fino al 99,9% di virus, batteri ed altri microrganismi (test effettuati secondo la Norma ISO15714).

L’attenzione e la sensibilità dell’Opera Salesiana su questo fronte si è concretizzata nell’adozione dei dispositivi Beghelli, considerando la sanificazione ambientale un nuovo imprescindibile elemento di sicurezza, a salvaguardia della salute dei nostri ragazzi.

 

L’educazione ai tempi del Covid

Pubblichiamo l’articolo uscito sul settimanale Credere in cui Don Virginio Ferrari, parroco alla basilica salesiana di Sant’Agostino a Milano , racconta come si sono organizzati per svolgere l’attività estiva.

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Don Virginio Ferrari è parroco alla basilica salesiana di Sant’Agostino a Milano. A occuparsi direttamente dell’oratorio è poi don Giovanni Conti, anch’egli salesiano. Ci saranno mascherine colorate, guanti, fiumi di gel igienizzante, distanze di sicurezza, aule sanificate e controlli, rigorosi e continui. Ma, soprattutto, ci saranno loro: 100 bambini, pronti a vivere un’estate diversa. Un’estate post Covid, dopo mesi di isolamento a casa. Un’estate di regole, certamente, e tuttavia di divertimento, condivisione e impegno. Insomma, un’estate all’oratorio. «Il cuore della nostra azione pastorale è l’oratorio», spiega don Virginio Ferrari, parroco della basilica salesiana di Sant’Agostino, a Milano, la parrocchia meneghina che, il 22 giugno, riaprirà ai bambini. «Dopo mesi di scuole chiuse e di permanenza forzata a casa, per molti questa sarà la prima esperienza di ritrovo», gli fa eco don Giovanni Conti, responsabile dell’oratorio.

«I protocolli da rispettare sono numerosi, ma non temiamo: anche le regole possono diventare occasione educativa e momento di crescita». Per i salesiani di don Bosco, l’oratorio è molto più di un impegno: «Rappresenta la nostra essenza», dice don Virginio. «Lo stesso don Bosco ha fondato la sua congregazione attorno a un oratorio, che radunava con lo spirito di una famiglia i ragazzi poveri e abbandonati nella Torino dell’Ottocento». A Sant’Agostino, ogni anno, in estate erano circa 500 i bambini coinvolti. «Quest’anno, ovviamente, non sarà possibile ripetere un’esperienza identica alle edizioni passate. Tuttavia, insieme a tutta la Chiesa, anche noi Salesiani ci siamo posti la domanda se, nonostante le difficoltà, potessimo comunque essere vicini alle famiglie». La risposta è stata affermativa. Non poteva essere diversamente in questa parrocchia nella cui basilica sono conservate le spoglie del venerabile Attilio Giordani, padre di famiglia che, proprio nell’oratorio, ha espresso quelle “virtù eroiche” che hanno dato avvio al processo per la sua canonizzazione. «In questo periodo particolare non possiamo riproporre uno schema tradizionale, vogliamo pensare a qualcosa di inedito, come ha suggerito a tutta la diocesi il nostro arcivescovo, monsignor Mario Delpini, coinvolgendo tutta la comunità», spiega ancora don Virginio.

Nasce così Summerlife2020, dal 22 giugno al 31 luglio: tre turni di due settimane ciascuno con 100 bambini delle elementari, dal lunedì al venerdì per l’intera giornata (8.30-16.30). «Abbiamo preso atto delle linee guida della Regione Lombardia e della Chiesa italiana», aggiunge don Giovanni, «consapevoli di doverci mettere in gioco per offrire un aiuto anche a tanti genitori che riprenderanno il lavoro ordinario». Proprio per questo si è scelto di dare la precedenza ai piccoli delle elementari, che difficilmente possono rimanere da soli a casa. Ma ci sono proposte anche per i più grandi: Extra Summer, nel pomeriggio, per i ragazzi delle scuole medie; Summer Ago, per gli adolescenti, la sera. Certo, le difficoltà non sono poche, ma non spaventano: «I protocolli vigenti ci costringono a limitare il numero dei bambini e ad avere un educatore maggiorenne per ogni sette ragazzi, coadiuvati da animatori minorenni», specifica don Virginio. «Inoltre, gli ambienti devono essere sanificati e questo ci impone uno sforzo, anche economico, non indifferente. Per questo è indispensabile un vero patto educativo con le famiglie». Come tutti gli anni, le giornate voleranno tra momenti di gioco, sport, musica, teatro, ma anche preghiera: ci saranno attività di svago, e poi “lezioni” sul rispetto delle regole, sotto 10 sguardo vigile e bonario di Maurizio, lo storico sacrestano della parrocchia. «Abbiamo pensato di valorizzare l’esperienza vissuta durante 11 lockdown», dichiara don Giovanni. «Lo slogan della Summerlife è infatti Together, insieme si può, per rileggere i mesi trascorsi nell’ottica della condivisione, del servizio, del prendersi cura». Un tempo e uno spazio di socializzazione, in un ambiente educativo che sappia offrire un’esperienza di vita cristiana: è così che don Bosco sognava l’oratorio, perché potesse essere nello stesso tempo «una casa che accoglie, una parrocchia che evangelizza, una scuola che avvia alla vita e un cortile per incontrare gli amici».

Come un po’ dappertutto in Italia, anche in questa parrocchia nel cuore produttivo di Milano, che conta 12 mila residenti ma tantissime persone di passaggio (essendo adiacente alla stazione centrale e al Palazzo della Regione), la ripresa delle Messe non ha coinciso con il ritorno in chiesa dei ragazzi: «Non ci sono attività per loro, non c’è catechismo, non ci sono momenti di svago e di sport, che riempivano i cortili nelle domeniche e nei pomeriggi primaverili… Dobbiamo metterci in gioco per offrire un’estate serena e costruttiva a tanti bambini, soprattutto a quelli che non hanno possibilità alternative», commenta sconsolato don Virginio. Ragazzi che, in oratorio, sperimentano molto più di una proposta per l’estate. Lo sa bene Fabio, che da piccolo era in prima fila a scorrazzare nei cortili salesiani e, crescendo, è diventato animatore. «Quando ero bambino», racconta, «l’oratorio era l’essenza della domenica, un luogo per giocare e soprattutto per crescere. Con gli anni, ho capito che anche io potevo diventare animatore e aiutare altri bambini. Stare con i ragazzi regala soddisfazioni. Riempie un’estate e può riempire una vita». Da tre anni Fabio ha iniziato un percorso vocazionale che lo porterà a essere sacerdote di don Bosco. Un piccolo seme nato in un oratorio estivo, quando non c’era il Covid ma esisteva la medesima passione per l’impegno.

Gianni Rivera: “Ho iniziato all’oratorio con i Salesiani, un ambiente sano e costruttivo”

Pubblichiamo un articolo uscito su Pianeta Milan in cui si riporta l’intervista rilasciata da Gianni Rivera al settimanale spagnolo “Libero” in cui racconta gli inizi all’oratorio salesiano, come Maldini e Baresi.

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Gianni Rivera ha scritto la storia del Milan e del calcio mondiale tra gli anni ’60 e ’70. In rossonero ha collezionato 164 gol in 658 partite, e vinto numerosi trofei tra cui due Coppe dei Campioni. Nel 1969 è stato anche insignito del Pallone d’Oro, fu il primo italiano a ricevere l’ambito premio.

Il ‘Golden Boy’ ha rilasciato un’intervista al settimanale spagnolo ‘Libero’, che traccia un profilo di Rivera usando queste parole: “Durante le 19 stagioni in cui ha giocato per il Milan, non ha fatto altro che insegnare calcio. Era leggero, era leader, era angelo. Era carisma, seduzione, bellezza e altruismo. Tempo, visione di gioco e calma in un mondo, quello del calcio, che ancora non camminava rapidamente”.

Anzitutto una confessione sul Pallone d’Oro vinto nel 1969: “Quell’anno il migliore è stato Pelé. Non ci sono dubbi. Il problema è che solo gli europei potevano vincerlo”. Una volta di più, Rivera, con queste parole si dimostra campione di modestia.

Poi Rivera ha rivelato un ‘segreto’ che lui ha in comune con gli altri due grandi capitani della storia del Milan, Franco Baresi e Paolo Maldini: “Ho iniziato all’oratorio parrocchiale di Don Bosco. Era un ambiente calmo, sano, costruttivo. Non c’era pericolo, perché ci sentivamo protetti. I salesiani di Don Bosco sono stati fondamentali nella mia crescita. Anche Maldini e Baresi hanno cominciato dall’oratorio, qualcosa vorrà dire”.

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La didattica a distanza salesiana di Milano unisce scuola e famiglia

Pubblichiamo l’articolo sulla didattica a distanza dell’istituto Sant’Ambrogio di Milano, pubblicato sul sito dell’ispettoria Lombarda.
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Mai come ora fare scuola equivale a fare insieme alle famiglie. I ragazzi hanno bisogno di questa collaborazione perché solo attraverso una reale condivisione non si sentono abbandonati, non si sentono soli. Certamente questo non significa stravolgere ruoli e competenze, ma allearsi affinché i principi educativi diventino colonne portanti nella vita di ogni ragazzo. Quest’alleanza scuola-famiglia è possibile solo se la scuola sa di poter contare sulla forza di una genitorialità fatta di ascolto, partecipazione, condivisione, sostegno. È questo il momento per ritornare a parlare, ascoltare, consigliare, progettare insieme ai ragazzi. (FONTE)

A partire da questa considerazione, Luca Bertante, docente di motoria presso l’Istituto S. Ambrogio di Milano, ha promosso delle attività che coinvolgessero non solo gli alunni, ma anche i loro congiunti, al fine di esercitare, intrattenere, motivare in questo tempo sfidante.

L’esito di tale iniziativa può essere visto nel filmato che segue e merita certamente il plauso e la diffusione.

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Cara scuola, tu sei molto di più di quattro mura: la lettera di Lucrezia al suo liceo

Pubblichiamo la lettera di Lucrezia Massignan, studentessa che frequenta la 1B Liceo Scientifico dei Salesiani di Milano ha scritto alla sua scuola.

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Cara scuola, 

sono Lucrezia ed è da diverse settimane che mi è impossibile ritornare tra le tue mura … Non avrei mai immaginato di ammetterlo, eppure è per me difficile accettare l’idea di non poter più cam- minare per i tuoi corridoi o sedermi nelle tue aule; insomma mi manca quella normalità e quella quotidianità di cui più di una volta mi sono lamentata. La prima volta che ho varcato la tua soglia ho visto solo un semplice edificio, ma col passare dei giorni e dei mesi, quelle mura hanno assunto un valore molto importante: quelle mura, quelle sedie e quei banchi che vedono arrivare e andare via tanta gente, hanno iniziato ad essere parte di me e della mia vita. Quei volti che mi parevano tutti uguali e così insignificanti, sono per me ora amici e com- pagni di vita. Tuttavia sono solo all’inizio del mio cammino, ho ancora tanto da percorrere e da co- noscere dei miei amici, che mi accompagneranno in questo viaggio, un viaggio che va oltre la scuola e lo studio, un viaggio che mi e ci farà crescere come persone. 

In questa situazione difficile ed estremamente surreale, anche se non posso più fisicamente vederti, continua a vivere in me la tua presenza, infatti sono convinta che tu non sia definita solo da quattro mura, tu sei molto di più: sei gli alunni, sei i professori, sei i legami che si formano all’interno di quelle tue mura. Sei tutte quelle persone che in te vedono più che un semplice edificio, tutte quelle persone che hanno lasciato un pezzetto di loro stessi in quelle aule e in quei corridoi. Perché per quelle persone non sei solo una semplice scuola, ma molto di più: una casa e una famiglia. 

Sai, ora che ci penso non credo di averti mai ringraziato per quello che fai. Sei pronta ad accogliere tutti i ragazzi che si presentano tra le tue mura, trascorri l’estate in solitudine, chiedendoti quando potrai risentire le urla dei bambini durante al ricreazione, oppure alcuni discorsi segreti tra le ragazze. Tuttavia molte volte vedi i volti tristi dei ragazzi che varcano la soglia mentre si lamentano di dover andare in classe. Non immagino come tu ti senta in questi momenti; ma voglio dirti una cosa, quei volti cupi sono solo una maschera dietro la quale ci nascondiamo; in realtà alzarsi presto la mattina, camminare per i corridoi, sonnecchiare durante una noiosa lezione di matematica sono tutto per noi, sono la nostra vita. E in questo periodo che non posso fare tutte queste cose, riesco a comprendere l’importanza che ricopri nella mia vita, nel mio mondo. Proprio così, io ho bisogno di tutto questo e di te, come ho bisogno della mia ordinaria e normalissima vita e anche se a volte mi lamento dicendo che sia noiosa, io la amo con tutto il cuore. Spero vivamente di rivederti presto. 

25 aprile 1945: l’ordine di insorgere a Milano partì dalla scuola dei salesiani

Pubblichiamo un articolo a firma di Luca Frigerio pubblicato dal sito della Chiesa di Milano sull’istituto salesiano di via Copernico alla vigilia della festa del 25 aprile. In via Copernico si riunirono i capi della Resistenza, da Pertini a Valiani, per definire la strategia finale per la liberazione dal nazifascismo. Il ruolo di don Della Torre, coraggioso sacerdote che fece da tramite con i partigiani lombardi.

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Fu una visita memorabile: quarant’anni fa, il 25 aprile 1980, Sandro Pertini tornava nell’istituto salesiano di via Copernico a Milano. Diciamo «tornava» perché l’allora presidente della Repubblica era già stato diverse volte in quella sede e l’ultima proprio nel giorno del 25 aprile, ma del 1945. Tra quelle mura, infatti, il Comitato di liberazione nazionale alta Italia (Clnai) si era riunito fin dal primo mattino per decretare l’insurrezione generale che da lì a poche ore avrebbe portato alla liberazione dall’oppressione nazifascista e quindi alla fine della guerra.

Una lapide commemorativa, posta dal Comune di Milano nel porticato del cortile, ricorda questi fatti. I capi della Resistenza – oltre allo stesso Pertini anche altri leader politici del fronte antifascista come Arpesani, Basso, Marazza, Merzagora, Sereni, Valiani – già dall’inizio del 1945 si erano ritrovati nella “Sala verde” della scuola dei salesiani per mettere a punto le strategie finali della lotta partigiana, discutendo del futuro del Paese devastato dalla dittatura e dal conflitto.

Incontri segretissimi e assai rischiosi, come si può ben immaginare, anche perché l’Istituto Sant’Ambrogio si trovava, com’è ancor oggi, a pochi metri dalla Stazione Centrale che all’epoca era militarizzata (e quindi obiettivo di sabotaggi e di attentati da parte dei gappisti), mentre nelle adiacenze vi era il comando della brigata nera “Aldo Resega” e di un raggruppamento della guardia della Repubblica di Salò; senza contare che i tedeschi avevano requisito alcuni ambienti dei salesiani per utilizzarli come depositi (e in più occasioni vi fecero anche accampare reparti dell’esercito), così come il vicino Hotel Gallia era luogo di ritrovo degli ufficiali della Wehrmacht… Eppure, paradossalmente, proprio per questo i nazifascisti non poterono immaginare che il Comitato di liberazione nazionale si riuniva sotto il loro naso!

L’artefice di questa impresa, tuttavia, ha un nome preciso, ed è quello di don Francesco Beniamino Della Torre: figura ben nota nel mondo salesiano ambrosiano, ma che merita davvero di essere meglio conosciuta da tutti per tutto ciò che egli ha saputo realizzare in aiuto dei giovani e dei più deboli (dalle opere sociali di Sesto San Giovanni alla benemerita realtà di Arese).

Classe 1912, bresciano, laureato in lettere in Cattolica e in teologia alla Gregoriana, “Dondella” – com’era affettuosamente chiamato – fu ordinato prete salesiano allo scoppio della guerra e nel settembre del 1944 venne destinato all’istituto milanese come vicepreside. Nel più assoluto riserbo, ma avendo informato i superiori e d’intesa con l’arcivescovo Schuster, prese subito contatto con esponenti della Resistenza, fungendo da collegamento tra Milano e Como per fornire informazioni ai combattenti, ma anche per mettere in salvo ricercati e giovani renitenti (come, del resto, faceva il confratello don Enrico Cantù insieme ai giovani del contiguo oratorio di Sant’Agostino).

Colto e brillante, don Beniamino mostrò in varie circostanze un coraggio quasi spavaldo, arrivando a entrare in confidenza con ufficiali tedeschi per carpine notizie o per chiedere il loro intervento in favore di prigionieri e deportati. La mancanza di memoriali e di altra documentazione rende difficile oggi ricostruire con precisione il suo contributo alla lotta di liberazione, ma evidentemente fu proprio lui a portare gli alti esponenti del Clnai nell’istituto di via Copernico, tra lo stupore iniziale dello stesso Pertini (che pur era un ex allievo salesiano).

Tornando a quel 25 aprile di 75 anni fa, nel pomeriggio avveniva l’ultima, drammatica trattativa per la resa di Mussolini, in Arcivescovado, con la mediazione del cardinal Schuster. Ma il duce, allibito di fronte alla prova che i tedeschi da giorni stavano già negoziando con gli Alleati a sua insaputa («Ci hanno sempre trattati come servi e alla fine ci hanno traditi!», sbottò) e credendo forse di poter giocare un’ultima carta, preferì abbandonare la Curia e fuggire lungo il Lago di Como, in un disperato quanto inutile tentativo di sottrarsi al proprio destino.

Don Della Torre, intanto, sapendo bene cosa stava per accadere, riuscì ad avvertire quante più persone gli fu possibile dell’imminente battaglia per le strade della città, facendosi poi mediatore in diverse occasioni tra gli insorti e le truppe tedesche e repubblichine, per evitare ulteriori violenze e spargimenti di sangue. In questo seguendo le raccomandazioni del cardinal Schuster stesso, che da pastore voleva preservare la popolazione, che già aveva sofferto pene indicibili, da nuove tragedie nell’ora della liberazione.

Per approfondire questa pagina di storia si consiglia la lettura del libro di Francesco Motto: Storia di un proclama. Milano 25 aprile 1945: appuntamento dai Salesiani (Editrice Las).

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