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Perché non permettere al cuore di sorridere? Intervista a don Antonio Integlia, in partenza per la Patagonia

Dal sito della Circoscrizione Italia Centrale, l’intervista a don Antonio Integlia, salesiano in partenza per la Patagonia.

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Don Antonio Integlia, un salesiano della nostra ispettoria, è in partenza per la Patagonia, luogo significativo per ogni missionario di don Bosco. Abbiamo deciso di intervistarlo, e lui ha entusiasticamente accolto questo invito a raccontare la genesi della propria vocazione missionaria, radicata in un percorso pluriennale a servizio dei poveri e degli emarginati. Cammino fatto di riscontri concreti, di Dono calato nella realtà difficile del prossimo, che poi si è evoluto in altro, dando il frutto che serbava forse da sempre. La partenza di don Antonio è temporanea, ma solo formalmente: trascorrerà, per ora, un anno sul suolo argentino, allo scopo di imparare la lingua ed integrarsi nel contesto pastorale della zona. Potrà poi partire, propriamente da missionario, nel 2022. Eppure con l’anima è già pronto: io parto, ci dice. E questa importante tappa propedeutica non renderà la sua scelta meno definitiva.

Iniziamo da una domanda di prassi: perché hai deciso di partire? 

Amo questa domanda: quando ci si chiede il perché, si arriva al cuore delle cose. Si scava nell’intimità del proprio essere profondo e nascosto, dove il più è mistero: per questo a tanti perché, per quanto ci si provi, si finisce per non rispondere mai.

E ciò nondimeno è fondamentale porseli: perché partire? La risposta – parziale – che mi sono dato, è che il sogno missionario è sempre stato dentro di me. Ad un certo punto è semplicemente riemerso. Io potrei continuare per tutta la vita a fare quello che faccio: mi rende felice, come un gioco importante che sta riuscendo bene. Ma nel momento in cui penso alla Missione, mi sorride il cuore: sento che si apre un altro mondo, un’altra strada. E che questa strada corrisponde nel profondo a me stesso.

Mi viene in mente quanto si dice nel monologo Novecento: si possono scegliere tutte le strade del mondo, e molte sarebbero strade felici, eppure tra tutte se ne sceglie una. Il motivo è intimo, misterioso, e deriva da questo sorriso interiore che esiste da moltissimo tempo. E che ho semplicemente riscoperto. Perché non permettere al cuore di sorridere?

Prima della scelta missionaria, molto a lungo sei stato membro attivo della comunità salesiana in Italia, inaugurando e curando Centri Diurni, ed altre realtà a servizio dei più poveri ed emarginati. Perché partire proprio ora, dopo tanti anni? Come si relaziona la scelta missionaria con la tua attività passata?

Sono sempre più convinto che l’idea che Dio ha del tempo, il tempo in Dio ed il tempo di Dio, siano completamente diversi dal modo che noi abbiamo di percepirlo, di viverlo. Questo tempo che ci rende prigionieri, e che noi proviamo ad imprigionare. Per Dio, è sempre il momento giusto.

Ed ho la profonda sensazione che proprio adesso, alla mia età, sia il momento giusto per questa mia svolta. Ho la sensazione che Qualcuno mi aspettasse proprio qui. E che tutto ciò che ho fatto in passato sia stato una preparazione a questo momento, che non poteva in alcun modo arrivare prima. Il mio percorso è un susseguirsi di passi che conducono alla scelta presente, e ciò che ho seminato tornerà nella mia esperienza missionaria.

Voglio aggiungere una cosa: per prendere coscienza di quando è il momento giusto, c’è bisogno di qualcuno che sia in grado di recepirlo. Di ascoltare e raccogliere un sogno, non lasciandolo cadere. E tutto l’iter che, come da prassi, ho seguito per esaudire il desiderio missionario, è stato costellato di persone che hanno scelto di non lasciar cadere questa mia disponibilità… fino al Consigliere per le Missioni salesiane, con cui ho scoperto che sarei andato in Argentina: l’idea iniziale era di partire per l’Africa, zona francese, allo scopo di imparare una lingua. E poi è arrivata una proposta diversa: se Papa Francesco ha chiesto di non dimenticare l’Argentina, allora forse quella doveva essere la mia destinazione.

L’Argentina, la Patagonia: l’11 novembre 1875 furono meta della prima spedizione missionaria salesiana. Che significato attribuisci a questa meta?

Lo hai detto anche tu: il significato simbolico di questa meta è enorme. La sensazione è di entrare in un mito, di contribuire, nel piccolo del mio operato, ad una leggenda. Mi riempie di entusiasmo.

Ma oltre questo livello euforico, in profondità, trovo un significato che è più grande ancora: dove l’Argentina è per me un luogo spirituale, più che un luogo fisico. Il luogo che Papa Francesco, che fu vescovo a Buenos Aires, ha definito la fine del mondo. Anche nel passo dell’Ascensione, quando Gesù invia i suoi discepoli in missione, a predicare il Vangelo in tutto il mondo, si congeda con queste parole: « Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. »  (Mt 28,16-20).

La scelta missionaria mi ha fatto leggere quest’espressione in una luce nuova: la possibilità di fare un viaggio alla fine del mondo della mia Anima. Di evangelizzarmi, attuando una conversione anzitutto mia. Scoprendo lati sconosciuti di me stesso, attraverso l’incontro con un contesto per me radicalmente nuovo e periferico.

Ed a questa dimensione personale, interiore, che è ineludibile, se ne aggiunge un’altra su ampia scala: con Papa Francesco, la periferia del mondo è diventata il centro, perché nel suo cuore sono i poveri che abitano quei luoghi e che lo hanno conosciuto, nel suo cuore e nel cuore di Roma. Ed il centro, a sua volta, va in periferia, nei termini della vocazione missionaria. Sento nel mio piccolo di poter essere partecipe di questo scambio fondamentale.

Dai Ricordi consegnati da don Bosco ai partenti: Prendete cura speciale degli ammalati, dei fanciulli, dei vecchi e dei poveri, e guadagnerete la benedizione di Dio e la benevolenza degli uomini. In che modo credi che questo principio potrà ispirare il tuo operato?

Questo principio mi sarà guida, più di tutto, affinché il mio operato sia pratica di Tenerezza. Che è Misericordia, che è maternità. In tutti gli uomini c’è un desiderio di dare e ricevere tenerezza, per essere strumento di quell’Amore più grande che ci salva tutti. Che la tenerezza di don Bosco illumini la mia attività missionaria, allora.

E quali altri punti cardine del carisma salesiano guideranno la tua presenza missionaria?

Li riassumerei nel motto che don Bosco scelse per la nostra Congregazione: « dammi le anime, prenditi il resto ». E tra queste anime c’è anche la mia: la Pace va realizzata anche per sé, per potersi mettere a servizio di quella degli altri. Voglio essere fedele a queste parole di don Bosco lavorando per la piena realizzazione e per la felicità, mia e dunque del prossimo.

Cosa ti aspetti da questa esperienza? Quali pensi che saranno le maggiori fonti di gioia, e le maggiori fonti di difficoltà?

Sono disposto a dare tutto, e mi aspetto tutto: niente di meno che la Pace vera, che una Gioia piena. Al di là delle pulsioni interne ed esterne, essere una persona di pace che dona pace. E che sia una Gioia costruita concretamente, lavorando, vivendola. In primis con i miei confratelli, e poi con la gente.

Mi sono spesso domandato cosa mi potrà mancare, una volta in missione: e l’unica mia sicurezza è che non mi mancherà mai la Gioia. Che altro non è che avere un rapporto costante con Gesù. E quel rapporto, ovunque tu sia, c’è: nessuno può sottrartelo. La mia gioia è la certezza: che Dio non muta, che mi ama e continuerà ad amarmi teneramente. Fonte di Gioia sarà quindi l’esperienza in sé, vissuta in modo totalizzante, mettendo le mani in pasta. Imparando non solo una lingua, ma una cultura, uno stile, e sapendo che lì, in quel mondo periferico, c’è già il Vangelo, vive già Gesù: bisogna solo mettersene in ascolto.

Poi, certo, potrò incontrare delle difficoltà, ma non credo che esistano mai difficoltà più gravi di quelle passate. Sono solo diverse. Tutte le difficoltà che potrebbero sorgere, credo, deriverebbero dalla tentazione di essere apprezzato, valorizzato: di cadere, come amo dire, in una psicologia da principino. Questo è quel che dovrò evitare: non onore, non gloria, come raccomanda don Bosco. Ma mettersi al servizio.

Per finire: qual è il tuo “sogno missionario”?  Quale auspicio rivolgi al futuro sul tema della vocazione missionaria salesiana?

Ho detto che il fondamento dell’esperienza missionaria è mettersi al servizio: ma troppo spesso questo principio viene frainteso, traviato nell’atteggiamento remissivo di chi lavori per dovere. Io voglio che venga inteso in modo diverso.

Nella celebre storia dell’innalzamento dell’obelisco in piazza San Pietro, un marinaio ebbe il coraggio di gridare “acqua alle funi!”, per scongiurare il disastroso incendio. Credo che, per la vocazione missionaria, possa valere l’opposto: che l’incendio sia salvifico, e si debba avere il coraggio di proporlo. Io griderei: “fuoco al carisma!”. Che il carisma possa essere incendiato, che sia incontenibile quanto un vulcano. Emanando gioia, entusiasmo, energia.

Al di là dell’immagine, nel profondo, quest’auspicio porta a credere che davvero lo Spirito può far nuove tutte le cose. E ad avere quindi il coraggio della novità, di alzare l’ancora e prendere il largo.  Abbandonando il “si è fatto sempre così”, il percorrere solo strade conosciute, che danno sicurezza. In quest’ottica, anch’io, alla mia età, posso fare qualcosa di nuovo.

Alice Picchiarelli

 

Italia – Inaugurato a Perugia il Complesso Sportivo “Don Bosco”

Dal sito dell’agenzia ANS

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Perugia, Italia – giugno 2021 – Il 19 giugno è stata celebrata a Perugia l’inaugurazione dei nuovi locali di accoglienza/ristoro/bar/servizi e tutti gli altri lavori innovativi realizzati nell’ambito di tutto il complesso sportivo-ricreativo della Polisportiva Giovanile Salesiana “PGS Don Bosco”. Il Superiore della Circoscrizione Salesiana Italia Centrale (ICC), don Stefano Aspettati, il Consigliere comunale dott. Paolo Befani, in rappresentanza del Sindaco, dott. Andrea Romizi, e dell’Assessore allo Sport, dott.ssa Clara Pastorelli, hanno presieduto l’inaugurazione. L’evento è avvenuto alla presenza dei giovani della “PGS Don Bosco”, delle loro famiglie, dei Salesiani Cooperatori e degli Exallievi salesiani, dei rappresentanti delle aziende che hanno eseguito i lavori e dei benefattori. Al taglio del nastro tricolore ed alla successiva benedizione dei nuovi locali è seguito un rinfresco all’aperto in un clima di grande cordialità, amicizia e serenità, in piena sintonia con il carisma di Don Bosco. L’evento si è svolto in vista del centenario della presenza salesiana a Perugia, che dal 1922 opera in favore dei giovani, specialmente dei più bisognosi, preparandoli a diventare buoni cristiani ed onesti cittadini.

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Ispettoria Italia Centrale, incontro sulla figura del salesiano coadiutore

L’8 maggio dalle ore 9 alle 13 si incontreranno, sia in presenza a Roma San Tarcisio sia on line, i coadiutori dell’Ispettoria ICC.

L’obiettivo dell’incontro sarà approfondire la vocazione del salesiano coadiutore a partire dalla ispirazione di don Bosco, dalle Costituzioni, dal CG28 e da alcuni modelli di coadiutori santi per rafforzare la convinzione della vocazione salesiana nella sua duplice forma e condividere la gioia della nascita di nuove vocazioni di coadiutori in questi ultimi anni nella nostra ispettoria. Nelle diverse case sarà anche l’occasione di ravvivare la richiesta al Signore di ulteriori vocazioni laicali.

Nella prima parte, dalle ore 9 alle 11, la metodologia sarà quella della tavola rotonda guidata dal signor Gioacchino Passafari e dal signor Angelo Mereghetti e alla quale interverranno: don Silvio Roggia, il Sig. Raymond Callodon Pierluigi Cameroni, ci sarà anche la possibilità di fare domande dal vivo e on line. In questa prima parte sono invitate a partecipare tutte le comunità salesiane dell’Ispettoria. Nella seconda parte, dalle ore 11,30 alle 13, riservata solo ai confratelli coadiutori, ci sarà una condivisione con l’Ispettore don Stefano Aspettati.

Puoi seguire l’incontro in diretta sul canale YouTube ICC SalesianiDonBosco

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Salesiani Macerata, il doposcuola “DonBoScuola” si trasferisce on line

Dal sito della ICC, la testimonianza di alcuni volontari del doposcuola di Macerata che, viste le restrizioni per l’emergenza da Covid-19, si svolge on line.

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Alle 15:00 puntali, da tanti anni, tutti i pomeriggi all’oratorio-centro giovanile salesiano di Macerata, tanti bambini e ragazzi si ritrovano per il DonBoScuola. Ma cos’è questo servizio?

Il DonBoscuola è un progetto che mira, da un lato, al sostegno scolastico di bambini che soffrono la povertà educativa e non, con l’obiettivo di far sì che i partecipanti abbiano un accompagnamento allo studio quotidiano, in modo da riuscire a vedere un concreto miglioramento dei voti scolastici. Dall’altro lato, punta ad incrementare le dinamiche di socializzazione e inclusione, attraverso laboratori e giochi.

Quest’anno sono circa una cinquantina i bambini e ragazzi iscritti e -nel rispetto di tutte le normative- ogni giorno ne accogliamo una trentina, grazie al supporto quotidiano di cinque volontari giovani ed adulti che affiancano i bambini nello studio e nel gioco.

Questa recente zona rossa ha fatto sì che i bambini non siano più potuti venire nella Casa Salesiana alla ricerca di un aiuto e noi non abbiamo voluto abbandonarli.

Ci siamo attivati, da martedì 9 marzo, con la modalità a distanza mettendo in campo le energie sia di giovani dai 16 ai 19 anni appartenenti al Clan&Noviziato del gruppo scout e gli adolescenti della Compagnia del Savio sia di giovani universitari.  Cercando di trasmettere spensieratezza e coesione, dopo i compiti e la pausa merenda, abbiamo organizzato laboratori e giochi. Questa occasione è stata per tutti i volontari, soprattutto i più giovani, una possibilità di dare una risposta pronta e responsabile alle tante opportunità di servizio che solitamente vengono proposte.

Ad AlbertoAlessandraBenedettaElenaGaiaGiorgia e Gabriele abbiamo chiesto delle piccole testimonianze di questa esperienza:

“L’esperienza del DonBoscuola è una delle esperienze più forti che si possano provare all’oratorio, sia per i ragazzi che per gli animatori. I ragazzi del DonBoscuola hanno culture diverse eppure riescono a convivere bene tra loro. A distanza si perde il rapporto tra i ragazzi, ma tra l’animatore e il ragazzo si crea un rapporto molto bello (anche più del rapporto che si creerebbe in presenza)”.

“Questo servizio mi ha aiutata molto, nonostante non lo credevo possibile. Infatti quando mi è stato chiesto di fare il servizio per aiutare i bambini del Donboscuola a fare i loro compiti non credevo mi potesse piacere. Avevo anche paura di non riuscire ad aiutarli come avrei voluto! Invece le due bambine che ho aiutato sono state molto brave e mi ha fatto davvero molto piacere aiutarle. Oltre a ciò, questo servizio, mi ha aiutata molto a trascorrere questo periodo di zona rossa in modo diverso e con nuove persone”.

“Il Donboscuola è per me un modo per sentirmi utile e per donarmi nel mio piccolo, specialmente in questa situazione, in cui tutti ci sentiamo impotenti contro una cosa più grande di noi”.

“Quando mi è stato chiesto di fare servizio al Donboscuola sinceramente ho avuto paura; la prima sensazione che ho provato è stata quella di smarrimento perché per la prima volta mi sarei trovata da sola con un bambino senza il sostegno di un gruppo. Quello che mi preoccupava, oltre al non saper fare i compiti delle elementari, era il non essere capace di far stare i ragazzi a proprio agio e di non riuscire a instaurare un rapporto di fiducia. In solo due giorni di servizio ho ricevuto il regalo più bello possibile: un bambino di 10 anni che ti rivela i suoi sogni, in questo caso diventare un astronauta, e ti chiede di non andare via, anche se di fare i compiti non ne ha proprio voglia. Ho trovato un bambino molto intelligente e sensibile dietro una situazione che mi era stata riferita come complicata e ho imparato a non fermarmi alle apparenze. Ovviamente lo studio ha provato la mia pazienza ma questo mi ha solo fatto capire che non bisogna pretendere di fare tutto e subito, una lezione che dovrei imparare anche per me stessa”.

“In questo periodo così difficile anche solo l’opportunità di fare servizio non è assolutamente scontata. Per questo motivo anche se l’assistenza dei compiti ai bambini è molto più difficile a distanza che in presenza, anche solo per tenere la concentrazione, ho subito accettato la proposta che mi è stata fatta. Sapere che qualcuno ha bisogno di me e che io nel mio piccolo insieme a tutto il clan possiamo aiutarlo mi riempie il cuore di gioia, sapendo già che in fondo tanto più si dà tanto più si riceve. Dunque, nonostante la difficile situazione che stiamo affrontando, sarà un’esperienza che aiuterà  me e tutta la mia comunità di clan a crescere e a percorre un pezzettino di strada in più”.

“Quando è stata instituita la zona rossa nella provincia di Macerata, ci è stato chiesto, come comunità di clan, di metterci a servizio dei ragazzi e bambini che frequentavano il DonBoScuola, affinché potessero continuare a trovare un sostegno nello studio durante il pomeriggio. Personalmente ho accettato con felicità la proposta pensando che avrei potuto mettere a servizio degli altri l’unica cosa che in un periodo come questo si ha in abbondanza: il tempo.    Svolgendo le “lezioni” con i ragazzi, ho così potuto capire che più che fare un servizio mi stavo arricchendo dentro consapevole di star aiutando e quindi facendo del bene a chi ne richiede. Sono quindi contento di poter dire che tutto il tempo che ho donato non sia stato perso, ma ben sì, sia potuto essere utile e mi sia tornato indietro come consapevolezza di poter, anche in questa situazione, rendere il mio tempo utile per qualcun altro”.

“In quest’ultima settimana, come altri ragazzi della casa, ho fatto il servizio del Donboscuola.  Per me, è stata un’esperienza del tutto nuova ma veramente bella. Anche se è stato difficile organizzarsi con i vari impegni della settimana e cercare di far funzionare tutto fra i vari problemi di connessione, aiutare le bambine a fare semplicemente i compiti mi è piaciuto molto perché mi ha fatto sentire d’aiuto per qualcuno e vedere il loro sorriso dopo che avevano svolto l’esercizio in modo corretto mi ha riempito il cuore di gioia. Passare del tempo, anche se poco, con loro mi ha reso felice e sento che ognuna ha donato qualcosa all’altra”.

Guarda il sito della ICC

Animazione Vocazionale ICC: tre appuntamenti per il cammino quaresimale

L’Animazione vocazionale della ICC propone tre momenti nel mese di marzo rivolti alle comunità.

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1) Secondo il nostro itinerario di preghiera mensile per le vocazioni, inviamo le intenzioni: MESE di MARZO – MAESTRA

Intenzioni:

  • Per i giovani perché sappiano fare della Quaresima un tempo di vera conversione dal peccato
  • Per gli sdb e le fma perché sappiamo mettere a tacere i cellulari per ascoltare maggiormente la Parola di Dio
  • Per i governanti perché sappiano riconoscere e promuovere una cultura del dialogo con le espressioni di fede in vista di una società di pace

 Spirito Santo, suscita nel cuore dei giovani il desiderio di essere nel mondo di oggi testimoni della potenza dell’amore di Dio. Riempili con i tuoi doni: dona loro fortezza perché siano capaci di scoprire la piena verità di sé e della propria vocazione, sull’esempio di Maria. Non manchino nelle nostre terre religiosi e consacrate, perché siano visibili la donazione piena al prossimo, la fraternità, la luminosità di povertà, castità e obbedienza vissute nel quotidiano. Dona alla tua Chiesa il dono di giovani pronti a prendere il largo, per essere tra i fratelli manifestazione della presenza di Dio, che rinnova e salva. Per Cristo nostro Signore. Amen

2) Vi comunico che nel percorso di Approfondimenti di AV che stiamo portando avanti con alcuni di voi, il prossimo 4 marzo alle ore 17 sarà presente don Rossano Sala per dare un suo contributo e aiutarci nella riflessione, SDB e laici.

Per partecipare attivamente è bene leggere in anticipo l’articolo “Alle radici del dono. Per una rinnovata cultura della gratuità” nel volume secondo di PG, pagg. 115-128. Chiunque voglia partecipare questo è il link:

https://us02web.zoom.us/j/81479434480?pwd=RXo0dEw3NjBhTXRvcDhBNGlpdU83QT09

ID riunione: 814 7943 4480

Passcode: 04032021

3) Per quanto riguarda la Settimana Vocazionale Salesiana del prossimo mese di marzo, vista l’impossibilità di spostarsi tra le regioni, questa la proposta:

– Invitiamo le Comunità, tenendoci in contatto, a proporre ad alcuni giovani più sensibili di condividere alcuni giorni di vita comunitaria, laddove è possibile.

– In alcuni momenti ci sarà un collegamento tra i vari partecipanti.

 

Gli adolescenti al tempo del Covid: il webinar dei Salesiani Italia Centrale e dell’Osservatorio Minori di Diritto

Venerdì 4 dicembre 2020 con il Webinar “ LA CONDIZIONE DEGLI ADOLESCENTI DI FRONTE ALLE NUOVE REGOLE: TRA RESILIENZA E FRAGILITÀ” in diretta dalle ore 17.00 sulla pagina Facebook “Minorididiritto” e sul canale YouTube “ICC SalesianiDonBosco” si parlerà di quanto e come la pandemia ha influenzato il mondo delle regole, cercando di capire, in particolare, quale è stata la risposta degli adolescenti a questa situazione di straordinaria eccezionalità.

Come aiutare i ragazzi a coniugare le nuove regole imposte e i bisogni tipici dell’età adolescenziale? Possiamo imparare da loro sul rispetto delle regole? Tanti i quesiti a cui si cercherà di dare delle risposte.

Il Webinar del 4 dicembre è il primo di un progetto più articolato rivolto principalmente agli adolescenti dal titolo: “GLI ADOLESCENTI AL TEMPO DEL CORONAVIRUS. Tra diritti negati, disuguaglianze e prospettive educative”. 

Gli obiettivi del progetto sono fondamentalmente due, afferma il prof. Farina, coordinatore – insieme a don Emanuele De Maria – dell’Osservatorio Salesiano per i diritti dei minori. “Fornire, da una parte, un contributo a più livelli capace di far emergere i loro vissuti, le reazioni e le capacità di adeguarsi al nuovo e preoccupante scenario; dall’altra offrire una riflessione più ampia sulle sfide da affrontare per la tutela e la promozione dei loro diritti. Il tutto, in un momento storico in cui le diseguaglianze aumentano e le Istituzioni tardano a dare risposte efficaci in ambito educativo”.

“In questo peculiare 2020, afferma il presidente del Centro Nazionale Opere Salesiane, Don Roberto Dal Molin, “in cui la crisi sanitaria dovuta al Covid-19 ha fatto emergere difficoltà e disuguaglianze soprattutto per i minori che vivono in condizioni di fragilità, i webinar saranno anche un’occasione per celebrare il 31° anniversario della Convenzione sui diritti dell’infanzia e adolescenza verificando il percorso fatto e quello ancora da compiere, consapevoli che ciò è divenuto ancora più urgente in seguito al propagarsi della pandemia con tutte le implicazioni nelle molteplici sfere individuali e collettive”. 

Hanno già dato la loro adesione docenti universitari, operatori del settore e rappresentanti delle istituzioni politiche.  

Abbiamo deciso di organizzare questi eventi, afferma Don Emanuele De Maria, Presidente dell’Associazione Salesiani per il Sociale Italia Centrale, “con i Salesiani di Don Bosco dell’Italia Centrale e l’Osservatorio Salesiano per i diritti dei minori perché vogliamo riportare all’attenzione delle Istituzioni, dell’agenda politica, dell’opinione pubblica e della società civile le persone di minore età, i loro bisogni e diritti.

All’appuntamento del 4 dicembre interverranno il Dott. Gherardo Colombo: Magistrato; la Prof.ssa Chiara Giaccardi: Docente di sociologia e antropologia dei media presso l’Università Cattolica di Milano; il Prof. Alessandro Ricci: Università Pontificia Salesiana – psicologo; il Prof. Andrea Farina: Osservatorio Salesiano per i diritti dei minori. 

Saranno presenti anche il Presidente del Centro Nazionale Opere Salesiane Don Roberto Dal Molin e il Presidente di Salesiani per il Sociale – Italia Centrale Don Emanuele De Maria.

Il Dott. Colombo, negli ultimi anni sta proponendo molti testi sul tema delle regole e, spesso, è conferenziere presso le scuole superiori. Con lui si cercherà di riflettere in modo più ampio sulle regole, cittadinanza, e le regole in questo particolare momento: chi le subisce come i giovani, chi tenta di eluderle e chi le propone. Sarà un’occasione per riflettere anche sul più ampio tema della cittadinanza. Prenderemo spunto da un suo ultimo testo: “Anche per giocare servono le regole. Come diventare cittadini”. 

La Prof.ssa Chiara Giaccardi ci aiuterà a dare delle chiavi di lettura del contesto che stiamo vivendo.  

Sarà utile partire dal suo ultimo libro “Nella fine è l’inizio. In che mondo vivremo” 

Infine il Prof. Alessandro Ricci, porterà la sua riflessione sul vissuto dei ragazzi e degli adulti in questo particolare momento. Il prof. Ricci si occupa di psicologia dell’educazione. Tra i suoi testi ricordiamo “Educare insieme, Aspetti psico- educativi nella relazione genitori figli”.  

Gli interventi saranno coordinati e in dialogo con il Prof. Andrea Farina. 

Gli altri due appuntamenti sono previsti il: 

  • 5 marzo 2021I diritti negati al tempo del Covid-19: le nuove disuguaglianze.
  • 3 aprile 2021Nuove sfide: il Covid-19 quale occasione per ripensare strategie e politiche.  

 

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Il saluto commosso a don Sandro Mambrini

Don Cesare Orfini, parroco della Sacra Famiglia di Civitavecchia, ha scritto su Avvenire un saluto a don Sandro Mambrini, salesiano di 66 anni, venuto a mancare il 13 novembre scorso. Il salesiano era cappellano del carcere di Civitavecchia.

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Nella notte del 13 novembre è stato chiamato alla Casa del Padre all’età di 66 anni Don Sandro Mambrini, salesiano e cappellano della Casa di Reclusione “Passerini” di Civitavecchia. Un dolore profondo per la nostra comunità e per questa Chiesa che lo aveva accolto e per la quale il sacerdote si era molto speso anche negli ultimi tempi della malattia. Il funerale è
stato celebrato nella chiesa Cattedrale sabato scorso dal vescovo Gianrico Ruzza, mentre la sera precedente è stato ricordato nella parrocchia della Sacra Famiglia con una veglia di preghiera. Prima di arrivare a Civitavecchia don Sandro è stato per molti anni direttore dei centri professionali salesiani, in particolare quelli di Roma “Gerini” e “Borgo Ragazzi”. Ha avuto in passato incarichi che lo hanno avvicinato ai ragazzi più indifesi culturalmente e poveri economicamente, ha avuto anche esperienze di oratorio nella periferia romana. Una testimonianza che è stata dai collaboratori laici che in quei periodi lavoravano con lui: «Abbiamo notato in Sandro la sua disponibilità verso gli ultimi del Vangelo. I poveri, gli emarginati, gli handicappati. Aveva una grande carica umana che lo avvicinava ai sofferenti». Come cappellano del carcere sia i detenuti, sia gli agenti di polizia penitenziaria hanno potuto apprezzare le sue doti umane, il suo non far pesare la sua cultura, il suo prendersi cura delle esigenze più spicciole di tutti. Nell’Istituto carcerario è stato un punto di riferimento anche per i volontari di numerose associazioni, cristiane e di altre religioni. Due anni fa la scoperta del tumore alla laringe. Dopo lunghe sedute di chemio e radio è stato sottoposto a un lungo intervento chirurgico al Gemelli di Roma, che lo ha privato della voce, certamente il suo dono più prezioso che gli permetteva di comunicare con una padronanza di linguaggio e una profondità culturale che arrivavano al cuore. Sono stati mesi di vero calvario, che don Sandro ha saputo affrontare con grande serenità e soprattutto grande fede. Purtroppo le cure non hanno sconfitto il male. Pochi giorni fa nell’Hospice di Civitavecchia è finito il lungo calvario. Per tutti quelli che lo hanno accompagnato negli ultimi mesi, tra cui i sanitari dell’Hospice “Carlo Chenis”, è stato una testimonianza di amore e di accettazione serena della volontà di Dio.

Salesiani Scandicci, apre la comunità semiresidenziale: “In tempo di chiusura…noi apriamo!”

Dal sito dei Salesiani di Scandicci.

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Oggi, venerdì 13 Novembre, memoria del Beato Artemide Zatti (infermiere), annunciamo l’apertura della Comunità Semiresidenziale, un bel segno di apertura alla città e al territorio in tempo di chiusura.

”In ognuno di questi ragazzi, anche il più disgraziato, v’è un punto accessibile al bene. Compito di un educatore è trovare quella corda sensibile e farla vibrare”. Per chi frequenta ambienti salesiani (o conosce Don Bosco) questa frase la conosce molto bene. E’ stata radice, faro e orizzonte chiaro, per tutto il percorso di riflessione e realizzazione della nostra comunità semiresidenziale per minori Michele Magone a Scandicci. 

Due anni di riflessione, discernimento, studio, coinvolgimento di molte persone e professionalità, lavori e scelte, e adesso “Ci siamo!”. “Ci siamo” (finalmente!) è la frase che ricorre di più nei messaggi, nelle chiamate, negli incontri  che abbiamo fatto in questi giorni. E “Ci siamo” vuol dire “Esserci”, in modo pieno, essenziale, vuol dire “stare”… ad abbracciare,  ad incontrare, a sorridere, a piangere, a parlare, ad ascoltare. 

Un’idea che nasce anche come risposta ad un’esigenza del territorio per il quale  la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza ha sempre rappresentato una delle priorità nelle  politiche sociali e dove la sinergia con l’attività de La Melagrana Associazione di Promozione  Sociale Aps e dei Salesiani di Scandicci, che da sempre si propongono di realizzare attività  di prevenzione e di supporto alle famiglie, ha portato alla costituzione di una rete educativa  solida.  

La Semiresidenziale, situata in una vera e propria casa, accoglierà fino a 18 ragazzi al giorno,  maschi e femmine, dai 6 ai 14 anni, inviati dai servizi sociali del territorio o dall’associazione  stessa e sarà aperta dal lunedì al venerdì dalle 13.00 alle 19.00. 

A sostegno dei ragazzi è stata creata un’Equipe di educatori che metterà a disposizione tempo  e professionalità insieme a un gruppo di volontari attivi, pronti a condividere con passione le  varie sfide che si presenteranno. Una comunità educativa che accompagna, come una famiglia,  in questo lungo e meraviglioso cammino. Tutto con un obiettivo ben preciso: la relazione e la  fraternità.  

Guardando a don Bosco ed inserendoci nella cornice educativa del Sistema Preventivo, siamo  pronti a partire con questo nuovo e stimolante progetto, consapevoli che mentre tutto chiude,  noi apriamo. 

Oggi è Venerdi 13 Novembre 2020 

Si, venerdì 13… e per di più del 2020! 

No, non siamo scaramantici: siamo solo coraggiosi! 

Presidente La Melagrana Aps 

Yuna Kashi Zadeh

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ICC, XIII Assemblea Ispettoriale: “Nel cuore del mondo”

Pubblichiamo il resoconto della XIII Assemblea Ispettoriale della Circoscrizione Italia Centrale.

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Si è tenuta dal 27 al 29 agosto nel tempio di Don Bosco a Roma la XIII assemblea ispettoriale. Un’assemblea ricca, che ha visto la partecipazione di tanti confratelli, Figlie di Maria Ausiliatrice rappresentanti di ILS e IRO, rappresentanti della Famiglia Salesiana, laici e collaboratori, all’insegna della sicurezza e nel rispetto delle misure di contenimento del Covid-19.  

I lavori si sono aperti con la Tavola Rotonda coordinata da Benedetta Rinaldi (ex allieva del Pio XI e giornalista Rai), alla quale sono intervenuti il cardinale Matteo Maria Zuppi – collegato in streaming da Bologna, il dottor Gigi De Palo, presidente del Forum Nazionale dell’Associazioni Familiari, e il professor Leonardo Becchetti dell’Università di Tor Vergata, che ha curato l’aspetto sociale ed economico.

La tavola rotonda è iniziata con una riflessione sulla sfida dei salesiani in questo tempo di incertezza in seguito alla pandemia.

L’intervento del Cardinale Zuppi ha sottolineato come la pandemia sia stato un bagno di realismo che ci ha aperto gli occhi sull’essere tutti sulla stessa barca: ora sta a noi non sciupare l’opportunità della consapevolezza di vivere un mondo malato.

Anche il Papa ha parlato di un’ “economia malata”. La cura, secondo il professor Leonardo Becchetti, già esiste, ma “il successo del medico dipende dalla collaborazione del paziente”. Le possibili soluzioni riguardano gli stili di vita, da perseguire – secondo Becchetti – su tre livelli. A livello aziendale è opportuno abbracciare un modello ibrido, in cui si mette insieme profitto e impatto sociale. A livello personale è necessario coltivare l’arte delle relazioni, costruendo squadre, coalizioni e cooperazione. In ambito politico, infine, abbiamo bisogno di uno stato che sia catalizzatore delle energie della società civile, con incentivi e regole. Le istituzioni hanno ora molte risorse (che comprendono i 209 miliardi di cui 80 a fondo perduto) con cui possono riscrivere il nostro Paese, la nostra cultura e la nostra economia.

Il dottor Gigi De Palo ha posto l’accento sulla necessità di investire parte di queste risorse nella famiglia. “Basterebbe investire 7 miliardi di euro per le famiglie per poterle mettere nelle condizioni di vivere serenamente la loro dimensione educativa” ha affermato. Per De Palo la nuova sfida è l’inserimento della Laudato Si’ nell’Amoris Laetitia, ossia “considerare la natalità come qualcosa di sostenibile anche a livello ambientale”.

Il cardinale Zuppi ha chiuso il suo intervento affermando che “non lasciare nessuno indietro significa operare come faceva don Bosco”, dare fiducia ai giovani, dandogli la speranza per costruire il loro domani. Mettersi al servizio dei giovani significa seguire la visione di don Bosco ed educare il giovane stesso alla visione. “Questa si trasmette con gli occhi dell’amore, aiutati dal Vangelo che fa ci vedere ciò che ancora non c’è”. 

La prima serata dell’assemblea si è conclusa con un momento di preghiera in Basilica, guidato da una riflessione a partire dal sogno dei nove anni di don Bosco, e con la buonanotte dell’ispettore che ha sintetizzato la giornata con due parole: visione e leadership. 

Nella seconda giornata dell’assemblea, don Juan Carlos Pérez Godoy, nuovo Consigliere Regionale per la Regione Mediterranea, ha presentato la figura del salesiano emersa dal Capitolo Generale, integrando con le riflessioni del Rettor Maggiore e del Consiglio. La riflessione è partita dalla bellezza del luogo che ha ospitato il Capitolo, Valdocco, “dove il sogno fondante è stato realizzato”, e dall’importanza della presenza dei giovani al Capitolo.

Nel suo intervento, don Juan Carlos, ha citato alcuni passi della Lettera del Papa al CG28 e altri passi della lettera programmatica del Rettor Maggiore. Allo stesso tempo, ha voluto dare una lettura personale dell’esperienza del Capitolo Generale, che ha riassunto in tre “fili d’oro”: 1) la presenza in mezzo ai giovani più poveri come garanzia dell’identità e fecondità vocazionale salesiana 2) un nuovo modo di capire la formazione 3) il modello di missione e il carisma condivisi tra salesiani e laici, e il nostro modello di essere e vivere la Chiesa con i giovani. 

E’ seguita poi la Relazione dell’Ispettore, Don Stefano Aspettati, che dopo i saluti e i ringraziamenti iniziali ha parlato del CG28 come “un’esperienza molto bella, ancorché mutilata” che offre un tema nuovo che è quello dell’accompagnamento dei giovani verso un futuro sostenibile. Il terzo punto della relazione ha riguardato la nuova proposta pastorale e il “bagno nella realtà”. L’epidemia ci ha riscoperti fragili, ci ha lanciato diverse sfide a vari livelli. Alcune sono state accolte con prontezza (basti pensare alle nostre scuole e dei nostri CFP che hanno affrontato in tempi record il sistema della didattica a distanza e si sono interessati dei bisogni degli alunni più poveri). Altre sfide, invece, anche se indipendenti dall’epidemia, hanno richiesto proprio durante questo periodo di operare delle scelte, come quella di riconsegnare alla diocesi le Parrocchie di Sulmona e di Nuoro e di sospendere la comunità di Loreto. “Sono scelte difficili e sofferte non solo per chi le subisce, ma anche per chi le prende e se ne assume la responsabilità” ha detto l’ispettore. “Non possiamo sapere cosa il Signore chiederà nei prossimi tempi alle nostre comunità” ma l’invito è quello di metterci nel cuore del mondo, di fare rete e pensare l’ispettoria come un corpo. L’ispettore ha concluso la relazione invitando al coinvolgimento dei giovani nei processi decisionali, così come riportato nella lettera che i giovani hanno inviato ai Capitolari.

Dopo il pranzo, per piccoli gruppi e su turni, l’Assemblea è proseguita con la visita ai locali della nuova sede Ispettoriale e, a seguire, ci si è ritrovati per procedere con il lavoro per Consigli delle CEP.

Dopo aver ascoltato la provocazione del cuore del mondo dopo la pandemia e aver approfondito attraverso gli interventi di don Juan Carlos e don Stefano cosa dice questo tema nella congregazione, nell’ispettoria e nella nostra CEP, durante la terza e ultima giornata insieme, è stata presentata la nuova proposta pastorale da diversi punti di vista. 

 Don Emanuele De Maria, delegato della Pastorale Giovanile, ha presentato la proposta pastorale del nuovo triennio a partire dal contesto in cui essa si colloca. La proposta di quest’anno “Nel cuore del mondo – Ecco il tuo campo, ecco dove dovrai lavorare” si è ispirata al bicentenario del sogno dei 9 anni, alle linee progettuali della Pastorale Giovanile della CEI “Dare casa al futuro”, alla Strenna del Rettor Maggiore “Onesti cittadini buoni cristiani”, al tema della GMG di Lisbona e agli anniversari della morte di San Francesco di Sales e della fondazione dell’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice.

Il tema di quest’anno ha come focus la nostra collocazione in questo mondo, il capire cioè cosa significa essere cristiani e con il carisma di don Bosco in questo tempo. L’anno prossimo il focus sarà la nostra vocazione (con una sfumatura accentuata sull’educazione affettiva) e tra due anni si approfondirà il nostro impegno in questo mondo.  

 L’intervento sulle linee di programmazione per la formazione della Famiglia Salesiana è stato curato da Don Francesco Marcoccio, che si è lasciato ispirare dal tempio dedicato a don Bosco che ha ospitato l’assemblea, la cui architettura rimanda alla sua vita e alla sua storia. Don Francesco ha sottolineando come il sogno sia evocativo, lasci aperto il significato alle interpretazioni e sia la graduale definizione di una strada che si fa sempre più chiara. “Il sogno in don Bosco è una visione, una manifestazione di Dio nella sua vita che lui comprende gradualmente. Allo stesso modo anche la formazione: quella iniziale parte con la chiamata di Dio che si relaziona poi con la nostra storia personale e ci sollecita ad adattarla”. La formazione permanente poi fa sì che si interiorizzi e si erediti l’insegnamento del padre.

Il sogno – ha detto don Francesco – rimanda alla nostra identità salesiana, da conoscere, amare, confrontare e pregare, perché il da mihi animas cetera tolle diventi realtà.

 Infine, Don Francesco Valente – economo ispettoriale, ha parlato di un anno non facile e di crescita; un anno in cui l’ispettoria ha dovuto sostenere varie opere; un anno difficile, ma in cui la provvidenza e la solidarietà delle case si è manifestata in modo importante. L’epidemia ci ha aiutato a scoprire tante cose e ci apre a nuove sfide che consistono nel ripensare e riprogettare la nostra realtà, la nostra economia e il nostro stile di vita comunitaria. Il covid ci stimola a crescere nella capacità di lavorare insieme, per progetti, come confratelli e insieme ai laici, e anche con nuovi strumenti.

 L’Assemblea si è conclusa con l’intervento dell’ispettore che ha voluto lasciare due parole di sintesi: “coraggio” per stare nel cuore del mondo e “insieme”, perché solo lavorando insieme ci si può considerare come un corpo unico ispettoriale.

 Il ringraziamento finale è stata la celebrazione eucaristica durante la quale ci sono stati i rinnovi della professione religiosa di alcuni confratelli ed il ricordo dei confratelli che celebrano particolari anniversari di professione e/o ordinazione.

 

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CFP Umbria, nuova legge regionale: “Una svolta radicale”

Pubblichiamo l’articolo dell’agenzia SIR che riporta il commento del direttore dell’istituto Don Bosco di Perugia sulla nuova legge regionale sulla formazione professionale.

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“Una svolta radicale per la formazione professionale umbra”. Così il direttore dell’Istituto salesiano “Don Bosco” di Perugia, don Giorgio Colajacomo, a nome delle Scuole umbre per il lavoro definisce in una nota l’approvazione odierna della nuova legge regionale sulla formazione professionale umbra. “Su proposta del consigliere civico Andrea Fora e dell’assessore Paola Agabiti Urbani – spiega – è stata varata in Consiglio regionale il 7 luglio, concordi tutte le forze politiche, la modifica della Legge 30 che apre una nuova stagione anche in Umbria per chi è convinto che ‘imparare lavorando si può’”.
Pari dignità per i percorsi dei centri di formazione professionale accanto a quelli scolastici, “una modalità di apprendere attenta al fare, alla manualità, all’intelligenza nelle mani; preparazione rivolta al lavoro, con facilità di trovarlo al termine dei corsi, per le tante ore di laboratorio ed il tirocinio presso le aziende”. “Viene così data attuazione – osserva il sacerdote – al documento comune elaborato prima delle elezioni dagli Enti storici umbri di formazione professionale iniziale (rivolta cioè ai ragazzi in età di obbligo scolastico), concordi nelle loro richieste per il bene dei ragazzi e delle famiglie, per la crescita economica dell’Umbria. Si tratta delle ‘Scuole umbre per il lavoro’, aperte ai giovani anche in questi giorni e pronte alle nuove sfide.
Don Colajacomo annuncia inoltre l’Assemblea di formazione professionale salesiana in calendario a Perugia il prossimo 6 ottobre. Tema “Giovani e lavoro: il futuro negato?”. Tra i relatori anche il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei che parlerà di “Giovani e lavoro: l’attenzione della Chiesa”.

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