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L’oratorio di Porto Recanati “parla” ai suoi ragazzi: “Cosa è successo?”

La parrocchia di Porto Recanati, in cui opera il gruppo dei Salesiani Cooperatori, ha realizzato un video per i ragazzi, facendo “parlare” proprio l’oratorio: “Cosa è successo?” chiede ai giovani. Un augurio per la Pasqua e un messaggio di vicinanza:

“Sentinella quanto resta della notte?”: lettera dell’Ispettore della ICC per la settimana santa

Pubblichiamo la lettera che don Stefano Aspettati, ispettore dell’ispettoria centrale ha inviato alla Famiglia Salesiana in occasione della domenica delle Palme per la settimana santa.

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Carissimi confratelli,
Carissimi membri della Famiglia Salesiana,
Carissimi membri delle CEP locali, Carissimi giovani,

Comincio questo ormai consueto carteggio del tempo di Quaresima con un passaggio del profeta Isaia. Al di là del contesto cui si riferisce l’oracolo, si tratta un testo di grande valore poetico, quasi una frase senza tempo. Si chiede alla sentinella a che punto sia la notte (Shomer ma milailah); la sentinella risponde in modo enigmatico: l’alba arriva, ma la notte c’è ancora. E invita a tornare e continuare a domandare. È una frase che ci ricorda tutte le albe attese, quando le notti non vogliono finire, quando si veglia un malato, quando semplicemente si aspetta un cambio turno, quando si prega.

C’è un passaggio nel vangelo della Passione di Gesù (che quest’anno leggiamo nella versione dell’evangelista Matteo) che mi colpisce proprio in questo senso. Nella notte dell’ultima cena, notte del tradimento – da leggersi come Gesù che si consegna e non Gesù consegnato – notte senza sonno, Gesù arriva nel punto più basso della sua esistenza terrena e prova tristezza e angoscia nell’Orto del Getsemani; chiede conforto ai discepoli, ma essi non sono capaci di stare svegli con lui. Un contrasto fortissimo, addirittura incomprensibile. Come è possibile che i discepoli non siano in grado di stare svegli davanti a un Gesù che si svela a loro come angosciato e chiede di pregare con lui? Lo sfondo è anche qui la notte. La notte incombe e invade l’animo, di tutti, anche di Gesù. Egli sente la notte dentro di sé. La notte è il simbolo della morte. Quella confidenza di Gesù ai discepoli, quella sua ammissione di umanità, quella richiesta di aiuto mentre si riconosce triste, ce lo fa sentire molto vicino. Non era roba sua la tristezza, perché la tristezza non appartiene a Dio, la tristezza è solo roba nostra e del Maligno che cerca di riversarcela addosso. Lo sapeva bene don Bosco, che al contrario insegnava ai suoi ragazzi l’idea di un’allegria profonda, radicata in un cuore pulito. La tristezza che Gesù sente nella sua umanità viene dal peccato di tutti noi, tutti noi in tutti i tempi. Gesù sente la notte di ciascuno di noi. I discepoli non riescono a sostenere tutto questo. Il loro sonno non è riposo, sono essi stessi preda della notte che li avvolge.

Sentinella quanto resta della notte?

Ce lo chiediamo da settimane di epidemia. Quanto ancora dovremo stare in casa, senza il lavoro e la scuola di prima, senza contatti con gli altri? Quanto ancora dovremo sentire di nostri fratelli e sorelle ricoverati o defunti senza neanche un saluto o un funerale? Tutti guardano anelanti a un “dopo”. Una settimana? Un mese? Un anno? Ma ci sarà poi questo “dopo”? E rischiamo di oscillare tra una frenesia che ci vorrebbe catapultare fuori per riprenderci la vita e una sorta di paralisi, fatta di paura, che assomiglia al sonno dei discepoli.
Penso al Papa che indirizzando un saluto a noi salesiani per il Capitolo Generale, riflettendo sul tema “Quali salesiani per i giovani di oggi”, ha usato delle parole che – scritte prima della pandemia – suonano oggi come una profezia: Pensare alla figura di salesiano per i giovani di oggi implica accettare1 che siamo immersi in un momento di cambiamenti, con tutto ciò che di incertezza questo genera. Nessuno può dire con sicurezza e precisione (se mai qualche volta si è potuto farlo) che cosa succederà nel prossimo futuro a livello sociale, economico, educativo e culturale…. Assumere responsabilmente questa situazione – a livello sia personale sia comunitario – comporta l’uscire da una retorica che ci fa dire continuamente “tutto sta cambiando” e che, a forza di ripeterlo e ripeterlo, finisce col fissarci in un’inerzia paralizzante che priva la vostra missione della parresia propria dei discepoli del Signore.

Carissimi, mentre ci chiediamo quando arriva il dopo, dobbiamo stare attenti tutti a non assopirci. Non parlo del sonno del corpo – di cui abbiamo bisogno tutti perché molti di noi forse stanno lavorando anche più di prima! – ma del sonno dell’anima. Si può essere assopiti restando svegli, se non si vedono le cose giuste.

È reale il rischio di star semplicemente comprimendo un elastico che poi una volta rilasciato libererà un’energia che farà tornare tutto come prima e peggio di prima. I buoni sentimenti forse scoperti in questo tempo, il maggior spazio dato alle relazioni, la riscoperta della bellezza di un ambiente più pulito non saranno acquisizioni automatiche. La ricerca più recente1 fatta sulla religiosità al tempo del virus ci dice sostanzialmente che nella pandemia chi prima pregava ora prega un pochino di più e chi prima non pregava continua a non pregare. Al di là dei romanticismi, non avverrà nessun colpo di bacchetta magica. Non assopirci vuol dire che il “dopo” va preparato, altrimenti sarà una corsa a tornare come prima che – dentro una crisi economica senza precedenti – diventerà peggio di prima. Ma allora…

…Sentinella cosa c’è dopo la notte?
A ben vedere non è forse questa la domanda radicale dell’uomo? quello che vediamo adesso in maniera così chiara, adesso che la morte è a un passo da noi, che le nostre vite sono sconvolte, non è forse quello che ci chiediamo in certi momenti della vita e in genere proprio di notte? c’è un dopo- la-notte? cosa c’è dopo la notte?
Ed ecco allora la Settimana Santa che arriva puntuale come ogni anno, ma molto diversa. Diversa per le celebrazioni in streaming: non ci è facile accettare di vivere le celebrazioni del Triduo Pasquale, il centro dell’anno liturgico, così, private di quegli elementi sensibili di cui noi – fatti di carne – abbiamo bisogno. Non solo: questa volta la Settimana Santa arriva con la sua domanda sul “dopo” ancora meno retorica, ancora meno tradizionale. Una domanda calata nell’oggi. Quando arriva il “dopo”? ma c’è un “dopo”? E se c’è un “dopo-pandemia” questo può forse bastarmi adesso che ho visto quanto è importante risolvere il problema del DOPO radicale?
Il Signore Gesù ha risolto questo dubbio. La Settimana Santa ci fa entrare nella Passione di Cristo, ce le fa attraversare come un tuffo profondo per poi farci riemergere. La celebrazione di questa settimana speciale diventa stupore e pianto per la passione prima anticipata nella cena in cui il Signore trova il modo stupendo di restare con noi diventando nostro alimento e chiedendoci di amare così (Giovedì Santo) e poi vissuta fino alla morte di croce (Venerdì Santo); e quando tutto sembra finito e silenzio mortale (Sabato Santo) si fa largo la gioia di un “dopo” nuovo e definitivo (Pasqua di Resurrezione). Noi stiamo vedendo oggi il “giovedì santo” in tutti coloro che lavano i piedi al prossimo prodigandosi per amore dell’altro anche a rischio della propria salute; stiamo vedendo il “venerdì santo” in tanti fratelli e sorelle che soffrono e di quelli che muoiono soli; stiamo vedendo il sabato santo nelle strade vuote e irreali e nelle distanze tra di noi. Vedremo anche il “dopo”, quell’ #andràtuttobeneperchéCristoèrisorto.

Se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!

Per noi salesiani, laici, Famiglia Salesiana, giovani, cosa è il “dopo”?

Penso che tutti abbiate notato che adesso in certe ore della sera, quando non c’è proprio più nessuno in strada, rimangono solo i poveri che gridano tutta la loro disperazione, oppure neanche gridano più perché tanto non c’è nessuno ad ascoltarli. La settimana scorsa dicevo che prima di preoccuparci dei danni economici che tutti avremo dopo la pandemia, è importante aiutare chi già adesso è nella necessità più stringente. Rinnovo l’invito e ringrazio tutte le comunità che si sono mosse, in coordinamento con altre realtà civili ed ecclesiali (quanto è importante l’esperienza di rete!), per sovvenire le necessità dei bisognosi.

Ma è importante che tutto questo faccia innanzitutto cambiare qualcosa dentro di noi.

La pratica dell’astinenza e del digiuno che la Chiesa raccomanda nel tempo di Quaresima e in certi giorni in particolare, non è un retaggio della tradizione, né un’ascesi vuota, ma un lavoro spirituale e un esercizio di carità: tolgo qualcosa a me per capire meglio la mia fragilità davanti a Dio e condividerla con i fratelli. In questo senso digiuno non va senza elemosina.

Ci sarebbe da preoccuparsi se questo non diventasse un tempo propizio per imparare queste lezioni. Personalmente e comunitariamente.
Posso privarmi di tante cose materiali; le nostre comunità religiose e anche le comunità educative imparano (e devono imparare) a fare cose con molto meno; partendo dal bisogno di materiale di risparmiare vediamo già e vedremo che alcune cose si possono fare insieme, scoprendo la condivisione.
Nascono idee e cose nuove.
Nascono fraternità nuove.
Anche da qui comincia a nascere un lavoro sul “dopo”.
La Passione di Cristo alimenta la nostra passione, quella per le anime, quella per i giovani che vogliamo come don Bosco “onesti cittadini, buoni cristiani e fortunati abitatori del cielo”.
Dunque continuiamo ad avere rispetto delle nostre e delle altrui vite attraverso comportamenti responsabili, continuiamo a mettere a posto i nostri ambienti, continuiamo ad aiutare i più deboli e tra di essi chi manca proprio dell’essenziale, continuiamo a educare i giovani a distanza, continuiamo a pregare per i malati e i morenti. Ma continuiamo a sognare il “dopo”. Nessuno può avercelo già in testa, è da pensare. Un “dopo” da sognare con Dio e con i giovani.
È vero non possiamo far altro che aspettare, ma non possiamo aspettare per sognare e prepararci. Sarebbe proprio bello se questi giorni spiritualmente intensi diventassero l’occasione per una rinnovata passione comune.
È ora il momento di domandare, convertire, venire.
Buona Settimana Santa a tutti.

Roma, 5 aprile 2020

Domenica delle Palme e della Passione del Signore

Don Stefano

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Da Latina l’esperienza del volontariato con la Caritas e il Comune

Pubblichiamo l’esperienza dell’oratorio salesiano di Latina (ICC) in collaborazione con la Caritas Diocesana e l’amministrazione comunale, scatta da Luca Biancone.
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Riscoprire la cura (anche spirituale) di sé stessi, un tempo per ricentrarsi.
Una preziosa opportunità in questo necessario isolamento casalingo la quale, tuttavia, ha insito l’evidente rischio di dimenticarci degli altri che stanno fuori, del prossimo e di chi, soprattutto in questo momento, ha più bisogno. Da queste esigenze nasce all’interno della comunità salesiana di Latina il desiderio di creare opportunità di servizio da un lato, e di aiuto dall’altro. Un desiderio generatore da cui nasce un progetto realizzato in sinergia con la Caritas Diocesana ed il comune di Latina che proprio in questi giorni prende il via. Tre le principali attività: preparazione presso la mensa dei panini e dei sacchetti da asporto e di distribuzione degli stessi a chi una casa dove stare non ce l’ha; consegna a domicilio di pacchi viveri a tutti coloro che, per varie ragioni, sono impossibilitati ad uscire od in difficoltà economica; affiancamento alla croce rossa (possibilità riservata agli studenti di medicina). Più di 50 volontari, tra cui alcuni giovani maggiorenni della CEP di Latina, hanno dato subito la loro disponibilità ed il progetto è già decollato. Il tutto nel massimo rispetto delle norme di sicurezza: prima fra tutti la distanza dei corpi, ma non quella dei cuori.
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La Spezia, grazie ai salesiani servizio lavanderia e doccia per i senzatetto

Pubblichiamo l’articolo del Secolo XIX sul servizio lavanderia e docce per i senzatetto ai tempi del Coronavirus grazie all’impegno dei Salesiani di La Spezia.

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Non solo consegne di pasti ai senzatetto, ma, ecco la novità, è partito anche il servizio docce e lavanderia in tempi di coronavirus. Non si ferma l’attività solidale degli undici gruppi di volontariato vincenziano, composti da oltre cinquanta persone. Il nuovo servizio viene già attuato nei locali dei Salesiani di via Roma, grazie al supporto prezioso di don Fabrizio e don Mirco, rispettivamente curato e parroco, che hanno concesso importanti spazi. E il ringraziamento per la loro generosità proviene da Gabriella Raschi, spezzina, presidente nazionale dei gruppi di volontariato vincenziano (in Italia sono 860 i gruppi per 11 mila volontari).

È lei a spiegare come si articola l’impegno dei volontari spezzini. «Il servizio docce e lavanderia, che oggi riteniamo essenziale, viene svolto quotidianamente dai nostri volontari utilizzando tutte le precauzioni possibili con guanti e mascherine. Vanno avanti, come sempre, le attività solidali.

A Sarzana, insieme alla Caritas, la mensa, costituita negli anni’90, prevede la preparazione in sicurezza dai 40 ai 60 pasti al giorno. Presso i Salesiani in viale Garibaldi, per i circa trenta senzatetto senza fissa dimora, c’è sia il servizio di colazione che di ristorazione tutti i giorni». Ma le novità non si fermano qui: uno dei gruppi collabora per l’allestimento di una tensostruttura per il ricovero diurno dei senzatetto e vi aderiscono anche Fondazione Carispezia e Protezione civile. Ne è capofila la Caritas. I volontari, chiamati a un grande sforzo che richiede 10-12 ore al giorno, nel frattempo continuano a distribuire i pacchi-viveri in condizioni di distanza di sicurezza. Una delle caratteristiche principali del gruppo, quello delle visite a domicilio, non è attualmente possibile. «I nostri volontari hanno sempre portato cibo a casa delle persone più disagiate. Ma si tratta di un divieto provvisorio».

Alla Spezia il gruppo vincenziano, presieduto a livello provinciale da Anna Javazzo, collabora al tavolo delle povertà con Caritas, Missione 2000, Auser, Movimento adulti scout cattolici (Masci), frati francescani di Gaggiola, Pubblica Assistenza della Spezia e Croce Rossa.

 

Il Secolo XIX

Insegna italiano in Egitto! L’appello della ICC per i corsi nelle scuole salesiane egiziane

Pubblichiamo l’appello della Circoscrizione Italia Centrale per la ricerca di insegnanti di italiano per le scuole salesiane d’Egitto.

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Le nostre scuole salesiane di Alessandria e Cairo – Rod El Farag, durante l’estate, svolgono corsi di italiano per gli studenti che, di lì a poche settimane, si troveranno ad essere inseriti nella nostra scuola professionale, che viene tenuta interamente in lingua italiana. I corsi estivi sono di livello base, quindi facilmente gestibili da persone madre-lingua, che comunque, ordinariamente, non saranno sole nell’insegnamento. Al mattino si svolgono lezioni in stile classico e frontale; in alcuni pomeriggi laboratori ludico-didattici per l’insegnamento.

Queste le alternative di date per dare la propria disponibilità durante l’estate 2020:

  • Cairo-Rod El Farag 1: 5 luglio – 5 agosto 
  • Cairo-Rod El Farag 2: 5 luglio – 19 luglio 
  • Cairo-Rod El Farag 3: 19 luglio – 5 agosto
  • Alessandria 1: 5 luglio – 6 agosto
  • Alessandria 2: 5 luglio – 19 luglio
  • Alessandria 3: 19 luglio – 6 agosto

Le esperienze degli scorsi anni ci hanno fatto maturare alcuni criteri utili affinché il servizio possa svolgersi nel migliore dei modi.

Nello specifico, il volontario dovrà:

  • avere un’età compresa tra i 30 e i 45 anni;
  • essere presentato da un salesiano di riferimento;
  • esprimere la sua disponibilità ad adattarsi alle condizioni di vita offerte dalla casa salesiana e ai ritmi di servizio proposti;
  • assumere l’impegno con serietà e dedizione, dando ad esso priorità;
  • essere desideroso di vivere e lavorare insieme all’équipe degli altri volontari e insegnanti;
  • inserirsi con discrezione nell’ambiente della casa salesiana (come sempre, quando si è ospiti, ci si adatta alla famiglia che apre le porte!);
  • rendersi disponibile ad ascoltare e mettere in pratica tutte le attenzioni che i salesiani richiederanno di avere in un contesto religioso, sociale e culturale diverso dal nostro;
  • sentirsi libero e ben accolto nel partecipare ai ritmi di preghiera e vita comunitaria della comunità salesiana.

Il volontario verrà sostenuto nel vitto e nell’alloggio dalla comunità salesiana (non è assicurata la disponibilità di alloggiare in camere singole).  Saranno invece a suo carico i costi del viaggio e del visto di ingresso (per un totale che si aggira intorno ai 450 €).

Le candidature vanno segnalate entro e non oltre il 31 marzo 2020.

Per informazioni e candidature scrivere a: pastoralegiovanileicc@donbosco.it 

Scarica la locandina

Salesiani di Perugia: verso i festeggiamenti del centenario

L’agenzia di stampa del Servizio d’Informazione Religiosa SIR pubblica un articolo dedicato ai festeggiamenti del centenario dei Salesiani di Perugia. Tra gli invitati alle celebrazioni, il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e i rappresentanti delle istituzioni.

Riportiamo l’articolo pubblicato dal SIR il 28 gennaio scorso, allegando di seguito il comunicato stampa del centenario con il programma dei festeggiamenti di Don Bosco previsti per il 2 febbraio 2020.

Salesiani: Perugia, per i cento anni del Don Bosco una festa con il card. Bassetti e i rappresentanti delle istituzioni

L’Istituto salesiano “Don Bosco” di Perugia compie cento anni. La famiglia salesiana del capoluogo umbro, in collaborazione con l’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, presenterà in conferenza stampa giovedì 30 gennaio, alle 11, nella sala San Francesco del Palazzo arcivescovile, gli eventi celebrativi per il primo secolo della sua presenza.

Interverranno il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi e il direttore dell’Istituto Don Bosco, don Giorgio Colajacomo.

Questo traguardo, ricorda il direttore dell’istituto salesiano,

“è segnato da due tappe storiche e indimenticabili per tante generazioni di giovani, l’arrivo nella sede del Penna Ricci di borgo Sant’Angelo, nel 1922, e il trasferimento nell’odierna di via San Prospero, a partire dal 1958, in continuità con la nostra missione, quella di operare al servizio dei ragazzi accogliendo la sfida educativa”.

In conferenza stampa, annuncia don Colajacomo, “verrà presentata la Festa di Don Bosco 2020, l’appuntamento che apre il triennio di preparazione al nostro centenario”. Questa festa è in programma domenica 2 febbraio, a partire dalle 10, nell’istituto Don Bosco, cui sono stati invitati il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, il sindaco di Perugia Andrea Romizi, il rettore dell’Università Maurizio Oliverio e la prorettrice dell’Università per stranieri Donatella Gambini, “invitati a confrontarsi – sottolinea il direttore del Don Bosco – sulla linea tracciata dal Santo: ‘Buoni cristiani e onesti cittadini‘”.

A seguire sarà presentata ai giornalisti la proposta delle iniziative che nell’arco di un triennio toccheranno le tre aree di impegno: professionale, universitaria e sportiva, sino alla riproposizione della storica processione di Maria Ausiliatrice, la “Maestra di Don Bosco”, il 24 maggio 2023. (F.P.)

FESTA DI DON BOSCO, 2 FEBBRAIO 2020: Lancio del Centenario

Da quasi un secolo i Salesiani operano a Perugia a favore dei giovani e avviano le celebrazioni del Centenario non per nostalgia di un passato pur bello ma ricercando vie di speranza: “2022 cento anni di futuro”. La sfida educativa parte dal motto di Don Bosco riproposto per questo anno dal suo successore, “Buoni cristiani e onesti cittadini”. Il nostro Cardinale, Gualtiero Bassetti, che da sempre si ispira al Santo dei Giovani lo commenterà, le istituzioni (Comune, Regione, Università) rinnoveranno il loro impegno per la legalità e a sostegno dell’onestà e del servizio al bene comune. Chiederanno anche l’apporto ai Salesiani per rendere attuale il loro carisma nella società perugina.

Comunicato Stampa
Programma DB2020
Salesiani Perugia

Salesiani di Alassio: Conferenza annuale e 150 anni di presenza salesiana

Il 18 gennaio 2020, dalle ore 15.30 alle 18.30, presso l’Auditorium dell’Istituto Salesiano Madonna degli Angeli di Alassio, si terrà la terza edizione della Conferenza annuale con la quale prenderanno avvio ufficialmente i festeggiamenti per i 150 anni di presenza salesiana in città.
Il tema scelto per l’appuntamento, coerentemente con l’impegno da sempre assunto dalla Congregazione è “Il sistema preventivo di don Bosco e i diritti dei minori. A 30 anni dalla convenzione internazionale  sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”.
Interverranno all’iniziativa don Pascual Chavez Villanueva, Rettor Maggiore  emerito della Congregazione salesiana, il prof. Andrea Farina, coordinatore dell’osservatorio salesiano per  i diritti dei minori dell’Italia centrale.
A moderare l’incontro don Roberto dal Molin, presidente del Centro Opere Nazionali Salesiani.
Al termine dell’evento seguirà un buffet per i partecipanti.
Per motivi organizzativi è gradita la conferma dell’eventuale partecipazione.
Per ulteriori informazioni scrivere a alassio-direttoresdb@donbosco.it o visitare il sito dell’Istituto Salesiano di Alassio.

Visita il sito ufficiale

L’ADMA a L’Aquila: “La Madonna ci chiama e noi rispondiamo”

Dal sito della Circoscrizione Italia Centrale, don Kamil Podorski direttore dell’opera, racconta la nascita del gruppo ADMA

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Tutti conoscono la storia della nostra città. Ancora oggi dopo oltre 10 anni se ne parla, perché le ferite sono ancora aperte, ma si parla poco di quanto sia stato fatto per rinascere, di quanto gli Aquilani abbiano lottato e ancora lottano per ritrovare quel tessuto sociale, quella serenità, quei luoghi, quella pace che ci sono stati strappati.

E’ vero che in fondo al tunnel c’è sempre una luce, che invita ad andare avanti, e così è stato fatto dalla famiglia salesiana, dai confratelli presenti dal 2009 in poi, da noi, delle famiglie legate a quell’ambiente, che non abbiamo mai abbandonato l’idea di ritrovare e ricostruire la bellezza del passato, ma con uno scopo ben preciso, non vivere di ricordi, ma ricominciare da capo.

Anno zero.  Si rinasce.

Ci si riappropria della nostra casa. I direttori si susseguono; le loro idee, i loro progetti vengono messi sul tavolo di lavoro per poter essere realizzati.

Don Kamil Podorski, direttore dell’opera, ci parla dell’Adma.

Cos’è, chi sono gli aderenti, qual è il programma?

Associazione di Maria Ausiliatrice. È tutto chiaro, la Madonna ci chiama e noi che l’amiamo da anni, che da anni ci rivolgiamo quotidianamente a lei, noi che siamo già sotto il suo manto, rispondiamo.

E’ il 24 maggio 2017. Anche a L’Aquila si formalizza il gruppo Adma. Una ventina di persone pronunciano la loro promessa impegnandosi a partecipare alla vita liturgica, a vivere e diffondere la devozione alla nostra Madonna, a coltivare un ambiente cristiano di accoglienza, a collaborare alla missione di don Bosco.

I nostri volti sono già noti, i nostri nomi rimbombano da anni tra queste mura. Siamo stati scouts, ex allievi, cooperatori, educatori ed ora associati Adma; ma qualcuno di nuovo c’è, che si unisce a noi veterani dell’ambiente e ci porta una ventata di novità.

Una famiglia nella grande famiglia salesiana che vive in simbiosi con l’oratorio, che partecipa a tutte le attività, una comunità di fratelli e sorelle che si amano.

Cosa ci ha spinto ad aderire? L’amore per Maria Ausiliatrice e per don Bosco.

Il cammino dell’Adma è un cammino di famiglia salesiana, come voleva il nostro fondatore, un cammino di formazione cristiana. Di fronte alle tante difficoltà e delusioni delle vite personali, di fronte alle tragedie della società, non vogliamo rinunciare alla speranza di un mondo più umano e più sereno. Chi riconosce i valori della vita trova qui il tempo per la preghiera, il dialogo, la carità, il colloquio, l’amicizia, la collaborazione.

Stare insieme per noi è diventata una necessità, pregare insieme è trovare pace per le nostre anime, far festa insieme è gioire del dono della vita.

Avviata la causa di beatificazione della Salesiana Cooperatrice Vera Grita

Domenica 22 dicembre 2019, 50° anniversario della nascita al cielo di Vera Grita (1923-1969), è stata ufficialmente avviata la Causa di beatificazione e canonizzazione della Salesiana Cooperatrice laica.

La procedura è stata ufficialmente presentata dal Postulatore Generale delle Cause dei Santi della Famiglia Salesiana, don Pierluigi Cameroni, SDB, al vescovo di Savona-Noli, mons. Calogero Marino, il Supplex libellus, con il quale si chiede l’apertura dell’Inchiesta diocesana sulla vita, le virtù, la fama di santità e di segni di Vera Grita, laica, Salesiana Cooperatrice.

Vera Grita, insegnante e salesiana cooperatrice, dopo aver contratto una malattia cronica ai polmoni fu chiamata dal Signore a essere nella Famiglia salesiana e nella Chiesa “voce- del Dio vivente”. Gesù Eucaristia, attraverso il dono delle locuzioni interiori, le dettava l’Opera dei tabernacoli viventi- per la salvezza delle anime. Morì il 22 dicembre 1969, a 46 anni, in una cameretta dell’ospedale dove aveva trascorso gli ultimi sei mesi di vita in un crescendo di sofferenze accettate e vissute in unione a Gesù Crocifisso. “L’anima di Vera – scrisse don Borra, Salesiano, suo primo biografo – con i messaggi e le lettere entra nella schiera di quelle anime carismatiche chiamate ad arricchire la Chiesa con fiamme di amore a Dio e a Gesù Eucaristico per la dilatazione del Regno”.

Di seguito, le parole del Salesiano don Silvio Roggia ai propri confratelli in una email invitata oggi proprio riguardante la vita di Vera Grita:

Vorrei condividere solo qualcosa della sua esperienza di vita, tanto semplice, come maestra di scuola elementare nell’entroterra ligure, cooperatrice salesiana, provata da gravi problemi di salute, e tanto straordinaria, grazie al modo in cui la sua fede, speranza e carità sono diventate un “a tu per tu” con il cielo, di cui abbiamo una eco fedele nei 13 quaderni che ha scritto per obbedienza. È stato il suo “compito a casa”, alla scuola del Maestro, la cui presenza è diventata per lei più reale e tangibile di qualunque altra cosa al mondo, soprattutto nell’eucaristia.

Verrebbe da dire: cosa c’è di nuovo? È dai tempi del cenacolo, otto imperatori prima del Traiano che ha condannato a morte Ignazio, quando a Roma comandava ancora Tiberio e il suo procuratore a Gerusalemme si chiamava Pilato, che chi continua a seguire fino alla croce chi nascerà a Betlemme dopodomani, continua anche a dire AMEN, quando si ripetono le parole dell’ultima cena: questo è il mio corpo, questo è il mio sangue. AMEN = sei proprio tu, corpo e sangue, qui e adesso.

Per saperne di più:

Portami con te

Epistolario

Maltempo in Liguria, a Varazze l’Oratorio al servizio di soccorritori e sfollati

Pubblichiamo un articolo della Circoscrizione Salesiana Italia Centrale sull’impegno dei volontari e dell’opera salesiana di Varazze durante l’eccezionale ondata di maltempo che ha colpito la zona di Savona a fine novembre.

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Nei giorni 23 e 24 novembre 2019, il territorio di Varazze (SV) e in particolare il suo entroterra, è stato colpito duramente da un’eccezionale ondata di maltempo che ha raggiunto il massimo grado di allerta, quella rossa, nella scala previsionale predisposta dalla Protezione Civile.

Le piogge copiosissime, hanno provocato movimenti franosi in grado di movimentare ingenti quantitativi di terreno, vegetazione e materiale vario, tanto da rendere immediatamente inagibili molti collegamenti interni tra le frazioni e danneggiando gravemente diverse abitazioni. Il Sindaco di Varazze, Alessandro Bozzano, nei giorni successivi al disastro, ha dichiarato che molte strade sono irrecuperabili e bisognerà costruirne di nuove.

Il quadro di grave pericolo nel quale si sono trovati molti residenti delle frazioni, ha determinato la necessità di evacuare 98 persone, alloggiate chi presso familiari e amici, chi in alberghi del litorale che, nonostante la chiusura delle strutture per il periodo invernale, si sono resi disponibili ad ospitare i concittadini oggetto di questo provvedimento di emergenza.

L’Oratorio don Bosco di Varazze, come noto guidato da un gruppo di laici volontari, è stato contattato dall’amministrazione comunale per provvedere all’erogazione di pasti caldi per il personale di primo soccorso e gli sfollati che ne facessero richiesta.

Nei 4 giorni che hanno rappresentato il primo periodo di massima emergenza, l’Oratorio ha cosi servito 145 pasti caldi, garantendo un momento di riposo in un ambiente familiare e accogliente, un sorriso e un conforto a chi viveva momenti di grande apprensione. I destinatari di questo servizio sono stati una famiglia di sfollati composta da genitori e due bambini e i volontari della Protezione Civile, della Croce Rossa, dei Vigili del fuoco che al termine del turno di soccorso o prima di iniziare quello successivo, raggiungevano il refettorio “Mamma Margherita” messo a disposizione dai Salesiani. I ragazzi dell’Oratorio hanno voluto spontaneamente decorare la sala con disegni che illustravano l’intervento del personale di soccorso e frasi di ringraziamento e ammirazione.

Tutto questo è stato possibile grazie ad un gruppo di volontari dell’Oratorio che si è messo subito a disposizione di queste persone, trovando tempo ed energie per assistere le persone coinvolte a diverso titolo nell’emergenza. Il Sindaco e diversi componenti dell’Amministrazione Comunale, hanno fatto visita all’Oratorio per mostrare apprezzamento e gratitudine a quanti fossero al servizio.

“Rispondere alle emergenze del nostro territorio – dichiara Ivano Perata, presidente della Fondazione Oratorio don Bosco Varazze – è non solo espressione coerente di quanto previsto dal nostro statuto e dal Progetto Educativo Pastorale che sottende a tutti i nostri progetti, ma anche una preziosa testimonianza che aderire al Vangelo significa mettersi sempre al servizio di quanti hanno bisogno, portando non solo aiuti materiali ma anche sorriso e conforto così come chiese don Bosco ai propri ragazzi durante l’emergenza del Colera nella Torino di fine 800”.