Progetto UsAid: tablet e pc contro le disuguaglianze scolastiche

Pubblichiamo il comunicato stampa di Vis, Salesiani per il Sociale APS e Cnos Fap sulla prima distribuzione di tablet al CFP del Pio XI di Roma, nell’ambito del progetto UsAid.

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Problemi di connettività (44,7%), di mancanza di strumenti (42%) e limitata capacità di utilizzo del software necessario (25,9%) sono tra le cause che, secondo una recente ricerca, hanno aumentato le disuguaglianze tra gli studenti durante la didattica a distanza.
C’è una categoria di alunni per cui la dad rappresenta una sfida doppia: sono gli oltre 512mila studenti degli istituti di formazione professionale presenti in Italia. Per loro fare dad significa non solo seguire le materie teoriche tramite un pc o tablet a disposizione, ma anche cercare di esercitarsi nelle attività di laboratorio.

Per questo motivo con il supporto degli USA e in partnership con Salesian Missions, il progetto “La risposta del VIS, Salesiani per il sociale Aps e CNOS-FAP all’emergenza COVID-19 in Italia – Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to COVID-19” prevede la distribuzione in 16 Regioni italiane di 470 dispositivi tra tablet per studenti vulnerabili, di cui 350 andranno ai centri di formazione professionale.

Tra gli studenti che beneficeranno subito di questa iniziativa, anche le ragazze che studiano al primo anno per diventare estetiste al Centro di formazione professionale salesiano Pio XI di Roma, parte di quegli oltre 35mila giovani che studiano nei centri di formazione professionale in Lazio. Oggi hanno ricevuto un tablet per poter seguire fin da subito le materie teoriche a distanza e per prepararsi a usarlo anche per i laboratori di onicotecnica, trucco e massaggi. Le materie pratiche, infatti, sono al momento le uniche ancora possibili in presenza, ma potrebbero in caso di nuove restrizioni essere svolte in dad, come è avvenuto nella scorsa primavera.

Il progetto “La risposta del VIS, Salesiani per il sociale Aps e CNOS-FAP all’emergenza COVID-19 in Italia – Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to COVID-19” finanziato da USAID (agenzia governativa di sviluppo che opera in oltre 100 Paesi del mondo) punta a mitigare le conseguenze educative, sociali ed economiche della pandemia e coinvolgerà più di 24.000 destinatari totali tra studenti, insegnanti, famiglie, migranti e rifugiati in 16 Regioni italiane per tutta la durata del progetto, 15 mesi.
Nella seconda fase del progetto, saranno sperimentate in alcune scuole nuove modalità di insegnamento per le materie laboratoriali attraverso l’utilizzo della realtà virtuale.
Ad oggi, gli Stati Uniti hanno impegnato 60 milioni di dollari in assistenza all’Italia, attraverso l’esercito statunitense e USAID, per sostenere la risposta italiana alla pandemia e costruire la resilienza per il futuro

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Il progetto è realizzato da:
VIS Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, Ong salesiana che si occupa di cooperazione allo sviluppo e solidarietà internazionale in Italia e in 40 Paesi del mondo e promuove attività di sensibilizzazione, educazione e formazione alla cittadinanza globale.
Salesian Missions, organizzazione non profit statunitense che supporta progetti di aiuto in tutto il mondo a favore di giovani in condizione di povertà, emarginazione e sfruttamento.
CNOS-FAP Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione e Aggiornamento Professionale, ente che coordina 60 centri salesiani d’Italia che promuovono un servizio pubblico nel campo dell’orientamento, della formazione e dell’aggiornamento professionale con lo stile educativo di Don Bosco.
Salesiani per il Sociale Aps, organizzazione non profit costituita nel 1993 dai Salesiani d’Italia come strumento civilistico a sostegno della dimensione pastorale del disagio e della povertà educativa. Opera in tutto il territorio nazionale con case famiglia, comunità di accoglienza, centri diurni e altri servizi, ispirandosi al metodo educativo di Don Bosco.

I Salesiani in Italia rispondono all’emergenza Covid-19. Un aiuto da parte di USAid a VIS, Salesiani per il Sociale APS e CNOS Fap

Sull’edizione di oggi, martedì 10 novembre, dell’inserto “Buone Notizie” del Corriere della Sera, si parla del progetto Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to Covid-19, finanziato da UsAid e portato avanti in Italia da VIS, Salesiani per il Sociale APS e Cnos-Fap. 

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La cooperazione internazionale? Si fa (anche) a casa nostra. Lo sa bene il Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo), che fino a ottobre 2021 sarà impegnato come capofila di Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to Covid-19, il progetto finanziato da UsAid (U.S. Agency for International Development), l’agenzia che gestisce il programma di assistenza economica e umanitaria degli Stati Uniti in più di 80 Paesi del mondo.

L’organizzazione non governativa salesiana – che dal 1986 si occupa di cooperazione allo sviluppo e solidarietà internazionale in Italia e in altri 40 Paesi del mondo – è stata scelta per rispondere e affrontare le conseguenze economiche, sociali ed educative della pandemia. Sedici le regioni italiane interessate; 24.480 le persone che verranno raggiunte, appartenenti a categorie vulnerabili; 380 le famiglie che riceveranno aiuti alimentari. E ancora, 249mila i dispositivi di protezione individuale (mascherine, gel, guanti); 7.500 i kit didattici e 470 i supporti informatici che saranno distribuiti.

Sensibilizzazione

Il progetto è sviluppato su tre componenti: risorse digitali (kit didattici, corsi online, video con lettura delle fiabe de «L’orizzonte alle spalle», il libro realizzato dal Vis sui racconti dei migranti) per promuovere percorsi di formazione rivolti a ragazzi, famiglie e insegnanti (#restiamoattivi ); sostegno a studenti vulnerabili che hanno subito una sospensione dei loro corsi salesiani di formazione professionale, perché anche a distanza possano proseguire i loro studi ( FormAzione per la ripresa ); infine, con #noicis(t)iamo , distribuzione di protezioni individuali e beni di prima necessità a famiglie bisognose (con una card per fare la spesa da soli e scegliere cosa acquistare, accompagnati da un’azione di sensibilizzazione sui consumi responsabili e sul riciclo) e sostegno a migranti e rifugiati nei centri della Sicilia.

«I salesiani di tutto il mondo si sono mobilitati fin da marzo per cercare di essere accanto ai più bisognosi, anche nei mesi del lockdown», spiega Nico Lotta, presidente di Vis: «Abbiamo convertito i nostri progetti in corso nel Sud del mondo per cercare di rispondere ai nuovi bisogni emersi con la pandemia. Allo stesso tempo ci siamo sentiti chiamati a intervenire in modo urgente anche in Italia». Per questo «ci siamo uniti ad altri tre enti salesiani, Salesiani per il Sociale Aps , Salesian Missions e CNOS-FAP , in un progetto che potesse rispondere alle conseguenze dell’emergenza sanitaria nel nostro Paese», aggiunge, richiamando quello che dalle origini è il focus di tutti gli interventi portati avanti: «Secondo il carisma di don Giovanni Bosco operiamo nella convinzione che solo attraverso l’educazione si possano promuovere i diritti, superare le disuguaglianze e combattere alla radice le cause della povertà. Per questo, ad esempio, anche nei progetti che riguardano più in generale l’ambiente o il contrasto alla migrazione irregolare, c’è sempre una componente legata alla formazione che permette una vera autonomia e un reale sviluppo delle persone e della comunità», conclude.

Innovazione

Non è, quindi, un caso se tra gli 83 progetti di cooperazione internazionale portati avanti si trovano anche Ghana Greenhouse , volto a introdurre le serre come strumento innovativo per permettere ai contadini di coltivare in un ambiente protetto anche piante non autoctone; Etiopia Since , destinato a mitigare il fenomeno migratorio creando opportunità di impiego per giovani tra i 18 e i 35 anni in condizioni di vulnerabilità, potenziali migranti e migranti di ritorno; o Palestina Nur , che vuole favorire l’impiego di fonti rinnovabili e l’autonomia energetica della Palestina con corsi di formazione e il posizionamento di pannelli solari negli edifici pubblici.

Lo spirito che anima questi progetti è ben sintetizzato nel motto «Insieme, per un mondo possibile» e nella spiga e nel ramoscello di ulivo nel logo del Vis, simbolo del diritto al cibo e a un’esistenza serena per ogni bambino e giovane sulla terra.

 

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Minori stranieri non accompagnati, Salesiani per il Sociale conclude un progetto europeo di due anni

Il 16 ottobre si è svolto il webinar internazionale, Caring for unaccompanied minors in Europe, come momento conclusivo di un ricco percorso della durata di due anni, che Salesiani per il Sociale ha svolto all’interno del progetto Building knowledge from local practices: a solution for better care and support of unaccompanied minors in Europe.  Il progetto ha coinvolto operatori delle seguenti associazioni salesiane della Sicilia e della Puglia, Metacometa, A Braccia Aperte, Don Bosco 2000, in Sicilia e Emmaus in Puglia.

Il progetto, in linea con gli obiettivi dell’Unione Europea, relativi all’integrazione dei giovani migranti, ha rivolto la sua attenzione nel rafforzamento della qualità del lavoro degli operatori ed educatori che lavorano con e per i minori non accompagnati, attraverso la condivisione di buone pratiche e l’apprendimento tra pari, sostenendo l’implementazione di nuove soluzioni educative, sviluppate da parte delle organizzazioni coinvolte nel progetto, a favore dei giovani.

Il progetto ha coinvolto 7 partner europei: Apprentis d’Auteuil in Francia, in qualità di capofila, Salesiani per il Sociale APS in Italia, Christliches Jugenddorfwerk Deutschlands in Germania, The Smile of a Child in Grecia e partner del campo di ricerca, Università di Ghent in Belgio, Università del Bedfordshire in Inghilterra e Osservatorio sulla migrazione dei minori – Università di Poitiers in Francia.

Il progetto è nato dall’esigenza di riflettere sulle sfide educative, che quotidianamente gli operatori vivono, supportando i minori non accompagnati e alle quali spesso i corsi di formazione esistenti non forniscono risposte complete. Tuttavia, di fronte a queste sfide, molti educatori hanno sviluppato un know-how e una competenza significativa e specifica sul campo, da valorizzare e da condividere con i propri pari, soprattutto a livello europeo. Il nostro progetto ha offerto una soluzione originale per capitalizzare queste buone pratiche, sviluppate localmente in Europa: la costruzione a livello europeo di una comunità di pratiche e saperi, una comunità di professionisti sul campo e ricercatori, per favorire lo scambio di esperienze e conoscenze relative al supporto educativo dei minori stranieri non accompagnati.

Nel corso dei due anni del progetto, circa 60 operatori, educatori e ricercatori si sono confrontati, durante quattro sessioni di lavoro di 5 giorni ciascuna in Francia, Italia, Germania e Grecia. Tutte le sessioni hanno utilizzato la metodologia della “comunità di pratiche e saperi”, un approccio empirico e partecipativo, che ha consentito ai partecipanti di condividere le conoscenze acquisite, partendo dall’esperienza, incrociandole con le conoscenze teoriche e le lezioni apprese durante gli incontri, in una prospettiva multidisciplinare.

Durante tutto il progetto, le migliori pratiche sono state raccolte, analizzate e capitalizzate attraverso la produzione di un innovativo strumento pedagogico, dedicato alla formazione, un Digital Notebook, nato dall’esperienza dei professionisti sul campo, presentato durante il Webinar.

Nel mese di dicembre tale risorsa sarà disponibile anche in italiano, in greco e tedesco, per ora è online la versione francese ed inglese.

Questo strumento offrirà alle organizzazioni un mezzo per supportare i loro team educativi in questo campo di intervento e, più in generale, consentirà a un numero maggiore di professionisti del campo, di ricevere una formazione continua impegnandosi in un processo di riflessione e ricerca.

Digital Book

“M’Interesso di te”: il progetto di Salesiani per il Sociale APS sull’Osservatore Romano

Pubblichiamo un articolo uscito sull’Osservatore Romano dove si parla del progetto “M’Interesso di te” di Salesiani per il Sociale APS. Il progetto, realizzato nelle città di Torino, Napoli e Catania, e sviluppato su due edizioni, vuole arginare il fenomeno dell’esclusione sociale e dei minori stranieri non accompagnati e dei neomaggiorenni, migliorare la loro integrazione sociale, favorire i processi di sempre maggiore autonomia personale e lavorativa, attraverso interventi peculiari e di aggancio, recupero e reinserimento fondati sulla “ripresa in carico” e l’accoglienza, la formazione e l’orientamento, l’accesso ai servizi educativi, sanitari e sociali locali.

Per ridare un’identità ai minori invisibili

#CANTIERE GIOVANI • Il progetto «M’interesso di te» di Salesiani per il sociale

Appena giunti in quella che avrebbe dovuto essere la terra promessa, tutto quanto li identifica è l’acronimo Msna: i minori stranieri non accompagnati sbarcano soli in un Paese di cui spesso non sanno il nome, soli, benché in mezzo a centinaia di persone. Persone di cui non riconoscono i volti. Disorientati in un ambiente loro estraneo, quando non ostile, ed esclusi dai circuiti dell’accoglienza, sono inevitabilmente più esposti a situazioni di rischio, finendo non di rado preda della criminalità organizzata.

«Le loro storie, poco visibili e a cui non si presta la dovuta attenzione, si inseriscono nel fenomeno emergente dei ragazzi di strada, minorenni di 16-17 anni, senza fissa dimora e figure di riferimento, quasi sempre vittime delle tante forme di sfruttamento» spiega don Roberto Dal Molin, presidente di Salesiani per il sociale, i quali, per il terzo anno consecutivo, con il supporto del Fondo di beneficenza di Intesa Sanpaolo, riprendono il progetto «M’interesso di te», teso ad accompagnare tanti giovani a un percorso di vita dignitoso e costruttivo, proprio nel delicatissimo passaggio alla maggiore età, quando vengono meno anche quelle minime tutele previste dall’attuale legislazione.

«Ci è sembrato doveroso farci carico della loro integrazione, perché, essendo privi di risorse personali, relazionali e sociali, a seguito dell’interruzione dei programmi di inserimento riservati ai più piccoli, sarebbero stati ulteriormente abbandonati a sé stessi» conclude don Roberto, sottolineando che gli interventi avviati a Torino, Napoli, Catania, San Gregorio di Catania e Roma «coinvolgono anche le amministrazioni locali, proponendosi come modello di progettualità condivisa estendibile ad altre città». Riscattare questi giovanissimi da traumi fisici e psichici, dovuti alle violenze subite nei Paesi di origine e di transito, affrancarli dalla precarietà di un’esistenza fatta di rifugi di fortuna e condizioni igienico-sanitarie insalubri richiede la collaborazione di una rete di assistenza territoriale. «Essendo agli occhi della società degli invisibili, non hanno diritto ad assistenza sanitaria e cure mediche, così, molti di loro finiscono nel cono d’ombra del silenzio e dell’emarginazione, e, soprattutto, finiscono ridotti in schiavitù dal mercato della prostituzione organizzata, vittime di una vera e propria tratta» denuncia don Roberto.

Obiettivo del progetto è, infatti, proprio contrastare esclusione sociale e sfruttamento, attraverso recupero, presa in carico, formazione, inserimento sociale e diverse misure atte a togliere i ragazzi dalla strada e dare loro una speranza di rinascita. «Solo quest’anno partecipano al progetto 600 giovani, ma intendiamo accoglierne quanti più riusciamo: i nostri operatori quattro volte a settimana si muovono sulla strada per identificare i minori in difficoltà. In due anni di attività hanno accumulato una buona conoscenza del territorio e sanno dove intercettare i ragazzi» racconta don Roberto, sottolineando l’importanza dell’esperienza sul campo per instaurare un contatto diretto con i più piccoli, conquistare la loro fiducia, conoscerne origini, storia e motivazioni alla base della loro fuga, comprendendo le loro paure e i pericoli che hanno corso e continuano a correre.

Dopo il primo contatto, utile a stabilire condizioni di salute, status giuridico ed eventuali procedimenti penali a carico, viene attivata la rete dei servizi formali e informali a seconda delle singole esigenze. I centri di accoglienza diurna di bassa soglia svolgono una funzione di filtro e di primo supporto: i ragazzi ospitati, qui trovano un pasto caldo, un letto e un tetto, ma anche canali per avviare le procedure di regolarizzazione di documenti personali e permessi di soggiorno. «Abbiamo pensato ad attività di laboratorio e socializzazione, che aiutassero a creare un clima confortevole e accogliente, che favorissero la comunicazione, la fiducia nell’altro e l’apertura al prossimo, che trasmettessero la dimensione dell’appartenenza — spiega il presidente dei Salesiani — per questo sono centrati sulla creatività e sull’auto-narrazione come strumenti di crescita».

A questi sono, tuttavia, affiancati corsi per il potenziamento delle competenze linguistiche: la comprensione della lingua è, infatti, condizione irrinunciabile all’inserimento sociale dei nuovi arrivati, oltre che necessaria all’acquisizione della licenza media. Ai neomaggiorenni viene anche offerta un’accoglienza abitativa temporanea (dai 6 ai 12 mesi), valutata in forma sperimentale anche in prospettiva, per alcuni di loro, dell’affido familiare: già in questa prima fase, infatti, una rete di famiglie affianca i ragazzi nel compiere i primi passi in un mondo ancora sconosciuto, quello della scuola e delle strutture di sostegno, nel vivere nuove relazioni con i coetanei, nell’approccio a tradizioni e usi diversi.

L’aspetto più importante, dal punto di vista formativo, è il raggiungimento dell’autonomia: attività, tempo ed energie sono, in larga parte, finalizzate a tale obiettivo, motivando alla scoperta del proprio potenziale, all’acquisizione di competenze trasversali, alla ricerca di una professione dignitosa. «Riteniamo fondamentale spronarli a esplorare richieste e dinamiche del mondo del lavoro, a individuare spazi in cui possano investire il loro talento in una progettualità in linea con attitudini, passioni e aspettative personali» spiega Giovanna Palatino, responsabile del Fondo beneficenza Intesa Sanpaolo, riferendosi alla scelta dell’inserimento di corsi professionali e di tirocini aziendali, a completamento dei percorsi scolastici formali, per ogni ragazzo. «Ci ha colpito il progetto dei Salesiani, perché si occupa degli ultimi tra gli ultimi, e, poiché le Linee guida biennali del Fondo hanno come focus il sostegno ai migranti, per favorirne l’inclusione sociale ed economica, abbiamo voluto dare una mano a questi ragazzi, soli e senza riferimenti, in fuga dai loro paesi alla ricerca di un futuro migliore» ricorda Palatino.

Sono gli stessi giovani e giovanissimi che vediamo gravitare attorno alle stazioni e nelle periferie delle nostre città, finendo, spesso, preda della criminalità. Esclusi dai circuiti ufficiali, finiscono tra gli invisibili. Sottrarli a questa morsa, richiede, oltre ad un primo intervento emergenziale, un percorso personalizzato di alfabetizzazione e inserimento: «Si tratta di una questione di umanità, ma anche di una battaglia di civiltà che vale la pena combatterla, avendo di fronte lo sguardo e il sorriso dei tanti bambini e ragazzi che stiamo seguendo». Nei primi due anni di progetto (2018-2019), infatti, sono stati supportati complessivamente circa 1.400 minori, sono state organizzate oltre 500 uscite di educazione di strada e, a oggi, si contano oltre 1.700 accessi all’accoglienza di bassa soglia; sono stati tenuti 400 corsi di prima alfabetizzazione e 900 interventi psico-socio-educativi. Numeri che parlano di un grande progetto che, non a caso, ha incontrato il plauso delle università responsabili del suo monitoraggio: l’ultimo report lo segnala come “piano di alta rilevanza”, in quanto promotore di un modello di presa in carico della persona a tutto tondo e rispettoso delle esigenze della singola persona. Sapere che tutto sta avendo un seguito, grazie all’iniziativa e all’impegno di tanti educatori, volontari e amministratori, è di forte auspicio per il loro e nostro futuro.

di Silvia Camisasca

(26 ottobre 2020)

Salesiani per il Sociale

Osservatore Romano

Don Bosco Youth-net, all’assemblea generale partecipano TGS e Salesiani per il Sociale APS

Si è svolta sabato 24 Ottobre 2020 l’Assemblea Generale Don Bosco Youth-Net a cui ha preso parte la delegazione italiana composta dai rappresentanti di TGS e Salesiani per il Sociale. L’incontro, inizialmente previsto in presenza a Bruxelles, in Belgio, è stato riproposto in collegamento remoto per rispettare le norme di distanziamento sociale in vigore in tutta Europa a causa della attuale emergenza sanitaria.

La “General Executive Body” della rete internazionale di gruppi di lavoro e organizzazioni giovanili promossi dai Salesiani che operano nello stile di Don Bosco è solita riunirsi due volte all’anno in una nazione sempre diversa, facendo visita di volta in volta ai luoghi e alle sedi dove operano le varie organizzazioni membro: da Bruxelles (Belgio) a Monaco (Germania), da Rijswijk/Amsterdam (Paesi Bassi) a Torino (Italia), da Praga (Repubblica Ceca) a Cracovia (Polonia) e a Leopoli (Ucraina)… Partecipare a queste assemblee significa ogni volta prendere un aereo per una destinazione sempre nuova, dove ritrovare gli amici di sempre e incontrarne di nuovi, e continuare a progettare tutti assieme le prossime attività educative rivolte ai giovani di tutta Europa.
Questa volta, come del resto avvenuto già lo scorso mese di Aprile 2020, l’appuntamento è stato invece on line. Alla riunione in collegamento remoto hanno partecipato dalle rispettive sedi i rappresentanti di tutte le 18 organizzazioni giovanili salesiane che compongono la rete in tutta Europa: Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Germania, Spagna, Francia, Irlanda, Malta, Montenegro, Paesi Bassi, Polonia, Slovenia, Slovacchia, Ucraina, Gran Bretagna e naturalmente Italia.

La riunione è stata presieduta da Fonny, Presidente uscente DBYN, e vi hanno preso parte anche i membri dello staff Don Bosco Youth-Net, Aubérie, Segretario Generale, e Liesbet, Project Coordinator.

La riunione del “General Executive Body” DBYN è cominciata con una panoramica delle situazioni locali per ogni organizzazione membro, per poi soffermarsi sul rapporto delle attività 2020, sulle proposte per le attività 2021 (con il posticipo delle attività non svolte nel 2020, inclusi i festeggiamenti per i 20 anni della rete Don Bosco Youth-Net), nonché sulle prime proposte di attività 2022.
Sono stati analizzati e approvati i documenti relativi al rapporto economico 2020 e allo Stato della Federazione.
Lo sguardo si è poi proiettato al futuro della rete giovanile, attraverso l’aggiornamento del Master plan 2018-2020 e le prime proposte sul Master plan 2021-2023.

Un momento centrale della assemblea è stata l’elezione del nuovo Presidente e del nuovo “Administrative Body”, il consiglio di amministrazione di Don Bosco Youth-Net.
Da parte di TGS e Salesiani per il Sociale le più sincere congratulazioni al neoeletto Niklas Gregull, neo Presidente Don Bosco Youth-Net, e alle organizzazioni che fanno parte dell’Administrative Body per i prossimi tre anni: Jeugddienst Don Bosco vzw / Belgio, Deutsche Provinz der Salesianer Don Boscos / Germania, Salesians of Don Bosco / Regno Unito e Salesians of Don Bosco Youth ministry office / Ucraina.

L’appuntamento per il prossimo incontro in presenza è previsto in occasione dell’Assemblea Generale Don Bosco Youth-Net a Bruxelles dal 18 al 21 Marzo 2021. 

Quella “stella” in mezzo alla pandemia: l’esperienza di Stella del Cammino su Avvenire

Pubblichiamo l’articolo di Demetrio Logiudice uscito su Avvenire dove si racconta l’esperienza del lockdown della casa famiglia “Stella del cammino” a Santa Severa che fa parte di Salesiani per il Sociale APS.

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La casa famiglia per minori Stella del Cammino di Santa Severa ha fronteggiato il lockdown grazie all’aiuto di famiglie, amici, volontari. «Nonostante la paura per gli eventi e le notizie che sentivamo al telegiornale si è creata un’unione più forte tra i ragazzi, una collaborazione affettuosa con noi operatori», raccontano a Lazio Sette Eleonora Brandi e Loredana Rocchi, responsabili della casa famiglia, che aderisce alla Federazione Salesiani per il sociale.

Tra problemi legati ai pc non sufficienti per tutti e il collegamento wifi insufficiente per le lezioni a distanza e corsi online, la piccola comunità ha organizzato momenti di svago come tornei sportivi, lezioni di disegno, e ha aiutato ogni ragazzo a sviluppare le proprie attitudini alla luce dei mutati orari ed attività. «A metà lockdown – continuano – abbiamo avvertito un momento di forte pressione, perché si allentavano le restrizioni per i cittadini ma non per le comunità, cosa che ha condizionato fortemente la vita sociale. Fino ai primi di luglio non è stato facile né per loro né per noi operatori che seguivamo e ancora seguiamo procedure di sanificazioni sistematiche, evitando assembramenti, ed effettuando il turno da soli». Per fortuna non è mancato il supporto psicologico, spirituale ed economico della grande famiglia che ruota attorno alla struttura. Come i momenti di preghiera attraverso le videochiamate. O i regali o la spesa donata fuori dal cancello, a dimostrazione dell’affetto per i ragazzi ospitati. «Non è stato un aiuto solo economico – commentano le due donne -, per i ragazzi è stato importante sentirsi “pensati” e “uniti” agli altri. Sono stati veramente splendidi e ringraziando Dio anche le famiglie sono state molto collaborative. Siamo usciti da questa prova più forti come gruppo, come casa-famiglia. I ragazzi sono molto più maturi con più coesione, amicizia e solidarietà. Ringraziamo tutte le attività di Santa Severa, i volontari, gli amici che ci sono stati e ci sono ancora accanto e ci permettono di far crescere i ragazzi spiritualmente e umanamente in un clima di vera accoglienza salesiana fondata sull’amorevolezza».

L’esperienza di Stella del Cammino può di certo aiutare chi ancora non ha smaltito i postumi del duro periodo di restrizione pensando a come la comunità ne sia uscita più forte e matura, segno che la Provvidenza ha ripagato i loro “confinamenti” con una valanga di amore e considerazione.

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IN.S.I.E.ME, concluso il progetto di Salesiani per il Sociale contro la povertà educativa minorile

L’8 luglio si è concluso il progetto IN.S.I.E.ME di Salesiani per il Sociale APS, CGS Aps e TGS: a causa dell’emergenza sanitaria non è stato possibile realizzare il seminario finale. In 18 mesi sono stati raggiunti 490 minori, 340 docenti e 292 genitori: il ringraziamento più grande va agli operatori delle sedi, persone qualificate con grande passione educativa che hanno portato avanti il progetto, anche nella difficoltà dovuta al Covid-19.

Assemblea Salesiani per il Sociale APS: Ci sarà ancora di più bisogno di noi

Sabato 4 luglio si è tenuta l’assemblea straordinaria e ordinaria di Salesiani per il Sociale APS. Vista l’emergenza sanitaria in corso e le restrizioni ancora in vigore, si è svolta in modalità a distanza. L’assemblea ordinaria ha visto la relazione del presidente, la relazione di missione, la presentazione e l’approvazione del bilancio e la condivisione delle attività da parte dei comitati Interregionali.

Il saluto è toccato a don Stefano Aspettati, superiore dell’Ispettoria dell’Italia Centrale e ispettore delegato all’Emarginazione e disagio che ha sottolineato come in questo tempo di emergenza, si è tenuto “alle persone che ci stanno più a cuore, ovvero quella porzione più delicata della società”:

“Anche se l’anno di competenza di tale relazione è strettamente il 2019 non possiamo non dire che i mesi da marzo a giugno del 2020 avranno nella nostra memoria un ricordo indelebile: dal numero dei morti (solo in Italia a oggi 34.818) e dei contagiati al blocco delle attività non essenziali alla restrizione nelle proprie abitazioni. Sono state innumerevoli le analisi e le riflessioni che abbiamo ascoltato e fatto in questo periodo anche se una valutazione complessiva è ancora prematura, non è andato tutto bene come si auspicava e le conseguenze avranno dei riverberi più avanti nel tempo”, ha detto don Roberto Dal Molin, presidente di Salesiani per il Sociale APS, nella sua relazione.

Raccontando la vita associativa del 2019, don Roberto Dal Molin ha sottolineato come “di fronte a situazione difficili in cui “non si vedeva una luce in fondo al tunnel” è stato bello riscontrare come tanti abbiano risposto: “sarò io la luce in fondo al tunnel” dando corpo allo spirito di Don Bosco che invita a “fare il bene” non nonostante ma attraverso le difficoltà”.

Durante il 2019 Salesiani per il Sociale APS è stata impegnata su molti fronti, con molti progetti d’intervento a favore di categorie (minori e giovani) svantaggiate e in condizione di esclusione sociale, progetti sostenuti dal contributo di istituzioni pubbliche, fondazioni private e dai tanti donatori che ogni giorno ci sostengono con la loro vicinanza. Per il Sevizio Civile Universale, sospeso a causa del Covid-19 e poi ripreso, ci sono 997 volontari in attività in Italia e 32 all’estero.

Dai Comitati interregionali – Don Bosco al Sud; Italia Centrale e Piemonte e Valle d’Aosta – oltre alla relazione su quanto fatto, è emersa l’importanza del lavoro fatto in rete e con costanza soprattutto nel periodo di emergenza grazie all’impegno degli educatori: altrimenti, i ragazzi seguiti non avrebbero avuto alcun sostegno.

“Abbiamo sentito dire come l’emergenza sanitaria sia stata una “lente di ingrandimento” che ha fatto vedere meglio e il peggio delle situazioni sociali in cui operiamo; ancora, una sorta di “acceleratore di cambiamento” che non sarà per forza solo migliorativo. Con sguardo pieno di speranza e mani operose ci apprestiamo ad affrontare l’allargarsi di situazioni di fragilità specie giovanile a causa della pandemia; ci sarà ancora più bisogno dei nostri interventi per contrastare la povertà educativa e dare il nostro contributo per una società coesa e inclusiva dei più svantaggiati”, ha concluso don Roberto Dal Molin.

Dl Rilancio, Salesiani per il Sociale APS: “Non abbandoniamo il Servizio Civile Universale”

Salesiani per il Sociale APS riunita in Assemblea Nazionale il 4 luglio 2020, in merito al Servizio Civile Nazionale, esprime sconcerto e preoccupazione per le recenti scelte del Parlamento e sollecita una sua assunzione di responsabilità.

Dal Dl Rilancio in discussione alla Camera sono scomparsi gli emendamenti Salva-Terzo settore. L’Associazione rilancia quanto affermato dalla portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore: “Nonostante le tante rassicurazioni e il ruolo indiscutibile svolto dalle organizzazioni del Terzo settore già prima della crisi nella loro costante azione di aiuto a tantissime persone fragili, in condizioni di esclusione sociale o di povertà, non si è passati dalle parole ai fatti. Siamo preoccupati per le ricadute sociali di questa scelta”.

In modo particolare Salesiani per il Sociale APS esprime preoccupazione per il ritiro degli emendamenti riguardanti il rifinanziamento del Servizio Civile Universale: l’aumento non sarà più di 100 milioni di euro ma soltanto di 20, sufficienti appena all’invio di 4.000 ragazzi da aggiungersi ai circa 30mila previsti. Ben lontani dai 300 milioni necessari per quel contingente annuo di almeno 50.000 posizioni indicato dal Ministro Spadafora. A fronte di una richiesta di 84mila giovani vogliosi di impegnarsi, i fondi per il servizio civile rimangono quindi insufficienti e precari, soggetti a continui ricalcoli e tagli.

Il potenziamento del Servizio Civile Universale, come esplicitato nel testo che il Governo ha presentato agli Stati Generali, aveva visto il sostegno di tante componenti sociali, della Commissione “Colao”, della Rappresentanza degli operatori volontari mobilitando centinaia di associazioni e persone. Pareva riconosciuto il valore civico ed educativo che il SCU assolve per tanti giovani coinvolgendoli come cittadini attivi e, per gli ambienti salesiani, nella cura inclusiva dei minori.

Salesiani per il Sociale APS unendosi all’appello del Forum del terzo Settore e alla Cnesc chiede al Governo e alla Camera dei Deputati di stanziare con il Decreto Rilancio i fondi necessari a far vivere, attraverso l’azione delle organizzazioni accreditate, un anno di impegno civico, di crescita personale e di sostegno alle comunità a 50.000 giovani.

“Disponibile al dialogo e all’ascolto”: don Domenico Ricca ricorda don Baldassare Meli

Le agenzie di stampa del 27 giugno 2020 riportavano: “È morto stamattina a Castelvetrano don Baldassare Meli, sacerdote-simbolo della Palermo della rinascita e del coraggio di fine anni Novanta. Don Meli, che a Palermo è stato per 17 anni l’anima della parrocchia di Santa Chiara e del Centro di accoglienza per immigrati, era da qualche anno parroco di Santa Lucia, nel grosso centro in provincia di Trapani. Il sacerdote era conosciuto per le sue battaglie per l’integrazione dei migranti in quella che il parroco definiva “la Repubblica indipendente di Ballarò”: una battaglia condotta offrendo loro un pasto caldo e un tetto in tempi di scarsa sensibilità al tema. Ma soprattutto fu grazie a lui, alla fine degli anni Novanta, che partirono le denunce che portarono alla luce un caso di pedofilia con 38 vittime nel quartiere popolare del centro storico di Palermo”.

Don Baldassarre Meli

Una notizia che dice tutto del suo impegno di sacerdote, di uomo dell’accoglienza e della denuncia. L’ho conosciuto in alcuni incontri che si organizzava come salesiani con la Consulta del Settore disagio ed emarginazione, sfociata poi nell’associazione Salesiani per il Sociale. Come responsabile del settore avevo organizzato uno di quegli incontri proprio a casa sua, a Santa Chiara, nell’ottobre del 1994. Ci aveva accolto molto bene, senza smancerie. Riservato, essenziale nel suo dire, che andava dritto al problema. Santa Chiara era un accumulato di stanze e stanzette tutte piene di migranti accolti. Ci fece una grande impressione. Si restava a bocca aperta. Per il resto d’Italia si stavano timidamente avviando le prime esperienze di accoglienza dei migranti, ma in numero ridotti. Si era ai primi passi. E visitando Santa Chiara ci chiedevamo come facesse a star dietro a tutto quanto avveniva lì dentro.

Don Baldassarre Meli

Credo che la chiave vincente fosse la sua grande disponibilità al dialogo, all’ascolto, lui così riservato, ma pratico ed operativo. Non aveva fretta di arrivare alle conclusioni. Le cercava insieme ai suoi collaboratori. Una sua amica e collaboratrice di quegli anni Ninetta Sammarco lo ricorda così “Che dire di don Meli? Abbiamo combattuto nel nome di Dio e con il carisma di don Bosco, che ci accompagnava, tante battaglie a favore degli immigrati, a favore dei bambini, specialmente quelli che erano vittime di abusi. Abbiamo vissuto insieme momenti critici con minacce pesanti, anche di morte”.

(Don Domenico Ricca, già Presidente Salesiani per il Sociale)