Si conclude il XXIII Corso di formazione in Pastorale Missionaria

Da ANS

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Un gruppo di 34 missionari provenienti da tutto il mondo – 13 Figlie di Maria Ausiliatrice, 2 suore francescane e 19 Salesiani di Don Bosco – partecipa al XXIII Corso di formazione in Pastorale Missionaria. L’ultima tappa è sulle orme di Gesù a Gerusalemme.

I missionari sono arrivati da India, Congo, Cambogia, Argentina, Siria, Regno Unito, Italia, Spagna, Filippine e Brasile. Alcuni hanno fatto parte della 150a Spedizione Missionaria Salesiana e così hanno ricevuto la Croce Missionaria, il 29 settembre scorso, nella basilica di Maria Ausiliatrice. In un modo o nell’altro, questi mesi di riflessione e approfondimento sono serviti a mantenere vive le parole di Papa Francesco: “Siamo missionari di una Chiesa in uscita… Infatti siamo missione, come la Chiesa è missione”.

Il percorso formativo di tre mesi svoltosi all’Università Pontificia Salesiana (UPS) di Roma è iniziato con lo studio delle fonti del carisma salesiano a Valdocco e Mornese.

Non è stata solo un’esperienza di approfondimento dei temi missionari, teologici, pastorali ed ecclesiali, ma “un’esperienza di spiritualità profonda con gli Esercizi Spirituali nella Fraterna Domus di Sacrofano che spontaneamente ci ha invitato alla preghiera e alla profondità”, ha dichiarato suor Liliane Kaputo, FMA, che ha seguito il corso.

Durante le varie settimane i partecipanti hanno avuto l’opportunità di recarsi come pellegrini a Roma e in alcuni importanti luoghi dove sono nati e vissuti grandi figure spirituali, come Assisi (San Francesco), Siena (Santa Caterina) e Subiaco (San Benedetto). “Il pellegrinaggio non solo ci ha motivato, ma ci ha anche invitato ad entrare in comunione con questi grandi santi della Chiesa. Visitare le Catacombe di San Callisto, camminare sulle orme di San Paolo e visitare gli scavi della Tomba di San Pietro in Vaticano ci hanno permesso di entrare in armonia con una Chiesa dei martiri, una Chiesa minoritaria, una Chiesa in uscita” prosegue la religiosa.

I partecipanti al corso sono stati anche vicini a Papa Francesco in un’udienza del mercoledì. “Abbiamo potuto sentirlo così da vicino, sentirci in profonda comunione con lui e sentirci obbligati, sollecitati e anche inviati come missionari”.

Tutti i partecipanti confermano che è stato un momento di ricchezza spirituale e di rinnovamento missionario, grazie ad oltre 200 ore di formazione, con la partecipazione di esperti di vari argomenti importanti per l’impegno missionario.

“Le sfide sono ancora molte, ma siamo sicuri che dopo questo tempo di formazione, riflessione e preghiera, potremo partire con più entusiasmo e fiducia in Dio. Tutti siamo missione”, conclude suor Kaputo.

Corridoi umanitari, presentato a Bruxelles un modello salesiano integrato di accoglienza, integrazione sociale e formazione professionale

Pubblichiamo il comunicato stampa di Salesiani per il Sociale APS, VIS-Volontariato Internazionale per lo sviluppo e CNOS Fap sul modello salesiano di accoglienza, integrazione sociale e formazione professionale sperimentato nel progetto dei Corridoi Umanitari. 

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Salesiani per il Sociale Aps, Federazione Cnos-Fap e Vis-Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, tre enti Salesiani, hanno potuto presentare il nuovo approccio durante la conferenza finale “Private sponsored safe and legal passage” del progetto “Humanitarian Corridors” che si è svolta il 4 dicembre a Bruxelles.

Questo modello prevede un percorso formativo pre-partenza con corsi di italiano, cultura civica e norme di convivenza relative al futuro contesto di accoglienza e corsi di formazione professionale post- arrivo per favorire l’inserimento socio professionale. Nell’ottica di un’accoglienza che tracci percorsi di autonomia, i giovani rifugiati accolti sono stati accompagnati dagli educatori nell’apprendimento della lingua italiana, nell’inserimento nel sistema scolastico, in corsi di formazione professionale e tirocini, assistenza legale e psicopedagogica attraverso la costruzione di un progetto educativo personalizzato. I giovani sono stati coinvolti in attività di socializzazione, di volontariato e hanno avuto il pieno supporto della comunità locale, dei volontari e delle famiglie.

Finora questo modello è stato applicato in maniera sperimentale in due centri della Sicilia, l’Istituto San Gregorio di Catania e l’Associazione Don Bosco 2000, accogliendo un totale di 15 giovani rifugiati provenienti dall’Eritrea, dall’Etiopia e dal Sud Sudan.

LA STORIA

I nostri operatori hanno incrociato le loro storie, i loro volti e raccolto le loro testimonianza. Come quella di Michele Tewelde, di 23 anni, nato a Segheneiti in Eritrea. Da aprile frequenta la scuola professionale di meccanica presso la sede del CNOS-FAP, in preparazione dell’avvio di un periodo di tirocinio a Catania. Dopo essere scappato dal suo paese, ha incontrato gli operatori della Comunità di Sant’Egidio e ha potuto partire per l’Italia. Il 30 ottobre Michele è giunto a Roma ed è stato accolto da un gruppo di volontari dell’associazione Don Bosco 2000, presidio VIS e appartenente a Salesiani per il Sociale APS, con cui è ripartito alla volta di Catania, per iniziare insieme ad altri giovani rifugiati la sua nuova vita in Italia, alla Colonia Don Bosco. “Durante la mia permanenza alla colonia Don Bosco, ho dato una mano collaborando in cucina. Ho vissuto delle esperienze molto interessanti che mi sono servite per conoscere tante persone Italiane. Ho partecipato a degli incontri con dei giovani che frequentano la scuola dei Salesiani per potermi presentare e parlare della mia storia e della mia esperienza. Durante il periodo di Quaresima ho potuto partecipare ad una celebrazione eucaristica a Pietraperzia dove il sacerdote ha coinvolto tanti ragazzi migranti per il momento della lavanda dei piedi. Ho avuto la possibilità di partecipare ad un incontro con l’università dove ho conosciuto giovani universitari miei coetanei che non sono contrari all’accoglienza dei migranti e mi sono sentito incoraggiato.” Ama lo sport e da febbraio ha iniziato a giocare in una squadra di calcio, avendo la possibilità di partecipare anche a trasferte fuori Catania. “Per adesso è questa la mia storia e spero di poter avere altre cose belle da raccontare”

IL PROGETTO

Il progetto europeo “Humanitarian Corridors – Upscale a promising practice for clearly linked pre-departure and post-arrival support of resettled people” ha le sue radici nei Corridoi Umanitari realizzati dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Tavola Valdese e dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, nel biennio 2016-2017, con la collaborazione dell’Associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII” attraverso il suo Corpo Nonviolento di Pace “Operazione Colomba”. Nati in Italia dalla volontà di dare una risposta ai tanti profughi che ogni giorno fuggono da situazioni di guerra e povertà e cercano riparo nei Paesi limitrofi a quelli di origine o in Europa, i Corridoi Umanitari costituiscono un caso particolarmente significativo ed originale di sponsorship che si rivolge a persone potenzialmente titolari di protezione internazionale ed in condizioni di vulnerabilità (così come definite dalla Direttiva Europea 2013/33 del 26 giugno 2013). Il progetto è stato finanziato dal fondo AMIF dell’Unione Europea (Asylum, Migration and integration Fund), ha avuto come capofila l’Associazione Giovanni XXIII.

Rinnovato il sito “sdb.org” – un oratorio digitale completamente rinnovato

Dal giorno della Festa dell’Immacolata Concezione di Maria, domenica 8 dicembre 2019, la Congregazione salesiana ha un sito web istituzionale totalmente rinnovato:

www.sdb.org

Si riporta di seguito l’articolo pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana Ans in merito alla nuova veste del sito della Congregazione salesiana.

(ANS – Roma) – A partire da ieri, 8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione di Maria e anniversario della nascita dell’oratorio salesiano, la Congregazione salesiana ha un sito web istituzionale totalmente rinnovato: l’indirizzo è rimasto lo stesso – www.sdb.org – ma l’interno di questo vasto “oratorio digitale” è stato profondamente riarticolato.

Nel lungo processo di rinnovo, durato quasi due anni e fortemente voluto dal Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale, don Filiberto González, sono stati seguiti tre principi fondamentali: in primo luogo, recuperare e riorganizzare al meglio, per consentirne la massima fruibilità, il ricchissimo bagaglio di contenuti del sito istituzionale. Si tratta di un sito che vanta quasi 25 anni di storia (venne avviato nel 1995), che è arrivato alla sesta edizione e che conta circa 18.000 pagine.

In secondo luogo, sottolineare in maniera netta la visione globale della Congregazione: alcuni strumenti specifici, come la mappa delle presenze salesiane o il focus su alcune opere peculiari, servono proprio a trasmettere la dimensione e la diffusione dell’opera salesiana nel mondo.

Infine, si è ragionato con uno sguardo proiettato al futuro: lo sviluppo del sito è stato realizzato nell’ottica della continua “Digital Transformation”, pensando cioè a favorire quanto più possibile l’utilizzo personalizzato degli strumenti, la compatibilità dei sistemi, la facilità della condivisione.

Oltre a questi principi generali, gli sviluppatori del sito hanno lavorato su tre linee guida operative: utilizzare un linguaggio molto moderno nella grafica e nella presentazione; riuscire a rappresentare un “oratorio digitale” aperto a tutti i salesiani e a quanti condividono il carisma; e perseguire la massima semplicità e l’intuitività, sia a livello grafico, sia a livello funzionale.

“In tre, quattro click al massimo è possibile arrivare alla risorsa desiderata” ha spiegato il sig. Hilario Seo, SDB, webmaster del sito.

Il lavoro di rinnovo del sito SDB.org, coordinato dal sig. Seo, è stato realizzato in collaborazione con l’agenzia spagnola di sviluppo web “DOSATIC” e con i Delegati di Comunicazione Sociale delle Ispettorie e Visitatorie salesiane di tutto il mondo.

Il sito, sempre disponibile in sei lingue, è, ovviamente, ancora in fase di crescita e implementazione e, soprattutto per quel che riguarda il popolamento di sezioni come la presentazione delle case salesiane, la loro localizzazione sulla mappa, i dati sulle Ispettorie… richiederà la collaborazione attiva di tanti salesiani presenti nelle diverse realtà locali.

Per farlo, è possibile inviare un’email a: admin@sdb.org

A quasi 25 anni dal primo avvio, SDB.org continua ad essere un oratorio digitale aperto a tutti.

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CEI News: I salesiani che salvarono gli ebrei. Il nuovo docufiction

CEI News riporta il 29 novembre 2019 la notizia del nuovo docufiction dedicata alla storia di 70 ragazzi ebrei salvati dai salesiani durante la Seconda guerra mondiale.

La storia di 70 ragazzi ebrei salvati dai salesiani durante la Seconda guerra mondiale: una vicenda che è diventata una docufiction.

I Salesiani dell’Istituto Salesiano Pio XI di Roma affrontarono i rischi e aprirono le porte a 70 giovani ebrei che cercavano disperatamente rifugio dal rastrellamento.

I ragazzi che varcano la soglia venivano inseriti in maniera nascosta, ma tutti intuivano che questi ragazzi erano ebrei.

Don Gino Berto – Direttore del Pio XI

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“Energy Forever”. Istituzioni salesiane a confronto su energia verde, pulita e rinnovabile

Riportiamo la notizia di ANS sull’incontro, organizzato dall’Economato generale, sull’energia verde, pulita e rinnovabile.

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L’Economato Generale, insieme con gli organismi del “Don Bosco Network” e il Settore per le Missioni, ha organizzato una conferenza internazionale salesiana sull’energia verde, pulita e rinnovabile, dal titolo “Energy Forever”. Il convengo, realizzato tra ieri e oggi, 26-27 novembre, a Roma, intende fare proprio l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile n° 7 sull’energia pulita e accessibile e, in vista della “COP25” (la 25a conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, in programma a Madrid dal 2 al 13 dicembre), si concentra sulla definizione di una prospettiva comune su questo argomento e nell’adozione di impegni concreti.

Alla conferenza partecipano 38 rappresentanti di diverse ONG, Procure Missionarie e istituzioni salesiane di circa 20 Paesi di tutto il mondo, tra cui anche l’Economo Generale della Congregazione, il salesiano coadiutore Jean Paul Muller. Lo scopo del convegno è quello di radunare i responsabili e i direttori di tanti organismi salesiani per riflettere insieme sul tema dei cambiamenti climatici ed elaborare una strategia di sviluppo sostenibile per i programmi educativi della Congregazione in tutto il mondo.

Nell’introduzione dei lavori, curata dall’ex-parlamentare tedesco Hans Josef Fell, sono stati illustrati i dati scientifici sottostanti al tema in questione, la relazione tra energia e cambiamento climatico, la gravità della crisi climatica, insieme alle proiezioni per i prossimi decenni.

Successivamente il salesiano don Joshtrom Kureethadam, Coordinatore del Settore Ecologia e Creato in seno al Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha presentato la posizione della Chiesa sul tema dei rifornimenti energetici e delle energie pulite.

Poi, nel pomeriggio di ieri, si è atterrati sul campo prettamente salesiano, quando don Martin Poulsom, della Pastorale Giovanile dell’Ispettoria britannica, ha offerto la prospettiva salesiana sul tema e su come esso influisca sul mondo giovanile, alla luce dei pronunciamenti dei Capitoli Generali e di altri documenti salesiani su questo argomento, che negli anni è divenuto di sempre maggiore attualità.

La prima giornata si è infine conclusa con un nuovo intervento del signor Fell, sulle nuove alternative e i nuovi paradigmi oggi disponibili in tema energetico; e poi con una tavola rotonda giovanile, durante la quale tre giovani adulti con esperienze di volontariato, pastorale e associazionismo giovanile, hanno dato voce alle aspirazioni e alle paure dei giovani in materia.

La giornata di oggi è invece dedicata alla definizione degli impegni. Dapprima vengono illustrate diverse buone pratiche salesiane realizzate in vari contesti geografici ed operativi; quindi, divisi in gruppi – interculturali, intercontinentali e inter-settoriali – i partecipanti discutono insieme sui numerosi spunti emersi dalle diverse sessioni e poi partecipano a dei laboratori sulle realtà specifiche dell’Amazzonia, del Congo, dei deserti del Gobi e del Sahara.

Prima dell’intervento conclusivo, affidato al sig. Muller, è prevista la redazione di una dichiarazione d’impegno da parte degli organismi salesiani, con un apposito sistema di monitoraggio sull’effettiva adozione delle misure approvate.

Don Bosco Green Alliance

Strenna 2020, il poster è firmato dal disegnatore Stefano Pachi

Da ANS

È disponibile  in rete il poster della Strenna 2020, che sviluppa il motto: “Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra” (Mt 6,10). “BUONI CRISTIANI E ONESTI CITTADINI”. Il poster della strenna 2020 ferma nel ricordo la scintilla dell’inizio dell’opera salesiana. Il poster è opera del disegnatore Stefano Pachi ed è disponibile in versione digitale in sei lingue.

C’era una scalinata vicina al grande mercato di Porta Palazzo dove i giovani si sedevano a ridere, scherzare e fare merenda. Don Bosco va ad incontrarli là. Là “fuori”, dove si ritrovano normalmente. Non tiene un predicozzo, offre semplicemente la sua amicizia.

Don Bosco non possedeva niente, solo quel suo grande cuore, che si rivelava nello sguardo indimenticabile: “Quel che in Don Bosco più spiccava era lo sguardo, dolce ma penetrantissimo, fino all’intimo del cuore, cui ap­pena si poteva resistere fissandolo” testimoniò un antico alunno.

Il poster è una pagina del Vangelo secondo Don Bosco: Gesù chiamò un bambino, lo mise in mezzo a loro e disse: “Vi assicuro che se non cambiate e non diventate come bambini, non entrerete nel regno di Dio. Chi si fa piccolo come questo bambino, quello è il più grande nel regno di Dio. E chi, per amor mio, accoglie un bambino come questo, accoglie me” (Mt 18, 1-5).

Don Bosco è tutto qui. Ha gli stessi occhi e lo stesso cuore di Gesù.

Aveva una convinzione riguardo ai giovani: “Questa porzione è la più delicata e la più preziosa della umana società, su cui si fondano le speranze di un felice avvenire”. È la sua scelta decisiva: “Tu sei la parte più importante della mia giornata”, “Tu sei speciale, e significhi molto per me” dice ai giovani che incontra. Imagine, finally, that two people are talking to each other about their inner lives. È in questa dinamica quotidiana che si costruisce la personalità dei giovani, è lì che c’è il cuore del processo educativo che riesce a formare “buoni cristiani e onesti cittadini”!

Il suo obiettivo è semplice e immenso: “Voglio che i giovani siano felici nel tempo e nell’eternità”.

Nel poster, in cima alla scalinata c’è una porta spalancata. È la porta della casa di Don Bosco, la porta della chiesa e la porta della vita. I giovani, oggi, trovano spesso solo porte chiuse. Don Bosco vuole che abbiano porte aperte. Quelle di un futuro e una vita felici e responsabili, quelle di una fede matura e appagante, quelle della gioia, della solidarietà, della libera creatività.

Per questo esiste la Famiglia Salesiana.

ADMA, l’annuncio del Rettor Maggiore: Il prossimo congresso si farà in Portogallo

Pubblichiamo da ANS l’articolo sull’annuncio del Rettor Maggiore circa il prossimo congresso ADMA del 2023.

Domenica 10 novembre, all’interno di una Basilica di Maria Ausiliatrice di Buenos Aires illuminata a festa e colma di fedeli, si è sentita la voce del Padre della Famiglia Salesiana, il Rettor Maggiore Don Ángel Fernández Artime, annunciare la decisione di preparare la prossima edizione del Congresso, la nona, in Portogallo, a Fatima, nell’agosto del 2023.

La cerimonia di chiusura dell’VIII Congresso Mondiale di Maria Ausiliatrice, realizzatasi in un clima di festosa allegria nella basilica che venne costruita dall’architetto salesiano don Ernesto Vespignani, ha visto la presenza di Don Eusebio Muñoz, Delegato del Rettor Maggiore per la Famiglia Salesiana, don Pier Luigi Cameroni, Responsabile Mondiale dell’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA), diversi Superiori e Responsabili dei gruppi della Famiglia Salesiana, di alcuni Ispettori, e di centinaia di fedeli giunti da 36 Paesi per partecipare all’VIII Congresso Mondiale di Maria Ausiliatrice

Renato Valera, Presidente dell’ADMA Primaria di Torino, nell’occasione ha manifestato: “L’incontro è stata un’esperienza delle due colonne del carisma salesiano – Gesù Eucaristia e Maria Ausiliatrice. Sono emozionato all’idea di dove si terrà il prossimo incontro, soprattutto per l’Amore per Maria che si vive in quei luoghi”.

Alle 10 del mattino al santuario è arrivato il Rettor Maggiore, venuto per offrire le parole di chiusura e presentare la strada da percorrere per i prossimi anni. “La dimensione missionaria salesiana ci unisce a partire dal cuore stesso di Don Bosco e la storia di questa Nazione ci parla del suo amore per portare il Vangelo” ha detto. Quindi ha aggiunto: “Prima di tutto, dobbiamo essere consapevoli di essere una Chiesa missionaria”.

Don Á.F. Artime ha anche ricordato l’opera dei missionari salesiani in ogni angolo del mondo e, soprattutto, l’impegno di portare Maria Ausiliatrice in tutti i luoghi, anche quelli più difficili, come presso la comunità indigena di Meruri, in Brasile.

Ha poi consegnato alcuni elementi chiave per il lavoro personale e soprattutto per la missione salesiana di ogni credente che si identifichi come figlio di Maria Ausiliatrice. “Maria ci conosce, conosce i nostri sogni e i nostri progetti. Ci prende per mano e ci conduce poco a poco verso Gesù” ha affermato.

Infine ha invitato tutti i partecipanti al Congresso a vivere in profondità la propria vita spirituale e a chiedersi in ogni momento: “Che cosa vuoi da me, oh Signore? Questa è la domanda che tutti devono porsi per approfondire la vita e la missione in questo mondo”. E ha terminato dichiarando: “Maria è nostra madre e ci dice come nel Vangelo: ‘Fate quello che Dio vi dice!’”

A chiusura della celebrazione, prima di entrare nella cappella di Maria Ausiliatrice, ha dichiarato concluso l’VIII Congresso e ha annunciato la sede del IX. Dall’alto della Basilica ha quindi impartito la benedizione e salutato tutti con gratitudine.

Sinodo Amazzonia, un primo sguardo di don Rossano Sala

Pubblichiamo da ANS un primo sguardo sul Sinodo per l’Amazzonia, appena concluso in Vaticano, da parte di don Rossano Sala.

(ANS – Roma) – A pochi giorni dalla chiusura del Sinodo dei Vescovi sulla regione Pan-Amazzonica, don Rossano Sala, SDB, che ha partecipato al Sinodo, presenta una sua prima analisi di quest’importante appuntamento ecclesiale.

Il grido dei poveri e della terra

Domenica 27 ottobre all’Angelus Papa Francesco salutava i fedeli parlando del Sinodo appena concluso. Ci ha detto che «il grido dei poveri, insieme a quello della terra, ci è giunto dall’Amazzonia. Dopo queste tre settimane non possiamo far finta di non averlo sentito. Le voci dei poveri, insieme a quelle di tanti altri dentro e fuori l’Assemblea sinodale – Pastori, giovani, scienziati – ci spingono a non rimanere indifferenti».

Che cosa posso dire, ad un primo sguardo, rispetto a questa esperienza spirituale che ho vissuto dal 6 al 27 ottobre? Ci sarebbero evidentemente tante cose: nella mia anima è rimasta impressa la forza di alcuni interventi di singoli padri sinodali che portavano a noi il grido dei poveri e della terra; insieme sono molto grato della ricchezza dei lavori fatti nel circolo minore a cui appartenevo; è stata edificante la parola di papa Francesco in alcuni momenti, perché ci ha spinto ad occuparsi di ciò che è essenziale e a mettere sullo sfondo le cose inutili. Anche le diverse visioni e prospettive, che in vari momento sono emerse durante i lavori, fanno parte della normale dinamica di un Sinodo, dove “parlare con franchezza” e “ascoltare con rispetto” sono le due regole di base per poter camminare insieme da fratelli e sorelle nella fede.

Un accostamento tra i due ultimi Sinodi

È per me naturale, innanzitutto, osservare i due Sinodi che ho vissuto: nell’ottobre del 2018 il Sinodo sui giovani e quest’anno il Sinodo sull’Amazzonia. Il primo era “ordinario”, nel senso che le 114 Conferenze Episcopali del mondo erano equamente rappresentate; il secondo era “speciale”, nel senso che vi erano presenti in maniera completa solo le 7 Conferenze Episcopali che hanno l’Amazzonia nel loro territorio. Nel primo ero Segretario Speciale, quindi ero impegnato fin dall’inizio del processo e poi ero protagonista nella scrittura del Documento finale insieme agli esperti, nel secondo ero un “semplice” Padre sinodale tra gli altri, anche se poi è giunta la nomina pontificia di far parte del “gruppo di redazione” (che, al di là del nome, in realtà ha solo un compito di controllo e di approvazione del Documento finale, e nessun compito di scrittura diretta del testo). Nel primo c’erano i giovani uditori, e la loro voce è stata forte, vivace e propositiva; nel secondo c’erano uditori indigeni, donne e animatori di comunità che hanno portato la concretezza della loro esperienza di fede.

Mi sono pian piano accorto con sempre maggiore forza che i problemi di tutti sono i problemi di ciascuno e che ogni piccola parte della chiesa è un frammento che rimanda al tutto. Per questo il Sinodo “speciale” ha sempre qualcosa di “ordinario”, che riguarda tutti; e ogni Sinodo “ordinario” ha sempre la necessità di essere “speciale”, cioè deve arrivare a concretizzarsi in ogni chiesa particolare.

I due polmoni di questo Sinodo

Pian piano mi sono reso conto che il Sinodo, per essere ben compreso, ha bisogno di essere visto come l’apparato respiratorio della Chiesa in cammino nella storia. E come nel corpo abbiamo due polmoni per respirare, anche nel Sinodo sull’Amazzonia abbiamo avuto due polmoni.

Il primo polmone si chiama Evangelii gaudium, documento che segna la svolta missionaria che papa Francesco sta imprimendo a tutta la vita della Chiesa. Questo non è un tema solo ricorrente, ma propriamente è l’orientamento fondamentale di questo pontificato. Si tratta di comprendere che la missione è la vita della Chiesa e che la Chiesa stessa esiste per evangelizzare. Papa Francesco sta facendo questo in tutte direzioni: nella riforma del Sinodo (cfr. Episcopalis communio), nella riforma della Curia romana che sta portando a termine in questi mesi, nei suoi discorsi a tutti e nelle sue visite in ogni continente. Ci sta ripetendo che la Chiesa non esiste per se stessa, per l’autoconservazione e per l’autoconsumo dei doni che riceve continuamente da Dio. È proprio uscendo da se stessa che la Chiesa è veramente se stessa!

Il secondo polmone si chiama Laudato sì’, e sappiamo che questo documento cerca di rendere tutti consapevoli della situazione davvero critica della nostra madre terra in questi primi decenni del Terzo millennio. Un testo che finora è stato valorizzato più fuori che dentro la Chiesa: in genere la società civile sembra più consapevole della Chiesa di quanto sia importante custodire il dono che Dio ci ha fatto nella creazione! Il magistero di Francesco – come lo è stato quello di Benedetto XVI durante la crisi finanziaria del 2007 che ha prodotto l’enciclica Caritas in veritate – è attento alla storia, e quindi fa sue le ansie e le gioie, i dolori e le speranze di tutti i popoli del mondo. E oggi la questione ambientale ci deve risvegliare alle nostre responsabilità ecclesiali e civili!

Avere chiaro questo doppia ispirazione del Sinodo ci aiuta a leggere ciò che abbiamo vissuto nel migliore dei modi, senza perderci in chiacchiere che ci allontanano da ciò che davvero conta nel cammino che siamo chiamati a compiere insieme.

Verso una “conversione integrale”

Per questo, dal mio punto di vista, sono tornato a casa con la convinzione che prima di riprendere in mano il Documento finale di questo Sinodo sull’Amazzonia, devo andare a rileggere con attenzione Evangelii gaudium e Laudato sì’, perché solo in questo modo posso avere dei criteri adeguati per comprendere quello che è successo in questo mese di ottobre 2019 nell’Aula sinodale. Solo in questo modo potremmo davvero avere un quadro di riferimento che ci aiuti a comprendere l’importanza di questo tentativo di rendere praticabile una “conversione integrale”, che tocca cioè tutti gli aspetti della nostra umanità, nessuno escluso.

D’altra parte il Documento finale del Sinodo, con tutte le ricchezze e i limiti di un testo scritto in pochi giorni e in poche notti – e parlo per esperienza, perché effettivamente il compito di scrittura in così poco tempo di un documento articolato e interconnesso è una sfida enorme e la sua riuscita è sempre da considerarsi una sorta di miracolo! – ha uno schema molto chiaro. Parte proprio dal concetto di “conversione integrale” – che è il concetto generativo centrale del testo – e poi nei quattro capitoli successivi cerca di sviluppare questo concetto in quattro direzioni diverse ma convergenti: a livello pastorale (II capitolo), poi culturale (III capitolo), poi ancora ecologica (IV capitolo) e infine sinodale (V capitolo).

Generare processi più che occupare spazi

Il Sinodo, lo sappiamo, è consultivo e non decisionale. È un “camminare insieme” e non un “decidere insieme” (decidere insieme è il compito di un Concilio e non di un Sinodo). Il Sinodo fa proposte, offre suggerimenti, approfondisce i temi, cerca ispirazioni. Poi il papa, in piena libertà, decide quali assumere e indica come procedere, concludendo il discernimento e rilanciandolo dal punto di vista operativo.

Sapere questo è importante per superare le polemiche sterili che riempiono le testate dei giornali di questi ultimi giorni e degli stessi giorni del Sinodo: l’Assemblea sinodale ha la piena libertà di offrire il proprio punto di vista e il Santo Padre ha l’altrettanta piena libertà di prendere le opportune decisioni con prudenza, sapienza e coraggio.

Al di là delle proposte e dei suggerimenti contenuti nel Documento finale, è importante dal mio punto di vista riconoscere che questo Sinodo non si è davvero concluso, ma ha inaugurato dei processi che dovranno necessariamente continuare. Molte indicazioni che sono offerte a papa Francesco riguardano proprio la necessità prendere decisioni che generino dei processi virtuosi di evangelizzazione e di salvaguardia della nostra casa comune. Processi che avranno bisogno di anni, se non di decenni, per giungere a pienezza. Questo importante esito sinodale ci aiuta ad imparare ancora una volta a camminare insieme con uno stile davvero aperto, ispirato e propositivo.

La terra promessa è sempre davanti a noi, e solo camminando insieme potremo raggiungerla. Questo pensiero farà bene anche a noi della Famiglia Salesiana, che siamo chiamati ad assumere la sinodalità e il discernimento come stile concreto del nostro vivere e lavorare insieme negli anni a venire.

Scommettere ancora sulla scuola

“La scuola è senza dubbio una piattaforma per avvicinarsi ai bambini e ai giovani. Essa è luogo privilegiato di promozione della persona, e per questo la comunità cristiana ha sempre avuto per essa grande attenzione, sia formando docenti e dirigenti, sia istituendo proprie scuole, di ogni genere e grado. In questo campo lo Spirito ha suscitato innumerevoli carismi e testimonianze di santità”.[1]
Le parole dell’esortazione postsinodale Christus vivit di papa Francesco rendono l’idea della rilevanza e della complessità dell’ambito scolastico, un luogo imprescindibile per una Chiesa che voglia raggiungere ogni persona e spalancare ad essa l’orizzonte di una vita veramente buona.
Quanto il Sinodo dei Vescovi abbia mostrato attenzione per le istituzioni educative era emerso già nel documento finale, che in un denso passaggio invitava la comunità ecclesiale a esprimere una presenza significativa in questi ambienti, proponendo “un modello di formazione che sia capace di far dialogare la fede con le domande del mondo contemporaneo, con le diverse prospettive antropologiche, con le sfide della scienza e della tecnica, con i cambiamenti del costume sociale e con l’impegno per la giustizia”.[2]

 

“Testa, cuore, mani”: l’UPS ha inaugurato il suo 80° anno accademico

Il 17 ottobre, l’Università Pontificia Salesiana ha inaugurato l’anno accademico, l’80° dalla sua fondazione, con la partecipazione del Rettor Maggiore don Ángel Fernández Artime, Gran Cancelliere dell’UPS. La prolusione è stata invece affidata a Barbara Jatta, direttore dei Musei Vaticani.

“Testa, Cuore, Mani vengono considerati in modo olistico. La nostra è una antropologia e pedagogia di promozione integrale dove non sempre si comincia dalla testa per arrivare al cuore e da lì alle mani, perché si tratta di un tutto intrecciato”. Sono queste le parole pronunciate da don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani e Gran Cancelliere dell’UPS nell’Omelia della messa di apertura del nuovo Anno Accademico 2019/20 dell’Università Pontificia Salesiana, l’80° dalla sua fondazione. “Testa, cuore, mani. Integrare i saperi fornendo ai giovani gli spazi per una migliore cultura” è il filo conduttore non solo della cerimonia di inaugurazione, tenutasi il 17 ottobre presso l’Aula Paolo VI dell’Università, ma anche dell’intero Anno Accademico.

Il Rettore Magnifico dell’Universitàprof. don Mauro Mantovani, ha aperto l’Atto Accademico sottolineando l’impegno nel “superare riduzionismi e autoreferenzialità per attivare le dimensioni fondamentali che appartengono alla persona e metterle “in gioco”, in una dinamica di dialogo aperto e arricchimento reciproco”. E ha proseguito: “Facciamo così della nostra Università un laboratorio di nuovi stili di studio, ricerca, didattica, lavoro e relazione», evidenziando che «la vera sfida è perseguire un “sapere umano e umanizzante”. In merito al “Patto Educativo Globale”, lanciato da Papa Francesco lo scorso settembre, il Rettore ha riferito che l’intera comunità accademica ha accolto questo appello che “va dritto” al centro della nostra identità e missione universitaria e rende ancora più affascinante l’impegno quotidiano» al servizio dei giovani e della formazione.

All’intervento del prof. Mantovani ha fatto seguito la Prolusione, dal titolo “Studiare a Roma”, affidata alla dottoressa Barbara JattaDirettore dei Musei Vaticani. La dott.ssa Jatta ha sottolineato l’importanza di studiare a Roma, “un valore aggiunto” per quanti si impegnano nella ricerca e nella vita accademica: “Roma è una città con potenzialità indiscutibili in cui la stratificazione di arte, di storia e di fede si sovrappongono”. L’educazione al bello, la centralità della conservazione, la promozione del patrimonio artistico e culturale: sono queste le tematiche su cui si è soffermata la dott.ssa Jatta, ripercorrendo la sua esperienza professionale, nutrita dall’amore per l’arte. “Per il raggiungimento dei propri obiettivi – ha concluso – ciascuno di noi dovrebbe coltivare la passione, la curiosità e la determinazione”.