Venezia 78: il premio “Lanterna magica” 2021 (XXIV edizione) promosso dal CGS al film: “Amira”

La Giuria C.G.S. – Cinecircoli Giovanili Socioculturali, assegna il Premio  “Lanterna Magica” (XXIV edizione) al film AMIRA di Mohamed Diab (Orizzonti) 

con la seguente motivazione: 

Per aver costruito, a partire da fatti di cronaca poco noti al grande pubblico,  un racconto teso e complesso sul senso della famiglia, della paternità, della  maternità e dei legami di sangue in un contesto fortemente caratterizzato da  dinamiche xenofobe e profonde divisioni. 

Il film risulta molto intenso e ben realizzato, a partire da una solida  sceneggiatura, per proseguire con un montaggio efficace dal ritmo  incalzante, senza dimenticare il lavoro sull’ottimo cast notevolmente integrato  dalla prima all’ultima inquadratura. 

Interessante, dal punto di vista del linguaggio, il ricorso all’elemento  simbolico della fotografia come collante fra le varie generazioni; un comune  desiderio/piacere di osservare e raccontare che fa da contraltare alla  segretezza, alla reclusione, alla clandestinità, alla protezione dallo scandalo,  all’impossibilità di raccontare, appunto, l’indicibile. 

Il regista imbastisce una storia lacerante dove, ancora una volta, le vittime  sono i più giovani, che crescono e maturano nell’odio come se questo fosse un  carattere ereditario, senza però negare la possibilità di una scelta diversa. 

Scuola di Alta Formazione all’impegno Sociale e Politico, incontro su “Amore e Bene Comune”

Torna, dopo la pausa estiva, la Scuola di Alta Formazione all’impegno sociale e politico promossa dai Salesiani Cooperatori Italia Medio Oriente e Malta, dalla Federazione Italiana Exallievi di Don Bosco e dall’Istituto Universitario Salesiano di Venezia (Iusve).

“Amore e bene comune” è il tema del sesto incontro aperto al pubblico, che si terrà venerdì 10 settembre alle ore 20.30,  con relatori Gian Marco De Biase, consigliere comunale di Bologna; Giovanna Bruno, sindaco di Andria; Yuna Kashi Zadeh, assessore al comune di Scandicci (Fi) e Giuseppe Galasso, assessore alle infrastrutture, opere pubbliche, mobilità sostenibile e accessibilità del comune di Bari.

I promotori sono l’Associazione dei Salesiani Cooperatori e la Federazione Italiana Exallievi e Exallieve di Don Bosco
, i due grandi rami laici della Famiglia Salesiana che hanno deciso di testimoniare l’educazione ricevuta alla scuola di Don Bosco nel sociale attraverso l’istituzione del primo Corso universitario di Alta Formazione all’impegno Sociale e Politico che si sta svolgendo grazie alla preziosa collaborazione dello IUSVE – Istituto Universitario Salesiano di Venezia.
Un percorso formativo di elevato livello, grazie anche alla partecipazione di docenti ed esperti di fama nazionale ed internazionale, incentrato sulla Dottrina Sociale della Chiesa declinata secondo il carisma salesiano, per formare Onesti Cittadini impegnati nel mondo per un futuro migliore.

L’incontro è moderato da Marina Busso e Valerio Martorana.

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Piano di comunicazione ispettoriale al centro del IV Seminario dell’ufficio di Comunicazione Sociale dell’Italia Salesiana

Dal 1° al 4 settembre, nella casa salesiana di Rimini, si è tenuto il IV Seminario di Comunicazione Sociale organizzato dall’ufficio nazionale e al quale hanno partecipato, oltre cinque delegati ispettoriali, anche le équipe che animano e lavorano negli uffici di comunicazione e un rappresentante dell’associazione CGS.

Il tema del seminario è stato il Piano di Comunicazione Ispettoriale. Come ogni edizione, anche quest’anno il seminario ha avuto una parte formativa e una in forma laboratoriale.

La parte formativa è stata guidata da Don Gildasio Mendes, consigliere Mondiale Settore Comunicazione Sociale e da don Javier Valiente, delegato di CS in Spagna (SMM). 

Don Gildasio Mendes ha incentrato il suo intervento sulla visione e l’educazione di Don Bosco a partire dall’infanzia, analizzando le radici di un grande comunicatore che usava il gioco e le arti per creare relazioni con gli altri. “Mettendosi in gioco nelle arti e nelle relazioni, Giovanni Bosco da ragazzo iniziò a giocare con le parole, dando loro un significato, mettendo in relazione le parole con i loro simboli, sviluppando le competenze linguistiche, collegando le emozioni alle parole, esprimendo la sua immaginazione attraverso azioni artistiche, mettendo in moto i suoi pensieri e le sue idee, acquisendo coraggio per relazionarsi con i pari e persino prendendo dei rischi per eseguire bene qualsiasi cosa facesse artisticamente”, ha detto durante il suo intervento in collegamento da Roma. 

Don Javier Valiente, invece, ha presentato la sua esperienza sul Piano di comunicazione ispettoriale e tracciandone una struttura, sottolineando alcuni punti chiave: “Il piano di comunicazione non è il piano dei mezzi a disposizione, necessita di una progressione e una progettazione”. 

La parte laboratoriale, invece, ha visto il gruppo – diviso per ispettorie di provenienza – misurarsi sul Business Model Generation, ovvero un modello strategico per la creazione e lo sviluppo di un piano di comunicazione.

Il seminario si è concluso con il primo incontro del tavolo di Comunicazione Sociale  – guidato per altri tre anni da don Moreno Filipetto – per la programmazione dell’anno pastorale e per le linee strategiche di lavoro e di sviluppo del settore.

I CGS alla Mostra del Cinema di Venezia

Con la partenza della 78a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (1- 11 settembre 2021), da martedì 31 agosto “sbarcherà” al Lido anche il gruppo CGS APS (Cinecircoli Giovanili Socioculturali) per la consueta partecipazione al Festival ed il lavoro di animazione culturale legato all’approfondimento critico del linguaggio cinematografico promosso all’interno del Laboratorio Venezia Cinema.

Il Laboratorio Venezia Cinema da più di quarant’anni costituisce uno dei momenti più interessanti della formazione nazionale CGS, proprio per la concomitanza con il Festival del Cinema più prestigioso e “antico” del mondo e l’opportunità di parteciparvi dalla prospettiva privilegiata di accreditati.  

Da 24 anni, inoltre, al lavoro di Laboratorio sul linguaggio Cinema si associa, per il gruppo partecipante, il compito di Giuria del Premio Lanterna Magica, riconosciuto dalla Mostra del Cinema fra i Premi collaterali, assegnato dai Cinecircoli Giovanili Socioculturali alla pellicola più significativa per tematiche collegate alla crescita e all’educazione.

Quest’anno al Laboratorio si alterneranno trenta operatori culturali, distribuiti in due turni, provenienti da Marche, Sardegna, Lazio, Liguria e Puglia, tutti animatori della comunicazione e della cultura appartenenti agli ambienti salesiani dei CGS, in gran parte di età compresa tra i 18 e i 27 anni; l’esperienza è realizzata con il contributo del Ministero della Cultura – Direzione Generale per il Cinema e l’Audiovisivo. 

A guidare il gruppo CGS durante i lavori del Laboratorio Venezia cinema 2021 e a coordinare l’attività di redazione e di giuria del Premio Lanterna Magica, come da collaudata formula, saranno i responsabili del CGS Dorico di Ancona: Alberto Piastrellini, e Irene Sandroni. Il coordinamento logistico è affidato al presidente nazionale Cristiano Tanas di Cagliari e alla segretaria nazionale Stefania di Turo di Taranto.

Al di là della visione dei film in programma nelle varie sezioni della Mostra, i giovani saranno coinvolti in un quotidiano confronto a più voci con gli scenari culturali della contemporaneità, anche attraverso una formazione operativa sul linguaggio del Cinema, che si concretizzerà nella produzione di recensioni e schede filmiche pubblicate nella sezione “Fuori dal coro” del sito www.sentieridicinema.it e fruibili immediatamente. Su tale sito, nell’ambito del progetto “Sentieri di Cinema” riconosciuto e sostenuto dalla Regione Marche, vengono raccolti da anni i materiali critici prodotti dal laboratorio CGS a Venezia e la documentazione fotografica dell’evento. Alcuni responsabili, pertanto, presteranno il loro supporto da remoto in un collaudato lavoro di redazione.

Le attività, propedeutiche all’acquisizione e alla maturazione di competenze specifiche, avranno ricadute pratiche nella programmazione di Sale della Comunità, nell’organizzazione di rassegne cinematografiche, nell’animazione di cineforum e attività formative legate ai linguaggi dei nuovi media così come nel più ampio lavoro di coordinamento di giurie giovanili in occasione di altri eventi nazionali come il Giffoni Film Festival.

Sempre a cura dei giovani animatori culturali sarà la gestione della comunicazione social sulle pagine Facebook e Instagram dell’Associazione: Cinecircoli Giovanili Socioculturali; Instagram: @cgsnazionale.


Meeting di Rimini, tra gli esempi virtuosi dell’alternanza scuola-lavoro anche Sesto San Giovanni

Dal sito di Tempi.

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di Piero Vietti

È stato il discorso sui giovani di Mario Draghi, un anno fa al Meeting, a ispirare la mostra “Alleanza Scuola Lavoro. Non è mai troppo tardi” promossa dalla Fondazione Costruiamo il Futuro, Fondazione Censis e Fondazione Deloitte e curata da Ubaldo Casotto, in questi giorni nei padiglioni della fiera di Rimini. «Vi è un settore essenziale per la crescita – aveva detto il futuro presidente del Consiglio – dove la visione di lungo periodo deve sposarsi con l’azione immediata: l’istruzione e, più in generale, l’investimento nei giovani».

Di giovani e scuola si riempiono la bocca candidati, politici e governi da sempre, ma come spiegano bene i curatori della mostra, «investire in educazione vuol dire investire nel rapporto tra scuola e lavoro, non sottomettere alle esigenze produttive l’iter educativo». Ecco perché più che di “alternanza” sarebbe meglio parlare di “alleanza” tra questi due mondi. Passiamo la maggior parte della nostra vita a lavorare dopo avere studiato per 10-20 anni, non è concepibile che questo aspetto non c’entri con la nostra formazione. Quest’anno compie quarant’anni la Laborem Exercens, l’enciclica di Giovanni Paolo II che denunciava come la disoccupazione dipende dalla mancanza di rapporto tra il mondo educativo e quello lavorativo. Due mondi che non devono fondersi, ma neppure restare distanti.

La mostra non cede mai alla retorica, non è fatta di belle frasi sull’educazione, racconta fatti, presenta numeri, suggerisce esempi virtuosi e prova a dare idee per il futuro. Se è vero che il lavoro è contribuire al bene comune e cambiare il mondo secondo l’ideale, non può non c’entrare con la formazione scolastica. Secondo gli ultimi dati, in Italia il 49,2 per cento delle imprese non trova i diplomati di cui ha bisogno, e il tasso di occupazione dei diplomati italiani è del 57,8 per cento. Sempre più spesso le aziende formano i lavoratori al loro interno, ed è sempre più significativo il cosiddetto fenomeno dell’overeducation: molti fanno un lavoro in cui non serve quello che hanno studiato.

La storia italiana racconta un depauperamento sempre più evidente della scuola tecnica, con risorse poche e investite male, dirigenti non all’altezza e un pregiudizio storico di tante famiglie che ancora vedono nel liceo il solo tipo di istruzione all’altezza delle aspettative per il figlio. Come individuare allora una strada che funzioni anche in Italia? Innanzitutto andando a vedere dove funziona già.

Il cuore della mostra è un video che racconta quattordici esperienze in cui questa alleanza è già virtuosa ed efficace. Istituti statali e paritari, licei e scuole di formazione professionale, iniziative di privati al nord, al centro e nel sud Italia: quattordici esempi in cui dirigenti e imprenditori hanno deciso di trasformare la scuola in un luogo che forma gli studenti, pensa a percorsi utili a trovare un’occupazione e permette ai ragazzi di capire cosa vogliono fare dopo il diploma.

C’è l’istituto di Costruzioni aeronautiche di Udine che ha mandato gli studenti in una base militare in Germania per studiare aerei e elicotteri, i salesiani di Sesto San Giovanni che grazie al rapporto con tremila aziende del territorio permettono al 98 per cento dei propri diplomati di trovare subito un impiego, la scuola di Palermo dove i dirigenti si sono inventati imprenditori edili per ristrutturare un capannone e costruire aule per tornare in presenza, la Piazza dei Mestieri, realtà nata in una fabbrica dismessa a Torino e dal 2012 a Catania con aule-laboratorio per cucina, estetica, panificazione e termoidraulica.

Non teorie, ma esempi, e una parte finale della mostra in cui dieci protagonisti e studiosi dell’educazione suggeriscono una strada perché quelle quattordici esperienze non siano esempi isolati frutto dell’eroismo di imprenditori e presidi: più autonomia didattica e gestionale agli istituti, permettere ai dirigenti di essere manager e non solo burocrati che applicano circolari ministeriali, selezionare diversamente i docenti, formarli, e approfondire il rapporto con il territorio. Come ricorda l’ultimo pannello che cita don Giussani, l’educazione è introduzione alla realtà totale. Lasciare fuori l’aspetto del lavoro che un diplomato andrà a fare è tagliare fuori un pezzo di realtà.

Sito di Tempi

 

Estate ragazzi, campi, passeggiate e giri in bici: ecco l’estate salesiana, da nord a sud

L’estate salesiana è fatta di tanti ingredienti: dalla classica estate ragazzi, ai campi divisi per fasce d’età fino alle biciclettate o gite al mare e in montagna. Quello che non manca mai è il divertimento e la voglia di vivere un’esperienza in fraternità. Eccone una carrellata per tutte le ispettorie

MGS Lombardia ed Emilia Romagna

 

Cesenatico 2k21
Campo Piane di Mocogno

 

Piemonte e Valle d’Aosta

Borgomanero
Vigliano
Bra
Vercelli
Vilnius
Agnelli
Novara
San Salvario
Cumiana
Valdocco
San Paolo
Rebaudengo

 

MGS Triveneto

Campo Tusini
Missione Bardolino
Ragazze Mornese
Impresa ciclistica

 

Italia centrale

Le iniziative

 

Don Bosco al Sud

Olimpiadi al Redentore
Cortile Aperto Napoli
Camminava con loro
ER Foggia

 

Sicilia

Le iniziative

Dal Redentore di Bari a Salesiani per il Sociale: don Francesco Preite racconta la sua esperienza di “chiesa in uscita”

Nella consueta trasmissione “Un caffè con…” in onda ogni giorno sul canale satellitare Rete 7 e condotta da don Moreno Filipetto, è stato intervistato don Francesco Preite, nuovo presidente di Salesiani per il Sociale APS e direttore dell’istituto salesiani di Bari Redentore, opera che lascerà a settembre dopo dieci anni.

Un’opera, racconta don Francesco nell’intervista, “fondata da don Rua nel 1905” e si trova nel quartiere Libertà a Bari, “Città bella, turistica, ricca di arte e cultura, di storia, famosa per la devozione a san Nicola. Il quartiere in cui sorge l’opera salesiana è una periferia sociale, non geografica, perché si trova a pochi chilometri da centro. Ha tre primati: è il quartiere più giovanile della città, con tantissime giovani coppie, che per la nostra missione educativa è un aspetto importante; è il  più multietnico della città, con un’alta percentuale di pakistani, bengalesi, che ci ha fatto cambiare l’approccio educativo, facendolo diventare più aperto, ed è un’esperienza bellissima anche per il terzo primato, che è quello di avere il più alto numero di minori sottoposti a procedimenti penali della Puglia. Questo sta a dire che il disagio e la difficoltà che molto spesso si incontrano nell’educare e nel vivere il territorio”.

Dieci anni di presenza a Bari permettono a don Francesco di tracciare una linea e guardare il percorso fatto: “I primati del quartiere e i rapporti della DIA raccontano la presenza di due clan attivi nel quartiere, e questo rovina un po’ il quartiere che di base è generoso, accogliente. La disoccupazione giovanile molto forte è il terreno fertile per la criminalità e il lavoro educativo iniziato dieci anni fa, con i laici e i giovani animatori, si è basato su azioni di educazione e prevenzione. Oggi questo percorso ha portato a un oratorio aperto, che lavora in rete con le associazioni e le istituzioni. In questi territori un po’ inquinati serve scegliere da che parte stare, e abbiamo preferito coinvolgere le associazioni, le persone disponibili e le istituzioni per aiutarci nella progettualità educativa dell’oratorio. Nel 2015 abbiamo aperto una comunità educativa per minori, chiamata “16 agosto”, perché nata nel giorno del bicentanario della nascita di Don Bosco. Successivamente abbiamo aperto un centro socio educativo diurno con una cooperativa sociale per minori a rischio, e oggi è attiva nella nostra opera con l’associazione “Piccoli passi Grandi sogni”. Abbiamo rinnovato la formazione professionale, rivolgendoci ai ragazzi che sono in abbandono scolastico: accogliamo chi esce dal circuito scolastico e offriamo loro l’opportunità di diventare elettricista, meccanico. Stiamo attivando il laboratorio di panetteria e pizzeria, per dare un’altra opportunità ai giovani. Abbiamo capito che questi ragazzi hanno l’intelligenza delle mani e dobbiamo avviarli al lavoro che non è solo retribuzione economica, ma anche dignità personale”.

Ancora, “abbiamo attivato una biblioteca di quartiere, in collaborazione con le scuole del territorio. Il social pub, che dopo tre anni si è evoluto in un bistro multietnico grazie a un’associazione che si occupa di integrazione. Siamo passati da un fortino inespugnabile a un ospedale da campo, incarnando una chiesa in uscita“.

La porta della chiesa del Redentore si apre sulla piazza del quartiere: “La piazza è una opportunità, permette l’incontro di tante culture, passeggiando balza agli occhi la multiculturalità. Si tratta di un osservatorio privilegiato per studiare i percorsi educativi, di accoglienza e di innovazione sociale. La piazza è un problema quando non c’è cura, sarebbe più facile mettere un cancello: invece abbiamo coinvolto le istituzioni per prendersi cura dei luoghi pubblici perché si possa crescere insieme”.

E per ultimo, uno sguardo al futuro del Redentore. Cosa vede don Francesco in questo domani? “L’educativa di strada sarà importante nei prossimi anni, perché il lavoro oltre il nostro istituto permette di preparare i ragazzi all’inserimento nei percorsi di formazione professionale, nei progetti dell’oratorio. La pandemia ha accentuato situazioni di disagio che già esistevano, e quindi dovremo lavorare su questo aspetto. I ragazzi hanno bisogno di ascolto, noi facciamo tantissime attività ma i ragazzi si sentono insignificanti rispetto a una società che punta sul profitto, i giovani più fragili rischiano di più. Ti chiedono di essere accompagnamenti, sia spiritualmente, sia nel loro percorso di formazione professionale, di imprenditoria giovanile. Tutto parte dall’ascolto: c’è un grande desiderio di gioia e di vivere. i ragazzi vanno accompagnati“.

Giffoni 50Plus – Premio CGS “Percorsi Creativi” 2021

La giuria C.G.S. – Cinecircoli Giovanili Socioculturali, costituita dai ragazzi e giovani degli hub di Civitavecchia (+13), Alassio, Ancona, Taranto (+16) e Cagliari (+18) ha assegnato il premio PERCORSI CREATIVI 2021 (XIV edizione):

 per la sezione GENERATOR +13, al film VACARME di Neegan Trudel

“Perché mette in luce l’impossibilità di crescere serenamente in un ambiente familiare problematico e senza affetto, con una madre vittima della propria insoddisfazione e della solitudine, che non riesce a contenere la rabbia della protagonista, la tredicenne Emilie. Il film, utilizzando un linguaggio classico, enfatizza, attraverso frequenti primi piani e dettagli su oggetti significativi, l’importanza della scoperta della chitarra, alla quale la protagonista si aggrappa nei momenti di maggiore tensione, unica via di uscita e possibilità di riscatto. La presenza costante della neve sembra voler coprire disagi e conflitti, in un racconto fluido e significativo per la tematica a carattere educativo”.

 per la sezione GENERATOR +16 al film THE FAM (LA MIF) di Fred Baillif

“Perché offre un punto di vista non solo realistico e problematico sulla MIF, ma anche ricco di opportunità di costruire relazioni basate sulla scelta del prendersi cura dell’altro, al di là dei legami di sangue. Il complesso lavoro di regia, che ha scelto una struttura narrativa in prevalenza non lineare, con capitoli ‘ad incastro’, consente al racconto di gestire in modo originale i piani temporali, svelando allo spettatore in maniera graduale le fragilità dei protagonisti. L’ibridazione tra Fiction e Documentario è valorizzata dal coinvolgimento delle ragazze, che restituiscono reali storie di vita ben costruite nella sceneggiatura del regista.”

per la sezione GENERATOR +18 al film NINJABABY di Yngvild Sve Flikke

“Perché tocca tematiche attuali e giovanili, affrontando un tema delicato con profondità e leggerezza, senza cadere in giudizi morali, esaltando l’individualità dei personaggi e il loro modo di misurarsi con le scelte cruciali della vita. La narrazione è resa fresca e originale dall’uso dell’animazione, elemento caratterizzante dell’opera, attraverso cui emergono i conflitti e l’interiorità creativa della protagonista. Ciò permette di coinvolgere un pubblico eterogeneo, favorendo l’immedesimazione dello spettatore. L’uso sapiente delle inquadrature e della fotografia, della scenografia, dei costumi e della colonna sonora scandisce il percorso di crescita di Rakel e l’evoluzione dei personaggi”.

 

 

 

“Siamo noi Don Bosco”, da oggi l’intero album su Spotify, iniziativa di Salesiani per il sociale con la IME

In occasione del periodo estivo in cui oratori, centri giovanili, comunità educative, vivono in tutta Italia diverse esperienze ricreative e di svago, Salesiani per il sociale APS in collaborazione con l’ufficio Comunicazione sociale dei Salesiani dell’Italia meridionale, rende disponibile sulla piattaforma di streaming musicale Spotify l’intero album “Siamo noi Don Bosco”.

Un progetto musicale nato nel 2015 dai giovani dell’Ispettoria salesiana meridionale che, in occasione del bicentenario della nascita di Don Bosco, hanno voluto reinterpretare in chiave moderna alcuni brani della tradizione salesiana. Un viaggio continuato in questi anni e diventata colonna sonora di estati ragazzi, campi scuola e ritiri spirituali, grazie al mix di generi musicali adottati (il pop, il blues, il reggae, la bossa nova, il rock) nel ri-arrangiamento dei brani storici come “Verdi le tue valli” a quelli più contemporanei come “Basta che siate giovani”.

A 6 anni dalla pubblicazione di “Siamo noi Don Bosco”, Salesiani per il sociale APS rende fruibili gratuitamente tutti i brani dell’album sulla piattaforma di streaming Spotify, tra le più utilizzate dagli utenti che ascoltano musica online. Le nove tracce sono accompagnate anche dall’inedito “You’re in me, Don Bosco”, l’inno del bicentenario adattato in lingua inglese.

Per Don Bosco la musica è un canale comunicativo ed educativo privilegiato, tanto da affermare che «un oratorio senza musica è un corpo senza anima». La musica è anima, è vita, è fantasia, la musica è giovane. Ed è mezzo per stringere relazioni anche con quei giovani che dalla vita hanno avuto di meno e che Salesiani per il sociale APS , grazie ai suoi 116 enti associati, raggiunge ogni anno, garantendo loro accoglienza, educazione, formazione e inserimento lavorativo. Nel 2020, l’anno del Covid19, sono stati oltre 150 gli interventi educativi realizzati in tutta Italia, attraverso i quali l’associazione ha raggiunto 97.740 minori e giovani in situazioni di vulnerabilità sociale, povertà materiale e educativa, insieme alle loro famiglie.

Energia, professionalità, amore per Don Bosco, sono gli ingredienti che hanno dato vita a questo progetto musicale realizzato dai giovani del Movimento Giovanile Salesiano, e sono gli stessi valori che ogni giorno mettono in pratica gli educatori, operatori, professionisti e volontari che operano all’interno della rete di Salesiani per il sociale APS. Con un’unica missione: garantire a tutti i bambini e giovani, stessi diritti e stesse opportunità.

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Avvenire, i ragazzi riscattati dall’accoglienza

Sull’edizione odierna di Avvenire, un articolo di Nello Scavo racconta la storia di uno dei giovani migranti accolti in Sicilia grazie al progetto “Usaid” di Vis, Salesiani per il Sociale e Cnos Fap.

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Gli avessero chiesto di mettersi al timone di un incrociatore, di una petroliera, di un veliero o di un gozzo, Musa avrebbe detto di sì. Non solo per il fucile puntato alla testa. Ma perché avrebbe fatto qualunque cosa per andarsene dalla Libia e non metterci mai più piede. Per questo Musa era stato arrestato. Uno scafista per caso, sbarcato minorenne in Italia tra la riconoscenza dei suoi compagni di sventura che aveva condotto al largo e in salvo. Ma la legge è legge. E al timone del gommone c’era lui. Era l’unico a sapere che se afferri il manubrio del motore ad elica devi spingerlo a destra per virare a sinistra, e il contrario per andare dalla parte opposta. Gli altri hanno testimoniato che a mettercelo erano stati i trafficanti, perché lui non aveva soldi per pagarsi il viaggio.

È così che Musa ha scontato la pena in un carcere siciliano. Senza odio né rancore: «Meglio un carcere in Italia che restare in Libia». Nel 2020, ormai maggiorenne, è stato scarcerato. Che poi vuol dire finire sulla strada. Era dicembre. Si è trovato, raccontano gli operatori del Vis, l’organizzazione internazionale del volontariato salesiano, «senza fissa dimora e senza lavoro, situazione resa
ancora più grave a causa della pandemia». Ma è stato proprio l’incontro con il movimento dei Salesiani di Sicilia che Musa non si è perso un’altra volta. Si è iscritto all’Istituto superiore “Fermi – Eredia” di Catania, per poter proseguire gli studi e ottenere il diploma. Poi è stato ammesso al progetto Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) nel comune di Aidone, Enna. Qui i migranti non vivono in un centro collettivo, ma in una comunità diffusa, grazie a vari appartamenti messi a disposizione nel centro storico, facilitando il ripopolamento di aree desertificate dall’emigrazione e sviluppando progetti di inclusione sociale. È qui, tra i vicoli stretti e le improvvise piazzette di pietra, che si può incontrare Omar, gambiano, classe 2001. Anche lui senza familiari né legami in Italia. Aidone, terra di papi, generali, politici ed emigranti in ogni continente, ha un rapporto innato con i forestieri. Il santo protettore è l’apostolo Filippo, che nel 1801 fu fatto scolpire su un tronco d’Ebano. Lo chiamano ” ‘u niuru “, il santo nero che secondo la tradizione concederebbe più facilmente miracoli ai forestieri. E Omar, in fondo, si sente un miracolato. Era faticosamente riuscito ad integrarsi e a trovare un lavoro in un rinomato bar nel centro di San Cataldo, poco lontano da Caltanissetta. Ma quando il Covid ha messo in ginocchio il titolare, Omar non ha potuto più pagare l’affitto. È se ne è andato per strada, senza un tetto. Poi anche lui ha conosciuto il Vis e gli si sono aperte le porte della scuola superiore.

La gente di Aidone lo conosce per quel temperamento mite e i modi sempre cortesi. A tratti cerimoniosi. Continua a studiare e quando può si arrangia con qualche lavoro. Il merito, strano a dirsi, è anche di Donald Trump. Era stata proprio l’amministrazione dell’allora presidente Usa, campione del sovranismo e delle campagne anti immigrazione, a finanziare nel 2020 un progetto proposto dal Vis e finanziato da Usaid (l’agenzia Usa per la cooperazione internazionale) con l’obiettivo di mitigare le conseguenze della pandemia sui soggetti vulnerabili, migranti compresi. Non di rado Omar ricambia collaborando con il centro estivo salesiano sulla spiaggia di Catania, ritrovo per villeggianti e  gruppi estivi che arrivano dalle parrocchie di mezza Sicilia. Il Vis ha all’attivo nell’isola 6 centri di accoglienza nei comuni di Aidone, Piazza Armerina e Pietraperzia in provincia di Enna, la Colonia “Don Bosco” a Catania (lido per turisti gestito da alcuni ragazzi migranti), nel comune di Ragusa e nei locali confiscati alla mafia a Villarosa (Enna), sede del progetto “Sud Arte & Design”, da cui è nato il brand “Beteyà” che produce una linea di abbigliamento per uomo e donna, realizzata da ragazzi siciliani e migranti in strutture confiscate alla mafia.