Borgo Ragazzi don Bosco: la pandemia e la “sfida” della comunione

Su Roma Sette, la giornalista Roberta Pumpo racconta il rapporto “Nessuna casa è lontana” del Borgo Ragazzi Don Bosco di Roma.

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Un seme di speranza gettato nei mesi più bui, quelli del lockdown, che delineavano lo sconquasso economico derivato dalla pandemia. Il Covid-19 con i suoi silenzi, i suoi dolori, le sue imposizioni, le nuove norme di comportamento ha consolidato il valore di comunità tra operatori, volontari, donatori, famiglie e giovani del Borgo Ragazzi don Bosco. Dai corsi del centro di formazione professionale all’oratorio, dal centro di accoglienza per minori al sostegno scolastico, dalla semiresidenzialità alla casa famiglia, sono decine le attività quotidianamente rivolte a centinaia di giovani. «Nell’ordinario può capitare che ogni area educativa segua una propria strada – spiega il direttore don Daniele Merlini -. Nell’emergenza, invece, ci siamo sentiti uniti: una comunità di comunità dove nessuno è stato lasciato solo ma tutti hanno condiviso le stesse preoccupazioni, rivolgendo costante attenzione ai più fragili».

L’operato di queste realtà intrinsecamente legate emerge nel nuovo report del Borgo intitolato “Nessuna casa è lontana” pubblicato ieri, 31 gennaio, festa di san Giovanni Bosco, fondatore delle congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Gli operatori in pochi giorni si sono trasformati in esperti informatici «mettendo in campo la propria creatività per andare a cercare i ragazzi attraverso qualsiasi canale», racconta il sacerdote. Alle tante famiglie dotate solo di un cellulare sono stati donati tablet, pc portatili e connessioni internet per poter svolgere incontri online ma anche trascorrere qualche ora di allegria con mini tornei di “nomi, cose e città”. La preoccupazione più grande era non abbandonare i giovani, «specie quelli più timidi e introversi con i quali era iniziato un percorso che li stava portando ad aprirsi – precisa Simona Arena, operatrice di 25 anni -. Dopo il lockdown con qualcuno è stato necessario ricominciare tutto dall’inizio». Come nel caso di Maria 18enne nata a Roma da genitori di origine asiatica con i quali ha un rapporto molto conflittuale. Il suo desiderio di occidentalizzarsi, di adottare anche cibi italiani, «si scontra con la volontà della famiglia che vuole mantenere le proprie tradizioni – spiega Simona -. Dopo quattro anni in semiresidenzialità si stava aprendo, stava stringendo amicizie ma poi gli oltre due mesi trascorsi in famiglia l’hanno come resettata».

In altre circostanze il lavoro più duro degli operatori è stato convincere i ragazzi a uscire di casa quando le restrizioni si sono allentate. Simona ricorda le lunghe ore trascorse sulla piattaforma Zoom a dialogare con Massimo, 17 anni, un rapporto già difficile con la mamma ora terrorizzata dal contagio. «Ha trasmesso al ragazzo questa fobia – dice l’operatrice -. Abbiamo passato interi pomeriggi a mediare tra i due cercando di riportare un po’ di serenità nel loro rapporto». Per altri il coronavirus ha segnato la fine di un percorso lavorativo appena iniziato, accompagnato dall’impossibilità di sostenersi. La prima settimana di gennaio 2020 il Borgo aveva festeggiato la nuova vita di Francesco, 18enne nordafricano, che dopo 4 anni lasciava la casa famiglia e grazie al corso per pizzaiolo aveva trovato un lavoro e anche una camera in affitto. «In poche settimane ha perso l’impiego – ricorda don Daniele -. Non si è abbattuto perché sapeva che qui avrebbe trovato una famiglia pronta a sostenerlo». Francesco è tra i 20 ragazzi che gli operatori hanno accompagnato nella ricerca di un nuovo impiego e da qualche settimana ha iniziato a lavorare in un panificio.

Il Borgo in questi mesi ha sostenuto con pacchi alimentari e contributi in denaro 1.045 ragazzi e 389 famiglie, grazie «a uno straordinario concorso di generosità – aggiunge il direttore -. La cosa meravigliosa è che le donazioni si sono più che triplicate mentre il numero dei donatori è rimasto quasi invariato. Questo significa che si è subito percepito la gravità di quello che stava accadendo». Esattamente come l’affetto che percepiscono gli oltre 1.500 ragazzi che ogni anno frequentano l’oratorio, i corsi di formazione professionale o sono seguiti dall’area “Rimettere le Ali”. «In questi mesi – riferisce il sacerdote – tanti ragazzi che hanno frequentato il borgo negli anni scorsi si sono proposti come volontari o hanno fatto donazioni in denaro». Molti giovani con disagi conclamati e famiglie in grave difficoltà hanno fame di affetti autentici e la “mission” degli operatori, spiega Simona, «è quello di far comprendere loro cosa sia una comunità, cosa significhi vivere in armonia». Don Daniele, infine, non nasconde la preoccupazione «per il pesante contraccolpo educativo che avrà la pandemia. I ragazzi non sono spensierati e lo stress che oggi respirano in famiglia avrà delle ripercussioni».

 

 

 

 

“Educazione è cosa di cuore”: incontri di formazione e approfondimento della Famiglia Salesiana a Porto Recanati

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del ciclo di incontri di formazione «Educazione è cosa di cuore», promosso dalla Famiglia Salesiana di Porto Recanati, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, in particolare l’Assessorato ai Servizi Sociali e le Politiche giovanili e Consulta dei giovani.

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Da sabato 6 febbraio tornano gli appuntamenti di «Educazione è cosa di cuore»: quattro incontri per “riflettere, capire e interrogarsi sull’educazione” e al contempo celebrare il carisma di San Giovanni Bosco tanto radicato in città. A promuoverli, per il quarto anno consecutivo, sono la Famiglia Salesiana presente a Porto Recanati, il Centro Salesiani Cooperatori “Giuseppe Panetti”, l’Unione Ex-Allievi, l’Unità Pastorale, l’Oratorio Don Bosco, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, in particolare l’Assessorato ai Servizi Sociali e le Politiche giovanili e Consulta dei giovani. L’iniziativa, inoltre, si avvale della collaborazione dell’Istituto Comprensivo “E. Medi”, al quale si affiancano altri sette Istituti del territorio che anche quest’anno riconosceranno crediti formativi ai docenti che parteciperanno.
Mai come adesso lo sguardo di Don Bosco rappresenta una “lente” preziosa attraverso la quale approfondire aspetti e problematiche che riguardano le giovani generazioni, che si sono trovate ad affrontare molteplici nuovi aspetti di una quotidianità stravolta e trasformata dall’emergenza causata dalla pandemia.
«L’accoglienza che “Educazione è cosa di cuore” ha ricevuto nelle prime edizioni ci ha dimostrato quanto sia un servizio apprezzato dalla comunità cittadina. Per questo, nonostante le restrizioni dovute alle misure anti-Covid, abbiamo voluto realizzare questa quarta edizione che sarà fruibile totalmente in streaming», spiega il coordinatore dei Salesiani Cooperatori Italo Canaletti. «Volendo ancora una volta focalizzarci sul carisma educativo di San Giovanni Bosco – continua Canaletti – abbiamo scelto quattro aspetti: la famiglia, così sotto pressione in questo periodo, i giovani, per cercare di capire come usciranno dalla pandemia, i social media e il web, dalla didattica a distanza a una presenza consapevole in rete».
Quello di «Educazione è cosa di cuore» è un cammino che accompagna i giovani ormai da diversi anni, sottolinea il consigliere con delega alle Politiche giovanili Emiliano Giorgetti, che esprime tutto l’entusiasmo suo e dell’Amministrazione nei confronti di un’iniziativa «di cui c’è un gran bisogno». «C’è soddisfazione per il fatto che si sia potuta realizzare un’altra edizione e c’è la volontà di andare avanti con tutto il supporto possibile», aggiunge Giorgetti, che inoltre ringrazia «i relatori delle scorse edizioni, coloro che interverranno quest’anno e tutto il gruppo di persone che hanno lavorato e lavorano perché questo progetto formativo continui ad essere la risorsa che rappresenta».
Protagonista dell’incontro d’esordio del 6 febbraio sarà la psicologa e psicoterapeuta Chiara Cottini, il cui intervento ha l’evocativo titolo «Risalire sulla barca rovesciata: riflessioni per r-esistere, nonostante tutto». L’informazione e in particolare il fenomeno delle fake news sarà al centro del contributo che porterà, sabato 13 febbraio, Marta Rossi, giornalista che presta il suo servizio nell’Ufficio comunicazione dei Salesiani in Italia. «Fragilità in corso: la sfida della famiglia per generare speranza» è il tema dell’appuntamento del 20 febbraio con i counsellor e operatori di pastorale familiare Loredana Simeone e Ruggiero Diella. A concludere, sabato 27, saranno Alfredo Petralia e Marco Pappalardo, il primo esperto in informatica applicata, il secondo giornalista pubblicista e docente di Lettere, che parleranno di «Educarsi ed educare al web. Nella rete ma non come pesci».
Tutti gli incontri si potranno seguire in diretta streaming sul canale Youtube dell’Unità Pastorale di Porto Recanati a partire dalle ore 16.30.

“Nessuna casa è lontana”: il report delle attività del Borgo Ragazzi Don Bosco di Roma

Sarà pubblicato il 31 gennaio 2021, in occasione della festa di san Giovanni Bosco, il nuovo report del Borgo Ragazzi don Bosco che racconta come l’avvento della pandemia ha acuito la povertà  educativa dei giovani che accogliamo ogni giorno. 

Quasi 1500 tra famiglie e ragazzi sostenuti, 400 pacchi alimentari distribuiti, 50 dispositivi donati e regalati a coloro che non avevano accesso a connessioni internet, 3440 ore video, 2430  ore di formazione professionale online, 600 ore di formazione destrutturata online, 200 ore di  doposcuola a distanza, 200 ore di gruppi formativi a distanza, 60 colloqui per consulenza  psicopedagogica a distanza, 100 merende social per condividere momenti ludici e ricreativi con i  ragazzi, 500 ragazzi raggiunti con attività social

Sono questi alcuni numeri di come il Borgo Ragazzi don Bosco ha reagito all’emergenza  sanitaria che ormai caratterizza le nostre vite dallo scorso marzo. 

Dopo un primo disorientamento iniziale, la Comunità del Borgo Ragazzi don Bosco ha dato  l’unica risposta possibile: continuare a stare accanto ai giovani, anche in questa nuova e  imprevista situazione! Il “come” fare questo è stato una meraviglia di amore, fantasia, competenze  e audacia che i molti educatori, volontari e giovani si sono “inventati” per non lasciare solo  nessuno

Mai come questa volta si è verificata una gara di solidarietà che ci ha permesso di affrontare  l’emergenza e di non lasciare indietro nessuno: cittadini, aziende, fondazioni, ognuno ha  contribuito a far sì che nessuna casa fosse veramente lontana. Molti di questi sono i nostri  volontari che hanno deciso di trasformare il loro impegno gratuito in donazione.  

Dopo una timida ripartenza estiva, siamo ancora in piena emergenza. E se l’emergenza sanitaria  speriamo tutti che si risolverà con l’arrivo dei vaccini annunciati, l’emergenza economica,  lavorativa e educativa avrà, crediamo, pesanti strascichi. 

Tutto ciò che come Comunità Educativa del Borgo Ragazzi Don Bosco abbiamo messo in opera per  affrontare le difficoltà di questi mesi è preparazione alle macerie che la Pandemia lascia sul  campo, soprattutto in ambito educativo. Ci stiamo solo parzialmente accorgendo delle  problematiche che la “disaffezione” alla frequenza scolastica ha causato a tanti ragazzi e giovani;  delle crescenti difficoltà ad inserire lavorativamente chi ha concluso un percorso formativo; delle  ansie e dei timori che anche i bambini e i più giovani hanno assunto dalle raccomandazioni alla  distanza e alla iperattenzione alla pulizia e all’igiene; dalla poca possibilità di stare e muoversi all’aria aperta di quest’ultimo anno. 

Fronteggiare le attuali e future conseguenze della Pandemia non è e non sarà cosa da poco. È una  sfida che dobbiamo prepararci ad affrontare e sarebbe meglio non da soli.  Potremo affrontare tutte le problematiche prima elencate e altre che si presenteranno, solo se  cammineremo insieme, solo se ci sosterremo gli uni con gli altri … ci salveremo insieme o non ci  salveremo! 

Ognuno è chiamato a fare la propria parte in questa lunga “ripartenza” e da parte del Borgo  Ragazzi don Bosco la scommessa e l’impegno sarà come sempre, e oggi ancora di più, per il bene  dei ragazzi, affinché essi trovino sempre una casa e degli adulti che, al loro fianco, affrontino il  difficile cammino della crescita.  

Con Don Bosco guardiamo con amore e fiducia alle nuove generazioni, sicuri che “dalla buona o  cattiva educazione della gioventù dipende un buon o triste avvenire della società” (Don Bosco),  mettendo al centro il giovane e accompagnandolo a scoprire nuovi orizzonti possibili. 

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Genova Sampierdarena, per Don Bosco festa di solidarietà

Da La Repubblica – edizione di Genova, un articolo sulla festa di Don Bosco a Genova Sampierdarena.

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Scuola dell’infanzia, elementare e media, centro di formazione professionale, oratorio, doposcuola, centro sportivo, centro culturale, centro di accoglienza per minori non accompagnati, centro di aiuto alle famiglie del quartiere con buoni spesa e pacchi alimentari, a Sampierdarena il Don Bosco è molto più di una chiesa che domenica 31 genanio celebra la sua festa annuale, a ormai 139 anni dal battesimo dell’esperienza salesiana a Genova. L’emergenza Covid ha imposto anche qui la cancellazione di tutti gli appuntamenti pubblici che solitamente accompagnano la festa di quello che è uno dei principali poli di attrazione sociale di Sampierdarena, restano le celebrazioni ufficiali, la messa solenne alle 10 con l’ispettore salesiano don Stefano Aspettati  e alle 18 quella con il vescovo Marco Tasca, ma il lavoro quotidiano nel quartiere non si ferma. Così il settore scolastico in questo anno di pandemia si è inventato la scuola online per i genitori, con incontri periodici su Zoom aperti alle famiglie su temi che vanno dall’uso dei media, computer e cellulare, tra opportunità e pericoli, al tema dell’affettività in famiglia e fuori. La scuola calcio ha continuato pur con l’altalena delle normative imposte dai dpcm, a fare da punto di riferimento sportivo per tanti ragazzi del quartiere e si è addirittura moltiplicato l’impegno dei gruppi che operano nella parrocchia nel settore della solidarietà, a fronte della crisi economica crescente che ha colpito tante famiglie a causa dell’emergenza Covid.

Così Il Nodo sulle Ali del Mondo, l’associazione di volontariato che opera nell’ambito del Don Bosco, si è inventata anche i buoni spesa solidali, per consentire a chi ne ha bisogno d acquistare direttamente al supermercato i beni più utili, a questi si aggiungono i pacchi alimentari garantiti con prodotti freschi, carni e pollame, due volte al mese per una media di 60-70 famiglie in difficoltà e le borse di studio, senza dimenticare l’aiuto ai progetti delle missioni salesiane nel mondo, soldi ma anche farmaci e biancheria. Il tutto viene finanziato grazie alle offerte e alle vendite solidali a Natale e Pasqua, che hanno permesso anche di finanziare le nuove attrezzature del centro giovanile, compreso calciobalilla e tavoli da ping pong.

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Sulle orme del Santo nella Città Eterna

Dal sito della Circoscrizione Italia Centrale, un video realizzato da Missioni Don Bosco sulla presenza di Giovanni Bosco a Roma.

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In occasione della Festa di Don Bosco, la Circoscrizione Salesiana Sacro Cuore Italia Centrale propone alcuni materiali per approfondire il passaggio di San Giovanni Bosco nella città di Roma.

Il video “Don Bosco a Roma” è stato realizzato da Missioni Don Bosco.

 

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Covid, L’educazione è la strada maestra per un mondo migliore: gli eventi del “Don Bosco” di Roma in preparazione al 31 gennaio

Pubblichiamo il comunicato stampa della Parrocchia San Giovanni Bosco di Roma sulla festa dedicata a Don Bosco.

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L’educazione è la strada maestra per costruire un mondo migliore. È con questo insegnamento di san Giovanni Bosco, valido oggi più che mai nei tempi della pandemia Covid-19, che nella Parrocchia San Giovanni Bosco, a Roma, si apre la festa dedicata al fondatore della Congregazione dei Salesiani. Un evento che si trasforma in un’opportunità di riflessione, spiritualità e formazione da realizzare secondo le disposizioni anti-pandemia che vuole essere una sorta di percorso guidato dal Santo dei giovani, la cui festa si terrà il prossimo 31 gennaio.

“Il Papa ha indetto per il 2021 l’anno dedicato a San Giuseppe, come esempio per la famiglia e per l’educazione – spiega don Roberto Colameo, Parroco del “Don Bosco” – Abbiamo deciso di creare un programma spiritualmente denso che ci invita a riflettere proprio sul Santo dei giovani perché l’educazione è la strada maestra per costruire un mondo migliore”. Il percorso inizierà con una novena  (dal 22 al 27 gennaio) che coinvolgerà tutta la comunità, con i parroci delle parrocchie vicine alla Basilica di San Giovanni Bosco (San Policarpo, Santa Maria Domenica Mazzarello, San Gabriele) che si alterneranno con i Superiori generali della Congregazione Salesiana e incontreranno i giovani, i ragazzi della catechesi di iniziazione cristiana, le coppie di fidanzati, i giovani consacrati, i lavoratori. “Sarà un momento di confronto e di ascolto, con le storie di chi vive la fede anche in questo duro momento di pandemia”, aggiunge il Parroco. Gli ultimi tre giorni della novena, dal 28 al 30 gennaio, avranno tre temi di base: la bellezza nell’arte, la santità e la carità vissuta.

Ad aprire i momenti di dialogo sarà il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura (a tema sarà la bellezza e l’arte come via per avvicinarsi a Dio). Poi sarà la volta del cardinale Angelo Amato, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi (a tema la Santità Salesiana come ‘via sicura per il Paradiso’). Il 30 gennaio, invece, parlerà del dono della propria vita al servizio della Chiesa e del mondo il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.

Domenica 31 gennaio, giorno della festa di san Giovanni Bosco, invece, per la celebrazione delle 11 sarà presente il cardinale Robert Sarah, titolare della Basilica di San Giovanni Bosco e prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti. Concluderà, con la celebrazione delle 18.30, il cardinale Angelo De Donatis, vicario del Papa per la Diocesi di Roma.

Dall’oratorio di Varazze arriva l’Inverno Ragazzi

Dal sito della Circoscrizione Italia Centrale, l’iniziativa dell’Oratorio di Varazze.

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Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare”.

Il nostro campo ad oggi è un mondo stravolto dalla pandemia, un mondo in cui le nostre abitudini sono dovute cambiare all’improvviso, un mondo che ha dovuto ricredersi sul proprio voler avere il controllo su ogni cosa. Ma forse è arrivato il momento di smettere di vivere come se si fosse in uno stato d’emergenza temporaneo: chissà per quanto ancora la nostra realtà sarà segnata da distanziamento, mascherine e igienizzante. La vita va comunque avanti. I bambini e i ragazzi continuano a crescere, costretti a relazionarsi con gli altri perlopiù da dietro uno schermo.

Da qui l’idea dell’Inverno Ragazzi: un progetto che inizialmente avrebbe dovuto coprire tutte le vacanze natalizie, per poi ridursi ai soli giorni di zona arancione, con l’obiettivo di sostenere le famiglie con genitori lavoratori e di far vivere dei momenti di serenità ai bambini, il tutto in sicurezza e nel rispetto delle regole!

Il progetto è stato interamente pensato e realizzato da giovanissimi coordinatori che hanno dimostrato tutta la loro voglia di fare la differenza, tutto il loro impegno per regalare giornate di gioia e divertimento ai bambini! Un’esperienza durante la quale i bambini, attraverso la visione del film Il richiamo della foresta, hanno potuto riflettere sul tema della vocazione. Una dimensione che spesso tende ad essere affrontata con i ragazzi più grandi, ma che ha dato moltissimi spunti ai bambini per provare a riflettere su quale cammino il Signore ha pensato per ciascuno di noi, provare a riflettere sul per chi sono io.

L’Inverno Ragazzi è stato un successone, come partecipazione e, cosa più importante, come gradimento da parte delle famiglie e, soprattutto, dei bambini che hanno partecipato!

Una testimonianza concreta di come anche (e soprattutto) ora sia possibile proporre esperienze educative ai nostri bambini e ragazzi in totale sicurezza, basta stare attenti e avere un pochino di coraggio!

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I salesiani in Sardegna: l’impegno secolare nella scuola raccontato su Avvenire

Su Avvenire è stato pubblicato, oggi, un articolo dedicato alla presenza salesiana in Sardegna.

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Hanno formato generazioni di sardi che guardano ai salesiani, anche a distanza di tanti anni, con affetto e gratitudine. La prima presenza dei figli di don Bosco nell’Isola è datata 1898: a Lanusei nasce la prima casa salesiana con l’Oratorio e il centro professionale. Ora non sono più gestiti dai salesiani, ma resta il simbolo di una presenza storica che ha fatto dei religiosi un punto di riferimento non solo per l’Ogliastra, ma per tutta l’Isola. A Cagliari, dopo l’Istituto di viale Sant’Ignazio ecco la parrocchia e quella di San Paolo, in piazza Giovanni XXIII, fondata nel 1958. Sono presenti anche l’Oratorio e il Centro giovanile. La parrocchia si è subito caratterizzata per il suo forte radicamento nel territorio, soprattutto nei primi anni con un quartiere, quello della Fonsarda, in rapida espansione. Oggi in città i religioni sono 20: quattordici in viale Sant’Ignazio, sei in piazza Giovanni. Altra roccaforte salesiana in diocesi è stata dal 1967 a Selargius il Centro di Formazione professionale, parrocchia, Oratorio e Casa Famiglia, sorti nel 1967. Parrocchia che i salesiani hanno dovuto lasciare per carenza di vocazioni: «girata» alla diocesi, è retta dagli Oblati di Maria Immacolata. Ma è forte il radicamento salesiano nell’Isola: nel 1981 a Nuoro è sorta la parrocchia con l’oratorio e il Centro Professionale; parrocchia che i figli di don Bosco lasceranno tra due anni alla diocesi. Forti sono le presenze salesiane a Sassari e Olbia. Oltre il ramo maschile, in Sardegna ci sono le suore di Madre Mazzarello: a Cagliari, Monserrato, Guspini, Sanluri, Macomer e Nuoro.

Educazione e prevenzione. Nello spirito di don Bosco. I salesiani sono presenti in diocesi da poco più di un secolo: sempre attivi con quel carisma che vede nel «metodo preventivo» il loro stile di vita. Ancora oggi, sia nella parrocchia di San Paolo che nelle scuole di viale Sant’Ignazio e via Lai, formano la persona. L’arrivo dei salesiani a Cagliari ha una data ben precisa: 13 ottobre 1913 e i primi sono il direttore, don Matteo Ottonello, don Giuseppe Roncaiolo, proveniente da Tunisi, don Pietro Chevrel, francese e maestro di musica, il chierico Francesco Fazi, il coadiutore Domenico Zanchetta. Li accoglie nella sua casa (l’istituto di viale Sant’Ignazio non era ancora stato ultimato) don Mario Piu, direttore diocesano dei Cooperatori salesiani e presidente della parrocchia di sant’Anna. La scuola, sempre cavallo di battaglia dei salesiani, viene aperta con due corsi: III e IV elementare, un doposcuola per i corsi elementari, tecnici e ginnasiali inferiori. Fissata anche la retta: per le scuole elementari è di 5 lire mensili, sette per il doposcuola. L’anno dopo viene aperto l’oratorio, che ha vita breve: mancano i mezzi e arriva la prima guerra mondiale. Il 1916 segna di fatto l’inizio dell’oratorio, anche se il decollo vero e proprio avviene al termine del conflitto bellico quando arriva da Frascati don Domenico Gallenca. L’erezione canonica della casa «Don Bosco» di viale Sant’Ignazio è del 28 maggio 1926 (la posa della prima pietra risale al 1908): nel 1943 l’istituto viene gravemente danneggiato dai bombardamenti. Verrà ricostruito e ampliato nel 1948. «La scuola – dice don Michelangelo Dessì, direttore dell’Istituto di viale Sant’Ignazio – è una tradizione bellissima: i salesiani formano la coscienza dei giovani; una azione educativa formidabile. Non è solo scuola, è molto di più: è esercizio democratico». La scuola è da sempre punto di riferimento per la città (anche se con il Comune, da anni, si è aperto un contenzioso per il pagamento dell’Imu: il Municipio chiede 800.00 euro di arretrati). «Abbiamo bisogno – aggiunge – di continuare a sperare nei giovani. Stiamo trasmettendo quello che abbiamo ricevuto: è commovente che i ragazzi, quando concludono il ciclo di studi, restino
legati a noi». I salesiani in viale Sant’Ignazio hanno la scuola media e i licei classico e scientifico. Senza dimenticare l’«Infanzia lieta» in via Lai.

L’Alassino d’Oro alla memoria di don Giorgio Colajacomo

Don Giorgio Colajacomo, deceduto a causa del Coronavirus a ottobre, verrà ricordato con il premio “L’Alassino d’Oro” dalla città di Alassio. L’articolo de il Secolo XIX:

Albi Baca, l’«angelo del Bel Sit» e don Giorgio Colajacomo, direttore del don Bosco. Il primo ha assistito una ottantina di turisti durante l’inizio della pandemia nel primo cluster della Liguria, il sacerdote è deceduto ad ottobre dopo essere stato contagiato dal Covid. Sono loro gli «Alassini d’oro 2020». Il riconoscimento verrà conferito ad Albi «per aver dimostrato coraggio, dedizione e abnegazione in occasione dell’inizio della pandemia. Il suo prodigarsi con premura e senso di responsabilità ha alleviato la delicata situazione degli ospiti in quarantena all’interno dell’albergo dove lavora. Con il suo impegno e la sua simpatia rappresenta e simboleggia tutti gli operatori turistici alassini che hanno difeso il nome di Alassio come meta turistica non solo bella e piacevole ma anche accogliente e affidabile».

La commissione dei sindaci (ne fanno parte gli ex e l’attuale) ha deciso di conferire un riconoscimento alla memoria di Don Giorgio Colajacono: «Salesiano di grande valore e umanità, di spessore culturale e religioso, con lo sguardo sempre rivolto al futuro, è il simbolo di un’istituzione che ha diffuso un’importante opera educativa ed istruttiva». Il 7 dicembre in occasione dei festeggiamenti patronali saranno consegnate le due onorificenze. La cerimonia si svolgerà infatti in Comune e trasmessa in streaming sulla pagina Facebook istituzionale.

Il Secolo XIX

“Quali Salesiani per i giovani di oggi?”. Don Marcoccio illustra e spiega il percorso formativo

Sul sito di ANS – Agenzia d’informazione salesiana, in data 27 novembre è stata pubblicata un’intervista al Vicario e Delegato per la Formazione della Circoscrizione Italia Centrale (ICC), don Francesco Marcoccio in merito al percorso di incontri Online organizzato dal CISI – Settore formazione e dal Centro Studi ‘Opera Tabernacoli Viventi’. Di seguito il testo integrale dell’intervista:

Leggi la notizia sul sito di ANS Informazione Salesiana
Vai alla pagina ufficiale del Percorso di Formazione

Per approfondire i contenuti del Capitolo Generale 28° (CG28), la Conferenza delle Ispettorie Salesiane d’Italia (CISI) – Settore Formazione e il Centro Studi “Opera Tabernacoli Viventi” hanno organizzato un percorso di incontri online. Ad illustrarcelo nei dettagli oggi è don Francesco Marcoccio, Vicario e Delegato per la Formazione della Circoscrizione Italia Centrale (ICC).

Com’è nata l’idea di questo percorso e quali sono i risultati attesi?

Leggendo con attenzione, e quasi in sinossi, la lettera di Papa Francesco, i punti programmatici del Rettor Maggiore per il sessennio e i tre nuclei del CG 28 è risuonata un’interessante convergenza sulla parola “presenza”.

Papa Francesco nella lettera al CG28 ha richiamato il carisma della presenza per mostrare che l’educatore pone la sua fiducia nell’azione del Signore. La presenza del salesiano, in particolare si riferisce al coadiutore, è gratuita e gioiosa in mezzo ai giovani. Inoltre, come quella di mamma Margherita e delle donne dei nostri ambienti, è una presenza reale, effettiva ed affettiva, che si declina come ospitalità e come casa.

Il Rettor Maggiore nel discorso finale e nelle linee programmatiche per il sessennio pone l’apice delle sfide nella profondità carismatica, il cui fondamento è la relazione con Gesù Cristo, e nel vivere il “sacramento salesiano” della presenza.

Il CG28 al n° 37 ha indicato nella sinodalità missionaria la via per la conversione del cuore e della mente, la direzione della Pastorale Giovanile e la modalità per realizzare negli uomini e nelle donne di comunione la costruzione dello spirito di famiglia e la condivisione della missione. Al n° 3 ha inoltre indicato nel campo dell’affettività, con tutte le questioni legate al genere e all’identità sessuale, una sfida alla nostra visione antropologica. Ecco indicati alcuni modi per essere “presenti” a fianco e in mezzo ai giovani.

Dalla lettura di tali stimoli è nata l’idea di un percorso di incontri principalmente rivolto ai salesiani, ma che da subito è stato condiviso con i laici e gli altri membri della Famiglia Salesiana. Il Centro Studi dei Tabernacoli Viventi e la CISI – Settore Formazione hanno condiviso l’obiettivo che mira ad evidenziare l’identità carismatica del salesiano nel vivere la grazia di unità e la sua interiorità apostolica come due facce della stessa medaglia: la profonda unione con Dio e la passione apostolica verso i giovani. L’obiettivo è quello di approfondire la nostra identità carismatica riscoprendo la centralità della relazione personale con il Signore Gesù.

Come mai, tra le 8 priorità indicate nella Lettera Programmatica del Rettor Maggiore, il corso si concentra proprio sulla priorità del “sacramento salesiano” della presenza?

Tra le espressioni più “ad effetto” usate dal Rettor Maggiore c’è proprio quella riguardante il “sacramento salesiano” della presenza. Per qualche teologo sarebbe sicuramente un’espressione ambigua o comunque da precisare, tuttavia il Rettor Maggiore credo che abbia voluto segnalare che l’essere “segno e portatori dell’amore di Dio ai giovani” è l’identità profonda del salesiano. Il vivere non solo per i giovani, ma con i giovani, in mezzo a loro, “portando” la presenza di un Altro, che è il Signore Gesù buon pastore, attraverso la persona stessa del salesiano, rappresenta il dono più prezioso per i giovani. La Congregazione nasce per ispirazione divina proprio per questo motivo.

Sono previste altre iniziative per approfondire le altre priorità del sessennio?

Sicuramente ci sono anche altre priorità indicate dal RM: i giovani più poveri, la missione condivisa con i laici, la generosità missionaria, la sfida di un futuro sostenibile. Anche il CG28 ne ha indicate altre: l’educazione affettiva, la presenza nel mondo digitale, la prevenzione degli abusi. Papa Francesco ci ha ricordato, inoltre, che la formazione avviene nella missione e non solo per la missione. Sarebbe davvero bello, se ogni anno, si riuscisse a mettere a fuoco una priorità e svilupparla come una parte a beneficio del tutto, un po’ come le beatitudini: se uno riesce a viverne bene una, anche tutte le altre si amplificano e crescono.

La metodologia è stata suggerita dalla situazione della pandemia o si ritiene utile e valida in sé, da mantenere anche in futuro?

La metodologia dell’intervista in diretta Facebook e delle domande in chat attraverso una piattaforma è stata suggerita dall’attuale pandemia, ma è anche la modalità che riesce a coinvolgere il maggior numero di comunità salesiane e persone che vivono a notevole distanza. Credo che sia la prima volta che una serie di incontri formativi si rivolga a tutte le case salesiane d’Italia e Medio Oriente. Si potrebbe mantenere anche per il futuro, ormai le dirette streaming hanno lanciato una nuova modalità di formazione.

In che modo è coinvolto il Centro Studi “Opera dei Tabernacoli Viventi” e in cosa consiste la sua “mission”?

Il Centro Studi “Opera dei Tabernacoli Viventi” ispirato alla vita della serva di Dio e cooperatrice salesiana Vera Grita, della quale è stata introdotta a Dicembre 2019 la causa di beatificazione, e al suo direttore spirituale salesiano don Gabriello Zucconi, si pone l’obiettivo di approfondire dal punto di vista teologico i contenuti dei quaderni scritti da Vera tra il 1967 e il 1969, di coglierne la portata dal punto di vista spirituale e salesiano, di diffondere nella Congregazione e nella Chiesa il messaggio eucaristico e mariano contenuto nei quaderni.

Finora il centro studi ha pubblicato due testi: “Portami con te” (2017), il Diario spirituale di Vera Grita e “Vera Grita, una mistica dell’Eucaristia” (2019) contenente la corrispondenza epistolare di Vera Grita con tre salesiani che l’hanno accompagnata spiritualmente: don Zucconi, don Bochi e don Borra.

In questa missione, auspicata dal Rettor Maggiore, di far conoscere l’Opera dei Tabernacoli viventi alla Congregazione e alla Famiglia Salesiana, s’inserisce l’idea di proporre degli incontri di formazione sul CG28, sottolineando il sacramento salesiano della presenza e mettendolo in stretta relazione con la presenza eucaristica che siamo chiamati a portare tra i giovani nel nostro essere segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani.

La CISI formazione ha fatto propria la proposta e l’ha indirizzata a tutti i salesiani d’Italia e Medio Oriente.