Harambée 2019 – 150ª spedizione missionaria

In occasione della 150ª spedizione missionaria, dal 27 al 29 settembre 2019 torna a Valdocco il tradizionale appuntamento missionario dell’Harambée.

PROGRAMMA

VENERDÌ 27 SETTEMBRE 2019

  • Ore 20.00 Arrivi, accoglienza e cena al sacco
  • Ore 21.30 Momento introduttivo, lancio del tema e presentazione dei partecipanti

SABATO 28 SETTEMBRE 2019

  • Ore 07.30 Colazione
  • Ore 08.30 Santa Messa con le Lodi
  • Ore 09.30 Presentazione dell’itinerario di “Santità della porta accanto”
  • Ore 13.00 Pranzo
  • Ore 15.30 Rilettura salesiana della giornata con gli scritti e le testimonianze dei Santi Missionari Salesiani
  • Ore 17.00 Lavori di gruppo
  • Ore 19.30 Cena
  • Ore 20.15 Animazione in cortile
  • Ore 21.00 Veglia
  • Ore 23.00 Buonanotte

DOMENICA 29 SETTEMBRE 2019

  • Ore 07.30 Colazione
  • Ore 08.30 Accoglienza e preghiera del mattino
  • Ore 09.00 Momento di sintesi e presentazione dei missionari partenti
  • Ore 11.00 Santa Messa e Spedizione missionaria
  • Ore 12.30 Pranzo e partenze

INFO

Quota di partecipazione: € 25.00

Materiale da portare: sacco a pelo e stoino

Promo 150° Spedizione Missionaria Salesiana

È tutto pronto per la 150° Spedizione Missionaria Salesiana! Quest’anno si celebrano i quasi due secoli di viaggi in terre di Missione, in nome del carisma salesiano, che continua a diffondersi e a fare la differenza nel mondo!

Publiée par Agenzia Info Salesiana – Ans sur Jeudi 12 septembre 2019

L’esperienza dei volontari dell’Italia Centrale in Egitto

“Grazie Signore perché siamo poveri in tutto ed è questa la ricchezza che diamo al mondo”. L’oratorio di Zeitun racchiude a pieno la frase di Don Bosco: Casa che accoglie, Parrocchia che evangelizza e Scuola che avvia alla vita.  

È CASA, perché accoglie ragazzi da tutto il Cairo, egiziani e sud-sudanesi, senza nessuna distinzione. Questo rende speciale quest’opera, in una città in cui i sud-sudanesi vengono discriminati e non accettati. Al Don Bosco si gioca insieme, Sudanesi ed Egiziani nello stesso cortile. Due culture in un unico oratorio. Guardarli danzare insieme, musiche sudanesi ed egiziane, lasciare i vari giochi per ballare quella canzone che fa esplodere di gioia il cortile, ti fa capire che la condivisione dei piccoli gesti rompe qualsiasi barriera culturale.

È PARROCCHIA perché si respira aria di fede. Durante la settimana ci sono dei momenti per il catechismo, vengono divisi in fasce di età e tra sudanesi ed egiziani, per problemi di spazio. Vedere ogni volta i banchi della chiesa pieni, i ragazzi, anche quelli più piccoli, in silenzio e rispettosi del momento, la partecipazione alle preghiere dei fedeli, ti fanno capire quanto la fede è importante e partecipata. Fede che non si presenta solo nei momenti di gioia, ma si esterna soprattutto nei momenti di dolore e difficoltà.  Nella sofferenza dire “Signore sia fatta la tua volontà” significa aver capito che la propria croce la portiamo insieme al Signore e non da soli.

È SCUOLA perché in questa oasi nel deserto, i ragazzi imparano a essere amati, a rispettare l’altro nelle sue differenze, la cura dell’ambiente e di sé, a diventare responsabili accettando piccoli incarichi, a diventare “buoni cristiani e onesti cittadini”. Atteggiamenti che nel deserto morale della città non vengono messi in evidenza. Noi ci siamo sentiti subito accolti, l’oratorio è diventato casa nostra. Ogni gesto ricevuto da una stretta di mano ad un sorriso, sono stati d’aiuto nella creazione di legami con ogni giovane incontrato.  Zeitun è stata per noi parrocchia perché abbiamo sentito la presenza del Signore in ogni cuore che si è aperto a noi.

È stata scuola, perché di fronte alle differenti lingue, abbiamo imparato a comprenderli parlando il linguaggio del cuore.

Volontari Zeitun

IME, storie di anime: la mansuetudine della fede genuina di Francesco Paolo Convertini

Francesco Paolo Convertini. Chi non ha mai sentito parlare di lui? Spero nessuno, è stato realmente un uomo straordinario, un salesiano missionario in India, un’anima pura proprio come quelle dei santi e beati di cui abbiamo letto nei mesi precedenti. La sua infanzia ricorda moltissimo quella di don Bosco, orfano di padre e una madre sempre attenta alla preghiera durante il lavoro.

La mamma gli ricordava sempre di mettere amore nelle coese che faceva e se non dalla preghiera da dove doveva prenderlo questo amore? Aveva un temperamento vivace, furbo, impertinente, irrequieto e dispettoso, in paese lo conoscevano tutti. Crescendo però perde anche la mamma e per imparare a scrivere e leggere va a scuola dal nonno che sapeva farlo. Nel maggio del 1917 entra nel 124 Reggimento per combattere in trincea nella prima guerra mondiale. Ma già a novembre dello stesso anno finisce prigioniero in polonia, territorio tedesco, e ci rimase per 11 mesi.  Solo a guerra terminata venne rimpatriato, malato di meningite e denutrito fu condotto a Cuneo per le cure adeguate.  Tornato a casa però, mirando quell’orizzonte e quel mare dall’alto dei suoi monti sapeva che non c’era più mistero: sapeva che c’erano un altro mondo, con un’altra vita e questo lo lasciava irrequieto.

Si trasferì a Torino con la guardia di finanza ma è qui che fa l’Incontro della sua vita: i salesiani di don Bosco, nella figura di don Angelo Amadei. Nei salesiani riscopre l’allegria che aveva visto andar via con la guerra, trova una famiglia con un padre che pur se morto, era ancora molto vivo nei ricordi di chi lo aveva incontrato e conosciuto. Mentre era ancora nella finanza si avvicinò all’istituto “card. Cagliero”, istituto di preparazione per i missionari salesiani, ma solo una volta congedato vi entrò. Scrisse ai parenti rimasti a casa che sentiva di aver ricevuto una chiamata e non sapeva come doveva regolarsi in tal proposito. Non aveva beni da dare, non aveva piaceri a cui rinunciare: doveva dare solo sé stesso. Nonostante le difficoltà nello studio terminò il suo periodo di preparazione da chierico e ricevette la sua destinazione: l’india.

Il 22 settembre del 1927 a Torino, nella Basilica di Maria Ausiliatrice ricevette il mandato da don Rinaldi, terzo successore di don Bosco. Solo nel dicembre dello stesso anno partì definitivamente e approdò a Bombay con i suoi compagni. Partì da chierico, ma una volta in India si mise a studiare filosofia e teologia per prepararsi al sacerdozio. Una volta ordinato sacerdote fu inviato nel Bengala, una delle regioni più estese e con il maggior numero di non-cristiani, tra musulmani e indù. Ma questo non spaventava di certo Francesco che era solito avvicinare i non-cristiani e parlare loro di Cristo. Fhader Francis of Krishnagar, un missionario mistico, un uomo totalmente rivolto a Dio, che camminava in Lui e per Lui verso tutti gli uomini suoi fratelli. Aveva una fede semplice e genuina, come quella dei bambini, e fu proprio questa fede che gli permise di compiere gesti che sapevano di miracolo. Riuscì a convertite molte persone e a portare al battesimo anche molti adulti.

Il suo segreto? Prima di partire e andare tra la gente nei vari villaggi era solito fermarsi in adorazione almeno una mezz’ora. In tanti raccontano che guariva i malati grazie a pillole di Pane, pane di vita eterna.  In uno dei suoi viaggi con mansuetudine e amorevolezza riuscì a tranquillizzare una tigre. Era sera quando arriva un uomo da un altro villaggio per informarlo che un uomo in fin di vita chiedeva la presenza di un sacerdote. Nonostante tutti gli avessero suggerito di non muoversi durante la notte per via dei pericoli della foresta, padre Francis sentiva l’urgenza di giungere da quest’uomo malato. Nella foresta di notte si aggirava una tigre di cui tutti avevano paura, è uno degli animali più feroci e spietati di quelle zone. Si incamminò ugualmente seguito da un gruppo di persone armate di lance che lo proteggevano da eventuali pericoli. Cosi fu, nel mezzo del cammino incontrarono una tigre ma lui disse a tutti di fermarsi e non muoversi, si avvicinò lui soltanto e disse alla bestia di mettersi da parte e far passare il Signore (sul petto portava Gesù eucarestia), la tigre si accostò e li fece passare, si mise dietro di loro come se li scortasse, rimase con loro fino all’ingresso del villaggio. Se fosse stato per lui non avrebbe mai raccontato di questo avvenimento per sua modestia, ma chi era con lui lo ritenne un evento di una certa importanza: con mansuetudine e amorevolezza tranquillizzò la tigre salvando chi era con lui e confessando quell’uomo malato per l’ultima volta in fin di vita. Come a Francesco ci è capitato di sentirci irrequieti e di non saper gestire una scelta importante della nostra vita, ma ci siamo fidati del Signore e delle persone che ci hanno guidato in questa scelta per prendere la strada che realmente è stata disegnata per noi?

VIS, l’offerta formativa per l’autunno con i corsi online e in presenza

Come ogni anno, da oltre 10 anni, il VIS è impegnato nell’organizzazione, cura e coordinamento di corsi on line ed in presenza dedicati ai temi più interessanti e attuali del terzo settore.  Ecco una veloce anteprima dell’offerta formativa che vi attenderà al rientro dalla pausa estiva: se siete interessati potete già iscrivervi e riservare cosi’ il vostro “banco virtuale” con l’opzione early booking.

  • ADVOCACY E DIRITTI UMANI 
    Corso Online Guida e Strumenti per Promuovere uno Sviluppo Sostenibile
    Agevolazioni Early Booking: iscrizioni entro 30 Agosto 2019
  • COOPERAZIONE INTERNAZIONALE: IL CONTESTO E LA PROFESSIONE
    Corso Online Il mondo della Cooperazione: cos’è e come si diventa cooperanti
    Agevolazioni Early Booking: iscrizioni entro 3 Ottobre 2019
  • PROFESSIONE FUNDRAISER
    Corso Online Dalle tecniche tradizionali al digital fund raising
    Agevolazione Early Booking: iscrizioni entro il 31 Ottobre 2019
  • PROGETTARE LO SVILUPPO
    Corso Online Diventare progettisti della Cooperazione Internazionale
    Agevolazioni Early Booking: iscrizioni entro 14 Novembre 2019

Il VIS presenta Cabby, la cabina telefonica che racconta il viaggio dei migranti

La XXª edizione di Territori diVini, la degustazione enosolidale di vini italiani e palestinesi organizzata dal VIS, quest’anno ha ospitato una novità particolare. Infatti, chi ha partecipato alla serata ha trovato nei giardini del complesso Callistiano, Cabby il Telefono Viaggiatore, all’apparenza una semplice cabina telefonica stile inglese a grandezza naturale. In realtà si tratta di un dispositivo multimediale e sollevando il ricevitore potrete ascoltare le storie di viaggio dei migranti direttamente dalla loro voce, oltre che interagire con i diversi contenuti multimediali.

Cabby nasce nell’ambito del progetto VIS “Humanitarian Corridors finanziato dal fondo europeo AMIF (Asylum, Migration and Integration Fund) con capofila la comunità Papa Giovanni XXIII, e il cui scopo è far sì che le persone migranti da Libano ed Etiopia che hanno bisogno di protezione umanitaria possano pienamente godere del diritto di asilo. Gli obiettivi di Humanitarian Corridors sono: tracciare un percorso regolare per i migranti; preparare le comunità ospitanti all’arrivo dei migranti; preparare i migranti pre e post partenza. Tutti passaggi utili all’integrazione futura. Il VIS in questo progetto è maggiormente coinvolto nella formazione che precede la partenza dall’ Etiopia, un Paese in cui è presente e opera dal 1998. Una componente importante del progetto è quella di educazione alla cittadinanza globale e di sensibilizzazione, portato avanti dal VIS anche con attività nelle scuole.

Proprio in questo ultimo segmento di progetto si inserisce Cabby – Telefono Viaggiatore. A settembre molti studenti  lo ritroveranno nelle  scuole, entrandoci e alzando la cornetta potranno ascoltare le voci e le storie di chi ha viaggiato dal proprio Paese d’origine fino in Italia. Gli studenti, tramite Cabby, potranno inoltre interagire con i contenuti multimediali, giocare al quiz, consultare il kit didattico e vedere i video con situazioni precedentemente affrontate da alcuni migranti, il tutto accompagnato dalla loro voce alla cornetta. Cabby quindi non solo viaggerà per le scuole italiane, ma farà viaggiare chi vi entrerà.

Giornata del bambino africano. Don Felice Molino: La vera urgenza è educare il cuore

Con “Stop tratta” i Salesiani contrastano la migrazione illegale dall’Africa

«Siamo consapevoli che il nostro progetto sia una goccia nell’oceano ma se non ci fosse – come diceva madre Teresa di Calcutta – l’oceano avrebbe una goccia un meno. Noi non vogliamo far mancare la nostra goccia». Così dice a Vatican Insider Giampietro Pettenon, 53 anni, salesiano, presidente di Missioni don Bosco, la onlus torinese che sostiene i missionari salesiani nel mondo. La “goccia”, il progetto cui fa riferimento, è denominato Stop Tratta: si propone di informare capillarmente chi intende emigrare dall’Africa sub-sahariana per ragioni economiche dei gravi rischi che il viaggio comporta e offrire opportunità di lavoro a chi decide di restare in patria: «Il progetto è cominciato nell’autunno del 2015», racconta Pettenon: «Nel giugno di quell’anno Papa Francesco venne in visita a Torino e, incontrando la famiglia religiosa salesiana, parlò della “vocazione alla concretezza” dei figli e delle figlie di don Bosco. Inoltre, durante quella visita, manifestò le sue preoccupazioni per la sorte di migliaia di giovani che cercavano di raggiungere l’Europa rischiando la vita. Ci sentimmo interpellati da quelle parole e capimmo di dover agire per offrire alle giovani generazioni africane un’alternativa concreta e credibile all’emigrazione illegale. Così demmo vita a Stop Tratta chiedendo ai missionari salesiani presenti in Africa la disponibilità a portare avanti il progetto nelle loro zone di residenza: noi, in collaborazione con il Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo) li avremmo supportati economicamente fornendo anche consulenza e attrezzature».

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