Articoli

San Zeno Verona, targa in onore di don Bettin, salesiano fautore della scuola del marmo

Dal sito dei Salesiani del Nord Est.

***

A Sant’Ambrogio di Valpolicella, quest’anno, la festa dei Santi Coronati, patroni di scalpellini, cavatori e marmisti, si è trasformata in un’occasione speciale per celebrare i giovani e il loro percorso formativo all’interno del settore lapideo, sotto la guida educativa e spirituale dell’Istituto salesiano San Zeno. L’evento ha unito la tradizione, il valore della formazione e il ricordo di una figura salesiana fondamentale, don Romano Bettin, che ha dedicato la propria vita all’educazione dei giovani, lasciando un segno indelebile nella comunità locale. Dopo la messa presieduta da monsignor Domenico Pompili, vescovo di Verona, le celebrazioni si sono spostate presso il Laboratorio dell’Istituto salesiano San Zeno Arte e automazione del marmo, situato nell’area dove, 60 anni fa, nacque la fiera Marmomac. È stata qui inaugurata una targa in onore di don Bettin, sacerdote salesiano nato a Montegrotto Terme (Padova) e recentemente scomparso all’età di 94 anni. Don Bettin, ex direttore dell’Istituto, fu uno dei fautori della nascita della scuola del marmo negli anni Ottanta, con il supporto di alcuni imprenditori locali. La sua visione lungimirante ha permesso di creare una realtà educativa dedicata alla preparazione professionale dei giovani nel settore lapideo, un’iniziativa che ancora oggi forma molti ragazzi per il lavoro nelle aziende locali, coniugando competenze pratiche e valori umani. 

La ricorrenza è stata organizzata dalla parrocchia di Sant’Ambrogio e dal Comune, coinvolgendo non solo la comunità, ma anche una vasta rappresentanza di istituzioni e autorità. Presenti, infatti, una quindicina di sindaci del distretto marmifero veronese, il presidente della Provincia Flavio Pasini, diversi rappresentanti politici tra cui l’europarlamentare Paolo Borchia e il deputato Marco Padovani, oltre a figure delle forze dell’ordine e rappresentanti delle associazioni di categoria, come il consorzio dei marmisti Asmave e lo Snodar.

Nel corso della cerimonia, il sindaco di Sant’Ambrogio, Roberto Zorzi, ha espresso gratitudine verso don Bettin, descrivendolo come “un uomo di fede e di umiltà, punto di riferimento per la comunità e per il distretto del marmo”. Il sindaco ha anche sottolineato l’importanza del legame tra istituzioni, aziende e scuola per favorire lo sviluppo territoriale: “Solo insieme, in sinergia, possiamo fare il bene del territorio, costruendo legami solidi e proficui”. Paolo Borchia ha ricordato il valore della tradizione che i giovani, attraverso la scuola del marmo, portano avanti con impegno, mentre Padovani ha augurato che la targa dedicata a don Bettin sia “di buon auspicio per il lavoro di questi ragazzi, in un settore che ha portato sviluppo e ricchezza nel Veronese”.

Il vescovo Pompili ha concluso la celebrazione con un messaggio rivolto agli studenti e alla comunità: “Il denaro non deve mai essere il fine, ma un mezzo capace di innescare opportunità e di fare da collante sociale”. Queste parole riflettono l’approccio salesiano, che pone al centro la crescita integrale della persona, unendo la preparazione professionale con l’educazione ai valori di solidarietà e servizio alla comunità.

La cerimonia di Sant’Ambrogio si è così trasformata in un evento di forte significato per i giovani, i salesiani e l’intera comunità. La targa dedicata a don Bettin non solo celebra il passato, ma rappresenta un simbolo per il futuro dei ragazzi che, seguendo l’insegnamento salesiano, potranno contribuire alla crescita del territorio con competenza e valori umani.

Fase 3, nelle scuole professionali venete 7.000 alunni tornano in classe: “Qui modello per la ripresa di settembre”

Pubblichiamo un video de La Repubblica dove don Alberto Poles, direttore del Centro Formazione Professionale San Zeno di Verona e presidente di Forma Veneto, racconta l’esperienza dei CFP del Veneto che hanno permesso a 7mila alunni di rientrare in classe per preparasi agli esami finali.

***

“Abbiamo voluto fare una prova generale, dando dimostrazione che a settembre si potrà tornare fra i banchi di scuola in una condizione di quasi assoluta normalità”. Così don Alberto Poles, salesiano, direttore del Centro Formazione Professionale San Zeno di Verona e presidente di Forma Veneto, interpreta la decisione della giunta Zaia di offrire la possibilità a circa 7.000 alunni di rientrare in classe per prepararsi agli esami di qualifica e di diploma. In Veneto, sono attualmente 20.000 gli studenti (il 10% del totale) che finite le medie hanno optato per questi tipi di istituti che sono cofinanziati da Regione e Fondo Sociale Europeo ed estremamente connessi alle imprese del territorio (vi sono due esami, uno in terza e uno in quarta per accedere a un ulteriore anno di specializzazione). La riapertura, fortemente voluta dall’assessore all’Istruzione Elena Donazzan, è stata resa possibile grazie alla stesura di linee guida regionali valide per tutti questi istituti, oltreché alla competenza regionale in materia di formazione. “L’ingresso a scuola è contingentato e – racconta la responsabile del plesso Enaip di Vicenza Samanta Primadei – agli alunni viene misurata la temperatura al loro arrivo e fornito subito del gel per le mani. Entrata e uscita seguono due percorsi differenti”. Nella scuola, normalmente frequentata da 300 studenti, scesi a un centinaio per le riaperture di giugno, sono cambiate le modalità della ricreazione: i ragazzi restano in pausa al proprio banco e, qualora necessitino di uscire, lo devono fare uno per volta. Nelle aule e nei corridoi vige l’obbligo di indossare la mascherina, che però in vista di settembre e della riapertura delle scuole statali il Veneto sta cercando di rimuovere. “La cosa più facile di tutte è stata chiudere le scuole ma con questa riapertura – dice l’assessore Donazzan chiedendo una maggiore autonomia per l’istruzione – speriamo che lo stato centrale tenga conto di questo riferimento”.
di Andrea Lattanzi

Guarda il video