Salesiani in difesa dei giovani sul Giornale di Brescia

Dal notiziario dell’ispettoria Lombardo Emiliana.

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Lo scorso 30 gennaio, vigilia della festa del nostro santo Fondatore, il Giornale di Brescia ha pubblicato una lettera di forte impatto civico. Firmato dal Direttore della Casa, don Emanuele Cucchi, e sottoscritto da tutti i membri dei Consigli Educativi Pastorali lo scritto è stato una manifestazione di apprensione e sostegno in favore dei giovani, la cui formazione è stata messa a rischio da mesi e mesi di didattica a distanza forzata. Fino a che punto la cura sanitaria può giustificare la trascuratezza nell’educazione? Siamo consapevoli delle gravi conseguenze educative che dovremo fronteggiare nei prossimi anni, quanto più prolunghiamo l’attuale situazione di abbandono formativo? Queste le domande che animano il comunicato di don Cucchi e dei suoi collaboratori.

Riportiamo alcuni stralci del testo, disponibile sul sito del quotidiano bresciano.

Mi trovo alla guida della comunità educativa del Don Bosco di Brescia da quasi cinque anni, sono felice della missione educativa che mi è stata affidata, la condivido con uomini e donne preparati con un grande cuore e desiderosi di spendersi per il bene dei giovani. Riconosco anche tutte le qualità della mia terra, essendo bresciano di origine: la ricchezza delle sue tradizioni culturali, religiose, civili, produttive. Proprio per questo non posso evitare di esprimere la mia grande preoccupazione per il mondo giovanile… La chiusura delle scuole e la didattica a distanza hanno messo in evidenza con più chiarezza, e per certi aspetti hanno accelerato, il processo di frammentazione del tessuto comunitario, con il risultato che l’anima dei nostri ragazzi sta finendo in mille pezzi più velocemente… Per questa ragione trovo veramente imperdonabile l’aver chiuso le scuole, le chiese e gli oratori in questo periodo di difficoltà. Noi siamo pronti per dare il nostro contributo, ma per favore, permetteteci di incontrare i giovani. Non voglio sminuire l’importanza di un risposta adeguata anche sotto il profilo sanitario. L’emergenza c’è, la gente muore ed è necessario agire a tutela delle persone più fragili. Tra queste però ci sono anche i nostri ragazzi. La chiusura dei luoghi di cultura, preghiera e aggregazione è un messaggio chiaro e forte ai nostri giovani. Un messaggio che rischia di essere l’espressione di una resa nel compito che ci è affidato nel prenderci cura di loro.  (Leggi l’intero articolo)