Don Silvio Galli, aperta la causa di beatificazione e canonizzazione

A Chiari si è aperta la causa di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio don Silvio Galli. L’articolo è uscito su Il Giornale di Brescia, a firma di Barbara Bertocchi.

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C’è la mamma stanca di vedere il figlio rientrare a casa ubriaco. Il papà piegato dalla malattia. Il nonno che vorrebbe avere la forza di affrontare la dipendenza dal gioco. Sono le anime che tuttora cercano conforto nell’amore infinito di don Silvio Galli, il prete degli ultimi, il salesiano con la tonaca rattoppata che sapeva leggere nei cuori delle persone e dare loro risposte. Ieri nel duomo di Chiari con il vescovo monsignor Pierantonio Tremolada, davanti al maxi schermo collocato a San Bernardino o da casa, seguendo la diretta di Teletutto, hanno pregato per il sacerdote che visse di umiltà e altruismo affinché un giorno non troppo lontano il sogno di vederlo diventare santo si avveri.

Atto solenne. La causa di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio è stata ufficialmente aperta con la seguitissima cerimonia iniziata con i giuramenti del postulatore don Pierluigi Cameroni, del vescovo e dei tre membri del tribunale (monsignor Pierantonio Lanzoni, delegato episcopale, don Carlo Lazzaroni, promotore di giustizia, e don Claudio Boldini, notaio) che seguirà l’inchiesta diocesana.

Un «atto solenne – ha evidenziato mons. Tremolada – che dà l’idea di come la Chiesa prenda sul serio la santità di vita: ora, attraverso l’ascolto delle testimonianze di tantissime persone, si definirà come don Galli può essere presentato al mondo». Alla cerimonia – animata dai canti delle Fiamme di San Michele – erano presenti il rettor maggiore dei salesiani don Ángel Fernández Artime, in rappresentanza della grande famiglia fondata da don Bosco alla quale anche don Galli apparteneva, il fratello e due sorelle del sacerdote vissuto a Chiari per oltre 50 anni e i sindaci della cittadina e di Roccafranca.

I ricordi. Il vescovo ha sottolineato l’importanza delle testimonianze che verranno raccolte e dei due miracoli necessari (uno avvenuto dopo la morte e uno dopo la beatificazione): «Sono il segno che il Signore attesta la verità». Ha riferito un aneddoto: «Quando sono diventato vescovo di Brescia alcune persone sono venute da me con una foto di don Galli e mi hanno detto: “Vale la pena verificare che sia santo”. Io allora non conoscevo Chiari e non conoscevo questo sacerdote. Ma poi ho scoperto che in tanti conservavano già quell’immagine, che aveva colpito subito anche me per l’espressione del volto di don Silvio». Perché quello immortalato con la casula «è stato un padre per molte persone, ha accolto chi andava da lui dimostrando sapienza e capacità di ascolto. Era un uomo che viveva la carità verso i poveri: l’Auxilium ne è la testimonianza. Di lui colpivano l’umiltà, la mitezza e l’amorevolezza: era un buono che raccomandava di essere buoni. Vinceva il male con il bene. Aveva un modo tutto suo di vivere l’eucarestia e nutriva un amore profondo verso la Madonna». «A Maria affidiamo questa causa richiesta dal popolo santo di Dio – ha concluso il rettore don Artime -. Don Galli era vicino ai deboli, ai malati e ai carcerati. Usciva a cercare chi si era perduto».