Il Cardinale Ángel Fernández Artime concittadino onorario di San Zatti a Boretto

Pubblichiamo il comunicato dell’Ispettoria Lombardo Emiliano sulla cittadinanza onoraria concessa al Card. Ángel Fernández Artime, Rettor maggiore dei Salesiani da parte della città di Boretto, i luoghi natali di Artemide Zatti.

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Il 9 ottobre 2022 Papa Francesco ha affermato in piazza San Pietro in Vaticano nel giorno della canonizzazione: “Il fratello salesiano Artemide Zatti, con la sua bicicletta, è stato un esempio vivente di gratitudine: guarito dalla tubercolosi, dedicò tutta la vita a gratificare gli altri, a curare gli infermi con amore e tenerezza”. Del programma della due giorni di festa organizzata a Boretto dall’unità pastorale la stampa locale ha ampiamente parlato nel paginone de La Libertà. Il cardinale Ángel Fernández Artime, Rettor maggiore dei Salesiani è giunto nella splendida basilica di San Marco Sabato accompagnato da numerosi confratelli a partire dall’Ispettore don Roberto Dal Molin, presenti i sindaci di Boretto, Matteo Benassi, e di Brescello, Carlo Fiumicino. Tante energie, in stragrande maggioranza laiche, certo con la gioiosa regia del parroco don Giancarlo Minotta, sono state spese per diffondere la figura di questo santo reggiano canonizzato un po’ a sorpresa e che con tempo e pazienza sarà conosciuto sempre meglio, sperando che raggiunga nella terra in cui ha trascorso infanzia e adolescenza almeno un decimo della popolarità che lo circonda in Argentina. Basta elencare le iniziative in campo: un libro realizzato con il contributo dei bambini delle scuole primarie di Boretto e Brescello, “Artemide giocava a campana”, il sito web artemidezatti.it, la mostra permanente allestita nella basilica di San Marco, il colloquio con il cardinale Artime e l’Eucarestia festiva presieduta dallo stesso, fresco della porpora ricevuta lo scorso 30 settembre in Concistoro, e ancora la camminata “Color Zatti”, catechesi itinerante nei luoghi dove Artemide è nato nel 1880, è diventato cristiano e ha vissuto l’esperienza della miseria
che lo vide precoce bracciante e successivamente indusse la famiglia a emigrare a Bahía Blanca, nella provincia di Buenos Aires. Scriviamo di getto, mischiando cronaca e vita di Zatti, perché davvero – come ha detto don Giancarlo aprendo gli incontri del sabato pomeriggio – i santi non sono personaggi da museo delle cere, ma camminano al nostro fianco e sono operanti in quest’oggi che ha bisogno di tante guarigioni; così sapere che nella schiera dei santi c’è anche un nostro infermiere, specializzato nell’assistenza materiale e spirituale ai poverissimi, che senza risparmiarsi girava in bici tra l’ospedale missionario di Viedma e i tuguri delle periferie attorno al rio Negro per portare il conforto di Cristo, con i farmaci in tasca e il rosario sulle labbra, beh è una risorsa potente. Il più è rendersene conto. Per presentare i diciassette pannelli della mostra su sant’Artemide il curatore don Erino Leoni (vicario dell’ispettore dei Salesiani di Lombardie ed Emilia) ha usato proprio tutte le parti della bici per una spiegazione appassionata, tra teologia e vita spirituale, che ha catturato l’attenzione della comunità radunata in basilica: dalla catena di trasmissione al manubrio, dal freno alla dinamo, fino alle ruote.

All’incontro di presentazione è intervenuto anche il postulatore generale della Congregazione salesiana, don Pierluigi Cameroni, biografo di Zatti, che della santità di Artemide ha messo in luce due aspetti su tutti: la sua attenzione integrale alla persona e il suo essere un grande uomo di comunione. Con il coordinamento di Daniela Artoni, la mostra è stata immediatamente collaudata, con successo, subito dopo la conclusione del primo incontro del sabato pomeriggio. Ogni pannello è in effetti una pro-vocazione: i quadri non seguono una struttura documentaria, bensì le tre azioni del motto più famoso che san Zatti ci ha consegnato sulla sua pelle: “Credetti, promisi, guarii”. Finite le viste guidate, in chiesa ha avuto luogo un secondo momento di ascolto, edificante e informale, con il cardinale Artime, che interromperà il suo servizio di Rettor maggiore – ricoperto già dal 2014 e nel 2020 rinnovato per un altro sessennio – per la chiamata a un altro ministero per la Chiesa universale, ma soprattutto si è messo in dialogo con la comunità pastorale, sfoderando le qualità di un educatore di lungo corso, anche se è “solo” della classe 1960. Rispondendo alle
domande di alcuni laici – Giulia, Susanna, Patrizia, Anna, Alessandro, Marco – il cardinale ha affrontato un ventaglio di argomenti che toccano da vicino la nostra esistenza: l’insegnamento scolastico, l’oratorio che cambia, la malattia oncologica, il volontariato, il rapporto con i figli, con i colleghi di lavoro, con le nuove tecnologie. Del colloquio distilliamo solo, con licenza giornalistica, alcuni consigli davvero saggi: continuiamo a praticare il faccia a faccia, la presenza sorridente, la cultura della tenerezza e dell’amorevolezza.

Dall’intervento del Sindaco di Boretto Matteo Benassi:
Oggi è festa per la nostra comunità, oltre che cristiana, anche per quella civile che ho l’onere e l’onore di rappresentare. È festa perché celebriamo un borettese che si è fatto onore nel mondo, lasciando la sua terra d’origine per motivi economici, come fanno in tanti anche oggi, e finendo con l’imprimere un segno dall’altra parte dell’oceano, senza mai dimenticare la sua terra natale, come emerge dalle espressioni colme d’affetto con la quale la descrive nelle sue lettere. È festa perché Sant’Artemide Zatti era un uomo di gioia, pronto alla battuta spiritosa e col sorriso sempre sulle labbra. È festa perché ci ritroviamo insieme per camminare, mangiare, bere e stare bene insieme, come faceva Zatti. E’ una festa nella festa poi per la comunità cattolica locale, riunita nella S. Messa sino a pochi minuti fa e che ringrazio per aver invitato me e tutti i consiglieri di maggioranza e minoranza. Ricordo con emozione i momenti passati a Roma lo scorso anno in sala Nervi e sul sagrato di San Pietro, con Papa Francesco, Don Artime e la Chiesa Universale. Ma ricordo con entusiasmo anche le celebrazioni qui a Boretto la settimana successiva.

Una preghiera e una festa con tante persone venute da vicino e da lontano. Già allora parlammo di questa cittadinanza onoraria. E oggi finalmente celebriamo questa festa, con un ringraziamento particolare, consentitemelo, ai curatori del meraviglioso libro “Artemide giocava a campana”, in particolare l’autrice Maria Rosa Zambini che vorrei abbracciare idealmente qui con voi e tutti i bambini e le bambine che hanno contribuito alla realizzazione con le loro opere d’arte. Ringraziare tutti è impossibile, associazioni, comitati, singoli cittadini, parrocchia. Dimenticherei certamente
qualcuno. Ma vedo i vostri volti e ripenso ai tanti con cui ci siamo incontrati in quest’ultimo bellissimo anno. E rivedo oggi come allora tanti amici: Don Erino, Don Pierluigi, le scuole salesiane, gli amici di San Salvatore, le associazioni, le istituzioni civili, militari e religiose e naturalmente tanti cittadini dei nostri paesi accorsi, appunto, per fare festa. Il conferimento della cittadinanza onoraria al Cardinale don Angel Fernandez Artime vuole essere un riconoscimento al rettore maggiore dei Salesiani in continuità coi suoi predecessori, sempre vicini alla nostra comunità, a partire dal compianto don Juan Vecchi, anche lui di origini borettesi. Ma vuole essere altrettanto un segno di partecipazione e amicizia verso tutto il mondo Salesiano: la cittadinanza al Rettore a significare che ogni Salesiano che viene a Boretto sarà considerato un cittadino, un amico e un fratello della nostra comunità. A questo punto ci si potrebbe chiedere: perchè ha senso che un’amministrazione comunale celebri un santo? Perchè non separare nettamente gli ambiti, lasciando alla Chiesa il compito di festeggiare i suoi santi? Perchè abbiamo bisogno, anche come cittadini giovani o adulti, di incontrare persone che ci  mostrino che è possibile vivere in modo significativo, che è possibile lavorare unendo competenza e passione, che è possibile accogliere l’altro e rispettarlo, che è possibile emigrare e inserirsi nel nuovo contesto, che è possibile affrontare la malattia, che è possibile cullare dei sogni, vederli svanire e ripartire, che curare è più importante che guarire, che il sorriso è una medicina e che le ferite dell’anima fanno più male di quelle del corpo. E Zatti era questo. Per tutte queste motivazioni non potevamo come amministrazione non porre in evidenza una persona così! Abbiamo bisogno tutti di conoscere persone che, non con le parole ma con la loro vita, mostrino esempi positivi! Come sarebbe bello se tutti ci trattassimo con la delicatezza che aveva Zatti, se tutti a Boretto fossimo prodighi nell’aiutarci come faceva Zatti quando sapeva di qualcuno ammalato. Come sarebbe più bello e più leggero! Per questo, riconoscendo che Zatti traeva linfa per vivere questo nella sua fede senza la quale non si può comprendere la sua persona ma lasciando alla Chiesa il compito di approfondire questo aspetto così da rispettare i compiti di ciascuno, non possiamo non riconoscere e non valorizzare una persona così positiva, auspicando di aiutarci sempre più ad essere, ciascuno con il proprio accento, originali come lui per costruire realmente una società migliore per noi e per i nostri figli e nipoti. Carissimo Cardinale Artime è quindi per un grande onore per me, in rappresentanza della mia Comunità, conferirLe la CITTADINANZA ONORARIA DEL COMUNE DI BORETTO, a suggellare, come dicevo, il patto d’amicizia con il mondo Salesiano che plasmò il carattere di Zatti e insieme alla sua
fede e, mi permetta, ad un po’ di “emilianità e borettesità”, lo ha reso il grande Santo che oggi ci fa fare festa.

Dal messaggio di benvenuto del Parroco don Giancarlo Minotta:

Come Betlemme, piccolo villaggio sconosciuto, è diventato inconsapevolmente, per mera volontà di Dio, meta di pellegrinaggio, così, molto più in piccolo ma con la stessa dinamica, Boretto sta pian piano diventando meta di pellegrinaggio. Per esempio Venerdì avremo 130 bambini che verranno a farci visita. Questo fatto ci aiuta a comprendere meglio chi sia Dio: non è un anziano signore con la barba – sulle nuvole – disinteressato al mondo, ma è il protagonista indiscusso e geniale della storia. L’ingeniosità di Picasso e di Gaudì, l’imprevedibilità di Maradona, l’estro di Michelangelo, piuttosto che l’arte cinematografica di don Camillo e Peppone, quella pittorica di Ligabue e Ghizzardi, sono esempi spagnoli, argentini e italiani assimilabili a Brescello, Gualtieri e Boretto. Esempi della genialità delle creature, che ci fa intuire la genialità del loro Creatore: Dio è infatti il più grande artista di sempre e per sempre: un fantasista al servizio della squadra, IL numero 10 per eccellenza, che sempre stupisce con le sue sorprese! E Artemide Zatti rientra tra queste sorprese di Dio. Un santo nostro, perchè nato e cresciuto qui. Un santo vostro, perchè nella realtà salesiana ha riconosciuto lo stato di vita al quale Dio lo chiamava. Un santo che non è in modo esclusivo di nessuno, ma appartiene a tutti perchè ha scelto di appartenere solo a Dio tramite la Chiesa. Un santo, dunque: non un uomo perfetto, non un uomo impeccabile, ma un uomo consapevole di essere salvato e amato. Per questo un uomo grato e ironico, la cui vita parla al cuore di ogni persona imperfetta, ma desiderosa di felicità. Un cristiano che ha vissuto con una umanità e competenza professionale tale da risultare autorevole e affascinante anche per la società civile, come la presenza delle autorità civili e militari della nostra terra e di S. Salvatore Monferrato testimonia. A tutte voi autorità un grande benvenuto nella nostra bellissima basilica per questa divina liturgia e un sincero grazie per la vostra presenza! Ed è la gratitudine ciò che ci caratterizza quest’oggi, perchè in realtà in questo anno ci sono stati tanti miracoli. Ne cito uno su tutti. In un mondo alle prese con una terza guerra mondiale combattuta a pezzi, che porta la crescita di individualismi e muri nei paesi, in un momento storico dove il divisore è chiaramente all’opera, S. Artemide ha unito! Realtà che normalmente non lavorano insieme si sono messe in rete! Si tratta di un numero di persone così elevato che non sono riuscito a identificarlo e alle quali va un profondo grazie! E grazie a tutti e a ciascuno per aver risposto alla chiamata alla gioia che Dio ci rivolge. In un mondo che sempre si lamenta, è stato bellissimo incontrare persone contente di spendersi gratuitamente ciascuno secondo le proprie capacità e i propri tempi, ma tutti con il sorriso e una parola buona e bella per tutti. Bambini, adolescenti, adulti e anziani veramente rivoluzionari nel mondo di oggi. Per questo grazie a tutti e ciascuno per aver risposto chiamata alla comunione che Dio ci ha rivolto tramite S. Artemide, ma che anche oggi la cosa più bella al mondo è camminare insieme e camminare insieme con Gesù, appartenere a Cristo tramite la Chiesa! Per questo miracolo di bellezza che è accaduto e sta accadendo tra noi, che è una carezza sulle ferite della vita nostra e di coloro che incontriamo nei luoghi quotidiani, Le chiediamo, eminenza, di guidarci in questa eucaristia, perché sia veramente un rendimento di grazie a Dio, ai fratelli e alle sorelle!

Sesto San Giovanni, corso per i genitori sull’uso dell’iPad

Dal sito di Sesto San Giovanni – Opere Sociali Don Bosco.

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E’ stato organizzato un ciclo di incontri per favorire la conoscenza delle infrastrutture scolastiche e la familiarizzazione con i dispositivi e gli applicativi utilizzati nelle attività didattiche innovative.

Gli incontri sono pensati soprattutto per le famiglie degli studenti iscritti alle classi prime di tutti gli ordini scolastici (secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado e formazione professionale), ma sarà possibile partecipare anche per gli studenti in inserimento in anni successivi al primo.

L’articolazione del corso prevede un incontro di base comune e degli incontri avanzati suddivisi nei vari ordini di scuola nel quale verranno trasmesse le principali nozioni per la gestione e il controllo del dispositivo e il suo utilizzo standard nelle attività didattiche.

Di conseguenza sarà molto utile che i partecipanti abbiano con sé l’iPAD dello studente, con tutte le relative password e codici di sblocco o, in alternativa, altri dispositivi Apple già in possesso.

Di seguito trovate il calendario degli incontri che espone, accanto ad ogni incontro programmato, il link per potersi prenotare. La prenotazione rimanderà al sito esterno Eventbrite.

Per completare la procedura, ricordiamo di inserire le proprie informazioni personali e attendere la mail che confermerà l’avvenuta prenotazione. Sarà possibile iscriversi fino a poche ore prima dell’evento in cui si intende partecipare. I posti disponibili in ogni data sono limitati.

INCONTRO DI BASE (PER TUTTI I SETTORI)

INCONTRO AVANZATO 1 (SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO)

INCONTRO AVANZATO 1 (SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO)

INCONTRO AVANZATO 2 (SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO)

INCONTRO AVANZATO 2 (SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO)

INCONTRO AVANZATO (ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE)

INCONTRO iPad E INCLUSIONE (PER TUTTI I SETTORI)

 

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Ispettoria Lombardo-Emiliana, giornata dei consigli di scuola, CEP, IeFP e ITS: “Giovani poveri e abbandonati: sfide educative e didattiche”

Pubblichiamo il comunicato stampa dei Salesiani dell’Ispettoria Lombardo-Emiliana.

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L’Ispettore ha introdotto la giornata con il suo intervento nel quale ha ricordato che i consigli delle Comunità Educativo Pastorale sono una scelta nella quale crediamo profondamente che attua la prospettiva della sinodalità e della fraternità. Quest’anno, inoltre, ha continuato l’Ispettore, ricorrono i duecento anni della nostra pagina “sacra e intima”, il sogno dei nove anni, che, come sappiamo, venne scritto per esplicito ordine del papa, e che ci mostra come alcune intuizioni si comprendono veramente solo nel dispiegarsi delle avventure della vita. La ricorrenza del bicentenario ci invita così a “fermarci per formarci”, e riflettere attorno al carisma. A tale scopo, ha aggiunto don Dal Molin, è stato distribuito il Quaderno di lavoro “Tu vedi più lontano di Me”, perché il carisma salesiano sia sempre più radicato e assunto consapevolmente come criterio guida per il nostro operare.

Infatti da tutte le case dell’ispettoria sono giunti direttori, presidi e vicepresidi, catechisti e consiglieri e le altre figure educative che animano le nostre scuole: in totale 250 professionisti dell’educazione!

Dopo l’intervento dell’Ispettore, è stato il turno del relatore invitato, don Stefano Pegorin, un salesiano sacerdote che vive e lavora presso la casa salesiana di Santa Maria La Longa, nei pressi di Udine. Don Stefano ha sviluppato il suo intervento proponendo la sua personale testimonianza di salesiano, che, benché formatosi in ambiti diversi da quello dell’accompagnamento dei giovani più fragili, ha assunto da alcuni anni la direzione dell’opera di Santa Maria la Longa tramite un inserimento graduale, fatto di successi e anche sconfitte, ma sempre in progressivo apprendimento.

Volendo sintetizzare schematicamente l’intervento di don Stefano, si possono enucleare alcuni temi portanti:

La passione educativa

Don Stefano ha ricordato che è importante tornare alle figure dalle quali tale passione è stata trasmessa, proprio perché tutti coloro che lavorano in ambito educativo, salesiani o laici, hanno avuto un giorno in cui tale passione educativa è nata.

Giovani poveri e abbandonati

Per lo studente Francesco, ha mostrato don Stefano, la scuola è ansia e preoccupazione, perché si sente da sempre giudicato. Per Giorgio, invece, la scuola è riscatto perché ha superato il debito formativo e si è meritato con duro lavoro il piccolo successo arrisogli. Ancora: per Edoardo, la scuola è l’emblema della crisi per i numerosi fallimenti che purtroppo ha collezionato durante la sua esperienza scolastica. Le storie di questi ragazzi, ha sostenuto don Stefano, come quelle di mille altri diventano momenti fondamentali su cui sostare per visualizzare le impressioni, le considerazioni e le strategie messe in atto per “prenderselo a cuore”: diventano opportunità preziose per costruire una sapienza educativa di cui far tesoro.

Il patto educativo.

Don Stefano ha proiettato una copia del patto educativo proposto ai giovani ospiti della comunità. Il patto prevede delle voci riguardanti gesti molto piccoli, ma non secondari, nella vita di una ragazzo, come: buon comportamento sui mezzi pubblici, corretta e completa annotazione dei compiti sul diario personale, pronta levata al mattino e ritirata serale ad un orario consono, puntualità negli appuntamenti, e così via. Il giovane Luis ogni giorno aveva come obiettivi particolari: nessuna nota a scuola, avere i compiti almeno scritti sul diario, essere in aula studio puntuale a fare i compiti, ordine della camera, la pulizia personale, evitare gesti volgari, offensivi o agiti violenti, andare a letto puntuale. Se uno di questi elementi non c’è si riceve la mancanza di uno solo di questi elementi, ha spiegato don Stefano, comporta l’assegnazione  di un “cartellino giallo”. Una seconda ammonizione comporta, invece, il sequestro almeno temporaneo del tablet e degli strumenti elettronici. Se al contrario tutti gli obiettivi sono raggiunti, ha spiegato don Stefano, viene posta una crocetta nella casella “giornata perfetta”. Dopo 15 giorni di giornate perfette si vince una cena fuori.

Don Stefano ha ammesso di aver provato per alcune settimane ad applicare a sé stesso  questo patto all’apparenza così semplice e scontato. I risultati e la fatica, ha confessato don Stefano, non sono stati sempre all’altezza delle aspettative, e i piccoli obiettivi in realtà erano piccoli solo di primo acchito. «Ho provato sulla mia vita a compilare un patto educativo come i miei ragazzi -ha commentato don Stefano-, e quanta fatica e quante umiliazioni! Mi sono reso conto -ha proseguito- che per chi ha qualche difficoltà, quanto chiediamo a scuola, talvolta, è come raggiungere la luna. Gestire i miei piccoli fallimenti -ha concluso don Stefano- è stata dura: posso solo immaginare quanto lo possa essere per i nostri ragazzi in difficoltà, che di batoste dalla vita ne hanno prese tante, e di richiami sani amorevoli come quelli di mamma margherita, magari, non ne hanno mai potuti ricevere”.

Dopo una breve pausa abbiamo concelebrato la Santa Messa dove l’ispettore don Roberto Dal Molin ha pregato chiedendo due speciali doni: Ascoltare cosa il Signore vuole dirci e saper dire parole autentiche. Ecco due passaggi:

Prima di tuffarci (già abbiamo iniziato peraltro nei giorni scorsi) in un mare di parole, di sostare un momento per fare spazio alla Sua Parola, prima di immergersi in un mare di fogli quello di prendere tra mano la pagina sacra, prima di chiederci come pianificare l’anno e le lezioni quello di domandare al Signore: “hai una parola per me con cui iniziare quest’anno?”. Se non si chiede non si ottiene, senza domande non si ottengono o non si afferrano le risposte. Il chiedere affina lo sguardo e il rivolgerci con rispetto al Signore ci mette nella postura corretta davanti a un Padre che ha cura di ciascuno delle sue figlie e dei figli, e quindi anche di noi. Non vogliamo infatti incorrere nel rischio della presunzione che ci porta a fare anche tanto, perfino bene, ma prescindendo dal Signore. Oggi quindi, con sincero e umile desiderio chiediamo al Signore: “quale parola vuoi dirmi per iniziare l’anno?”.

 La professione dell’insegnante, del formatore porta poi a essere dispensatori di tante parole. Non ci sono solo spiegazioni da dare ma i colloqui e i dialoghi costellano tutte le giornate. Una seconda preghiera vorremmo insieme rivolgere al Signore oggi; quella di concederci la grazia di ispirarci a Lui perché le nostre parole siano simili alla Sua se non proprio prolungamento delle sua. Le parole di Gesù sanno in modo impareggiabile unire verità e carità; vorremmo anche noi saper dare il nome corretto alle situazioni con amorevolezza, vorremmo che fossero parole che costruiscano il bene e allontanino il male, parole che edifichino la comunione e non si prestino alla divisione. Potremmo pure avvinarci all’efficacia di Gesù? Un po’ sì, lo sappiamo, se la nostra vita preceda e sia conseguente alle parole che diciamo. Le nostre parole diventano credibili se sono accompagnate da una vita che va nella stessa direzione, autentica; e su questo tutti abbiamo da chiedere una grazia al Signore.

Dopo l’intervento di don Stefano, si è svolto l’ormai tradizionale e apprezzatissimo pranzo, durante il quale si è potuto respirare in meraviglioso clima di famiglia, sia tra confratelli che hanno trascorso anno di formazione insieme, sia tra i salesiani e i laici che avevano potuto lavorare assiduamente gomito a gomito in qualche esperienza precedente. è Il clima di chi si incontra, magari a distanza di alcuni anni anni, ma con la sensazione di essersi salutati il giorno precedente.

Dopo il pranzo, e per la prima metà del pomeriggio, si sono svolti i lavori di gruppo, per poter approfondire i temi trattati, e condividere esperienze preziose.

Dopo il breve intervento di don Edoardo Gnocchini, che ha presentato il logo e la colonna sonora dell’anno formativo; e la conclusione di Stefano Mascazzini, che ha ricordato alcuni prossimi appuntamenti, l’assemblea si è sciolta, soddisfatta dell’esperienza, e soprattutto grata per gli incontri fatti.

 

“Un sogno che fa sognare”: assemblea ispettoriale della Lombardia ed Emilia Romagna

Pubblichiamo l’articolo di resoconto dell’assemblea ispettoriale della ILE.

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L’assemblea si è aperta con un momento di ritiro tenuto da don Andrea Bozzolo, Rettore dell’Università Pontificia Salesiana ed insegnante della Pontificia Università Giovanni Paolo II. E’ stato presentato il ‘sogno dei nove anni’ di Giovannino Bosco secondo la prospettiva teologico-spirituale, che si rivela essere la più aderente alla storia del santo torinese “padre e maestro dei giovani”.

Il relatore esordisce ricordando che «il locus theologicus in cui la promessa della rivelazione di Dio prende la forma della salvezza è IL CORTILE. Senza dimenticare che è la pedagogia della festa che rende i lupi degli agnelli che fanno festa con Gesù (il Salvatore) e Maria (la mediatrice di salvezza)». Tale prospettiva ha fugato ogni lettura semplicistica o devozionalistica del sogno che se da una parte può essere ridotta a ‘storiella per bambini’ dall’altra potrebbe essere banalizzata come ‘insensatezza onirica’. Recuperata l’unica dimensione praticabile della lettura del sogno, si può affrontare il tema che supporta tutto l’impianto: la chiamata all’impossibile, supportata dal fatto che dal sogno, Giovannino Bosco, si sveglia turbato e nelle lacrime. Tale turbamento è da leggere con la stessa logica delle grandi chiamate di Dio nella Bibbia, non ultima la vocazione di Maria che «resta turbata» (Lc 1). E Dio conferma tale impossibilità, stravolgendo la logica umana perché «impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».(Mc 10,27). Come tutti i grandi fondatori, anche don Bosco apre un via impossibile… nel medesimo modo in cui i grandi scalatori ci aprono un via nuova alla vetta. Occorre rispondere ad una domanda: chi insegna ai fondatori? <<Maria perché conosce tutti i carismi dall’interno! Infatti ogni mattina preghiamo la Santa Vergine dicendo:

«Insegnaci,

tu che sei stata la Maestra di Don Bosco,

a imitare le sue virtù:

in particolare l’unione con Dio,

la sua vita casta, umile e povera,

l’amore al lavoro e alla temperanza,

la bontà e la donazione illimitata ai

fratelli, la sua fedeltà al Papa e ai Pastori della Chiesa.»

Potrai ascoltare tutto l’intervento qui: https://youtu.be/QW9I_btxTRQ

I RINNOVO DEI GIOVANI SALESIANI

Successivamente nel Santuario della Madonna delle Lacrime, che ha recentemente festeggiato i 500 anni di anniversario del miracolo e l’anno giubilare, dieci giovani salesiani hanno rinnovato i loro voti! Qui potrai rivedere la diretta della celebrazione:

https://www.youtube.com/live/gfjYHeI8-oc?si=l-Iq3E6J6X8qkwjk

I giovani sono: Aroldi Fabio, Brambilla Stefano, Checchi Fabio, Favrin Giona, Grilli Colombo Fitwi Carlo Maria, Grandi Simone, Marco Rossi, Dancelli Andrea, Viscardi Fabio, Piccoli Alessandro.

L’ispettore nell’omelia ha affermato:

«All’inizio di un nuovo anno pastorale, la consegna è questa:

Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli,

uno solo è il Padre vostro, quello celeste

Una sola è la vostra Guida, il Cristo.»

 «Don Bosco ci ha generato a una autentica sequela Christi; tutto di Dio e in unione con Lui ha dato vita a una comunità di consacrati e a una famiglia salesiana perché l’albero della Croce potesse continuare a portare frutti di salvezza, in ogni tempo e in ogni dove. Da don Bosco abbiamo imparato questo radicamento nel Signore che è sorgente di una inesauribile e creativa passione apostolica. Prendendo come strada sicura da percorrere la nostra Regola di Vita rinnoviamo i legami tra noi per essere “un cuor solo e un’anima sola”. La fraternità e la comunione tra noi non sono qualcosa di secondario e contingente lasciato alla nostra sensibilità ma, proprio perché “pagati a caro prezzo”, sono misura della nostra fedeltà e condizione della nostra fecondità.»

 LE LINEE GUIDA PER IL CAMMINO DELL’ISPETTORIA

Nel pomeriggio l’ispettore don Roberto Dal Molin ha dato le linee guida per l’avvio del cammino dell’Ispettoria nel nuovo anno educativo-pastorale in linea con l’itinerario pastorale “sulla strada dei sogni” presentato dal delegato della Pastorale Giovanile don Edoardo Gnocchini. In particolare ha proposto come icona evangelica della pesca sul lago di Genezaret (Lc 5, 1-11) affermando:

Risentiamo oggi non solo l’invito di “gettare le reti” ma anche quel rassicurante “non temete”e quell’invito: “sarai pescatore di uomini”. La missione ci pare ed è impossibile; sulla scorta del nostro padre don Bosco confidiamo nel Signore e anche noi come i primi discepoli confermiamo quel “lo seguirono”

Tra le varie linee ne ha sottolineate due:

  1. La prima è l’interiorità

La nostra identità di consacrati salesiani in un contesto culturale che sfida o ignora le esigenze della fede, il nostro equilibrio tra lavoro e temperanza, la nostra unione con Dio vedono nella cura dell’interiorità, fatta di disciplina e zelo un asse

fondamentale. Facendo tesoro del nostro magistero, qui in particolare di don Viganò, meriterà riprendere alcuni tratti per proseguire la fecondità di santità della nostra ispettoria. Sant’Artemide Zatti è l’ultimo di un “nugolo di santi” che ci precede, ci accompagna e ci sprona. Il fatto stesso che vocazionalmente la sua intercessione abbia fruttato lo sblocco dei cammini vocazionali di alcuni nostri giovani ci dà l’ulteriore conferma di come i nostri santi ci accompagnano con efficacia e vanno invocati con convinzione.

La cura dell’interiorità che ha come frutto la gioia di vivere la propria vocazione è

l’antidoto migliore a impedire che vi siano derive. 

  1. La seconda è la comunione

La dico con una vocabolo proprio della realtà ecclesiale che sintetizza tante dimensioni. La riesprimo come: l’importanza del “vivere e lavorare insieme tra salesiani e con i laici”. E’ esperienza consolidata in Ispettoria, anche se non in tutte le realtà sufficientemente diffusa e solidamente strutturata, il lavorare come Comunità Educative Pastorali. E’ una realtà imprescindibile anche se non è sufficiente dichiararlo; gli equilbri tra comunità consacrata e laici che sono coinvolti a vario titolo nella nostra stessa missione (basti solo pensare alle specificità tra chi è dipendente e chi è volontario) vanno perseguiti con intelligenza, prudenza e chiarezza. Abbiamo bisogno di coinvolgere nella missione laici competenti (perché abbiamo un fronte di lavoro corposo e ricco di ulteriori prospettive) ma che si lascino coinvolgere nella condivisione del carisma pur nel rispetto del loro stato di vita; la ricchezza della complementarietà tra stati di vita che poi intreccia competenze e viene ordinata in ruoli e mansioni è promettente e impegnativo. A camminare con slancio ci incoraggia anche il bel numero di giovani in cammino vocazionale frutto dell’impegno pastorale che l’Ispettoria e le case hanno messo in campo sinora. I sacerdoti recentemente ordinati, chi ha rinnovato oggi la professione, i tre giovani che inizieranno il noviziato, gli otto che entreranno in Comunità Proposta a Milano esprimono la benedizione del Signore e ci incoraggiano a costruire con loro l’Ispettoria di domani ricca di fede e di ardore apostolico. Pensiero e azione dicevano i nostri padri e il caro don Giorgio Zanardini a me commentava: “caro don Roberto, non pensiero senza preghiera, non azione se non insieme”.

A seguire il vicario dell’Ispettore don Erino Leoni ha presentato il Progetto Ispettoriale di Formazione, la proposta degli esercizi spirituali e il quaderno di formazione. Il testo contiene una serie di lectio divinae curate da don Pavan M., le schede carismatiche di letture spirituali di alcuni sogni di don Bosco e la preghiera per le vocazioni. Questo strumento è ormai diventato punto di riferimento per tutta la Famiglia Salesiana che segue la medesima proposta pastorale fatta ai giovani intitolata “Tu vedi più lontano di me”.

Con grande anticipo sono stati resi noti i turni degli esercizi spirituali del prossimo anno per dare priorità alla cura della spiritualità dei confratelli.

 

Italia – Insediamento del nuovo Superiore dell’Ispettoria Lombardo-Emiliana: don Roberto Dal Molin

Dall’agenzia ANS.

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Milano, Italia – luglio 2023 – Nella mattina di sabato 22 luglio, presso la Basilica minore di Sant’Agostino a Milano, si è insediato il nuovo Superiore dell’Ispettoria salesiana Lombardo-Emiliana (ILE), don Roberto Dal Molin. La cerimonia d’insediamento, unita alla celebrazione della Messa, è stata presieduta da Juan Carlos Pérez Godoy, Consigliere per la Regione Mediterranea. Presente anche don Giuliano Giacomazzi, già Ispettore ILE, che è stato designato all’ufficio del Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione e Aggiornamento Professionale (CNOS-FAP), con sede a Roma. Alla cerimonia hanno partecipato numerosi rappresentanti delle Comunità Salesiane di ILE, venuti a ringraziare don Giacomazzi e ad accogliere don Dal Molin, insieme a vari Ispettori, salesiani e collaboratori pervenuti dalle altre Ispettorie italiane. Per la Famiglia Salesiana hanno partecipato l’Ispettrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice dell’Ispettoria Lombarda (ILO), suor Stefania Saccuman, con molte consorelle; nonché i gruppi di Salesiani Cooperatori, Exallievi, gruppi missionari e anche giovani dalle case. Una menzione particolare, sottolineata nei ringraziamenti da don Giuliano Giacomazzi, è stata riservata ai dirigenti delle Opere salesiane di Varese e Castel de’ Britti, affidate alla gestione dei laici.

 

 

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I Salesiani di Treviglio in visita al Palazzo dell’Onu a New York

Da Prima Treviglio.

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Questa estate i Salesiani di Treviglio in collaborazione con “Helkin” e “Zuma Education” hanno organizzato una vacanza studio negli Stati Uniti, più precisamente a New York.

Per gli studenti dei Salesiani di Treviglio sono stati quindici giorni intensi tra studio e visite alla “grande mela”. Ad accompagnarli don Luca Paganini e il professor Filippo Rizzinelli. In particolare, lo scorso 13 luglio 2023, si sono recati in visita presso il Palazzo delle Nazioni Unite. Un momento di grande emozione, anche perché è stata l’occasione per conoscere Mathew Thomas, rappresentante dei Salesiani presso le Nazioni Unite.

Nel gennaio del 2007 il Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) delle Nazioni Unite ha concesso lo status consultivo a “Salesian Missions” di New Rochelle. Da allora, i salesiani hanno potuto partecipare come Organizzazione Non Governativa (ONG) alle discussioni e alle attività dei forum internazionali dell’ONU e dei suoi molti altri organismi sussidiari, lavorando per influire sulle politiche adottate della Nazioni Unite a tutela dei diritti dei bambini e dei giovani.

“E’ stato un pomeriggio molto significativo. Nella calda giornata Newyorkese abbiamo respirato un’aria internazionale che mi ha colpito molto”, ha commentato Riccardo, studente di 2^ superiore dei Salesiani di Treviglio. “Ho scoperto e approfondito il ruolo della Nazioni Unite che mi è stato presentato in classe. Mi ha fatto piacere sapere che, un pezzo di ‘aria salesiana’ che c’è nella mia scuola, è presente anche all’Onu”, ha aggiunto Martina, che invece frequenta la classe Prima. “E’ stata una giornata che ci ha fatto capire quanto è importante il confronto con altre culture per discutere del bene comune”, ha infine sottolineato il professor Rizzinelli.

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Il Giorno – Aiuti alle scuole e agli sfollati con i fondi raccolti dai Salesiani

Da Il Giorno.

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Si sono trasformati in progetti più che concreti i fondi raccolti dalla comunità educativo pastorale delle Opere sociali Don Bosco di Sesto. Allievi, famiglie, insegnanti e salesiani del polo di viale Matteotti durante i mesi scorsi hanno contribuito con 38mila euro, che diventeranno un aiuto tangibile per programmi sociali sostenuti dai diversi settori dell’istituto scolastico. Così, con il sostegno della scuola sestese, ad esempio, è stato acquistato lo scuolabus per trasportare circa 400 studenti, provenienti dai 30 villaggi indiani delle zone rurali di Sayalkudi e permettere così alle famiglie più povere di garantire il proseguimento del percorso educativo dei propri figli. I fondi sestesi contribuiranno anche alla costruzione e all’allestimento di un laboratorio di meccanica a Luanda, capitale dell’Angola con 11 milioni d’abitanti: gli adolescenti che saranno accolti a Casa Muxima potranno avere un luogo sicuro in cui vivere, recuperare le carenze dell’istruzione di base e seguire tre anni di formazione professionale completa, così da poter guadagnare qualche soldo e abbandonare definitivamente la vita di strada. Sempre in ambito educativo, in Etiopia, continueranno le opere per la scuola elementare Meskelle Yesus di Dilla, che offre ai bambini più poveri un’istruzione di qualità, garantisce un pasto al giorno e fornisce l’educazione igienico-sanitaria necessaria. Qui le risorse raccolte dai Salesiani di Sesto serviranno per la sostituzione degli attuali bagni, insufficienti per una popolazione di mille allievi. Infine, non poteva mancare l’Ucraina nei progetti solidali. Con il sostegno delle Opere sociali Don Bosco si è contribuito alla creazione di uno spazio polifunzionale da adibire a rifugio e alle varie attività organizzate dai Salesiani di Kiev a supporto degli sfollati interni. Quando la guerra sarà finita, i Salesiani hanno già in mente di convertire il rifugio in un piccolo teatro sotterraneo.

Il Giorno

Avvenire – Ad Arese insieme con lo stile di Don Bosco

Da Avvenire.

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Giocano «in casa» quest’anno gli oratori di Arese, dove le tre parrocchie cittadine sono tutte affidate ai Salesiani. Suonerà familiare la storia di don Bosco e del suo oratorio a Valdocco (il rione di Torino dove il sacerdote santo iniziò a radunare i più piccoli), dato che proprio il racconto di questa avventura farà da traccia per, quest’estate, per gli oratori ambrosiani. Don Roberto Smeriglio, che insieme a 150 animatori guiderà i ragazzi distribuiti tra l’Oratorio don Bosco, che si affaccia sulla piazza centrale di Arese, e il «Cortile Domenico e Laura» (dai nomi di san Domenico Savio e santa Laura Vicuña) mette in luce alcuni dei «segreti» dell’animazione salesiana. A partire dalla scommessa sulla formazione degli animatori. Proprio in questo fine settimana gli adolescenti di prima superiore trascorrono un week-end lungo a Cesenatico, insieme ai loro coetanei delle parrocchie salesiane del Nord Italia.

Un modo per staccare dalla scuola appena terminata, ma anche per prepararsi al nuovo ruolo di animatori che li attende tra pochissimo. Oppure l’attenzione particolare che sarà dedicata ai ragazzi di terza media, «che da una parte si rendono conto di essere ormai grandi, avendo finito la scuola, ma d’altra non sono ancora abbastanza grandi per fare gli animatori», nota don Roberto. Così per loro c’è qualche gita in più, l’esperienza dell’arrampicata, ma anche il coinvolgimento diretto nella preparazione dei giochi, insieme ai più grandi. Poi ci sono quei piccoli insegnamenti quotidiani che vengono trasmessi ai ragazzi, secondo uno stile che, in fondo, è diventato quello di tutti gli oratori. Come la «parolina all’orecchio»: «Il salesiano – spiega don Roberto – sta in mezzo ai ragazzi, e il consiglio educativo arriva spezzettato tra un tiro al pallone e l’altro». O, ancora, come il «buongiorno salesiano», ovvero la ripresa di una buona azione, di qualcosa di bello avvenuto nella giornata che può diventare un esempio per tutti. «Ciascun ragazzo porta in sé la propria specificità, la propria bellezza, anche se a volte non sembrano immediatamente in armonia con quelle degli altri», sottolinea don Roberto pensando all’esempio del refettorio di Valdocco, costruito con pietre tutte diverse. «A fare da collante c’è la nostra vita al seguito dell’esempio di don Bosco e del Signore. Così anche noi possiamo costruire un ambiente, un’esperienza bella da vivere insieme».

Avvenire

Treviglio – Scuola e lavoro, la lezione di Don Bosco

Dal Giornale di Treviglio.

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Cos’è l’apprendistato di primo livello, e quanto funziona come strumento per la formazione professionale di uno studente? Se n’è parlato a lungo, settimana scorsa, durante un convegno dal titolo «L’apprendistato di don Bosco oggi» organizzato nei nell’aula magna del Centro Salesiano Don Bosco di Treviglio. Una scelta non casuale: fu proprio don Bosco, infatti, l’8 febbraio 1852, a elaborare quello che è in tutti i sensi uno dei primi «contratti» di apprendistato, firmato da un artigiano Mastro Minusiere di Torino e un giovane di Mondovì, Giuseppe Odasso. Ed è in questa scia che, anche negli anni più recenti, i Salesiani hanno affiancato all’istruzione liceale anche percorsi scolastici per l’inserimento nel mondo del lavo ro. Par tendo proprio da quel contratto di «apprendizzaggio» di 171 anni fa, al convegno sono intervenuti Elisabetta Donati , dirigente per il Mercato del lavoro della Provincia di Bergamo, Silvia Valoti di ANPAL servizi (una società pubblica che si occupa di Politiche attive del lavoro) e Michele Bergonzi (direttore generale di ITS Move, un istituto di formazione che opera nel campo della logistica). I tre hanno dato vita ad una interessante discussione su come l’apprendimento sia una opportunità per tutti: studenti, aziende ed anche la collettività. Presenti all’evento molti dirigenti scolastici e direttori dei Centri di formazione professionale provinciali e non solo. «Sono convinto che l ‘ esperienza formativa in apprendistato sia una forma privilegiata per formare persone competenti – ha spiegato Bergonzi – e vincono certamente tutti: i ragazzi che tornano persone più mature, più adulte, le aziende che possono seguirne la crescita, ed anche la collettività perché i giovani sono il nostro futuro». Elisabetta Donati invece sottolinea come i numeri dei contratti in apprendistato in entrambe le forme siano in crescita, e sull’apprendistato di primo livello «anche se i numeri sono importanti, si può fare di più. Dal punto di vista dei Centri per l’impiego la disponibilità a supportare le aziende nel percorso e ad incentivarne l ‘ attivazione è evidente». Sono due, ad oggi, le forme più diffuse di apprendi stato : di primo e secondo livello. Il primo, anche detto «apprendistato per qualifica o diploma professionale», è un contratto di lavoro finalizzato a favorire l ‘ inserimento dei giovani tra i 15 e i 25 anni nel mondo del lavoro attraverso l’acquisizione di un diploma e di competenze professionali. Sono contratti a tempo indeterminato per i quali l’azienda corrisponde all’apprendista uno stipendio e la formazione necessaria per acquisire competenze professionali necessaria. La formazione è di tipo individuale, e si articola in periodi di formazione in azienda e a scuola. Il contratto di apprendistato professionalizzante, o di secondo livello, è rivolto ai giovani tra i 18 e i 29 anni. Prevede una formazione specifica svolta sotto la responsabilità del datore di lavoro o di un tutor, dura tra i sei mesi e i tre anni, e terminato il periodo di apprendistato professionalizzante, il giovane viene inserito in azienda con assunzione a tempo indeterminato. Se per l’Istruzione e Formazione Professionale «l’approccio duale è ormai assodato», nella scuola gli ostacoli sono molti. «Prima di tutto il ragionare per competenze è ancora un ostacolo enorme per gli Istituti Tecnici e più in generale per il mondo dell’istruzione – ha spiegato Valoti di Anpal servizi – Ma è importante che si riesca a fare questo passaggio, che è soprattutto culturale. Dal punto di vista del ministero, la dualità è un valore da diffondere su tutto il territorio nazionale, ed in questo la Lombardia ha fatto scuola». Non è mancata una testimonianza «locale», legata all’attività del Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione e Aggiornamento Professionale di Treviglio: quella di Loris Marta , apprendista del quarto anno alla Eurmatic di Treviglio, che ha confermato quanto Don Bosco aveva già intuito e realizzato 170 fa. «Oggi l’obiettivo è creare un’intera classe di apprendisti nella Istruzione e Formazione Professionale: oltre a insegnare si prova a sognare per competenze», ha spiegato la scuola in una nota.

I Salesiani alla scoperta della Cooperativa sociale L’Iride di Monza

Da Monza Brianza news.

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Si è conclusa questa settimana la straordinaria esperienza di 150 ragazzi della scuola secondaria di secondo grado “Ernesto Breda” – Salesiani di Sesto San Giovanni presso la Cooperativa sociale L’Iride di Monza. Un’occasione di conoscenza e scambio degli allievi di quinta dell’Istituto tecnico, di apertura e scoperta dell’altro, fianco a fianco con i ragazzi disabili della Cooperativa; più che una semplice “gita” o un laboratorio, un’esperienza di condivisione di tempo e talento.

La Direttrice della Cooperativa, Claudia Valtorta, ha raccontato agli allievi dei Salesiani, incontrandoli prima nella loro scuola, la storia e la mission de L’Iride, poi è iniziata l’avventura con gli utenti fragili che ogni giorno frequentano gli spazi di via Cimabue e limitrofi a Monza. In gruppi di circa una trentina, gli allievi degli indirizzi meccanico, meccatronico, elettrico, elettrotecnico e informatico si sono messi alla prova sia negli spazi socio-educativi che nell’area produttiva de L’Iride, sperimentando uno sguardo verso il prossimo in una dimensione di fragilità che può “sposarsi” con l’aspetto lavorativo ed educativo.

Classe per classe si sono cimentati in un laboratorio di arte-terapia, poi hanno visitato il settore produttivo de L’Iride con i disabili impegnati nel loro lavoro di assemblaggio elettromeccanico.

“Questo è stato senza dubbio un momento di importanza capitale perché i nostri allievi hanno imparato da ragazzi fragili, ribaltando i normali preconcetti, vedendo con i loro occhi quanto possano essere competenti ed entusiasti del loro lavoro; per chi sta affrontando un percorso di studi in meccanica, elettrotecnica o informatica sono insegnamenti, anche di vita, preziosi – ha spiegato don Alessandro Curotti, catechista, coordinatore delle attività di educazione alla fede della scuola – Naturalmente non manca anche il momento più spirituale, di ritiro, con spezzoni di film che aiutino a riflettere su ciò che si è sperimentato e l’attività conseguente, orientata al progetto di vita; in fondo ciò che proponiamo loro è un’esperienze di significato”.

“Abbiamo buttato il cuore oltre l’ostacolo e ci siamo lanciati in questo progetto – dettaglia la Direttrice de L’Iride, Claudia Valtorta – 150 ragazzi sono tanti, vedere il pannello che hanno realizzato nel laboratorio di arte-terapia con tutte quelle firme che occupano totalmente lo spazio disponibile riempie il cuore”. Mentre parliamo ci sono ragazzi al lavoro nel laboratorio artistico, altri in visita in produzione, altri che giocano a calcetto, con il suono del pianoforte a raccordare tutte le voci.

“È nella relazione con l’altro, con il mondo fuori che invade i nostri consueti spazi della Cooperativa che scopriamo ancor più la nostra identità, la relazione la valorizza, facendo emergere risorse, capacità e limiti, attraverso l’accoglienza. Sono certa che questi giorni siano stati di arricchimento per tutti” sono le parole di Paola Nascamani, educatrice de L’Iride.

 “Lavoro qui da due anni – racconta soddisfatto e sorridente Gianmario Pinna, dipendente de L’iride – Oggi ho potuto fare da maestro a questi ragazzi nell’assemblaggio di un collettore, alcuni hanno messo degli anelli storti, ma io li ho corretti e insieme abbiamo fatto un ottimo lavoro”.

“Mettere persone fragili in condizione di lavorare e portare il loro contributo è la vera scommessa de L’Iride – spiega Simone Cobianco, Direttore di Produzione Settore B – Per me sapere che ciò che faccio permette a loro di lavorare è una missione, è qualcosa che anche quando torno a casa stanco alla sera mi permette di ricaricarmi e mi sprona poi a dar sempre tutto me stesso, mettendo a disposizione energie fisiche e mentali e anche ciò che ho imparato nelle esperienze professionali precedenti”.

“Con l’arte-terapia sperimentiamo la collaborazione più vera: ognuno porta il suo contributo, si crea insieme, nessuno è un mero esecutore, ciascuno trova qualcosa di già realizzato e lo migliora, modificandolo un po’ e sviluppando un’opera d’insieme; è una staffetta dove ciascuno fa un pezzo, lo affida ad un altro che ne darà continuità” specifica l’arte-terapeuta Valentina Selini.

Lorenzo, quinta indirizzo Meccanica e Meccatronica dell’Istituto salesiano: “Questa esperienza mi ha segnato molto dal punto di vista morale perché ho visto che le persone fragili possono fare operazioni e procedimenti che svolgiamo anche noi, ho imparato a lavorare in team in chiave di autentica collaborazione… ci fosse una nuova edizione di questo progetto vi parteciperei più che volentieri”.

Diego, quinta indirizzo Meccanica e Meccatronica dell’Istituto salesiano: “Ho trovato questi giorni molto interessanti, ho scoperto qui l’esistenza di apparecchiature nuove e cosa servono… e anche che, con il giusto metodo, persone disabili possono lavorare in un’azienda, rispettando scadenze e producendo con qualità. Sono d’accordo con Lorenzo, se ci fosse modo di continuare quest’esperienza non avrei dubbi nel dire di sì.”

La collaborazione della Cooperativa monzese L’Iride con i Salesiani di Sesto san Giovanni è frutto di un accordo ampio che già comprende tirocini curricolari ed extra-curricolari per i ragazzi del Centro di Formazione Professionale, nonché apprendistati e PCTO; da quest’anno la collaborazione si è estesa anche ai maturandi che stanno per diventare periti tecnici. Il futuro di questo progetto pilota? Stiamo sognando di portare i ragazzi della cooperativa nei cortili e nei laboratori della nostra scuola!

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